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Dalla ministeriale G7 sul clima tanti impegni ma nessuna nuova scadenza

Dalla ministeriale G7 sul clima tanti impegni ma nessuna nuova scadenzaRoma, 16 apr. (askanews) – Il G7 si è impegnato oggi ad abbandonare i combustibili fossili più velocemente e ha esortato altri paesi a seguire l’esempio, ma non è riuscito a concordare nuove scadenze per porre fine al ricorso a fonti di energia inquinanti come il carbone. Un impegno senza denti, però, quello che esce dalla riunione ministeriale che si è tenuta a Sapporo, nel nord del Giappone.

Il linguaggio utilizzato nel comunicato finale licenziato dopo la riunione, in realtà, riflette le profonde differenze esistenti tra i Sette in merito al fragile equilibrio necessario all’azione per il clima e il mantenimento di una sicurezza energetica. Dopo due giorni di colloqui, i ministri del clima e dell’ambiente del blocco hanno promesso di “accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili senza sosta in modo da raggiungere lo zero netto nei sistemi energetici entro il 2050 al più tardi” e di “invitare altri a unirsi a noi nel compiere la stessa azione”.

Ma, al di là degli impegni di principio, non sono state fornite nuove scadenze rispetto a quelle già fissate, compresa quella di porre termine in gran parte all’uso di combustibili fossili per la generazione elettrica entro il 2035. Il ministro francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher ha affermato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse – che la formulazione di “eliminazione graduale” è comunque un “forte passo avanti” in vista dei vertici del G20 e della COP28 di quest’anno. “Il progresso più importante che abbiamo fatto – ha proseguito – è chiaramente il fatto che accettiamo di abbandonare i combustibili fossili senza compensazione di carbonio”.

Gran Bretagna e Francia avevano proposto il nuovo obiettivo di porre fine all’energia a carbone “senza sosta” – che non prende provvedimenti per compensare le emissioni – nei sistemi elettrici del G7 in questo decennio. Ma eventi come la guerra in Ucraina hanno portato altri membri, tra i quali anche il presidente di turno del G7, cioè il Giappone, e gli Stati uniti, a dire no a questa formulazione. Il G7 quindi continuerà ad avere come orizzonte temporale per passare a emissioni zero nette il 2050.

I ministri sono stati messi pressione per annunciare passi più ambiziosi dopo che un importante rapporto sul clima delle Nazioni unite ha avvertito il mese scorso che si potrebbero registrare aumenti di 1,5° C della temperatura media in circa un decennio senza un’azione “rapida e di vasta portata”. Tuttavia i leader del G7 hanno affermato lo scorso anno che le “circostanze eccezionali” della guerra in Ucraina hanno reso gli investimenti nel gas “appropriati come risposta temporanea”. La dichiarazione di oggi contiene un linguaggio simile, ma stabilisce anche più parametri attorno a tali investimenti e sottolinea il “bisogno primario” di “riduzione della domanda di gas”. Il ministro dell’Energia giapponese Yasutoshi Nishimura, che ha presieduto la riunione, si è detto soddisfatto della dichiarazione finale. “Durante questa crisi energetica senza precedenti, è necessario che facciamo progressi contemporaneamente sulla questione del cambiamento climatico e sulla sicurezza energetica”, ha sostenuto, dicendosi contento che il G7 abbia riconosciuto “percorsi diversi” verso la neutralità carbonica. Il Giappone, tuttavia, ha anche subito una sconfitta, perché il gruppo ha ritirato la sua approvazione esplicita alla strategia di bruciare idrogeno e ammoniaca assieme ai combustibili fossili per ridurre le emissioni. Nel comunicato si segnala solo che “alcuni paesi stanno esplorando” l potenziale dell’idrogeno. Anche i tentativi di impegnarsi a dimezzare le emissioni dei veicoli nel G7 entro il 2035 sono falliti, ma il gruppo si è impegnato per la prima volta a porre fine al nuovo inquinamento da plastica entro il 2040

Clima: dalla ministeriale G7 impegni, ma nessuna nuova scadenza

Clima: dalla ministeriale G7 impegni, ma nessuna nuova scadenzaRoma, 16 apr. (askanews) – Il G7 si è impegnato oggi ad abbandonare i combustibili fossili più velocemente e ha esortato altri paesi a seguire l’esempio, ma non è riuscito a concordare nuove scadenze per porre fine al ricorso a fonti di energia inquinanti come il carbone. Un impegno senza denti, però, quello che esce dalla riunione ministeriale che si è tenuta a Sapporo, nel nord del Giappone.

Il linguaggio utilizzato nel comunicato finale licenziato dopo la riunione, in realtà, riflette le profonde differenze esistenti tra i Sette in merito al fragile equilibrio necessario all’azione per il clima e il mantenimento di una sicurezza energetica. Dopo due giorni di colloqui, i ministri del clima e dell’ambiente del blocco hanno promesso di “accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili senza sosta in modo da raggiungere lo zero netto nei sistemi energetici entro il 2050 al più tardi” e di “invitare altri a unirsi a noi nel compiere la stessa azione”.

Ma, al di là degli impegni di principio, non sono state fornite nuove scadenze rispetto a quelle già fissate, compresa quella di porre termine in gran parte all’uso di combustibili fossili per la generazione elettrica entro il 2035. Il ministro francese per la transizione energetica Agnes Pannier-Runacher ha affermato – secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse – che la formulazione di “eliminazione graduale” è comunque un “forte passo avanti” in vista dei vertici del G20 e della COP28 di quest’anno. “Il progresso più importante che abbiamo fatto – ha proseguito – è chiaramente il fatto che accettiamo di abbandonare i combustibili fossili senza compensazione di carbonio”.

Gran Bretagna e Francia avevano proposto il nuovo obiettivo di porre fine all’energia a carbone “senza sosta” – che non prende provvedimenti per compensare le emissioni – nei sistemi elettrici del G7 in questo decennio. Ma eventi come la guerra in Ucraina hanno portato altri membri, tra i quali anche il presidente di turno del G7, cioè il Giappone, e gli Stati uniti, a dire no a questa formulazione. Il G7 quindi continuerà ad avere come orizzonte temporale per passare a emissioni zero nette il 2050.

I ministri sono stati messi pressione per annunciare passi più ambiziosi dopo che un importante rapporto sul clima delle Nazioni unite ha avvertito il mese scorso che si potrebbero registrare aumenti di 1,5° C della temperatura media in circa un decennio senza un’azione “rapida e di vasta portata”. Tuttavia i leader del G7 hanno affermato lo scorso anno che le “circostanze eccezionali” della guerra in Ucraina hanno reso gli investimenti nel gas “appropriati come risposta temporanea”. La dichiarazione di oggi contiene un linguaggio simile, ma stabilisce anche più parametri attorno a tali investimenti e sottolinea il “bisogno primario” di “riduzione della domanda di gas”. Il ministro dell’Energia giapponese Yasutoshi Nishimura, che ha presieduto la riunione, si è detto soddisfatto della dichiarazione finale. “Durante questa crisi energetica senza precedenti, è necessario che facciamo progressi contemporaneamente sulla questione del cambiamento climatico e sulla sicurezza energetica”, ha sostenuto, dicendosi contento che il G7 abbia riconosciuto “percorsi diversi” verso la neutralità carbonica. Il Giappone, tuttavia, ha anche subito una sconfitta, perché il gruppo ha ritirato la sua approvazione esplicita alla strategia di bruciare idrogeno e ammoniaca assieme ai combustibili fossili per ridurre le emissioni. Nel comunicato si segnala solo che “alcuni paesi stanno esplorando” l potenziale dell’idrogeno. Anche i tentativi di impegnarsi a dimezzare le emissioni dei veicoli nel G7 entro il 2035 sono falliti, ma il gruppo si è impegnato per la prima volta a porre fine al nuovo inquinamento da plastica entro il 2040

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede la fine delle ostilità in Sudan

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede la fine delle ostilità in SudanRoma, 16 apr. (askanews) – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la fine delle violenze in Sudan e ha esortato le parti in conflitto a cessare le ostilità.

Scontri tra l’esercito regolare sudanese e le Forze di supporto rapido (RSF) sono scoppiati sabato nella capitale sudanese di Khartoum e in altre parti del Paese. Le forze governative hanno accusato le RSF di ammutinamento e hanno lanciato attacchi aerei contro le loro basi. L’RSF ha rivendicato il controllo del palazzo presidenziale di Khartoum e degli aeroporti di Khartoum e Merowe. L’esercito nazionale ha negato l’acquisizione del palazzo presidenziale e ha detto che stava bombardando le basi delle RSF vicino a Khartoum. Decine di persone non morte negli scontri e centinaia sono state ferite. “I membri del Consiglio di sicurezza hanno espresso profonda preoccupazione per gli scontri militari tra le forze armate sudanesi e le forze di supporto rapido e hanno espresso il loro rammarico per la perdita di vite umane e feriti, anche tra i civili”, ha affermato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in una dichiarazione. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha inoltre sottolineato l’importanza di garantire un accesso umanitario sicuro in Sudan durante gli scontri. “I membri del Consiglio di sicurezza – continua la dichiarazione – hanno esortato le parti a cessare immediatamente le ostilità, ripristinare la calma e hanno invitato tutti gli attori a riprendere il dialogo per risolvere l’attuale crisi in Sudan.

Jean Marie Le Pen è ricoverato in gravi condizioni in ospedale dopo un malore

Jean Marie Le Pen è ricoverato in gravi condizioni in ospedale dopo un maloreRoma, 16 apr. (askanews) – Jean-Marie Le Pen, 94 anni, è ricoverato nella regione parigina, ha appreso il giornale francese Le Figaro, confermando le informazioni di Point. Il fondatore del Fronte nazionale soffre “di grande stanchezza, forse di natura cardiaca”, sottolineano i colleghi. “La sua famiglia e i suoi cari sono preoccupati ma tranquilli”, ha aggiunto all’AFP il suo consigliere Lorrain de Saint Affrique.

Jean-Marie Le Pen – si ricorda – è stato presidente del Front National dal 1972 al 2011, quando passò il testimone a sua figlia Marine. Nel 2002 si qualificò al secondo turno delle elezioni presidenziali contro Jacques Chirac, ma perse con il 17,8% dei voti. È stato presidente onorario del partito fino al 2018, nonostante la sua esclusione due anni prima. Soprannominato il “menhir” è stato eurodeputato fino al 2019 ed era stato ricoverato in ospedale nel febbraio 2022 dopo una “lieve forma di ictus”. Secondo quanto riferito dal settimanale francese Le Point, che per primo ha dato la notizia nella tarda serata di ieri, le condizioni di salute di Jean Marie Le Pen sono ritenute gravi dai medici che hanno in cura il fondatore del Front National. Il leader per tanti anni della estrema destra transalpina prima del malore delle ultime ore non aveva avuto alcun tipo di problema e la scorsa settimana aveva ricevuto dei giornalisti per una serie di interviste.

In Sudan scontri tra esercito e forze paramilitari a Khartoum

In Sudan scontri tra esercito e forze paramilitari a KhartoumRoma, 15 apr. (askanews) – Aerei militari sorvolano Khartoum nel corso dei violenti scontri scoppiati oggi nella capitale e nel nord del Sudan dopo le crescenti tensioni tra i vertici della giunta militare che guida il Paese dal golpe dell’ottobre del 2021.

Le Forze paramilitari di supporto rapido, comandate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemetti, attuale vice presidente della giunta, hanno accusato oggi l’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, presidente della giunta, di aver attaccato il loro quartier generale nella zona meridionale di Khartoum, innescando le violenze. Accusa respinta dall’esercito che ha a sua volta puntato il dito contro i paramilitari per l’inizio delle ostilità. Stando a quanto riportato dai media sudanesi, i combattimenti sono iniziati a Soba, a sud di Khartoum, dove si trova la base delle forze di supporto rapido, per poi estendersi alle aree attorno al palazzo presidenziale, al comando dell’esercito e ai quartieri dove si trovano alcune postazioni militari. Scontri sono scoppiati anche nei pressi della base aerea di Merowe, nel nord del Sudan.

Le forze paramilitari hanno subito annunciato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum, del palazzo presidenziale e della base di Merowe. Ma il portavoce dell’esercito ha bollato come “bugie” tali dichiarazioni. “Le forze ribelli di supporto rapido hanno diffuso bugie sull’attacco alle loro posizioni per coprire la loro rivolta”, ha detto il portavoce dell’esercito, Nabil Abdallah. In una nota, l’esercito sudanese ha poi annunciato “operazioni dell’aviazione” contro i tentativi del “nemico” di prendere il controllo di siti strategici a Khartoum, rivendicando di avere ancora il controllo di “tutte le basi e di tutti gli aeroporti”. Sui social media, diversi utenti hanno pubblicato i filmati che mostrano caccia volare sulla capitale.

“L’aviazione sta distruggendo i campi delle forze di supporto rapido di Taiba e Soba e sta dando la caccia ai membri delle forze paramilitari che stanno tentando di mischiarsi ai civili”, ha precisato l’esercito in una nota. Giovedì scorso, il portavoce dell’esercito aveva ammonito sul rischio di violenze a fronte del dispiegamento “non autorizzato e non coordinato con l’esercito” delle forze di Hemetti nella capitale e vicino alla base di Merowe. Uno sviluppo avvenuto a fronte dello stallo del processo politico in corso per ripristinare un governo civile nel Paese, causato proprio dal mancato accordo sull’integrazione delle Forze di supporto rapido nell’esercito nazionale.

Solo ieri, i leader di tre gruppi armati sudanesi, firmatari dell’accordo di pace di Juba e protagonisti di un’azione di mediazione, avevano annunciato che Hemetti e Al-Burahn erano pronti a risolvere la crisi. “Seguo con attenzione quanto sta succedendo a Khartoum. La nostra Ambasciata, pienamente operativa, ha avvisato i connazionali di restare in casa. L’Unità di Crisi monitora gli sviluppi. Appello al dialogo e a cessare le violenze”. Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri Antonio Tajani a proposito dei violenti scontri tra l’esercito e le forze paramilitari in corso in Sudan.

In Sudan le forze paramilitari dicono di aver preso il controllo dell’aeroporto di Khartoum

In Sudan le forze paramilitari dicono di aver preso il controllo dell’aeroporto di KhartoumRoma, 15 apr. (askanews) – Le forze paramilitari di supporto rapido sudanesi hanno dichiarato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum e della base di Merowe, nel nord del Paese, sostenendo di aver respinto gli attacchi lanciati oggi dall’esercito sudanese.

“Le forze di supporto rapido si sono difese e hanno risposto alle forze ostili, infliggendo loro pesanti perdite – si legge nella dichiarazione diffusa sull’account Twitter – sono riuscite a prendere il controllo dell’aeroporto e della base di Merowe. Hanno cacciato gli aggressori dal quartier generale di Soba (nel sud di Khartoum, ndr) e hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Khartoum”. Le forze paramilitari di supporto rapido sudanesi hanno dichiarato di aver preso il palazzo presidenziale di Khartoum, oltre all’aeroporto internazionale della capitale sudanese, negli scontri scoppiati oggi con l’esercito. Lo hanno annunciato su Twitter. 

Macron ha promulgato la legge che riforma le pensioni in Francia

Macron ha promulgato la legge che riforma le pensioni in FranciaRoma, 15 apr. (askanews) – Il presidente francese Emanuel Macron ha promulgato nella notte la controversa riforma delle pensioni, dopo la convalida arrivata ieri dal Consiglio costituzionale.

“Il codice della previdenza sociale è così modificato (…) al primo comma, la parola ‘sessantadue’ è sostituita dalla parola ‘sessantaquattro’”, recita il testo in Gazzetta ufficiale. Ieri i sindacati avevano chiesto a Macron di non firmare la riforma. Stando a quanto precisato dai media francesi, in giornata sono previste azioni in diverse città del Paese per protestare contro la legge.

Il premier giapponese Kishida illeso dopo l’esplosione di una bomba fumogena a un evento

Il premier giapponese Kishida illeso dopo l’esplosione di una bomba fumogena a un eventoRoma, 15 apr. (askanews) – Il premier giapponese Fumio Kishida è rimasto illeso dopo che un uomo ha lanciato una bomba fumogena durante una sua visita nella località di Wakayama, nell’ovest del Giappone, per un evento elettorale locale. Lo riporta l’agenzia di stampa Kyodo, precisando che un uomo di 24 anni è stato arrestato.

Stando alla ricostruzione dell’agenzia Kyodo, l’uomo avrebbe lanciato una bomba fumogena tra le centinaia di persone presenti a un evento elettorale e si sarebbe udita una forte esplosione, che ha fatto fuggire le persone in preda al panico. Al momento non ci sono notizie di feriti. Il premier Fishida ha deciso di rispettare l’agenda degli appuntamenti della giornata.

L’ex primo ministro Shinzo Abe venne ucciso a colpi di arma da fuoco nel luglio dello scorso anno durante un appuntamento elettorale nella città di Nara.

Usa, Biden dice di aver deciso di ricandidarsi nel 2024

Usa, Biden dice di aver deciso di ricandidarsi nel 2024Milano, 15 apr. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di aver deciso di candidarsi per un secondo mandato nel 2024 e di voler annunciare la sua campagna “relativamente presto”. Secondo i media americani Biden, visibilmente rinvigorito dopo i giorni in Irlanda, ha promesso di annunciare “presto” la sua decisione in merito a una nuova candidatura nel 2024. “Lo annunceremo relativamente presto. Ma questo viaggio ha solo rafforzato il mio sentimento di ottimismo su cosa si può fare”, ha detto il presidente Usa ai giornalisti quando gli è stato chiesto della candidatura.

Esattamente nello stesso momento, dall’altra parte dell’Atlantico, il suo possibile sfidante nel 2024, Donald Trump, si stava rivolgendo alla potente lobby delle armi, la NRA affermando: “Ero orgoglioso di essere il presidente più pro-armi e pro-Secondo Emendamento che tu abbia mai avuto alla Casa Bianca… e con il tuo sostegno nel 2024, sarò ancora una volta il tuo fedele amico e impavido campione come 47° Presidente degli Stati Uniti”, ha detto Trump, attaccando poi le politiche di Biden sulle armi: “L’agenda di Biden per il controllo delle armi è parte integrante della crociata di sinistra per armare il governo contro i cittadini rispettosi della legge lasciando liberi i criminali”.

Capo Wagner: opzione ideale annunciare fine guerra Ucraina

Capo Wagner: opzione ideale annunciare fine guerra UcrainaMilano, 15 apr. (askanews) – Il servizio stampa del fondatore del Wagner Group, Yevgeny Prigozhin, ha pubblicato il 14 aprile un testo rilanciato da The Kyiv Independent in cui si afferma che “l’opzione ideale” sarebbe che la Russia cessasse la fase attiva della guerra e “si trincerasse saldamente” nei territori occupati. Il tutto mentre nella battaglia di Bakhmut i russi sembrano avanzare.

“L’opzione ideale sarebbe annunciare la fine del conflitto, informare tutti che la Russia ha raggiunto i risultati previsti e, in un certo senso, li abbiamo davvero raggiunti”, ha scritto Prigozhin. Secondo Prigozhin, il compito principale della Russia in futuro dovrebbe essere quello di “stabilirsi saldamente e trincerarsi” nei territori occupati. Il tutto dopo che si è ipotizzato che siano i mercenari di Wagner a essere collegati ai video dei soldati ucraini che vengono decapitati, emersi online. Allo stesso tempo, Prigozhin ha riconosciuto che l’Ucraina è uno “stato completamente orientato” ad essere una “nazione” piuttosto che considerarsi parte della Russia.

Le dichiarazioni in merito allo stop alla guerra giunte da Prigozhin confermerebbero le ambizioni politiche del fondatore della Wagner, mentre a San Pietroburgo si dice che vorrebbe prendere il controllo del partito Russia Giusta. E a giudicare dall’umore del leader della fazione, Sergei Mironov, non è escluso che la manovra funzioni. Il tutto dopo che all’inizio di aprile, quattro deputati della fazione nell’Assemblea legislativa di San Pietroburgo hanno annunciato che avrebbero lasciato il partito. Tra loro c’era Marina Shishkina, vicepresidente dell’Assemblea legislativa, che in precedenza aveva espresso apertamente insoddisfazione per il riavvicinamento tra Mironov e il capo della Wagner.

Mironov infatti più di una volta ha parlato con approvazione dei della famigerata compagnia di mercenari russi, chiamando il loro capo con il diminutivo Zhenya.