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Sanremo, ecco l’ordine di uscita dei cantanti in gara nella terza serata (con tre co-conduttrici)

Sanremo, ecco l’ordine di uscita dei cantanti in gara nella terza serata (con tre co-conduttrici)Sanremo, 13 feb. (askanews) – Ecco l’ordine di uscita dei cantanti in gara nella terza serata del Festival di Sanremo. Tre le co-conduttrici sul palco insieme a Carlo Conti: Miriam Leone, Katia Follesa ed Elettra Lamborghini.


1)Clara 2)Brunori Sas


3)Sarah Toscano 4)Massimo Ranieri


5)Joan Thiele 6)Shablo ft Guè, Joshua, Tormento


7)Noemi 8)Olly 9)Coma_Cose 10) Modà 11) Tony Effe 12)Irama 13)Gabbani 14)Gaia

Il piano di Trump per la pace, sul tavolo dei leader riuniti a Monaco il futuro dell’Ucraina

Il piano di Trump per la pace, sul tavolo dei leader riuniti a Monaco il futuro dell’UcrainaMonaco, 13 feb. (askanews) – Volodymyr Zelensky, forse, sperava ben altro. Ma dopo la cruciale giornata di ieri, il presidente ucraino ha dovuto prendere atto che il futuro negoziato di pace, per l’Ucraina, sarà tutto in salita. A Monaco di Baviera proverà a giocare le sue carte. Il leader ucraino arriva per un confronto con i suoi partner internazionali e un primo incontro con il vice presidente americano J. D. Vance. Con ogni probabilità, cercherà di fare sponda con l’Europa, almeno in questa prima fase tagliata fuori dalla linea diretta stabilita tra la Casa Bianca e il Cremlino. L’annuale Conferenza sulla sicurezza in Baviera, giunta alla 61esima edizione, offrirà l’occasione di proseguire sul solco tracciato da Donald Trump, in un momento cruciale di cambiamento per il mondo: la nuova amministrazione statunitense è entrata in carica a gennaio, un nuovo ciclo di legislatura europea ha avuto inizio da pochi mesi a Bruxelles, un fragile accordo di cessate il fuoco a Gaza è stato concordato tra Hamas e Israele, ed elezioni parlamentari tedesche sono in programma appena una settimana dopo la conferenza.


Negoziare da subito per ‘una soluzione di lungo termine’ del conflitto in Ucraina: è questa l’indicazione arrivata dalla Casa Bianca. Il tema, caldo, ha fatto passare in secondo piano tutti gli altri dossier della fitta agenda di Monaco: la crisi in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso, le relazioni transatlantiche, la difesa europea, la guerra in Congo. D’altra parte, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, e dopo aver ripreso il dialogo ai massimi livelli con la Russia, Trump non vuole perdere tempo. Al termine dei suoi colloqui telefonici di ieri con Putin e Zelensky, ha dato mandato alla sua squadra di governo di proseguire le consultazioni in Germania. Un lavoro preliminare che servirà, anche, a preparare il vertice con il leader del Cremlino, presumibilmente in Arabia Saudita. Questa guerra ‘ridicola’ deve finire, ha spiegato Trump. Ha già provocato troppe morti e distruzioni, e sia Putin che Zelensky sono d’accordo: una soluzione ‘negoziata’ non solo è possibile, ma non è neppure troppo lontana. Trump e Putin, dunque, alla fine si sono parlati. Novanta minuti di un colloquio che ha segnato un cambio di passo nella faticosa ricerca di un percorso di pace. Non tutte le intenzioni del presidente americano però sono chiare, al momento. E non è dato sapere se Trump abbia cambiato in corsa il suo annunciato, ma non ancora esplicitato, piano di pace. Di certo, i primi convulsi approcci tra Washington e Mosca hanno avuto l’effetto di lasciare Kiev e Zelensky un po’ più soli. Mentre Trump concordava con Putin l’avvio ‘immediato’ dei negoziati, infatti, il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth definiva ‘non realistica’ l’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Un concetto che, a scanso di equivoci, Trump ha poi ribadito ore dopo. I russi, ha sottolineato, si sono opposti ‘molto prima’ dello stesso presidente Putin, ‘e io sono d’accordo’. Come se non bastasse, in un modo quasi brutale, il capo del Pentagono ha rincarato la dose, escludendo anche l’ipotesi di un ritorno dell’Ucraina alla situazione territoriale precedente al 2014. Una posizione che taglia fuori la possibilità di uno scambio diretto di territori, ventilata da Zelensky e già esclusa da Mosca. Quanto alle garanzie di sicurezza per Kiev, devono essere ‘robuste’, eventualmente sostenute da truppe di peacekeeping non sotto l’ombrello della Nato, dunque senza copertura dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica. In nessun caso, ha comunque chiarito Hegseth agli alleati, verranno dispiegate truppe americane nel Paese.


Se questo è il piano di Trump, almeno a grandi linee, in Ucraina suona come una cocente delusione. A Kiev c’è preoccupazione, ma Zelensky e il suo entourage sanno che non è né il momento né il caso di porre condizioni. In un colloquio di un’ora con Trump, il presidente ucraino è stato informato dei contenuti della conversazione con il leader del Cremlino, dell’invito di Putin a Mosca e anche della decisione del presidente Usa di affidare la guida delle trattative con la Russia al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo, protagonista dello scambio tra i detenuti Marc Fogel e Alexander Vinnik, primo segno tangibile di un rinnovato, repentino, dialogo tra le parti. Nella squadra designata da Trump spicca l’assenza di Keith Kellogg, che pure sarebbe l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina e dovrebbe arrivare a Kiev il prossimo 20 febbraio. Una circostanza che sta alimentando le voci di presunti screzi con il tycoon repubblicano. In Ucraina, ieri, è già stato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha incontrato Zelensky nelle stese ore in cui Trump ha dato una spallata alla sua legittimità, avallando implicitamente una tesi tanto cara a Putin: il mandato del presidente ucraino è scaduto a maggio (seppur rinnovato sine die da una legge marziale che impedisce il voto in tempi di guerra) e prima o poi, ha detto Trump, ‘saranno necessarie elezioni in Ucraina’. Zelensky proverà a capire di più, e meglio, durante il suo colloquio con Vance, domani a Monaco. Il leader di Kiev spera ancora di chiudere importanti accordi economici con gli Stati Uniti entro la conclusione dei lavori in Baviera. E metterà sul piatto quelle terre rare che fanno tanto gola a Washington, proponendo inoltre alle aziende americane lucrosi contratti di ricostruzione e concessioni di investimento per cercare di tenere Trump dalla sua parte. La proposta iniziale del presidente Usa è nota: la garanzia di assistenza concreta a Kiev in cambio di circa 500 miliardi di dollari di preziose risorse minerali ucraine. Un progetto che, inizialmente, neppure Zelensky ha escluso a priori. ‘Abbiamo risorse minerarie. Metteteci dentro i vostri soldi. Investite. Facciamo sviluppo insieme’, ha detto.


Intanto Rubio e Kellogg ascolteranno le opinioni dei partner europei e degli alleati della Nato. Nei tre giorni di lavoro a Monaco è prevista la presenza di circa 60 capi di Stato e di governo e di oltre 150 ministri e leader di organizzazioni internazionali. A fare gli onori di casa, il presidente Frank-Walter Steinmeier, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, il ministro della Difesa Boris Pistorius e tutti i candidati alla carica di Cancelliere alle prossime elezioni: il capo del governo in carica Olaf Scholz (SPD), Friedrich Merz (CDU), Robert Habeck (Verdi) e Christian Lindner (Partito democratico libero). Tra i partecipanti ci saranno tutti i vertici dell’Unione europea – Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, António Costa, Kaja Kallas e il nuovo Commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius -, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, nonché diversi funzionari delle Nazioni Unite. L’Italia sarà rappresentata dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il titolare della Farnesina ha in agenda un colloquio bilaterale con l’inviato di Trump ed avrà modo di confrontarsi anche con il segretario di Stato in occasione di una riunione del Quint su Gaza e una ministeriale Esteri informale del G7, convocata dalla presidenza canadese. Tajani ribadirà la sua posizione: in questa fase è assolutamente necessario che l’Europa lavori unita, con gli Usa, per raggiungere un accordo che non sia una tregua provvisoria e che riporti la pace nel nostro continente. Per farlo, però, occorre restituire all’Ue un ruolo di primo piano nei negoziati. Francia, Germania e Spagna hanno già chiarito che non può esserci accordo senza la partecipazione di Kiev e dell’Europa. E sollecitazioni in tal senso sono arrivate anche dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale ‘l’Ue deve potersi sedere a quel tavolo’.


Un ruolo che reclama anche la Cina, grande convitato di pietra nella stanza dei colloqui fra Trump e Putin. Un editoriale del Global Times di oggi ha esposto, senza equivoci, la posizione di Pechino, secondo cui il piano di ‘aiuti’ Usa all’Ucraina mostra appieno la sua natura ‘egoistica’ e ‘ipocrita’. Da Mosca intanto è arrivata la sponda del portavoce presidenziale Dmitry Peskov. Ricordando l’intenzione di valorizzare ulteriormente il partenariato strategico con Pechino, il diplomatico russo ha di fatto suggerito che il rinnovato dialogo tra Washington e Mosca non sarà a scapito della Cina. Nell’attesa che la Conferenza inizi i suoi lavori, intanto, a Monaco sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con il raduno principale previsto nella storica Odeonsplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede delle riunioni per prevenire ogni sorta di incidenti. Tanto più, dopo quanto accaduto questa mattina, quando un richiedente asilo afgano ha lanciato la sua auto contro la folla, durante un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi, provocando almeno 28 feriti. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città sarà chiuso al traffico. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di un imponente numero di agenti destinati ai controlli di rito, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Saranno rafforzati anche i controlli all’aeroporto internazionale cittadino, il secondo più trafficato di tutta la Germania. (di Corrado Accaputo)

Piano Trump per la pace, a Monaco si discute il futuro dell’Ucraina

Piano Trump per la pace, a Monaco si discute il futuro dell’UcrainaMonaco, 13 feb. (askanews) – Volodymyr Zelensky, forse, sperava ben altro. Ma dopo la cruciale giornata di ieri, il presidente ucraino ha dovuto prendere atto che il futuro negoziato di pace, per l’Ucraina, sarà tutto in salita. A Monaco di Baviera proverà a giocare le sue carte. Il leader ucraino arriva per un confronto con i suoi partner internazionali e un primo incontro con il vice presidente americano J. D. Vance. Con ogni probabilità, cercherà di fare sponda con l’Europa, almeno in questa prima fase tagliata fuori dalla linea diretta stabilita tra la Casa Bianca e il Cremlino. L’annuale Conferenza sulla sicurezza in Baviera, giunta alla 61esima edizione, offrirà l’occasione di proseguire sul solco tracciato da Donald Trump, in un momento cruciale di cambiamento per il mondo: la nuova amministrazione statunitense è entrata in carica a gennaio, un nuovo ciclo di legislatura europea ha avuto inizio da pochi mesi a Bruxelles, un fragile accordo di cessate il fuoco a Gaza è stato concordato tra Hamas e Israele, ed elezioni parlamentari tedesche sono in programma appena una settimana dopo la conferenza.


Negoziare da subito per ‘una soluzione di lungo termine’ del conflitto in Ucraina: è questa l’indicazione arrivata dalla Casa Bianca. Il tema, caldo, ha fatto passare in secondo piano tutti gli altri dossier della fitta agenda di Monaco: la crisi in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso, le relazioni transatlantiche, la difesa europea, la guerra in Congo. D’altra parte, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, e dopo aver ripreso il dialogo ai massimi livelli con la Russia, Trump non vuole perdere tempo. Al termine dei suoi colloqui telefonici di ieri con Putin e Zelensky, ha dato mandato alla sua squadra di governo di proseguire le consultazioni in Germania. Un lavoro preliminare che servirà, anche, a preparare il vertice con il leader del Cremlino, presumibilmente in Arabia Saudita. Questa guerra ‘ridicola’ deve finire, ha spiegato Trump. Ha già provocato troppe morti e distruzioni, e sia Putin che Zelensky sono d’accordo: una soluzione ‘negoziata’ non solo è possibile, ma non è neppure troppo lontana. Trump e Putin, dunque, alla fine si sono parlati. Novanta minuti di un colloquio che ha segnato un cambio di passo nella faticosa ricerca di un percorso di pace. Non tutte le intenzioni del presidente americano però sono chiare, al momento. E non è dato sapere se Trump abbia cambiato in corsa il suo annunciato, ma non ancora esplicitato, piano di pace. Di certo, i primi convulsi approcci tra Washington e Mosca hanno avuto l’effetto di lasciare Kiev e Zelensky un po’ più soli. Mentre Trump concordava con Putin l’avvio ‘immediato’ dei negoziati, infatti, il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth definiva ‘non realistica’ l’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Un concetto che, a scanso di equivoci, Trump ha poi ribadito ore dopo. I russi, ha sottolineato, si sono opposti ‘molto prima’ dello stesso presidente Putin, ‘e io sono d’accordo’. Come se non bastasse, in un modo quasi brutale, il capo del Pentagono ha rincarato la dose, escludendo anche l’ipotesi di un ritorno dell’Ucraina alla situazione territoriale precedente al 2014. Una posizione che taglia fuori la possibilità di uno scambio diretto di territori, ventilata da Zelensky e già esclusa da Mosca. Quanto alle garanzie di sicurezza per Kiev, devono essere ‘robuste’, eventualmente sostenute da truppe di peacekeeping non sotto l’ombrello della Nato, dunque senza copertura dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica. In nessun caso, ha comunque chiarito Hegseth agli alleati, verranno dispiegate truppe americane nel Paese.


Se questo è il piano di Trump, almeno a grandi linee, in Ucraina suona come una cocente delusione. A Kiev c’è preoccupazione, ma Zelensky e il suo entourage sanno che non è né il momento né il caso di porre condizioni. In un colloquio di un’ora con Trump, il presidente ucraino è stato informato dei contenuti della conversazione con il leader del Cremlino, dell’invito di Putin a Mosca e anche della decisione del presidente Usa di affidare la guida delle trattative con la Russia al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo, protagonista dello scambio tra i detenuti Marc Fogel e Alexander Vinnik, primo segno tangibile di un rinnovato, repentino, dialogo tra le parti. Nella squadra designata da Trump spicca l’assenza di Keith Kellogg, che pure sarebbe l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina e dovrebbe arrivare a Kiev il prossimo 20 febbraio. Una circostanza che sta alimentando le voci di presunti screzi con il tycoon repubblicano. In Ucraina, ieri, è già stato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha incontrato Zelensky nelle stese ore in cui Trump ha dato una spallata alla sua legittimità, avallando implicitamente una tesi tanto cara a Putin: il mandato del presidente ucraino è scaduto a maggio (seppur rinnovato sine die da una legge marziale che impedisce il voto in tempi di guerra) e prima o poi, ha detto Trump, ‘saranno necessarie elezioni in Ucraina’. Zelensky proverà a capire di più, e meglio, durante il suo colloquio con Vance, domani a Monaco. Il leader di Kiev spera ancora di chiudere importanti accordi economici con gli Stati Uniti entro la conclusione dei lavori in Baviera. E metterà sul piatto quelle terre rare che fanno tanto gola a Washington, proponendo inoltre alle aziende americane lucrosi contratti di ricostruzione e concessioni di investimento per cercare di tenere Trump dalla sua parte. La proposta iniziale del presidente Usa è nota: la garanzia di assistenza concreta a Kiev in cambio di circa 500 miliardi di dollari di preziose risorse minerali ucraine. Un progetto che, inizialmente, neppure Zelensky ha escluso a priori. ‘Abbiamo risorse minerarie. Metteteci dentro i vostri soldi. Investite. Facciamo sviluppo insieme’, ha detto.


Intanto Rubio e Kellogg ascolteranno le opinioni dei partner europei e degli alleati della Nato. Nei tre giorni di lavoro a Monaco è prevista la presenza di circa 60 capi di Stato e di governo e di oltre 150 ministri e leader di organizzazioni internazionali. A fare gli onori di casa, il presidente Frank-Walter Steinmeier, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, il ministro della Difesa Boris Pistorius e tutti i candidati alla carica di Cancelliere alle prossime elezioni: il capo del governo in carica Olaf Scholz (SPD), Friedrich Merz (CDU), Robert Habeck (Verdi) e Christian Lindner (Partito democratico libero). Tra i partecipanti ci saranno tutti i vertici dell’Unione europea – Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, António Costa, Kaja Kallas e il nuovo Commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius -, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, nonché diversi funzionari delle Nazioni Unite. L’Italia sarà rappresentata dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il titolare della Farnesina ha in agenda un colloquio bilaterale con l’inviato di Trump ed avrà modo di confrontarsi anche con il segretario di Stato in occasione di una riunione del Quint su Gaza e una ministeriale Esteri informale del G7, convocata dalla presidenza canadese. Tajani ribadirà la sua posizione: in questa fase è assolutamente necessario che l’Europa lavori unita, con gli Usa, per raggiungere un accordo che non sia una tregua provvisoria e che riporti la pace nel nostro continente. Per farlo, però, occorre restituire all’Ue un ruolo di primo piano nei negoziati. Francia, Germania e Spagna hanno già chiarito che non può esserci accordo senza la partecipazione di Kiev e dell’Europa. E sollecitazioni in tal senso sono arrivate anche dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale ‘l’Ue deve potersi sedere a quel tavolo’.


Un ruolo che reclama anche la Cina, grande convitato di pietra nella stanza dei colloqui fra Trump e Putin. Un editoriale del Global Times di oggi ha esposto, senza equivoci, la posizione di Pechino, secondo cui il piano di ‘aiuti’ Usa all’Ucraina mostra appieno la sua natura ‘egoistica’ e ‘ipocrita’. Da Mosca intanto è arrivata la sponda del portavoce presidenziale Dmitry Peskov. Ricordando l’intenzione di valorizzare ulteriormente il partenariato strategico con Pechino, il diplomatico russo ha di fatto suggerito che il rinnovato dialogo tra Washington e Mosca non sarà a scapito della Cina. Nell’attesa che la Conferenza inizi i suoi lavori, intanto, a Monaco sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con il raduno principale previsto nella storica Odeonsplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede delle riunioni per prevenire ogni sorta di incidenti. Tanto più, dopo quanto accaduto questa mattina, quando un richiedente asilo afgano ha lanciato la sua auto contro la folla, durante un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi, provocando almeno 28 feriti. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città sarà chiuso al traffico. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di un imponente numero di agenti destinati ai controlli di rito, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Saranno rafforzati anche i controlli all’aeroporto internazionale cittadino, il secondo più trafficato di tutta la Germania. (di Corrado Accaputo)

Sanremo, Victoria De Angelis sul palco con i Duran Duran

Sanremo, Victoria De Angelis sul palco con i Duran DuranSanremo, 13 feb. (askanews) – A sorpresa questa sera sul palco dell’Ariston ci sarà Victoria De Angelis la bassista dei Måneskin che suonerà con i Duran Duran. Dopo la travolgente performance di Damiano David che ieri ha presentato un toccante ed emozionante omaggio a Lucio Dalla, interpretando il brano “Felicità”, stasera toccherà alla bassista esibirsi con i super ospiti della serata. Victoria nel 2023 ha collaborato con la band britannica, coinvoilgendola nella cover di Psycho Killer dei Talking Heads. John Tayor, bassista e fondatore dei Duran Duran, l’aveva definita «la più importante bassista elettrica in circolazione». Se la reunion dei Måneskin sul palco non ci sarà, Carlo Conti è comunque riuscito a portare i due dei quattro componenti della band romana che ha conquistato il mondo.

Nato, Crosetto: spesa militare, cambiare regole Ue, ci uccidono

Nato, Crosetto: spesa militare, cambiare regole Ue, ci uccidonoBruxelles, 13 feb. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto, ha affermato oggi a Bruxelles, a margine della riunione ministeriale Difesa della Nato, di “voler credere” alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, quando dice che saranno usate “tutte le flessibilità” possibili per facilitare la spesa militare degli Stati membri, nell’ambito delle regole Ue sui bilanci nazionali del nuovo Patto di stabilità. E ha giudicato “stupido” attaccarsi a regole burocratiche che, negli scenari geopolitici attuali rischiano di “ucciderci”.


“Io voglio credere alla von der Leyen – ha detto Crosetto – perché un’Europa che continua ad applicare regole burocratiche, le stesse, come se il mondo non fosse cambiato, è un’Europa che non ha futuro. I nuovi scenari del mondo – ha osservato – impongono di cambiare, quando le regole che noi stessi abbiamo fissato ci uccidono. Se le regole non ci consentono di difenderci o di competere con quello che succede nel mondo, vanno cambiate le regole”. “Io – ha continuato il ministro – non mi attacco alla regola; io non penso che la cosa importante per cui viviamo sia una regola, ma che sia il futuro dei nostri figli. E che l’impegno politico sia di garantire un futuro migliore e non di dire ‘non ho cambiato una regola’. Solo gli stupidi – ha concluso Crosetto – si attaccano alla regole, quando le regole gli fanno male. Non penso che l’Europa sia stupida e non deve esserlo”.

R.D. Congo, emersi nuovi elementi su delitto Attanasio

R.D. Congo, emersi nuovi elementi su delitto AttanasioRoma, 13 feb. (askanews) – La Commissione Diritti Umani del Senato ha acquisito nuovi elementi sull’attentato che nel 2021 portò all’uccisione dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio.


Un magistrato militare che indagava su alti ufficiali delle Forze armate della Repubblica democratica del Congo, accusandoli di essere coinvolti nell’omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio. Tabulati delle utenze dei soldati arrestati negati dalle compagnie telefoniche congolesi e convocazioni di interrogatori disattese.


L’arrivo a Goma di una commissione governativa che ha messo in discussione tutte le indagini iniziali sull’agguato del 22 febbraio del 2021 a Kukumba, nel Nord Kivu, in cui oltre all’ambasciatore Attanasio persero la vita il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Moustapha Milambo, ed ha esautora chi indagava dal principio sul caso. Questi gli elementi emersi durante l’audizione odierna in Commissione Diritti umani al Senato della Repubblica sull’assassinio del diplomatico italiano in RDC.


A fornirli la giornalista e analista di questioni internazionali Antonella Napoli, autrice del libro inchiesta “Le verità nascoste del delitto Attanasio” e direttore responsabile di Focus on AFrica. Un lavoro giornalistico-investigativo realizzato tra Roma, Kinshasa e Goma e confutato dagli atti dell’indagine giudiziaria della Procura del Tribunale di Roma che la giornalista esperta di Africa, che conosceva bene Attanasio, ha realizzato nell’ultimo anno grazie a testimonianze raccolte sul posto e informazioni documentate fornite da militari e inquirenti che avevano per primi indagato sull’uccisione di Attanasio, Iacovacci e Milambo.


Testimoni costretti a fuggire all’estero e a nascondere le famiglie in luoghi protetti dopo che avevano scoperto di essere controllati dai servizi di sicurezza del loro paese. Oltre ad aver acquisito tutti gli atti dell’indagine giudiziaria della Procura del Tribunale di Roma, Napoli ha raccolto testimonianze sul posto trascorrendo un lungo periodo in RdCongo. Voci che avvalorano la tesi che non si sia trattato di un tentativo di sequestro finito male ma di un’azione premeditata che l’autrice ha ricostruito con particolari suffragati da numerosi riscontri e confermati anche negli atti della Procura di Roma. Tra gli elementi nuovi, anche le dichiarazioni di alcuni testimoni su atti di corruzione relativi al rilascio di visti e passaporti e sottrazione di fondi dell’ambasciata destinati a progetti del Wfp.

Portavoce Ue:colloquio Trump-Putin è solo inizio di un processo

Portavoce Ue:colloquio Trump-Putin è solo inizio di un processoBruxelles, 13 feb. (askanews) – Il colloquio telefonico di ieri del presidente americano Donald Trump con il presidente russo Vladimir Putin, a proposito delle prospettive di un negoziato per metter fine alla guerra in Ucraina, “segna l’inizio di un processo”, e “di conseguenza ci saranno sicuramente anche degli incontri”, ad esempio da domani “nel contesto della Conferenza sulla sicurezza di Monaco”, dove saranno presenti anche il presidente Ucraino Zelensky e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.


Lo ha detto oggi a Bruxelles la portavoce capo della Commissione europea, Paula Pinho, durante il briefing quotidiano per la stampa, rispondendo alle molte domande dei giornalisti su quella telefonata che dà l’impressione di un negoziato a due, con decisioni riguardo all’Ucraina (la perdita delle aree del suo territorio occupate dalla Russia, la marcia indietro sulla sua futura adesione alla Nato) ventilate da Trump senza sentire prima il parere di Kiev e degli alleati europei. Su questo, Pinho, riportando la posizione della presidente von der Leyen, ha confermato che non può essere deciso “niente riguardo all’Ucraina senza l’Ucraina, e sappiamo – ha continuato – che qualsiasi pace giusta e durevole deve includere l’Ucraina al tavolo” dei negoziati, “perché la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’Ue, e sia l’Ucraina che l’Ue vi appartengono”, e qualsiasi accordo, ha aggiunto, deve essere concluso “sulla base del rispetto della indipendenza, della sovranità e della integrità territoriale dell’Ucraina”.


La portavoce per gli Affari esteri e la Sicurezza della Commissione, Anitta Hipper, ha ricordato, da parte sua, che “nessuno desidera la pace più dell’Ucraina e del suo popolo. L’Ucraina ha già sopportato una sofferenza inimmaginabile ormai da quasi tre anni, e ha fatto l’impossibile. È sempre importante tenere a mente che la Russia è l’aggressore qui, e non può essere ricompensata per la sua aggressione. E riguardo a qualsiasi discussione, qualsiasi accordo di pace, deve essere sostenibile. Un cattivo accordo porterà solo a più guerra, proprio come è già successo. E inoltre, come ha detto Kaja Kallas, l’Alta Rappresentante”per la Politica estera comune dell’Ue, “l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina non devono essere sottoposte a condizioni. Quindi le nostre priorità ora devono essere dirette a rafforzare l’Ucraina”. Rispondendo a un’altra domanda, Pinho ha insistito sul fatto che “la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’Europa. Quindi se c’è una discussione sulla sicurezza dell’Ucraina, l’Europa è interessata. Se c’è una discussione sulla sicurezza dell’Europa, coinvolge anche l’Ucraina e quindi ovviamente ne faremo parte. Non può esserci una discussione sulla sicurezza dell’Europa e dell’Ucraina senza l’Europa”.


A un giornalista che chiedeva, a questo proposito, se l’Ue abbia avuto dall’Amministrazione Usa o dell’Ucraina qualche garanzia di essere inclusa nel negoziato di pace, anche in considerazione del prossimo incontro con Putin in Arabia Saudita annunciato da Trump, Paula Pinho ha replicato: “Penso che sia importante sottolineare che questo è l’inizio di un processo. La chiamata di ieri tra il presidente Trump e il presidente Putin segna l’inizio di un processo, come è stato il caso anche su altri argomenti. E di conseguenza ci sono una serie di incontri, ci saranno sicuramente degli incontri”. Come “ad esempio nel contesto della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove in particolare sarà presente il presidente Zelensky. Ci sarà anche la presidente von der Leyen. Quindi vediamo davvero questo come parte di un processo, un inizio, e vedremo nei prossimi passi come si evolverà”. Più tardi, la portavoce capo della Commissione è tornata su questo punto: “Quando parlo di un processo è perché in effetti, come abbiamo visto anche su altri argomenti, non finisce tutto con una telefonata tra il presidente degli Stati Uniti e il presidente della Russia. Questo è davvero solo l’inizio. E non so esattamente quale sarà il prossimo passo nel processo. Non è qualcosa di cui posso avere maggiori dettagli. Ma in effetti ci sono processi che sono in corso e vedremo nei prossimi giorni e settimane come procederemo da qui in avanti”.


Un’altra domanda dei giornalisti ha poi riguardato il fatto che non ci sia stato ancora un primo contatto tra von der Leyen e Trump, da quando è entrata in funzione la nuova Amministrazione Usa, neanche in occasione del colloquio con Putin. “No, l’Ue non è stata in contatto con il presidente Trump per quanto riguarda questa particolare chiamata telefonica”, ha ammesso Pinho. Ma, ha ricordato, “c’è stato un incontro molto recente tra la presidente von der Leyen e il vicepresidente Usa Vance” a Parigi, “e confidiamo che continueranno ad esserci tali discussioni su una serie di argomenti. Ma – ha ribadito – non c’è stato alcun coordinamento per quanto riguarda questa chiamata in particolare” di Trump con Putin. Replicando poi a una domanda su quale sia l’interlocutore della presidente von der Leyen nell’Amministrazione Usa, la portavoce ha affermato: “E’ ovviamente il presidente Trump. Ma non sappiamo ancora quando avranno l’opportunità di incontrarsi. Ovviamente stavamo lavorando in quel senso. Ora c’è è successo che il vicepresidente degli Stati Uniti fosse in Europa, e quindi c’era un’opportunità per la presidente von der Leyen di incontrarlo. Ma comunque è il presidente Trump l’interlocutore diretto”. Un giornalista ha chiesto se von der Leyen, che non si è ancora pronunciata direttamente sul colloquio Trump-Putin, stia aspettando di ricevere indicazioni da parte di qualche leader dei paesi Ue. “No – ha risposto Pinho -, la presidente non sta aspettando indicazioni. La presidente è in contatto regolare, ovviamente, anche con i leader dell’Ue, con i quali ha l’opportunità di discutere, coordinare e anche di convergere davvero, nella misura del possibile, su queste questioni cruciali”. La portavoce ha anche sottolineato che il suo ruolo è proprio quello di rappresentare le posizioni di von der Leyen. Inoltre, alcuni paesi dell’Unione (Francia, Germania, Polonia, e Spagna), insieme al Regno Unito hanno firmato ieri sera una dichiarazione sull’Ucraina che è stata firmata anche dal Servizio di azione esterna dell’Ue, e che dunque esprime le posizioni europee. “Accogliamo con favore la ‘dichiarazione di Weimar’ presentata ieri da alcuni Stati membri dell’Ue e anche dal Regno Unito, dove eravamo anche rappresentati come Commissione europea e Servizio europeo per l’azione esterna dall’Alta Rappresentante Kaja Kallas”, ha detto la portavoce. Infine, Paula Pinho ha risposto a una domanda sull’adesione dell’Ucraina alla Nato, che ora Trump sembra disposto a escludere, come condizione per la pace, cedendo alle richieste di Putin. “L’adesione dei paesi alla Nato è una discussione per i membri della Nato. Questa è la nostra reazione a questa affermazione”, ha concluso la portavoce. ‘

Zelensky: non accetteremo un accordo negoziato senza di noi

Zelensky: non accetteremo un accordo negoziato senza di noiRoma, 13 feb. (askanews) – L’Ucraina non accetterà alcun accordo raggiunto tra Mosca e Washington senza essere direttamente coinvolta nel negoziato, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rispondendo a una richiesta di commento del contatto diretto tra i presidenti russo e americano Vladimir Putin e Donald Trump. Il leader ucraino, riportano i media nazionali, ha anche sottolineato che l’Europa deve essere al tavolo dei negoziati quando la guerra finirà.


Zelensky ha poi confermato che con Trump non hanno discusso dell’adesione alla NATO o delle elezioni ucraine, ma ha riconosciuto che gli Stati Uniti non sono favorevoli all’adesione dell’Ucraina all’Alleanza. Il fatto che il presidente americano abbia chiamato prima PUtin non significa che cambino le priorità degli Stati Uniti, ha sostenuto, pur ammettendo che è stato “spiacevole”.

Sanremo, Gabry Ponte è l’ospite di apertura della serata finale

Sanremo, Gabry Ponte è l’ospite di apertura della serata finaleMilano, 13 feb. (askanews) – Gabry Ponte è l’ospite di apertura della serata finale della 75ª edizione del Festival di Sanremo. Sabato 15 febbraio il Dj-producer italiano #1 al mondo per ascolti su Spotify presenterà sul palco dell’Ariston Tutta l’Italia (Sanremo 2025), il suo ultimo singolo, per Warner Music Italy, scelto come jingle ufficiale della kermesse e che tutti già cantano.


Con oltre 5.5 miliardi di stream globali, oltre 18 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e un palmares che comprende 3 dischi di diamante, 46 dischi di platino e 26 oro, Gabry Ponte è il DJ e producer italiano più ascoltato nel mondo e primo Dj della storia ad esibirsi allo stadio San Siro di Milano, sabato 28 giugno. Info biglietti www.livenation.it.

Sanremo, Vannacci stasera all’Ariston. Rai: non è nostro invitato

Sanremo, Vannacci stasera all’Ariston. Rai: non è nostro invitatoSanremo, 13 feb. (askanews) – Il generale Roberto Vannacci, europarlamentare della Lega, sarà questa sera al Teatro Ariston per assistere alla terza serata del Festival di Sanremo. “La Rai non sa nulla sul suo accesso all’Ariston. La regia sta gestendo tutto perfettamente. Non ha alcuna indicazione di inquadrare questo o quel personaggio, tanto meno politici o rappresentanti delle istituzioni”, ha detto Marcello Ciannamea, direttore Intrattenimento Prime Time della Rai, aggiungendo che “non risultano altri esponenti politici presenti”, a parte il ministro delle Imprese Adolfo Urso che ci sarà per la presentazione di un francobollo dedicato al Festival.