Missili russi sulle città ucraine, tra i morti ci sono bambini. Kiev prepara la controffensivaRoma, 28 apr. (askanews) – È aumentato a 19 morti – tra i quali due bambini di 10 anni – il bilancio delle vittime di un attacco missilistico russo che ha colpito un condominio di nove piani a Uman, nella parte centrale dell’Ucraina. Lo hanno comunicato il governatore regionale, Igor Taburets, e altri funzionari locali. L’annuncio porta ad almeno 21 il numero totale di persone uccise nell’ondata di raid delle truppe di Mosca prima dell’alba. Giornalisti della France Presse hanno riferito di aver visto i soccorritori estrarre i resti delle vittime dagli edifici distrutti. “Voglio vedere i miei figli, sono sotto le macerie”, ha gridato un 33enne di Lugansk, Dmitry.
Anche le attività militari nella zona della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia si sono intensificate, ha avvertito il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Rafael Grossi. Grossi ha quindi rinnovato l’appello all’adozione di misure atte a proteggere l’impianto nucleare per evitare possibili incidenti, come ad esempio la creazione di una zona di sicurezza. Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskiy, ha condannato l’ultimo sbarramento di fuoco russo e ha promesso di rispondere al “terrore” seminato da Mosca. Le autorità russe hanno chiarito di aver preso di mira unità di riserva dell’esercito ucraino e che “tutti i bersagli assegnati sono stati colpiti”.
I missili russi hanno centrato anche un’abitazione nella città centrale di Dnipro, dove il sindaco della città, Borys Filatov, ha riferito che una giovane donna e un bambino di tre anni sono stati uccisi. Nessuna vittima è stata segnalata a Kiev, che era tra le altre città prese di mira nell’attacco. L’Ucraina ha dichiarato di aver abbattuto 21 missili russi – su un totale di 23 – e due droni. Kiev ha quasi ultimato i preparativi per una controffensiva contro le forze russe – come ha sottolineato il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov. Reznikov ha detto che le truppe del suo Paese sono pronte ad avanzare, aggiungendo: “Non appena ci sarà la volontà di Dio, il tempo e una decisione dei comandanti, lo faremo”.
Il Papa in Ungheria: nessuno è nemico per sempre. E chiede all’Europa “sforzi creativi di pace” per l’UcrainaRoma, 28 apr. (askanews) – Papa Francesco a Budapest, in Ungheria, nel suo primo discorso ufficiale del suo 41esimo viaggio apostolico, dopo l’incontro con l’incontro privato con il primo ministro Viktor Orban, ha fatto appello all’Europa, affinché rinnovi gli sforzi pace per l’Ucraina.
“In questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea: l’entusiasmo e il sogno dei padri fondatori, statisti che hanno saputo guardare oltre il proprio tempo, oltre i confini nazionali e i bisogni immediati, generando diplomazie capaci di ricucire l’unità, non di allargare gli strappi”, ha detto Papa Francesco, citando, in questo senso, padri fondatori dell’Europa come De Gasperi, Schuman e Adenauer. Nella Sala dell’ex Monastero carmelitano Bergoglio ha tenuto il suo primo discorso pubblico: “In questa fase storica i pericoli sono tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace?”. Nel suo discorso alle autorità politiche e civili locali incontrate a Budapest, Francesco ha ricordato come proprio la capitale ungherese sia conosciuta come la “città di ponti”. “Vista dall’alto, – ha detto poi Francesco – ‘la perla del Danubio’ mostra la sua peculiarità proprio grazie ai ponti che ne uniscono le parti, armonizzandone la configurazione a quella del grande fiume. Quest’armonia con l’ambiente mi porta a complimentarmi per la cura ecologica che questo Paese persegue con grande impegno”.
Lagarde: positivo se Italia ratificasse la riforma del Mes, aiuterebbe tutti. Giorgetti: approfondiremoRoma, 28 apr. (askanews) – Sull’impatto della ratifica del Mes “bisogna approfondire e approfondiremo”, lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, uscendo dalla commissione Bilancio del Senato.
Ieri, in commissione Affari Esteri della Camera, dove sono incardinate due Pdl (del Pd e Iv) che chiedono la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, tre deputati di Fratelli d’Italia hanno chiesto di “acquisire elementi informativi dal governo”. Il prosieguo dell’esame delle due proposte di legge, che era stato sollecitato dal Pd, è dunque rimasto al palo e i testi non hanno trovato spazio nel calendario dei lavori della commissione. “Una cosa alla volta”, ha aggiunto Giorgetti, il quale era in Senato ‘chiamato’ dalle opposizioni a riferire sulla nuova relazione sullo scostamento. Pochi minuti prima che Giorgetti uscisse dalla commissione Bilancio, la presidente della Bce, Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Stoccolma, aveva affermato: “Penso che sarebbe positivo se l’Italia” ratificasse la riforma del Mes “perché avere un meccanismo di sicurezza aiuterebbe tutti i Paesi che hanno ratificato” il Trattato.
Putin ha firmato una legge che toglie la cittadinanza a chi “discredita” la RussiaRoma, 28 apr. (askanews) – Il presidente della Russia Vladimir Putin ha firmato la legge “sulla cittadinanza della Federazione Russa” che propone la privazione della nazionalità per attività che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e che “screditano” le forze armate del Paese. Il documento è stato pubblicato sul portale della gazzetta ufficiale russa. Inoltre, è stata apportata una modifica alla legislazione per l’ammissione alla cittadinanza della Federazione Russa di stranieri che abbiano stipulato un contratto, per prestare servizio nelle forze armate russe per un periodo di almeno un anno.
Secondo il testo della legge, la privazione della cittadinanza è prevista, tra l’altro, per reati di natura terroristica, reati gravi contro lo Stato, nonché reati in materia di traffico di sostanze stupefacenti e psicotrope, falso in documenti, o su richiesta volontaria di un cittadino.
La tregua in Sudan non regge: proseguono i combattimenti tra l’esercito e i paramilitariRoma, 28 apr. (askanews) – I combattimenti in Sudan proseguono a Khartoum e soprattutto nella regione del Darfur, malgrado il prolungamento della tregua conclusa tra esercito e paramilitari che stanno conducendo una guerra che ha provocato la morte di oltre 500 persone in quasi due settimane. Poco prima dello scadere a mezzanotte (ora locale) di un cessate-il-fuoco di tre giorni quasi mai rispettato dalle due parte, l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhane e le Forze di Supporto rapido (FSR) del generale Mohamed Hamdane Daglo, noto come “Hemedti”, hanno annunciato di aver approvato una proroga della tregua per 72 ore.
In un comunicato congiunto diffuso a Washington, i membri del “Quad” sul Sudan (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti), oltre che l’Unione Africana e le Nazioni Unite, hanno giudicato “benvenuta” questa proroga della tregua e chiesto “la sua piena attuazione” e “l’accesso umanitario senza ostacoli”. Ma dall’inizio del conflitto il 15 aprile, che ha provocato anche migliaia di feriti, la capitale Khartoum è bombardata ogni giorno da aerei dell’esercito e artiglieria pesante paramilitare. Altre città sono state colpite dai combattimenti, in particolare nella regione del Darfur (ovest) al confine con il Ciad. Avvocati e medici in Sudan hanno lanciato l’allarme per il Darfur devastato da combattimenti mortali che non si attenuano a dispetto della tregua.
A El-Geneina, capitale del Darfur occidentale, i combattenti hanno tirato fuori “mitragliatrici, mitragliatrici pesanti e macchine antincendio antiaeree” e “razzi sparati contro le case”. L’Onu ha da parte sua indicato che “sono distribuite armi” ai civili. Le violenze sono aumentate dopo la partenza degli stranieri, ha sottolineato il sindacato dei medici, denunciando una “strage” che ha provocato “decine di morti e feriti”. Circa 50mila bambini “affetti da malnutrizione acuta” sono privati degli aiuti alimentari in Darfur, ha avvetito l’Onu, che ha sospeso le sue attività nella zona dopo la morte di cinque operatori umanitari all’inizio dei combattimenti. Poche informazioni filtrano da questa regione dove una guerra civile iniziata nel 2003 tra il regime di Omar el Bashir, deposto nel 2019, e ribelli delle minoranze etniche ha provocato circa 300mila morti e quasi due milioni e mezzo di sfollati, secondo le Nazioni Unite. Smorzando le speranze di una transizione democratica, i due generali ora rivali avevano estromesso i civili dal potere durante un colpo di stato nel 2021. Ma non sono riusciti a concordare l’integrazione dei paramilitari nell’esercito, prima di entrare in guerra il 15 aprile.
A Khartoum, gli abitanti di questa città di cinque milioni stanno cercando di fuggire con ogni mezzo. Non c’è più acqua corrente né elettricità, mentre rete internet e linee telefoniche funzionano a intermittenza. La benzina sta finendo e anche il denaro contante. “Burhane e Hemedti devono fermare immediatamente questa stupida guerra che si sta portando avanti sulle spalle dei civili ovunque in Sudan e in particolare a El-Geneina e Khartoum”, ha sottolineato l’ordine degli avvocati. I combattimenti hanno provocato un esodo di massa in questo Paese di 45 milioni di abitanti, uno dei più poveri del mondo. Diverse decine di migliaia di persone sono già arrivate nei Paesi vicini, in particolare l’Etiopia a est e l’Egitto a nord dove, secondo le autorità egiziane, sono arrivati oltre 14mila sudanesi e 2mila cittadini di altri Paesi. Un totale di 270mila persone potrebbero fuggire in Ciad e Sud Sudan, secondo le Nazioni Unite.
Gli stranieri, dal canto loro, adesso partono più spesso via mare: una nuova nave saudita è così arrivata ieri sera nella città portuale di Gedda (ovest), portando a 2.744 il numero delle persone evacuate da Riad. Molti Paesi in tutto il mondo, compresi Stati Uniti, Cina, Francia e Regno Unito, hanno evacuato i propri cittadini dal Sudan negli ultimi giorni.
Ucraina, Podolyak su Uman: Russia è “folle gruppo terroristico”Milano, 28 apr. (askanews) – “Cinque del mattino, Uman. Bombardamento deliberato di edifici a più piani in cui le famiglie con bambini dormivano pacificamente”. Così pubblicando una foto di un edificio tagliato dai bombardamenti, Mikhailo Podolyak, il consigliere del capo dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky su Twitter. “No, questi non sono memorie dei nazisti nel 21° secolo. Questa è la realtà degli ucraini uccisi dai russi” aggiunge. “Questi sono i metodi non del ‘secondo esercito del mondo’, ma del folle gruppo terroristico ‘Federazione Russa’” conclude Podolyak.
Almeno 12 civili sono stati uccisi e 23 feriti negli ultimi attacchi della Russia in Ucraina, riferisce il media ucraino The Kyiv Independent. La distruzione peggiore è avvenuta appunto nella città di Uman, nella parte centrale dell’Ucraina, dove le truppe russe hanno colpito un condominio di nove piani. Alle 10 a Uman erano noti 10 civili morti e 17 feriti, afferma il ministero dell’Interno ucraino sul servizio di messaggistica Telegram .
Nella città di Dnipro, a sud di Kiev, sono morti una giovane donna e un bambino di 3 anni, e quattro persone sono rimaste ferite, ha detto su Telegram il governatore della regione di Dnipropetrovsk . Secondo il ministero dell’Interno, a Kiev ci sono due feriti, uno dei quali è un bambino di 13 anni.
Pioggia di missili russi sull’Ucraina, colpito anche un condominio. Kiev: almeno 12 morti nei raidRoma, 28 apr. (askanews) – Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime degli attacchi missilistici russi di questa notte in Ucraina. Almeno 12 persone hanno perso la vita, secondo le ultime informazioni delle autorità locali. Il ministro dell’Interno ucraino, Ihor Klymenko, ha infatti appena confermato che l’attacco missilistico nella città di Uman, a sud di Kiev, ha provocato 10 morti e 17 feriti.
Il missile ha colpito un condominio di nove piani prima dell’alba, mentre i residenti stavano ancora dormendo. Nella città sud-orientale di Dnipro, inoltre, un missile ha colpito una casa, uccidendo una bambina di due anni e una donna di 31 anni, ha detto il governatore regionale, Serhiy Lysak.
Ambasciatore in Lettonia: presenza italiani apprezzata in base NatoRiga, 28 apr. (askanews) – La presenza italiana nel Battle Group NATO in Lettonia vanta “un apprezzamento unanime” e “contribuisce alla deterrenza nei confronti di possibili minacce provenienti dal confine orientale dell’Alleanza”. Lo spiega Alessandro Monti, ambasciatore italiano a Riga che in un colloquio con askanews sottolinea: “il Governo italiano è in prima linea nel preparare un futuro di pace ed integrazione europea dell’Ucraina”.
askanews: Perché è importante per l’Italia che ci sia tale presenza? Ambasciatore Monti: “La partecipazione al dispositivo della NATO in Lettonia contribuisce alla deterrenza nei confronti di possibili minacce provenienti dal confine orientale dell’Alleanza. La presenza del contingente italiano – circa 250 militari e 140 mezzi terrestri della Brigata Bersaglieri “Garibaldi” – rappresenta per l’Italia anche una dimostrazione concreta di amicizia e solidarietà nei confronti di un importante partner dell’Unione Europea come la Lettonia”.
askanews: Come viene percepito il personale italiano dalla popolazione lettone? Ambasciatore Monti: “Dalla nascita del Battle Group NATO nel 2017 le nostre donne e uomini in uniforme sono presenti in Lettonia, e fin dal principio sono stati accolti ovunque con grande rispetto e gratitudine. Un apprezzamento unanime che ci viene ribadito dalle autorità lettoni in ogni occasione di dialogo politico e che rispecchia un sentimento di simpatia che è facile riscontrare per le strade dei centri urbani nei pressi di Adazi (dove si trova la base, ndr) e della capitale Riga”.
askanews: Come si articola la posizione che ha assunto il nostro Paese? Ambasciatore Monti: “In una situazione internazionale caratterizzata da una profonda e dolorosa incertezza, Italia e Lettonia restano fianco a fianco nel sostegno all’Ucraina. Lo scorso luglio, in occasione del Summit di Madrid, il nostro Paese ha sostenuto il rafforzamento della presenza dell’Alleanza Atlantica lungo il confine orientale, nel segno della solidarietà europea ed atlantica. Allo stesso tempo, il Governo italiano è in prima linea nel preparare un futuro di pace ed integrazione europea dell’Ucraina. Per questo la Farnesina ha organizzato il 26 aprile a Roma una Conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale per offrire un contributo concreto alla ricostruzione dell’Ucraina”.
Lettonia, Base Nato: “Siamo sempre pronti, ma situazione tranquilla”Adazi (Riga), 28 apr. (askanews) – Il Tenente Colonnello Massimiliano Erra è il comandante del Task Group Baltic, ad Adazi, in Lettonia, dal 20 dicembre 2022. Il Battle Group è a guida canadese, ma l’Italia gioca un ruolo di primo piano, con i suoi circa 250 soldati, uomini e donne, impegnati nella Base Nato al confine est del Baltico, a 300 chilometri dalla Russia.
“L’Italia, a seguito del vertice di Varsavia nel 2016, nel 2017 ha aderito a questa attività, inviando un gruppo di soldati italiani, inserito in un Battle-Group a guida canadese. Il nostro Paese – spiega ad askanews il comandante – ha aderito subito e responsabilmente alla richiesta di partecipare a questa attività. Con i nostri circa 250 soldati, siamo il terzo contingente per presenza numerica qui in Lettonia, dopo Canada e Spagna. Il supporto che dà l’Italia è estremamente concreto”. Il compito principale del contingente italiano, in linea con il mandato Nato, è quello della deterrenza. “Quello che svolgiamo qui, attraverso una razionalizzazione di tutte le unità addestrative – prosegue il Ten. Col. Erra – è quello della deterrenza, per evitare un deterioramento della pace verso questi territori. L’obiettivo è garantire la pace, la tranquillità e l’unità territoriale dei nostri alleati Nato, qui nel confine est, attraverso una serie di esercitazioni e attività addestrative estremamente razionalizzate”.
Il comandante ci tiene a precisare che “ad Adazi si respira un’atmosfera normale e tranquilla, nonostante la vicinanza al confine con la Russia. La nostra attività, fin dal 2017, non è mai cambiata. I soldati italiani qui si addestrano tutti i giorni, costantemente, con l’obiettivo di integrarsi anche con gli altri Paesi dell’Alleanza”. Nessuna escalation di tensione? “Ovviamente – risponde il Ten. Col. Erra – è intrinseco nell’essere soldati avere sempre un massimo livello di allerta, qualunque sia la condizione geopolitica del momento. Ma non c’è nessuna escalation del livello di allarme o rischi particolari dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Non ci sono state minacce concrete, la situazione è tranquilla, viviamo in armonia insieme agli altri Paesi che contribuiscono alla formazione del Battle Group, è un’esperienza estremamente esaltante per i nostri soldati, poter lavorare insieme mantenendo il principio della Nato – insieme per la sicurezza delle nostre Nazioni”. Di Serena Sartini e Cristina Giuliani
Lettonia, nella Base Nato: “Ci addestriamo per difendere confine est”Adazi (Riga), 28 apr. (askanews) – I militari si esercitano a ritmo serrato. Si simula un’attività di combattimento nei centri urbani. Si sentono gli spari, i proiettili sono a salve, ma è tutto come se fosse reale. Corrono tra i boschi, i militari, tra loro anche i tiratori scelti, si fanno scudo a vicenda, indossano i pesanti giubbotti antiproiettili, sul capo gli elmetti con il tipico piumetto dei bersaglieri. Poco distante, nel lungo corridoio degli uffici, c’è un gran daffare: nella cellula operativa cibernetica si monitora h24 la situazione per evitare attacchi; l’ufficio a fianco è la parte logistica che organizza con attenzione le attività quotidiane dei militari.
Le mimetiche dei Bersaglieri si mescolano alle divise dei carabinieri dell’Arma. Ma nel corridoio del Comando Nse (National Support Element) si incrociano anche militari spagnoli e canadesi. Siamo nella Base Nato di Adazi, in Lettonia, a circa 30 chilometri dalla capitale Riga e a 300 dal confine con la Russia. Una base composta da circa 4000 soldati, uomini e donne, la cui attività sta diventando sempre più strategica per la loro posizione al confine Est dell’Alleanza dopo l’invasione russa in Ucraina. Il contingente italiano qui ha un ruolo decisivo. Askanews ha visitato la Base, trascorrendo una giornata a fianco dei militari italiani. Il contingente italiano – il terzo per entità numerica dopo Canada e Spagna – è inserito nell’eFP Battle Group Lettonia. E’ composto da circa 250 militari, tra donne e uomini, che si alternano a cadenza semestrale. Attualmente il contingente italiano, arrivato oramai alla XII rotation, è composto su base Brigata Bersaglieri ‘Garibaldi’ dell’Esercito Italiano, e si suddivide in una componente operativa e in una di supporto nazionale. La decisione di schierare delle unità militari nei Paesi Baltici ed in Polonia è stata presa nel luglio del 2016 con il Vertice Nato di Varsavia, dove si espresse la volontà di porre in essere alcune ‘misure di garanzia’ per tutti quei Paesi membri dell’Alleanza che percepivano un deterioramento della sicurezza ai propri confini. Tra queste misure era compresa la enhanced Forward Presence (eFP), la cui attività – è bene chiarirlo fin da subito – è di natura difensiva.
L’obiettivo, infatti, è il rafforzamento del principio della deterrenza, per contribuire in maniera concreta a preservare la pace e l’integrità territoriale dell’area euro-atlantica contro ogni possibile aggressione e minaccia esterna. ‘Siamo sempre pronti’, ripetono dalla base di Adazi. Anche se la guerra non ha influito sull’attività del contingente italiano e l’allerta non è aumentata. Il Tenente Colonnello Massimiliano Erra è il comandante del Task Group Baltic da dicembre 2022. ‘L’Italia, a seguito del vertice di Varsavia nel 2016, nel 2017 ha aderito a questa attività, inviando un gruppo di soldati italiani, inserito in un battaglione a guida canadese. Il nostro Paese ha aderito subito e responsabilmente alla richiesta di partecipare a questa attività. Con i nostri 250 soldati – spiega ad askanews – siamo il terzo contingente per presenza numerica qui in Lettonia, dopo Canada e Spagna. Il supporto che dà l’Italia è estremamente concreto’.
Il compito principale del contingente italiano, in linea con il mandato Nato, è quello della deterrenza. ‘Quello che svolgiamo qui, attraverso una razionalizzazione di tutte le unità addestrative, è quello della deterrenza, per evitare un deterioramento della pace verso questi territori. L’obiettivo è garantire la pace, la tranquillità e l’unità territoriale dei nostri alleati Nato, qui nel confine est, attraverso una serie di esercitazioni e attività addestrative estremamente razionalizzate’. Il comandante ci tiene a precisare che ‘qui ad Adazi si respira un’atmosfera normale e tranquilla, nonostante la vicinanza al confine con la Russia. La nostra attività, fin dal 2017, non è mai cambiata. I soldati italiani qui si addestrano tutti i giorni, costantemente, con l’obiettivo di integrarsi anche con gli altri Paesi dell’Alleanza’. Nessuna escalation di tensione? ‘Ovviamente – risponde il Ten. Col. Erra – è intrinseco nell’essere soldati avere sempre un massimo livello di allerta, qualunque sia la condizione geopolitica del momento. Ma non c’è nessuna escalation del livello di allarme o rischi particolari dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Non ci sono state minacce concrete, la situazione è tranquilla, viviamo in armonia insieme agli altri Paesi che contribuiscono alla formazione del Battle Group, è un’esperienza estremamente esaltante per i nostri soldati, poter lavorare insieme mantenendo il principio della Nato – insieme per la sicurezza delle nostre Nazioni’.
Il principio guida, dunque, è l’articolo 5, ovvero quello che regola la possibilità di intervento difensivo dei Paesi alleati in caso di un attacco sul suolo di un membro Nato. Di questo ha parlato anche il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, giunto nella Base di Adazi nel marzo 2022, proprio mentre in Ucraina arrivavano i missili russi. ‘La nostra presenza qui in Lettonia manda un inequivocabile messaggio di unità e risolutezza: il nostro impegno nei confronti dell’articolo 5 è assoluto’, aveva detto Stontelberg in quell’occasione. E proprio all’indomani della sua visita era arrivata la decisione di raddoppiare il numero di Battlegroup. I paesi diventavano così otto: oltre ai tre Paesi Baltici e alla Polonia, le truppe pronte al combattimento si addestrano ora anche in Romania, Slovacchia, Slovenia e Bulgaria. Quella di Camp Adazi è una delle quattro Basi dove la Nato ha sviluppato e continua a rafforzare il suo fianco orientale che separa Ucraina, Bielorussia e Russia dai 31 Paesi dell’Alleanza, pronti a rispondere se un solo colpo d’artiglieria russo dovesse cadere oltre la linea di confine, lungo 200 chilometri.
Nell’area addestrativa di Camp Adazi, l’Italia schiera carri armati ‘Ariete’, veicoli di combattimento ‘Dardo’, blindo ‘Centauro’ e veicoli tattici multiruolo ‘Lince’. A guidare la Compagnia nel Battaglione multinazionale è il capitano Pierre Ciampi, proveniente dall’8° Reggimento Bersaglieri ‘Garibaldi’. ‘La compagnia italiana – spiega – si articola su due plotoni di fanteria meccanizzata e un plotone carri su base Ariete. Oltre a questo abbiamo un nucleo tiratori scelti, un nucleo JTAC e una squadra comando. L’Italia, inoltre, mette a disposizione del Battle Group un plotone esplorante su base blindo ‘Centauro’, un plotone di decontaminazione CBRN e un plotone di difesa aerea a corta gittata’.
‘Ci addestriamo quotidianamente – prosegue il capitano -. Abbiamo la capacità di combattere di giorno e di notte, con camere termiche e visori notturni, una capacità ogni tempo. Ci troviamo molto bene anche dal punto di vista tecnologico’. Un reparto veramente competitivo. ‘La compagnia – spiega Ciampi – è stata selezionata dal Battle Group multinazionale per recarsi in Estonia, nella seconda decade di maggio, per svolgere una grande esercitazione multinazionale denominata Spring Storm che vedrà circa 15mila unità confrontarsi nel territorio estone. Sarà un’attività molto interessante’.
Poco distante, in un’altra area della base, si addestra un plotone di decontaminazione. A guidarlo è il Maresciallo ordinario Pasquale Simone Montefusco, effettivo al 7° Reggimento Difesa CBRN Cremona, di stanza a Civitavecchia. ‘Siamo l’unico assetto presente in Lettonia sotto il Battle Group Difesa Multinazionale. Qui si addestra un plotone di decontaminazione di personale, mezzi e materiali militari in seguito a una eventuale contaminazione chimica o biologica’, spiega. ‘Dopo una prima operazione di decontaminazione del personale con una particolare procedura di svestizione, viene effettuata la decontaminazione del veicolo per far sì che si possano proseguire le operazioni militari’.
C’è infine una unità JTAC, impegnata nel controllo di assetti aerei da combattimento in situazioni dove le truppe di terra si trovano a distanza ravvicinata con il nemico. A guidarla è una donna, il Graduato Scelto Martina Marchionna, Comandante del Team JTAC, proveniente dal 3° Reggimento Artiglieria Terrestre (da montagna). ‘Forniamo supporto di collegamento tra l’assetto aereo e la forza di manovra di terra – spiega -. Inoltre possiamo controllare anche il fuoco di superficie e quello navale. Come Team JTAC abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una esercitazione multinazionale che ha visto coinvolte la eFP di Estonia, Lettonia e Lituania. Una attività di tre settimane, nei tre Paesi, con l’obiettivo di integrare tutti i team JTAC delle varie eFP in modo da confrontarsi’.
Al termine del Summit di Madrid del 29 giugno 2022, la Nato ha stabilito di potenziare la Base in Lettonia, elevandola da livello di Battaglione a Brigata. Il punto 9 della dichiarazione, infatti, definisce il dispiegamento di ‘ulteriori forze robuste e pronte al combattimento sul fianco orientale’. ‘Accogliamo con favore le offerte iniziali degli alleati per il nuovo modello di forze della Nato – si legge nella dichiarazione – che rafforzerà e modernizzerà la struttura delle forze della Nato e fornirà risorse alla nostra nuova generazione di piani militari. Potenzieremo le nostre esercitazioni di difesa collettiva per essere pronti ad operazioni ad alta intensità e multidominio e per garantire il rafforzamento di qualsiasi alleato con breve preavviso. Tutte queste misure rafforzeranno in modo sostanziale la deterrenza e le difese avanzate della Nato. Ciò contribuirà a prevenire qualsiasi aggressione contro il territorio della Nato, negando a qualsiasi potenziale avversario di raggiungere i propri obiettivi’. Ad Adazi, dunque, si passerà dagli attuali 4mila soldati a un numero ben maggiore.
Infine, come si legge sul sito del Ministero della Difesa della Lettonia, la perla del Baltico intende sviluppare altri campi di addestramento come Lacusils, un centro di addestramento nella regione di Aluksne, o Mezaine – vicino a Skrunda – e Meza Mackevici, nella regione di Augsdaugava. Tutte le basi militari sono abitualmente impegnate nell’addestramento delle truppe delle Forze Armate Nazionali della Lettonia e della Guardia Nazionale. Ma anche le truppe alleate partecipano a queste esercitazioni per essere pronte a difendere la Lettonia e il suo territorio in caso di necessità.