Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Ucraina, le terre rare che fanno gola a Donald Trump

Ucraina, le terre rare che fanno gola a Donald TrumpRoma, 4 feb. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole raggiungere un accordo con l’Ucraina per ottenere l’accesso alle terre rare del Paese in cambio del rinnovato sostegno militare alle forze di Kiev. L’Ucraina vanta circa 20.000 depositi minerali in almeno 116 diversi tipi di terre rare, ovvero materiali preziosi ampiamente utilizzati nel mondo dell’elettronica e delle batterie, il cui valore strategico è in costante aumento. Particolarmente ricche le regioni di Donetsk e Luhansk, annesse dalla Russia, che possono vantare materiali preziosi rispettivamente per 3,8 trilioni di dollari e 3,2 trilioni, e Dnipropetrovsk (3,5 trilioni).


In un mondo in cui il monopolio cinese appare sempre più invasivo, d’altra parte, Kiev mira a essere un attore chiave nel futuro energetico dell’Europa, sfruttando le sue risorse naturali. Se è vero che paese detiene circa 1 trilione di metri cubi di gas naturale inutilizzato (sebbene la produzione prebellica fosse ferma a circa 21 miliardi di metri cubi all’anno), è su ciò che si trova sotto il suolo che si sta spostando l’interesse di Trump e dell’intera comunità internazionale: risorse minerali e metalliche rare e preziose, fondamentali per la tecnologia dell’energia verde e per gli sforzi di transizione a livello mondiale. L’Ucraina, grazie alla sua vasta varietà di zone geologiche, è uno dei primi dieci fornitori mondiali di risorse minerarie, coprendo circa il 5 per cento della produzione globale, secondo Ceenergy. Tra le risorse più strategiche dell’Ucraina ci sono titanio, litio, berillio, manganese e uranio, essenziali per vari settori industriali. In particolare, il Paese detiene milioni di tonnellate di minerale di litio, di cui 12-14 milioni nel solo giacimento di Shevchenkivske. Inoltre, secondo i dati pubblicati dalla società Dentons, l’Ucraina rimane il principale detentore delle maggiori riserve di titanio in Europa, con il 7 per cento delle riserve globali, e continua a essere un fornitore chiave per l’industria aerospaziale e militare. Kiev è anche il quinto produttore mondiale di gallio, un metallo fondamentale per semiconduttori e LED, e un fornitore cruciale di neon, utilizzato nella produzione di chip negli Stati Uniti. Il Paese detiene inoltre giacimenti di minerali strategici come il berillio, l’uranio, lo zirconio e l’apatite, utilizzati nei settori nucleare e aerospaziale. Ma oltre ai metalli delle terre rare, l’Ucraina può vantare il possesso di innumerevoli quantità di metalli non ferrosi, tra cui rame, piombo, zinco e argento. A questo proposito, Kiev fornisce il 43 per cento delle lamiere d’acciaio importate dall’Unione Europea e le sue riserve di minerale di ferro e manganese sono cruciali per la produzione di acciaio verde, settore in forte espansione.

Legno arredo: fatturato alla produzione 2024 cala a 51,6 mld (-3,1%)

Legno arredo: fatturato alla produzione 2024 cala a 51,6 mld (-3,1%)Milano, 4 feb. (askanews) – Il 2024 della filiera legno-arredo si chiude con un fatturato alla produzione pari a 51,6 miliardi di euro, in flessione del 3,1% (53,2 miliardi nel 2023) in continuità con la normalizzazione avviatasi nel 2023, dopo due anni di grande crescita per il settore. A dirlo sono i preconsuntivi elaborati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat. Una flessione che riguarda le vendite sul mercato interno pari a 32,2 miliardi di euro che costituiscono oltre il 60% del giro d’affari complessivo e registrano un -3,5%, dovuto in gran parte alla riduzione degli incentivi fiscali previsti negli anni precedenti. L’export, che rappresenta il 38% del fatturato totale della filiera, chiude a -2,3% con un valore pari a 19,4 miliardi di euro. Il saldo commerciale della filiera sfiora gli 8 miliardi di euro (era di 8,4 miliardi nel 2023).


I dati dell’export, per il macrosistema arredamento, flettono meno rispetto al mercato nazionale: secondo i preconsuntivi, il macrosistema arredamento chiude infatti il 2024 con circa 27,5 miliardi di euro di fatturato, pari a un -2,5% sul 2023 quando aveva toccato i 28,2 miliardi di euro. Una flessione dovuta in minor parte all’andamento dell’export (-2,1%) con un valore di 14,3 miliardi sui 14,7 del 2023, ma soprattutto alle minori vendite sul mercato italiano (-2,8%) che arriva a 13,1 miliardi di euro, contro i 13,5 del 2023. Il saldo commerciale si attesta sui 9,2 miliardi di euro, contro i 9,6 del 2023. Se il 2023 si era chiuso con una contrazione del -4% delle esportazioni, nel 2024 questa flessione risulta di intensità inferiore (-2,1%) determinata soprattutto – come evidenzia l’analisi dei flussi commerciali nel periodo gennaio-ottobre 2024 – dalla contrazione verso la Francia, (-3,6%) che si conferma comunque il primo mercato per il nostro design con un valore di 1,96 miliardi di euro. Pesanti le perdite di export verso la Cina (-17,9%) che vale 313,5 milioni di euro. L’Italia si conferma comunque primo fornitore per il mercato cinese. La Germania, terzo mercato, (-3,6%) vale 1,1 miliardi di euro. Risultano stazionari gli Stati Uniti, secondo mercato di riferimento, che registrano un +2% e toccano un valore di 1,4 miliardi di euro, ma che già a fine anno potrebbero chiudere in negativo. A contenere la contrazione del macrosistema arredamento sono soprattutto le maggiori esportazioni verso Emirati Arabi Uniti (+21,6% per 317,6 milioni di euro), che registrano un trend positivo per il quarto anno consecutivo, e l’Arabia Saudita (+22,8%), al tredicesimo posto, che vale 193,5 milioni di euro. Il macrosistema legno – escluso commercio legno pari a 3,6 miliardi di euro – che nel 2023 aveva registrato una flessione a doppia cifra, nel 2024 subisce ancora una diminuzione del fatturato (-5,6%), seppur più contenuta, attestandosi a 20,5 miliardi di euro. Contrazione determinata in larga parte dal mercato nazionale (-6,5%) che contribuisce per oltre il 75% al fatturato totale, toccando i 15,6 miliardi di euro. L’export (24% del totale) si attesta a poco meno di 5 miliardi di euro, con una flessione del 2,6% sul 2023. Dall’analisi dei flussi commerciali nel periodo gennaio-ottobre 2024, in particolare si segnala la Germania (-11,4% a 588 milioni di euro) e il Regno Unito (-11,3% a 452 milioni di euro): Stati Uniti in crescita (+9,6% a 366 milioni di euro) ma a fine anno potrebbe peggiorare, mentre la Francia risulta pressoché stabile (-1,8% a 657 milioni di euro), ma con ragionevoli possibilità che la chiusura d’anno potrebbe essere peggiore. L’andamento negativo ha interessato tutti i sistemi seppur con variazioni differenti tra di loro.


Tra le prime cinque destinazioni della filiera sono sempre gli Usa a performare meglio, in base all’analisi dei flussi commerciali del periodo gennaio-ottobre 2024, con un +3,5% per un valore di quasi 1,8 miliardi di euro. Già a fine anno la situazione potrebbe tornare a essere negativa o nella migliore delle ipotesi stabilizzarsi. In flessione Francia, primo Paese nella top ten, che registra un -3,2% e vale 2,6 miliardi di euro, mentre la Germania con -6,4% e il Regno Unito con -7,9% fotografano la complessità del momento. La Spagna scende in sesta posizione, con un trend stazionario e valori simili a quelli della Svizzera che occupa la quinta posizione. Crescono ancora gli Emirati Arabi Uniti con un +21,7% (67 milioni di euro in più rispetto al 2023) che si collocano al decimo posto, con un valore pari a 376 milioni di euro; l’Arabia Saudita si piazza al quattordicesimo posto con una crescita del 25,9% (47,4 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo 2023) per un valore di 230 milioni di euro

Salone Mobile, Porro: dazi preoccupano, importante Europa resti unita

Salone Mobile, Porro: dazi preoccupano, importante Europa resti unitaMilano, 4 feb. (askanews) – “I dazi sono sicuramente una preoccupazione. In questo momento noi abbiamo la presidenza dell’Associazione europea dei produttori di arredo, European furniture association, e per noi è molto importante in questo momento stare uniti come Europa”. Lo ha detto la presidente del Salone del Mobile, Maria Porro, parlando a margine della presentazione della prossima edizione della kermesse dedicata al legno e arredo.


“Esprimiamo con il made in Italy e con le regole che ci sono in Europa una qualità altissima che nessun altro Stato al mondo esprime – ha aggiunto – e dobbiamo tenere la testa alta e difendere questo valore che abbiamo costruito in tantissimi anni e secoli di storia di arredo e design italiano”.

Federlegno, Feltrin: dazi questione importante, Ue tenga alta la guardia

Federlegno, Feltrin: dazi questione importante, Ue tenga alta la guardiaMilano, 4 feb. (askanews) – “La questione dazi è importante” e in questo contesto l’Europa deve tenere “alta la guardia”. A dirlo il presidente di Federlegno Arredo, Claudio Feltrin, a margine della conferenza stampa di presentazione del Salone del Mobile.


“Da parte nostra un dazio del 10% verso l’America sarebbe sicuramente un danno importante, perché l’America è l’unico mercato che tra i primi 10 ha fatto il segno più nel 2024. La preoccupazione indiretta è quella invece che la chiusura dell’America al prodotto cinese, provochi da parte dei cinesi la ricerca di mercati alternativi e quindi possano sbarcare in Europa senza delle regole adeguate – ha spiegato – Quindi qui l’appello è all’Europa che stia molto su con la guardia, perché se lascia entrare il produttore cinese per il nostro settore ma anche per altri, sicuramente porterà delle problematiche non indifferenti”. Feltrin nel suo ragionamento ha tuttavia espresso parole di cauto ottimismo: “Gli scenari cambiano rapidamente di giorno in giorno quindi, se questa domanda me la faceva la scorsa settimana eravamo preoccupatissimi perché sapevamo che potevano arrivare, però non si sapeva l’atteggiamento di come sarebbero stati usati – ha spiegato – Adesso diciamo con quello che è successo negli ultimi due giorni ci fa capire che forse il dazio è un po’ sbandierato per fare un po’ paura, per mettersi al tavolo con una forza contrattuale di un certo tipo”.

Grecia, terremoti: in 6mila via da Santorini nelle ultime 48 ore

Grecia, terremoti: in 6mila via da Santorini nelle ultime 48 oreRoma, 4 feb. (askanews) – Santorini trema e gli abitanti continuano a fuggire. A oggi circa 6mila persone hanno lasciato l’isola delle Cicladi nelle ultime 48 ore a causa dei numerosi terremoti che continuano a scuoterla, così come la vicina Amorgos, suscitando preoccupazione tra la popolazione, mentre i turisti ovviamente scarseggiano. Lo hanno indicato le autorità greche.


Circa 4.640 passeggeri sono saliti a bordo dei quattro traghetti che hanno lasciato quest’isola vulcanica famosa in tutto il mondo da domenica, secondo un bilancio fornito martedì dall’autorità portuale greca. La compagnia aerea greca Aegean Airlines ha comunicato di aver trasportato ieri 1.294 passeggeri da Santorini verso Atene, effettuando un totale di nove voli, cinque dei quali straordinari. Due traghetti sono previsti per partire dall’isola nella giornata di oggi per dirigersi verso il Pireo, il grande porto vicino alla capitale greca. Aegean Airlines ha previsto per oggi otto voli con “una capacità totale di oltre 1.400 posti” e ha precisato in un comunicato che ci sono ancora posti disponibili.A Santorini, i cronisti hanno segnalato code di attesa – tranquille – davanti alle agenzie di viaggio, ma in nessun caso la popolazione ha ceduto al panico. L’attività turistica è ridotta in questo periodo dell’anno sull’isola, che accoglie oltre tre milioni di visitatori ogni anno.


Un terremoto di magnitudo 4,9 sulla scala Richter è stato registrato nel Mar Egeo, a circa 31 km da Santorini, poco prima delle 5 del mattino, secondo l’Istituto geodinamico dell’Osservatorio di Atene. Poco dopo le 6, una scossa di magnitudo 4,7 è stata registrata nella stessa zona, circa 19 chilometri a sudovest di Amorgos, un’altra isola turistica dell’arcipelago delle Cicladi che conta meno di 2mila abitanti permanenti. Altri terremoti di intensità minore sono stati registrati, mentre gli scienziati greci hanno avvertito che questa attività sismica, che si è intensificata da sabato, potrebbe durare settimane.

Lavrov: segnali di problemi sull’attuazione del cessate il fuoco in Medio oriente

Lavrov: segnali di problemi sull’attuazione del cessate il fuoco in Medio orienteRoma, 4 feb. (askanews) – Mosca sta ricevendo su problemi nell’attuazione del cessate il fuoco tra il movimento palestinese Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, ha detto oggi il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.


“Stiamo già ricevendo segnali che ci saranno problemi con la seconda fase” del cessate il fuoco “e probabilmente sono già iniziati, perché tali messaggi vengono ascoltati dai circoli dominanti di Israele, che dicono che non si è del tutto soddisfatti del modo in cui Hamas ha adempiuto ai suoi obblighi nella prima fase, quindi non escludiamo nulla”, ha detto Lavrov al Valdai Club.

Tajani: sui dazi Usa non saremo impreparati, abbiamo una strategia

Tajani: sui dazi Usa non saremo impreparati, abbiamo una strategiaRoma, 4 feb. (askanews) – L’Italia si impegna a fare da “ponte” tra gli Usa e l’Europa per evitare quella “guerra dei dazi” minacciata da Donald Trump che “farebbe danni sia agli americani che a noi”. Ma se il presidente Usa dovesse andare avanti, noi “non ci faremo cogliere impreparati: siamo già al lavoro per trovare soluzioni che non mandino in crisi le nostre aziende e il benessere dei nostri cittadini”. E’ quanto ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista al Corriere della Sera.


“Non stiamo giocando una partita d’attesa”, ha spiegato il ministro. “Primo, perché siamo i migliori ambasciatori dell’Europa presso gli Stati Uniti, per gli ottimi rapporti che abbiamo costruito. Secondo, perché sappiamo come reagire”. Tajani ha spiegato che “una guerra non serve a nessuno”. “Nessun’altra economia al mondo è integrata come quella Usa-Ue”, ha detto, anche se “è chiaro che servirà negoziare”. “E mi sembra proprio che Trump stia dando i primi segnali di volontà di negoziare”, ha insistito: “guardate al confronto con il Messico, all’intesa che è stata raggiunta ieri. Tutti sappiamo benissimo che il commercio di tutti i Paesi del mondo, anche gli Usa, si nutre di libera circolazione: di prodotti, idee, persone. E il business di tutto ha bisogno tranne che di barriere tanto materiali (muri) che immateriali (dazi)”, ha sottolineato Tajani.Quanto all’Italia, “ha una posizione particolare”, “è il secondo Paese per varietà merceologica da export dopo la Cina”. “Per questo, e lo stiamo già facendo con tavoli aperti con le industrie, i produttori, bisogna lavorare per esplorare nuovi mercati. Abbiamo un piano strategico per Messico, India, Indonesia, Vietnam, i Paesi del Golfo, l’Estremo Oriente e tutta l’Africa. C’è un business plan già in fase avanzata”, ha evidenziato il titolare della Farnesina.


Insomma, con gli Usa di Trump “bisogna collaborare, venirsi incontro”. “Comprare e investire di più in America perché loro facciano altrettanto”.

La Cina reagisce ai dazi di Trump: indaga Google, tariffe fino al 15% sui prodotti Usa

La Cina reagisce ai dazi di Trump: indaga Google, tariffe fino al 15% sui prodotti UsaRoma, 4 feb. (askanews) – La Cina ha annunciato un’indagine su Google in un’apparente mossa di ritorsione, pochi istanti dopo la scadenza fissata da Washington per l’imposizione da parte degli Stati Uniti di una tariffa del 10% sui beni cinesi, riavviando una guerra commerciale tra le due maggiori economie del mondo.


La Cina indagherà sulla società tecnologica statunitense per presunte violazioni anti-trust, secondo una breve dichiarazione della State Administration for Market Regulation. Il ministero delle Finanze cinese ha anche annunciato tariffe del 15% su carbone e gas naturale liquefatto e del 10% su petrolio greggio e attrezzature agricole dagli Stati Uniti.

Ue apre a più flessibilità nel Patto Stabilità per spesa difesa

Ue apre a più flessibilità nel Patto Stabilità per spesa difesaBruxelles, 4 feb. (askanews) – Una chiara apertura a “molta più flessibilità” nella valutazione dei conti pubblici degli Stati membri riguardo alla spesa per la difesa, nel quadro del nuovo Patto di Stabilità, è venuta stasera dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, come conclusione della discussione tra i leader al vertice Ue informale di Bruxelles. Von der Leyen, inoltre, ha lasciato socchiusa la porta anche per possibili nuove forme di “finanziamento europeo”, senza fornire più dettagli, riguardo a determinati progetti comuni di difesa considerati prioritari ed essenziali dagli Stati membri.


“Se guardiamo ai tre livelli possibili per il finanziamento” dell’incremento della spesa per la difesa nell’Ue, “ci sono i bilanci nazionali, è la Banca europea per gli investimenti e poi c’è il settore finanziario privato che possiamo usare. Ora – ha spiegato la presidente della Commissione durante la conferenza stampa al termine del vertice – se guardiamo ai bilanci nazionali, sono vincolati, sono stati vincolati finora mediante le nuove regole del Patto di stabilità e crescita”. Ma, ha sottolineato von der Leyen, “per tempi straordinari, è possibile avere misure straordinarie, anche nel Patto di stabilità e crescita; e penso che viviamo in tempi straordinari. Quindi – ha annunciato – esamineremo più a fondo, come Commissione l’utilizzo di molta più flessibilità. Sono opzioni possibili, con il Patto di stabilità e crescita, per gli investimenti e le spese per la difesa. Questo darà molto più spazio di bilancio o margine di manovra agli stati membri per aumentare la loro spesa per la difesa a livello nazionale”.


“C’è poi – ha continuato la presidente della Commissione – una seconda opzione in cui penso sempre che dobbiamo mantenere l’ordine di priorità su come prrocedere. Se prendo la difesa aerea avanzata”, lo scudo aereo europeo che è stato proposto dal premier polacco Donald Tusk e da quello greco Kyriakos Mitsotakis, “c’è molto sostegno” da parte degli Stati membi. “Tutti sanno che nessuno Stato membro è in grado di fornire una difesa aerea sufficiente da solo. Ma la difesa aerea avanzata per l’intera Unione europea, con l’esperienza della guerra ai nostri confini – ha rilevato von der Leyen -, è assolutamente necessaria. Quindi si prende prima un progetto comune e poi si può discutere di come il finanziamento europeo comune sia fattibile. Qui non siamo entrati nei dettagli al momento, ma il forte sostegno alla proposta di Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis parla da sé”. In terzo luogo, “c’è la Bei: penso che le sue pratiche di prestito cambieranno. La Bei è disposta a farlo, ha già dedicato del denaro che potrebbe investire” in progetti che riguardano la difesa. “E questo dovrebbe essere fatto con progetti a livello europeo”, ha osservato la presidente della Commissione.


“Infine, c’è il settore bancario privato, che è stato finora riluttante a finanziare progetti di difesa. Qui penso che dobbiamo davvero parlarci, l’uno con l’altro. Inoltre, il fatto che la Bei cambi le sue pratiche di prestito rende più facile per il settore bancario, il settore bancario privato, seguire l’esempio”, ha concluso von der Leyen.

Usa, Trump ‘congela’ per trenta giorni anche i dazi con il Canada

Usa, Trump ‘congela’ per trenta giorni anche i dazi con il CanadaRoma, 3 feb. (askanews) – Dopo quelli con il Messico, il presidente Usa, Donald Trump, congela per trenta giorni anche i dazi con il Canada. La decisione dopo una telefonata con il premier Justin Trudeau di cui Trump si dice “molto soddisfatto”.


“Come presidente, è mia responsabilità garantire la sicurezza di tutti gli americani, e sto facendo proprio questo. Sono molto soddisfatto di questo risultato iniziale, e le tariffe annunciate sabato saranno sospese per un periodo di 30 giorni per vedere se si potrà o meno strutturare un accordo economico definitivo con il Canada. Equità per tutti”, scrive infatti su Truth. “Il Canada – spiega a sua volta Trudeau – sta prendendo nuovi impegni per nominare responsabile per la questione del Fentanyl, aggiungeremo i cartelli messicani alla lista dei terroristi, garantiremo controlli 24 ore su 24, 7 giorni su 7 sul confine, lanceremo una forza d’attacco congiunta Canada-Usa per combattere la criminalità organizzata, il fentanyl e il riciclaggio di denaro. Ho anche firmato una nuova direttiva di intelligence sulla criminalità organizzata e il fentanyl e la sosterremo con 200 milioni di dollari”.