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Lvmh prima società europea a capitalizzare 500 miliardi di dollari

Lvmh prima società europea a capitalizzare 500 miliardi di dollariRoma, 24 apr. (askanews) – Il gruppo francese del lusso LVMH è diventato la prima società europea a raggiungere i 500 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, grazie al rialzo delle sue azioni e al rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro.

Le azioni della società quotata a Parigi sono salite dello 0,3% stamani rispetto alla chiusura di venerdì a 903,7 euro, raggiungendo brevemente una capitalizzazione di mercato di 454 miliardi di euro. Ciò equivale a 500,3 miliardi di dollari, dato che l’euro ha raggiunto quota 1,1019 dollari. LVMH, controllata dal miliardario Bernard Arnault, ha registrato un aumento del 17% dei ricavi nel primo trimestre grazie alla ripresa del mercato del lusso cinese.

Nel mondo è corsa agli armamenti. Secondo Sipri in Europa nel 2022 la spesa è aumentata del 13%

Nel mondo è corsa agli armamenti. Secondo Sipri in Europa nel 2022 la spesa è aumentata del 13%Roma, 24 apr. (askanews) – La spesa militare globale è aumentata del 3,7% in termini reali nel 2022, raggiungendo un nuovo massimo di 2.240 miliardi di dollari: in particolare l’Europa ha registrato il suo più forte aumento annuale, negli ultimi 30 anni, con un +13% sui 12 mesi precedenti. E’ quanto emerge dai nuovi dati sulla spesa militare globale pubblicati oggi dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). I tre paesi che hanno speso di più nel 2022, si spiega, sono Stati Uniti, Cina e Russia: insieme rappresentano il 56% del totale mondiale. L’Italia occpua il 12esimo posto del ranking di Sipri, immediatamente dietro l’Ucraina, con una spesa di 33,5 miliardi di dollari nel 2022, in calo del 4,5% rispetto all’anno precedente. La percentuale di spesa rispetto al Pil è stata, secondo Sipri, dell’1,7%. LE PREOCCUPAZIONI PER GUERRA IN UCRAINA E TENSIONI IN ASIA La spesa militare mondiale è cresciuta per l’ottavo anno consecutivo nel 2022 fino al massimo storico di 2.240 miliardi di dollari. L’aumento di gran lunga più marcato della spesa (+13%) è stato registrato in Europa ed è in gran parte legato all’invasione russa dell’Ucraina, secondo quanto spiegato da Sipri. Gli aiuti militari all’Ucraina e le preoccupazioni per un’accresciuta minaccia da parte della Russia hanno infatti fortemente influenzato le decisioni di spesa di molti Stati, così come un ruolo determinante hanno avuto anche le tensioni nell’Asia orientale.

‘Il continuo aumento della spesa militare globale negli ultimi anni è un segno che viviamo in un mondo sempre più insicuro, ha affermato Nan Tian, ricercatore senior presso il programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Gli Stati stanno rafforzando la forza militare in risposta a un ambiente di sicurezza in deterioramento, che non prevede un miglioramento nel prossimo futuro’. SPESA MILITARE IN EUROPA A LIVELLI DELLA GUERRA FREDDA La spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari nel 2022. Per la prima volta, la spesa di questi Stati ha superato quella del 1989, mentre la Guerra fredda stava già concludendosi, ed è stata del 30% superiore a quella del 2013. Gli stati europei, in particolare, hanno aumentato significativamente le loro spese militari in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, mentre altri Paesi hanno annunciato piani per aumentare i livelli di spesa per periodi fino a un decennio. ‘L’invasione dell’Ucraina ha avuto un impatto immediato sulle decisioni di spesa militare nell’Europa centrale e occidentale. Ciò include piani pluriennali per incrementare la spesa di diversi governi, ha confermato Diego Lopes da Silva, ricercatore senior presso il programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Di conseguenza, possiamo ragionevolmente aspettarci che la spesa militare nell’Europa centrale e occidentale continui ad aumentare negli anni a venire.

Alcuni degli aumenti più marcati sono stati osservati in Finlandia (+36%), Lituania (+27%), Svezia (+12%) e Polonia (+1%). ‘Mentre l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha certamente influito sulle decisioni di spesa militare nel 2022, le preoccupazioni per l’aggressione russa sono andate crescendo da molto più tempo, ha affermato Lorenzo Scarazzato, altro ricercatore del Sipri. ‘Molti Stati dell’ex blocco orientale hanno più che raddoppiato le loro spese militari dal 2014, anno in cui la Russia ha annesso la Crimea. L’AUMENTO DELLA SPESA DI RUSSIA E UCRAINA La spesa militare russa è cresciuta di circa il 9,2% nel 2022, a circa 86,4 miliardi di dollari: ciò equivale al 4,1% del Prodotto interno lordo (PIL) della Russia nello scorso anno, rispetto al 3,7% del Pil del 2021. I dati diffusi dalla Russia alla fine del 2022 mostrano inoltre che la spesa per la difesa nazionale, la componente più importante della spesa militare russa, era già superiore del 34% rispetto ai piani di bilancio elaborati nel 2021, spiega Sipri. ‘La differenza tra i piani di bilancio della Russia e la sua spesa militare effettiva nel 2022 suggerisce che l’invasione dell’Ucraina è costata alla Russia molto più di quanto previsto, ha affermato Lucie Béraud-Sudreau, direttrice del programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri.

Quanto all’Ucraina, la sua spesa militare ha raggiunto i 44 miliardi di dollari nel 2022. Con un +640%, questo è stato il più alto aumento in un solo anno della spesa militare di un Paese mai registrato nei dati dell’organizzazione. A seguito dell’aumento e dei danni causati dalla guerra all’economia ucraina, l’onere militare (spesa militare in percentuale rispetto al Pil) è salito al 34% nel 2022, dal 3,2% nel 2021. USA: CRESCE LA SPESA MILITARE NONOSTANTE L’INFLAZIONE Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga il più grande investitore militare del mondo. La spesa militare degli Usa ha raggiunto gli 877 miliardi di dollari nel 2022, pari al 39% della spesa militare globale totale e tre volte superiore all’importo speso dalla Cina, il secondo più grande investitore mondiale in armi. ‘L’aumento della spesa militare degli Stati Uniti nel 2022 è stato in gran parte dovuto al livello senza precedenti di aiuti militari forniti all’Ucraina, ha affermato Nan Tian. ‘Data l’entità della spesa statunitense, anche un piccolo aumento in termini percentuali ha un impatto significativo sul livello della spesa militare globale. L’aiuto militare finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina ha raggiunto i 19,9 miliardi di dollari nel 2022. Sebbene questo sia stato il più grande importo di aiuti militari fornito da qualsiasi paese a un singolo beneficiario in un anno, dal tempo della Guerra fredda, esso ha rappresentato solo il 2,3% della spesa militare totale degli Stati Uniti. Nel 2022 gli Stati Uniti hanno stanziato 295 miliardi di dollari per le operazioni militari e la manutenzione, 264 miliardi di dollari per l’approvvigionamento, la ricerca e lo sviluppo e 167 miliardi di dollari per il personale militare, sottolinea inmfatti Sapri.

I PAESI NATO: +0,9%, IN EUROPA PRIMATO AL REGNO UNITO La spesa militare dei Paesi membri della Nato è stata pari a 1.232 miliardi di dollari nel 2022, ovvero lo 0,9% in più rispetto al 2021. Detto degli Usa, il Regno Unito ha avuto la più alta spesa militare nell’Europa centrale e occidentale con 68,5 miliardi di sterline, di cui circa 2,5 miliardi (3,6%) per aiuti militari finanziari all’Ucraina. La spesa militare di Turchia è invece diminuita per il terzo anno consecutivo, raggiungendo i 10,6 miliardi di dollari, con un calo del 26% rispetto al 2021. La spesa militare della Germania ha raggiunto i 55,8 miliardi di dollari nel 2022, ovvero il 2,3 per cento in più rispetto al 2021 e il 33 per cento in più rispetto al 2013. La stima del Sipri include gli aiuti militari finanziari tedeschi all’Ucraina, che ammontano a circa 2 miliardi nel 2022, rendendo la Germania il secondo più grande donatore europeo di aiuti militari all’Ucraina dopo il Regno Unito. CINA E GIAPPONE I PRIMATISTI IN ASIA E OCEANIA La spesa militare combinata dei paesi dell’Asia e dell’Oceania è stata di 575 miliardi di dollari, con un incremento del 2,7% rispetto al 2021 e del 45% rispetto al 2013. Secondo Sipri, dunque, è stata confermata una tendenza al rialzo ininterrotta risalente ad almeno il 1989. La Cina è rimasta il secondo Paese con la maggiore spesa militare al mondo, stanziando circa 292 miliardi di dollari nel 2022. L’incremento è pari al 4,2% rispetto al 2021 e al 63% rispetto al 2013. Quello registrato da Sipri in Cina, inoltre, è un aumento che prosegue ininterrottamente da da 28 anni consecutivi.

La spesa militare del Giappone è aumentata invece del 5,9% tra il 2021 e il 2022, raggiungendo i 46 miliardi di dollari, pari all’1,1% del Pil: si tratta del livello più alto di spesa militare giapponese dal 1960. Una nuova strategia per la sicurezza nazionale, pubblicata nel 2022, stabilisce d’altra parte piani ambiziosi per aumentare la capacità militare del Giappone nel prossimo decennio in risposta alle crescenti minacce percepite da Cina, Corea del Nord e Russia.

‘Il Giappone sta subendo un profondo cambiamento nella sua politica militare, ha affermato Xiao Liang, ricercatore del programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Le restrizioni del dopoguerra imposte dal Giappone alle sue spese militari e alle sue capacità militari sembrano allentarsi’ definitivamente, ha aggiunto. INDIA E ARABIA SAUDITA SI ARMANO: SPESA IN CRESCITA In generale, sottolinea Sipri, l’aumento in termini reali della spesa militare mondiale nel 2022 è stato comunque rallentato dagli effetti dell’inflazione, che in molti Paesi è salita a livelli che non si vedevano da decenni. In termini nominali (vale a dire a prezzi correnti al netto dell’inflazione), il totale mondiale è aumentato del 6,5 per cento.

La spesa militare dell’India di 81,4 miliardi di dollari è stata la quarta più alta al mondo. L’incremento è stato pari al 6% rispetto al 2021. Nel 2022 la spesa militare dell’Arabia Saudita, quinto più grande investitore militare, è aumentata del 16% per raggiungere una stima di 75 miliardi di dollari, mentre la spesa militare della Nigeria è diminuita del 38% a 3,1 miliardi di dollari, dopo un aumento della spesa del 56% nel 2021.

La spesa militare dell’Etiopia è aumentata dell’88% nel 2022, raggiungendo 1,0 miliardi di dollari. L’aumento, sottolinea infine il Sipri, ha coinciso con una rinnovata offensiva del governo contro il Fronte popolare di liberazione del Tigray nel nord del Paese. (di Corrado Accaputo)

L’Europa si riarma, rapporto Sipri: nel 2022 la spesa è aumentata del 13%

L’Europa si riarma, rapporto Sipri: nel 2022 la spesa è aumentata del 13%Roma, 24 apr. (askanews) – La spesa militare globale è aumentata del 3,7% in termini reali nel 2022, raggiungendo un nuovo massimo di 2.240 miliardi di dollari: in particolare l’Europa ha registrato il suo più forte aumento annuale, negli ultimi 30 anni, con un +13% sui 12 mesi precedenti. E’ quanto emerge dai nuovi dati sulla spesa militare globale pubblicati oggi dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). I tre paesi che hanno speso di più nel 2022, si spiega, sono Stati Uniti, Cina e Russia: insieme rappresentano il 56% del totale mondiale. L’Italia occpua il 12esimo posto del ranking di Sipri, immediatamente dietro l’Ucraina, con una spesa di 33,5 miliardi di dollari nel 2022, in calo del 4,5% rispetto all’anno precedente. La percentuale di spesa rispetto al Pil è stata, secondo Sipri, dell’1,7%.

LE PREOCCUPAZIONI PER GUERRA IN UCRAINA E TENSIONI IN ASIA La spesa militare mondiale è cresciuta per l’ottavo anno consecutivo nel 2022 fino al massimo storico di 2.240 miliardi di dollari. L’aumento di gran lunga più marcato della spesa (+13%) è stato registrato in Europa ed è in gran parte legato all’invasione russa dell’Ucraina, secondo quanto spiegato da Sipri. Gli aiuti militari all’Ucraina e le preoccupazioni per un’accresciuta minaccia da parte della Russia hanno infatti fortemente influenzato le decisioni di spesa di molti Stati, così come un ruolo determinante hanno avuto anche le tensioni nell’Asia orientale.

‘Il continuo aumento della spesa militare globale negli ultimi anni è un segno che viviamo in un mondo sempre più insicuro’, ha affermato Nan Tian, ricercatore senior presso il programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Gli Stati stanno rafforzando la forza militare in risposta a un ambiente di sicurezza in deterioramento, che non prevede un miglioramento nel prossimo futuro’. SPESA MILITARE IN EUROPA A LIVELLI DELLA GUERRA FREDDA

La spesa militare degli stati dell’Europa centrale e occidentale è stata di 345 miliardi di dollari nel 2022. Per la prima volta, la spesa di questi Stati ha superato quella del 1989, mentre la Guerra fredda stava già concludendosi, ed è stata del 30% superiore a quella del 2013. Gli stati europei, in particolare, hanno aumentato significativamente le loro spese militari in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, mentre altri Paesi hanno annunciato piani per aumentare i livelli di spesa per periodi fino a un decennio. ‘L’invasione dell’Ucraina ha avuto un impatto immediato sulle decisioni di spesa militare nell’Europa centrale e occidentale. Ciò include piani pluriennali per incrementare la spesa di diversi governi’, ha confermato Diego Lopes da Silva, ricercatore senior presso il programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Di conseguenza, possiamo ragionevolmente aspettarci che la spesa militare nell’Europa centrale e occidentale continui ad aumentare negli anni a venire’.

Alcuni degli aumenti più marcati sono stati osservati in Finlandia (+36%), Lituania (+27%), Svezia (+12%) e Polonia (+1%). ‘Mentre l’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha certamente influito sulle decisioni di spesa militare nel 2022, le preoccupazioni per l’aggressione russa sono andate crescendo da molto più tempo’, ha affermato Lorenzo Scarazzato, altro ricercatore del Sipri. ‘Molti Stati dell’ex blocco orientale hanno più che raddoppiato le loro spese militari dal 2014, anno in cui la Russia ha annesso la Crimea’. L’AUMENTO DELLA SPESA DI RUSSIA E UCRAINA

La spesa militare russa è cresciuta di circa il 9,2% nel 2022, a circa 86,4 miliardi di dollari: ciò equivale al 4,1% del Prodotto interno lordo (PIL) della Russia nello scorso anno, rispetto al 3,7% del Pil del 2021. I dati diffusi dalla Russia alla fine del 2022 mostrano inoltre che la spesa per la difesa nazionale, la componente più importante della spesa militare russa, era già superiore del 34% rispetto ai piani di bilancio elaborati nel 2021, spiega Sipri.

‘La differenza tra i piani di bilancio della Russia e la sua spesa militare effettiva nel 2022 suggerisce che l’invasione dell’Ucraina è costata alla Russia molto più di quanto previsto’, ha affermato Lucie Béraud-Sudreau, direttrice del programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri.

Quanto all’Ucraina, la sua spesa militare ha raggiunto i 44 miliardi di dollari nel 2022. Con un +640%, questo è stato il più alto aumento in un solo anno della spesa militare di un Paese mai registrato nei dati dell’organizzazione. A seguito dell’aumento e dei danni causati dalla guerra all’economia ucraina, l’onere militare (spesa militare in percentuale rispetto al Pil) è salito al 34% nel 2022, dal 3,2% nel 2021.

USA: CRESCE LA SPESA MILITARE NONOSTANTE L’INFLAZIONE

Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga il più grande investitore militare del mondo. La spesa militare degli Usa ha raggiunto gli 877 miliardi di dollari nel 2022, pari al 39% della spesa militare globale totale e tre volte superiore all’importo speso dalla Cina, il secondo più grande investitore mondiale in armi. ‘L’aumento della spesa militare degli Stati Uniti nel 2022 è stato in gran parte dovuto al livello senza precedenti di aiuti militari forniti all’Ucraina’, ha affermato Nan Tian. ‘Data l’entità della spesa statunitense, anche un piccolo aumento in termini percentuali ha un impatto significativo sul livello della spesa militare globale’.

L’aiuto militare finanziario degli Stati Uniti all’Ucraina ha raggiunto i 19,9 miliardi di dollari nel 2022. Sebbene questo sia stato il più grande importo di aiuti militari fornito da qualsiasi paese a un singolo beneficiario in un anno, dal tempo della Guerra fredda, esso ha rappresentato solo il 2,3% della spesa militare totale degli Stati Uniti. Nel 2022 gli Stati Uniti hanno stanziato 295 miliardi di dollari per le operazioni militari e la manutenzione, 264 miliardi di dollari per l’approvvigionamento, la ricerca e lo sviluppo e 167 miliardi di dollari per il personale militare, sottolinea inmfatti Sapri.

I PAESI NATO: +0,9%, IN EUROPA PRIMATO AL REGNO UNITO

La spesa militare dei Paesi membri della Nato è stata pari a 1.232 miliardi di dollari nel 2022, ovvero lo 0,9% in più rispetto al 2021. Detto degli Usa, il Regno Unito ha avuto la più alta spesa militare nell’Europa centrale e occidentale con 68,5 miliardi di sterline, di cui circa 2,5 miliardi (3,6%) per aiuti militari finanziari all’Ucraina. La spesa militare di Turchia è invece diminuita per il terzo anno consecutivo, raggiungendo i 10,6 miliardi di dollari, con un calo del 26% rispetto al 2021.

La spesa militare della Germania ha raggiunto i 55,8 miliardi di dollari nel 2022, ovvero il 2,3 per cento in più rispetto al 2021 e il 33 per cento in più rispetto al 2013. La stima del Sipri include gli aiuti militari finanziari tedeschi all’Ucraina, che ammontano a circa 2 miliardi nel 2022, rendendo la Germania il secondo più grande donatore europeo di aiuti militari all’Ucraina dopo il Regno Unito. Roma, 24 apr. (askanews) –

CINA E GIAPPONE I PRIMATISTI IN ASIA E OCEANIA

La spesa militare combinata dei paesi dell’Asia e dell’Oceania è stata di 575 miliardi di dollari, con un incremento del 2,7% rispetto al 2021 e del 45% rispetto al 2013. Secondo Sipri, dunque, è stata confermata una tendenza al rialzo ininterrotta risalente ad almeno il 1989. La Cina è rimasta il secondo Paese con la maggiore spesa militare al mondo, stanziando circa 292 miliardi di dollari nel 2022. L’incremento è pari al 4,2% rispetto al 2021 e al 63% rispetto al 2013. Quello registrato da Sipri in Cina, inoltre, è un aumento che prosegue ininterrottamente da da 28 anni consecutivi.

La spesa militare del Giappone è aumentata invece del 5,9% tra il 2021 e il 2022, raggiungendo i 46 miliardi di dollari, pari all’1,1% del Pil: si tratta del livello più alto di spesa militare giapponese dal 1960. Una nuova strategia per la sicurezza nazionale, pubblicata nel 2022, stabilisce d’altra parte piani ambiziosi per aumentare la capacità militare del Giappone nel prossimo decennio in risposta alle crescenti minacce percepite da Cina, Corea del Nord e Russia.

‘Il Giappone sta subendo un profondo cambiamento nella sua politica militare’, ha affermato Xiao Liang, ricercatore del programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri. ‘Le restrizioni del dopoguerra imposte dal Giappone alle sue spese militari e alle sue capacità militari sembrano allentarsi’ definitivamente, ha aggiunto. Roma, 24 apr. (askanews) –

INDIA E ARABIA SAUDITA SI ARMANO: SPESA IN CRESCITA

In generale, sottolinea Sipri, l’aumento in termini reali della spesa militare mondiale nel 2022 è stato comunque rallentato dagli effetti dell’inflazione, che in molti Paesi è salita a livelli che non si vedevano da decenni. In termini nominali (vale a dire a prezzi correnti al netto dell’inflazione), il totale mondiale è aumentato del 6,5 per cento.

La spesa militare dell’India di 81,4 miliardi di dollari è stata la quarta più alta al mondo. L’incremento è stato pari al 6% rispetto al 2021. Nel 2022 la spesa militare dell’Arabia Saudita, quinto più grande investitore militare, è aumentata del 16% per raggiungere una stima di 75 miliardi di dollari, mentre la spesa militare della Nigeria è diminuita del 38% a 3,1 miliardi di dollari, dopo un aumento della spesa del 56% nel 2021.

La spesa militare dell’Etiopia è aumentata dell’88% nel 2022, raggiungendo 1,0 miliardi di dollari. L’aumento, sottolinea infine il Sipri, ha coinciso con una rinnovata offensiva del governo contro il Fronte popolare di liberazione del Tigray nel nord del Paese. (di Corrado Accaputo)

L’Ue: la Cina chiarisca la sua posizione sugli Stati ex Urss. Pechino: rispettiamo lo status di Stati sovrani

L’Ue: la Cina chiarisca la sua posizione sugli Stati ex Urss. Pechino: rispettiamo lo status di Stati sovraniBruxelles, 24 apr. (askanews) – Oggi “valuteremo come comportarci con la Cina, come ricalibrare la nostra strategia. Abbiamo parlato molto con la Cina negli ultimi giorni, ma dovremo continuare a discuterne perché è una delle più importanti questioni della nostra politica estera”. Lo ha detto oggi a Lussemburgo l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, parlando con la stampa a la suo arrivo alla riunione del Consiglio Esteri.

“Non posso dirvi in anticipo – ha continuato l’Alto Rappresentante ai giornalisti – quale sarà il risultato della discussione, ma ci sarà sicuramente una posizione forte” sulla richiesta di “chiarire qual è il pensiero ufficiale del governo cinese circa la sovranità e l’indipendenza di certi Stati”. Il riferimento di Borrell è alle affermazioni dell’ambasciatore cinese a Parigi, Lu Shaye, che nel fine settimana in un’intervista a una Tv francese ha sostenuto che la Crimea appartiene alla Russia e i paesi dell’ex Unione sovietica non hanno uno “status effettivo” di Stati sovrani nel diritto internazionale.

“Le affermazioni dell’ambasciatore cinese sulla sovranità e l’esistenza dei paesi che erano parte dell’Unione Sovietica – ha riferito l’Alto Rappresentante – sono qualcosa che discuteremo nel quadro della questione cinese. Il Consiglio comincerà a discutere per preparare la discussione dell’Unione europea, forse a giugno, quando rivedremo la nostra strategia Verso la Cina”, ha concluso Borrell. Oggi un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha dichiarato che “la Cina rispetta lo status di Stati sovrani di tutte le repubbliche dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica”. “L’Unione Sovietica era uno Stato federale e aveva lo status di soggetto di diritto internazionale nel suo insieme negli Affari esteri. Questo non nega il fatto che dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ogni membro della repubblica ha lo status di Stato sovrano”, ha aggiunto il portavoce, citato dal Global Times.

In Sudan evacuati i diplomatici, ma restano migliaia di stranieri

In Sudan evacuati i diplomatici, ma restano migliaia di stranieriRoma, 24 apr. (askanews) – Numerosi Stati stranieri hanno evacuato ieri il personale diplomatico dal Sudan nonostante i continui combattimenti tra l’esercito sudanese e le forze paramilitari nella capitale Khartoum, che continuano a tenere in trappola milioni di civili. Ma decine di migliaia di stranieri restano al momento nel Paese. Nella notte anche l’Italia ha concluso la prima fase dell’evacuazione di propri cittadini dal Sudan, con la messa in sicurezza di oltre 100 connazionali, tra cui i membri del personale diplomatico.

Una persona è rimasta ferita quando un convoglio diplomatico francese è finito sotto il fuoco nella capitale, hanno detto i militari del Sudan, e anche un diplomatico egiziano è stato colpito e ferito, secondo il ministero degli Esteri egiziano. Intanto, centinaia di membri dello staff delle Nazioni Unite hanno iniziato un esodo di 19 ore su strada. I governi britannico, canadese e olandese hanno evacuato le loro ambasciate, hanno detto funzionari su Twitter, mentre il ministero della Difesa tedesco ha confermato di aver avviato una missione per far uscire i cittadini tedeschi. “Il nostro obiettivo, in questa pericolosa situazione in Sudan, è far uscire il maggior numero possibile di cittadini tedeschi da Khartoum”, ha affermato il ministero su Twitter. Più tardi, il comando tedesco delle operazioni congiunte ha dichiarato che il primo aereo di 101 sfollati era arrivato in Giordania. Funzionari diplomatici e militari francesi hanno detto che la loro evacuazione è “molto complicata” e potrebbe ancora incontrare “difficoltà”, aggiungendo che un aereo ha già lasciato il Sudan. L’esercito americano ha evacuato con successo i diplomatici americani e le loro famiglie durante la notte, ha detto sabato il presidente Biden. Elementi del SEAL Team 6 e del 3° gruppo delle forze speciali dell’esercito hanno preso parte all’evacuazione, ha precisato un funzionario della sicurezza. Gli americani sono stati trasportati in aereo su tre elicotteri MH-47 Chinook che sono volati prima da Gibuti e poi hanno fatto rifornimento in Etiopia, secondo un alto funzionario del Pentagono che ha informato i giornalisti sabato sera. Altri 16.000 cittadini americani che non lavorano per il governo, molti dei quali con doppia nazionalità, rimangono invece in Sudan. Sebbene i funzionari statunitensi abbiano affermato di non poterli evacuare perché il pericolo è troppo grande, stanno fornendo indicazioni sulle vie di fuga e altre informazioni logistiche. “Sono preoccupato per la sicurezza e la protezione dei cittadini statunitensi che hanno prestato servizio in missioni umanitarie o in altri modi in tutto il paese”, ha dichiarato ieri il senatore Christopher A. Coons, citato dal Washington Post. “Ci sono parecchi cittadini con doppia cittadinanza USA-sudanese nel paese, e le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e un certo numero di altri paesi faranno del loro meglio per aiutare a tornare al governo civile e porre fine ai combattimenti, e per sostenere una stabilizzazione in Sudan”.

Secondo Christopher Maier, l’assistente segretario alla Difesa per le operazioni speciali e la guerra a bassa intensità, i dipartimenti di Stato e Difesa stanno lavorando per aiutare i cittadini americani che potrebbero voler lasciare il Sudan. “Uno di questi modi è rendere potenzialmente più praticabili le rotte via terra fuori dal Sudan”, ha affermato . “Quindi, il Dipartimento della Difesa sta attualmente valutando azioni che potrebbero includere l’uso di capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione per essere in grado di osservare le rotte e rilevare le minacce”. Grazie a un’operazione coordinata dall’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, con assetti della Difesa e il supporto dell’intelligence, anche l’Italia ha messo in sicurezza oltre 100 connazionali, fra cui il personale diplomatico. Con il volo di un C130 dell’Aeronautica militare e un secondo volo di un AM400 spagnolo sono stati trasferiti a Gibuti 105 cittadini italiani e 31 stranieri, fra cui cittadini portoghesi, australiani, greci, britannici, svedesi. La lotta per l’evacuazione dei cittadini stranieri e del personale diplomatico ha fatto seguito al collasso del Sudan nel conflitto civile, dopo che le tensioni politiche tra generali rivali sono sfociate in violenze il 15 aprile. Protagoniste dello scontro, le RSF, un gruppo paramilitare le cui origini risalgono alle milizie Janjaweed che terrorizzavano il Darfur, e il generale Abdel Fattah al-Burhan, il comandante delle forze armate del Sudan e di fatto il capo di stato del paese.

Finora i combattimenti hanno provocato la morte di almeno 450 persone, secondo le Nazioni Unite, e il ministero della Sanità sudanese ha affermato che almeno altre 3.500 sono rimaste ferite. Il numero delle vittime è certamente sottostimato, poiché le ambulanze sono state spesso attaccate e gli operatori sanitari non sono stati in grado di raccogliere i corpi dalle strade.

Secondo la Cnn “Meloni bene nei primi 100 giorni, ma il problema migranti…”

Secondo la Cnn “Meloni bene nei primi 100 giorni, ma il problema migranti…”Roma, 24 apr. (askanews) – “La promessa elettorale chiave che ha portato al potere Giorgia Meloni e la sua coalizione di estrema destra nelle elezioni dello scorso settembre è stata quella di fare ciò che nessun altro aveva fatto prima: fermare i barconi di migranti che usano l’Italia come porta d’accesso all’Europa”, con la promessa di “impedire a tutte le barche di migranti di sbarcare sulle coste italiane, indipendentemente da chi ci fosse e da cosa le spingesse a rischiare la vita”. E’ quanto si legge oggi sul sito della Cnn, che dedica un’analisi ai primi 100 giorni di governo di Giorgia Meloni, “considerati un successo”.

La sua azione di governo, sostiene l’emittente, “non è stata neanche lontanamente di estrema destra come alcuni avevano temuto” e Meloni “è stata a suo agio con i leader mondiali globali”. I leader liberali europei avevano da guadagnare dalla prospettiva della promessa della Meloni di fermare le barche, e molti speravano che potesse farcela, sottolinea ancora la Cnn. “Conservatori come il leader ungherese Viktor Orban hanno annunciato la sua vittoria e l’hanno ringraziata per ‘proteggere i confini dell’Europa”. Meloni, insiste la Cnn, “è persino riuscita a mettere in riga gli astuti partner della coalizione Matteo Salvini e Silvio Berlusconi nonostante le divergenze sulla guerra in Ucraina” ed “ha superato diverse tempeste, tra cui l’ammissione di Berlusconi di aver riacceso la sua amicizia con Vladimir Putin dopo che Putin gli aveva mandato della vodka russa per il suo compleanno”. La premier ha inoltre “litigato con Salvini su come gestire la crisi energetica e il suo affetto per Putin”. E “alla fine di gennaio sembrava inarrestabile”. “Poi le barche hanno iniziato ad arrivare, e arrivare, e arrivare”. Al 21 aprile, ricorda l’emittente, sono arrivate “più di 35.000 persone, un numero più di tre volte superiore a quello dell’anno precedente”. “Al contrario, poco più di 4.000 persone sono giunte nel Regno Unito quest’anno in barca dalla Francia”.

Secondo un recente sondaggio, il sostegno al partito Fratelli d’Italia di Meloni – che ha vinto le elezioni con il 34 per cento dei voti – è sceso a poco più del 29 per cento nei sondaggi d’opinione. “Alcuni pensano che nessuno si sarebbe mai aspettato che riuscisse a fermare le barche, quindi il calo dei sondaggi riflette altri problemi, tra cui il suo continuo sostegno all’Ucraina e il suo rapporto con la Cina”, spiega la Cnn. Dichiarando lo stato di emergenza sulla crisi dei migranti, insiste ancora l’emittente, Meloni consentirà “misure estremamente dure per gestire gli arrivi”, tra cui “consentire alle autorità che normalmente gestiscono i disastri naturali di rimpatriare rapidamente i migranti”.

La sua vittoria elettorale è stata “un momento sorprendente nella politica italiana, non solo per la rapida ascesa del suo partito dalle frange di destra”. Ma la gente “si è espressa” ed “ha voluto lei e tutto ciò che rappresentava”. “Ora”, conclude la Cnn, “la domanda nella mente di tutti è se potrà dare seguito alle sue promesse agli elettori”.

Soldati ucraini superano il fiume Dnepr a Kherson. In Crimea i russi respingono un attacco con i droni

Soldati ucraini superano il fiume Dnepr a Kherson. In Crimea i russi respingono un attacco con i droniMilano, 24 apr. (askanews) – Alcuni uomini delle forze ucraine avrebbero saltato il fiume Dnepr, di fronte a Kherson. Lo sostiene l’Institute for the Study of War, che analizza le dinamiche della guerra in corso in Ucraina. Secondo l’ISW queste avanguardie starebbero già combattendo alla periferia di Oleshky, zona che sembrava impossibile da espugnare.

La flotta russa del Mar Nero ha respinto un attacco di droni al porto di Sebastopoli in Crimea nelle prime ore di oggi, ha dichiarato il governatore della città insediato a Mosca sull’app di messaggistica Telegram. “Secondo le ultime informazioni: un drone di superficie è stato distrutto … il secondo è esploso da solo”, ha scritto il governatore Mikhail Razvozhaev. “Ora la città è tranquilla ma tutte le forze e i servizi restano in allerta”. Nessun danno è stato segnalato, secondo Razvozhaev. Sebastopoli, insieme al resto della penisola di Crimea, è stata dichiarata annessa alla Russia nel 2014 ma è riconosciuta a livello internazionale come parte dell’Ucraina. Non ci sono state reazioni immediate dall’Ucraina. Kiev non rivendica quasi mai pubblicamente la responsabilità di attacchi all’interno della Russia e sul territorio ucraino controllato dalla Russia.

Le ultime esplosioni a Sebastopoli erano state udite a febbraio, secondo i media ucraini, quando le difese aeree russe avevano abbattuto un drone sopra la centrale termica di Balaklava.

Meloni: sono stati evacuati dal Sudan tutti gli italiani

Meloni: sono stati evacuati dal Sudan tutti gli italianiMilano, 24 apr. (askanews) – “Dopo una giornata di trepidante attesa, tutti i nostri connazionali in Sudan che hanno chiesto di partire sono stati evacuati. Con loro ci sono anche cittadini stranieri. L’Italia non lascia nessuno indietro. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa operazione così difficile, in piena zona di combattimento, il mio plauso va al ministro degli Esteri Antonio Tajani e all’Unità di crisi della Farnesina, al ministro della Difesa Guido Crosetto, al sottosegretario Alfredo Mantovano, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, al comandante del Covi, il generale Francesco Paolo Figliuolo, al nostro ambasciatore in Sudan, Michele Tommasi, ai servizi di sicurezza. Voglio rinnovare anche in questa occasione il mio appello alla fine della guerra, all’apertura di un negoziato che conduca a un governo a trazione civile, il Sudan ha bisogno di pace”. Lo ha scritto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in una nota diffusa nella tarda serata di ieri.

Triennale Milano: nella Design Week oltre 77mila visitatori

Triennale Milano: nella Design Week oltre 77mila visitatoriMilano, 24 apr. (askanews) – Triennale Milano ha registrato oltre 77.300 visitatori durante la Milano Design Week, dal 15 al 23 aprile 2023. Un dato che supera il risultato dell’edizione di giugno 2022 e conferma la risposta positiva del pubblico all’offerta di Triennale.

“In questi giorni in Triennale – ha detto Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano – abbiamo assistito a una straordinaria presenza di visitatori, italiani e internazionali, in larga parte giovani, che hanno accolto con entusiasmo e interesse la nostra proposta di mostre, installazioni, incontri ed eventi. Grande protagonista è stato il Museo del Design Italiano, riaperto per il nostro centenario con un nuovo allestimento e una nuova selezione di oggetti, insieme alla retrospettiva dedicata ad Angelo Mangiarotti, a Casa Lana e alla mostra Ettore Sottsass. La Parola e a tutte le altre esposizioni e iniziative che hanno reso Triennale uno degli hub di questa Milano Design Week”. Oltre al Museo del Design Italiano, il pubblico ha potuto visitare 12 mostre: Text, a cura di Marco Sammicheli (fino al 17 settembre); Droog30. Design or Non-design?, coprodotta con Nieuwe Instituut di Rotterdam e a cura di Maria Cristina Didero e Richard Hutten; Lisa Ponti. Disegni e voci, a cura di Damiano Gullì e Salvatore Licitra (fino al 7 maggio); Angelo Mangiarotti. Quando le strutture prendono forma, a cura di Fulvio Irace; l’allestimento permanente di Casa Lana di Ettore Sottsass, con la mostra Ettore Sottsass. La Parola a cura di Marco Sammicheli (fino al 3 settembre); Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori, presentata nell’ambito del partenariato con Fondation Cartier pour l’art contemporain (fino al 14 maggio); OUR BAMBOO. Exploring Materials by Japan Creative di Japan Creative; Mother-of-Pearl Tables di Duson Gallery Seoul; FUTURE73 VISIONS di Timberland; Made by Fire di Moravian Gallery in Brno; EVERYTHING IS GONNA BE ALRIGHT di Meritalia; Tashkent Modernism. Index di ACDF – Arts and Culture Development Foundation under the Cabinet of Ministers of the Republic of Uzbekistan.

La Milano Design Week ha rappresentato anche l’occasione per Triennale di ricordare Fernando Campana con una speciale installazione: un omaggio a una delle più importanti figure del design contemporaneo. Sono state inoltre presentate le installazioni Terra-cotta, Plastic Pots and Chai and Chinese Hibiscus di Lorenzo Vitturi, in collaborazione con Lavazza Group (fino al 2 ottobre), Falena di Nico Vascellari, donata dall’artista e prodotta con il supporto di gloª (fino al 2 luglio), e Aperta parentesi di Franco Mazzucchelli (fino al 26 aprile). Alla programmazione espositiva si sono aggiunti gli appuntamenti del public program e la serata di musica nel Giardino Giancarlo De Carlo, che si è svolta martedì 18 aprile.

Salone Mobile, Feltrin: successo certifica valore del nostro saper fare

Salone Mobile, Feltrin: successo certifica valore del nostro saper fareMilano, 23 apr. (askanews) – “Gli espositori hanno investito bene le loro risorse, i visitatori hanno investito bene il loro tempo. Lo dicono i numeri, lo dice l’entusiasmo che si è respirato durante la settimana e lo dice la massiccia presenza della stampa e delle istituzioni con cui abbiamo condiviso temi fondamentali per il legno-arredo come formazione, internazionalizzazione, sostenibilità e filiera corta con legname made in Italy”. Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo sintetizza così il successo del Salone del Mobile che “si è confermato ancora una volta come l’unica fiera del design che vanta la maggioranza di espositori italiani capace di attirare visitatori, in maggioranza stranieri: il risultato migliore che certifica il valore del nostro saper fare”. “Ma quest’anno, lasciatemelo dire, al di là dei numeri e dell’evidente soddisfazione di tutti, il risultato di cui dobbiamo andare più fieri, aziende e Salone, è quello di aver fatto una scelta strategica vincente – sottolinea Feltrin – pensando a Euroluce come a un modello di fiera innovativo e molto democratico, apprezzato da espositori e visitatori, a cui ci ispireremo non soltanto noi per l’appuntamento di aprile 2024, ma a cui, sono convinto, si ispireranno tutte le fiere del mondo. Ma nel mondo, solo il Salone è il Salone”.