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Usa, da Musk donazione a sei cifre ai repubblicani alla Camera

Usa, da Musk donazione a sei cifre ai repubblicani alla CameraMilano, 21 set. (askanews) – Il controverso magnate della tecnologia Elon Musk ha intensificato le sue donazioni per la politica americana ad agosto, effettuando la sua più grande donazione di sempre per sostenere i repubblicani della Camera, ovvero il partito di Donald Trump: lo scopo è preservare la loro vulnerabile maggioranza. Lo riporta Politico.


Il National Republican Congressional Committee ha riferito di aver ricevuto 289.100 dollari da Musk ad agosto, secondo un rapporto depositato presso la Federal Election Commission venerdì. Musk, la persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto stimato di oltre 250 miliardi di dollari, in passato ha fatto donazioni sia ai democratici che ai repubblicani, ma non per cifre così significative.


Il denaro è arrivato tramite un comitato di raccolta fondi congiunto collegato al deputato Ken Calvert, repubblicano della California, come indicato nel documento, e la maggior parte è stata destinata ai conti della convention e della sede centrale dell’Nrcc, come è tipico per le donazioni di tale importo.

Libano, tre forti esplosioni a Beirut. L’esercito israeliano: operazione mirata

Libano, tre forti esplosioni a Beirut. L’esercito israeliano: operazione mirataRoma, 20 set. (askanews) – Tre forti esplosioni si sono verificate in un quartiere meridionale di Beirut: lo hanno reso noto fonti della sicurezza libanese senza fornire ulteriori dettagli. L’esercito israeliano da parte sua ha annunciato in un comunicato di aver condotto una “operazione mirata” nella capitale libanese. Il quotidiano libanese Al Akhbar ha riferito di una esplosione nel sud della città. Secondo una fonte vicina ai servizi di sicurezza, citata dall’Afp, è avvenuta nei pressi della moschea Al Qaem.


“L’esercito israeliano ha effettuato un attacco mirato a Beirut”, ha scritto lo stato maggiore
israeliano su Telegram, senza ulteriori dettagli. “In questa fase, non vi è alcun cambiamento nelle istruzioni del Comando del Fronte Interno”, ha aggiunto. La radio dell’esercito dello Stato ebraico ha poi reso noto che l’obbiettivo dell’attacco mirato israeliano su Beirut era il comandante del
Comando operazioni speciali di Hezbollah, Ibrahim Aqil.L’agenzia di stampa libanese NNA ha reso noto che il bilancio delle vittime dell’attacco è di almeno cinque morti, precisando che le vittime sono tutti bambini.


 

Crosetto vede ambasciatore Usa Markell, colloquio su M.O., Ucraina

Crosetto vede ambasciatore Usa Markell, colloquio su M.O., UcrainaMilano, 20 set. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ricevuto Jack Markell, l’ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Repubblica Italiana.


“Tra Italia e Stati Uniti unità di vedute e approccio comune su stabilità e sicurezza internazionale” rende noto il ministero della Difesa in un tweet. “Proficuo e cordiale colloquio su diverse tematiche tra cui la crisi in Medio Oriente, il conflitto in Ucraina, l’attuale situazione in Africa e il prossimo G7 Difesa” a Napoli.


Markell ha ricoperto vari incarichi di peso prima di diventare ambasciatore in Italia e San Marino. È stato anche per due mandati governatore del Delaware dal 2009 al 2017, presidente sia della National Governors Association che della Democratic Governors Association, nonché presidente del Council of State Governments. Durante il suo mandato di governatore, il Delaware è uscito dalla grande recessione con la più forte crescita occupazionale della regione e tra le migliori crescite salariali del settore privato del paese.

Esplosioni in Libano, perquisizioni a Taiwan negli uffici dei produttori di cercapersone

Esplosioni in Libano, perquisizioni a Taiwan negli uffici dei produttori di cercapersoneRoma, 20 set. (askanews) – La procura distrettuale di Shilin, a Taiwan, ha perquisito gli uffici dei produttori di cercapersone Gold Apollo e BAC Consulting KFT nell’ambito dell’indagine sulla esplosione simultanea dei dispositivi in Libano, martedì, che ha causato morti e migliaia di feriti.


L’esplosione sarebbe stata innescata, secondo sospetti ampiamente diffusi, dai servizi israeliani per colpire il movimento sciita libanese Hezbollah: i cercapersone erano usati dagli operativi del gruppo in luogo dei cellulari, più facilmente tracciabili. I procuratori – secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa taiwanese CNA – hanno sequestrato libri contabili, contratti, accordi di autorizzazione e documenti di esportazione per chiarire il processo di produzione dei cercapersone, oltre a contratti effettivi, royalties e dettagli sulla condivisione dei profitti tra Gold Apollo e l’ufficio di BAC a Taiwan.


Inoltre, ieri i procuratori hanno interrogato Hsu Ching-kuang, presidente di Gold Apollo, la società taiwanese che, secondo i media stranieri, sarebbe stata l’azienda da cui Hezbollah ha ordinato i suoi cercapersone. Parlando ai media mercoledì, Hsu ha dichiarato che il lotto di cercapersone esploso è stato prodotto dall’azienda ungherese BAC Consulting KFT, che è diventata distributore dei prodotti Gold Apollo in alcune aree tre anni fa.


Secondo Hsu, meno di due anni fa BAC ha iniziato a produrre autonomamente i cercapersone, continuando a utilizzare il marchio Gold Apollo. L’Ufficio dei procuratori ha comunque scoperto che BAC a Taiwan ha un ufficio, registrato sotto il nome di Apollo Systems Ltd. La società, con sede in un edificio commerciale nel distretto di Neihu a Taipei, è stata ufficialmente registrata presso il governo della città di Taipei l’11 aprile di quest’anno. Le sue attività commerciali includono la vendita all’ingrosso di materiali elettronici e la vendita al dettaglio di apparecchiature per telecomunicazioni, secondo le autorità.


Dal canto suo, il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs ha dichiarato in un post su X che BAC è solo “un intermediario commerciale, senza sito di produzione o attività in Ungheria”. Insomma, è ancora buio su chi abbia prodotto i cercapersone. Il ministro della Difesa di Taiwan, Wellington Koo, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa taiwanese CNA, ha comunque dichiarato ufficialmente che Taiwan non ha nulla a che fare con le esplosioni di cercapersone in Libano: “Non c’è motivo di coinvolgere Taiwan in modo irragionevole in questa vicenda”, ha detto il ministro durante un intervento in parlamento.

M.O., Tajani: a Iran non conviene escalation

M.O., Tajani: a Iran non conviene escalationParigi, 19 set. (askanews) – “Bisogna che l’Iran comprenda che non è suo interesse innalzare lo scontro e credo sia giusto anche che Israele non innalzi lo scontro. Questo è il nostro messaggio e su questo siamo tutti quanti d’accordo”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della riunione del Quint a Parigi con colleghi di Stati Uniti, Francia, Regno unito e Germania.


“Ho parlato già con il nuovo ministro iraniano, potrei anche incontrarlo a New York per dare un messaggio chiaro, che non conviene neanche all’Iran un’escalation, che l’Iran ha la possibilità di influenzare le scelte dei suoi amici, alleati, Houthi, Hezbollah e quelli presenti in Siria. Quindi credo sia giusto dare loro un messaggio”, ha commentato Tajani.

Esplosioni in Libano, il leader di Hezbollah Nasrallah: da Israele dichiarazione di guerra, infranta ogni regola

Esplosioni in Libano, il leader di Hezbollah Nasrallah: da Israele dichiarazione di guerra, infranta ogni regolaRoma, 19 set. (askanews) – Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha accusato oggi Israele di aver infranto “tutte le regole del confronto” con le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie in Libano e Siria, affermando che nell’arco di due giorni “ha cercato di uccidere più di 5.000 persone”. “Quello che è successo negli ultimi giorni richiede ovviamente una presa di posizione”, ha esordito il leader di Hezbollah, sottolineando che “siamo stati testimoni di un grande massacro in tutto il Paese, un massacro senza precedenti”. Nasrallah, ha dichiarato che le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie avvenute in Libano potrebbero essere definite “una dichiarazione di guerra”, sottolineando che Israele “ha oltrepassato tutte le linee rosse” nei suoi attacchi e riconoscendo che il movimento sciita ha subito un “colpo senza precedenti”.


“Non c’è dubbio che abbiamo subito un duro colpo, senza precedenti, sia dal punto di vista della sicurezza che umanitario”, ha dichiarato nel suo discorso, riconoscendo la “superiorità tecnologica” di Israele e “delle potenze globali che lo sostengono”. Ma “diciamo al nemico: il fronte libanese
non si fermerà finché la guerra a Gaza non sarà finita. Lo diciamo da quasi 12 mesi. Nonostante tutti i massacri, i feriti e i sacrifici, dico questo, qualunque siano gli ostacoli e i sacrifici, la resistenza in Libano non smetterà di sostenere Gaza, la Cisgiordania e la Palestina”.  Secondo Nasrallah, infatti, le esplosioni dei dispositivi di comunicazioni avvenute negli ultimi due giorni in Libano sono l’ultimo tentativo di Israele di “separare il fronte libanese da quello di Gaza”. 

S.Sede-Serbia, Palalic: grazie a Papa rapporti rinati con ortodossia

S.Sede-Serbia, Palalic: grazie a Papa rapporti rinati con ortodossiaRoma, 19 set. (askanews) – “La visita in Serbia del Segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin, ha avuto sia un aspetto solenne e pancristiano, sia uno politico-diplomatico. Entrambi questi aspetti della visita dimostrano quanto la Santa Sede attribuisca importanza alla cooperazione con la Serbia, tenendo presente il fitto programma e gli impegni del cardinale Parolin. L’importanza di inviare un messaggio di comprensione, sostegno e necessità di una più ampia unità di tutti coloro che rimangono fermamente fedeli alla loro fede nel Salvatore Gesù Cristo, soprattutto in questi tempi difficili e complessi per tutti i cristiani, è stata evidenziata dal fatto che la messa solenne officiata dal cardinale Parolin ha visto la partecipazione del Patriarca della Chiesa serba, del Presidente della Serbia, del Governo e dei membri del Parlamento”.


Lo ha ricordato in una intervista ad askanews Jovan Palalic, presidente del gruppo per l’amicizia parlamentare Serbia ed Italia e presidente del gruppo per l’amicizia Serbia e Santa Sede e, quindi, responsabile per i rapporti con Italia e Santa Sede, all’indomani della visita nel paese balcanico da parte del vertice della diplomazia vaticana. “Ciò che conferisce un particolare significato a questa comprensione dell’unità cristiana come elemento cruciale nelle sfide odierne per la nostra civiltà è anche il fatto che il cardinale Parolin parteciperà alla commemorazione dell’anniversario della Pace di Karlowitz, quando le nazioni cristiane europee unite sconfissero l’invasore ottomano, difendendo l’identità cristiana dell’Europa. – ha spiegato Palalic – Il fatto che i nostri antenati siano riusciti a unirsi, consapevoli di ciò che stavano difendendo, può essere oggi una grande ispirazione per tutti noi. Il principe serbo Lazar, che combatté contro l’Impero Ottomano in Kosovo, disse: ‘Non decido se andare in battaglia in base alla grandezza dell’esercito che mi segue, ma in base alla santità che sto difendendo’. Questo era lo stesso spirito di tutti i cristiani d’Europa. Non vi è dubbio che il popolo serbo, che attraverso la sua storia ha collegato l’Europa orientale e occidentale con la sua cultura e i suoi valori, e le due Chiese sorelle, sia oggi riconosciuto come un popolo che, rimanendo fedele alle sue tradizioni e alla fede cristiana, può ancora una volta svolgere tale ruolo in questi tempi di divisioni e conflitti. Oggi la Serbia coltiva particolarmente lo spirito di unità tra le due Chiese cristiane, e questo è certamente riconosciuto anche dalla Santa Sede, che ci ha onorato con una visita a un livello così elevato. Il Segretario di Stato Parolin, come uomo di pace, che ha avviato diverse iniziative per fermare le guerre e le sofferenze, inviando un messaggio dalla sua visita a Belgrado, la città più grande dei Balcani, sottolinea quanto sia essenziale preservare la pace e la pacifica convivenza tra tutte le nazioni balcaniche in questa regione che ha sofferto così tanto alla fine del secolo scorso”.


D. Gli incontri che Parolin ha avuto sono stati rivolti essenzialmente a una posizione di ascolto o c’è una testimonianza di una volontà di procedere in avanti nel rapporto tra Serbia e Santa Sede? PALALIC – “Gli incontri politici durante la visita del cardinale Parolin in Serbia indicano l’esistenza di un interesse reciproco per migliorare ulteriormente le relazioni e promuovere una maggiore comprensione delle posizioni di entrambe le parti su varie questioni importanti, sia ecclesiastiche che di politica internazionale. Desidero sottolineare che per l’atmosfera favorevole che oggi domina nei rapporti tra la Serbia e la Santa Sede è innanzitutto merito di Papa Francesco, che con le sue posizioni molto chiare su questioni di rilevanza nazionale per la Serbia ha espresso coerenza e principi che sono certamente universali. Quando vi è stato il tentativo di sottrarre proprietà della Chiesa serba e i suoi templi in Montenegro, il Papa ha affermato esattamente ciò che aveva detto riguardo al conflitto ecclesiastico in Ucraina: ‘Non toccate la Chiesa’. Il Papa non ha sostenuto il separatismo del Kosovo, così come non ha appoggiato lo smembramento di altri Stati sovrani in altri contesti. Nel complesso conflitto tra serbi e croati sul ruolo del cardinale Stepinac durante la Seconda Guerra Mondiale nei crimini contro i serbi, il Papa ha istituito una commissione ortodosso-cattolica e ha dichiarato di voler solo la verità. In questo contesto, durante gli incontri, soprattutto con il Presidente Vucic, il cardinale Parolin ha potuto apprendere molto sulle sofferenze attuali dei serbi in Kosovo e sulle persecuzioni a cui sono esposti, mentre una gran parte della comunità internazionale tace su queste vicende. Nel mio incontro con il Segretario di Stato, ho sottolineato invece l’importanza che la Santa Sede, con il suo indiscutibile prestigio, richiamasse l’attenzione della comunità internazionale sull’inaccettabilità che un popolo cristiano europeo viva in un ghetto, venga arrestato e perseguitato per le parole pronunciate e per le critiche espresse, e venga privato dei suoi diritti fondamentali alla vita, con l’intento di costringerlo a lasciare il territorio in cui vive da milleseicento anni. Credo che il cardinale Parolin, come uomo di pace e soprattutto come cristiano e uomo di Chiesa, trasmetterà questi messaggi di disperazione cristiana a coloro che, nel cuore dell’Europa, chiudono gli occhi di fronte a tali avvenimenti”.


D – Quale è, in questo momento, il rapporto tra la diocesi cattolica di Belgrado ed in generale tra la comunità cattolica e il mondo ortodosso, anche alla luce anche di quelli che sono i cambiamenti in atto? PALALIC – “Come ho già sottolineato, i rapporti tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica in Serbia stanno effettivamente sviluppando una dinamica di maggiore comprensione, collaborazione e sostegno. Oltre allo Stato, che attraverso una serie di misure concrete, ma anche creando un’atmosfera generale favorevole nella società, ha portato a quello che potrebbe essere il miglior periodo di relazioni tra ortodossi e cattolici in tutto il secolo di esistenza dell’Arcidiocesi di Belgrado, anche il Patriarca Porfirije, con la sua apertura e la sua precedente esperienza come Metropolita in Croazia, ha contribuito a superare una certa sfiducia e distanza creata dai tragici conflitti del ventesimo secolo. La visione serba della Chiesa Cattolica è stata per lo più limitata dai difficili rapporti con i croati e dalle gravi sofferenze in quei territori”.Roma, 19 set. (askanews) – “Questo quadro di sfiducia e incomprensione – ha quindi concuso Palalic – è stato prima spezzato dalle parole e dalle decisioni di Papa Francesco, che hanno mostrato rispetto verso i serbi, ma anche dalle relazioni quotidiane tra le persone comuni e la vita di tutti i giorni, che hanno lentamente dissipato i traumi e la sfiducia. Ora tutti siamo consapevoli che la vita cristiana e i valori cristiani sono di nuovo minacciati, che ci sono molte sfide serie, a partire dalla famiglia in pericolo fino all’intelligenza artificiale, e che tutti coloro che seguono i padri che difesero saldamente la loro fede al Concilio di Nicea 1700 anni fa, il cui anniversario celebriamo l’anno prossimo, devono essere più vicini per essere più forti”.

Usa2024,Sondaggi: Testa a testa tra Trump e Harris in stati swing

Usa2024,Sondaggi: Testa a testa tra Trump e Harris in stati swingRoma, 19 set. (askanews) – Secondo gli ultimi sondaggi pubblicati da vari istituti di ricerca in collaborazione con vari media, la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump sono impegnati in una serrata lotta nei sette stati, definiti swing, cioè oscillanti.


Il sondaggio del New York Times e del Sienna College, condotto prima del secondo attentato all’ex presidente, conferisce a livello nazionale un 47% di preferenze per entrambi i candidati, mentre nello stato oscillante della Pennsilvanya Harris supera Trump per 50% a 46%. Oggi il sondaggio di Fox News sostiene che a livello nazionale la Harris guidi su Trump di 2 punti. Il sondaggio condotto da Emerson College Polling e il sito di notizie The Hill ha rilevato che Trump ha superato Harris in Arizona (49% contro 48%), Georgia (50% contro 47%), Pennsylvania (48% contro 47%) e Wisconsin (49% contro 48%). Harris ha superato Trump in Michigan (49% contro 47%) e North Carolina (49% contro 48%). Entrambi i candidati erano in parità al 48% in Nevada. Tuttavia considerando i margini di errore si può parlare di parità.


Gran parte degli intervistati concorda sul fatto che nessuno dei due candidati abbia dato degli indirizzi chiari sulle loro politiche.

Beda Romano: economia tedesca in crisi? Governo Scholz ha mani legate

Beda Romano: economia tedesca in crisi? Governo Scholz ha mani legateRoma, 19 set. (askanews) – La Germania è tornata “il malato d’Europa”, come si diceva alla fine degli anni ’90. L’economia tedesca appare “bloccata”, la crisi è strutturale. Il malcontento tra i tedeschi, legato all’inflazione, all’aumento di prezzi e a un’incertezza generalizzata, sembra spingerli tra le braccia di AfD, almeno nei Laender Orientali, dopo Turingia e Sassonia, è atteso un altro exploit dell’ultradestra in Brandeburgo domenica.


“C’è un malcontento congiunturale, legato all’andamento dell’economia e soprattutto dell’inflazione – ha spiegato ad askanews Beda Romano, scrittore e attuale corrispondente del Sole24ore da Bruxelles, aggiungendo – il secondo motivo, molto più strutturale, è che la Germania sta vivendo un momento di estrema difficoltà, dovuto al fatto che dopo decenni di un modello di successo, oggi sta affrontando una serie di grossi e gravi problemi”. “Il problema che viene molto sentito nei Laender Orientali della Germania in questo momento è la parola transizione. Si discute di transizione climatica, di transizione digitale”, ha sottolineato ancora Romano.


Costa sta facendo il governo di Olaf Scholz per contrastare tutto ciò? Come è noto, nei primi anni 2000 il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder varò una serie di riforme, l’Agenda 2010, che permisero ai successivi governi di vivere di rendita, ma oggi? “Cosa sta facendo Olaf Scholz sul fronte economico? Poco, francamente poco. In parte perché c’è sempre la tendenza per l’uomo politico di tentare di vivere di rendita, ma ho la sensazione che la rendita adesso si stia affievolendo. Scholz, al di là dei suoi meriti o demeriti personali, è obiettivamente alla guida di una coalizione molto in difficoltà (Spd, Verdi e Liberali). Peraltro ha anche in parte le mani legate per scelte prese dai cancellieri precedenti, in particolare da Angela Merkel, di limitare l’indebitamento e certo questo non aiuta”, ha ricordato Romano.


Altro aspetto è il “nuovo” rapporto con la Cina: “Vent’anni fa la Cina faceva concorrenza su circa il 25% della produzione tedesca, oggi siamo saliti al 40%. E non è una concorrenza banale quella cinese, perché molto spesso è una concorrenza sussidiata dallo Stato e crea non pochi problemi alle imprese tedesche”, ha spiegato Beda. E poi pesa l’incertezza politica attuale, sia per la guerra russa in Ucraina, sia per la situazione americana:


“La Germania sente che il partner americano è diventato in parte più isolazionista, in parte più unilaterale nel suo atteggiamento in politica internazionale. Sono fattori che contano, perché per decenni la Germania ha potuto contare sull’ombrello americano, in campo militare e della sicurezza in generale”, ha affermato l’autore di “Germania questa sconosciuta” (2006) o di “Dal Baltico al Mar Nero. Viaggio alla scoperta dell’altra Europa” (2024). “Oggi questo ombrello continua ad esistere, evidentemente, ma è diventato più incerto che in precedenza. Questo aspetto gioca, sia a livello economico, per gli investimenti delle società, ad esempio, ma gioca anche a livello personale ed elettorale perché crea nell’opinione pubblica tedesca quel sentimento di preoccupazione, direbbero loro di ‘Angst’, angoscia, che inevitabilmente ha un impatto sul modo in cui loro lavorano e votano”, ha concluso.

Beda Romano: “AfD forte in Germania Est, ma non andrà al governo”

Beda Romano: “AfD forte in Germania Est, ma non andrà al governo”Roma, 19 set. (askanews) – Domenica 22 settembre si vota in Brandeburgo, Land orientale tedesco che circonda Berlino, dove si prevede un testa a testa tra AfD (Alternativa per la Germania), secondo gli ultimi sondaggi data tra il 28 e il 29%, davanti alla Spd (attestata tra il 24 e il 25%), che qui ha vinto tutte le elezioni regionali dalla Riunificazione in poi. Si prevede un altro exploit dell’ultradestra tedesca in Germania dell’Est, dopo i recenti successi regionali in Turingia e Sassonia. Beda Romano, scrittore e corrispondente del Sole24Ore a Bruxelles, spiega ad askanews:


“La Germania in questa fase è segnata da una preoccupazione generalizzata, da un’angoscia generalizzata per il futuro e per quello che sta avvenendo. Il Paese ha paura di perdere la prosperità acquisita. E in una situazione come questa, purtroppo, anche gli immigrati ne pagano lo scotto”, ha affermato, riguardo alla crisi dell’economica tedesca e alla stretta sui migranti decisa dal Governo. “Siamo in una fase in cui Alternative fuer Deutchland (AfD) è certamente forte in Germania Orientale. Questo non significa che arriverà al potere nei Laender in cui si è votato recentemente e ciò non significa che possa arrivare al potere l’anno prossimo a livello federale”, ha sottolineato Beda Romano, in vista delle politiche tedesche del 2025.