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Malore in diretta tv, il presidente turco Erdogan cancella tutti gli impegni di oggi: riposerò a casa

Malore in diretta tv, il presidente turco Erdogan cancella tutti gli impegni di oggi: riposerò a casaRoma, 26 apr. (askanews) – Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che sta affrontando l’elezione più combattuta dei suoi 20 anni di governo, ha annullato gli eventi della campagna presidenziale per tutta la giornata di oggi dopo aver accusato un malore nel corso di una trasmissione televisiva ieri sera. “Oggi riposerò a casa su consiglio dei nostri medici”, ha twittato Erdogan, aggiungendo che il malore è stato un “piccolo inconveniente dovuto al lavoro intenso”. Oggi erano previsti diversi impegni della campagna, come comizi in tre città turche dove verrà sostituito dal suo vicepresidente, Fuat Oktay.

Ieri sera, la trasmissione dove era ospite Erdogan sulla TV turca è stata interrotta per circa 20 minuti, in seguito al malore del capo di stato turco fuorionda. Erdogan è poi tornato davanti alle telecamere spiegando di aver sofferto di una “grave influenza intestinale” e di aver deciso di annullare l’intervista dopo aver svolto “un intenso lavoro di campagna” elettorale sia lunedì che martedì. Erdogan si prepara per le elezioni del 14 maggio in lotta con la coalizione di opposizione, composta da sei partiti, che appoggia Kemal Kiliçdaroglu, 74enne ex burocrate che è in testa nei sondaggi.

La Commissione Ue ha presentato la sua proposta di revisione del Patto di stabilità, ecco cosa prevede

La Commissione Ue ha presentato la sua proposta di revisione del Patto di stabilità, ecco cosa prevedeRoma, 26 apr. (askanews) – La Commissione europea ha presentato la sua proposta legislativa sulla revisione delle regole del Patto di stabilità e di crescita, che mette al centro piani di aggiustamento di medio termine con una durata almeno quadriennale, in cui il principale indicatore di controllo riguarda i livelli di spesa pubblica. Questo nuovo controllo semplificato sostituirà il precedente sistema articolato, che guardava a una molteplicità di voci tra cui la riduzione del debito-Pil e del disavanzo strutturale.

Per tutti i Paesi con livelli di deficit di bilancio sopra il 3% del Pil o di debito pubblico sopra il 60% del Pil – soglie limite che vengono mantenute nel Patto – la Commissione preparerà una “traiettoria tecnica” tagliata sul singolo paese e basato su un percorso della spesa netta, che, secondo quanto riporta un comunicato, punterà a incanalare il debito su una dinamica di “calo plausibile o a mantenerlo a livelli prudenti”, al tempo stesso assicurando che il deficit resti al di sotto del 3% del Pil. Alla fine del periodo di aggiustamento pluriennale, il livello di debito-Pil dovrà risultare inferiore a quello iniziale, non viene specificato esattamente di quanto, l’essenziale è che il debito non aumenti. Questo modifica in maniera drastica l’attuale regola che obbligherebbe a tagliare il debito per 1 ventesimo l’anno nella rate eccedente al 60% del Pil. I governi dovranno attenersi a queste traiettorie tecniche nel disegnare i piani di bilancio e spesa pluriennali, tenuto conto che vi saranno dei requisiti di salvaguardia prudenziali sulla loro attuazione. Innanzitutto con la nuova regola che prevede che ogni qualvolta il deficit di bilancio dovesse superare il 3% del Pil scatterà l’obbligo di operare un aggiustamento di bilancio di almeno lo 0,5% del Pil.

Sono previste clausole di sospensione generali e specifiche per Paese, che consentiranno deviazioni dei piani di spesa nel caso di gravi sviluppi dell’economia o di circostanze eccezionali. Allo scopo di incentivare riforme che vadano nella direzione delle priorità fissate dall’Unione europea (come sulla transizione verde, digitale o la Difesa), gli Stati membri potranno vedersi riconoscere un aggiustamento più graduale della dinamica dei conti, con un allungamento dei piani da 4 fino a 7 anni, ma i paesi che si vedono riconoscere un periodo supplementare dovranno effettuare il grosso della correzione nei primi quattro anni del piano. La proposta, riporta ancora il comunicato, prevede anche un rafforzamento dei meccanismi di controllo tra cui il fatto che per tutti gli Stati che si trovano di fronte a “sfide consistenti” sul debito pubblico, eventuali deviazioni dal percorso di aggiustamento concordato porteranno all’apertura automatica di una procedura per deficit eccessivo. Viene così superata la precedente attivazione della procedura per deficit eccessivo basata sul debito (scatterà solo se il Paese non rispetta la traiettoria concordata).

La mancata attuazione del piano di riforme e investimenti, in base al quale è stato allungato il periodo di aggiustamento dei conti, porterà invece ad un accorciamento dello stesso. Infine, ricordando che il Consiglio europeo aveva appoggiato i propositi di completare la revisione di queste regole antro la fine del 2023, la Commissione esorta Parlamento europeo e Consiglio a raggiungere un accordo sulla proposta odierna “il prima possibile”.

Finlandia, Haavisto: la Svezia è importante nella difesa del Baltico, difficile per la Nato farne a meno

Finlandia, Haavisto: la Svezia è importante nella difesa del Baltico, difficile per la Nato farne a menoHelsinki, 26 apr. (askanews) – Nella “pianificazione militare nella Nato intorno al Mar Baltico” è “molto difficile fare a meno della Svezia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto in una video intervista in esclusiva ad askanews, la prima rilasciata a un media italiano dopo lo storico ingresso della Finlandia nella Nato, il 4 aprile, dove lo stesso ministro ha avuto un importante ruolo. “La Svezia è una parte importante della difesa del Nord, la Svezia è una parte molto importante della difesa del Mar Baltico”.

Nell’intervista Haavisto spiega: “Allo stesso tempo ora che siamo membri della NATO i nostri colleghi del Baltico, di Estonia, Lituania e Lettonia sono abbastanza interessati a cooperare più strettamente e probabilmente faremo parte della sorveglianza (del Baltico, ndr) in futuro. Ed è molto importante che anche noi, non solo pensiamo alla Nato come un tutto, ma anche a diverse regioni della NATO, e che rafforziamo la nostra cooperazione con la Svezia”. Il ministro considera “uno dei problemi più stringenti” ovviamente quello di coinvolgere la Svezia anche come membro della NATO”, dice. “Ci auguriamo che ciò accada prima del vertice (Nato, ndr) di Vilnius in estate, perché quando si fa qualsiasi pianificazione militare nella Nato intorno al Mar Baltico e agli Stati del Mar Baltico, è molto difficile fare a meno della Svezia”.

Eurofighters Nato hanno intercettato tre caccia russi sopra il Mar Baltico

Eurofighters Nato hanno intercettato tre caccia russi sopra il Mar BalticoRoma, 26 apr. (askanews) – Aerei della Nato hanno intercettato tre caccia russi che volavano sul Mar Baltico, nello spazio internazionale, senza rispondere ai segnali. “Eurofighters tedeschi e britannici sono stati allertati per identificare tre aerei militari russi. Due SU-27 Flanker e un IL-20 russi volavano nuovamente senza segnali transponder nello spazio aereo internazionale sopra il mar Baltico”, ha reso noto l’aeronautica tedesca, aggiungendo diverse immagini su Twitter. La missione degli Eurofighters si inquadra nell’ambito dell’azione di sorveglianza della Nato nello spazio aereo dei Paesi baltici.

Haavisto: grati a Italia ratifica rapida ingresso Nato Finlandia

Haavisto: grati a Italia ratifica rapida ingresso Nato FinlandiaHelsinki, 26 apr. (askanews) – “Siamo grati all’Italia, perché l’Italia è stata uno di quei Paesi che ha ratificato molto rapidamente” l’ingresso della Finlandia nella Nato. Il ministro degli Esteri finlandese Pekka Haavisto parla nelle sale di rappresentanza del ministero da lui guidato, dallo stile sobrio ed essenziale. La video intervista ad askanews è la prima rilasciata a un media italiano dopo lo storico ingresso della Finlandia nella Nato, il 4 aprile, dove lo stesso ministro ha avuto un importante ruolo. “Ovviamente l’innalzamento della bandiera finlandese davanti al quartier generale della NATO a Bruxelles è stata una grande festa non solo a Bruxelles, ma anche qui in Finlandia” dice Haavisto, concentrandosi anche sui sentimenti provati in un momento storico, sotto diversi aspetti: “Molti dei miei amici l’hanno festeggiato; mio fratello mi ha detto che anche lui stava alzando la bandiera qui in Finlandia perché si sentiva così emozionato per l’adesione della Finlandia alla NATO. La sensazione era che nonostante questo processo sia stato abbastanza rapido – se si guarda allo standard della NATO, abbiamo iniziato lo scorso maggio e ora siamo già membri, quindi è meno di un anno – nelle circostanze in cui l’Europa è in guerra, quando c’è un’aggressione russa contro l’Ucraina, ogni giorno sembrava abbastanza lungo mentre aspettavamo l’ultima ratifica”.

Nell’intervista Haavisto parla anche dei momenti complessi che l’hanno preceduto: “l’adesione della Finlandia” ha comunque dovuto attendere “le ultime ratifiche, fortunatamente arrivate da Ungheria e Turchia”, aggiunge. L’ingresso della Finlandia non risolve tuttavia la questione baltica per l’alleanza. Nella “pianificazione militare Nato intorno al Mar Baltico” è “molto difficile fare a meno della Svezia”, dice il ministro. Stoccolma, che inizialmente, secondo anche gli auspici finlandesi, sarebbe dovuta entrare ‘mano nella mano’ con Helsinki, è ancora in sala d’attesa. Ed è destinata a rimanervi finchè non si sbloccheranno i nullaosta di Ungheria e Turchia. E dopo che il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, in visita in Svezia, ha invitato la scorsa settimana Ankara e Budapest a ratificare “il prima possibile”, Haavisto spiega: “Allo stesso tempo ora che siamo membri della Nato, i nostri colleghi del Baltico, di Estonia, Lituania e Lettonia sono abbastanza interessati a cooperare più strettamente e probabilmente faremo parte della sorveglianza (del Baltico, ndr) in futuro. Ed è molto importante che anche noi, non solo pensiamo alla Nato come a un tutto, ma anche a diverse regioni della NATO” e in questo senso è importante un “rafforzamento della nostra cooperazione con la Svezia”.

Sono inoltre destinate ad aumentare le esercitazioni nell’area, mentre continua la guerra in Ucraina viene portata avanti dalla Russia di Vladimir Putin. “Ora che siamo membri della Nato, ci sono più esercitazioni militari, ovviamente ora in Svezia ci sono grandi esercitazioni in corso, ma daremo anche il benvenuto in Finlandia a diverse esercitazioni e ci saranno altre esercitazioni di questo tipo in futuro”, afferma Haavisto. Sui rapporti con l’Italia, oltre alla gratitudine espressa per la veloce luce verde all’ingresso del suo Paese nell’Alleanza, Haavisto ha raccontato ad askanews di aver telefonato al collega Antonio Tajani la scorsa settimana e di aver discusso “i risultati dell’incontro G7 di cui è parte l’Italia”, “degli aiuti italiani all’Ucraina” e di “ricostruzione”.

Poi alla domanda se condivide il punto di vista che sia l’Italia, sia la Finlandia, per motivi diversi, devono gestire confini molto impegnativi, il ministro risponde: “Condivido pienamente questa visione. L’Italia è uno di quei Paesi che conosce molto bene la situazione nordafricana, in particolare la Libia certamente. Dobbiamo dare ascolto con grande attenzione all’esperienza su questi temi. Noi (finlandesi) abbiamo un confine molto lungo con la Russia e abbiamo analizzato molto spesso gli sviluppi in Russia e abbiamo anche cercato di aumentare la nostra conoscenza, ma queste sono dinamiche interne. Penso che entrambi i Paesi (Italia e Finlandia, ndr) si prendono cura dei confini esterni della Nato e Ue”. (Di Cristina Giuliano e Serena Sartini)

Tajani: l’Italia avrà un ruolo da protagonista nella ricostruzione dell’Ucraina

Tajani: l’Italia avrà un ruolo da protagonista nella ricostruzione dell’UcrainaRoma, 26 apr. (askanews) – Alla conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina oggi a Roma “ci saranno mille imprese italiane e ucraine che lavoreranno insieme, l’Italia può avere un ruolo da protagonista” nella ricostruzione dell’Ucraina “esportando il proprio know-how” per dare “non solo sostegno militare”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani a Radio 24 e al Tg1.

L’Ucraina “sarà parte dell’Ue e del mercato interno dell’Ue, ogni anno le nostre imprese fanno affari per 220 miliardi di euro. Si tratta di un’azione di solidarietà e amicizia ma anche di fare business e investimenti e di avere investimenti di imprese ucraine, per esempio nel settore dell’acciaio c’è una grande collaborazione”, ha aggiunto. La Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina si apre oggi a Roma al Palazzo dei Congressi. Partecipano rappresentanti del mondo imprenditoriale, delle associazioni di categoria e delle principali istituzioni finanziarie internazionali, per raccogliere direttamente dalle autorità ucraine i fabbisogni necessari alla ricostruzione del Paese e consentire a governo, enti e imprese italiane di formulare proposte concrete per rispondere alle necessità di Kiev sia nel breve sia nel medio-lungo periodo.

Ucraina, Zelensky: la guerra deve finire con una “nuova Norimberga”

Ucraina, Zelensky: la guerra deve finire con una “nuova Norimberga”Roma, 26 apr. (askanews) – Il presidente ucraino Volodymr Zelensky ha detto che “nessuno può sentirsi al sicuro” a meno che la Russia non venga sconfitta e ha chiesto che la guerra finisca con una “nuova Norimberga”. “Ogni manifestazione del terrore russo, ogni giorno di aggressione è un ulteriore argomento che tutto questo deve finire in un Tribunale – in una nuova Norimberga, contro il ruscismo, contro coloro che distruggono vite e persone, che usano missili contro i musei e bombe guidate contro le chiese. La Russia deve essere sconfitta. Il mondo non può avere nessun altro obiettivo”, ha scritto Zelensky.

Una nave con 1.687 stranieri in fuga dal Sudan è arrivata in Arabia Saudita

Una nave con 1.687 stranieri in fuga dal Sudan è arrivata in Arabia SauditaRoma, 26 apr. (askanews) – Un’imbarcazione che trasportava 1.687 civili in fuga dai combattimenti in Sudan e provenienti da più di 50 paesi è arrivata oggi in Arabia Saudita, ha comunicato il ministero degli Esteri. Tutti gli sfollati sono stati “trasportati da una delle navi del Regno, e il Regno desiderava soddisfare tutti i bisogni essenziali dei cittadini stranieri”, ha affermato il ministero saudita in una nota.

Tredici dei civili arrivati mercoledì sono sauditi, il resto proviene da paesi del Medio Oriente, Africa, Europa, Asia, Nord America e Centro America, secondo il comunicato del ministero degli Esteri.

Il Consiglio Ue ha adottato il pacchetto centrale del Green Deal

Il Consiglio Ue ha adottato il pacchetto centrale del Green DealBruxelles, 25 apr. (askanews) – Il Consiglio Ue ha adottato oggi definitivamente le cinque proposte legislative decisive del pacchetto “Fit for 55” contro il cambiamento climatico che erano state approvate a larga maggioranza dalla plenaria del Parlamento europeo il 18 aprile scorso a Strasburgo.

Si tratta di misure fondamentali per ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990: la riforma e l’estensione del sistema europeo di scambio dei permessi di emissione (Ets), con l’inclusione piena del trasporto aereo e, per la prima volta, anche di una parte di quello marittimo; l’istituzione di un nuovo sistema “Ets 2” separato per i combustibili usati nel trasporto su strada e nel riscaldamento degli edifici; l’introduzione graduale del “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cbam), ovvero di “dazi climatici” che si applicheranno a una serie di importazioni provenienti da paesi in cui non ci sono sistemi simili all’Ets; e il nuovo “Fondo sociale per il clima” contro la “povertà energetica”. Le emissioni dei settori economici coperti dall’Ets dovranno essere ridotte più del 62% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030. Le attuali quote gratuite concesse ad alcune industrie europee esportatrici verranno gradualmente eliminate fra il 2026 e il 2034, contemporaneamente all’introduzione, anch’essa graduale, dei dazi climatici del meccanismo Cbam.

Il nuovo sistema “Ets 2” per il trasporto su strada e gli edifici introdurrà le quote di emissioni anche in questi settori dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati). Verrà inserito nel sistema Ets anche il settore marittimo, a cominciare dalle navi più grandi, e saranno rivedute le attuali modalità di partecipazione del trasporto aereo al sistema, eliminando gradualmente entro il 2026 le quote gratuite e promuovendo l’uso di combustibili alternativi. Un altro settore a cui verrà esteso l’Ets, a partire dal 2028, è quello degli inceneritori di rifiuti.

L’istituzione del nuovo meccanismo sui dazi climatici (definito a volte impropriamente “carbon tax alle frontiere”) mira a creare un “mercato del carbonio” mondiale, incentivando i paesi extraeuropei ad adottare misure equivalenti all’Ets (oggi nel mondo sono già attivi o stanno entrando in funzione sistemi simili in una ventina di giurisdizioni, tra cui Svizzera, Regno Unito, Messico, diversi Stati Usa, il Quebec in Canada, la Nuova Zelanda e la Cina). Allo stesso tempo, il nuovo meccanismo è volto a garantire che non vi sia una delocalizzazione della produzione delle imprese dell’Ue in paesi terzi con politiche climatiche meno ambiziose. I dazi climatici verranno introdotti gradualmente dal 2026 al 2034 e si applicheranno alle importazioni di ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed “emissioni indirette” (quelle imputabili all’elettricità di fonte fossile utilizzata nei processi produttivi). Gli importatori dovranno acquistare certificati sulle emissioni di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per la produzione, applicando l’Ets, all’interno dell’Ue.

Il “Fondo sociale per il clima” (Scf) funzionerà a partire dal 2026, a beneficio delle famiglie vulnerabili, delle micro imprese e degli utenti dei trasporti che potrebbero essere particolarmente colpiti dalle conseguenze dell’introduzione dell’Ets 2 (si prevede un aumento del prezzo della benzina di circa 10 centesimi di euro e del gasolio di 12 centesimi al litro). Il Fondo sarà finanziato dall’Ue con i ricavi della messa all’asta delle quote dell’Ets 2 fino a un importo di 65 miliardi di Euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (pari a un totale stimato di 86,7 miliardi di euro). Gli Stati membri decideranno i criteri per l’assegnazione e la gestione dei finanziamenti sul proprio territorio.

La Commissione europea ha accolto oggi con grande favore l’adozione definitiva dei nuovi regolamenti, che considera “essenziali per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050”, e che possono ora entrare in vigore.

“L’Ue – afferma la Commissione in una nota – dimostra ancora una volta la sua ferma volontà di trasformare la nostra economia e la nostra società per un futuro equo, verde e prospero. Con questa nuova legislazione sul clima, l’Unione europea continuerà a ridurre le proprie emissioni e a sostenere le imprese e i cittadini nella transizione”.

“D’ora in poi – sottolinea l’Esecutivo comunitario -, gli Stati membri dovranno destinare tutte le entrate derivanti dallo scambio di quote di emissione a progetti climatici ed energetici, e ad affrontare gli aspetti sociali della transizione”. In particolare, “il nuovo Fondo sociale per il clima fornirà un sostegno finanziario dedicato agli Stati membri per aiutare i cittadini vulnerabili e le microimprese a investire in misure di efficienza energetica, e per garantire che nessuno sia lasciato indietro in questa transizione”.

“L’intero pacchetto ‘Fit for 55’ dedicato all’attuazione del Green Deal europeo – rileva ancora la Commissione – è in fase di completamento, dopo l’adozione formale il mese scorso degli standard sulle emissioni di CO2 per le auto, le norme sugli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni nei settori non coperti dall’Ets”.

Tra le proposte ancora non adottate del pacchetto “Fit for 55”, ricorda ancora l’Esecutivo Ue, “sono stati già raggiunti accordi provvisori tra i co-legislatori riguardo alla direttiva riveduta sull’efficienza energetica e alla direttiva sulle energie rinnovabili, sull’infrastruttura per i combustibili alternativi e sulla proposta ‘FuelEU Maritime’ per i carburanti sostenibili per il trasporto marittimo”, mentre sono ancora in corso negoziati interistituzionali sulla proposta “REFuelEU” per l’aviazione.

Alcuni italiani sono rimasti in Sudan

Alcuni italiani sono rimasti in SudanRoma, 24 apr. (askanews) – “Tutto si sta concludendo nel modo migliore, in Sudan sono rimasti alcuni italiani che non sono voluti partire, fanno parte di ong e qualche missionario che ha deciso di rimanere in Sudan, continueremo a seguire anche loro con grande attenzione”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani da Ciampino, poco prima dell’atterraggio del primo aereo con i connazionali evacuati da Khartoum a causa dei combattimenti. Tajani ha poi specificato che oggi rientrano 83 italiani e 13 stranieri evacuati ieri da Khartoum.

Franco Masini, il coordinatore medico per Emergency del Centro Salam di Khartoum, il più grande ospedale di cardiochirurgia di tutta l’Africa, ha deciso di restare in Sudan, nonostante i combattimenti in corso, e con lui sono rimasti “altri 38 italiani, medici e infermieri”. “Non c’erano alternative – ha spiegato Masini al Corriere della Sera – che fine farebbero gli 81 pazienti che abbiamo in questo momento? Li lasciamo in mezzo alla battaglia? Dobbiamo restare”. Il coordinatore di Emergency ha spiegato che “sono partiti per l’Italia solo in sette, tre erano a fine missione, gli altri quattro sono amministrativi, perciò il loro contributo non era più essenziale, qui le banche ormai sono tutte chiuse”. Masini era grande amico di Gino Strada: “Oggi vi dico che qui a Khartoum Gino ci sarebbe servito moltissimo, lui aveva una capacità unica di rapportarsi con le diverse fazioni. Anche pensando a lui, ho deciso di restare”. Dall’inizio delle ostilità, il 15 aprile scorso, il personale vive accampato in ospedale: “Nessuno torna a casa, ogni tanto sentiamo gli spari qui vicino che arrivano dal ponte sul Nilo”. “Viveri ne abbiamo perché i nostri fornitori sudanesi malgrado i rischi sono venuti giorni fa con un carico. Ma se continuano i combattimenti, tra un mese i farmaci cominceranno a scarseggiare”, ha denunciato.