Fisco, Billi (Lega): proposte modifiche a regime impatriatiRoma, 10 nov. (askanews) – “Bene la discussione di oggi sulla bozza di modifica per il Regime Impatriati con il viceministro all’Economia. In particolare, abbiamo discusso della modifica da residenza ‘fiscale’ ad ‘anagrafica’, dopo i miei input delle scorse settimane, che permette a chi si trasferirà in Italia entro il 31 dicembre 2023 di avvalersi dell’attuale normativa”. Così in una nota il deputato Simone Billi, capogruppo della Lega in commissione esteri e presidente del Comitato sugli Italiani nel Mondo, a proposito del regime di tassazione agevolata temporaneo riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la residenza in Italia.
“Ho proposto un ulteriore periodo di transizione, per venire incontro alle famiglie numerose che hanno già programmato, ma non sono ancora riuscite, a trasferirsi. Abbiamo discusso una possibile estensione degli sgravi fiscali oltre i primi 5 anni ed i trasferimenti intra-gruppo. Ho trovato degli interlocutori attenti alle esigenze della Comunità Italiana all’estero. Ringrazio il ministero e gli staff tecnici per la disponibilità. Continuerò a lavorare per migliorare ulteriormente questa normativa”, ha aggiunto.
Imu, Billi (Lega): pdl per equiparazione prima casa per gli AireRoma, 9 nov. (askanews) – “Equiparazione degli italiani all’estero con gli italiani in patria per quanto riguarda l’Imu sulla prima casa nel comune di iscrizione Aire”. E’ la proposta di Simone Billi, presidente del Comitato sugli Italiani nel Mondo e capogruppo della Lega in Commissione Esteri, eletto nella circoscrizione estero, ripartizione Europa.
“Ho presentato questa pdl (num. C1400) per far in modo che la prima casa di noi, italiani all’estero, possa essere soggetta alla stessa tassazione della prima casa degli italiani residenti in Italia, per mantenere forte il legame tra la Comunità Italiana all’estero e la Madrepatria”, ha spiegato Billi. “Inoltre, è importante per evitare che il legame degli emigrati con l’Italia si spezzi e divenga difficile un futuro rimpatrio. Questa equiparazione è altresì necessaria per sostenere economicamente molti territori in Italia, che durante l’inverno si spopolano e si ripopolano solo durante il periodo estivo, con una grossa spinta per l’economia locale”, ha aggiunto.
“Sto lavorando a questo tema già da parecchi anni, chi mi segue lo sa. Nel 2022 sono riuscito, come Lega, a bloccare la riforma del catasto sul valore di mercato dell’immobile, che avrebbe comportato un aumento vertiginoso dell’IMU. Questa riforma del catasto era già stata votata nella Delega Fiscale dal Pd, 5 Stelle, Italia Viva e LeU in Commissione Finanze”, ha spiegato Billi. “Nel 2020, durante la pandemia, lottai per cercare di mantenere l’esenzione almeno per i pensionati italiani residenti all’estero ma, purtroppo, il governo giallo-rosso, del PD e dei 5 Stelle, in carica allora, tolse questa esenzione. Nel 2018, appena eletto, presentai una interrogazione per far chiarezza su quante fossero le prime abitazioni di proprietà di cittadini italiani all’estero, per far capire bene il problema”, ha concluso.
Italia-Corea, Mattarella: contributo connazionali consolida amiciziaSeoul, 9 nov. (askanews) – “Il vostro è un contributo importante per l’amicizia tra Italia e Corea”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto ai connazionali che vivono in Corea che ha incontrato questa mattina nell’ambasciata italiana a Seoul nel corso della visita di Stato.
“Ieri sera parlando con il presidente Yoon dicevo che Corea e Italia sono accomunate anche dal fatto di avere molti concittadini nei diversi paesi del mondo – ha ricordato il capo dello Stato – e questo consolida la nostra amicizia e fa sì che sia più concreta grazie alla vita di ogni giorno, nelle attività economiche, culturali e scientifiche che si sviluppano attraverso le nostre comunità, grazie a una serie capillare di rapporti di cui vi voglio ringraziare questo fa crescere ogni giorno il reciproco apprezzamento e la reciproca considerazione”. “Geograficamente i nostri due Paesi sono distanti ma le distanze in questo mondo sempre più piccolo perché sempre più interconnesso sono quasi un dettaglio. Sono molto maggiori e pericolose le distanze politiche e culturali, le contrapposizioni. Tra Italia e Corea non c’è questo problema, c’è una condizione di reciproca apertura, di dialogo e di collaborazione che è fondamentale nel nostro procedere insieme”, ha concluso.
In seguito il capo dello Stato si è recato a Daegu dove ha visitato il tempio Haeinsa, uno dei più antichi templi buddhisti della Corea, prima di partire alla volta di Tashkent, in Uzbekistan, seconda tappa di questo viaggio in Asia.
Mattarella: garantire rientro cervelli sfida fondamentale ItaliaRoma, 8 nov. (askanews) – “Individuare percorsi concreti per garantire a chi lo desidera il ritorno in Italia in condizioni di lavoro soddisfacenti è una sfida fondamentale che le istituzioni e la politica devono saper raccogliere”. Per il futuro del nostro Paese serve una visione nuova e adeguata”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel messaggio inviato alla Fondazione Migrantes in occasione del “Rapporto Italiani nel mondo” 2023
“Lavorare all’estero per i nostri giovani, è una grande opportunità di crescita umana e professionale e deve essere una scelta libera, non un obbligo di fatto. Se – dopo un percorso formativo in Italia – si è costretti a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione o di soddisfacenti prospettive e, soprattutto, una volta acquisite preziose conoscenze ed esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia, alla quale bisogna porre rimedio. Quando non si riesce a riportare nel nostro Paese professionalità, esperienze, risorse umane, è l’intera comunità che viene impoverita. Sono certo che l’iniziativa odierna rappresenti una preziosa occasione di discussione e di sollecitazione alla riflessione sul tema delle migrazioni e invio un sentito augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti”. (segue)
Dal Cdm ok a premierato, per Meloni è “la madre di tutte le riforme”Roma, 3 nov. (askanews) – Il ddl costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio “è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia” perché “garantisce la stabilità” dei governi evitando così, com’è successo finora, che esecutivi senza un “orizzonte di legislatura” finiscano per “privilegiare tutto quello che immediatamente torna in termini di consenso”. Giorgia Meloni, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al provvedimento, rivendica la riforma costituzionale che mette “fine ai governi tecnici e alle maggioranze arcobaleno” capaci di attuare “programmi che nessuno ha votato”, si mostra orgogliosa della natura “politica” del suo governo che proprio perchè “forte e coeso” può mettere in cantiere un progetto del genere, ma sottolinea anche che le competenze del capo dello Stato non vengono toccate. Su questo, spiega la premier, il governo ha ascoltato la voce delle opposizioni ma anche il sentire degli italiani che vedono nel Colle un elemento di garanzia.
Comunque il testo, puntualizza lo stesso comunicato di Palazzo Chigi, “si ispira a un criterio ‘minimale’ di modifica della Costituzione vigente, in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale”. Un messaggio ai tanti critici, sia nel metodo – praticamente tutta l’opposizione sostiene che il tempismo della comparsa sulla scena del ddl costituzionale, nel bel mezzo della sessione di bilancio, è quantomeno sospetto – che nel merito, dove i dubbi attraversano un variegato fronte, costituzionalisti in testa. Uno per tutti Francesco Clementi, docente di diritto pubblico alla Sapienza, che pur non essendo chiuso alla possibilità di un rafforzamento della premiership, in un’intervista ad Avvenire bolla questa soluzione come “confusa, ambigua e rigida” mentre Stefano Ceccanti, ex parlamentare Dem, la definisce un premierato “del tutto anomalo” visto che, peraltro, il secondo premier – ovvero il parlamentare espressione della maggioranza che dovrebbe portare a termine il programma di governo nel caso il premier cadesse – “è più forte del primo perché solo la sua caduta porterebbe al voto anticipato”. In un’intervista al Foglio, poi, il professor Massimo Villone, presidente del coordinamento per la democrazia costituzionale, ribadisce che “eravamo in campo nel 2016 contro il referendum della riforma di Renzi e penso lo saremo anche oggi”. Per le opposizioni – ad eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi che ancora una volta si distingue, esprimendosi a favore dell’elezione diretta del premier – si tratta di “una riforma pasticciata e pericolosa” che “indebolisce nuovamente il Parlamento” (Elly Schlein), è “un Italierato. Non è un cancellierato (che avremmo approvato), non è un Premierato, non è Presidenzialismo o semi-presidenzialismo. È una nostra invenzione mai fino ad ora sperimentata nel mondo” (Carlo Calenda), un ddl che “demolisce la Costituzione e delegittima il Presidente della Repubblica, così Giorgia Meloni sogna di diventare imperatrice d’Italia” (Angelo Bonelli).
Anche nella maggioranza “la madre di tutte le riforme” ha visto le forze della coalizione di centrodestra mediare su più aspetti, come quello della norma anti-ribaltone per cui si sono battuti i due vice premier, Matteo Salvini della Lega e Antonio Tajani di Forza Italia. Al netto del fatto che premierato e autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega, devono marciare di pari passo (parola, e rassicurazione agli alleati, della premier). Ma Meloni cerca di convincere e sottolinea più volte la necessità di garantire “che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, quindi garantire essenzialmente una stabilità del governo, avere 5 anni per realizzare l proprio progetto” perchè finora, “nei 75 anni di storia repubblicana, noi abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo” e “dal 2002 al 2022, in Italia abbiamo avuto 9 presidenti del Consiglio con 12 governi diversi, in Francia 4 presidenti, in Germania tre cancellieri”. Insomma “questa assenza di stabilità ha anche creato un problema di credibilità internazionale” rispetto alla “continuità dei nostri progetti e delle nostre interlocuzioni”.
Meloni: a Bruxelles con la schiena dritta. Maggioranza è compattaBruxelles, 25 ott. (askanews) – L’Italia parteciperà da giovedì a un Consiglio europeo non “semplice” con “le idee chiare e la schiena dritta”. Giorgia Meloni lo scandisce nell’aula del Senato, nelle usuali comunicazioni pre-summit. Un intervento che arriva dopo giorni difficili, sottolineati da un bacio mandato ai banchi del centrodestra e da un avvertimento alle opposizioni, dentro e fuori dal Parlamento: il governo ha una “maggioranza politica compatta” e un “orizzonte di legislatura”, “fatevene una ragione. Se al Senato il dibattito è filato via ‘liscio’, alla Camera i toni sono stati più accesi. “Non dovete essere nervosi, il governo sta andando male e quindi sta per arrivare il vostro momento”, ha ironizzato in risposta alle critiche la premier che poi se l’è presa in particolare con il leader M5s Giuseppe Conte. Con lui – ha attaccato – l’Italia ha raggiunto il “punto più basso” della credibilità internazionale, nel “rincorrere al bar” Angela Merkel per rassicurarla. “Non mi vedrete mai rappresentare l’Italia così, costi quel che costi”, ha assicurato tra le proteste pentastellate. “Riponga la sua arroganza”, la replica dell’ex presidente del Consiglio.
Per quanto riguarda il Consiglio europeo, ha detto la premier, sarà naturalmente condizionato dalla crisi in Medio Oriente. Meloni – suscitando la standing ovation del Senato – ha espresso “vicinanza” ai familiari delle vittime del “terrificante attacco di Hamas”, condotto con una “ferocia” e una “brutalità” possibili “solo quando il fanatismo religioso e ideologico riesce ad obnubilare la ragione e annichilire il senso di umanità”. Dunque non c’è “nessuna ambiguità nel condannare nel modo più fermo i crimini” di Hamas e “nessun distinguo sulla condanna ad ogni forma di antisemitismo, compresa quella di matrice islamica e quella che viene camuffata da avversione allo Stato d’Israele”. La posizione del governo italiano è che “non devono esserci dubbi nel sostenere il diritto di Israele a esistere e a difendere i propri cittadini e i propri confini, in linea con il diritto internazionale” ma, “allo stesso tempo, siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese, e dal conflitto su larga scala che ne può generare”. Per questo Meloni ha ribadito l’ammonimento già lanciato sabato al Cairo: “La reazione di uno Stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta” e se “il punto di equilibrio tra una reazione necessaria e una sproporzionata, in un contesto nel quale Hamas si fa volutamente scudo della popolazione civile, è in assoluto la cosa in assoluto più difficile, perseguire questo equilibrio è la principale delle nostre responsabilità”. Adesso la “priorità immediata rimane l’accesso umanitario”, insieme al lavoro per la liberazione degli ostaggi e ai contatti a ogni livello “per evitare un ulteriore allargamento del conflitto”. Non c’è solo il Medio Oriente però che rischia di far “piombare nel caos” il mondo. Per questo “non dobbiamo commettere l’errore di affievolire il nostro comune sostegno alla causa ucraina” né sottovalutare “quanto sta accadendo nel Caucaso, le tensioni crescenti tra Azerbaigian e Armenia, l’esodo di decine di migliaia di cittadini di origine armena dal Nagorno-Karabakh, del rischio che si apra un nuovo fronte di destabilizzazione”. Anche su questo serve “un’azione più incisiva per evitare un’escalation”.
Il tema della crisi tra Israele e Hamas, per Meloni, è strettamente legato a quello dell’immigrazione illegale. L’Europa deve tornare a “fare i conti” con i “lupi solitari” e con “i rischi connessi all’infiltrazione diretta di jihadisti dal Medio Oriente” ma anche con “la radicalizzazione durante la loro permanenza sui nostri territori di immigrati”. Dunque “dobbiamo avere il coraggio di dire che può esistere”, ed “è accaduto”, un “legame tra terrorismo e immigrazione irregolare” e “ha sbagliato chi finora, per riflesso ideologico, ha liquidato con sufficienza questo possibile nesso”. In particolare “i più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che dalla rotta balcanica possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen”. In questa situazione, per Meloni, “esiste a maggior ragione la necessità urgente di lavorare per fermare i flussi migratori irregolari” lavorando “per difendere i confini esterni dell’Unione”. Proprio in queste ore la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inviato una lettera al Consiglio “dando atto dei passi concreti fatti in questa direzione e annunciando, tra l’altro, un provvedimento imminente per rafforzare il quadro giuridico e le politiche europee di contrasto al traffico di esseri umani. E’ un impegno significativo che siamo pronti a sostenere”. A Bruxelles si parlerà anche di temi economici. Sul nuovo Patto di stabilità e crescita – formalmente non in agenda – la posizione italiana è che “si deve trattare di un patto di crescita e stabilità e non di un patto di stabilità e crescita”. Inoltre gli investimenti per la transizione verde e digitale (su cui deve essere seguito un approccio “pragmatico e non ideologico”) e nella difesa non devono essere computati nei parametri deficit-Pil, sarebbe un “controsenso”. Infine il tema, molto sensibile per l’Italia, della riduzione del debito pubblico, che deve essere “graduale e sostenibile”. Questo il governo lo può dire “dall’alto della credibilità” guadagnata “con politiche fiscali e di bilancio serie e responsabili, che hanno incontrato la fiducia sia dei risparmiatori italiani che dei mercati” come dimostra il fatto che “Piazza Affari è tornata ai livelli precrisi 2008 e lo spread, tanto caro a molti, è stabilmente al di sotto dei livelli che c’erano prima che questo governo si insediasse”.
Sul tavolo del summit, nel vertice Euro di venerdì con la presidente della Banca Centrale Lagarde e il presidente dell’Eurogruppo Donohoe si parlerà anche di tassi di interesse e (presumibilmente) del Mes, che solo l’Italia ancora deve approvare.
Ue, Simiani: stop Prosek successo Pd, da sovranismi solo demagogiaRoma, 25 ott. (askanews) – “Grazie al Pd ed all’impegno del relatore al Parlamento Ue Paolo De Castro le nostre produzioni agricole di qualità verranno tutelate dalle contraffazioni. Quando le problematiche in sede comunitaria vengono affrontate nel merito, con competenze ed autorevolezza e senza arroganza, cercando le alleanze necessarie, una soluzione condivisa è possibile. Quando, al contrario, si fa demagogia in chiave populista, autarchica ed elettorale si penalizza soltanto l’Italia”. E’ quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente di Montecitorio, a proposito della nuova proposta di regolamento Ue che vieta la registrazione di menzioni tradizionali che emulano indicazioni geografiche di Stati membri.
Ue, Pignedoli (M5s): addio Prosek, vince il made in ItalyRoma, 25 ott. (askanews) – “Il nuovo regolamento sulle indicazioni geografiche vieterà la registrazione di menzioni tradizionali che emulano indicazioni geografiche di Stati membri. Questa buona notizia arriva dall’esito del trilogo, il negoziato fra Parlamento europeo e Consiglio sul testo che poi verrà presentato e votato in plenaria. La Croazia dunque dovrà dire addio al Prosek e rinunciare all’italian sounding che in maniera grossolana imitava l’eccellenza del nostro Prosecco”. Lo afferma in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.
“Come Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo – spiega – abbiamo contribuito a opporci allo smantellamento del sistema DOP, DOC e IGP che certifica le eccellenze italiane ed europee e ricordiamo che era stato proprio l’allora Ministro Stefano Patuanelli a presentare a Bruxelles il documento di opposizione al riconoscimento del Prosek ai sensi dell’articolo 113 del regolamento n. 1308/2013. Grazie all’unità e al lavoro di squadra oggi vince l’Italia e l’interesse nazionale”.
Meloni: con crisi in Medio Oriente mondo rischia di piombare nel caosRoma, 25 ott. (askanews) – “La crisi in Medio Oriente, neanche a dirlo, ci riguarda direttamente. Riguarda l’Italia, riguarda l’Europa, riguarda l’Occidente. Non solo per le conseguenze che potrebbe creare, ma anche perché un mondo nel quale saltano non solo il diritto internazionale ma anche le più elementari regole di convivenza tra Stati e popoli, è un mondo che rischia di piombare nel caos. È quello che il Governo italiano sostiene fin dall’inizio con la guerra d’aggressione della Russia all’Ucraina ed è quello che ribadiamo anche oggi in quest’Aula: un mondo in cui non esistono più linee rosse invalicabili è un mondo meno sicuro e meno giusto per ciascuno di noi, non solo per gli Stati e i popoli direttamente coinvolti nei conflitti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles.
“Siamo molto preoccupati dalle conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo, in particolare sulla popolazione civile palestinese, e dal conflitto su larga scala che ne può generare”, ha aggiunto. “Considero vitale il dialogo con paesi arabi e musulmani – ha proseguito Meloni -, in cui l’Italia svolge tradizionalmente il ruolo di ponte”, bisogna “impedire la trappola di una guerra di civiltà che avrebbe conseguenze inimmaginabili. Sono convinta che le telecamere montate sui miliziani di Hamas avessero un obiettivo preciso: non la causa del popolo palestinese che invece viene calpestata ma procurare un conflitto molto più estero che portasse Israele ad attaccare Gaza” provocando “un fossato incolmabile con i Paesi arabi”. “In tutti i contesti, e con tutti gli interlocutori, ho sottolineato l’importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto e riprendere quanto prima un’iniziativa politica per la regione, non solo per risolvere l’attuale crisi ma per arrivare ad una soluzione strutturale sulla base della prospettiva ‘due popoli, due Stati’”, ha detto ancora la premier. Questa “prospettiva – ha proseguito Meloni – deve avere come presupposto, da parte di tutti gli attori presenti nella regione, il riconoscimento all’esistenza e alla sicurezza dello Stato d’Israele. Su questo, c’è totale convergenza di vedute e di intenti tra gli Stati Membri della Ue”.
“Personalmente sono convinta che lavorare concretamente, e con una tempistica definita, a una soluzione strutturale per la crisi Israelo-palestinese sarebbe anche il modo più efficace possibile per svelare il bluff di Hamas agli occhi dei palestinesi e contribuire a sconfiggerlo”, ha sottolineato Meloni.
Meloni incontra familiari ostaggi israeliani: “Sgomenta ferocia Hamas”Roma, 24 ott. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi una delegazione dei familiari delle vittime e degli ostaggi del brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso. Nel corso dell’incontro – fa sapere una nota di Palazzo Chigi – Meloni ha ascoltato le storie dei familiari e ha espresso il profondo sgomento per la ferocia con la quale Hamas si è accanito contro civili inermi, casa per casa, non risparmiando neppure donne, bambini e anziani.
La presidente Meloni ha rinnovato la solidarietà e la vicinanza del Governo allo Stato d’Israele, ha ribadito la forte preoccupazione per gli ostaggi e ha confermato il suo impegno per la loro liberazione immediata. Ad accompagnare la delegazione l’Ambasciatore d’Israele in Italia Alon Bar, il presidente dell’Ucei Noemi Di Segni e il presidente della Comunità Ebraica di RomaáVictoráFadlun.