Bruxelles, 24 mar. (askanews) – “Il settore bancario dell’area dell’euro è resiliente, perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità”; inoltre, “è forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la Crisi finanziaria globale”. Lo ha affermato oggi, secondo fonti Ue, La la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde davati ai leader dei Ventisette, durante l’Eurosummit a Bruxelles. “I recenti sviluppi ci ricordano quanto sia stato importante migliorare continuamente questi standard normativi. Ora dobbiamo progredire nel completamento dell’Unione bancaria. È inoltre necessario lavorare ulteriormente per creare dei mercati dei capitali veramente europei”, ha sottolineato Lagarde.
“Non c’è compromesso tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria. Gli strumenti a nostra disposizione (‘toolbox’, ndr) ci consentono di affrontare i rischi per entrambi” i tipi di stabilità, ha aggiunto la presidente della Bce. “Sulla stabilità dei prezzi – ha assicurato Lagarde -, siamo decisi a riportare l’inflazione al 2%. Decideremo le tariffe future in base ai dati in arrivo. Sulla stabilità finanziaria, lo strumentario a disposizione della Bce è completamente attrezzato per fornire liquidità al sistema finanziario dell’Eurozona, se necessario”, ha concluso.
Roma, 24 mar. (askanews) – Un intero popolo è costretto ad affrontare una catastrofe umanitaria senza precedenti, a causa di una guerra devastante, iniziata nel 2015, con oltre 377 mila vittime dirette e indirette, di cui oltre 19 mila civili. L’economia è al collasso, con i prezzi di cibo, carburante e beni di prima necessità aumentati in modo vertiginoso. Oltre 21 milioni di persone, i due terzi della popolazione, dipendono oggi dagli aiuti umanitari per sopravvivere. È quanto denuncia Oxfam – al lavoro nel Paese per soccorrere la popolazione – a 8 anni esatti dall’inizio del conflitto.
“Dopo la fine della tregua durata 6 mesi, lo scorso ottobre, gli scontri non sono ripresi con l’intensità di prima, ma la Pace è ancora lontana e il prezzo più alto lo sta pagando la popolazione – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia – In questo momento più di 17 milioni di yemeniti sono sull’orlo della carestia, e tra loro il 75% sono donne e bambini, di cui 2,2 milioni sotto i 5 anni già gravemente malnutriti. L’inflazione, la mancanza di lavoro e reddito per le famiglie, si è sommata alla svalutazione monetaria e all’impatto della crisi ucraina, dato che il Paese importava ben il 42% di grano proprio da qui. La conseguenza è che l’incubo della fame rischia di riguardare adesso un intero Paese”. Lo Yemen è stato colpito in modo drammatico dall’aggravarsi della crisi alimentare globale. Due esempi su tutti. Dal 2015, i prezzi del grano sono aumentati quasi del 300% nelle aree sotto il controllo degli Houthi e quasi del 600% nelle aree controllate dal Governo riconosciuto a livello internazionale. Nello stesso periodo il prezzo del gas è aumentato circa del 600%, così molte famiglie sono costrette a usare la plastica di scarto come combustibile per cucinare, correndo gravi rischi per la salute.
“La crisi dei prezzi dell’ultimo anno ha colpito un Paese che era già poverissimo prima della guerra, costretto oggi ad importare il 90% dei prodotti alimentari. – continua Petrelli – Stiamo assistendo a una crisi umanitaria che rischia di trasformarsi in catastrofe. Le imprese che importano cibo hanno già messo in chiaro che l’aumento globale dei costi metterà a dura prova la loro capacità di assicurare le necessarie quantità di grano in Yemen, dove il pane rappresenta l’alimento principale per la stragrande maggioranza della popolazione. Questo significa che milioni di persone rischiano di morire letteralmente di fame”. Per sopravvivere tantissime famiglie hanno ridotto la quantità e la qualità del cibo, si sono indebitate per comprarlo o hanno venduto quel poco che avevano: bestiame, terreni, case. Con la metà delle strutture sanitarie inservibili e molti sistemi idrici andati distrutti, quasi 18 milioni di persone non hanno accesso ad acqua pulita e assistenza sanitaria di base.
Le famiglie che hanno pagato il prezzo più alto sono quelle in cui le donne si sono ritrovate a far fronte da sole ai bisogni dei figli. Molte ragazze hanno dovuto abbandonare la scuola. Altrettante sono costrette a matrimoni precoci o a chiedere l’elemosina in strada. A questo si aggiunge la situazione disperata per gli oltre 4 milioni di sfollati interni che non hanno più una casa a cui tornare e che per il 56% non hanno alcuna fonte di reddito: di questi il 77% sono donne e bambini. “Tutto è cambiato quando è iniziata la guerra. – racconta Eman, 38 anni, madre di tre figli – Abbiamo improvvisamente perso le nostre uniche fonti di reddito. Le cose col passare degli anni sono andate di male in peggio, abbiamo vissuto l’inferno e non abbiamo più nulla”.
Se da una parte i bisogni crescono, dall’altra mancano le risorse per rispondervi adeguatamente. Il World Food Program è stato costretto a ridurre gli aiuti, mentre al momento i grandi donatori internazionali, nel recente summit sulla crisi, si sono impegnati a stanziare appena un terzo dei fondi richiesti dalle Nazioni Unite per rispondere all’emergenza (1,2 miliardi su 4,3). “La comunità internazionale, i grandi Paesi donatori non possono voltare le spalle ancora una volta a quella che rimane una delle più gravi crisi umanitarie del mondo. – conclude Petrelli – È ora che i leader mondiali esercitino una reale pressione per riportare tutte le parti al tavolo delle trattative, in modo da porre fine in modo permanente al conflitto”. Da luglio 2015, Oxfam ha soccorso oltre tre milioni di persone colpite dal conflitto in nove governatorati del Paese, distribuendo acqua potabile e servizi igienici, fornendo aiuti per l’acquisto di cibo e beni di prima necessità. Riabilitando le infrastrutture idriche e fornendone di nuove alimentate ad energia solare. Grazie alla campagna “Dona acqua, salva una vita” potrà, ad esempio, soccorrere oltre 10 mila sfollati e famiglie vulnerabili nell’area di Aden, Lahj e Al-Dhale’e e Abyan.
Roma, 24 mar. (askanews) – E’ un venerdì nero per i titoli bancari europei che affondano in Borsa, con Deutsche Bank, la maggiore banca tedesca e una delle più grandi del Vecchio Continente, in calo fino al 13%. L’indice delle banche Euro Stoxx 600, che contiene i maggiori istituti di credito della regione, è sceso del 4,6% a metà mattinata, superando la debolezza degli indici nazionali generali. La tedesca Commerzbank ha perso il 9%, mentre la francese Société Générale ha perso il 7% e la finlandese Nordea ha perso il 9,8%.
Dopo lo scoppio dello tensioni nelle banche regionali statunitensi e la frettolosa acquisizione del Credit Suisse da parte della sua rivale UBS lo scorso fine settimana, le autorità globali hanno ripetutamente cercato di placare le preoccupazioni degli investitori per il colpo finanziario che le banche potrebbero subire dagli aggressivi aumenti dei tassi di interesse delle banche centrali di l’anno scorso. “C’è ancora una domanda assillante tra i partecipanti al mercato sul fatto che le turbolenze nel settore bancario siano finite o se ci sarà un contagio più ampio”, ha detto al Financial Times Mobeen Tahir, direttore della ricerca macroeconomica e delle soluzioni tattiche presso WisdomTree Europe. “Ora è anche evidente dalle banche centrali che le turbolenze non metteranno un freno alle loro azioni di politica monetaria – questo sta mandando nervosismo nei mercati perché potrebbe esacerbare o esporre nuove vulnerabilità nel settore bancario”.
Le mosse di venerdì nelle azioni di Deutsche Bank sono arrivate dopo che il costo dell’acquisto di un’assicurazione per proteggersi dall’insolvenza sul debito è aumentato questa settimana. Il prezzo de cosiddetto credit default swap a cinque anni della banca – un derivato che agisce come un’assicurazione e paga se una società non rispetta i propri pagamenti – è salito da 134 punti base mercoledì a 198 punti base venerdì, secondo i dati di Refinitiv. Dirk Willer, stratega di Citigroup, ha affermato al Ft che è “troppo presto per dire” se lo stress del settore bancario sia cresciuto abbastanza da avere un impatto significativo sul ciclo economico statunitense. Ma ha aggiunto che alla luce dell’accresciuta incertezza, la Federal Reserve è “diventata più cauta, così come la BCE”.
Mercoledì la Fed ha proceduto con un aumento del tasso di interesse di 0,25 punti percentuali e giovedì anche la Banca d’Inghilterra ha aumentato il suo tasso di riferimento di 0,25 punti percentuali. Giovedì la Banca nazionale svizzera ha alzato i tassi di interesse di 0,5 punti percentuali, nonostante sia stato uno dei principali teatri del panico bancario dovuto al crollo del Credit Suisse e alla sua acquisizione forzata da parte della rivale UBS. La BCE la scorsa settimana ha alzato i tassi di 0,5 punti percentuali.
Bruxelles, 24 mar. (askanews) – Al termine dell’Eurosummit non ci sarà la consueta conferenza stampa istituzionale del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della presidente Commissione Ursula von der Leyen. E’ quanto annunciato dal portavoce di Michel, ma non sono state fornite motivazioni sulla decisione che non ha precedenti nella storia recente dei Consigli europei. “La conferenza stampa è stata fatta ieri sera e ci sono molti altri leader che faranno dichiarazioni”, si è limitato a dire il portavoce.
Nel corso della discussione di oggi, a cui hanno partecipato anche la presidente della Bce Christine Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Pascal Donohoe, è stato affrontato anche il tema delle recenti crisi bancarie negli Usa e in Svizzera. Una delle ipotesi che potrebbero spiegare la cancellazione della conferenza stampa finale è legata alle difficoltà di Borsa registrate oggi su titoli bancari e in particolare su Deutsche Bank, arrivata a perdere il 14%. In questa situazione potrebbe essere stato ritenuto opportuno evitare dichiarazioni che potrebbero avere un impatto sui mercati.
Bruxelles, 24 mar. (askanews) – Al termine dell’Eurosummit non ci sarà la consueta conferenza stampa istituzionale del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della presidente Commissione Ursula von der Leyen. E’ quanto annunciato dal portavoce di Michel, ma non sono state fornite motivazioni sulla decisione che non ha precedenti nella storia recente dei Consigli europei. “La conferenza stampa è stata fatta ieri sera e ci sono molti altri leader che faranno dichiarazioni”, si è limitato a dire il portavoce.
Nel corso della discussione di oggi, a cui hanno partecipato anche la presidente della Bce Christine Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Pascal Donohoe, è stato affrontato anche il tema delle recenti crisi bancarie negli Usa e in Svizzera. Una delle ipotesi che potrebbero spiegare la cancellazione della conferenza stampa finale è legata alle difficoltà di Borsa registrate oggi su titoli bancari e in particolare su Deutsche Bank, arrivata a perdere il 14%. In questa situazione potrebbe essere stato ritenuto opportuno evitare dichiarazioni che potrebbero avere un impatto sui mercati.
Milano, 24 mar. (askanews) – La visita del re Carlo III d’Inghilterra in Francia, prevista per il 26-29 marzo, sarà rinviata. I governi francese e britannico hanno preso la decisione a seguito di una telefonata tra il presidente Emmanuel Macron e il re, rende noto l’Eliseo. Quella in Francia doveva essere la prima visita di Stato all’estero per il re Carlo III.
È stato riferito che la visita del monarca britannico in Francia, prevista per il 26-29 marzo, è stata rinviata a causa dell’ondata di proteste nel Paese contro l’innalzamento dell’età pensionabile. Ma non è stata precisata la nuova data della visita all’Eliseo. Prima dell’annuncio, il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin aveva appena finito di assicurare il canale CNews: “Saremo pronti ad accogliere in ottime condizioni” il sovrano britannico.
All’inizio di marzo, il Palazzo dell’Eliseo ha annunciato che re Carlo III di Gran Bretagna avrebbe effettuato la sua prima visita di stato in Francia dal 26 al 29 marzo. È stato osservato che la visita riflette i “profondi legami storici” tra i Paesi e sarà “un onore per la Francia”. Era previsto che Macron avrebbe ospitato una cena ufficiale in onore del monarca britannico e di sua moglie Camilla alla Reggia di Versailles il 27 marzo. Successivamente, i media hanno riferito che il programma della visita del re Carlo III in Francia poteva essere modificato e la sua cena con il presidente Macron, prevista per lunedì, poteva non aver luogo alla Reggia di Versailles a causa delle manifestazioni contro la riforma delle pensioni. Il sindacato francese aveva invitato ad “andare a Versailles” per protestare contro la visita del re. All’inizio della settimana, una fonte del tribunale britannico ha affermato che i disordini in Francia potrebbero avere conseguenze sulla prevista visita di stato.
Roma, 24 mar. (askanews) – L’ipotesi di un colloquio telefonico tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo omologo cinese Xi Jinping, dopo al visita a Mosca del leader di Pechino, è ancora sul tavolo, ma sta andando incontro ad alcune “difficoltà”. Lo ha spiegato il consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak, citato da Ukrainska Pravda.
“Ci sono piani. Sia l’Ufficio del Presidente che il ministero degli Esteri – sia Yermak che Kuleba – sono coinvolti nell’organizzazione”, ha precisato Podolyak. “Proponiamo di prendere l’iniziativa, perché oggi, a parte il presidente Zelensky, non c’è quasi nessuno che spieghi le conseguenze dell’errato svolgimento della guerra, perché il presidente pone abbastanza chiaramente tutti gli accenti tra i nostri partner, anche tra i paesi neutrali”, ha aggiunto. Allo stesso tempo, ha osservato Podolyak, ci sono alcune difficoltà nell’organizzazione dei negoziati tra i due leader, che sono legate alla mancanza di una posizione chiara della Cina riguardo alla risoluzione del conflitto tra l’Ucraina e la Federazione Russa. “È abbastanza difficile. C’è una domanda cui la Cina non ha ancora trovato una risposta politica. Cioè, se vuole affrontare la questione dell’accordo tra Russia e Ucraina o rimanere prudentemente in disparte. Da quello che ho inteso, la Cina stessa non l’ha ancora capito”, ha sottolineato.
Milano, 24 mar. (askanews) – Nella metropolitana di Mosca verranno appese più di 1200 mappe della sotterranea con la firma del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha annunciato il vicesindaco di Mosca, capo del dipartimento dei trasporti e dello sviluppo delle infrastrutture stradali, Maxim Liksutov, secondo Vechenjaja Moskva e altri media locali.
Si tratta di un nuovo passaggio nella rappresentazione del leader russo, al quale basta ora, evidentemente, la propria grafia per rappresentarsi di fronte ai suoi connazionali e come fenomeno di coscienza di massa. E così l’autografo di Putin diventa non solo parola evocativa, ma icona in un luogo densamente frequentato, la metropolitana, e dotato di una certa sacralità storica. L’inaugurazione della nuova grande linea circolare (anello esterno) il primo marzo 2023, ha visto la presenza del leader russo che ha firmato lo schema dal vivo. Copie dello schema con il grosso autografo del leader del Cremlino saranno visibili anche nelle carrozze di alcuni treni.
Un salto evolutivo della raffigurazione del concetto del capo supremo – attualmente impegnato nella guerra in Ucraina – rispetto alla passata iconografia – in tempi meno bellicosi – che aveva già abituato a magliette, oggettistica e persino tavolette di cioccolata con il ritratto di Putin.
Milano, 24 mar. (askanews) – Quattro artisti digitali dalla scena internazionale chiamati a ragionare sulla relazione tra natura e cultura e sul modo in cui il contemporaneo si confronta con gli ecosistemi naturali. Si tratta del progetto “Visioni diacroniche”, ideato dal Volvo Car Italia con BAM, Biblioteca degli alberi Milano – Fondazione Riccardo Catella. La curatela è affidata a Ilaria Bonacossa, direttrice del Museo Nazionale di Arte Digitale di Milano, insieme a Francesca Colombo, direttore generale culturale di BAM, che ci ha presentato il progetto.
“Queste quattro letture performative – ha detto Francesca Colombo – hanno lo scopo di invitare, con il linguaggio dell’arte contemporanea, a parlare di natura, di cultura e di sostenibilità con gli artisti del nostro tempo. L’idea di mettere insieme arte digitale contemporanea e natura nasce dal cuore di BAM, dai valori di BAM e nasce anche dalle sue potenzialità, perché c’è ancora molto da esplorare”. A ospitare gli appuntamenti è il Volvo Studio di Milano e per la casa automobilistica questo è uno dei modi con i quali si può affrontare il tema del cambiamento all’insegna della sostenibilità. “Un brand automobilistico – ci ha spiegato Chiara Angeli, direttore commerciale di Volvo Car Italia – quando intraprende questo percorso lo deve fare rivolgendosi non soltanto ai propri clienti, ma a tutti. Perché si tratta di un cambiamento epocale. E per farlo, secondo noi, bisogna utilizzare dei canali che toccano le corde del cuore, come la musica e l’arte”.
Primo protagonista di “Visioni diacroniche” l’artista saudita Ayman Zedani che mette al centro della propria pratica le sfide dell’antropocene, il ragionamento sul cambiamento climatico e le interazioni tra umano e non umano. “Penso – ha detto l’artista – che sia molto importante considerare il fatto che siamo parte di questo luogo, veniamo da questo luogo e per me ci sono molte connessioni tra arte e natura. Credo fortemente che noi siano un’espressione del nostro ambiente, non siamo entità separate, la natura non è al di fuori di noi, ma è dentro di noi. Per questo è importante prendere coscienza delle nostre parentele, dei nostri legami, delle cose che condividiamo”. Gli altri protagonisti di “Visioni diacroniche” saranno Natália Trejbalová, Trevor Paglen e Nazgol Ansarinia.
Bruxelles, 24 mar. (askanews) – Un vertice Ue poco interlocutorio, una sorta di ‘brain storming’ fra i capi di Stato e di governo senza sorprese e nessuna vera, nuova decisione. Questo è stato il Consiglio europeo svoltosi oggi a Bruxelles, nella sua prima giornata che era dedicata a tutti i temi caldi, lasciando per domani i temi finanziari all’Eurosummit allargato a tutti i paesi Ue, con la presidente della Bce Christine Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe.
Sintetizzando i risultati del vertice, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nella conferenza finale di questa sua prima giornata, ha aggiunto alcuni dati che possano riempire parzialmente il vuoto delle decisioni. ‘Prima di tutto – ha riferito – abbiamo avuto una intensa discussione con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, sulla lotta al cambiamento climatico e sul nostro tentativo di limitare il riscaldamento globale. In effetti, – ha ricordato – l’ultimo rapporto dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico, ndr), pubblicato lunedì scorso, è un importante monito sull’avanzamento del riscaldamento globale’. ‘Siamo consapevoli – ha continuato von der Leyen – del fatto che gli obiettivi a lungo termine sono importanti, ma è ancora più importante agire ora: dobbiamo intensificare e accelerare i nostri sforzi. Una buona notizia, anche se la situazione è difficile, è che l’Unione europea sta rispettando i programmi: abbiamo il nostro Green Deal ma abbiamo anche dei target chiari nel ‘Fit for Fifty Five’, e vogliamo gettare le basi per la neutralità climatica entro il 2050′.
‘Noi stiamo rispettando i tempi: secondo le cifre dell’Ipcc stiamo addirittura facendo di più del previsto, e questo è positivo e necessario: lo scorso anno le emissioni di gas serra sono aumentate dell’1% a livello globale, mentre nell’UE nonostante la crisi energetica siamo riusciti a ridurre le nostre emissioni del 2,5%’, ha rivendicato la presidente della Commissione. Il secondo punto che ha menzionato è naturalmente quello dell’Ucraina, che ha visto anche l’ormai usuale intervento in videoconferenza del presidente Volodomyr Zelensky. ‘E’ stato un dibattito intenso, positivo. Un argomento mi sta particolarmente a cuore – ha detto von der Leyen – è quello dei bambini ucraini deportati in Russia, che ci ricordano quanto siano bui questi tempi per la nostra storia. Deportare i bambini è un crimine di guerra. Oggi siamo a conoscenza di 16.200 bambini deportati, e soltanto trecento di questi sono tornati a casa. Queste azioni criminali giustificano appieno il mandato di arresto da parte del Tribunale penale internazionale’ contro il presidente russo Vladimir Putin.
La presidente della Commissione ha quindi annunciato un’iniziativa che ha preso, ‘in partenariato con il popolo ucraino con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, abbiamo lasciato un’iniziativa per riportare a casa questi bambini deportati dalla Russia. A questo fine organizzeremo una conferenza. E’ l’inizio di un duro lavoro, ma abbiamo intenzione di fare pressione internazionale: vogliamo adottare tutte le misure possibili per stabilire dove si trovino questi bambini. insieme agli organismi delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali competenti cercheremo di avere migliori informazioni, più complete, sui bambini che sono stati deportati in Russia, e questo include anche i bambini che poi successivamente sono stati adottati da famiglie russe’. All’Ucraina, ha proseguito von der Leyen, ‘continuiamo a dare tutto l’aiuto possibile: questa settimana abbiamo sborsato una nuova tranche di assistenza macro finanziaria di 1,5 miliardi di euro, con cui vogliamo aiutare l’Ucraina a continuare a funzionare mentre si sta difendendo’ dall’aggressione russa. ‘E stiamo anche intensificando il nostro sostegno militare a favore dell’Ucraina. In questo contesto sono particolarmente lieta dell’accordo raggiunto al Consiglio affari esteri’, lunedì scorso, ‘che dovrebbe portare alla fornitura di un milione di munizioni’ d’artiglieria ‘nel corso dei prossimi 12 mesi’.
‘Naturalmente dobbiamo anche intensificare la nostra capacità di produzione in Europa, se vogliamo raggiungere Questo obiettivo’, ha avvertito la presidente della Commissione, che ha annunciato a questo punto un’altra iniziativa: ‘Abbiamo parlato di come possiamo fare rapidi progressi in questo senso; la Commissione formulerà una proposta giuridica che consentirà di intensificare la produzione industriale di munizioni. Serve una proposta giuridica perché include anche un sostegno dal bilancio dell’Unione europea. Si tratta di ricostruire e ristrutturare la nostra capacità di produzione, e di accelerare anche la filiera di fornitura’. Von der Leyen ha poi segnalato un piccolo paradosso di cui si è parlato nel vertice Ue: l’impatto negativo che sta avendo sugli agricoltori di alcuni paesi membri ‘l’importante successo dei corridoi di solidarietà che hanno consentito all’Ucraina di esportare enormi quantitativi di cereali e altri prodotti agricoli. Si tratta di un corridoio che si affianca all’iniziativa per il Mar Nero’. ‘Dobbiamo aiutare gli agricoltori europei che subiscono le conseguenze delle grandi quantità di cereali che arrivano ora sul mercato e che hanno un impatto sui prezzi, proprio nei paesi che sono in prima linea e che aiutano di più per l’attuazione di questi corridoi, e che naturalmente non devono soffrire di più. Abbiamo mobilizzato pertanto – ha riferito von der Leyen – più di 56 milioni di euro dalla riserva agricola. Ma non basta: questo l’abbiamo capito oggi, e siamo grati alla Romania per la sua proposta di aumentare questo importo per gli agricoltori che si trovano in questi paesi’. La presidente della Commissione è passata quindi al tema della competitività economica e industriale, anche in risposta all’iniziativa americana dell’Ira (‘Inflation Reduction Act’). ‘La concorrenza a livello internazionale è molto dura, stiamo cercando di mantenere la nostra posizione. Attraverso i nostri contatti con i partner statunitensi siamo riusciti ad affrontare alcune delle principali preoccupazioni per i veicoli elettrici: ad esempio gli Stati Uniti sono d’accordo con noi che i produttori europei avranno accesso al mercato statunitense proprio come le loro controparti americane, e avranno anche le stesse agevolazioni fiscali. E le materie prime che vengono dall’Unione europea o che sono raffinate nell’Ue saranno trattate alla stessa stregua delle materie prime estratte o raffinate negli Stati Uniti, e per questo sarà negoziato un accordo specifico’. ‘Un altro accordo che abbiamo raggiunto con gli Stati Uniti è che ci sarà un dialogo trasparente sui sussidi per le tecnologie green, per fare in modo che i regimi che abbiamo dai due lati dell’Atlantico si rafforzino reciprocamente invece di farsi concorrenza. Ma per far fiorire la nostra industria verde naturalmente dobbiamo fare ancora molto nell’Unione europea. Ed è questo – ha sottolineato von der Leyen – che serve il piano industriale del Green Deal. Nell’ultimo vertice i leader hanno sostenuto espressamente ai principali pilastri del nostro piano industriale del Green Deal e quindi la Commissione ha presentato le sue proposte giuridiche concrete: il regolamento per l’industria a zero emissioni nette e quello sulle materie prime critiche. Le proposte formulate sono in linea con le conclusioni dei leader, e ora sta al Parlamento europeo e al Consiglio ue trovare un accordo rapido sulle queste proposte legislative’. La concorrenza globale, comunque, ‘non si limita al settore delle tecnologie pulite: dobbiamo agire su altri diversi fronti e ne abbiamo parlato in modo approfondito per diverse ore’ durante il vertice. ‘Innanzitutto dobbiamo sfruttare meglio il nostro mercato unico, eliminare le barriere che ancora esistono, poi dobbiamo approfondire l’Unione dei mercati dei capitali e ultimare finalizzare anche l’Unione bancaria. Questo – ha rilevato la presidente della Commissione – è essenziale per sbloccare la grande quantità di investimenti privati che è necessaria’. Inoltre, ‘abbiamo bisogno di grandi investimenti pubblici in infrastrutture e in progetti innovativi’; ma le finanze pubbliche, ha avvertito von der Leyen, devono essere ‘sostenibili’. Questo è ‘il tema delle regole che devono essere adatte a questa sfida: in altre parole, della riforma del nostro quadro di governance economica europea’, ovvero del Patto di stabilità. Bisogna poi ‘rafforzare la spesa nella ricerca e sviluppo, perché l’innovazione è la chiave del successo nel mercato unico. Abbiamo da più di 20 anni l’obiettivo di investire il 3% del Pil in ricerca e sviluppo, ma ci siamo ancora: siamo arrivati al 2,3%. I nostri principali concorrenti hanno investimenti molto più elevati. Quindi accolgo con grande favore l’iniziativa della Presidenza svedese’ di turno del Consiglio Ue ‘di discutere di un aumento di questo obiettivo, e di come possiamo migliorare e accelerare gli investimenti in ricerca e sviluppo’, ha aggiunto la presidente della Commissione. C’è poi il punto, che ‘è stato oggetto di una lunga discussione’ ma di portata troppo ampia per poter arrivare a conclusioni oggi, ‘delle competenze professionali che sono fondamentale per il nostro mercato interno per il nostro successo economico. Dobbiamo effettivamente diventare più bravi ad attirare personale qualificato’, ha indicato von der Leyen E poi naturalmente ci sono i problemi delle materie prime e del rafforzamento delle catene di fornitura attraverso nuovi accordi di libero scambio. Infine, all’ultimo punto, il Consiglio europeo ha brevemente affrontato il tema dell’immigrazione, dove non c’erano decisioni da prendere. ‘Com’è noto, – ha ricordato la presidente della Commissione – avevo scritto una lettera al Consiglio europeo subito prima del vertice, in cui avevo elencato tutte le nostre attività svolte dall’ultimo Consiglio europeo di febbraio proprio per affrontare il problema dell’immigrazione. Ho menzionato anche tutte le nostre misure operative. E qui l’attenzione era ed è, prima di tutto, lavorare per rafforzare il confine tra Bulgaria e Turchia’. C’è stato ‘il lancio di due progetti pilota sulla gestione delle frontiere, su come gestiamo alla frontiera i migranti che arrivano, non solo in Bulgaria ma anche in Romania; e per mostrare le migliori pratiche di gestione delle frontiere con procedure rapide di asilo o di rimpatrio’. Inoltre, ‘stiamo lavorando con i nostri partner dei Balcani occidentali, in questo caso principalmente attraverso l’agenzia Frontex, che ora ha dispiegato le sue guardie di frontiera nella regione ‘Stiamo rafforzando le capacità di ricerca e soccorso in mare dei partner nordafricani. A ciò si aggiungono maggiori sforzi nella lotta contro i trafficanti. Infine, stiamo intensificando la cooperazione con i paesi terzi sui rimpatri’, ha concluso von der Leyen, negli unici tre punti che ha citato che possono riferirsi anche, ma non solo, alla rotta del Mediterraneo centrale, che interessa direttamente l’Italia.