Roma, 6 apr. (askanews) – Oggi in Francia tornano in piazza le manifestazioni contro la riforma delle pensioni.Una riunione tra sindacati e la premier Élisabeth Borne a palazzo di Matignon si è conclusa ieri con un fallimento e tutte le parti sono rimaste sulle loro posizioni. Cyril Chabanier, capo della CFTC (il sindacato cattolico) ha parlato a nome della lega intersindacale composta da otto sigle, invitando i francesi “a unirsi in massa ai cortei in tutta la Francia per dire no per l’undicesima volta a questa riforma ingiusta e brutale”.
Per Laurent Berger, capo della Confederazione francese democratica del lavoro (CFDT), la “crisi sociale si sta trasformando in una crisi democratica”.
Bruxelles, 5 apr. (askanews) – “Noi vogliamo che la Svezia entri a far parte della Nato, perché è giusto che sia così”, dopo l’adesione della Finlandia, che “rafforza la Nato”. Lo detto ai giornalisti oggi a Bruxelles, a margine della riunione ministeriale della Nato, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Per noi – ha continuato – non ci sono ovviamente problemi, e mi auguro che la Turchia alla fine sciolga la sua riserva” che sta ritardando la ratifica dell’adesione di Stoccolma. “L’aggressione della Russia all’Ucraina – ha rilevato il ministro – ha finito con il rafforzare e allargare l’Alleanza, che è un’alleanza di pace, e di protezione dell’indipendenza di tanti paesi che sono ai confini con la Federazione Russa” “Peraltro – ha osservato Tajani -, la Nato non è poi coinvolta direttamente nella guerra in Ucraina, non c’è una sua partecipazione. La Nato vigila soltanto sulla integrità dei suoi membri”.
Ma, ha sottolineato Tajani, “la sicurezza è una cosa globale, ed è giusto che” l’Alleanza “si occupi anche di quello che accade nell’Indo-Pacifico”, come è successo con la riunione di oggi a cui sono stati invitati anche gli Stati di questa regione (Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Giappone). “Questo non significa – ha puntualizzato il ministro – voler snaturare la Nato, ma se l’obiettivo è quello di garantire la sicurezza, siccome il mondo è cambiato e la sicurezza è globale, ci sono tanti temi” che devono essere affrontati, e “per esempio quelli riguardanti la sicurezza cibernetica: non si può fare difesa contro gli attacchi cibernetici soltanto rimanendo all’interno dei propri confini; quindi e bisogna guardare anche al di là dei confini”.
“Questo è uno dei motivi per cui guardiamo con grande attenzione, e a volte anche con un po di preoccupazione, all’Indo-Pacifico”, ha concluso Tajani.
Milano, 5 apr. (askanews) – “Purtroppo, le relazioni tra Russia e Stati Uniti, da cui dipendono direttamente la sicurezza e la stabilità globale, stanno affrontando una profonda crisi”. Così Vladimir Putin che oggi accetta le credenziali di 17 Ambasciatori stranieri appena arrivati nella Sala di Alessandro del Gran Palazzo del Cremlino. “Vorrei esprimere la speranza che tutte le azioni che danneggiano le nostre relazioni (con l’UE) rimangano al passato e faremo di tutto per costruirle nel modo giusto, sia per la Russia che per le economie dei paesi membri. Ci auguriamo ancora che prevalga nel tempo la logica della collaborazione reciproca” ha detto Putin.
Il presidente russo Vladimir Putin ha quindi accusato gli Usa di sostenere le rivoluzioni colorate, anche in Ucraina, e questo a suo dire avrebbe portato alla crisi di oggi. “L’uso da parte degli Stati Uniti d’America nella loro politica estera di strumenti come il sostegno a … rivoluzioni colorate, il sostegno in questo senso al colpo di stato a Kiev nel 2014, alla fine ha portato all’odierna crisi ucraina”. Ovvero l’attuale guerra cominciata con l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Putin ha inoltre detto che queste scelte “hanno reso un contributo negativo al degrado delle relazioni russo-americane”. Putin parlava durante la cerimonia delle credenziali incontrando i nuovi ambasciatori di Stati esteri, tra cui l’ambasciatrice degli Stati Uniti, e i nuovi capi missione di Ue, Siria, Danimarca, Norvegia, Iraq e Abkhazia. La cerimonia è stata trasmessa dai canali ufficiali russi.
Putin ha osservato che la Russia ha sempre sostenuto la costruzione di relazioni russo-americane “esclusivamente sui principi di uguaglianza, rispetto per la sovranità e gli interessi reciproci e non interferenza negli affari interni”. “Saremo guidati da questo anche in futuro”, ha detto il capo della Federazione Russa. Mentre Putin parlava, la camera della trasmissione in diretta tv della cerimonia insisteva sul volto della capo missione americana Lynn Tracy che impassibile, vestita di blu, ha ascoltato il discorso al Gran Palazzo del Cremlino. Putin pronunciando le parole in merito agli Usa si è rivolto direttamente a lei, affermando “e so che è possibile che non siate d’accordo con il mio punto di vista”, poi ha continuato: “ma non posso non dirlo oggi”, aggiungendo appunto poi il suo parere sulle responsabilità di quello che ha chiamato non “operazione speciale” ma “crisi”.
Roma, 5 apr. (askanews) – Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato a Pechino per una visita di Stato di tre giorni. Parlando con i giornalisti, il leader francese ha affermato che chiunque aiuti la Russia, “aggressore” nel conflitto ucraino, diventerebbe un “complice”. “Abbiamo deciso fin dall’inizio del conflitto di aiutare la vittima, e abbiamo anche chiarito che chiunque aiuti l’aggressore sarebbe un complice in violazione del diritto internazionale”, ha specificato Macron nella capitale cinese.
Roma, 5 apr. (askanews) – La sicurezza dell’Atlantico settentrionale passa ormai anche dall’Indo-Pacifico. Non ci sono più dubbi, su questo, a Bruxelles. Sia la Nato che l’Unione europea continuano a guardare con sempre maggiore attenzione al quadrante orientale come alla fonte della principale minaccia strategica globale del prossimo futuro. A preoccupare è, soprattutto, il rapporto tra la Cina e la Russia, che impone “un rafforzamento del partenariato strategico” con i Paesi dell’area: “in un mondo più pericoloso e meno prevedibile, è ancora più evidente che la sicurezza non sia una questione regionale, ma globale”, ha confermato oggi il leader della Nato, Jens Stoltenberg. Così, i leader dei Paesi dell’Indo-Pacifico saranno invitati a partecipare al summit della Nato a Vilnius, in Lituania, il prossimo 11 e 12 luglio, ha annunciato.
Intanto – e non resterà un caso isolato – una parte dei lavori odierni della ministeriale Esteri dei Paesi membri dell’Alleanza è stata dedicata alle relazioni con i Paesi dell’Indo-Pacifico: Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea. Insieme all’Unione europea. Le conseguenze della guerra della Russia contro l’Ucraina “sono globali”: il conflitto ha mostrato “chiaramente” le sue “ramificazioni”, ha spiegato il leader della Nato incontrando i ministri dei Paesi partner nella regione. Ciò che sta accadendo in Europa interessa l’Indo-Pacifico e viceversa, ha sottolineato, avvertendo soprattutto sul rischio che quanto sta accadendo oggi nel Vecchio continente “potrebbe succedere domani nell’Asia orientale”. E “il fatto che Cina e Russia siano sempre più vicine tra loro rende ancora più importante per noi stare insieme come partner e alleati Nato”. Insomma, secondo i Paesi dell’Alleanza atlantica, l’Indo-Pacifico rappresenta una regione che può avere un “impatto diretto sulla sicurezza euro-atlantica”. E in questo quadro, la Cina rappresenta un attore con cui confrontarsi. In ogni senso: cercando di limitare le conseguenze delle sue azioni sulla sicurezza globale con iniziative economiche, diplomatiche e di soft power, ma anche costruendo con Pechino un percorso “costruttivo” comune. “Abbiamo bisogno della Cina per affrontare e risolvere i problemi globali”, ha detto non a caso l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo alla sede della Nato. Ma “la Cina deve comportarsi come un attore responsabile”, “soprattutto nei confronti della crisi ucraina, che rappresenta una manifesta violazione della Carta delle Nazioni Unite”, ha avvertito nel giorno dell’arrivo nella capitale cinese della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e del presidente francese Emmanuel Macron. Entrambi avranno domani un incontro con Xi Jinping.
L’inquilino dell’Eliseo non è il primo leader europeo a recarsi a Pechino negli ultimi mesi. Due settimane fa era stato preceduto dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. E prima di loro, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, già nel novembre scorso, si era recato in Cina (tra qualche polemica) per incontrare Xi. Missioni, che al di là del tentativo di Bruxelles di compattare il fronte europeo al cospetto del gigante asiatico, hanno confermato sensibilità diverse, seppur nella convinzione condivisa che Pechino era e resta un interlocutore – economico e finanziario, in primis – con cui fare i conti. E magari qualche fruttuoso contratto. D’altra parte, lo stesso nuovo Concetto strategico della Nato indica per la prima volta la Cina come attore statale da attenzionare nell’ottica di una protezione degli interessi e della sicurezza globale, assieme a Federazione russa, terrorismo, Medio Oriente e Africa del Nord. Così come la progressiva ascesa di Pechino sulla scena internazionale preoccupa non poco l’Unione europea, al punto che delle relazioni tra Cina e Russia l’Ue discuterà proprio con i paesi della regione dell’Indo-Pacifico durante un incontro a Stoccolma a metà maggio. “Siamo attenti a questo sviluppo”, ha detto oggi il ministro degli Esteri svedese Tobia Billström in riferimento all’amicizia russo-cinese, ed è per questo che, come presidenza semestrale di turno del Consiglio Ue, “la Svezia convocherà un incontro tra i ministri degli Esteri dell’Unione europea e quelli della regione dell’Indo-Pacifico, a Stoccolma il 13 maggio”. La Cina, ha concluso Billström, sarà “uno degli argomenti” su cui riflettere e trovare un terreno comune. “È importante che l’Unione europea comprenda le tensioni che si stanno accumulando nella nell’Indo-Pacifico, ma anche le possibilità di cooperazione tra l’Ue e i paesi della regione”. (di Corrado Accaputo)
Roma, 5 apr. (askanews) – Il marito dell’ex primo ministro scozzese Nicola Sturgeon è stato arrestato in relazione a un’indagine sul finanziamento del Partito Nazionale Scozzese (Snp). Peter Murrell, 58 anni, è stato preso in custodia dalla polizia questa mattina, si legge sulla Bbc. La polizia scozzese ha affermato che gli agenti hanno effettuato perquisizioni presso “diversi indirizzi come parte delle indagini”.
Il mese scorso Murrell si era dimesso da amministratore delegato del partito, incarico che aveva ricoperto dal 1999. È sposato con la Nicola Sturgeon dal 2010. Quest’ultima si è dimessa da primo ministro il mese scorso. Il suo incarico è stato prelevato da Humza Yousaf.
Milano, 5 apr. (askanews) – Sanna Marin lascerà in autunno la presidenza del suo partito la Sdp, il partito sacialdemocratico finlandese. Marin non si candiderà alla presidenza Sdp alla riunione organizzata il prossimo settembre. Marin ne ha parlato oggi in un conferenza stampa trasmessa dai media finlandesi.
Secondo Marin, ci sono molte ragioni per la decisione. Ha detto che gli ultimi anni sono stati difficili per lei personalmente e che la sua resistenza era stata messa a dura prova.
Roma, 5 apr. (askanews) – Il presidente francese Emmanuel Macron è atterrato a Pechino questa mattina per una visita di stato di tre giorni in Cina: lo ha annunciato l’Eliseo, in occasione del suo primo viaggio nel Paese dal 2019.
Il capo dello Stato incontrerà la comunità francese nel pomeriggio, prima di un’intensa giornata di colloqui – domani, giovedì – con il suo omologo cinese Xi Jinping. Alla riunione sarà presente anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Venerdì è previsto un viaggio a Canton (nel sud del Paese).
Roma, 5 apr. (askanews) – Numerosi razzi sono stati lanciati contro diverse città nel sud di Israele questa mattina presto, a seguito di scontri tra polizia israeliana e palestinesi all’interno della moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, mentre un soldato israeliano è stato ferito in una sospetta sparatoria nei pressi della città di Hebron, in Cisgiordania, tra l’acuirsi delle tensioni israelo-palestinesi durante il Ramadan e l’inizio della Pasqua ebraica. Oltre 350 le persone fermate a seguito degli scontri alla moschea, secondo quanto annunciato questa mattina dalle autorità israeliane.
La polizia israeliana era intervenuta nella notte all’interno della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme Est per allontanare “agitatori” che avevano introdotto “fuochi d’artificio, bastoni e pietre”. La polizia ha rilasciato delle riprese video di oltre 50 secondi che mostrano esplosioni di quelli che sembrano essere fuochi d’artificio all’interno del luogo di culto: nelle immagini si vedono anche delle persone che lanciano pietre. Un altro filmato mostra gli agenti in assetto antisommossa che avanzano attraverso la moschea proteggendosi dal fuoco dei razzi con gli scudi. Nel filmato si vede poi una porta barricata, batterie di fuochi d’artificio su un tappeto sul pavimento e la polizia che evacua almeno cinque persone con le mani ammanettate dietro la schiena. “Stasera, mentre la polizia lavorava per consentire a un gran numero di musulmani di celebrare il mese di Ramadan e arrivare nella Città Vecchia di Gerusalemme e sul Monte del Tempio, diversi giovani fuorilegge mascherati e agitatori hanno portato dei fuochi d’artificio all’interno della moschea (al-Aqsa), assieme a bastoni e pietre”, ha scritto la polizia israeliana in un comunicato. “Questi si sono barricati lì diverse ore dopo (le ultime preghiere serali) per attaccare l’ordine pubblico e profanare la moschea”, mentre scandivano “slogan che incitavano all’odio e alla violenza”, è stato aggiunto nel testo.
“Dopo molti e lunghi tentativi infruttuosi di farli uscire attraverso il dialogo, le forze di polizia sono state costrette a rimuoverli per consentire lo svolgimento” delle prime preghiere dell’alba “e per prevenire violenti disordini”, ha continuato la polizia. Durante l’intervento “un folto gruppo di agitatori” ha sparato fuochi d’artificio e lanciato pietre all’interno della moschea verso la polizia, si legge ancora nel resoconto degli agenti, secondo cui un membro della sicurezza è rimasto ferito da un sasso a una gamba. Alcuni “rivoltosi sono stati arrestati” per avere “causato danni alla moschea” e per “averla profanata”. Dopo l’annuncio di questi scontri, diversi razzi sono stati lanciati dal nord della Striscia di Gaza verso il territorio israeliano. L’esercito israeliano ha riferito dell’attivazione di sirene di allarme in diverse aree urbane israeliane intorno alla Striscia di Gaza. I lanci hanno attivato i sistemi di allerta a Sderot e in un certo numero di comunità vicine. Circa 20 minuti dopo, le sirene di allarme hanno suonato in un kibbutz della zona. Secondo le forze di difesa israeliane, nella salva iniziale sono stati lanciati cinque proiettili, quattro dei quali sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea. I militari hanno detto che poco dopo sono stati lanciati altri quattro razzi, tutti caduti in aree aperte.
Il comune di Sderot ha spiegato che uno dei razzi ha colpito una fabbrica nella zona industriale, provocando danni. Non ci sono state notizie di feriti. In risposta, i media palestinesi hanno riferito che le forze israeliane hanno colpito obiettivi a Gaza. Il gruppo estremista palestinese Hamas, al governo di Gaza, ha denunciato le azioni della polizia nel luogo sacro di Gerusalemme come “un crimine senza precedenti” e ha esortato i palestinesi “ad andare in massa alla moschea di Al-Aqsa per difenderla”. La gente ha iniziato a radunarsi nelle strade, con inviti a dirigersi verso la frontiera tra Gaza e Israele, fortemente sorvegliata, per manifestazioni più violente. La Jihad islamica ha chiesto allo stesso modo ai residenti palestinesi di Gerusalemme, della Cisgiordania e di Israele di andare a radunarsi intorno alla moschea e affrontare le forze israeliane.
Il portavoce del presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha messo in guardia Israele dal “superare le linee rosse” nei luoghi sacri, dicendo che ciò potrebbe innescare una “grande esplosione”. “Riteniamo il governo di occupazione pienamente responsabile di qualsiasi deterioramento, e deve agire in modo responsabile e fermare questa assurdità, che avrà conseguenze pericolose per tutti”, ha detto Nabil Abu Rudeineh, in una dichiarazione rilasciata dall’agenzia di stampa ufficiale Wafa.
Milano, 5 apr. (askanews) – “Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America. L’unico crimine che ho commesso è stato difendere l’America da chi la vuole distruggere”. Lo ha detto Donald Trump, dalla sua proprietà a Mar-a-Lago in Florida, dopo l’udienza a Manhattan nella quale gli sono stati contestati 34 capi di imputazione. L’ex presidente Usa si è presentato davanti ai suoi sostenitori accompagnato dalla canzone “Proud to be an American” e la folla ha intonato “USA” mentre Trump si dirigeva verso un microfono. “Il nostro Paese sta andando all’inferno. Il mondo sta già ridendo di noi per tante altre ragioni”, ha detto Trump “E’ un falso caso del procuratore Alvin Bragg intentato per interferire nelle elezioni 2024. Questa è una persecuzione, non un’indagine”. “Il criminale è il procuratore distrettuale”, ha aggiunto. L’ex presidente Usa ha quindi elencato tutti i modi in cui dice di essere stato perseguitato da quando ha lanciato la sua campagna del 2016, tra cui il “raid illegale e incostituzionale a Mar-a-Lago, proprio qui” dell’FBI del 2022.
Trump ha attaccato anche il presidente Usa: “Biden vuole iniziare la Terza Guerra Mondiale. L’amministrazione Biden potrebbe condurci in una terza guerra mondiale nucleare totale: potrebbe accadere. Non ne siamo molto lontani”. L’incriminazione formale in un tribunale di New York è “un insulto alla nazione”, ha infine ribadito Trump. “Vogliono interferire nel voto usando la giustizia, ma non lo permetteremo”, ha aggiunto, chiudendo con il suo slogan “we’ll make America great again”.