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Cavo Dragone: cooperazione Nato-Ue essenziale, pietra angolare pace

Cavo Dragone: cooperazione Nato-Ue essenziale, pietra angolare paceMilano, 22 gen. (askanews) – “La cooperazione tra la NATO e l’UE è più che strategica. È essenziale in molti modi, anche per la produzione della difesa”. Lo scrive l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato su X, rispondendo a un tweet del segretario generale Mark Rutte a proposito del suo incontro con il nuovo Commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius. “È alla pietra angolare della pace, della stabilità e della maggiore resilienza, in un mondo in continua evoluzione”, aggiunge Cavo Dragone. “Uniti, proteggiamo i nostri valori condivisi” chiosa.

Sanremo, Antonella Clerici e Gerry Scotti coconduttori prima serata

Sanremo, Antonella Clerici e Gerry Scotti coconduttori prima serataRoma, 22 gen. (askanews) – Antonella Clerici e Gerry Scotti saranno i conduttori che affiancheranno Carlo Conti nella prima serata, martedi 11 febbraio, del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Lo ha annunciato in diretta lo stesso direttore artistico durante la trasmissione condotta da Antonella Clerici “E’ sempre Mezzogiorno” della Clerici, con un “divertito” Scotti in collegamento.


Svelati, dunque, i “due grandi amici” che Conti stava cercando di coinvolgere per completare il cast dei co-conduttori (annunciati la scorsa settimana) della kermesse: Bianca Balti, Geppi Cucciari, Katia Follesa, Nino Frassica, Elettra Lamborghini, Miriam Leone, Mahmood, Cristiano Malgioglio, Alessia Marcuzzi, e Alessandro Cattelan. Nella prima serata, Carlo condurrà con Antonella Clerici e Gerry Scotti. Nella seconda, Bianca Balti, Nino Frassica e Cristiano Malgioglio. Nella terza, Katia Follesa, Elettra Lamborghini e Miriam Leone. Nella quarta serata, Geppi Cucciari e Mahmood. Nella quinta ed ultima, con Carlo e Alessandro Cattelan, anche Alessia Marcuzzi.

Von der Leyen al Parlamento europeo: una nuova era di dura competizione geostrategica

Von der Leyen al Parlamento europeo: una nuova era di dura competizione geostrategicaBruxelles, 22 gen. (askanews) – Le prime tre settimane del 2025 segnano un cambiamento che sta nella politica mondiale con l’entrata ‘in una nuova era di dura competizione geo-strategica. Abbiamo a che fare con potenze delle dimensioni di un continente. E interagiscono tra loro principalmente in base ai loro interessi. Questa nuova dinamica dominerà sempre di più le relazioni tra gli attori globali. Le regole di ingaggio stanno cambiando. In Europa questa nuova realtà potrebbe non piacere, ma dobbiamo farci i conti. I nostri valori non cambiano. Ma per difenderli, alcune cose devono cambiare’.


Lo ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di stamattina al dibattito nella plenaria del Parlamento europeo, a Strasburgo, sui risultati del Consiglio europeo di dicembre. Von der Leyen ha illustrato le tre priorità strategiche su cui secondo lei deve concentrarsi l’Ue per mantenere e rafforzare la sua posizione in questa nuova era: innanzitutto, recuperare e consolidare la competitività della propria economia, seguendo la ‘stella polare’ delle raccomandazioni del Rapporto Draghi, in particolare sviluppando l’innovazione e finanziandola, oltre che con i fondi pubblici, sempre più con gli investimenti privati, attraverso l’unificazione a livello europeo dei mercati dei capitali nazionali; in secondo luogo, ridurre i prezzi dell’energia, mediante lo sviluppo delle fonti pulite delle nuova generazione e la modernizzazione delle reti; e infine rafforzando la sicurezza economica, con gli accordi di partenariato con i paesi terzi per l’accesso alle materie prime e alle catene di approvvigionamento vitali.


Riguardo alla nuova Amministrazione Trump negli Stati Uniti, la presidente della Commissione ha sottolineato la volontà dell’Ue di mantenere e rafforzare il legame transatlantico, ricordando che non ci sono altri esempi al mondo di due blocchi economici così interconnessi e integrati (con scambi commerciali pari a 1.500 miliardi di euro all’anno). Con gli Usa bisogna ‘discutere degli interessi comuni’ e negoziare in modo ‘pragmatico cercando un terreno comune’. Il ritiro dagli accordi e le organizzazioni internazionali e le minacce di Trump riguardo ai nuovi dazi sono adombrati implicitamente solo nell’ultima frase del discorso, quando von der Leyen assicura che ‘difenderemo sempre i nostri principi europei’. ‘Prima di tutto – ha spiegato la presidente della Commissione -, abbiamo i nostri compiti da fare a casa. Se vogliamo proteggere i nostri interessi e sostenere i nostri valori, dobbiamo anche essere forti economicamente. L’Europa ha tutti gli strumenti per svolgere con successo il suo ruolo nel concerto delle potenze. Abbiamo un settore privato con una lunga tradizione di innovazione. Disponiamo di una forza lavoro di prim’ordine. Disponiamo di un’infrastruttura sociale unica per proteggere le persone dai grandi rischi della vita. E abbiamo un enorme mercato unico di 450 milioni di persone. Questo è il nostro porto sicuro in acque agitate e la nostra leva più forte quando ci sono negoziati difficili. Ma la nostra Unione e il nostro mercato unico necessitano di attenzione e cura’.


‘La prossima settimana – ha annunciato von der Leyen – presenteremo la nostra nuova ‘Bussola della competitività’, che trasforma in azione l’eccellente Rapporto Draghi. Sarà la stella polare della nuova Commissione e guiderà il nostro lavoro per i prossimi cinque anni’. ‘Sull’innovazione – ha ricordato -, l’analisi di Draghi è molto chiara: esiste un circolo vizioso di bassi investimenti e bassa innovazione, che ha portato, ad esempio, a un’adozione più lenta delle tecnologie digitali. Come interrompere questo ciclo? Gli investimenti pubblici devono sicuramente svolgere un ruolo’, ed è ‘necessario migliorare il coordinamento tra il livello europeo e gli Stati membri, in particolare in alcuni settori strategici su cui davvero dobbiamo concentrarci, come l’intelligenza artificiale, la tecnologia quantistica e le biotecnologie’.


‘Ma i finanziamenti pubblici – ha osservato la presidente della Commissione – non saranno mai sufficienti. Per stimolare l’innovazione alla giusta velocità e portata, il capitale privato sarà fondamentale. La buona notizia è che le aziende europee stanno incrementando i loro investimenti nell’innovazione’, e l’anno scorso l’industria europea ha investito in Ricerca e Sviluppo ‘per la prima volta in dieci più degli Stati Uniti e della Cina’, tornando ‘al secondo posto a livello mondiale’. Ma perché questo sforzo abbia successo, ha rilevato von der Leyen, ‘abbiamo bisogno di unificare i mercati dei capitali per le nostre aziende, e specificamente per le start-up’. Per questo, ha annunciato, ‘lanceremo l’Unione europea del risparmio e degli investimenti’, come aveva proposto l’anno scorso l’altro ex premier italiano, Enrico Letta, nel suo Rapporto sul Mercato unico. ‘Creeremo nuovi prodotti europei di risparmio e investimento, nuovi incentivi per il capitale di rischio e un nuovo impulso per garantire un flusso agile di investimenti in tutta l’Unione’. La seconda priorità, ‘mentre completiamo l’eliminazione graduale dei combustibili fossili russi, come abbiamo fatto negli ultimi due anni’, è quella di ‘ridurre i prezzi dell’energia’ che ‘in Europa sono ancora strutturalmente più alti che negli Stati Uniti o in Cina e variano notevolmente all’interno dell’Ue’, ha indicato la presidente della Commissione. ‘Non solo dobbiamo continuare a diversificare le nostre fonti energetiche. Dovremo investire nelle tecnologie di energia pulita di prossima generazione, come la fusione (nucleare, ndr), la geotermia potenziata e le batterie allo stato solido. Dobbiamo inoltre mobilitare più capitali privati ​​per modernizzare le nostre reti e le nostre infrastrutture di stoccaggio. Dobbiamo rimuovere tutti gli ostacoli rimasti alla nostra Unione energetica. E dobbiamo collegare meglio i nostri sistemi energetici puliti e a basse emissioni di carbonio. Tutto questo farà parte di un nuovo piano energetico accessibile che presenteremo a febbraio’, ha annunciato von der Leyen. Il terzo punto, infine, è quello del rafforzamento della resilienza e della sicurezza economica dell’Unione, ha continuato la presidente della Commissione, mentre ‘le potenze mondiali sono ora in competizione per l’accesso alle materie prime e alle catene di approvvigionamento vitali. Negli ultimi anni – ha ricordato – abbiamo concluso più di 35 nuovi accordi con partner in tutto il mondo, specificamente per garantire il nostro accesso alle materie prime, ad esempio all’idrogeno, e per diversificare alcune delle nostre filiere di fornitura di tecnologie pulite. Questo lavoro sarà ancora più cruciale negli anni a venire’. ‘In meno di due mesi, dall’inizio del mandato’ della nuova Commissione, ha rivendicato von der Leyen, ‘abbiamo già concluso tre nuove partnership con il Mercosur, il Messico e la Svizzera. E lunedì scorso abbiamo ripreso i negoziati con la Malesia. Questi partenariati riguardano alcuni dei nostri principali interessi economici. Aprono nuovi e dinamici mercati di esportazione. Proteggono i nostri prodotti distintivi con denominazione geografica protetta e settori chiave come l’agricoltura. E garantiscono il nostro accesso a minerali essenziali e a energia pulita’. ‘Ampliare la nostra rete di partenariati – ha aggiunto – è stata una delle raccomandazioni principali del Rapporto Draghi. Stiamo lavorando con il Parlamento europeo e il Consiglio per portare avanti questi accordi. Questo nuovo impegno con i paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma anche un messaggio al mondo. È la risposta dell’Europa alla crescente concorrenza globale’. ‘Vogliamo – ha indicato ancora von der Leyen – una maggiore cooperazione con tutti coloro che sono aperti a questo tipo di collaborazione. E questo include naturalmente anche i nostri partner più stretti, come, naturalmente, agli Stati Uniti d’America. Nessun’altra economia al mondo è così integrata come quella europea e quella americana. Milioni di posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico dipendono dal nostro commercio e dai nostri investimenti. Il volume degli scambi tra noi è di 1,5 trilioni di euro. Ma oltre a questi numeri c’è molto di più. Amicizie, legami familiari, storia e cultura comuni. Lo terremo sempre a mente quando interagiremo con la nuova Amministrazione’. Con gli Usa ‘ci impegneremo da subito a discutere degli interessi comuni e saremo pronti a negoziare. E quando arriverà il momento, saremo pragmatici nel cercare un terreno comune. Ma voglio anche che sappiate – ha concluso la presidente della Commissione rivolta agli eurodeputati – che rispetteremo sempre i nostri principi europei’.

Milionari: influenza super ricchi su Trump minaccia per stabilità

Milionari: influenza super ricchi su Trump minaccia per stabilitàRoma, 22 gen. (askanews) – Il 63% dei milionari dei Paesi del G20 ritiene che l’influenza di un ristretto numero di super ricchi sulla presidenza Trump rappresenti una minaccia per la stabilità globale.


A rivelarlo è un sondaggio condotto da Survation per conto di Patriotic Millionaires International e pubblicato in occasione del meeting annuale del Word Economic Forum. Il sondaggio va a corredo, di una lettera aperta “We must draw the line” sottoscritta da più di 370 tra miliardari e milionari di 22 Paesi che chiedono ai leader presenti a Davos di porre un freno all’enorme concentrazione di ricchezza, che compromette la qualità delle nostre democrazie e la tenuta della coesione sociale. Tra i firmatari dell’appello – redatto da Patiotic Millionaires International in collaborazione con Oxfam, Millionaires for Humanity, taxmenow e pubblicato all’indomani dell’insediamento del nuovo Presidente USA – ci sono Abigail Disney, Marlene Engelhorn, Brian Eno e Richard Curtis.


“È facile considerare l’elezione di una figura come Donald Trump come un’aberrazione, ma non è questo il caso. – ha dichiarato Abigail Disney, membro dei Patriotic Millionaires – Donald Trump, insieme al suo “migliore amico” Elon Musk, sono il risultato di decenni di inerzia dei leader mondiali, incapaci di arginare livelli di disuguaglianza sempre più estremi. Difficile essere ottimisti per i prossimi quattro anni – e forse anche più – ma se la politica vuole fare qualcosa per garantire la stabilità delle nostre democrazie, non deve far altro che tassare di più i ricchi come me”. Il sondaggio, che ha interpellato 2.902 milionari dei Paesi del G20, analizza i rischi di una concentrazione sempre più estrema della ricchezza e le soluzioni politiche necessarie ad arginarne gli effetti. Emergono gravi preoccupazioni per la stabilità delle democrazie, il controllo dei media e social media, il funzionamento dei sistemi giudiziari e l’integrità della politica.


Queste le principali evidenze: ” due terzi degli intervistati ritengono che i super-ricchi abbiano interferito in modo improprio nelle elezioni USA; ” oltre il 70% concorda sul fatto che i super ricchi influenzino in modo sproporzionato l’opinione pubblica attraverso il controllo dei media e dei social media, usando le leggi a proprio favore e sfruttando le proprie relazioni per condizionare la politica; ” 7 su 10 ritengono che il potere di influenza dei super-ricchi stia portando ad un calo di fiducia dei cittadini verso la democrazia, le istituzioni e gli attori che tengono insieme le nostre società, come i media e il sistema giudiziario; ” il 70% è favorevole ad un aumento delle tasse sui super-ricchi, per ridurre le disuguaglianze e aumentare gli investimenti nei servizi pubblici. “La ricchezza estrema sta causando gravi danni economici ai cittadini di tutto il mondo, mentre le fortune e il potere dei miliardari e dei multimilionari crescono senza sosta. – ha aggiunto Phil White, membro di Patriotic Millionaires UK- C’è una generale sfiducia nei confronti della politica perché negli ultimi 50 anni non è stato fatto nulla per contrastare la crescente disuguaglianza economica, motivo per cui ci troviamo ora ad affrontare questi enormi divari. Eppure la strada dovrebbe essere chiara, i nostri rappresentanti politici devono tassare i super-ricchi”. Rivolgendosi ai leader mondiali, i firmatari della lettera “We must draw the line” affermano: “la ricchezza non è più semplicemente una questione di valore. È una questione di controllo. Se voi, leader politici, continuerete a trascurare la crisi derivante da questa vertiginosa concentrazione di ricchezza, le già vacillanti fondamenta delle nostre sudate democrazie subiranno ulteriori danni”. “Gli eventi recenti hanno mostrato come l’influenza politica di chi detiene enormi fortune, sia un grave rischio per la società. I super-ricchi gestiscono ben più che i soldi; controllano ciò che leggiamo, ciò che guardiano, l’informazione che ci viene fornita e in definitiva influenzano il nostro voto. – ha aggiunto Brian Cox, vincitore di Emmy e Golden Globe, protagonista di Succession, serie della HBO – Se un’élite di miliardari determina l’esito delle elezioni per proteggere i propri interessi ed accrescere i propri profitti, è evidente che siamo in una terrificante epoca dell’estremizzazione della ricchezza. Ai nostri leader è mancata quella fermezza ed integrità, per resistere al condizionamento politico e rimettere al centro il bene comune. Dobbiamo voltare pagina e tassare i super-ricchi”, Si stanno moltiplicando inoltre le proposte di economisti, rappresentanti della politica e della società civile, dei milionari stessi, per fronteggiare i rischi associati alla ricchezza estrema. In un rapporto, in uscita questa settimana, della New Economics Foundation e dei Patriotic Millionaires, per esempio, viene introdotta la nozione di linea della ricchezza estrema come nuova metrica per aiutare a comprendere il punto in cui la concentrazione di ricchezza inizia a compromettere lo stato di salute delle società e del pianeta. La lettera verrà consegnata ai partecipanti del World Economic Forum di Davos da Phil White e Marlene Engelhorn. “I super-ricchi accumulano sempre più fortune e potere, mentre il resto del mondo vive in una condizione di incertezza economica. – conclude Marlene Engelhorn, attivista e cofondatrice di taxmenow – Non abbiamo più una stampa libera e indipendente, politica e giustizia sono preda di fenomeni clientelari, le democrazie traballano. Per la nostra stessa sicurezza, in ciascun Paese, serve agire ora. I politici devono mostrare coraggio, iniziando a tassare le grandi ricchezze”.

La samba “triste” di Cuba: ‘un’isola allo sbando’

La samba “triste” di Cuba: ‘un’isola allo sbando’Milano, 25 gen. (askanews) – ‘L’atmosfera è sospesa, l’aria è rarefatta, sembra sempre che debba accadere qualcosa, ma non sempre obbligatoriamente qualcosa di bello: ecco, è inquietante. Il mare stupendo e L’Avana decadente, ma bellissima’. Eppure chi ci capita grazie a un viaggio racconta Cuba come un Paese allo sbando, a cavallo tra due epoche: il dopo Fidel e il futuro incerto. ‘Hanno ancora il libretto per l’approvvigionamento mensile, come in uno Stato di fatto socialista’, ma c’è ‘un inizio diciamo di libera impresa, che loro chiamano privatizzazione, non è organizzata, non è regolata dallo Stato’.


A raccontarlo ad askanews una libera professionista e italiana all’estero da una vita: Paola – useremo un nome di fantasia, poiché ci chiede l’anonimato – a Cuba non è rimasta per molto, ma è stato sufficiente per farsi un’idea della situazione sotto certi aspetti drammatica, a una decade da una svolta storica. E nel momento in cui nel suo primo giorno in carica alla casa Bianca, Donald Trump ha ripristinato la designazione di Cuba come Stato sponsor del terrorismo, annullando un ordine esecutivo emesso dall’ex presidente Joe Biden solo la settimana scorsa sullo sfondo di un accordo mediato dal Vaticano per liberare i prigionieri politici a Cuba. ‘Dieci anni fa, il presidente (Usa) Barack Obama stupì il mondo ripristinando le relazioni diplomatiche con Cuba, ponendo fine a più di 50 anni di allontanamento durante la Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e il Paese con il quale un tempo erano stati sull’orlo di una guerra nucleare’ scriveva il New York Times a fine dicembre. ‘Per due anni e mezzo, Cuba è stata attraversata da un’ondata straordinaria di investimenti e turismo, alimentata da accordi firmati da importanti aziende americane come Google, AT&T e la Major League Baseball. Ma un’implosione finanziaria causata da una serie di fattori (l’inasprimento della politica statunitense da parte della prima amministrazione Trump, la cattiva gestione dell’economia da parte di Cuba, gli effetti devastanti della pandemia di Covid-19) ha tenuto lontani i visitatori e ha dato il via a un esodo migratorio di proporzioni epiche’, aggiungeva il quotidiano statunitense.


Il turismo, un tempo linfa vitale dell’economia cubana, è crollato, con un calo di quasi il 50 percento dal 2017, e le nuove normative Usa sui visti hanno reso più difficile viaggiare nel Paese anche per gli europei, annotava sempre il NYT il 27 dicembre. Le condizioni delle strade, della sicurezza e la possibilità di soccorsi in caso di eventi infausti sono in una situazione generalizzata, che si è mostrata chiaramente nell’incidente stradale che ha coinvolto un gruppo di turisti italiani la scorsa settimana ad Aguada de Pasajeros. Incidente nel quale è morta peraltro un’italiana, guida e operatrice turistica espertissima. Il quadro che si apre a chi arriva ora a Cuba, nelle parole della nostra testimone, è davvero desolante. Paola racconta: la sanità per molti versi è incapace di fornire servizi, a meno che non ci si trovi in pericolo di vita. Nella società dove manca tutto, dal cibo alla benzina, ‘una Lada’ sovietica ‘è considerata un’auto di gran lusso’, ci dice. ‘Le farmacie sono vuote, completamente vuote, non hanno nessun tipo di medicinale, gli ospedali sono al crack completo; i medici sono veri maghi, come d’altra parte lo sono i meccanici che riescono a far sopravvivere le automobili per 40 anni’.


La miseria è lampante anche quando si va dal medico ‘bisogna portarsi tutto il necessario, quindi bendaggi, flebo, antibiotici, siringhe che bisogna trovare per conto proprio’, racconta l’italiana. ‘Le strade sono piene di buche e in città le macchine per evitarle vanno a zig zag, nel buio a fronte di un misero approvvigionamento di elettricità. All’Havana cercano di non tagliare l’energia ma comunque c’è poca illuminazione e le automobili sono un grosso pericolo perché non vedono le biciclette che girano senza luci, non vedono i pedoni, non vedono un animale che attraversa la strada. Quando poi si è nelle strade fuori città queste buche possono essere all’origine di importanti incidenti: ci sono i carretti con i cavalli che non sono illuminati, c’è l’attraversamento di animali, mucche, cavalli, altri animali: gli incidenti accadono costantemente’, dice Paola. La criminalità in aumento rende anche poco sicuro il cambio dai dollari ai pesos sull’Isola. ‘Ci sono tre monete in circolazione: il dollaro, l’euro e il peso cubano’ racconta Paola. ‘Quando vieni a Cuba devi portarti qualcosa, se non sei con un viaggio organizzato. Ma anche se sei con un viaggio organizzato e vuoi avere dei soldi per delle spese extra’ dice. Il rischio tuttavia è alto. L’approvvigionamento mensile garantito non è infatti sufficiente a sfamare una persona o una famiglia. ‘Il resto può essere acquistato al mercato in pesos, pagando poco, in quelli che sono i supermercati pubblici, mentre altri beni di consumo come lo shampoo, il sapone, si trovano nei supermercati in valuta straniera, ai quali adesso i cubani hanno accesso, ma dove questi prodotti sono estremamente cari. Per il resto c’è un mercato parallelo, un mercato nero, che di fatto è conosciuto da tutti, e al quale si accede con un’app e si paga solo e unicamente in moneta straniera, per lo più in dollari’. L’app si chiama Revolico. Recita Google Play: ‘Cerca e trova qualsiasi prodotto o servizio di cui hai bisogno a Cuba. Elettronica, computer, le case, le automobili, posti di lavoro, affitto, vestiti, cibo, e altro ancora’. La parola Revolico vuol dire ‘scompiglio’ e non è un caso.


Il New York Times lo descriveva come un ‘bazar online’ già nel 2010 e spiegava così cosa ci si trova: ‘C’è quello che vende il suo posto in fila per i visti all’ambasciata spagnola a qualcuno che sta cercando di lasciare l’isola. O i matrimoni combinati che vengono offerti per aiutare i cubani a trovare un modo per raggiungere un altro paese. Oppure tutte le auto d’epoca, come una Dodge del 1950, una Chevy del 1956 o una Buick del 1954, tutte ancora funzionanti dopo essere state assemblate con pezzi di fortuna per più di mezzo secolo’. A fronte della grande fame di denaro descritta da Paola, ci sono i bancomat che spesso non funzionano e gli uffici di cambio in banca che danno ‘120 pesos per un’euro, contro i 340 che può offrire il cambio nero, con tutti i rischi del caso’: truffa, rapina, furto. Qualcuno che viaggia fuori dai pacchetti organizzati si affida per il cambio anche al proprietario della Casa Particular, dove alloggia. ‘Puoi anche pagare qualcuno, facendo un bonifico sul conto in euro, a uno dei suoi figli o parenti che sono riusciti ad andare all’estero, in particolare quelli che si trovano in Europa. Hanno bisogno della moneta straniera. Sicuramente per poter comprare sull’app Revolico quello che può essere necessario a Cuba, ma anche per far partire e mantenere i figli fuori da Cuba. Chiaramente chi può aiuta i figli a lasciare l’isola, e chi riesce ad entrare in Europa, per esempio con dei visti di studio, oppure con la nazionalità spagnola acquisita grazie ai discendenti, lo fa’. La vacanza e il viaggio organizzato sicuramente sono ancora possibili sull’isola, afferma Paola, ma è importante essere in gruppo, prestare grande attenzione e prudenza e sapere che ‘le persone non sono più le stesse: manca da mangiare, non c’è futuro e quindi la delinquenza e la criminalità si diffondono. Prima c’era la polizia e i percorsi obbligatori per turisti, tipici dei paesi socialisti; ora è un paese nel caos e allo sbando e la polizia nelle strade c’è poco o niente. Da soli è sempre meglio, non circolare, né di giorno e tanto meno di notte’. Infine uno dei luoghi comuni più noti sull’atmosfera a Cuba ha perso la sua allegria: ‘Non c’è tutta questa salsa cubana in giro di cui tutti parlano, c’è una salsa turistica, triste’, quindi una ‘salsa di dollari’ per far divertire il turista, ci sono tanti posti dove si va a ballare, indubbiamente, ma non sono all’aperto. Ci sono posti che conoscono i locali, e si continua a ballare, ma non c’è rumore e allegria, ci sono persone veramente allo stremo delle forze. E queste case monumentali, con le scale di marmo, trasformate in favelas, sono la rappresentazione più chiara di questo tipo di povertà e di decadenza. Esiste da tanti anni, lo sappiamo, ma adesso lo è come non mai’. (di Cristina Giuliano)

Zelensky: l’Europa deve imporsi come un forte attore mondiale

Zelensky: l’Europa deve imporsi come un forte attore mondialeRoma, 21 gen. (askanews) – L’Europa “deve affermarsi come un forte attore mondiale” e “deve imparare a prendersi cura di se stessa in modo che il mondo non possa permettersi di ignorarla”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nell’intervento oggi tenuto al World Economic Forum di Davos.


All’indomani dell’insediamento del presidente americano Donald Trump, “tutti aspettano di vedere cosa farà” e “i suoi primi ordini esecutivi hanno già indicato chiare priorità”. “Noi in Europa guardiamo agli Stati Uniti come a un alleato. E’ chiaro che sono un alleato indispensabile – ha rimarcato – in tempo di guerra tutti sono preoccupati: gli Stati Uniti resteranno al loro fianco? Ogni alleato è preoccupato per questo. Ma c’è qualcuno negli Stati Uniti preoccupato che l’Europa possa un giorno abbandonarli, cessare di essere loro alleata? La risposta è no. Washington non crede che l’Europa possa portare loro qualcosa di veramente importante”. “Il presidente Trump noterà l’Europa? – ha chiesto Zelensky – considera la Nato necessaria e rispetterà le istituzioni dell’Ue?”.


“L’Europa non può permettersi di essere seconda o terza dietro i suoi alleati – ha aggiunto Zelensky – se accadesse, il mondo inizierebbe ad andare avanti senza l’Europa e un mondo del genere non sarebbe rassicurante o vantaggioso per gli europei. L’Europa deve lottare per il primo posto in termini di priorità, alleanze e sviluppo tecnologico – ha detto Zelensky – siamo a un altro punto di svolta, che alcuni considerano un problema per l’Europa, mentre altri considerano un’opportunità. L’Europa deve affermarsi come un forte attore globale, come un attore indispensabile”.

Da Hamas appello alla resistenza dopo l’operazione israeliana a Jenin

Da Hamas appello alla resistenza dopo l’operazione israeliana a JeninRoma, 21 gen. (askanews) – Hamas ha lanciato un appello alla resistenza militare contro Israele dopo l’operazione delle forze israeliane in corso nella città e nel campo profughi cisgiordano di Jenin. Il bilancio provvisorio delle vittime nel campo fornito dalle autorità sanitarie palestinesi parla al momento di almeno sei morti.


Intanto il capo di Stato Maggiore delle Forze armate israeliane, Herzl Halevi, ha annunciato le sue dimissioni, con effetto dal 6 marzo 2025. Lo riferisce, tra gli altri, il quotidiano Haaretz.

Incendio in un hotel di montagna in Turchia, è una strage

Incendio in un hotel di montagna in Turchia, è una strageRoma, 21 gen. (askanews) – Un incendio è divampato in un hotel nella località sciistica turca di Bolu, uccidendo 66 persone e ferendone almeno altre 51. Lo hanno riferito le autorità, secondo la Bbc aggiungendo che l’incendio è scoppiato alle ore 3.30 locali al Grand Kartal Hotel che ospitava 234 persone.


Il bilancio iniziale di 10 morti è stato elevato in modo significativo nelle ore successive dal ministero dell’Interno turco. Almeno due persone sono morte dopo essersi gettate dalle finestre dell’hotel.Il governatore di Bolu Abdulaziz Aydin ha detto che secondo le prime indagini, l’incendio è scoppiato nel ristorante del quarto piano dell’hotel e si è diffuso ai piani superiori.


I soccorsi sono continuati per tutta la mattinata e il ministro degli Interno ha affermato che i servizi di emergenza hanno schierato 267 persone per rispondere all’emergenza.A metà mattinata il sindaco della località sciistica ha detto che stavano ancora cercando di raggiungere alcune parti dell’hotel. Bolu si trova a circa 300 chilometri da Istanbul. Questo in Turchia è un intenso periodo di vacanze scolastiche.


 

Netanyahu ha lanciato un’operazione a Jenin

Netanyahu ha lanciato un’operazione a JeninRoma, 21 gen. (askanews) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che la grande operazione dell’Idf nella città di Jenin in Cisgiordania è “un altro passo nel raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissati di rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria”.


Si prevede che l’operazione, denominata “Muro di ferro”, durerà diversi giorni. “Stiamo operando in modo sistematico e decisivo contro l’asse iraniano ovunque invii le sue armi, a Gaza, Libano, Siria, Yemen, Giudea e Samaria”, ha affermato Netanyahu in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.

Von der Leyen a Davos: il nostro mondo è totalmente cambiato in questi 25 anni

Von der Leyen a Davos: il nostro mondo è totalmente cambiato in questi 25 anniRoma, 21 gen. (askanews) – La presidente della Commissione Europea intervendo al forum di Davos ha fatto un lungo intervento centrato sui profondi cambiamenti nel nostro mondo nel primo quarto di questo secolo. Un secolo che si era aperto con l’illusione di essere entrati per sempre ‘nell’era dell’iperglobalizzazione’.


Il primo quarto di secolo – ha esordito – è giunto al termine. E ha portato un cambiamento radicale negli affari globali. Questo secolo è iniziato con grandi aspettative. 25 anni fa, l’era dell’iperglobalizzazione stava per raggiungere il suo apice. Con la globalizzazione delle catene di fornitura, centinaia di milioni di persone venivano sollevate dalla povertà, soprattutto in India e Cina. In America, il boom delle dot-com era al suo apice, a simboleggiare l’ottimismo di un’economia globale connessa in cui la tecnologia era vista come una forza inequivocabile per la prosperità e la pace. Con la Russia che trasformava il G7 nel G8, la democrazia era in ascesa in tutto il mondo, alcuni addirittura dicevano che era la fine della storia per la lotta ideologica. Nell’Unione Europea, la nostra moneta unica, l’euro, stava per avvicinare molto di più i nostri popoli e le nostre economie. L’economia globale ne ha raccolto i dividendi. E qui a Davos, i leader mondiali hanno discusso di come la cooperazione globale e la tecnologia potessero aiutare a combattere la povertà e le malattie. Era la promessa di un mondo più integrato e cooperativo.


25 anni dopo, questa promessa è stata mantenuta? Sì, il mondo oggi è ancora quasi connesso come sempre. Ma ha anche iniziato a frammentarsi lungo nuove linee. Da un lato, dall’anno 2000, il volume del commercio globale è raddoppiato, sebbene il commercio all’interno dei blocchi regionali si stia ora espandendo più rapidamente del commercio tra di essi. È comune che un chip venga progettato negli Stati Uniti, costruito a Taiwan con macchine europee, confezionato nel sud-est asiatico e assemblato in Cina. D’altro canto, solo lo scorso anno le barriere commerciali globali sono triplicate di valore. Le istituzioni commerciali internazionali hanno spesso lottato per affrontare le sfide poste dall’ascesa di economie non di mercato che competono con un diverso insieme di regole. L’innovazione continua a prosperare, con progressi nell’intelligenza artificiale, nell’informatica quantistica e nell’energia pulita pronti a cambiare il nostro modo di vivere e lavorare, ma anche i controlli tecnologici sono quadruplicati negli ultimi decenni. Le nostre dipendenze dalla catena di fornitura sono a volte trasformate in armi, come dimostra il ricatto energetico della Russia, o esposte come fragili quando gli shock globali, come la pandemia, emergono senza preavviso. E gli stessi interconnettori che ci uniscono, come i cavi dati sottomarini, sono diventati obiettivi, dal Mar Baltico allo Stretto di Taiwan. L’ordine mondiale cooperativo che avevamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Invece, siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica. Le principali economie mondiali stanno gareggiando per l’accesso alle materie prime, alle nuove tecnologie e alle rotte commerciali globali. Dall’intelligenza artificiale alla tecnologia pulita, dalla quantistica allo spazio, dall’Artico al Mar Cinese Meridionale, la gara è iniziata. Mentre questa competizione si intensifica, probabilmente continueremo a vedere un uso frequente di strumenti economici, come sanzioni, controlli sulle esportazioni e tariffe, che hanno lo scopo di salvaguardare la sicurezza economica e nazionale. Ma è importante che bilanciamo l’imperativo di salvaguardare la nostra sicurezza con la nostra opportunità di innovare e migliorare la nostra prosperità. In questo spirito, dovremo lavorare insieme per evitare una corsa globale al ribasso. Perché non è nell’interesse di nessuno rompere i legami nell’economia globale. Piuttosto, dobbiamo modernizzare le regole per sostenere la nostra capacità di produrre un guadagno reciproco per i nostri cittadini.


Per noi europei, la gara inizia a casa. L’Europa ha un’economia sociale di mercato unica. Abbiamo la seconda economia più grande e il più grande settore commerciale al mondo. Abbiamo un’aspettativa di vita più lunga, standard sociali e ambientali più elevati e disuguaglianze più basse rispetto a tutti i nostri concorrenti globali. L’Europa ospita anche un immenso talento, insieme alla comprovata capacità di attrarre idee e investimenti da tutto il mondo. La nostra capacità di inventare e creare è sottovalutata: la quota globale di domande di brevetto dell’Europa è alla pari con gli Stati Uniti e la Cina. Ma il mondo sta cambiando. Così dobbiamo cambiare anche noi. Negli ultimi 25 anni, l’Europa ha fatto affidamento sulla crescente ondata del commercio globale per guidare la sua crescita. Ha fatto affidamento sull’energia a basso costo dalla Russia. E l’Europa ha troppo spesso esternalizzato la propria sicurezza. Ma quei giorni sono finiti. Per sostenere la nostra crescita nel prossimo quarto di secolo, l’Europa deve cambiare marcia. Ecco perché ho chiesto a Mario Draghi di presentare un rapporto sulla competitività europea. E su questa base, la prossima settimana la Commissione europea presenterà la nostra tabella di marcia, che guiderà il nostro lavoro per i prossimi cinque anni. L’attenzione sarà rivolta ad aumentare la produttività colmando il divario di innovazione. Un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività per superare la carenza di competenze e manodopera e ridurre la burocrazia. È una strategia per rendere la crescita più rapida, pulita ed equa, assicurando che tutti gli europei possano beneficiare del cambiamento tecnologico. E lasciatemi approfondire tre fondamenti che sosterranno questa strategia.


Innanzitutto, l’Europa ha bisogno di un’Unione dei mercati dei capitali profonda e liquida. I risparmi delle famiglie europee raggiungono quasi 1,4 trilioni di euro, rispetto a poco più di 800 miliardi di euro negli Stati Uniti. Ma le aziende europee hanno difficoltà ad attingere a questa cifra e ad ottenere i finanziamenti di cui hanno bisogno perché il nostro mercato dei capitali interno è frammentato. E perché ciò spinge i soldi all’estero: 300 miliardi di euro di risparmi delle famiglie europee vengono investiti all’estero, ogni anno. Questo è un problema chiave che frena la crescita delle nostre start-up tecnologiche e ostacola il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite. Non ci manca il capitale. Ci manca un mercato dei capitali efficiente che trasformi i risparmi in investimenti, in particolare per le tecnologie in fase iniziale che hanno un potenziale rivoluzionario. Ecco perché creeremo un’Unione europea del risparmio e degli investimenti con nuovi prodotti di risparmio e investimento europei, nuovi incentivi per il capitale di rischio e una nuova spinta per garantire un flusso continuo di investimenti in tutta la nostra Unione. Mobiliteremo più capitale per far prosperare l’innovazione e l’assunzione di rischi made in Europe. In secondo luogo, dobbiamo semplificare molto le attività commerciali in tutta Europa. Troppi dei nostri migliori talenti stanno lasciando l’UE perché è più facile far crescere le loro aziende altrove. E troppe aziende stanno frenando gli investimenti in Europa a causa di inutili formalità burocratiche. Dobbiamo agire a tutti i livelli: continentale, nazionale e locale. E vogliamo essere all’avanguardia a livello europeo. Ad esempio, lanceremo una semplificazione di vasta portata delle nostre regole sulla finanza sostenibile e sulla due diligence. E ci assicureremo di creare un ambiente favorevole affinché le nostre PMI possano aumentare la loro capacità di costruire, produrre e innovare in Europa. Ma voglio andare anche oltre. Oggi, il Mercato unico europeo ha ancora troppe barriere nazionali. A volte le aziende hanno a che fare con 27 legislazioni nazionali. Offriremo invece alle aziende innovative di operare in tutta la nostra Unione sotto un unico insieme di regole. Lo chiamiamo il 28° regime. Diritto societario, insolvenza, diritto del lavoro, tassazione: un unico e semplice quadro in tutta la nostra Unione. Ciò contribuirà ad abbattere le barriere più comuni all’espansione in tutta Europa. Perché la scala continentale è la nostra risorsa più grande in un mondo di giganti. La terza base è l’energia. Prima dell’inizio della guerra di Putin, l’Europa riceveva il 45% del suo approvvigionamento di gas e il 50% delle sue importazioni di carbone dalla Russia. La Russia era anche uno dei nostri maggiori fornitori di petrolio. Questa energia sembrava economica, ma ci esponeva al ricatto. Quindi, quando i carri armati di Putin sono entrati in Ucraina, Putin ci ha tagliato le forniture di gas, e in cambio abbiamo ridotto sostanzialmente la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi in tempi record. Le nostre importazioni di gas dalla Russia sono diminuite di circa il 75%. E ora importiamo dalla Russia solo il 3% del nostro petrolio e niente carbone. Ma la libertà ha avuto un prezzo. Le famiglie e le aziende hanno visto costi energetici alle stelle e le bollette per molti devono ancora scendere. Ora, la nostra competitività dipende dal ritorno a prezzi dell’energia bassi e stabili. L’energia pulita è la risposta a medio termine, perché è economica, crea buoni posti di lavoro in patria e rafforza la nostra indipendenza energetica. Già oggi, l’Europa genera più elettricità da vento e sole che da tutti i combustibili fossili messi insieme. Ma abbiamo ancora del lavoro da fare per trasmettere questi benefici alle aziende e alle persone. Non solo dobbiamo continuare a diversificare le nostre forniture energetiche ed espandere le fonti di generazione pulite da fonti rinnovabili e, in alcuni paesi, anche dal nucleare. Dovremo investire in tecnologie di energia pulita di prossima generazione, come la fusione, la geotermia potenziata e le batterie allo stato solido. Dobbiamo anche mobilitare più capitale privato per modernizzare le nostre reti elettriche e le infrastrutture di stoccaggio. Dobbiamo rimuovere qualsiasi barriera residua alla nostra Unione energetica. E dobbiamo collegare meglio i nostri sistemi energetici puliti e a basse emissioni di carbonio. Tutto questo farà parte di un nuovo piano che presenteremo a febbraio. È tempo di completare la nostra Unione anche sull’energia, in modo che l’energia pulita possa circolare liberamente nel nostro continente e abbassare i prezzi per tutti gli europei. I prossimi anni saranno vitali ben oltre l’Europa. Tutti i continenti dovranno accelerare la transizione verso zero emissioni nette e affrontare il crescente peso del cambiamento climatico. Il suo impatto è impossibile da ignorare. Ondate di calore in tutta l’Asia. Inondazioni dal Brasile all’Indonesia, dall’Africa all’Europa. Incendi in Canada, Grecia e California. Uragani negli Stati Uniti e nei Caraibi. Il cambiamento climatico è ancora in cima all’agenda globale. Dalla decarbonizzazione alle soluzioni basate sulla natura. Dalla creazione di un’economia circolare allo sviluppo di crediti per la natura. L’accordo di Parigi continua a essere la migliore speranza di tutta l’umanità. Quindi l’Europa manterrà la rotta e continuerà a lavorare con tutte le nazioni che vogliono proteggere la natura e fermare il riscaldamento globale. Allo stesso modo, tutti i continenti dovranno cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale e gestirne i rischi. In sfide come queste, non siamo in una corsa l’uno contro l’altro, ma in una corsa contro il tempo. Anche in un momento di dura competizione, dobbiamo unire le forze. E l’Europa continuerà a cercare la cooperazione, non solo con i nostri amici di lunga data che la pensano come noi, ma con qualsiasi paese con cui condividiamo interessi. Il nostro messaggio al mondo è semplice: se ci sono vantaggi reciproci in vista, siamo pronti a impegnarci con voi. Se volete aggiornare le vostre industrie di tecnologie pulite, se volete potenziare la vostra infrastruttura digitale, l’Europa è aperta agli affari. E mentre la competizione tra grandi potenze si intensifica, vedo un crescente desiderio in tutto il mondo di impegnarsi più da vicino con noi. Solo negli ultimi due mesi, abbiamo concluso nuove partnership con Svizzera, Mercosur e Messico. Ciò significa che 400 milioni di latinoamericani saranno presto impegnati in una partnership privilegiata con l’Europa. Questi accordi sono stati in fase di elaborazione per anni, se non decenni. Quindi, perché stanno accadendo tutti oggi? Non è solo perché l’Europa è un mercato ampio e attraente. Ma perché con l’Europa, quello che vedi è quello che ottieni. Noi rispettiamo le regole. I nostri accordi non hanno vincoli nascosti. E mentre altri sono interessati solo a esportare ed estrarre, noi vogliamo vedere le industrie locali prosperare nei paesi partner. Perché questo è anche nel nostro interesse. È il modo in cui diversifichiamo le nostre catene di fornitura. Ed è per questo che l’offerta dell’Europa è così attraente, in tutto il mondo. Dai nostri vicini in Africa, che stanno lavorando con noi per sviluppare catene del valore locali di tecnologie pulite e combustibili puliti alla vasta regione Asia-Pacifico. Quindi, il primo viaggio della mia nuova Commissione sarà in India. Insieme al Primo Ministro Modi vogliamo potenziare la partnership strategica con il paese e la democrazia più grandi del mondo. Credo che dovremmo anche impegnarci per ottenere vantaggi reciproci nel nostro dialogo con la Cina. Quando la Cina è entrata a far parte dell’OMC 25 anni fa, l’impatto delle crescenti esportazioni cinesi è stato chiamato ‘shock cinese’. Oggi, alcuni parlano di un secondo shock cinese, a causa della sovracapacità sponsorizzata dallo Stato. Ovviamente dobbiamo rispondere a questo. Misure commerciali difensive vengono adottate in tutto il mondo, anche nel Sud del mondo, come risposta alle distorsioni del mercato cinese. Questo è anche il motivo per cui l’Europa ha adottato misure, ad esempio sulle auto elettriche. Allo stesso tempo, ho sempre sottolineato che siamo pronti a continuare le nostre discussioni. E continueremo a ridurre i rischi della nostra economia. Molti credono, anche in Cina, che sarebbe nell’interesse a lungo termine della Cina gestire in modo più responsabile i suoi squilibri economici. Questa è anche la nostra opinione. E credo che dobbiamo impegnarci in modo costruttivo con la Cina, per trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse. Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. Lo vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire il nostro rapporto con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento. È tempo di perseguire un rapporto più equilibrato con la Cina, in uno spirito di equità e reciprocità. Questo nuovo impegno con i paesi di tutto il mondo non è solo una necessità economica, ma un messaggio al mondo. È la risposta dell’Europa alla crescente concorrenza globale. Vogliamo una maggiore cooperazione con tutti coloro che sono aperti a questo. E questo ovviamente include i nostri partner più stretti. Penso, ovviamente, agli Stati Uniti d’America. Nessun’altra economia al mondo è integrata come la nostra. Le aziende europee negli Stati Uniti impiegano 3,5 milioni di americani. E un altro milione di posti di lavoro americani dipendono direttamente dal commercio con l’Europa. Intere catene di fornitura si estendono su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ad esempio, un aereo americano è costruito con sistemi di controllo e fibre di carbonio provenienti dall’Europa. E i medicinali americani sono realizzati con sostanze chimiche e strumenti di laboratorio che provengono dalla nostra parte dell’Atlantico. Allo stesso tempo, l’Europa importa il doppio dei servizi digitali dagli Stati Uniti rispetto all’intera Asia-Pacifico. Di tutte le attività americane all’estero, due terzi si trovano in Europa. E gli Stati Uniti forniscono oltre il 50% del nostro GNL. Il volume degli scambi tra noi è di 1,5 trilioni di euro, che rappresentano il 30% del commercio globale. C’è molto in gioco per entrambe le parti. Quindi la nostra prima priorità sarà impegnarci in anticipo, discutere interessi comuni