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Migranti, Hahn: ok stato emergenza in Italia, ma serve Patto Ue

Migranti, Hahn: ok stato emergenza in Italia, ma serve Patto UeStrasburgo (Francia), 18 apr. (askanews) – La dichiarazione dello stato di emergenza sui migranti da parte del governo italiano, motivata dal forte aumento degli arrivi nei primi tre mesi dell’anno, potrà servire ad aumentare le capacità di accoglienza del Paese con delle procedure più rapide, e a gestire meglio le sfide che l’Italia sta affrontando. Ma “nessun paese membro può gestire l’immigrazione da solo”, si tratta di una questione che riguarda tutta l’Ue, e che fa affrontata ricorrendo alla solidarietà tra i Paesi membri e approvando finalmente il Patto Ue sull’immigrazione e l’asilo, che offre soluzioni strutturali in una dimensione europea.

È quanto ha detto, in sintesi, il commissario Ue al Bilancio, Joahnnes Hahn, nel su intervento a nome della Commissione, questa sera a Strasburgo, durante il dibattito in plenaria del Parlamento europeo sul “bisogno di solidarietà europea per salvare vite nel Mediterraneo, e in particolare in Italia”. “Oggi in agenda – ha esordito Hahn – c’è la solidarietà: con le persone, con esseri umani che fuggono dalla persecuzione a causa del colore della pelle, o che non hanno altra scelta che un viaggio pericoloso sperando di trovare una vita migliore. Dobbiamo trattare tutti costoro con dignità e umanità, quelli che hanno una prospettiva di ottenere l’asilo come quelli che dovranno essere rimpatriati. Ma la solidarietà ci deve essere anche tra i paesi di destinazione” dei migranti, “e quelli che alle frontiere gestiscono grandi numeri dei flussi in arrivo”.

“L’Italia – ha riferito il commissario – ha registrato più di 30mila arrivi nei primi tre mesi di quest’anno, con un aumento di quasi il 300% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Più di 1.500 persone sono arrivate solamente la settimana scorsa, molte sull’Isola di Lampedusa. Le coste di Lampedusa sono anche le costa dell’Unione europea, le persone che arrivano lì – ha ricordato – sono una responsabilità condivisa”. “Noi sosteniamo l’Italia come Unione europea; abbiamo potuto ricollocare 950 persone, i 2/3 delle quali dall’Italia, e molte da Lampedusa, grazie al meccanismo di solidarietà volontario creato nel giugno scorso. Vogliamo che gli Stati membri ricollichino meglio e più rapidamente” queste persone. “La Commissione – ha aggiunto Hahn – incoraggia i paesi membri ad accelerare e a intensificare i propri sforzi”.

“Noi – ha continuato il commissario – sosteniamo l’Italia con i nostri fondi: l’Italia è il beneficiario principale dei finanziamenti Ue” in questo settore, “ha ricevuto quasi due miliardi di euro dal 2015 dal nostro Fondo per l’asilo e l’immigrazione”. Inoltre, “la Commissione ora sta discutendo con l’Italia di eventuali altre misure di finanziamento d’emergenza aggiuntive”. E poi, ha evidenziato ancora Hahn, “sosteniamo l’Italia tramite le nostre agenzie, che cooperano strettamente con la polizia e la guardia costiera italiane, in stretto contatto e giorno dopo giorno. Abbiamo 200 persone per l’Agenzia dell’asilo europea, anche a Lampedusa, dove aiutano i migranti a comunicare con le autorità. E inoltre abbiamo con l’Agenzia Frontex più di 300 persone, sei navi pattugliatrici, due aerei e un elicottero”, che “pattugliano il mare alla ricerca di imbarcazioni in difficolaà, per intervenire a soccorrerle. Frontex – ha sottolineato – ha salvato più di 50.000 vite in mare”.

Non meno importante è poi il fatto che “aiutiamo l’Italia con le nostre politiche: stiamo attuando – ha riferito ancora il commissario – il piano d’azione per il Mediterraneo centrale, lanciato a novembre. In questo piano continuiamo a costruire forti partenariati nell’ambito delle migrazioni con i paesi di origine, di transito e di destinazione”. In particolare, oggi, “per sostenere l’Italia dobbiamo rafforzare il nostro partenariato con la Tunisia, che fino a ora è stato il paese principale di partenza verso l’Italia quest’anno: nel corso di questo mese – ha annunciato Hahn- la commissaria europea Ylva Johansson”, responsabile per gli Affari interni, “andrà in Tunisia per lanciare un partenariato volto a lottare contro i trafficanti, e per lavorare assieme per evitare le partenze e le morti in mare, e per aumentare i rimpatri. Ma anche per fornire alternative credibili ai viaggi della morte, lanciando con la Tunisia un ‘partenariato per i talenti’”. Il commissario ha parlato infine della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo italiano, che è stata decisa “per affrontare l’aumento degli arrivi. Comprendiamo – ha osservato – che l’obiettivo principale di questa decisione è quello di aumentare le capacità di accoglienza con delle procedure più rapide nelle circostanze attuali. Ci attendiamo che lo stato di emergenza aiuti ad affrontare le vere sfide che l’Italia sta affrontando; ma al contempo – ha avvertito Hahn -nessun paese membro può gestire l’immigrazione da solo, e nessuna misura politica da sola può gestire il problema migratorio”. “In generale, abbiamo bisogno di una politica migratoria europea complessiva. In breve – ha rilevato il commissario – abbiamo bisogno del Patto” sull’immigrazione e l’asilo. Il Patto era stato proposto dalla Commissione 2020, e da allora è rimasto a lungo congelato nei negoziati tra gli Stati membri. Solo recentemente ci sono stati dei passi avanti parziali in Consiglio Ue, e soprattutto all’Europarlamento, dove c’è stato un accordo nella commissione competente (quella per le Libertà pubbliche, la Giustizia e gli Affari interni) per il mandato negoziale dell’Assemblea. Hahn ha quindi ringraziato il Parlamento europeo “per aver adottato un ulteriore passo avanti verso questo Patto, verso una vera politica migratoria europea. I negoziati con il Parlamento e il Consiglio Ue – ha riferito – sono stati avviati questa mattina riguardo alle procedure d’asilo, dopo che erano stati lanciati i negoziati sulla base dati Eurodac all’inizio dell’anno, e prima di iniziare a negoziare, spero la prossima settimana sullo ‘screening’ dei migranti”. “Questo mostra che l’Europa può andare e sta andando avanti sul tema dell’immigrazione e dell’asilo; la solidarietà con le persone bisognose è necessaria, ed è necessaria la solidarietà nei confronti dei paesi membri in difficoltà: possiamo e dobbiamo fare entrambe le cose. Lancio un appello a tutti voi – ha concluso il commissario rivolto agli europarlamenteri – affinché facciate quanto in vostro potere perché si possa raggiungere un accordo sul Patto prima della fine di questa legislatura”, tra poco più di un anno.

In Argentina otto persone saranno processate con l’accusa di omicidio per la morte di Maradona

In Argentina otto persone saranno processate con l’accusa di omicidio per la morte di MaradonaRoma, 18 apr. (askanews) – Otto operatori sanitari saranno processati per le loro presunte responsabilità nella morte del leggendario calciatore Diego Armando Maraona, icona del Napoli e della nazionale argentina, avvenuta nel 2020. Lo ha stabilito una corte d’appello nel Paese sudamericano, come riferiscono i media argentini. Respingendo i ricorsi della difesa, la Corte d’Appello e Garanzie di San Isidro ha condannato il neurochirurgo e medico di famiglia Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov e altri sei operatori sanitari a dover affrontare un processo con l’accusa di “omicidio premeditato semplice”, come richiesto dai pm e giudici investiti del caso l’anno scorso.

Anche il coordinatore infermieristico Mariano Perroni, gli infermieri Ricardo Almiron e Gisella Madrid, lo psicologo Carlos Diaz, il coordinatore medico Nancy Forlini e l’operatore clinico Pedro Pablo Di Spagna saranno sul banco degli imputati per il processo, che dovrebbe iniziare nel 2024. Tutti gli imputati rischiano tra gli otto e i 25 anni di carcere se giudicati colpevoli. Gli avvocati della difesa avevano chiesto un’accusa più leggera in appello, “omicidio colposo” (con una pena minore da uno a cinque anni di reclusione), ma i giudici Carlos Fabian Blanco, Gustavo Adrian Herbel ed Ernesto Garcia Maanon hanno confermato il capo di imputazione ipotizzato dai pubblici ministeri. Gli avvocati della difesa possono ancora appellarsi alla Corte di cassazione della provincia di Buenos Aires. Nessuna data è stata fissata per il processo agli otto imputati per la morte di Maradona, che secondo i pm sarebbe stata causata dalle “omissioni” delle sue badanti che lo hanno abbandonato “al suo destino” durante il ricovero domiciliare. Maradona, il più grande e famoso calciatore argentino di tutti i tempi, è morto all’età di 60 anni il 25 novembre 2020, mentre si stava riprendendo da un intervento chirurgico al cervello per un coagulo di sangue. El Pibe de Oro – che per decenni aveva lottato contro la dipendenza da cocaina e alcol – è stato trovato morto a letto due settimane dopo l’operazione, in una casa in affitto in un quartiere privato di San Andres, dove era stato portato dopo essere stato dimesso dall’ospedale. In seguito si scoprì che era morto per un attacco di cuore. Un gruppo di 20 esperti medici convocato dal pubblico ministero argentino ha concluso nel 2021 che la terapia di Maradona era stata contraddistinta da “carenze e irregolarità”. Ha detto che il calciatore “avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza” con cure adeguate in una struttura medica adeguata.

Presentato al Senato nuovo Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian

Presentato al Senato nuovo Gruppo di Amicizia Italia-AzerbaigianRoma, 18 apr. (askanews) – Presso il Senato, è stata presentata oggi la nuova composizione del Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian presso l’Unione Interparlamentare, successivo alla costituzione nella XIX Legislatura del Parlamento della Repubblica Italiana.

Contestualmente – si legge in una nota – si è tenuta anche la Prima Riunione tra il Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian presso l’Uip e il Gruppo di Lavoro sui rapporti interparlamentari di amicizia Azerbaigian-Italia nel Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian. L’incontro è stato co-presieduto dal Senatore Marco Scurria, presidente del Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian presso l’Uip e dall’onorevole Azer Karimli, presidente del Gruppo di lavoro sui rapporti interparlamentari di amicizia Azerbaigian-Italia nel Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian.

I parlamentari che hanno aderito al Gruppo di Amicizia tra i due Paesi sono: Senatore Giuliomaria Terzi di Sant’Agata, On. Ettore Rosato, Senatore Antonio Guidi, On. Salvatore Caiata, Senatrice Elena Murelli, On. Nicola Carè, On. Roberto Pella e On. Mauro D’Attis. Presenti a questa prima riunione anche il Presidente della Commissione per la politica economica, l’industria e l’imprenditoria del Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian, l’On. Tahir Mirkishili e l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, S.E. Rashad Aslanov. Le Parti hanno molto apprezzato la formazione del Gruppo di Amicizia e hanno colto questa opportunità per uno scambio di opinioni e discussioni su opportunità e prospettive di un ulteriore rafforzamento della diplomazia parlamentare, che contribuirà al potenziamento del partenariato strategico tra i due Paesi. Questo primo incontro – prosegue la nota – ha sottolineato l’importanza della diplomazia parlamentare e ha confermato una cooperazione interparlamentare forte, costante e approfondita e l’intento comune di rafforzarla in un’ampia gamma di sfere di azione. I Gruppi hanno molto apprezzato l’ottimo stato delle relazioni tra i Parlamenti dei due Paesi, e hanno sottolineato l’intenzione di lavorare per mantenere la dinamica delle visite reciproche, apripista per un ulteriore approfondimento e ampliamento degli ambiti di cooperazione reciprocamente vantaggiosa.

Analizzati tutti i settori di cooperazione, sia in formato bilaterale che multilaterale, le Parti hanno ribadito la volontà di rafforzare, arricchire ed espandere ulteriormente la loro collaborazione. I gruppi hanno concordato di tenere riunioni periodiche a Roma e a Baku, al fine di rivedere tutti gli aspetti delle loro relazioni bilaterali e discutere le questioni relative all’ulteriore sviluppo della cooperazione tra i parlamenti e i gruppi di amicizia interparlamentare. Al termine dell’evento è stato firmato un Protocollo tra il Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian presso l’UIP e il Gruppo di lavoro sui rapporti interparlamentari di amicizia Azerbaigian-Italia nel Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian.

Salone del Mobile, un divano rivestito al 100% con PET riciclato

Salone del Mobile, un divano rivestito al 100% con PET riciclatoRho, 18 apr. (askanews) – Un divano e una poltrona realizzati con un tessuto realizzato al 100% da plastica PET riciclata. Al Salone del Mobile di Milano Nicoletti Home ha presentato, tra le novità della collezione 2023, anche una linea di prodotti che guardano con decisione al tema della sostenibilità.

“Abbiamo fatto ricerche – ha spiegato ad askanews Giancarlo Nicoletti, presidente di Nicoletti Home – per individuare un produttore, che è l’unico al mondo ad avere una certificazione di qualità sulla raccolta di bottiglie di plastica trasparente da 50 cl. Sono bottiglie raccolte in due regioni italiane, Piemonte e Lombardia, e da queste bottiglie viene prodotto un filato molto resistente, molto adatto anche per la produzione di mobili imbottiti”. Per produrre il tessuto necessario per un divano di 2,40 metri occorrono circa 500 bottiglie: un impatto significativo, che risponde anche, ci hanno spiegato da Nicoletti, alla domanda diretta dei clienti, estremamente attenti alla sostenibilità, che l’azienda per ora ha affrontato con la parte, per così dire, più visibile del prodotto, ossia il rivestimento del divano, ma che, ci assicurano, riguarderà progressivamente l’intera filiera. “È solo l’inizio – ha aggiunto il presidente – perché il progetto di Nicoletti Home è quello di proseguire sulla vera sostenibilità e sulla vera certificazione: i divani realizzati con questo tessuto avranno un QR code che ne certificherà la provenienza della filiera e del tessuto”.

In questo scenario, dopo due anni particolari legati al Covid e alla maggiore attenzione alla casa, ora il mercato sta continuando a evolversi, mantenendo sempre grande attenzione ai prodotti Made in Italy. “In questo contesto di mercato dinamico – ci ha detto Eustachio Nicoletti, direttore commerciale mondo di Nicoletti Home – lo scorso anno abbiamo registrato una crescita del 25%, un fatturato di 42 milioni di euro, 35 milioni fatti nel mondo e oltre 7 milioni negli Stati Uniti, attraverso la nostra società americana, Italian Homes LLC che distribuisce il marchio Nicoletti negli USA e in Canada. Quindi una crescita importante su tutti i mercati”. E i primi dati sul 2023 confermano i segni più e la tendenza espansiva. “Siamo molto positivi, siamo soddisfatti – ha aggiunto il direttore commerciale – e riteniamo che la crescita ci sarà anche quest’anno”.

E la sensazione di fermento che si percepisce nella fiera milanese sembra confermare la grande attenzione al settore e ai suoi produttori.

Speciale Finlandia, ingresso nella Nato? “Ora siamo più al sicuro”

Speciale Finlandia, ingresso nella Nato? “Ora siamo più al sicuro”Helsinki, 18 apr. (askanews) – L’ingresso della Finlandia nella Nato, deciso lo scorso 4 aprile, viene accolto con favore dai cittadini di Helsinki, sentiti da askanews sulla piazza del Mercato, che affaccia sullo spettacolare porto della capitale finlandese. “Ora siamo più al sicuro”, “è stata un’ottima idea entrare nell’Alleanza atlantica”, ripetono dalla città , che conta appena 700mila abitanti e una distanza di poco più di 4 mila km dalla Russia. Nel centro della città, intorno alla stazione e nella piazza del mercato, c’è un gran via vai. Ma in molti si fermano volentieri, per commentare una decisione che è stata da più parti definita “storica”.

“Penso che sia molto, molto buona la decisione di entrare nella Nato – racconta ad askanews Jary, abitante di Helsinki – ora siamo al sicuro, o meglio più al sicuro. Speriamo che non ci siano delle conseguenze, ma non credo che ce ne saranno. Tutto andrà bene”. La bandiera giallo-blu, quella ucraina, sventola sui principali palazzi della città: dal Comune alla Stazione, dai musei fino ad alcuni palazzi privati. Dopo oltre un anno dall’inizio della guerra, il sostegno della Finlandia a Kiev non è venuto meno. Tutto, qui a Helsinki, parla ancora di Ucraina. “Slava Ukraini, Niet Boinie (Gloria all’Ucraina, no alla guerra)” recita un cartello di un negozio vicino al porto di Helsinki.

“Il popolo finlandese non è molto espansivo – ripetono dalla capitale del Paese scandinavo – e forse non c’è stata molta festa dopo l’annuncio dell’ingresso nell’Alleanza. Ma la gran parte della gente, qui, è molto contenta”. La decisione dell’ingresso nell’Alleanza – la Finlandia è il 31esimo Paese ad aderire – è stata accolta positivamente dalla maggioranza della popolazione. In maniera trasversale: dai giovani ai più anziani, di qualunque classe sociale e politica. “Penso che l’ingresso nella Nato sia una buona idea – dice Marja che abita nella periferia della capitale – perché il mondo sta cambiando e noi siamo i vicini della Russia, i confinanti, quindi l’ingresso nella Nato è una buona cosa”. “Non approvo la guerra – prosegue – penso sia una cosa terribile aver iniziato una guerra come quella, noi sosteniamo l’Ucraina”.

“Penso sia una cosa piuttosto importante, perché abbiamo questo grande paese vicino, vicino ai nostri confini. La Nato è come un fratello maggiore per noi, per essere sicuri”, prosegue un’altra cittadina. “Era necessario, forse è un po’ preoccupante essere ora in questa posizione, ma penso sia una cosa positiva”, gli fa eco una studentessa di lettere. “Se sono preoccupata per la guerra? Sì, certamente. Ci sentiamo tutti un po’ insicuri, ma non credo che si estenderà fino a noi”. “E’ una decisione molto positiva essere entrati nella Nato – sottolinea Virrtali, sulla settantina, abitante di Helsinki -. È stata un’ipotesi per trent’anni e quando la Russia ha invaso l’Ucraina è diventato abbastanza ovvio unirsi alla Nato, soprattutto quando la Russia, a dicembre, ha detto che tutti i vecchi territori russi appartengono all’Impero della Russia. E voi sapete che la Finlandia è stata parte dell’Impero russo”.

“Ora mi sento più sicura, la decisione di aderire alla Nato è una buona soluzione – gli fa eco Erja -. Ad oggi l’Unione Sovietica… no, mi scusi, non l’Unione Sovietica, è la Russia…. la mia memoria è andata all’Unione Sovietica, ma stiamo parlando della Russia ed è imprevedibile. Noi non conosciamo gli obiettivi del signor Putin e che cosa vuole. Ci sono alcuni piani, probabilmente non al governo, ma comunque di costruire un impero molto grande e noi saremo parte di questo impero. E questo non ci suona bene. Non penso che sia una idea di Putin, ma alcune persone lo vorrebbero. E questo non è sicuro per noi”. “Se la guerra mi fa paura? Sono preoccupata, certamente. Sono preoccupata per gli ucraini, è una tortura quella che è in corso. Ci sono molti omicidi, molte violenze sessuali, i bambini vengono rapiti (e portati) in Russia. È terribile, veramente terribile. E continua, continua, continua…”. Di Serena Sartini e Cristina Giuliano

Ceo Poliform: Meloni contenta di toccare con mano nostra realtà

Ceo Poliform: Meloni contenta di toccare con mano nostra realtàMilano, 18 apr. (askanews) – Giorgia Meloni “è stata molto contenta di quello che rappresentiamo per il design dell’Italia nel mondo. E’ stata ben contenta di toccare con mano questa realtà”. Il ceo di Poliform, Giovanni Anzani, racconta la visita, assediata da giornalisti e fotografi, della presidente del Consiglio nel suo stand, questa mattina dopo la cerimonia di inaugurazione della 61esima edizione del Salone del Mobile. Prima tappa del breve tour tra i padiglioni, proprio Poliform dove è stata accompagnata dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè “con cui sono amico da 30 anni, ci teneva a presentarmi la Meloni”.

“Siamo uno dei portabandiera del design italiano nel mondo – ha rimarcato Anzani – Siamo su 95 Paesi, abbiamo 110 monobrand in cui rappresentiamo al meglio l’ingegno, la creatività e la qualità che l’Italia riesce a offrire per cui è stata ben contenta di toccare con mano questa realtà”. Se gli si chiede su cosa si sia soffermata di più, non ha dubbi: “Direi che era molto interessata al discorso armadi come tutte le donne, ma ci ha fatti i complimenti per un tavolo che abbiamo presentato”. “Per noi è stato un bel momento”, ammette il ceo di Poliform che senza giri di modestia ha aggiunto: “Lo sapevamo già che siamo bravi, ma ci ha fatto molto onore la sua visita”.

Ok dall’Europarlamento al nuovo Ets: dazi su CO2

Ok dall’Europarlamento al nuovo Ets: dazi su CO2Strasburgo, 18 apr. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato in via definitiva, oggi a Strasburgo, cinque nuove proposte legislative, dopo gli accordi raggiunti con il Consiglio Ue alla fine del 2022, che fanno parte del pacchetto “Fit for 55”, la strategia dell’Ue per ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra al 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Sono stati così approvati una riforma del sistema europeo di scambio dei permessi di emissione (Ets), che includerà il trasporto aereo e marittimo, i dazi climatici (“meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere”) per l’importazione di energia e di determinati prodotti che provengono da paesi in cui non ci sono sistemi simili all’Ets, e il Fondo sociale per il clima per combattere la “povertà energetica”. La riforma del sistema Ets è stata approvata con 413 voti favorevoli, 167 contrari e 57 astensioni. Le emissioni dei settori economici coperti dall’Ets dovranno essere ridotte del 62% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030. Prevista anche la graduale eliminazione fra il 2026 e il 2034 delle attuali quote gratuite concesse ad alcune imprese europee forti consumatrici di energia. Verrà creato un nuovo sistema “Ets II” per i carburanti usati nel trasporto su strada e per l’energia usata negli edifici, per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati).

Inoltre, verrà inserito nel sistema Ets anche il settore marittimo (misura approvata con 500 voti favorevoli, 131 e 11 astensioni), e vengono rivedute le modalità di partecipazione all’Ets del settore del trasporto aereo, (misura approvata con 463 voti favorevoli, 117 e 64 astensioni), eliminando gradualmente entro il 2026 le quote gratuite oggi disponibili per l’aviazione entro il 2026 e promuovendo l’uso di combustibili alternativi più sostenibili. L’istituzione dei nuovi “dazi climatici” con il nuovo “Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cbam) è stata approvata con 487 voti favorevoli, 81 contrari e 75 astensioni. Obiettivo della misura è incentivare i paesi extraeuropei ad adottare misure equivalenti all’Ets e garantire che non vi sia una delocalizzazione della produzione delle imprese dell’Ue in paesi terzi con politiche climatiche meno ambiziose.

Il nuovo meccanismo include le importazioni di ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. La normativa imporrà alle aziende che importano nell’Ue i prodotti coperti dal sistema Ets di acquistare certificati sulle emissioni di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’Ue. I dazi climatici del Cbam saranno introdoti gradualmente dal 2026 al 2034, e in parallelo vi sarà l’eliminazione progressiva delle quote gratuite nell’Ets. L’accordo con il Consiglio Ue sull’istituzione di un Fondo sociale per il clima (Scf) a partire dal 2026, volto a garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva, è stato adottato con 521 voti favorevoli, 75 e 43 astensioni. A beneficiare del Fondo saranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica. Non appena sarà pienamente operativo, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote dell’Ets II fino a un importo di 65 miliardi di Euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (pari a un totale stimato di 86,7 miliardi di euro).

I testi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio Ue, per poi essere pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrere in vigore 20 giorni dopo.

Monito del G7 agli alleati della Russia: pagheranno un caro prezzo

Monito del G7 agli alleati della Russia: pagheranno un caro prezzoRoma, 18 apr. (askanews) – Gli Stati che forniranno assistenza alla Russia nella sua aggressione armata all’Ucraina pagheranno “un caro prezzo”. Nessuna ambiguità nella dichiarazione finale dei ministri degli Esteri del G7 riuniti a Karuizawa, in Giappone, riguardo alla guerra in Ucraina. Il Gruppo dei Sette grandi sta al fianco di Kiev, conferma l’impegno a rafforzare le sanzioni già attuate contro Mosca e per impedirne l’elusione, e condanna con la massima fermezza l’annuncio del Cremlino di trasferire armi nucleare in Bielorussia, Paese amico e alleato. Una scelta definita “inaccettabile” dai capi della diplomazia, che hanno concluso oggi i due giorni di lavoro nel paese asiatico. “Ribadiamo il nostro appello a terze parti affinché cessino l’assistenza” alla Russia “o affronteranno gravi costi”, si legge nel documento approvato al termine dei colloqui. “Rafforzeremo il nostro coordinamento per prevenire e rispondere a terze parti che forniscono armi alla Russia e continueremo ad agire contro coloro che sostengono materialmente” Mosca, hanno aggiunto i ministri, confermando che non ci sarà “alcuna impunità per crimini di guerra e altre atrocità come gli attacchi della Russia contro i civili e le infrastrutture civili critiche”.

Il G7, hanno sottolineato Antonio Tajani e i suoi colleghi di Francia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito, considera inoltre l’accordo sui cereali del Mar Nero di massima importanza ed esorta la Russia a non limitarne il periodo di validità. “Riconosciamo l’importanza fondamentale delle ‘Corsie di solidarietà’, della ‘Iniziativa per i cereali del Mar Nero’ e della ‘Iniziativa per i cereali dall’Ucraina per sostenere il ripristino del settore agricolo ucraino e per prevenire ulteriori shock del sistema alimentare. Chiediamo alla Russia di smettere di minacciare le forniture alimentari globali e consentire alla Black Sea Grain Initiative di operare al suo massimo potenziale e a tempo indeterminato”, hanno affermato i ministri nella loro dichiarazione. I capi della diplomazia ritengono poi “inaccettabile” la “retorica nucleare irresponsabile” della Russia e la sua minaccia di dispiegare armi in Bielorussia. “Mentre Kiev si prepara a lanciare una controffensiva per riconquistare il suo territorio (…), sosteniamo l’Ucraina”, ha precisato a margine il segretario di Stato americano Antony Blinken. I ministri dei Paesi membri del G7 hanno messo in guardia Pechino dalle sue ambizioni militari nel Mar Cinese Meridionale e hanno sottolineato la loro immutata posizione nei confronti di Taiwan, nonostante le turbolenze legate alle recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron. Durante la sua visita in Cina all’inizio di aprile, il presidente francese ha detto ai media che l’Europa non dovrebbe essere coinvolta in “crisi che non sarebbero (le sue)”, facendo riferimento a Taiwan. Una dichiarazione che aveva irritato alcuni alleati della Francia, prima dell’incontro di Karuizawa. “Non c’è un cambiamento nelle posizioni di fondo dei membri del G7 su Taiwan”, hanno quindi assicurano i capi della diplomazia del gruppo, ritenendo “indispensabile” il mantenimento della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan.

A questo proposito, al termine dei lavori, è intervenuto anche il capo della diplomazia italiana Antonio Tajani. “Per quanto riguarda la situazione nel Mare” della Cina meridionale, “siamo per la stabilità e la pace”, ha detto il ministro. “Non credo sia opportuno né utile per la pace cambiare la situazione attuale. Credo che accendere nuovi focolai di conflitti politici non sia la cosa che chiedono i nostri cittadini. Quindi pur rispettando la Cina, riteniamo che alcune scelte non possono essere condivise”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Nel tentativo di ridurre al minimo divergenze e sfumature delle posizioni nazionali nei confronti di Pechino, durante i due giorni di colloqui in Giappone, i ministri hanno deciso di adottare un linguaggio deciso nei confronti della Cina. Il loro testo della dichiarazione finale evoca così le “preoccupazioni” del G7 riguardo “alla continua e accelerata espansione dell’arsenale nucleare cinese”, e invita il gigante asiatico a lavorare per “la stabilità attraverso una maggiore trasparenza” sulle sue dotazioni. Blinken, a questo proposito, ha assicurato di non avere mai visto una così “grande convergenza” di vedute su Cina e Taiwan da parte del G7. Senza citare Pechino, inoltre, nel comunicato congiunto i ministri si impegnano a rafforzare la cooperazione contro la “coercizione economica” consistente nel limitare il commercio estero o gli investimenti per scopi politici.

Ma se le discussioni sono state chiaramente dominate dalla guerra tra Russia e Ucraina e dalle ambizioni della Cina nell’area Asia-Pacifico, i ministri del G7 hanno toccato anche molte altre questioni e crisi politiche globali. I capi della diplomazia, ad esempio, hanno ingiunto alla Corea del Nord di “astenersi” da nuovi test nucleari e dal lancio di missili balistici. Ed hanno anche “condannato con forza” i combattimenti scoppiati da sabato in Sudan. I ministri hanno lanciato un appello per la “fine immediata” delle ostilità, mentre questi scontri tra l’esercito regolare e le forze paramilitari hanno già provocato quasi 200 morti, secondo un bilancio delle Nazioni unite. I ministri hanno anche chiesto la revoca “immediata” del divieto “inaccettabile” per le donne afgane di lavorare per le ong e l’Onu, emanato questo mese dal governo talebano in Afghanistan. Una richiesta che conferma la posizione della comunità internazionale su questo dossier, ma che è già stata respinta al mittente dal governo dei talebani, che non accetta intrusioni in quello che considera un “affare interno”. Con la conclusione dei lavori a Karuizawa, si attende adesso la riunione dei capi di Stato del G7, prevista a maggio a Hiroshima, la cui storia è profondamente segnata dalla bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti nel 1945. E non è un caso che nel testo dei ministri diffuso oggi ci sia spazio anche per l’impegno del gruppo a “rafforzare disarmo e non proliferazione” per “un mondo più sicuro e più stabile”. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha già espresso il desiderio di discutere lì con i suoi omologhi la possibilità di “un mondo senza armi nucleari”. Tuttavia, la dichiarazione di oggi contiene poche nuove informazioni sulla questione, citando “l’attuale difficile ambiente di sicurezza”.

Il G7 contro gli alleati della Russia: pagheranno un alto prezzo

Il G7 contro gli alleati della Russia: pagheranno un alto prezzoRoma, 18 apr. (askanews) – Gli Stati che forniranno assistenza alla Russia nella sua aggressione armata all’Ucraina pagheranno “un caro prezzo”. Nessuna ambiguità nella dichiarazione finale dei ministri degli Esteri del G7 riuniti a Karuizawa, in Giappone, riguardo alla guerra in Ucraina. Il Gruppo dei Sette grandi sta al fianco di Kiev, conferma l’impegno a rafforzare le sanzioni già attuate contro Mosca e per impedirne l’elusione, e condanna con la massima fermezza l’annuncio del Cremlino di trasferire armi nucleare in Bielorussia, Paese amico e alleato. Una scelta definita “inaccettabile” dai capi della diplomazia, che hanno concluso oggi i due giorni di lavoro nel paese asiatico.

“Ribadiamo il nostro appello a terze parti affinché cessino l’assistenza” alla Russia “o affronteranno gravi costi”, si legge nel documento approvato al termine dei colloqui. “Rafforzeremo il nostro coordinamento per prevenire e rispondere a terze parti che forniscono armi alla Russia e continueremo ad agire contro coloro che sostengono materialmente” Mosca, hanno aggiunto i ministri, confermando che non ci sarà “alcuna impunità per crimini di guerra e altre atrocità come gli attacchi della Russia contro i civili e le infrastrutture civili critiche”. Il G7, hanno sottolineato Antonio Tajani e i suoi colleghi di Francia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania, Regno Unito, considera inoltre l’accordo sui cereali del Mar Nero di massima importanza ed esorta la Russia a non limitarne il periodo di validità. “Riconosciamo l’importanza fondamentale delle ‘Corsie di solidarietà’, della ‘Iniziativa per i cereali del Mar Nero’ e della ‘Iniziativa per i cereali dall’Ucraina’ per sostenere il ripristino del settore agricolo ucraino e per prevenire ulteriori shock del sistema alimentare. Chiediamo alla Russia di smettere di minacciare le forniture alimentari globali e consentire alla Black Sea Grain Initiative di operare al suo massimo potenziale e a tempo indeterminato”, hanno affermato i ministri nella loro dichiarazione.

I capi della diplomazia ritengono poi “inaccettabile” la “retorica nucleare irresponsabile” della Russia e la sua minaccia di dispiegare armi in Bielorussia. “Mentre Kiev si prepara a lanciare una controffensiva per riconquistare il suo territorio (…), sosteniamo l’Ucraina”, ha precisato a margine il segretario di Stato americano Antony Blinken. I ministri dei Paesi membri del G7 hanno messo in guardia Pechino dalle sue ambizioni militari nel Mar Cinese Meridionale e hanno sottolineato la loro immutata posizione nei confronti di Taiwan, nonostante le turbolenze legate alle recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron. Durante la sua visita in Cina all’inizio di aprile, il presidente francese ha detto ai media che l’Europa non dovrebbe essere coinvolta in “crisi che non sarebbero (le sue)”, facendo riferimento a Taiwan. Una dichiarazione che aveva irritato alcuni alleati della Francia, prima dell’incontro di Karuizawa. “Non c’è un cambiamento nelle posizioni di fondo dei membri del G7 su Taiwan”, hanno quindi assicurano i capi della diplomazia del gruppo, ritenendo “indispensabile” il mantenimento della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan.

A questo proposito, al termine dei lavori, è intervenuto anche il capo della diplomazia italiana Antonio Tajani. “Per quanto riguarda la situazione nel Mare” della Cina meridionale, “siamo per la stabilità e la pace”, ha detto il ministro. “Non credo sia opportuno né utile per la pace cambiare la situazione attuale. Credo che accendere nuovi focolai di conflitti politici non sia la cosa che chiedono i nostri cittadini. Quindi pur rispettando la Cina, riteniamo che alcune scelte non possono essere condivise”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Roma, 18 apr. (askanews) – Nel tentativo di ridurre al minimo divergenze e sfumature delle posizioni nazionali nei confronti di Pechino, durante i due giorni di colloqui in Giappone, i ministri hanno deciso di adottare un linguaggio deciso nei confronti della Cina. Il loro testo della dichiarazione finale evoca così le “preoccupazioni” del G7 riguardo “alla continua e accelerata espansione dell’arsenale nucleare cinese”, e invita il gigante asiatico a lavorare per “la stabilità attraverso una maggiore trasparenza” sulle sue dotazioni. Blinken, a questo proposito, ha assicurato di non avere mai visto una così “grande convergenza” di vedute su Cina e Taiwan da parte del G7. Senza citare Pechino, inoltre, nel comunicato congiunto i ministri si impegnano a rafforzare la cooperazione contro la “coercizione economica” consistente nel limitare il commercio estero o gli investimenti per scopi politici.

Ma se le discussioni sono state chiaramente dominate dalla guerra tra Russia e Ucraina e dalle ambizioni della Cina nell’area Asia-Pacifico, i ministri del G7 hanno toccato anche molte altre questioni e crisi politiche globali. I capi della diplomazia, ad esempio, hanno ingiunto alla Corea del Nord di “astenersi” da nuovi test nucleari e dal lancio di missili balistici. Ed hanno anche “condannato con forza” i combattimenti scoppiati da sabato in Sudan. I ministri hanno lanciato un appello per la “fine immediata” delle ostilità, mentre questi scontri tra l’esercito regolare e le forze paramilitari hanno già provocato quasi 200 morti, secondo un bilancio delle Nazioni unite. I ministri hanno anche chiesto la revoca “immediata” del divieto “inaccettabile” per le donne afgane di lavorare per le ong e l’Onu, emanato questo mese dal governo talebano in Afghanistan. Una richiesta che conferma la posizione della comunità internazionale su questo dossier, ma che è già stata respinta al mittente dal governo dei talebani, che non accetta intrusioni in quello che considera un “affare interno”. Con la conclusione dei lavori a Karuizawa, si attende adesso la riunione dei capi di Stato del G7, prevista a maggio a Hiroshima, la cui storia è profondamente segnata dalla bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti nel 1945. E non è un caso che nel testo dei ministri diffuso oggi ci sia spazio anche per l’impegno del gruppo a “rafforzare disarmo e non proliferazione” per “un mondo più sicuro e più stabile”. Il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha già espresso il desiderio di discutere lì con i suoi omologhi la possibilità di “un mondo senza armi nucleari”. Tuttavia, la dichiarazione di oggi contiene poche nuove informazioni sulla questione, citando “l’attuale difficile ambiente di sicurezza”.

Una metropoli di comunità: Fabio Novembre al Fuorisalone con IQOS

Una metropoli di comunità: Fabio Novembre al Fuorisalone con IQOSMilano, 18 apr. (askanews) – Una città avveniristica, immaginata come installazione immersiva, ma anche come spazio di comunità. È questo il progetto che il designer e architetto Fabio Novembre ha realizzato per lo spazio IQOS in occasione del Fuorisalone 2023, partendo dalla forma dell’ultimo dispositivo di nuova generazione di Philip Morris, a cui l’artista ha cambiato la scala.

“Mi sono semplicemente visualizzato questi 17 milioni di utilizzatori di IQOS nel mondo – ha detto Novembre ad askanews – e ho pensato che avevano qualcosa in comune, una passione che li unisce ed è bello ragionare sulle cose che uniscono le persone. Metropolis è veramente questo immaginare le persone unite da una passione comune, e queste passioni possono essere di qualunque tipo. Intanto diamo un credito a questi 17 milioni di persone che hanno abbandonato la combustione, quindi c’è un percorso evolutivo in atto e io sono assolutamente per l’evoluzione”. Per questi dispositivi IQOS ILUMA Novembre ha inoltre disegnato i pattern grafici, dando vita a una limited edition di accessori. E per Philip Morris si rinnova la relazione con la Design Week milanese e il Fuorisalone “Anche in questa edizione – ha spiegato Gianluca Iannelli, Head of Marketing & Digital di Philip Morris Italia – continuiamo con la tradizione degli ultimi anni, affiancandoci ad artisti e designer di fama internazionale. Nelle scorse edizioni abbiamo lavorato con artisti come Felice Limosani o la Truly Design Crew, e loro hanno sempre cercato di lasciarsi affascinare e ispirare dalla community di Iqos, una community che conta oltre due milioni di persone che hanno scelto di condividere la visione di Philip Morris, ossia quella di un futuro senza fumo”.

E i grattacieli di Fabio Novembre sono una delle possibili manifestazioni di questa visione.