La Francia ha confermato il ‘no’ all’estradizione di 10 ex Br. Nordio: penso alle vittime
La Francia ha confermato il ‘no’ all’estradizione di 10 ex Br. Nordio: penso alle vittime
Roma, 28 mar. (askanews) – La Corte di Cassazione francese ha confermato martedì 28 marzo il rifiuto di estradare dieci ex attivisti italiani di estrema sinistra residenti in Francia da diversi decenni e denunciati da Roma per atti qualificati come terrorismo commessi durante gli “anni di piombo”, annunciando in un comunicato stampa.
La massima corte della magistratura convalida così definitivamente la decisione della Corte d’appello di Parigi, che si è opposta nel giugno 2022 alla consegna all’Italia di queste due donne e otto uomini. La Corte d’Appello ha fondato la sua decisione sul rispetto del diritto alla vita privata e familiare nonché del diritto a un equo processo, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, aveva presentato ricorsi per contestare la posizione della camera istruttoria. Rémy Heitz riteneva che avrebbero dovuto essere ordinate ulteriori passi per garantire che coloro che erano stati processati in loro assenza avrebbero beneficiato di un nuovo processo se fossero stati consegnati all’Italia. Ha inoltre ritenuto che l’estradizione degli attivisti non costituirebbe un attacco sproporzionato al diritto alla vita privata e familiare. La Corte di Cassazione ha rigettato i suoi ricorsi, “ritenendo sufficienti le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità”. “Il parere sfavorevole sulle richieste di estradizione è quindi definitivo”, si precisa nel comunicato. “È un enorme sollievo. La giustizia è resa in pace e diritto, questo è assolutamente ciò che era necessario “, ha reagito ad AFP Me Irène Terrel, avvocato di sette attivisti, tra cui la media Marina Petrella.
L’Italia chiedeva a questi dieci ex attivisti le condanne residue legate a condanne per il loro coinvolgimento in atti di natura terroristica commessi durante gli “anni di piombo”, dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’80. I dieci hanno ricostruito le loro vite in Francia per diversi decenni paese dove si sentivano protetti dalla dottrina Mitterrand: il presidente socialista (1981-1995) si era impegnato a non estradare ex attivisti che avevano rotto con il loro passato. Ma nella primavera del 2021 il presidente Emmanuel Macron aveva deciso di promuovere l’esecuzione delle richieste di estradizione di questi sei ex Brigate rosse e quattro ex appartenenti a gruppi armati, rinnovate un anno prima da Roma. Un tempo di violente lotte sociali, gli “anni di piombo” furono segnati da un’escalation tra l’estrema destra e l’estrema sinistra e provocarono più di 360 morti attribuite a entrambe le parti, migliaia di feriti, 10.000 arresti e 5.000 condanne. “Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l’estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo. L’Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste”. Così il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dopo la sentenza della Corte di Cassazione francese in merito alla richiesta di estradizione di ex brigatisti italiani.
“Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell’Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Con lui – ha aggiunto Nordio, in una nota – ho avuto anche un colloquio telefonico. Il Ministro Dupond-Moretti ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del Governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie”. “Ho vissuto da pubblico ministero in prima persona quegli anni drammatici e oggi – aggiunge il Guardasigilli – il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all’intero Paese, una risposta dalla giustizia francese. Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora ‘senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità’”, ha aggiunto Nordio.