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È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativa

È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativaMilano, 25 mag. (askanews) – La settima lavorativa in Russia è da sempre soggetta ad allungamenti. Ai tempi dell’Unione Sovietica erano il “subbotnik”, giorno di lavoro volontario non pagato – di solito un sabato – istituito dai bolscevichi nel 1919 e capaci di catalizzare forza lavoro in più durante la II Guerra mondiale quando vennero usati anche per potenziare la produzione di armi. Il benessere crescente dopo il crollo dell’Urss aveva visto un ricorso esiguo a tali mezzi. Ma ora, la settimana lavorativa dei russi potrebbe tornare ad allungarsi, non per ragioni di impegno sociale, ma per il contesto economico generato dalla guerra in Ucraina.

Sui social come sui media ufficiali, si sta discutendo molto l’idea di portare la settimana di lavoro a sei giorni a causa della pressione delle sanzioni occidentali. A guidare il fronte a favore l’Associazione “Avanti”, ovvero “gli imprenditori per lo sviluppo del patriottismo aziendale”. Gli autori della proposta hanno osservato che fino al 2014, prima dell’inizio delle sanzioni occidentali, l’economia in Russia è cresciuta costantemente. Ma nell’ultimo anno le pressioni si sono moltiplicate. “Permane la necessità per il nostro sistema finanziario ed economico di ulteriori investimenti”, sottolineano da Avanti, che ricordano come “durante la Grande Guerra Patriottica in Russia (II Guerra mondiale) si lavorava sia sei che sette giorni alla settimana. Così i nostri lavoratori hanno aiutato il paese a far fronte alle sfide economiche del tempo. Terminato il periodo difficile, il periodo di cinque giorni è stato ristabilito nel Paese”.

Ma le opinioni sono divise su questo argomento. Il capo della commissione della Duma per il lavoro, la politica sociale e gli affari dei veterani, Yaroslav Nilov, ritiene che una settimana lavorativa di sei giorni possa portare a una diminuzione della produttività del lavoro, la salute dei lavoratori sarebbe a rischio. E in generale, secondo il deputato, un simile esperimento può portare all’effetto opposto: danneggiare l’economia. Del suo stesso avviso è il senatore Andrey Klishas, presidente della Commissione del Consiglio della Federazione per la legislazione costituzionale e la costruzione dello Stato. C’è poi un aspetto chiaramente concettuale: l’idea della settimana lunga è inscindibilmente legata al “subbotnik” e dunque a Lenin per i russi: Vladimir Ilich gli dedicò infatti il suo famoso articolo “La grande iniziativa”, che descriveva come nel caos della guerra civile i “subbotniki” erano percepiti come espressione di un nuovo atteggiamento comunista nei confronti del lavoro. Ma Lenin è quella parte del passato sovietico che l’attuale Cremlino ha deciso di rimuovere, proprio perché resta inscindibilmente collegato a un altro concetto: quello della Rivoluzione, ovvero un’onda sovversiva che da sempre Vladimir Putin e il suo cerchio ristretto cercano di scongiurare.

Alcuni osservatori non hanno mancato di notare poi che la settimana più lunga è in conflitto con l’idea di Dmitry Medvedev di una transizione graduale a una settimana lavorativa di 4 giorni. E sarebbe un segnale di “attacco ideologico” degli uomini d’affari contro il vicepresidente del Consiglio di sicurezza. Particolarmente negativa è anche la reazione della squadra dell’oppositore in carcere Aleksey Navalny. “Una certa ‘Associazione per lo sviluppo del patriottismo imprenditoriale in Russia, Avanti’ ha avviato il passaggio a una settimana lavorativa di sei giorni” scrive in un post sui social. “La stessa frase ‘patriottismo imprenditoriale’ evoca un sorriso sarcastico: il capitale non ha patria. Nel presidio dell ‘associazione ci sono persone estremamente lontane dall’imprenditorialità, come il deputato Yevgeny Fedorov, combattente contro il colonialismo e gli alieni. Il presidio dell’associazione’, che chiede la violazione dei diritti del lavoro dei cittadini, è particolarmente piccante per l’appartenenza ad esso dell’ex deputato della Duma di Stato del Partito Comunista della Federazione Russa Pavel Dorokhin: questi sono i ‘comunisti’ che ora siedono in parlamento”.

Ma a dare uno spaccato verosimile del Paese è il vicepresidente della Duma di Stato Boris Chernyshov: “metà del paese (almeno) ha lavorato per noi sette giorni su sette nell’ultimo anno. E tali proposte sono errate e innervosiscono solo le persone. L’industria della difesa, e quasi l’intera industria, lavora sette giorni su sette e 24 ore su 24. I militari, i volontari, i dottori: tutti lavorano sette giorni su sette. Adesso c’è carenza di personale nel Paese e affinché le imprese lavorino su tre turni, la maggior parte dei dipendenti lavora sia sei che sette giorni alla settimana”. In sostanza l’iniziativa non è popolarissima. Secondo un sondaggio diffuso oggi da un’agenzia di stampa russa e condotto dal servizio Superjob, l’82% dei russi si è espresso contro. Solo l’8% degli intervistati approva l’introduzione del termine di sei giorni. In merito è stato chiesto lunedì anche un parere al portavoce del presidente russo Dmitri Peskov: la risposta è stata che il Cremlino non ha una posizione. “No, nessuna”, ha risposto Peskov. (di Cristina Giuliano)

Prigozhin annuncia che i mercenari della Wagner hanno avviato il ritiro da Bakhmut

Prigozhin annuncia che i mercenari della Wagner hanno avviato il ritiro da BakhmutRoma, 25 mag. (askanews) – La compagnia militare privata “Wagner” ha iniziato il ritiro delle unità dal territorio di Bakhmut: lo riferisce il capo del gruppo di mercenari russi Evgeny Prigozhin in un videomessaggio pubblicato dal suo servizio stampa.

Prigozhin afferma che i “musicisti” – termine con cui indica ironicamente gli uomini della compagnia Wagner – stanno lasciando la zona di guerra per le retrovie, dove “riposeranno, riprenderanno forza e poi riceveranno un nuovo incarico”. Le posizioni abbandonate dai suoi paramilitari, dice, entro il primo giugno saranno consegnate ai militari dell’esercito russo regolare.

In Russia l’Fsb arresta 2 sabotatori ucraini che pianificavano un attacco alle centrali nucleari

In Russia l’Fsb arresta 2 sabotatori ucraini che pianificavano un attacco alle centrali nucleariRoma, 25 mag. (askanews) – Il servizio di sicurezza russo dell’FSB ha reso noto di avere “identificato e arrestato” due sabotatori ucraini che stavano complottando per far saltare in aria i tralicci di trasmissione dell’energia delle centrali nucleari in Russia. E’ quanto si legge sulla Ria Novosti.

“Il servizio di sicurezza federale della Russia ha impedito un attacco terroristico alle centrali nucleari pianificato dai servizi speciali dell’Ucraina”, ha affermato l’FSB in una nota. Alla vigilia del Giorno della Vittoria, un gruppo che Mosca ha individuato come parte del Servizio di intelligence estero dell’Ucraina aveva già tentato di far saltare più di 30 torri di trasmissione di energia di linee elettriche ad alta tensione delle centrali nucleari di Leningrado e Kalinin (NPP).

Il piano dei servizi speciali ucraini, ha sottolineato l’Fsb, era quello di condurre attacchi contro le centrali nucleari russe per fermare i reattori e arrivare all’interruzione del normale funzionamento degli impianti. L’FSB ha arrestato due sabotatori ucraini, reclutati da Kiev, che stavano preparando attacchi contro queste centrali nucleari in Russia e a tal fine sono stati sottoposti a un addestramento speciale sul territorio dell’Ucraina. Anche due dei loro complici tra i cittadini russi sono stati arrestati. Un altro sabotatore con doppia cittadinanza russo-ucraina è stato inserito nella lista dei ricercati.

La Banca centrale europea celebra i suoi 25 anni

La Banca centrale europea celebra i suoi 25 anniRoma, 24 mag. (askanews) – Con una cerimonia solenne questa sera a Francoforte, la Banca centrale europea celebra il 25esimo anniversario dalla sua istituzione. E in un editoriale pubblicato su quotidiani dei 20 Paesi che partecipano alla valuta unica, la presidente Christine Lagarde rileva come negli ultimi 25 anni l’Unione monetaria sia stata “messa alla prova in molte occasioni. Ci siamo dovuti misurare con crisi che avrebbero potuto travolgerci, non da ultime la grande crisi finanziaria, la crisi del debito sovrano e la pandemia. In ogni occasione, però, ci siamo risollevati più forti di prima. Ora dobbiamo consolidare questa forza interna”.

“In un mondo che diventa più imprevedibile, l’Europa può rafforzare la resilienza su due fronti. Integrando i suoi mercati dei capitali, l’Europa può promuovere meglio gli investimenti nei settori verde e digitale, così cruciali per dare impulso alla sua crescita futura. Completando l’unione bancaria – prosegue Lagarde, che a breve terrà un discorso celebrativo – possiamo assicurare che il settore bancario contribuisca a contenere i rischi durante le crisi future anziché amplificarli”. Secondo la presidente Bce “l’euro è più di una valuta. È la forma più forte dell’integrazione europea e simboleggia un’Europa unita che sa collaborare, a tutela e beneficio di tutti i suoi cittadini”. Lagarde ribadisce l’intenzione di portare i tassi di interesse a un livello sufficientemente restrittivo da far calare l’inflaizone all’obiettivo del 2%.

Il monito sull’intelligenza artificiale dell’ex Ceo di Google

Il monito sull’intelligenza artificiale dell’ex Ceo di GoogleNew York, 24 mag. (askanews) – L’intelligenza artificiale potrebbe comportare rischi esistenziali e i governi devono assicurarsi che la tecnologia non venga “utilizzata in modo improprio da persone malvagie”, ha detto l’ex CEO di Google, Eric Schmidt intervenendo al CEO Council Summit del Wall Street Journal, aggiungendo che teme che l’IA diventi un “rischio esistenziale” per le persone. “E rischio esistenziale è definito come molte, molte, molte, molte persone danneggiate o uccise”, ha proseguito Schmidt, spiegando che in futuro si troveranno soluzioni a problemi in campo biologico e queste vanno usate da persone responsabili. L’ex Ceo ha salutato con favore l’idea che gli Stati Uniti introducano una nuova agenzia dedicata alla regolamentazione dell’IA.Schmidt faceva già parte della National Security Commission on AI negli Stati Uniti e nel 2019 ha avviato una revisione della tecnologia, compreso un potenziale quadro normativo.

Oxfam: spesa militare alle stelle, guadagni record per mercanti d’armi

Oxfam: spesa militare alle stelle, guadagni record per mercanti d’armiRoma, 24 mag. (askanews) – La spesa militare globale nel 2022 ha toccato la cifra record di 2.200 miliardi di dollari, sufficienti a coprire oltre 42 volte gli aiuti richiesti dalle Nazioni Unite per fronteggiare le più gravi crisi umanitarie nel mondo (pari a 51,7 miliardi di dollari) e 11 volte l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo globale (pari a 206 miliardi di dollari).

È l’allarme lanciato da Oxfam, in occasione della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che fino a domani discuterà di strategie utili a garantire la sicurezza dei civili nei Paesi in guerra. L’appello urgente è che si adottino politiche per salvare la vita di milioni di persone intrappolate in zone di conflitto, agendo concretamente contro il moltiplicarsi di guerre e la proliferazione di armi. Secondo le stime, infatti, dal 2018 al 2022 la sola spesa mondiale per l’importazione di armi è stata in media pari a 112 miliardi di dollari all’anno, mentre ogni giorno 9 mila persone sono morte per fame a causa principalmente degli effetti prodotti dai conflitti in corso.

I primi cinque Paesi al mondo per export di armi sono Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Germania. Da soli sono responsabili dei tre quarti del commercio globale e secondo le stime hanno complessivamente guadagnato 85 miliardi di dollari all’anno negli ultimi 4 anni. L’Italia non è stata da meno, attestandosi sesta tra i grandi esportatori, con il 3,8% del commercio mondiale nello stesso periodo, alle spalle della Germania responsabile del 4,2% delle esportazioni globali. 4 SU 5 DEI MAGGIORI ESPORTATORI DI ARMI AL MONDO SIEDONO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU

“Paradossalmente quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sono in cima alla vendita globale di armi che alimentano guerre in tutto il mondo. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia sulla sicurezza alimentare – Le armi che vengono vendute, non solo sono responsabili della morte di civili innocenti, ma contribuiscono a ridurre alla fame chi sopravvive”. Il BOOM DELL’EXPORT DI ARMI: + 4,8% NEGLI ULTIMI 4 ANNI

Le esportazioni globali dei principali sistemi d’arma convenzionali nei quattro anni presi in esame sono aumentate del 4,8% rispetto al decennio precedente, mentre nel 2022 quasi 48.000 civili sono stati uccisi a causa dei conflitti armati, che sono arrivati a causare lo sfollamento forzato di quasi 90 milioni di persone nel mondo. “Numeri spaventosi, ma è solo la punta dell’iceberg. – aggiunge Petrelli – I signori della guerra e le milizie al soldo del miglior offerente, stanno realizzando miliardi di dollari di profitti grazie al traffico illegale di armi leggere che alimentano i conflitti in Somalia e Sud Sudan”.

Solo l’anno scorso i conflitti in corso nel mondo sono stati un fattore fondamentale che ha portato alla fame estrema 117 milioni di persone in 19 paesi. Intere popolazioni, che spesso vivono nei paesi più poveri e vulnerabili del pianeta, si ritrovano minacciate dalla guerra che si aggiunge alla crisi climatica e alla recessione economica.

IN AFRICA SALGONO LE SPESE MILITARI E CROLLANO GLI INVESTIMENTI IN AGRICOLTURA

Nell’Africa subsahariana l’anno scorso i governi hanno speso 19 miliardi di dollari per le forze armate, mentre per sostenere l’agricoltura si è tornati ai livelli di oltre 20 anni fa. Solo 38 su 54 paesi africani hanno rispettato l’impegno preso nella Conferenza di Malabo nel 2014 di investire almeno il 10% del proprio bilancio nazionale in agricoltura. Al contrario in paesi attraversati da sanguinosi conflitti, come il Sud Sudan, la spesa militare l’anno scorso è aumentata di oltre il 50% rispetto al 2021, mentre 7,7 milioni di persone (il 63% della popolazione) si trovano oggi sull’orlo della carestia. Ciò ha causato l’aumento esponenziale dei matrimoni infantili, impedendo a bambini e ragazzi di studiare, avere un futuro degno di questo nome. Qui poi è sempre più difficile portare aiuti alla popolazione a causa degli scontri, con l’accesso al cibo che viene usato come arma per ottenere vantaggi politici dalle parti in conflitto.

L’APPELLO AI LEADER MONDIALI

“Le grandi potenze mondiali, riunite al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dovrebbero anteporre la pace al profitto, l’accesso al cibo alla fornitura di armi. Ne saranno in grado? – conclude Petrelli – Come più volte ha ricordato Papa Francesco ‘viviamo in una terza guerra mondiale combattuta a pezzi’. Una spirale di violenza e disumanità che deve essere interrotta prima che per molti sia troppo tardi”.

Sulla base dei dati relativi al 2019-2020 il SIPRI stima che le esportazioni annuali di armi ammontino a 112 miliardi di dollari, e osserva che la cifra è probabilmente più alta. Per info si veda il database SIPRI

Tra il 2018 e il 2022 i primi 5 paesi al mondo per esportazioni di armi sono stati gli USA con il 40% del totale globale, la Russia con il 16%, la Francia con l’11%, la Cina con il 5,2% e la Germania con il 4,2%. I dati sono tratti dal report SIPRI “Trends in International Arms Transfers, 2022”. I dati sui livelli di fame (secondo il modello Integrated Food Security Phase Classification) causata da conflitti sono tratti dal Global Report on Food Crises 2023. I calcoli sul numero di decessi giornalieri attribuibili alla fame causata da conflitti (con popolazioni colpite da un livello di insicurezza alimentare IPC 3), sono stati elaborati utilizzando la versione 3.1 del Manuale tecnico IPC. Poiché i dati non sono disaggregati in IPC 3, 4 e 5, la stima è conservativa. In contesti colpiti da livelli di crisi alimentare IPC 3, i tassi di mortalità giornaliera grezzi sono 0,5-0,99 per 10.000 abitanti, a cui è stato sottratto uno 0,22 da ciascun estremo dell’intervallo per tenere conto delle “morti normali” sulla base dei dati della Banca Mondiale. Pertanto, i decessi giornalieri attribuibili all’insicurezza alimentare acuta (IPC 3), per le 117 milioni di persone colpite in 19 Paesi in cui il conflitto è il principale motore della fame (secondo il GRFC 2023), sarebbero tra 3.276 e 9.009. I dati sulle esportazioni delle principali armi convenzionali sono tratti da “Trends in International Arms Transfers, 2022”, dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). I dati sulle vendite illecite e fuori registro di armi leggere e di piccolo calibro sono tratti dal rapporto SIPRI, “Illicit Small Arms and Light Weapons in Sub-Saharan Africa”. I dati sulla spesa militare globale sono tratti dal SIPRI Military Expenditure Database. I dati sulla spesa pubblica per l’agricoltura sono dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). L’importo totale richiesto dalle Nazioni Unite per il 2022 è stato di 51,7 miliardi di dollari; ulteriori dettagli sono disponibili nel database del servizio di monitoraggio finanziario dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). La spesa militare globale ammonta a 2,200 miliardi di dollari, che è più di 42 volte superiore all’appello lanciato dalle Nazioni Unite. Secondo il rapporto UNHCR Global Trends (pubblicato nel giugno 2022): “89,3 milioni di individui in tutto il mondo sono stati sfollati con la forza a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani o eventi che turbano gravemente l’ordine pubblico”. Secondo il report “Global Disorder in 2022”, pubblicato dall’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), le azioni militari mirate ai civili in situazioni di conflitto hanno causato oltre 47.700 morti civili nel 2022.

Le prime sneaker per Michale Jordan acquistate da Aste Bolaffi

Le prime sneaker per Michale Jordan acquistate da Aste BolaffiMilano, 24 mag. (askanews) – Un paio di Nike Air Jordan I del 1985 firmate dalla star del basket sono state acquistate all’asta negli Stati Uniti, per 38 mila dollari, dalla società Bolaffi. Si tratta di uno dei pochi esemplari del primo modello della celeberrima linea di sneaker, rivoluzionarie nel design e nel colore, poi diventate leggendarie. Nike le ideò appositamente per il campione, al primo anno da professionista nell’NBA con i Chicago Bulls. Le gesta di Michael Jordan contribuirono a fare il resto. L’esemplare acquistato, già raro di per sé, è particolarmente significativo in quanto in un introvabile stato di conservazione, quasi perfetto, e con l’autografo completo e coevo di Jordan su entrambe le scarpe.

Il cimelio è stato regalato nel 1985 da Michael Jordan stesso a un suo contatto in Chevrolet, con cui già nel suo anno da rookie l’icona della pallacanestro mondiale aveva un contratto per sponsorizzare l’auto “Chevrolet Blazer”. Dopo diverso tempo, nel 2010, questi l’ha poi ceduto a un collezionista privato, che a sua volta l’ha messo in vendita in una recente asta di Sport memorabilia di Heritage Auctions a Dallas, in Texas, a cui Bolaffi ha partecipato aggiudicandosi il lotto. “Le sneaker di maggior successo della storia, protagoniste del recente film di Ben Affleck Air-La storia del grande salto – commenta Filippo Bolaffi, amministratore delegato del Gruppo Bolaffi – hanno cambiato il modo di percepire la scarpa tecnica, nel mondo della pallacanestro e dello sport in generale, e sono all’origine della contaminazione tra sneaker e moda. L’esemplare da noi acquistato è quasi unico, poiché firmato da Jordan negli stessi anni in cui è stato prodotto. Si stima che ne esistano meno di 100 esemplari al mondo. Sono pochissimi gli sportivi più forti di tutti i tempi conosciuti anche da chi non si interessi di sport. E Michael Jordan è uno di loro. Non un atleta, ma un brand. Non a caso dalle sue gesta deriva l’acronimo Goat, Greatest of All Time, il migliore di tutti i tempi”.

Le Nike Air Jordan I attraverseranno l’Atlantico per raggiungere Torino, dove entreranno a far parte della collezione Bolaffi che include tasselli fondamentali della storia della comunicazione, da sempre coltivata in azienda: dalla prima tavoletta sumera fino all’Apple 1, il primo computer ideato nel 1976 da Steve Jobs e Steve Wozniak, reperto fondamentale della storia della comunicazione digitale, acquistato all’asta nel 2013. Secondo Bolaffi, i memorabilia sono le nuove testimonianze della storia, del cambiamento della società e del suo modo di comunicare. Il Gruppo è pioniere del settore in Italia, in particolare grazie alle vendite all’asta dedicate, organizzate dal 2016 dalla società Aste Bolaffi che, in anni recenti, ha già venduto numerosi pezzi mitici del calcio e del ciclismo. Nei prossimi mesi le Air Jordan I saranno esposte al pubblico nei negozi Bolaffi di Torino, Milano e Roma.

Il governatore della regione russa: attacchi con i droni su Belgorod

Il governatore della regione russa: attacchi con i droni su BelgorodRoma, 24 mag. (askanews) – Ci sono stati numerosi attacchi di droni contro la regione russa di Belgorod nella notte di martedì, afferma il governatore locale sui suoi canali social. “La notte scorsa non è stata calma, ci sono stati molti attacchi di droni. Ma il sistema di difesa aerea si è preso cura della maggior parte di loro”, scrive sui social media il governatore di Belgorod Vyacheslav Gladkov. Le informazioni non sono state verificate da fonti indipendenti. Gladkov aggiunge che nessuno è rimasto ferito.

Il capo del gruppo russo di mercenari Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha dichiarato che le forze di difesa russe non erano preparate a resistere alle recenti incursioni nell’oblast russo di Belgorod da parte di gruppi antigovernativi che si sono dichiarati impegnati a fianco dell’Ucraina. Alla domanda sulle incursioni nella regione russa, Prigozhin ha affermato che mentre “i gruppi di corpi volontari russi sono entrati spudoratamente nell’oblast di Belgorod”, l’esercito russo “non era assolutamente pronto a resistere”. Intanto, il gruppo russo anti-Putin, che ha affermato di aver attraversato il confine con l’Ucraina e di avere attaccato la regione russa di Belgorod, ha riferito che il suo obiettivo è la “completa liberazione della Russia”. La Legione Libertà per la Russia ha definito l’attacco nella regione di Belgorod una “operazione di mantenimento della pace” ed ha affermato che l’obiettivo è creare una “zona smilitarizzata tra Russia e Ucraina, distruggere le forze di sicurezza che servono il regime di Putin e dimostrare al popolo russo che è possibile creare sacche di resistenza e combattere con successo contro il regime di Putin”. “Questi obiettivi dell’operazione sono stati raggiunti con successo”, ha aggiunto il gruppo.

Un alto funzionario ucraino ha detto al New York Times che l’esercito ucraino non ha preso parte all’operazione di infiltrazione nella regione russa di Belgorod il 22 maggio. Secondo l’alto funzionario, il personale militare delle Forze armate ucraine ha fornito supporto alle formazioni che sono entrate nel territorio della regione russa e hanno coperto il confine ucraino in caso di contrattacco da parte della Federazione Russa. Nessun combattente ucraino è entrato nel territorio della Russia, ha sottolineato l’interlocutore della pubblicazione. La fonte del New York Times afferma che le unità che sono penetrate nella regione di Belgorod hanno subito perdite, ma non così significative da incidere sulla loro capacità di combattimento. Non ha rivelato altri dettagli.

Marine Le Pen al parlamento per spiegare prestiti russi al partito

Marine Le Pen al parlamento per spiegare prestiti russi al partitoRoma, 24 mag. (askanews) – Marine Le Pen, presidente del gruppo dei deputati RN, è attesa mercoledì pomeriggio 24 maggio all’Assemblea nazionale francese davanti alla “commissione parlamentare d’inchiesta sulle ingerenze straniere” per fare luce sui finanziamenti per oltre nove milioni di euro concessi dalla Russia al suo partito nel 2014.

Il candidato del Raduno Nazionale per le ultime tre elezioni presidenziali sarà ascoltato alle 14, secondo un comunicato stampa dell’Assemblea. “Dicevamo fin dall’inizio che Marine Le Pen sarebbe stata a disposizione della commissione d’inchiesta, non abbiamo cambiato idea”, ha spiegato la scorsa settimana il deputato RN Jean-Philippe Tanguy, anche presidente della commissione d’inchiesta, aggiungendo di ritenere, tuttavia, che “nessun fatto nuovo emerso dalle precedenti udienze giustifichi la presente udienza”. La convocazione della Le Pen è su iniziativa della maggioranza macronista e in particolare della relatrice della commissione d’inchiesta, la deputata del Rinascimento Constance Le Grip. Il prestito russo al partito è al centro degli attacchi compiuti dagli oppositori di Marine Le Pen, in primis Emmanuel Macron, che aveva accusato che la candidata di estrema destra di avere come “suo banchiere la Russia”, durante il dibattito tra i due turni delle elezioni presidenziali del 2022.

Il 4 maggio, Jean-Luc Schaffhauser, ex eurodeputato del FN (ora RN), ha spiegato di essere stato incaricato da Marine Le Pen di negoziare affinché il partito concludesse un prestito con le banche russe nel 2014, ma senza “risarcimenti o” politiche di pressione”. L’ex europarlamentare, che è anche consulente, ha spiegato che dopo il rifiuto di “tutte le banche occidentali” di concedere un prestito al Front National, “avremmo potuto ottenere finanziamenti solo da parte di enti cinesi, iraniani o russi: Marine Le Pen considerava la Russia la migliore”. Nel 2014 è stato infine stipulato un finanziamento di 9,4 milioni di euro con una banca ceco-russa, il cui debito è stato rilevato da diverse società a seguito di fallimenti a cascata, che sono ancora in fase di rimborso.

Usa, l’iconico ponte di Brooklyn compie 140 anni

Usa, l’iconico ponte di Brooklyn compie 140 anniMilano, 24 mag. (askanews) – Il Brooklyn Bridge, l’iconico ponte di Brooklyn che collega Lower Manhattan e Brooklyn Heights, compie 140 anni. È stato progettato da John A. Roebling. La costruzione iniziò nel 1869 e fu completata nel 1883. All’epoca era il ponte sospeso più lungo del mondo. Ci vollero 14 anni per costruirlo e 27 persone persero la vita durante la sua costruzione.

Con i suoi 486 metri, in origine era destinato al traffico di cavalli, carri e treni e ai pedoni. Oggi è attraversato ogni giorno da circa 116.000 auto, 3.000 ciclisti e 30.000 pedoni. Il 24 maggio 1883 il ponte di Brooklyn fu aperto al traffico. Anche se ora lo conosciamo come un bellissimo punto di riferimento, i newyorkesi dell’epoca erano un po’ più diffidenti. A quel tempo, era l’unico ponte che attraversava l’East River, collegando le città separate di Brooklyn e New York, e molti dubitavano che un ponte così grande potesse reggere.

Solo una settimana dopo l’apertura del ponte, la voce che potesse crollare causò panico e disordini, con dodici persone schiacciate a morte. Per convincere la gente che era sicuro, il direttore del circo e uomo d’affari P.T. Barnum guidò una parata di 21 elefanti, guidati dal suo più famoso, Jumbo, e anche 17 cammelli attraverso il ponte. Da allora è diventato un modello da seguire per altri costruttori di ponti.