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Meloni assicura a Zelensky invio di armi. Conte: governo in Aula

Meloni assicura a Zelensky invio di armi. Conte: governo in AulaGranada, 5 ott. (askanews) – Sistemi di difesa aerea, artiglieria e proiettili, missili a lungo raggio, droni, apparecchiature per la guerra elettronica. Sono queste le richieste che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avanzato ai leader che partecipano al summit di Granada della Comunità politica europea. “Abbiamo l’opportunità di infliggere una sconfitta fondamentale all’aggressione della Russia” ma servono altre armi, ha detto.

Armi Zelensky le ha chieste anche a Giorgia Meloni, in un incontro a margine del vertice. “Abbiamo discusso del prossimo pacchetto di aiuti militari dell’Italia, comprese le modalità per rafforzare la nostra difesa aerea”, ha scritto il leader ucraino su X. La premier, da parte sua, ha ribadito “il continuo e convinto sostegno a 360 gradi del governo italiano alle autorità ucraine” con “l’obiettivo di raggiungere una pace giusta, duratura e complessiva”. Meloni, ieri, aveva confermato che ci sarà un nuovo pacchetto di armi, su cui sta già lavorando il ministro della Difesa Guido Crosetto. Ma le forniture, aveva sottolineato, saranno fatte “compatibilmente con le richieste” e “con la necessità di non sguarnire la nostra sicurezza”. Il nuovo pacchetto (l’ottavo) agita la politica italiana. Nei giorni scorsi aveva creato qualche tensione l’annuncio, da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani, di nuove forniture. Su questo la decisione spetta alla Difesa, aveva precisato Crosetto, salvo poi assicurare che con il titolare della Farnesina c’è una “sinergia piena e ottima”. Il problema però, prima che politico, è tecnico: dopo quasi due anni di guerra le scorte di armi e munizioni nei magazzini italiani sono molto diminuite e i costi sostenuti sono molto elevati. “I tecnici – ha spiegato Crosetto – stanno verificando ciò che possiamo dare e, con realistica obiettività, ho detto che, su alcuni rifornimenti, per gli ucraini molto importanti, siamo limitati dalla nostra necessità e volontà di non scendere sotto una certa soglia di sicurezza interna”.

Sulla questione, nell’opposizione si registrano opinioni differenziate. “Siamo dalla parte dell’Ucraina – sottolinea la segretaria del Pd Elly Schlein – ma, accanto al necessario sostegno anche militare a Kiev, dobbiamo esplorare ogni possibile spazio diplomatico per la fine del conflitto e la ricerca di una pace giusta che si faccia carico delle reagioni dell’aggredito”. Va all’attacco invece il Movimento 5 stelle, che chiede a Crosetto di riferire in Parlamento. “Purtroppo il nostro governo persegue una strategia bellicista, guerrafondaia”, afferma Giuseppe Conte, per il quale, “Meloni ha deciso di dare priorità” agli “aiuti con le armi e quindi alla produzione di armi e munizioni mentre invece programma tagli alla spesa sanitaria e volge le spalle agli italiani”. “È tutt’oggi che si inseguono dichiarazioni di chi sostiene che il Governo aiuti troppo l’Ucraina e di chi invece dice che ci stiamo tirando indietro. A nessuno interessa la verità ma solo polemizzare”, la risposta di Crosetto. Al di là della questione delle armi, secondo quanto si apprende, nell’incontro di Granada Meloni e Zelensky hanno parlato anche di altri tipi di forniture, a partire da quelle necessarie per affrontare l’inverno che si avvicina. Tra i temi del colloquio anche la ricostruzione, che sarà anche al centro del G7 a guida italiana.

Meloni fa asse con Sunak sui migranti: insieme contro i trafficanti

Meloni fa asse con Sunak sui migranti: insieme contro i trafficantiGranada, 5 ott. (askanews) – L’idea era nata al G20 di Nuova Delhi e si è concretizzata oggi a Granada: Giorgia Meloni e Rishi Sunak fanno fronte comune e lanciano un nuovo “format” -allargato a Paesi europei ma fuori dall’Unione – per mettere in campo iniziative comuni per la lotta contro il traffico di esseri umani.

A margine del summit della Comunità politica europea, si sono riuniti oltre alla presidente del Consiglio e al premier britannico, i primi ministri dei Paesi Bassi Mark Rutte e dell’Albania Edi Rama, a cui si sono aggiunti il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Assente il cancelliere tedesco Olaf Scholz (che Meloni vedrà venerdì mattina), ma anche il padrone di casa Pedro Sanchez: gli spagnoli non avrebbero gradito l’iniziativa, dato che il tema dei migranti non era nell’agenda della Cpe mentre è in quella del Consiglio europeo informale di venerdì. “Ma gli spagnoli naturalmente erano informati e invitati. Il formato è aperto a chiunque voglia partecipare”, assicurano fonti italiane. Comunque, dopo la riunione, i contatti continueranno nelle prossime settimane. L’obiettivo è quello mettere in campo azioni concrete e coordinate per combattere il traffico di esseri umani, con un approccio omnicomprensivo, passando “dalla diagnosi alla cura”. Questo può essere fatto, ad esempio, grazie a scambi informativi e di intelligence; collaborazione tra le polizie; accordi con i Paesi di origine e di transito, con veri e propri partenariati. Nel corso dell’incontro, secondo quanto si apprende, non si è parlato del cosiddetto “modello Ruanda” per i rimpatri attuato da Sunak (e apprezzato da Meloni) ma giudicato illegale dalla Corte d’appello di Londra. Né sarebbe stato affrontato il tema delle Organizzazioni non governative, mentre c’è stato un confronto sul ruolo dell’Organizzazione internazionale per i migranti (Oim) e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Il tema dei migranti, come detto, sarà sul tavolo del Consiglio informale e si preannuncia una discussione tesa. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha ribadito oggi che intende “porre un veto duro” sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, che ieri si è sbloccato dopo lo ‘stallo’ determinato dalla ‘querelle’ tra Roma e Berlino sulle Ong. Arrivando a Granada, in mattinata, Meloni si è detta “soddisfatta” per “un testo che va molto più incontro alle esigenze dell’Italia, abbiamo dimostrato che siamo tutt’altro che isolati in questa trattativa”. Però, ha aggiunto, sulla dimensione esterna, quella che interessa all’Italia “bisogna correre di più”. Per venerdì, secondo quanto si apprende, Morawiecki (membro dei conservatori di Ecr presieduti da Meloni) ha chiesto un incontro alla premier, ma ancora il bilaterale non è stato definito. Stessa richiesta sarebbe stata avanzata dal leader ungherese Viktor Orban. Anche nel luglio scorso, sui migranti, Meloni aveva cercato senza successo una mediazione con lo stesso premier polacco e il leader ungherese Viktor Orban, anch’egli contrario al via libera al Patto.

Meloni: sul Patto migranti Ue la Germania fa tornare indietro

Meloni: sul Patto migranti Ue la Germania fa tornare indietroLa Valletta (Malta), 29 set. (askanews) – “Io capisco la posizione del governo tedesco, ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. Così la premier Giorgia Meloni, a proposito dello stallo sul Patto europeo sui migranti.

“Ho avuto – ha spiegato Meloni parlando a margine del Med9 di Malta – degli scambi con il cancelliere Scholz nella giornata di ieri su questa materia aperta del patto di migrazione e asilo. Per noi la redistribuzione non è mai stata la priorità, per me il problema non si risolverà mai completamente se ogni Paese pensa di scaricarlo su un altro. L’unico modo per risolvere il problema di tutti è il lavoro che noi stiamo facendo sulla dimensione esterna. Dopodiché noi siamo stati molto cooperativi sul tema del patto di migrazione e asilo, lo abbiamo votato anche perché migliorava per noi le condizioni rispetto alle regole precedenti, poi ieri la Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare che per noi rappresenta un passo indietro sul tema delle organizzazioni non governative, e ieri avevamo diverse navi Ong anche tedesche nelle nostre acque, e abbiamo chiesto di avere tempo, perché non si poteva decidere ieri così”. “Vediamo – ha concluso – quale sarà la soluzione di questo problema, rimaniamo cooperativi ma bisogna che ciascuno si assuma la responsabilità delle scelte politiche che porta avanti. Noi abbiamo la nostra linea, altri ne hanno un’altra, il problema è non scaricare la linea di uno sugli interessi dell’altro”.

Napolitano, l’inedito addio alla Camera. “Politica una cosa seria”

Napolitano, l’inedito addio alla Camera. “Politica una cosa seria”Roma, 26 set. (askanews) – La cifra dell’inedito ha sempre giocato un ruolo nella vita di Giorgio Napolitano ed è così fino alla fine. Inedito lo è anche il suo funerale, che è, ancora, una prima volta: quella di una cerimonia laica e di Stato dentro la Camera, che ha tenuto in apnea fino all’ultimo gli uffici del cerimoniale, tra una bozza di programma e l’altra. Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, il primo eletto due volte al Quirinale, è l’unico ad avere avuto un rito funebre dentro Montecitorio e non fuori, sulla piazza, come era stato per Pietro Ingrao e Nilde Iotti. L’unico, ancora, ad aver ricevuto così tanti e alti omaggi da uomini di Chiesa in un rito che, in coerenza con la pratica di vita, non aveva nulla di cattolico. Eppure per lui c’è stato l’omaggio, a sorpresa, di Papa Francesco alla camera ardente al Senato e le parole – così intime – di monsignor Gianfranco Ravasi che, in una delle sedi del Parlamento italiano, ha parlato della loro amicizia “a lungo rimasta celata”. L’unico anche, Napolitano, a non aver “partecipato” al proprio funerale: il feretro non c’era in Aula ma è rimasto nella Sala dei ministri, a Montecitorio, vegliato da due file di corazzieri. Riposerà nel cimitero acattolico di Roma, là dove si trovano le tombe di Emilio Lussu, Amalia Rosselli, Andrea Camilleri e dell’amato Antonio Gramsci.

Ma non è l’inedito l’unica chiave di lettura della giornata di oggi bensì, come sarebbe piaciuto a Napolitano, la politica. Perchè un evento così è anche, per forza, un’occasione politica. Non si poteva pensare altro a vedere fianco a fianco – in un momento delicatissimo nei rapporti tra l’Italia e la Germania e davanti alle ultime posizioni in tema di migranti della Francia – il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello tedesco Frank Walter Steinmeier e, poi, il francese Emmanuel Macron e, non distante, la premier italiana Giorgia Meloni. Tant’è che dopo le esequie la premier ha ricevuto Macron a Palazzo Chigi per un “incontro informale”. La politica, appunto. La politica è il filo rosso che percorre tutta la vita di Giorgio Napolitano, la politica come “cosa seria”, “responsabilità”, “studio”, “confronto” e non “demagogia”, “urlo” e scontro con gli avversari. La politica che è “buone battaglie” ma anche “cause sbagliate” con il successivo, doloroso, tentativo di “correggere errori e di esplorare soluzioni nuove”. Lo ricorda, per primo, il figlio Giulio con un discorso fermo e dolcissimo nel quale la vita del militante, del presidente della Camera, dell’europarlamentare, del capo dello Stato e del senatore a vita si dipana attraverso il punto di vista di un bambino di prima elementare che raffigura il padre alla scrivania, intento a scrivere o a leggere e studiare.

Ecco, l’ha sempre visto così, senza che questo gli impedisse, racconta Giulio, di essere “un marito, un padre e un nonno affettuosissimo”. Ne è testimone la nipote Sofia May che svela un nonno presente e “non invadente”, pronto a offrire consigli ma anche un gelato a Villa Borghese, a suggerire libri ma anche cartoni animati, a essere europeo ma anche, profondamente, un uomo del Sud orgoglioso di mostrare Stromboli ai nipoti. E poi c’è Clio Bittoni, sposata nel 1959 e legata a Napolitano da un rapporto “indissolubile” capace di “superare differenze di carattere e di temperamento”, da entrambi, orgogliosamente, rispettosamente, coltivate fino all’ultimo. Tutti ricordano come, negli anni del Quirinale, la signora Clio sia stata capace di interpretare, in modo più moderno, il ruolo di first lady. Infine è la politica a ricordare Napolitano, da punti di vista, storie e militanze diverse o, addirittura, opposte. Lo fa Gianni Letta, a lungo braccio destro di Berlusconi, rievocando “la convivenza difficile”, “in cui non mancarono i momenti di tensione” tra Napolitano al Quirinale e Berlusconi a Palazzo Chigi, ma assicura Letta – quasi, forse, volendo spegnere polemiche e alleggerire assenze nel centrodestra – “da entrambe le parti non vennero mai meno la volontà e la forza di mantenere il rapporto nella correttezza istituzionale”. Lo fa il presidente del Senato Ignazio La Russa sottolineando che “certo, come tutti i grandi leader, ha avuto nell’agone politico confronti e contrasti, anche duri”, ma “ha attraversato tempi perigliosi” affrontandoli sempre “con la coerenza dei propri convincimenti politici e culturali”.

Lo fa l’ex premier ed ora commissario europeo Paolo Gentiloni rammentando che per Napolitano l’Europa “è stata la via maestra” perchè per un “uomo di sinistra al servizio delle istituzioni” “l’avvenire dell’Italia non poteva, non doveva prescindere dalla collocazione europea”. Lo fa, commossa, Anna Finocchiaro, fiera di averlo “rispettato e amato”, ricordando che “ha speso la sua vita per l’Italia”. Con un certo temperamento. Quello di un uomo la cui scrittura si faceva tanto più “appuntita” quando, durante “tempestosi scambi di opinioni”, esprimeva critiche: “Io, più che le tesissime telefonate, temevo le sue lettere – confida l’ex ministra -, con scrittura tanto più puntuta e obliqua quanto più era arrabbiato con me”. Un professore “severo”, chiosa Giuliano Amato. Uno che, in effetti, era capace di farti chiamare dall’ufficio stampa del Quirinale perchè, nel secondo take di un lancio d’agenzia, c’era un refuso nel titolo di un quadro di una mostra che aveva visitato da presidente della Repubblica. Ma la forma è sostanza quando “la politica è una cosa seria”.

Napolitano, tra capi Stato e ricordi famiglia ultimo saluto a Camera

Napolitano, tra capi Stato e ricordi famiglia ultimo saluto a CameraRoma, 26 set. (askanews) – La Camera è pronta a tributare l’ultimo saluto al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che fu anche, nella sua vasta e lunga carriera politica, presidente dell’assemblea di Montecitorio. Ed è in omaggio a lui che, per la prima volta nella storia, l’emiciclo ospiterà una cerimonia laica e di Stato di esequie.

Ad attendere il feretro, che è partito dalla camera ardente in Senato, ci sono in piazza Montecitorio – presidiata dalle forze dell’ordine ma anche popolata dai cittadini che potranno seguire le celebrazioni dai maxischermi allestiti davanti all’hotel Colonna Palace e da quello nell’adiacente piazza Capranica – gli onori militari e l’inno nazionale. Poi, seguito dai familiari, il feretro verrà condotto nella Sala dei Ministri della Camera, dove i capi di Stato stranieri ospiti si avvincenderanno per un momento di raccoglimento. Ci sarà quindi l’omaggio del presidente della Repubblica, dei presidenti delle Camere, della premier e dalla presidente della Corte Costituzionale. In Transatlantico le bandiere dell’Italia e dell’Unione europea sono abbrunate (con un fiocco nero annodato all’asta) in segno di lutto mentre i commessi sono disposti a formare il corridoio d’onore per accogliere l’arrivo del feretro di Napolitano. A partire dalle 11,45 a ricordarlo nell’emiciclo saranno, oltre alle cariche istituzionali – gli interventi di apertura di Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, presidenti di Camera e Senato -, anche il figlio Giulio, la nipote Sofia May, Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Paolo Gentiloni, il cardinale Gianfranco Ravasi e Giuliano Amato. Ad ascoltare in Aula – dove ovviamente i lavori parlamentari si sono fermati per il lutto nazionale – c’è, oltre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni e alle più alte cariche dello Stato, una folta rappresentanza di ospiti stranieri tra cui i presidenti di Francia, Emmanuel Macron, e Germania, Frank-Walter Steinmeier, il presidente austriaco Heinz Fischer, la Duchessa di Edimburgo, membro della famiglia reale del Regno unito.

Billi (Lega): lieto di inaugurare i lavori del Cgie

Billi (Lega): lieto di inaugurare i lavori del CgieRoma, 25 set. (askanews) – “Ripartono i lavori del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) a Roma, dopo le elezioni e la formazione del Comitato di Presidenza e delle otto Commissioni tematiche. In questa sessione, il Cgie sarà ospite per tutta la mattinata di domani, martedì 26 settembre, dalla Lega a Montecitorio, che ha messo a disposizione la propria sala riunioni. A riprova del fatto che la Lega è sempre a favore del territorio e supporta appieno le istanze delle comunità”. Così – Simone Billi della Lega Salvini Premier, eletto nella Circoscrizione Estero, ripartizione Europa, e capogruppo in Commissione Esteri.

“Anche il Comitato per gli Italiani nel Mondo, di cui sono Presidente, ospiterà il CGIE allargato a tutti gli eletti all’estero, anche del Senato, per lavorare sulle istanze e le proposte. Lieto di inaugurare la fase operativa del CGIE, il sottoscritto è sempre al lavoro per la Comunità Italiana all’estero”, conclude.

Mattarella chiede all’Ue soluzioni nuove e coraggiose sui migranti

Mattarella chiede all’Ue soluzioni nuove e coraggiose sui migrantiPiazza Armerina (Enna), 21 set. (askanews) – Quello delle migrazioni “è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro, non con provvedimenti improvvisati o tampone che risolvono qualche questione temporanea, ma che esaminino e affrontino il problema con una visione del futuro coraggiosa e nuova rispetto a un fenomeno così grande”. Sergio Mattarella ha portato il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier a Piazza Armerina, in provincia di Enna, a visitare il Centro per migranti don Bosco2000 prima di pronunciare queste parole durante una conferenza stampa tutta dedicata al tema.

E’ carica di significati la duplice scelta del presidente della Repubblica di coinvolgere un capo di Stato che proviene da un paese con cui nelle ultime settimane sono cresciute le tensioni sulla gestione dei migranti, la Germania, ma che è anche un “amico”, che condivide la stessa visione sul tema. “Su ogni argomento, su ogni aspetto, registriamo costantemente – il Presidente Steinmeier ed io – una piena convergenza e un’intensità di rapporti collaborativi tra Germania e Italia che non potrebbe essere a un livello ulteriormente migliore”, ha scandito Mattarella. “Questa è una caratteristica importante anche perché, come Paesi fondatori dell’Unione europea, avvertiamo insieme la responsabilità di incentivare e accrescere l’integrazione europea e di farla crescere perché la Casa europea si completi nella maniera più armonica e più efficace possibile”. Mattarella sa quindi di poter parlare la stessa lingua di Steinmeier quando chiede a Bruxelles di non aspettare oltre per individuare strumenti di gestione di questo fenomeno epocale, cosa che purtroppo accade sempre più di frequente con le divisioni all’interno del Consiglio europeo sui tanti dossier. “E’ sempre più evidente che occorre studiare, definire, porre in campo delle soluzioni nuove, coraggiose e non superficiali. Né soluzioni approssimative – avverte – Occorrono soluzioni naturalmente europee, perché non è un problema che un Paese da solo può affrontare, neppure il più grande. Ma occorrono soluzioni nuove, da studiare approfonditamente, con serietà. Ognuno di noi ha le sue idee, ma sono i governi che le devono porre in campo e confrontare. I dieci punti della Presidente von der Leyen sono interessanti, come lo sono stati alcuni passi avanti dei Consigli europei dei mesi passati. Quello che è importante è che tutti in Europa comprendano come il problema esiste e non si rimuove ignorandolo. Ma va affrontato per non lasciare il protagonismo di questo fenomeno globale ai trafficanti, ai crudeli trafficanti di esseri umani”.

E’ proprio delle ultime ore la decisione del Parlamento europeo di sospendere l’esame della riforma delle regole sull’accoglienza a causa dello stallo nelle trattative a livello governativo e tra una settimana saranno i ministri dell’Interno dell’Ue a provare a sciogliere la matassa, ma il capo dello Stato sgombra subito il campo dagli alibi che finora hanno impedito una linea europea più efficace: “Le regole di Dublino sono preistoria. Voler regolare il fenomeno migratorio facendo riferimento agli Accordi di Dublino è come dire ‘realizziamo la comunicazione in Europa con le carrozze a cavalli’. Era un altro mondo, quello. Non era cominciato quel fenomeno di immigrazione di massa che vi è. Quindi pensare e far riferimento – come alcuni Paesi dell’Unione fanno ancora – basandosi sugli Accordi di Dublino, è come fare un salto in un’altra era storica. È proprio una cosa fuori dalla realtà. Per questo occorre, però, uno sforzo in cui nessuno ha la soluzione in tasca, nessuno deve dettare indicazioni agli altri – insiste Mattarella – ma, insieme, cercarla velocemente, prima che sia impossibile governare il fenomeno, e trovare nuove formule, nuove soluzioni”. A chi cerca di coinvolgere il capo dello Stato nella polemica interna Mattarella replica che non spetta a lui, nè a Steinmeier decidere, le decisioni le prendono i governi e ai Presidenti non resta che “dare suggerimenti”. Quelli di oggi quindi vogliono essere solo consigli, tracce da seguire, un pò come ha fatto ieri parlando della necessità di una intesa sulle regole di bilancio che va trovata attraverso accordi politici in Europa.

La visita “simbolica” al centro don Bosco2000 fatta da Mattarella e Steinmeier prima della conferenza stampa mostra che un’altra strada è possibile rispetto alla durezza indicata da alcuni governi nei confronti dei migranti, persone che “resterebbero volentieri” nei loro paesi se non fossero spinti di “disperazione, violenza e terrorismo”. I salesiani realizzano oratori nei villaggi rurali dell’Africa, imprese sociali, fanno cooperazione allo sviluppo, e gestiscono centri di accoglienza dal 2011. Il don Bosco2000 ha 13 comunità in Sicilia, promuove start up in contesti di emarginazione e disagio, e ha all’attivo 100 collaboratori di cui 40 sono migranti che sono stati formati per svolgere mansioni di mediazione interculturale, li chiamano “costruttori di ponti”, “testimoni di successo” in un modello che è stato definito Cooperazione circolare. Seny Diallo ha raccontato la sua esperienza davanti ai due presidenti: viene dal Senegal dove “abbiamo realizzato orti e pollai, se le persone hanno qualcosa a casa non partono per morire nel deserto o nel Mediterraneo – dice -, in Gambia abbiamo realizzato la stessa cosa. Da due mesi sono tornato in Italia perchè c’è bisogno di me qui per accogliere i miei fratelli che arrivano con i barconi, la prossima settimana sarò a Pozzallo vicino all’hotspot di Lampedusa”.

Aly Traore viene dal Mali: “Sono qui da quasi 10 anni, la mia è una storia di integrazione e resilienza, nel 2012 mentre frequentavo l’università il Mali fu sconvolto dalla guerra, nel 2013 fuggii lasciando tutto quello che conoscevo per andare in un posto sicuro e realizzare il mio sogno di ragazzo, il mio viaggio della speranza mi portò attraverso il deserto e in mare a Catania, fui trasferito in uno Sprar gestito da don Bosco2000, mi diede l’opportunità di imparare l’italiano, di integrarmi, nel marzo 2015 ho iniziato a lavorare come interprete, come mediatore, facilitando la comunicazione tra migranti e operatori: chi è stato accolto accoglie, è il nostro motto. Siamo un team di 38 persone di nazionalità e culture diverse. Sono tornato diverse volte in Mali con un progetto di cooperazione circolare e stiamo realizzando un’impresa sociale. L’accoglienza fatta con dedizione – dice – può ridare speranza a chi non ha più speranza”. Infine la testimonianza di Natalia, Ucraina, fuggita con le due figlie, dalla guerra: “L’Italia ci ha accolto facendoci sentire a casa, siamo grati per quello che fate perchè attraverso l’accoglienza si salvano le vite non solo di ucraini ma di tutti i profughi, questo ci ha dato nuova speranza, ora abbiamo la possibilità di vivere e sperare nel futuro. Qui siamo una famiglia che unisce tre continenti con diverse culture e religioni ma per noi è normale festeggiare insieme la Pasqua o il Natale, preghiamo lo stesso Dio con modalita differenti, ci unisce il rispetto per il prossimo e la pace tanto desiderata”.

Mattarella: su migranti serve visione futuro no soluzioni tampone

Mattarella: su migranti serve visione futuro no soluzioni tamponePiazza Armerina, 21 set. (askanews) – “Ne parleranno i ministri degli Interni e sono convinto troveranno una soluzione collaborativa, come avviene sempre tra Italia e Germania. Tra noi è emersa una perfetta omogeneità di vedute sul fenomeno migratorio che non colpisce solo l’Italia, è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro non con provvedimenti improvvisati o tampone o temporanei. Serve una visione coraggiosa e nuova”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della conferenza stampa con il presidente tedesco Steinmeier.

Ue, Mattarella chiede riforma ambiziosa bilancio: no rigore ottuso

Ue, Mattarella chiede riforma ambiziosa bilancio: no rigore ottusoSiracusa, 20 set. (askanews) – “Sì a regole di bilancio rigorose, ma il rigore non sia ottuso e cieco: bisogna avere come obiettivo la crescita, tenendo conto di fenomeni come il rallentamento dell’economia cinese e le conseguenze della guerra in Ucraina”. Sergio Mattarella è a Siracusa insieme al Presidente della Repubblica federale di Germania, Steinmeier, un amico, con il quale ha ideato il Premio dei presidenti ai comuni gemellati, e le sue parole suonano come un assist al governo sulla riforma del patto di stabilità. Il messaggio del capo dello Stato è quindi rivolto da un lato ai partner europei ma non solo. In un altro passaggio del colloquio con il suo omologo tedesco, infatti, Mattarella avverte: “Serve un’intesa sulla proposta per regole condivise sul bilancio europeo. Il bilancio europeo deve essere ambizioso per affrontare le sfide fondamentali come la transizione ecologica e digitale”. Insomma anche l’Italia deve lavorare con gli alleati per ottenere questo risultato senza “chiedere” ad altri di trovare le soluzioni ma facendosi promotrice di iniziative.

Il timore è che senza un accordo entro la fine dell’anno, senza che venga trovato un punto di equilibrio, anche su questioni come il Mes, verrebbero meno alcuni strumenti di protezione Ue e la situazione comunitaria potrebbe complicarsi. Mattarella cerca di fare la sua parte dal punto di vista della diplomazia tra i capi di Stato, e la visita di Steinmeier in Sicilia serve anche a questo: la Germania è un partner di peso in Europa che condivide la preoccupazione italiana per la contrazione dei dati economici anche se da un punto di vista decisamente più rigorista. E però vero che per creare un clima di collaborazione bisogna andare a Bruxelles con spirito aperto, e la decisione, pur legittima, di rinviare l’ok italiano al Mes a dopo il voto europeo, non aiuta a creare ponti con gli alleati. “Oggi, mentre l’Unione è a confronto con nuove e complesse sfide, Germania e Italia potranno contribuire a rafforzare gli intenti utili a raggiungere le soluzioni migliori per superare gli ostacoli che abbiamo davanti”, è l’auspicio del presidente della Repubblica.

Una moral suasion, quella di Mattarella che domani si concentrerà sul tema migranti. Nella visita di due giorni dell’amico Steinmeier il capo dello Stato ha inserito anche un incontro-ascolto con i migranti che vengono accolti dal centro don Bosco nei pressi di Piazza Armerina. E non a caso prima di arrivare a Siracusa oggi Steinmeier ha voluto “ringraziare l’Italia per avere mostrato negli ultimi anni tanta responsabilità umanitaria verso i rifugiati venuti dal Mediterraneo – ha detto il presidente tedesco in un’intervista al Corriere -. Non è la prima volta che dico che noi nel resto d’Europa non abbiamo riconosciuto abbastanza questa assunzione di responsabilità da parte italiana”. Ma il presidente tedesco non ha nascosto che “la Germania, come l’Italia, è al limite delle capacità. Tocca ai governi negoziare un accordo sul meccanismo permanente di solidarietà, l’applicazione degli accordi di Dublino da parte dell’Italia e l’accoglienza di ulteriori rifugiati in Germania”.

Meloni a cena in ristorante italiano New York, saluti e selfie

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