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Meloni festeggia un anno governo, migranti ed economia centro agenda

Meloni festeggia un anno governo, migranti ed economia centro agendaRoma, 21 ott. (askanews) – A un anno esatto dall’insediamento, Fratelli d’Italia celebra domenica il primo ‘compleanno’ del governo di Giorgia Meloni, l”underdog’ (sua definizione) divenuta la prima donna al timone di Palazzo Chigi.

‘L’Italia vincente. Un anno di risultati. Come il governo Meloni sta facendo ripartire la Nazione’ è l’iniziativa organizzata dai gruppi parlamentari di Fdi: al centro degli appuntamenti quello al teatro Brancaccio di Roma, che culminerà con l’intervento della presidente del Consiglio, previsto per le 10.30, trasmesso in videocollegamento nelle sedi delle iniziative regionali. L’intervento sarà preceduto, a partire dalle 9, da una tavola rotonda alla quale parteciperanno il il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Economia e migranti sono stati i due punti al centro dell’agenda della premier, condizionata dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze (a partire dall’inflazione e dai problemi di approvvigionamento energetico) e – da pochi giorni – dalla crisi in Medio Oriente.

In economia la prima manovra del governo è stata in sostanziale continuità (visti i tempi strettissimi) con il governo Draghi. Subito dopo, però, Meloni ha smantellato le misure ‘bandiera’ del M5s, il reddito di cittadinanza e il superbonus, accusato di essere un ‘fardello’ da 130 miliardi sui conti pubblici. I provvedimenti contro il caro energia (costati circa 22 miliardi) e per il sostegno al reddito hanno occupato gran parte delle risorse dispobili. Anche nella manovra da 24 miliardi appena varata, la priorità è stata la conferma per un anno del taglio del cuneo fiscale per i redditi più bassi e gli interventi sulle pensioni. Per quanto riguarda la riforma fiscale, il governo ha dovuto fare i conti con la scarsità di risorse. Nella legge di bilancio è previsto un primo passo, con l’estensione dell’aliquota del 23% dal primo al secondo scaglione. Un miliardo di euro è stato destinato alla famiglia e alla natalità, con fondi per gli asili nido e la de-contribuzione per le madri lavoratrici con due o più figli. Strettamente legata alla politica economica è l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ereditato dal precedente esecutivo. Meloni ha affidato la gestione del dossier al ministro Raffaele Fitto e varato una riorganizzazione della governance, decidendo in sostanza un ‘accentramento’ della guida a Palazzo Chigi, dove è stata insediata una cabina di regia che si riunisce periodicamente. Il cambio in corsa ha causato inizialmente qualche ritardo, sommato alla necessità di rivedere alcune parti del Pnrr a causa del mutato contesto internazionale (prezzi dell’energia, inflazione). Attualmente sono state incassate le prime tre rate e sono in corso le interlocuzioni con Bruxelles per ottenere la quarta, da 16,5 mld, entro la fine dell’anno.

Sui migranti, l’avvio dell’esecutivo è stato segnato dalla tragedia di Cutro, dove nella notte tra il 25 e il 26 febbraio un barchino partito dalla Turchia è affondato. Nel naufragio hanno perso la vita oltre 90 persone, anche donne e bambini. Dopo molte polemiche (per alcune dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi) e qualche tentennamento, Meloni ha riunito il 9 marzo nella cittadina calabrese il Consiglio dei ministri, varando il cosiddetto decreto Cutro, che tra le altre misure prevedeva norme più dure nei confronti dei trafficanti di esseri umani, con l’obiettivo di perseguirli in tutto il ‘globo terracqueo’. Per il resto il cuore dell’azione di Meloni sul tema è stato un pressing sull’Europa per un intervento condiviso e coordinato in due direzioni: da un lato il contrasto all’immigrazione clandestina, con la ‘difesa dei confini esterni’, dall’altro un nuovo rapporto con l’Africa, per una collaborazione ‘da pari a pari e non predatoria’. Un principio che sarà inserito nel ‘Piano Mattei’ che dovrebbe essere presentato all’inizio del prossimo anno e che ha come ‘modello’ il Memorandum con la Tunisia, ancora in via di attuazione non senza resistenze a Bruxelles ma anche nella stessa Tunisi. Il 17 settembre scorso Meloni è poi arrivata a Lampedusa con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha annunciato un piano in 10 punti per il contrasto all’immigrazione clandestina. Un progetto positivo per la premier, che però ora deve lavorare con i partner per renderlo ‘concreto e operativo’. In Europa l’arrivo di Meloni è stato visto con curiosità. Oltre allo stretto rapporto con i ‘compagni’ conservatori Mateusz Morawiecki, premier della Polonia, e Viktor Orban, primo ministro ungherese, Meloni ha trovato un inaspettato alleato nell’olandese Mark Rutte. Sia Morawiecki che Rutte, però, a breve non saranno più membri del Consiglio. Altalenante il rapporto con Emmanuel Macron, con cui ha avuto più di una frizione, in particolare sulla vicenda delle Ong impegnate nel salvataggio di migranti. Uno scontro che, sia in pubblico che in privato, ha avuto toni anche accesi. La ricomposizione è stata poi trovata, anche grazie alla ‘mediazione’ del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e in questa fase il presidente francese sta sostenendo l’iniziativa italiana sui migranti. Sempre sulle Ong, nelle ultime settimane, Meloni ha avuto contrasti con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Alla fine tra i due la ‘tregua’ è stata raggiunta a Granada. Nella città spagnola, a margine della Comunità politica europea, Meloni ha lanciato insieme al premier britannico Rishi Sunak un nuovo formato ‘aperto’ con l’obiettivo di unire Paesi (tra gli altri l’Albania di Edi Rama) europei ma anche al di fuori dall’Unione. Il nuovo Patto di stabilità sarà un banco di prova decisivo per verificare la capacità della premier di creare alleanze con gli altri Paesi Ue.

In questo primo anno Meloni ha anche viaggiato molto, con un occhio particolare al bacino del Mediterraneo, sia sulla sponda europea che su quella africana. Dopo il debutto in un vertice internazionale alla Cop27 di Sharm el Sheik, la premier ha partecipato al G7 di Hiroshima e ai G20 di Bali e Nuova Delhi. Due volte negli Stati Uniti (a Washington per incontrare Joe Biden alla Casa Bianca e a New York per l’assemblea generale dell’Onu) e una volta a Kiev, ha poi dedicato grande attenzione all’Africa, con due missioni in Tunisia, il viaggio in Algeria, la recente visita lampo di Mozambico e Congo. Grande attenzione anche ad Est, con viaggi in Polonia, Albania (di cui sostiene l’adesione all’Ue), Lituania, Lettonia, Ungheria. A breve dovrebbe partecipare alla Cop28 di Dubai mentre un territorio – dal punto di vista inesplorato – è il Sud America, dove potrebbe recarsi nel 2024. Di oggi la doppia tappa in un giorno al Cairo e a Tel Aviv, per sostenere Israele ma allo stesso tempo cercare di arrivare a una de-escalation della crisi. Sulla sicurezza il governo in carica aveva debuttato dedicando il primo decreto alle norme contro i rave party, seguito a breve da un decreto con una stretta su migranti e Ong. Altre norme restrittive erano contenute nel decreto Cutro, che prevedeva tra l’altro la possibilità di trattenere nei Cpr i richiedenti asilo. Una norma ‘smontata’ (tra grandi polemiche) dal Tribunale di Catania. Una stretta sulla sicurezza è arrivata con il decreto Caivano, che prevede tra le altre cose il daspo urbano anche per i quattordicenni, un inasprimento delle pene per il porto abusivo di armi, pene per i genitori per l’abbandono scolastico dei figli. A Caivano l’esecutivo lavora però anche a un progetto di rigenerazione urbana, puntando a farne un modello di recupero di aree degradate. Tra le altre cose Meloni, nell’ultimo anno, si è dovuta occupare anche dell’alluvione in Emilia-Romagna e dei suoi strascichi polemici con le amministrazioni locali e in particolare con il governatore Stefano Bonaccini. Alla fine la gestione dell’emergenza e della ricostruzione è stata affidata al generale Francesco Paolo Figliuolo, già ‘sperimentato’ come commissario per l’emergenza pandemica. Per quanto riguarda quello che ancora c’è da fare, Meloni ha annunciato che il 2024 sarà ‘l’anno delle riforme’. Tra quelle in cantiere, che vorrebbe portare a compimento, ci sono l’Autonomia differenziata (l’iter parlamentare è in corso) e la riforma costituzionale, con l’elezione diretta del presidente del Consiglio e il rafforzamento dell’esecutivo. Il modello preferito dalla premier è sempre stato il presidenzialismo, su cui però è difficile trovare un largo consenso. Dunque la strada dovrebbe essere quella del premierato. Altra riforma importante in ballo è quella della giustizia, a cui lavora il ministro Carlo Nordio. Per Meloni leader politico, invece, l’appuntamento è quello delle Europee, in una tripla veste. Come presidente del Consiglio sarà un test rilevante per l’esecutivo dopo un anno e mezzo di lavoro. Come leader di Fdi vorrà consolidare il risultato delle politiche, anche rispetto agli alleati di governo, in primo luogo la Lega di Matteo Salvini, con cui il rapporto è complicato. Per quanto riguarda Forza Italia, dopo la morte di Silvio Berlusconi la premier spera in un buon risultato, consapevole che la dissoluzione del partito azzurro potrebbe destabilizzare tutto il governo. Infine, come presidente dei conservatori europei di Ecr, dovrà fare delle scelte (non facili) nelle alleanze a Bruxelles e Strasburgo. Infine una nota personale, sicuramente dolorosa, è la fine della relazione con il compagno Andrea Giambruno, dopo i fuori onda di striscia la notizia. ‘Difenderò quello che siamo stati, difenderò la nostra amicizia, e difenderò, a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio’, ha scritto venerdì su Facebook, pubblicando una foto che la ritrae con Giambruno e la piccola Ginevra, spesso accanto a lei in questi mesi nei viaggi all’estero.

Meloni vola al Cairo per summit pace, poi (forse) tappa a Tel Aviv

Meloni vola al Cairo per summit pace, poi (forse) tappa a Tel AvivRoma, 20 ott. (askanews) – Dopo qualche giorno di riflessione, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accettato l’invito del presidente egiziano al-Sisi e sabato mattina volerà al Cairo, per partecipare al summit per la pace. Poi, nel pomeriggio, se le condizioni lo consentiranno, andrà direttamente a Tel Aviv, per un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Al vertice parteciperanno rappresentanti di 31 Paesi, tra cui – oltre a Meloni – il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il primo ministro britannico Rishi Sunak (già nella capitale egiziana per vedere al-Sisi e chiedere l’apertura del varco di Rafah), il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, il vice ministro degli Affari esteri russo Mikhail Bogdanov il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Presente il presidente palestinese Mahmoud Abbas, non ci sarà invece un rappresentante di Israele. L’obiettivo di al-Sisi è “ottenere il sostegno internazionale per respingere l’idea di sfollare i palestinesi di Gaza e, in secondo luogo, per fare pressione su Israele affinchè consenta l’ingresso degli aiuti e avvii un nuovo processo di pace”.

Nel frattempo al Cairo migliaia di persone sono scese in strada a sostegno della Palestina, scandendo slogan come “Pane, libertà, Palestina araba”.

Regime impatriati, Billi (Lega): serve periodo transitorio

Regime impatriati, Billi (Lega): serve periodo transitorioRoma, 19 ott. (askanews) – “Ho depositato una interrogazione al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, per richiedere più attenzione su alcuni temi specifici rispetto alle notizie che stanno circolando in rete in questi giorni. Chiarisco che allo stato attuale questo è un Decreto legato alla Legge di Bilancio ancora in esame preliminare e non è neppure giunto in Parlamento. In particolare, richiedo l’introduzione di un periodo transitorio, per venire incontro a quelle migliaia di connazionali che hanno già dato dimissioni, preso impegni inderogabili, disdetto affitti, per trasferirsi in Italia”. Così il deputato della Lega Simone Billi, eletto nella Circoscrizione estero, ripartizione Europa e capogruppo in Commissione Esteri per la Lega.

“Un trasferimento per una famiglia richiede mesi di pianificazione, se non anni. La norma nell’attuale bozza è prevista a partire dal 1 gennaio 2024 senza deroghe. Ho anche richiesto la conferma della proroga di ulteriori 5 anni nel caso di figli o di acquisto di immobile e dell’agevolazione fiscale per chi ritorna in Italia grazie ad un trasferimento interno della propria azienda. Considero positivo che si possa prevedere un tetto massimo a queste agevolazioni e che nulla cambi per i ricercatori ed i professori universitari, come menzionato nel comunicato n.53 del ministero del 16 ottobre. Ringrazio il sottosegretario Federico Freni ed il collega Giulo Centemero per gli utili consigli, e i colleghi Bagnai, Cavandoli e Gusmeroli per aver sostenuto la mia interrogazione”, aggiunge.

M.O., Billi(Lega): a fianco di Israele contro antisemitismo

M.O., Billi(Lega): a fianco di Israele contro antisemitismoRoma, 18 ott. (askanews) – “Quella del 4 novembre a Milano sarà una grande giornata promossa dalla Lega in difesa del popolo israeliano, della democrazia, della storia e dei valori occidentali che abbiamo il dovere di tutelare contro violazioni dei diritti umani e barbarie del terrorismo islamico”. Lo dichiara il deputato della Lega Simone Billi.

“Siamo intenzionati a contrastare ogni forma di violenza e antisemitismo. Lo faremo in piazza, tutti insieme, per ribadire ancora una volta la ferma e dura condanna nei confronti della tremenda brutalità messa in atto da estremisti islamici”.

M.O., P. Chigi: da Consiglio Ue condanna Hamas, rispettare diritto

M.O., P. Chigi: da Consiglio Ue condanna Hamas, rispettare dirittoRoma, 17 ott. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso parte alla videoconferenza straordinaria dei membri del Consiglio Europeo, convocata dal presidente Charles Michel per discutere dell’attacco di Hamas subito da Israele e delle implicazioni del conflitto in corso, con riferimento anche alla situazione umanitaria di Gaza.

In linea con la Dichiarazione a 27 adottata già domenica 15 ottobre, la videoconferenza – informa Palazzo Chigi – “ha confermato la forte unità europea nel condannare Hamas e nel sostenere il diritto di Israele a difendersi nel rispetto del diritto internazionale umanitario”. E’ stato inoltre ribadito “l’impegno diplomatico europeo a favore della liberazione degli ostaggi e della protezione dei civili palestinesi nonché stranieri nella Striscia di Gaza”.

M.O., Meloni: evitare allargamento e risolvere problemi umanitari

M.O., Meloni: evitare allargamento e risolvere problemi umanitariRoma, 17 ott. (askanews) – “Lavoriamo insieme per evitare un allargamento della crisi e per favorire la soluzione dei problemi umanitari più urgenti”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo l’incontro con il re del Bahrain Hamad Bin Isa Al-Khalifa.

“Insieme – sottolinea – abbiamo approfondito i temi dell’agenda bilaterale, con particolare riferimento alla collaborazione in ambito commerciale e difesa. Proficuo scambio anche sui principali temi regionali, a partire dalla crisi in corso in Medio Oriente”.

In Australia Carta Identità Elettronica anche per iscritti Aire

In Australia Carta Identità Elettronica anche per iscritti AireRoma, 9 ott. (askanews) – Al via il rilascio della Carta di Identità Elettronica (Cei) anche per gli iscritti Aire residenti in Australia. Per il momento, a poterne chiedere il rilascio sono solo i residenti dell’Australian Capital Territory e delle città Queanbeyan e Cooma nel NSW che siano già registrati nello schedario consolare e i cui dati anagrafici siano già presenti nella banca dati Aire. Successivamente il rilascio dovrebbe essere garantito anche negli altri Stati.

La Cei sostituisce lo Spid per i servizi online a cui i cittadini possono avere accesso ed è valida per l’espatrio negli Stati membri dell’Unione europea, in quelli aderenti allo Spazio Schengen (Ue + Islanda, Norvegia, Svizzera) e in quelli dove sono stati ratificati accordi internazionali particolari. “Finalmente arriva a compimento un iter burocratico su cui più volte avevo interrogato e spronato il governo”, ha detto il senatore Pd eletto nella circoscrizione estero, ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, Francesco Giacobbe.

“Per ora la CIE potrà essere rilasciata solo ai cittadini italiani regolarmente iscritti all’Aire e residenti nell’ACT e nelle città di Queanbeyan e Cooma nel NSW, ma questo è un primo, determinante passo verso il suo rilascio a tutti i cittadini italiani in Australia. E, poi, nel mondo una volta che la sperimentazione avrà il successo atteso. Con la carta di identità elettronica, che garantisce servizi online anche ai cittadini all’estero, si colma un altro gap fra chi vive in Italia e chi oltre confine”, ha spiegato. “Ora c’è da continuare a lavorare su alcuni punti che possono essere di immediata soluzione per gli iscritti Aire, come: la copertura sanitaria in Italia, il riconoscimento delle patenti e dei titoli di studio. Senza dimenticare le tante, tantissime questioni di più ampio respiro che riguardano anche i non iscritti Aire e che continuerò a seguire con la stessa voglia, forza e passione di sempre”, ha concluso Giacobbe.

Mattarella avverte: unità Ue su Ucraina, rischio pace mondiale

Mattarella avverte: unità Ue su Ucraina, rischio pace mondialePorto, 6 ott. (askanews) – “L’Ucraina rimane al primo posto dell’agenda europea e l’Unione europea deve mantenere con determinazione compattezza nel sostegno all’Ucraina”. Altrimenti c’è rischio per la pace mondiale. Sergio Mattarella, al vertice Arraiolos dei capi di Stato Ue, consolida un punto fermo dei partner europei che oggi hanno discusso di Ucraina ma anche di futuro dell’Unione europea e delle sue riforme.

Sull’Ucraina in effetti tutti concordano che non si possano avere cedimenti, anche se si notano note leggermente diverse nelle parole dei presidenti bulgaro, ungherese e polacco, secondo i quali la guerra non può continuare ancora a lungo e che i popoli vanno ascoltati quando chiedono pace. Se l’Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo – come avvenne nel secolo scorso tra il ’38 e il ’39 – condurrebbe a un conflitto generale e devastante. E’ il concetto che il presidente Mattarella ha esposto durante il primo incontro a porte chiuse. Per il capo dello Stato la scelta dell’Ue accanto – e al di là – della doverosa solidarietà all’Ucraina, ha un obiettivo di più ampio respiro perchè sostenendola scongiuriamo il pericolo di un conflitto dai confini imprevedibili, insomma quanto stiamo facendo tutela la pace mondiale.

Per il presidente ungherese Rumen Rade dopo 19 mesi di guerra “è venuto il momento di testare l’efficacia della nostra strategia e degli strumenti economici militari e diplomatici e il giusto equilibrio tra questi: l’Europa non può permettersi che la guerra continui ancora a lungo. Serve una volontà politica più forte, una diplomazia più efficace e serve una voce più forte che chieda pace e sicurezza”. Per Andrzej Duda, presidente della Polonia, la soluzione è accelerare il processo di adesione dell’Ucraina all’Ue perchè “questa sarà una sconfitta della Russia, se l’Ucraina verrà ammessa in Ue e nella Nato avrà vinto, sarà una manifestazione di vittoria, perchè se la Russia vince, e lo dico come paese confinante e guardando alla storia passata, la Russia invadrà altri Stati, le sue ambizioni imperialistiche non sono soddisfatte, so di cosa parlo”, ha ammonito. Tutti i presidenti hanno sottolineato l’importanza che la pace sia giusta e non effimera, che rispetti il diritto internazionale e tenga conto delle prerogative ucraine. Anche se la presidente ungherese Katalin Novak ha ricordato che, certo, “dobbiamo combattere per una pace prima possibile e non possiamo decidere per gli ucraini, ma dobbiamo anche rappresentare gli interessi dei nostri popoli e gli ungheresi vogliono la pace ed evitare un’escalation verso una terza guerra mondiale”.

I 14 capi di Stato hanno avuto modo di confrontarsi “in modo franco e aperto” anche sulle riforme che attendono l’Unione. Per Mattarella è urgente intervenire sui meccanismi decisionali: “Non possiamo sfuggire alle scelte che si impongono: svuoteremmo l’Unione di prospettive di protagonismo. E – di conseguenza – renderemo scarsamente rilevanti tutti i nostri Paesi”, ha avvertito riferendosi ai temi aperti su voto a maggioranza, effettiva politica estera e di difesa comune, Parlamento con autentici compiti decisionali e completamento dell’architettura finanziaria dell’Unione. “È un lavoro ambizioso, per cui serve visione e lungimiranza. Ma è un passaggio senza prova d’appello – ha incalzato Mattarella -. Non ci sarà un secondo tempo per farlo. Il mondo ci lascerebbe indietro”. Ma quello del voto a maggioranza è un tema scottante per alcuni paesi, soprattutto quelli che non condividono alcune politiche come quella sull’immigrazione, vedi Polonia e Ungheria. I due capi di Stato in conferenza stampa non hanno usato toni morbidi per dire un secco ‘no’ al superamento del diritto di veto: secondo Duda è semplicemente inaccettabile il voto a maggioranza che toglierebbe voce ai paesi più piccoli. Novak ha detto che il “principio dell’unanimità deve rimanere, dobbiamo avere rispetto gli uni per gli altri”.

Mattarella ha posto l’accento sull’importanza delle prossime elezioni europee e sulla partecipazione che è richiesta ai cittadini: “perchè chiamiamo 400 milioni di cittadini al voto? Per decidere cosa? Gli europei dovranno decidere su una struttura che ha capacità, efficienza, velocità di decisione, di azione in un mondo che cambia: è un obiettivo ambizioso per cui serve un grande impegno e collaborazione reciproca. Ma è stile europeo agire attraverso difficoltà e crisi”. A proposito del prossimo voto è stata espressa da tutti preoccupazione e attenzione per i rischi insiti sui nuovi social media nel controllo delle informazioni e nella diffusione di fake news. Qualcuno ha anche fatto riferimento ai recenti scandali di corruzione che hanno interessato il Parlamento europeo e che non aiutano ad avvicinare i cittadini alle istituzioni. Anche su questo Polonia e Ungheria erano sulla stessa lunghezza d’onda. Come sul tema dei migranti, per entrambi i paesi serve una politica più decisa e forte per arginare il fenomeno, hanno parlato di guerra ibrida, ossia di una invasione decisa a tavolina per fare pressione sui paesi dell’Est europa da parte della Bielorussia. Novak ha parlato del rischio di sostituzione etnica mentre Duda è contrario a ipotesi di asilo e invocato una difesa dei confini più efficace, come quella praticata nel suo paese. Proprio Duda ha concluso la conferenza stampa invitando i colleghi a Cracovia per il prossimo vertice del gruppo Arraiolos, il 10 e 11 ottobre 2024. Sarà il suo ultimo prima del termine del mandato presidenziale.

Sui migranti Meloni sigla tregua con Scholz. Polonia-Ungheria contro Patto

Sui migranti Meloni sigla tregua con Scholz. Polonia-Ungheria contro PattoGranada, 6 ott. (askanews) – Dopo due settimane di gelo arriva a Granada la ‘tregua’ tra Giorgia Meloni e Olaf Scholz. La presidente del Consiglio e il cancelliere tedesco si sono incontrati a margine del Consiglio europeo informale. Un incontro preparato dalle diplomazie, dopo le tensioni causate prima dalla notizia dei fondi concessi da Berlino a Ong impegnate nei salvataggi di migranti in Italia, poi dall’emendamento tedesco (successivamente ritirato) a favore delle stesse Ong presentato al Patto per le migrazioni e l’asilo. Nel corso dell’incontro, nel formato tete-à-tete e quindi senza delegazioni, i due – riferisce Palazzo Chigi – “hanno discusso dei principali temi europei” e anche del capitolo dei migranti esprimendo “soddisfazione” per l’intesa raggiunta sul Patto.

Al termine le parole di Scholz fanno pensare più a una ‘tregua’ che a una pace: “Con Meloni – ha detto – in modo molto pratico, abbiamo concordato che non lavoriamo gli uni contro gli altri, ma gli uni con gli altri”. Da parte sua, la presidente del Consiglio ha assicurato che il cancelliere è “perfettamente consapevole che la strategia proposta dall’Italia” è “l’unica efficace”, anche per quanto riguarda l’accordo con la Tunisia su cui “mi ha detto che bisogna andare avanti”. La Germania, però, non sarebbe del tutto convinta di considerare la Tunisia un Paese sicuro. Un’ipotesi smentita da Meloni, secondo cui “non è la posizione che ho sentito dal cancelliere”. Che sia vera distensione, comunque, lo si vedrà nelle prossime settimane, nell’implementazione del programma in 10 punti proposto a Lampedusa dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ma anche nella discussione sulla revisione del bilancio europeo. L’Italia chiede che ci sia “una somma significativa” per l’Africa, per creare veri partenariati e programmi di sviluppo, ma Berlino potrebbe mettersi di traverso. “Non ho ravvisato questa contrarietà”, replica Meloni, ribadendo che Scholz è “perfettamente persuaso che questo sia l’unico modo serio di combattere questo fenomeno”. Se Italia e Germania tornano a parlarsi, Polonia e Ungheria confermano la rottura con gli altri Stati membri. I due Paesi bloccano la parte sui migranti della dichiarazione finale e ribadiscono di non essere intenzionati a votare l’accordo, su cui comunque non hanno potere di veto. Questa mattina, prima dell’inizio dei lavori, Meloni ha visto il premier polacco Mateusz Morawiecki (suo compagno nei conservatori di Ecr), ma evidentemente senza riuscire a convincerlo. Così come sembra irremovibile Viktor Orban (altro ‘alleato’ di Meloni), entrato al vertice parlando di due Paesi “stuprati giuridicamente”. Posizioni che Meloni dice di “comprendere perfettamente” perchè “difendono gli interessi nazionali”, ma la cosa importante è che “non pregiudicano il lavoro fatto”.

Meloni ha chiuso così la due giorni a Granada, segnata giovedì dalla nuova ‘alleanza’ a sei – promossa con il premier inglese Rishi Sunak – che comprende anche la Francia, l’Albania, l’Olanda e la Commissione Ue. Un nuovo formato che ha portato a un documento in otto punti che prevede impegni per combattere il traffico di migranti e risolvere una crisi “etica” e “umanitaria”.

Meloni-Scholz: soddisfazione per intesa sul Patto Ue per migranti

Meloni-Scholz: soddisfazione per intesa sul Patto Ue per migrantiGranada, 6 ott. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno espresso “soddisfazione” per l’intesa raggiunta sul Patto europeo per le migrazioni e l’asilo. Lo riferisce Palazzo Chigi, dopo l’incontro tra i due leader a margine del Consiglio europeo informale di Granada.

Nel corso del “lungo” colloquio, si legge in una nota, Meloni e Scholz “hanno discusso dei principali temi europei al centro del Consiglio, con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo soddisfazione per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul Regolamento ‘Crisi e forza maggiore”. I due leader, nel constatare l’ottimo livello della cooperazione tra Roma e Berlino, si sono dati appuntamento al Vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a fine novembre”.