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Sanremo, Damiano: Sanremo è stata la cosa più grande che ho fatto

Sanremo, Damiano: Sanremo è stata la cosa più grande che ho fattoSanremo, 12 feb. (askanews) – “Salgo sul palco con la stessa sensazione, Sanremo è stata la cosa più grande che ho fatto che ci ha aperto le porte del mondo. Ora la responsabilità è più grande perchè col mio vengo con il progetto da solista. Sono cresciuto come uomo e come artista” ha raccontato Damiano David che questa sera sarà ospite della seconda serata del festival di Sanremo. “Su questo palco con la band abbiamo fatto cose incredibili, qui possono succedere magie impensabili per me”.


“Il tour annunciato sta andando molto bene e stiamo ancora preparandolo col palco ma non ancora alla scaletta perchè sono pigro e decido all’ultimo, ora stiamo uscendo con un nuovo singolo” ha detto Damiano annunciando i nuovi progetti su cui sta lavorando.

Lotta alle disuguaglianze, un incontro con Stiglitz

Lotta alle disuguaglianze, un incontro con StiglitzRoma, 12 feb. (askanews) – Cosa serve oggi per rendere i sistemi fiscali a livello internazionale e in Italia più equi e progressivi e rafforzarne il potenziale ridistributivo, al fine di ridurre le acute disuguaglianze economiche e sociali che attraversano la nostra società?


Prenderà le mosse da qui l’incontro pubblico “Lotta alle disuguaglianze, contrasto alla povertà e politiche di welfare: il ruolo dei sistemi fiscali”, promosso da Oxfam Italia, dalla Commissione ICRICT e dal centro studi NENS, in programma venerdì 14 febbraio a Roma, dalle 9.45 alle 13.00 presso la Sala Igea dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (in via Paganica, 3). Il convegno, che vedrà la partecipazione di economisti di fama internazionale, esponenti della società civile e del mondo politico, si pone l’obiettivo di stimolare una discussione pubblica sul necessario ripensamento delle politiche fiscali all’insegna di una maggiore equità distributiva e a sostegno di un welfare universalistico. Ad aprire la prima sessione della mattina dedicata ad una prospettiva internazionale sarà il Premio Nobel per l’Economia, Prof. J. E. Stiglitz, in dialogo con la co-presidente di ICRICT e docente presso la University of Massachusetts Amherst, Jayati Ghosh e l’ex Ministro dell’Economia dell’Argentina e commissario ICRICT, Martín Guzmán.


A seguire, la seconda sessione si concentrerà sulle analisi e proposte per il contesto italiano, con gli interventi del policy advisor su giustizia fiscale di Oxfam Italia, Misha Maslennikov, del presidente di Nens, Giuseppe Pisauro e di Andrea Roventini, economista e docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. A presiedere le sessioni sarà Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze. L’ultima parte dell’incontro sarà dedicata alle reazioni dei rappresentanti politici, chiamati a commentare le proposte avanzate nei panel precedenti, per contrastare la tendenza che negli ultimi decenni ha portato all’allontanamento, in molti Paesi, tra cui il nostro, da un costrutto più egalitario dei sistemi impositivi: attraverso un maggior prelievo verso chi ha di più per finanziare trasferimenti monetari verso chi è in condizione di maggior bisogno o tramite l’erogazione gratuita di servizi pubblici come sanità, istruzione, mense scolastiche, alloggi popolari e altre infrastrutture sociali fondamentali per garantire un benessere equo e sostenibile per tutti.


Hanno finora confermato la loro partecipazione la segretaria nazionale del Partito Democratico, Elly Schlein, il Presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni per l’Alleanza Verdi e Sinistra.

Sanremo, Bianca Balti: Non vengo a fare la malata di cancro

Sanremo, Bianca Balti: Non vengo a fare la malata di cancroSanremo, 12 feb. (askanews) – “Quando ho deciso di partecipare al festiva ho detto a Carlo: non vengo a fare la malata di cancro, vengo a fare la top model e la professionista. Non è che non voglio raccontare il dolore ma stasera voglio fare una celebrazione della vita, non voglio piangermi addosso, parleremo dei miei dolori in un’altra sede” ha detto Bianca Balti stasera sarà sul palco dell’Ariston come co-conduttrice.


“Cerco di mandare messaggi positivi, quando mi sono ammalata alcuni brand non mi hanno più chiamata, ma magari per non disturbarmi, ma io sono viva e sono qui e sono pronta a lavorare” ha aggiunto raccontando che il post sui social sul fatto che lavorava meno non era polemica.

Sanremo, un valzer di famiglia nel video del brano di Brunori

Sanremo, un valzer di famiglia nel video del brano di BrunoriRoma, 12 feb. (askanews) – Un delicato e giocoso valzer di famiglia che segue il movimento dei pianeti attorno al Sole (la figlia Fiammetta) per tracciare il sistema cosmico brunoriano, dove a fare capolino sono, frame dopo frame, gli affetti più cari dell’artista. Da oggi è ufficialmente fuori il video clip, girato in Calabria, del brano “L’albero delle noci” (Island Records), che ieri sera ha segnato il debutto di Brunori Sas in gara al 75esimo Festival di Sanremo.


Per entrare nell’universo intimo e familiare dell’artista cosentino, “L’albero delle noci” è anche un videoclip per la regia di Giacomo Triglia, prodotto da Borotalco TV e con il contributo di Calabria Film Commission: pesca a piene mani nella cinematografia internazionale, il video scritto da Giacomo Triglia e dallo stesso Dario Brunori. “Il video ha avuto una gestazione abbastanza lunga, non riuscivamo a trovare un’idea che ci convincesse a pieno e che rendesse giustizia al tenore della canzone – ha spiegato Brunori Sas- . Giacomo Triglia mi ha fatto poi vedere un film di Béla Tarr, ‘Le armonie di Werckmeister’, e ci siamo ispirati alla rappresentazione vivente del sistema solare per la scena in cui ho coinvolto tutta la mia famiglia, a partire da mia figlia. Come una sorta di festa di compleanno, Fiammetta viene guidata da me in un gioco in cui lei interpreta il Sole, e al centro della stanza illumina tutti gli altri pianeti, tutti noi. Allo stesso tempo volevamo che il video avesse qualcosa di magico, da qui la corsa di Fiammetta tra i pianeti. E poi l’inizio e la fine, con questo ‘canguro tra passato e presente’ in cui appare idealmente una Fiammetta adulta che ritorna sul luogo della festa e ricorda quel momento con nostalgia, lo stesso sguardo malinconico con cui ci guarda mentre noi tutti andiamo via. Ci piaceva l’idea – ha concluso Brunori Sas – che il video avesse un tenore cinematografico, per questo lo abbiamo girato in pellicola, optando per delle scelte di quasi totale piano sequenza per dare l’idea di un tempo che non fosse collegato esattamente alla musica, ma che raccontasse un mood”.


L’albero delle noci dà anche il titolo al nuovo album del cantautore, in uscita il 14 febbraio per Island Records. Le 10 tracce del nuovo progetto, che arriva a 5 anni dall’ultimo lavoro “Cip!”, affondano le radici in “una dimensione profonda e riflessiva”, risultato di un processo che ha riportato Brunori Sas al motivo originario del suo fare musica: “sciogliere i nodi interiori costruendo canzoni che sappiano miscelare squarci di vita personali e storie dal valore universale”. A dare una direzione inedita a questo viaggio musicale, il sodalizio artistico con Riccardo Sinigallia, che ha prodotto l’intero disco al fianco di Brunori. Dopo l’avventura sanremese, che nel corso della serata Cover proprio di venerdì 14 febbraio lo vedrà calcare il palco dell’Ariston al fianco di Riccardo Sinigallia e di Dimartino in un sentito omaggio a Lucio Dalla sulle note de “L’anno che verrà”, per Brunori Sas sarà tempo di live: da marzo prenderà il via il tour 2025 di Brunori Sas.

Nato riunisce ministri Difesa, da Usa messaggi come onde telluriche

Nato riunisce ministri Difesa, da Usa messaggi come onde telluricheMilano, 12 feb. (askanews) – In un’epoca di grandi cambiamenti e messaggi come onde telluriche dall’America, inizia oggi una due giorni presso il quartier generale di Bruxelles della Nato per una ministeriale Difesa mai tanto attesa e sotto i riflettori. Il Segretario generale della NATO Mark Rutte tiene una conferenza stampa oggi a metà giornata, prima della riunione dei Ministri della Difesa della NATO a Bruxelles prevista per domani e dove è atteso anche Guido Crosetto in rappresentanza dell’Italia.


Italiano è anche il neopresidente del Comitato militare Nato, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che lo scorso fine settimana si è recato in visita a Kiev. Il gruppo di contatto ucraino si riunirà sempre oggi presso la sede della NATO per il primo incontro con il nuovo segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth. Proprio mentre sui social risuonano le parole di Elon Musk sulla necessità di una “revisione” della Allenza atlantica. Nota è la posizione del presidente Donald Trump, che ha chiesto alla NATO di più che raddoppiare il suo obiettivo di spesa e ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina. I due giorni di colloqui di Hegseth a Bruxelles con i suoi omologhi della NATO e dell’Ucraina rientrano in una serie di visite in Europa di questa settimana da parte di alti funzionari statunitensi. Il tutto culminerà con l’incontro tra il vicepresidente JD Vance e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione di una conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, venerdì.


“Arrivati al quartier generale della NATO. Il nostro impegno è chiaro: la NATO deve essere una forza più forte e letale, non un club diplomatico”, ha scritto Hegseth su X. “È tempo che gli alleati si incontrino”.

Gaza, il direttore dell’ospedale Abu Safiya denuncia abusi in carcere

Gaza, il direttore dell’ospedale Abu Safiya denuncia abusi in carcereRoma, 12 feb. (askanews) – Dopo 47 giorni di detenzione, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, Hossam Abu Safiya, ha potuto incontrare per la prima volta un legale a cui ha denunciato “le varie forme di tortura e abuso” di cui è stato vittima da parte delle forze israeliane. Lo riporta l’ong della Striscia di Gaza, Al Mezan.


“L’avvocato di Al Mezan ha fatto visita al dottor Abu Safiya nella prigione di Ofer, situata nella Cisgiordania occupata”, ha riferito l’ong, ricordando in un comunicato che il direttore dell’ospedale è stato arrestato dalle forze israeliane il 27 dicembre scorso nell’ospedale di Beit Lahiya, insieme ad altri medici, a personale sanitario, pazienti e altri civili. Dopo l’arresto è stato portato “al campo di detenzione militare di Sde Teiman” dove è stato “sottoposto a varie forme di tortura e trattamenti inumani e degradanti”. Il 9 gennaio scorso è stato trasferito nella prigione di Ofer, dove “è stato tenuto in isolamento per 25 giorni” e dove ha subito “interrogatori quasi continui per 10 giorni”, nel corso dei quali “ha respinto con forza le accuse” che gli sono state mosse, “sottolineando di essere un medico il cui unico dovere è quello di fornire assistenza medica ai pazienti e ai feriti”.


Secondo l’ong, Abu Safiya ha perso “12 kg in meno di due mesi” e “nonostante abbia più volte chiesto cure mediche alle autorità israeliane, gli è stato sistematicamente negato l’accesso a una visita specialistica ed è stato privato delle cure essenziali”. “Invitiamo la comunità internazionale, in particolare gli alleati di Israele, ad agire immediatamente per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del dottor Abu Safiya, così come di tutti i palestinesi che sono stati arrestati illegalmente e arbitrariamente detenuti dalle autorità israeliane, tra cui centinaia di operatori sanitari”, è l’appello lanciato dalla ong.

M.O., direttore ospedale Gaza denuncia abusi in carcere israeliano

M.O., direttore ospedale Gaza denuncia abusi in carcere israelianoRoma, 12 feb. (askanews) – Dopo 47 giorni di detenzione, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, Hossam Abu Safiya, ha potuto incontrare per la prima volta un legale a cui ha denunciato “le varie forme di tortura e abuso” di cui è stato vittima da parte delle forze israeliane. Lo riporta l’ong della Striscia di Gaza, Al Mezan.


“L’avvocato di Al Mezan ha fatto visita al dottor Abu Safiya nella prigione di Ofer, situata nella Cisgiordania occupata”, ha riferito l’ong, ricordando in un comunicato che il direttore dell’ospedale è stato arrestato dalle forze israeliane il 27 dicembre scorso nell’ospedale di Beit Lahiya, insieme ad altri medici, a personale sanitario, pazienti e altri civili. Dopo l’arresto è stato portato “al campo di detenzione militare di Sde Teiman” dove è stato “sottoposto a varie forme di tortura e trattamenti inumani e degradanti”. Il 9 gennaio scorso è stato trasferito nella prigione di Ofer, dove “è stato tenuto in isolamento per 25 giorni” e dove ha subito “interrogatori quasi continui per 10 giorni”, nel corso dei quali “ha respinto con forza le accuse” che gli sono state mosse, “sottolineando di essere un medico il cui unico dovere è quello di fornire assistenza medica ai pazienti e ai feriti”.


Secondo l’ong, Abu Safiya ha perso “12 kg in meno di due mesi” e “nonostante abbia più volte chiesto cure mediche alle autorità israeliane, gli è stato sistematicamente negato l’accesso a una visita specialistica ed è stato privato delle cure essenziali”. “Invitiamo la comunità internazionale, in particolare gli alleati di Israele, ad agire immediatamente per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del dottor Abu Safiya, così come di tutti i palestinesi che sono stati arrestati illegalmente e arbitrariamente detenuti dalle autorità israeliane, tra cui centinaia di operatori sanitari”, è l’appello lanciato dalla ong.

Crolla (AmCham): dazi Usa servono per portare gli Stati a negoziare

Crolla (AmCham): dazi Usa servono per portare gli Stati a negoziareMilano, 12 feb. (askanews) – (di Cristina Giuliano) Tutti hanno paura dei dazi di Donald Trump, ma la scelta dal punto di vista statunitense ‘non è campata per aria: sono un modo per portare gli Stati a negoziare’, spiega ad askanews Simone Crolla, consigliere delegato dall’aprile 2009 della American Chamber of Commerce in Italy (AmCham), ovvero la ‘Confindustria Americana in Italia’, nonché uno dei maggiori conoscitori dei rapporti economici e commerciali transatlantici, tra Italia e Stati Uniti (già deputato e vice capo di Gabinetto del Presidente del Consiglio).


‘Si dice sempre che Trump sia imprevedibile – afferma Crolla – ma invece è abbastanza prevedibile. I dazi saranno gli stessi che sono stati applicati nel 2017 contro l’Unione Europea e ovviamente anche verso l’Italia. Per il momento Trump ha fatto due cose, con un ‘presidential memorandum’: ha ordinato allo USTR, che è l’agenzia americana per il commercio con l’estero (United States Trade Representative, spesso abbreviato in USTR, ndr) di studiare il perché dello sbilancio commerciale, del deficit commerciale americano, verso il resto del mondo. Alla fine di quest’analisi, che avverrà il primo di aprile, si capirà se gli Stati Uniti applicheranno dei dazi su merci, le più varie, nei confronti dell’Europa e di conseguenza anche dell’Italia. Nel 2017 questo capitò, ma il problema fu poi risolto velocemente, le esportazioni anche di prodotti alimentari ebbero un piccolo contraccolpo iniziale, ma poi ripresero e dopo il Covid, perché ovviamente non ce lo dimentichiamo, ci fu un record anche nelle esportazioni italiane che perdura fino ai giorni nostri. Quindi il primo di aprile si capirà quali tipi di tassazione aggiuntiva verrà applicata, se verrà applicata. Al momento con un altro memorandum proprio di ieri, (Trump) ha applicato una tariffa del 25% su tutte le importazioni americane di steel e alluminium’. Ma intanto non si resta con le braccia incrociate. AmCham – che quest’anno compie 110 anni – è molto attiva e già questa settimana, nel giorno di San Valentino, cade un appuntamento importante: venerdì 14 febbraio a Napoli, città simbolo del Mezzogiorno italiano, delle sue potenzialità di sviluppo e sede di tanto Made in Italy, si tiene la riunione a porte chiuse del Board of Directors di American Chamber of Commerce in Italy, presso la sede centrale della Petrone Group, con la partecipazione, tra gli altri, anche dell’attuale presidente di Amcham Italy, Stefano Lucchini, e dello stesso Crolla.


E mentre tutto il mondo parla dei dazi americani voluti da Trump, Crolla alla luce della sua lunga esperienza, spiega che sono una ‘manovra meditata’ e hanno un ‘sottofondo di verità’, dice. A suo avviso alcuni Paesi abusano di una posizione dominante, per inondare il mercato americano di una produzione di acciaio e alluminio che invece potrebbe essere prodotta negli Stati Uniti d’America, ma essendo meno costosa quella importata, con del dumping all’origine, viene preferita. Trump ‘vuole riequilibrare questo sistema. Questi dazi appunto sono destinati a essere uno strumento economico, per ridare fiato alla loro industria e alla loro economia, con l’incasso di queste gabelle. Però sono anche un modo per portare gli stati a negoziare al tavolo rispetto ai suoi reali obiettivi come è avvenuto con Canada e Messico’, dichiara. Askanews: I dazi per l’Italia in particolare cosa comportano?


Crolla: ‘Al momento ci sarà un dazio del 25% sulle esportazioni di alluminio e acciaio, esportazioni che erano già state colpite a suo tempo – poi ci fu una sorta di pace che a questo punto è stata interrotta – e verranno ripristinate. Nel mentre però i grandi produttori di acciaio e alluminio italiani si sono riposizionati sul mercato americano, investendo anche in capacità produttiva locale. Quindi l’acciaio italiano potrebbe oggi essere prodotto comunque in America e questo naturalmente eviterebbe di essere colpiti dal dazio. Queste tariffe entreranno in vigore il 12 marzo sull’acciaio e alluminio: da ora parte una trattativa, anche diplomatica, per cercare di capire se si può ottenere una esenzione come già accaduto nel 2017’. Askanews: C’è davvero da aver paura della Golden Age di Donald Trump oppure può diventare un’opportunità per le imprese italiane?


Crolla: ‘Il Trump pensiero è un pensiero noto sin dalle famose interviste del 1990, fino naturalmente al primo mandato, alla campagna elettorale recente e a tutto quello che conseguentemente sta facendo e sta applicando. Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo leggere attentamente tra le righe, dobbiamo andare a vedere le sue dichiarazioni, dobbiamo andare a vedere che cosa ha fatto nel 2017 e da lì intuire quella che può essere una traiettoria anche di relazioni che prenderà una certa piega piuttosto che un’altra, in base a quella che sarà anche la nostra reazione, sia politica che commerciale, a quelle che sono gli intendimenti e anche gli ordini esecutivi che sta applicando. Quindi non c’è una ricetta nel sapere che cosa fare, però tutto è abbastanza prevedibile perché più o meno è già stato detto, si tratta di capire e immaginare una risposta che possa consentire ai due blocchi, in questo caso Europa e Stati Uniti, di avere una relazione che sia quantomeno fair e alla pari’. Askanews: Qualcuno dice che c’è una grande distanza tra quello che lui dice e quello che fa, è così? Crolla: ‘In realtà non è vero, perché quello che dice Trump è quello che ha detto, pensato e ha già fatto anche in passato. Sappiamo perfettamente quelli che sono i suoi pensieri, sono sempre quelli e riguardano un riequilibrio della bilancia commerciale americana che vive un eccessivo deficit rispetto al resto del mondo, Europa in particolare, un contenimento dell’immigrazione illegale – quindi dei crimini connessi con essa – e un ripotenziamento, il famoso Make America Great Again, dell’economia americana a 360 gradi. Sapendo questo e andando a leggere, a guardare, ad ascoltare quello che ha sempre detto e poi anche fatto, capiremo, e possiamo facilmente intuire, quello che vorrà fare anche in questa amministrazione’. Askanews: Gli imprenditori italiani devono avere paura della Golden Age o che cosa possono fare in questa nuova età dell’oro? Crolla: ‘La Golden Age americana è sempre esistita, anche nel tempo in cui Trump aveva il suo massimo splendore, appunto negli anni 80 e dagli anni 80 in avanti gli investimenti, in questo caso italiani, in America, sono cresciuti tantissimo, negli ultimi 15 anni, anche durante la prima presidenza Trump, sono saliti del 400%, quindi un’America forte anche con dei dazi che vanno comunque sia capiti e magari limitati, significa anche un’Europa e un’Italia forte: la Golden Age americana può creare delle tensioni geopolitiche inevitabilmente, ma da un punto di vista economico potrebbe assolutamente beneficiare anche i tanti imprenditori italiani che là vendono le loro merci o che là hanno localizzato parte della loro produzione’. Askanews: Lei pensa che come Italia abbiamo una carta in più da giocare? Crolla: ‘Abbiamo una carta in più, se si vuole anche politica, perché la nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni è riuscita a ritagliarsi uno spazio di dialogo molto importante e prezioso in questo momento. Ma abbiamo un’altra carta in più perché i prodotti del Made in Italy sono difficilmente replicabili – se non falsificati – negli Stati Uniti e quindi di ci sarà sempre bisogno. Poi l’Italia è comunque un Paese importante, un alleato economico, politico, militare molto importante, molto collegato agli Stati Uniti d’America, sono oltre 20 milioni di italoamericani che – più o meno – vivono in quel Paese e che – più o meno – hanno votato questo Presidente. L’Italia in America è ben presente, ben rappresentata e difficilmente verrà limitata a questa relazione molto virtuosa’. Askanews: Insomma è un partner commerciale a cui noi non possiamo rinunciare e non è il caso di rinunciare. Crolla: ‘Non possiamo rinunciare, le più importanti esportazioni italiane proprio in volume vanno verso gli Stati Uniti, i più importanti insediamenti produttivi italiani fuori dall’Europa vanno verso gli Stati Uniti: dovrà continuare a essere così, anche perché è un’economia che cresce, che ha una disoccupazione meno che fisiologica e che ha prospettive di crescere ulteriormente, anche grazie a questi programmi di Trump. Quindi là ci dobbiamo essere, dobbiamo cercare di evitare il più possibile tariffe e dazi che siano punitivi e questo lo possiamo fare con intelligenza, con lo studio di quello che Trump ha sempre detto e poi fatto e anche con una diplomazia che non è soltanto politica, ma è anche fatta dai nostri imprenditori, dai nostri connazionali, da chiunque varca l’Atlantico e rappresenta al meglio il proprio Paese’. Askanews: Voi come AmCham avete l’onore ma anche l’impegno nel rappresentare la grande alleanza tra Italia e Stati Uniti d’America, una ‘relazione speciale’. E il 2025 è un anno molto particolare e importante. L’inizio della Golden Age? Crolla: ‘È la Golden Age di AmCham, perché quest’anno, nel 2025, AmCham compie 110 anni e quindi è tutto un anno che noi dedicheremo un po’ all’analisi e alla comprensione di quello che succede non soltanto i dazi, ma le relazioni transatlantiche nel suo complesso, perché sono delle onde telluriche, quelle che arrivano dagli Stati Uniti verso il resto del mondo. Noi crediamo che l’Europa debba rimanere sempre più vincolata, attaccata e unita, naturalmente agli Stati Uniti, perché la relazione transatlantica, letta nel suo insieme, è la più importante al mondo e lo sarà per sempre, noi speriamo. E quindi AmCham continuerà il suo lavoro di advocate nel cercare di tenere calma la situazione quando deve essere calma, alzare la guardia quando è opportuno alzarla, ma sicuramente continuare anche nel suo 110ecimo anno di vita a rappresentare la grande alleanza tra Italia e Stati Uniti, aiutando i rispettivi imprenditori. Per l’anno di celebrazioni in corso, faremo anche una pubblicazione storica molto importante che andrà a sottolineare quelle che sono state le grandi vittorie reciproche, grazie a questa relazione speciale’.

Zelensky: Putin non si sta preparando per la pace

Zelensky: Putin non si sta preparando per la paceRoma, 12 feb. (askanews) – “Putin non si sta preparando per la pace: continua a uccidere ucraini e a distruggere città”. Lo ha scritto su X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, commentando l’attacco russo della scorsa notte a Kiev “con missili balistici e droni” che ha causato almeno un morto e quattro feriti.


“Solo azioni forti e pressioni sulla Russia possono porre fine a questo terrore – ha aggiunto Zelensky – in questo momento abbiamo bisogno dell’unità e del supporto di tutti i nostri partner nella lotta per una fine giusta a questa guerra”.

L’Onu: il piano Usa per Gaza è un ritorno al colonialismo

L’Onu: il piano Usa per Gaza è un ritorno al colonialismoRoma, 12 feb. (askanews) – Oltre 30 esperti delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta per “condannare le minacce scioccanti” del presidente americano Donald Trump di “prendere il controllo” e “possedere” la Striscia di Gaza, sfollando la popolazione palestinese, ammonendo che, se messo in atto, verrebbero “infrante le regole fondamentali dell’ordine internazionale” e il mondo tornerebbe “ai giorni bui della conquista coloniale”.


“Tali palesi violazioni da parte di una grande potenza romperebbero il tabù mondiale sull’aggressione militare e incoraggerebbero altri paesi predatori a conquistare territori stranieri, con conseguenze devastanti per la pace e i diritti umani a livello globale”, hanno ammonito gli esperti. “L’attuazione della proposta degli Stati Uniti infrangerebbe le regole fondamentali dell’ordine internazionale e della Carta delle Nazioni Unite in atto dal 1945, che gli Stati Uniti hanno contribuito a creare per ripristinare la pace dopo la catastrofica Seconda guerra mondiale e l’Olocausto – hanno aggiunto – riporterebbe il mondo ai giorni bui della conquista coloniale”.


“Se il Presidente degli Stati Uniti è sinceramente preoccupato del bene dei palestinesi, gli Stati Uniti dovrebbero mediare un cessate il fuoco duraturo, riprendere i finanziamenti all’UNRWA, risarcire i palestinesi per i danni derivanti dalle armi e munizioni statunitensi fornite a Israele nonostante il grave rischio di violazioni del diritto umanitario e porre fine ai trasferimenti di armi”, secondo gli esperti Onu, per cui gli Stati Uniti “dovrebbero anche fare pressione su Israele affinché finanzi la ricostruzione e fornisca risarcimento per le violazioni, garantire che i responsabili di crimini internazionali ne rispondano e sostenere in modo significativo lo stato palestinese”.