Almeno 97 morti tra i civili per gli scontri in SudanRoma, 17 apr. (askanews) – Gli scontri tra l’esercito e i paramilitari in Sudan hanno provocato almeno 97 morti e molti altri feriti. Lo ha riferito il sindacato locale dei medici. “Il bilancio delle vittime tra i civili negli scontri da quando sono scoppiati sabato ha raggiunto le 97 persone”, ha dichiarato l’organizzazione in un comunicato, aggiungendo che questo numero non comprende tutti i morti, poiché molte persone non sono riuscite a raggiungere l’ospedale a causa delle difficoltà di spostamento.
L’Unione africana chiede il cessate il fuoco immediato in SudanRoma, 16 apr. (askanews) – L’Unione africana chiede l’immediato cessate il fuoco alle parti in conflitto in Sudan. Lo si legge in una dichiarazione in cui si preannuncia che il presidente della commissione dell’Ua, Moussa Faki Mahamat, si recherà a Khartum per incontrare le fazioni rivali. “Ribadendo la solidarietà del Consiglio al popolo sudanese nella sua ricerca del ripristino dell’ordine costituzionale attraverso un governo a guida civile e riaffermando nel contempo il costante impegno per il rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale, dell’indipendenza e dell’unità politica della Repubblica del Sudan – si legge nella dichiarazione – e agendo ai sensi dell’articolo 7 del suo protocollo”, l’Unione africana: “Prende atto con grave preoccupazione e allarme degli scontri mortali tra le forze armate sudanesi e le forze di supporto rapido (RSF), che hanno raggiunto un livello pericoloso e potrebbero degenerare in un conflitto in piena regola, compromettendo così i progressi compiuti verso una transizione pacifica alla democrazia e alla stabilità in Sudan”.
“Condanna fermamente lo scontro armato in corso tra le due parti in tutto il Sudan, che ha provocato la perdita di vite umane, il ferimento di civili, compresi gli operatori umanitari internazionali, e la distruzione di proprietà”, aggiunge. “Chiede – prosegue la dichiarazione dell’Unione africana – un cessate il fuoco immediato da parte delle due parti senza condizioni, nell’interesse supremo del Sudan e del suo popolo, al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue e danni a civili innocenti; proteggere i civili, in particolare donne e bambini e fornire sostegno umanitario ai civili coinvolti nel conflitto”. “Chiede alle forze armate sudanesi e alle forze di supporto rapido di adottare rapidamente una soluzione pacifica e un dialogo inclusivo per risolvere le loro divergenze come mezzo per promuovere la stabilità e rispettare i desideri del popolo sudanese per il ripristino della democrazia, del costituzionalismo, dello stato di diritto e libertà”.
“Respinge fermamente qualsiasi interferenza esterna che possa complicare la situazione in Sudan”. “Esorta i paesi della regione e le altre parti interessate a sostenere gli sforzi in corso per riportare il paese nel processo di transizione verso un ordine costituzionale”.
“Chiede al Presidente della Commissione dell’UA di continuare a usare i suoi buoni uffici per impegnarsi con le parti in conflitto al fine di facilitare il dialogo e la risoluzione pacifica del conflitto in Sudan – conclude la dichiarazione – e loda il suo impegno a recarsi immediatamente in Sudan per coinvolgere le parti verso un cessate il fuoco”.
Putin: la Pasqua dà speranza, ispira buone azioniRoma, 16 apr. (askanews) – Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con i cristiani ortodossi e i cittadini russi in occasione della Pasqua ortodossa, affermando che la festa dà speranza ai credenti, ispira buoni pensieri e azioni e serve a stabilire alti ideali e valori morali nella società. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.
Putin ha partecipato al servizio pasquale di mezzanotte presso la Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. “La meravigliosa e tanto amata festa pasquale riempie di speranza il cuore dei credenti, ispira pensieri gentili e buone azioni e serve a promuovere ideali e valori altamente morali nella società. In questa vacanza primaverile, con un sentimento di profonda soddisfazione, vorrei sottolineare gli sforzi costruttivi e veramente disinteressati della Chiesa ortodossa russa e delle altre confessioni cristiane, volti a preservare il nostro immenso patrimonio storico e culturale, risolvere grandi problemi sociali, valorizzare il istituzione della famiglia, educare le giovani generazioni e armonizzare le relazioni interreligiose e interetniche”, ha detto Putin in un telegramma pubblicato dal Cremlino. Il presidente ha aggiunto che la chiesa ha sempre condiviso gioie e difficoltà con le persone.
Quest’anno, i cristiani ortodossi celebrano la Pasqua il 16 aprile.
Tajani ha incontrato il ministro degli Esteri giapponese HayashiRoma, 16 apr. (askanews) – Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto oggi, alla vigilia della riunione ministeriale del G7, un incontro bilaterale a Karuizawa, nella prefettura giapponese di Nagano, con il ministro degli Esteri nipponico Yoshimasa Hayashi. L’ha annunciato lo stesso Tajani su Twitter.
“A Karuizawa per il G7, amichevole incontro con il Min. degli Esteri Hayashi”, ha scritto il ministro italiano. Tajani ha segnalato che c’è “sintonia su temi internazionali, cooperazione nel campo industriale, della difesa e culturale”.
L’Italia – ha affermato ancora Tajani – “sarà sempre più presente nell’Indo-Pacifico, il Giappone è nostro alleato strategico nella regione”.
Dalla ministeriale G7 sul clima tanti impegni ma nessuna nuova scadenzaRoma, 16 apr. (askanews) – Il G7 si è impegnato oggi ad abbandonare i combustibili fossili più velocemente e ha esortato altri paesi a seguire l’esempio, ma non è riuscito a concordare nuove scadenze per porre fine al ricorso a fonti di energia inquinanti come il carbone. Un impegno senza denti, però, quello che esce dalla riunione ministeriale che si è tenuta a Sapporo, nel nord del Giappone.
Il linguaggio utilizzato nel comunicato finale licenziato dopo la riunione, in realtà, riflette le profonde differenze esistenti tra i Sette in merito al fragile equilibrio necessario all’azione per il clima e il mantenimento di una sicurezza energetica. Dopo due giorni di colloqui, i ministri del clima e dell’ambiente del blocco hanno promesso di “accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili senza sosta in modo da raggiungere lo zero netto nei sistemi energetici entro il 2050 al più tardi” e di “invitare altri a unirsi a noi nel compiere la stessa azione”.
Ma, al di là degli impegni di principio, non sono state fornite nuove scadenze rispetto a quelle già fissate, compresa quella di porre termine in gran parte all’uso di combustibili fossili per la generazione elettrica entro il 2035. Il ministro francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher ha affermato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse – che la formulazione di “eliminazione graduale” è comunque un “forte passo avanti” in vista dei vertici del G20 e della COP28 di quest’anno. “Il progresso più importante che abbiamo fatto – ha proseguito – è chiaramente il fatto che accettiamo di abbandonare i combustibili fossili senza compensazione di carbonio”.
Gran Bretagna e Francia avevano proposto il nuovo obiettivo di porre fine all’energia a carbone “senza sosta” – che non prende provvedimenti per compensare le emissioni – nei sistemi elettrici del G7 in questo decennio. Ma eventi come la guerra in Ucraina hanno portato altri membri, tra i quali anche il presidente di turno del G7, cioè il Giappone, e gli Stati uniti, a dire no a questa formulazione. Il G7 quindi continuerà ad avere come orizzonte temporale per passare a emissioni zero nette il 2050.
I ministri sono stati messi pressione per annunciare passi più ambiziosi dopo che un importante rapporto sul clima delle Nazioni unite ha avvertito il mese scorso che si potrebbero registrare aumenti di 1,5° C della temperatura media in circa un decennio senza un’azione “rapida e di vasta portata”. Tuttavia i leader del G7 hanno affermato lo scorso anno che le “circostanze eccezionali” della guerra in Ucraina hanno reso gli investimenti nel gas “appropriati come risposta temporanea”. La dichiarazione di oggi contiene un linguaggio simile, ma stabilisce anche più parametri attorno a tali investimenti e sottolinea il “bisogno primario” di “riduzione della domanda di gas”. Il ministro dell’Energia giapponese Yasutoshi Nishimura, che ha presieduto la riunione, si è detto soddisfatto della dichiarazione finale. “Durante questa crisi energetica senza precedenti, è necessario che facciamo progressi contemporaneamente sulla questione del cambiamento climatico e sulla sicurezza energetica”, ha sostenuto, dicendosi contento che il G7 abbia riconosciuto “percorsi diversi” verso la neutralità carbonica. Il Giappone, tuttavia, ha anche subito una sconfitta, perché il gruppo ha ritirato la sua approvazione esplicita alla strategia di bruciare idrogeno e ammoniaca assieme ai combustibili fossili per ridurre le emissioni. Nel comunicato si segnala solo che “alcuni paesi stanno esplorando” l potenziale dell’idrogeno. Anche i tentativi di impegnarsi a dimezzare le emissioni dei veicoli nel G7 entro il 2035 sono falliti, ma il gruppo si è impegnato per la prima volta a porre fine al nuovo inquinamento da plastica entro il 2040
Clima: dalla ministeriale G7 impegni, ma nessuna nuova scadenzaRoma, 16 apr. (askanews) – Il G7 si è impegnato oggi ad abbandonare i combustibili fossili più velocemente e ha esortato altri paesi a seguire l’esempio, ma non è riuscito a concordare nuove scadenze per porre fine al ricorso a fonti di energia inquinanti come il carbone. Un impegno senza denti, però, quello che esce dalla riunione ministeriale che si è tenuta a Sapporo, nel nord del Giappone.
Il linguaggio utilizzato nel comunicato finale licenziato dopo la riunione, in realtà, riflette le profonde differenze esistenti tra i Sette in merito al fragile equilibrio necessario all’azione per il clima e il mantenimento di una sicurezza energetica. Dopo due giorni di colloqui, i ministri del clima e dell’ambiente del blocco hanno promesso di “accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili senza sosta in modo da raggiungere lo zero netto nei sistemi energetici entro il 2050 al più tardi” e di “invitare altri a unirsi a noi nel compiere la stessa azione”.
Ma, al di là degli impegni di principio, non sono state fornite nuove scadenze rispetto a quelle già fissate, compresa quella di porre termine in gran parte all’uso di combustibili fossili per la generazione elettrica entro il 2035. Il ministro francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher ha affermato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse – che la formulazione di “eliminazione graduale” è comunque un “forte passo avanti” in vista dei vertici del G20 e della COP28 di quest’anno. “Il progresso più importante che abbiamo fatto – ha proseguito – è chiaramente il fatto che accettiamo di abbandonare i combustibili fossili senza compensazione di carbonio”.
Gran Bretagna e Francia avevano proposto il nuovo obiettivo di porre fine all’energia a carbone “senza sosta” – che non prende provvedimenti per compensare le emissioni – nei sistemi elettrici del G7 in questo decennio. Ma eventi come la guerra in Ucraina hanno portato altri membri, tra i quali anche il presidente di turno del G7, cioè il Giappone, e gli Stati uniti, a dire no a questa formulazione. Il G7 quindi continuerà ad avere come orizzonte temporale per passare a emissioni zero nette il 2050.
I ministri sono stati messi pressione per annunciare passi più ambiziosi dopo che un importante rapporto sul clima delle Nazioni unite ha avvertito il mese scorso che si potrebbero registrare aumenti di 1,5° C della temperatura media in circa un decennio senza un’azione “rapida e di vasta portata”. Tuttavia i leader del G7 hanno affermato lo scorso anno che le “circostanze eccezionali” della guerra in Ucraina hanno reso gli investimenti nel gas “appropriati come risposta temporanea”. La dichiarazione di oggi contiene un linguaggio simile, ma stabilisce anche più parametri attorno a tali investimenti e sottolinea il “bisogno primario” di “riduzione della domanda di gas”. Il ministro dell’Energia giapponese Yasutoshi Nishimura, che ha presieduto la riunione, si è detto soddisfatto della dichiarazione finale. “Durante questa crisi energetica senza precedenti, è necessario che facciamo progressi contemporaneamente sulla questione del cambiamento climatico e sulla sicurezza energetica”, ha sostenuto, dicendosi contento che il G7 abbia riconosciuto “percorsi diversi” verso la neutralità carbonica. Il Giappone, tuttavia, ha anche subito una sconfitta, perché il gruppo ha ritirato la sua approvazione esplicita alla strategia di bruciare idrogeno e ammoniaca assieme ai combustibili fossili per ridurre le emissioni. Nel comunicato si segnala solo che “alcuni paesi stanno esplorando” l potenziale dell’idrogeno. Anche i tentativi di impegnarsi a dimezzare le emissioni dei veicoli nel G7 entro il 2035 sono falliti, ma il gruppo si è impegnato per la prima volta a porre fine al nuovo inquinamento da plastica entro il 2040
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede la fine delle ostilità in SudanRoma, 16 apr. (askanews) – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la fine delle violenze in Sudan e ha esortato le parti in conflitto a cessare le ostilità.
Scontri tra l’esercito regolare sudanese e le Forze di supporto rapido (RSF) sono scoppiati sabato nella capitale sudanese di Khartoum e in altre parti del Paese. Le forze governative hanno accusato le RSF di ammutinamento e hanno lanciato attacchi aerei contro le loro basi. L’RSF ha rivendicato il controllo del palazzo presidenziale di Khartoum e degli aeroporti di Khartoum e Merowe. L’esercito nazionale ha negato l’acquisizione del palazzo presidenziale e ha detto che stava bombardando le basi delle RSF vicino a Khartoum. Decine di persone non morte negli scontri e centinaia sono state ferite. “I membri del Consiglio di sicurezza hanno espresso profonda preoccupazione per gli scontri militari tra le forze armate sudanesi e le forze di supporto rapido e hanno espresso il loro rammarico per la perdita di vite umane e feriti, anche tra i civili”, ha affermato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in una dichiarazione. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire un accesso umanitario sicuro in Sudan durante gli scontri. “I membri del Consiglio di sicurezza – continua la dichiarazione – hanno esortato le parti a cessare immediatamente le ostilità, ripristinare la calma e hanno invitato tutti gli attori a riprendere il dialogo per risolvere l’attuale crisi in Sudan.
Jean Marie Le Pen è ricoverato in gravi condizioni in ospedale dopo un maloreRoma, 16 apr. (askanews) – Jean-Marie Le Pen, 94 anni, è ricoverato nella regione parigina, ha appreso il giornale francese Le Figaro, confermando le informazioni di Point. Il fondatore del Fronte nazionale soffre “di grande stanchezza, forse di natura cardiaca”, sottolineano i colleghi. “La sua famiglia e i suoi cari sono preoccupati ma tranquilli”, ha aggiunto all’AFP il suo consigliere Lorrain de Saint Affrique.
Jean-Marie Le Pen – si ricorda – è stato presidente del Front National dal 1972 al 2011, quando passò il testimone a sua figlia Marine. Nel 2002 si qualificò al secondo turno delle elezioni presidenziali contro Jacques Chirac, ma perse con il 17,8% dei voti. È stato presidente onorario del partito fino al 2018, nonostante la sua esclusione due anni prima. Soprannominato il “menhir” è stato eurodeputato fino al 2019 ed era stato ricoverato in ospedale nel febbraio 2022 dopo una “lieve forma di ictus”. Secondo quanto riferito dal settimanale francese Le Point, che per primo ha dato la notizia nella tarda serata di ieri, le condizioni di salute di Jean Marie Le Pen sono ritenute gravi dai medici che hanno in cura il fondatore del Front National. Il leader per tanti anni della estrema destra transalpina prima del malore delle ultime ore non aveva avuto alcun tipo di problema e la scorsa settimana aveva ricevuto dei giornalisti per una serie di interviste.
In Sudan scontri tra esercito e forze paramilitari a KhartoumRoma, 15 apr. (askanews) – Aerei militari sorvolano Khartoum nel corso dei violenti scontri scoppiati oggi nella capitale e nel nord del Sudan dopo le crescenti tensioni tra i vertici della giunta militare che guida il Paese dal golpe dell’ottobre del 2021.
Le Forze paramilitari di supporto rapido, comandate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemetti, attuale vice presidente della giunta, hanno accusato oggi l’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, presidente della giunta, di aver attaccato il loro quartier generale nella zona meridionale di Khartoum, innescando le violenze. Accusa respinta dall’esercito che ha a sua volta puntato il dito contro i paramilitari per l’inizio delle ostilità. Stando a quanto riportato dai media sudanesi, i combattimenti sono iniziati a Soba, a sud di Khartoum, dove si trova la base delle forze di supporto rapido, per poi estendersi alle aree attorno al palazzo presidenziale, al comando dell’esercito e ai quartieri dove si trovano alcune postazioni militari. Scontri sono scoppiati anche nei pressi della base aerea di Merowe, nel nord del Sudan.
Le forze paramilitari hanno subito annunciato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum, del palazzo presidenziale e della base di Merowe. Ma il portavoce dell’esercito ha bollato come “bugie” tali dichiarazioni. “Le forze ribelli di supporto rapido hanno diffuso bugie sull’attacco alle loro posizioni per coprire la loro rivolta”, ha detto il portavoce dell’esercito, Nabil Abdallah. In una nota, l’esercito sudanese ha poi annunciato “operazioni dell’aviazione” contro i tentativi del “nemico” di prendere il controllo di siti strategici a Khartoum, rivendicando di avere ancora il controllo di “tutte le basi e di tutti gli aeroporti”. Sui social media, diversi utenti hanno pubblicato i filmati che mostrano caccia volare sulla capitale.
“L’aviazione sta distruggendo i campi delle forze di supporto rapido di Taiba e Soba e sta dando la caccia ai membri delle forze paramilitari che stanno tentando di mischiarsi ai civili”, ha precisato l’esercito in una nota. Giovedì scorso, il portavoce dell’esercito aveva ammonito sul rischio di violenze a fronte del dispiegamento “non autorizzato e non coordinato con l’esercito” delle forze di Hemetti nella capitale e vicino alla base di Merowe. Uno sviluppo avvenuto a fronte dello stallo del processo politico in corso per ripristinare un governo civile nel Paese, causato proprio dal mancato accordo sull’integrazione delle Forze di supporto rapido nell’esercito nazionale.
Solo ieri, i leader di tre gruppi armati sudanesi, firmatari dell’accordo di pace di Juba e protagonisti di un’azione di mediazione, avevano annunciato che Hemetti e Al-Burahn erano pronti a risolvere la crisi. “Seguo con attenzione quanto sta succedendo a Khartoum. La nostra Ambasciata, pienamente operativa, ha avvisato i connazionali di restare in casa. L’Unità di Crisi monitora gli sviluppi. Appello al dialogo e a cessare le violenze”. Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani a proposito dei violenti scontri tra l’esercito e le forze paramilitari in corso in Sudan.
In Sudan le forze paramilitari dicono di aver preso il controllo dell’aeroporto di KhartoumRoma, 15 apr. (askanews) – Le forze paramilitari di supporto rapido sudanesi hanno dichiarato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum e della base di Merowe, nel nord del Paese, sostenendo di aver respinto gli attacchi lanciati oggi dall’esercito sudanese.
“Le forze di supporto rapido si sono difese e hanno risposto alle forze ostili, infliggendo loro pesanti perdite – si legge nella dichiarazione diffusa sull’account Twitter – sono riuscite a prendere il controllo dell’aeroporto e della base di Merowe. Hanno cacciato gli aggressori dal quartier generale di Soba (nel sud di Khartoum, ndr) e hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum”. Le forze paramilitari di supporto rapido sudanesi hanno dichiarato di aver preso il palazzo presidenziale di Khartoum, oltre all’aeroporto internazionale della capitale sudanese, negli scontri scoppiati oggi con l’esercito. Lo hanno annunciato su Twitter.