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Meloni avvia cantiere riforme, presidenzialismo ma apre a premierato

Meloni avvia cantiere riforme, presidenzialismo ma apre a premieratoRoma, 8 mag. (askanews) – Il “sogno” è il presidenzialismo, ma Giorgia Meloni è “aperta” a ogni soluzione che garantisca “governabilità e stabilità”. Così la presidente del Consiglio si presenta all’appuntamento con le opposizioni, convocate martedì a partire dalle 12.30 nella Biblioteca del presidente a Montecitorio per un confronto sulle riforme istituzionali. Con lei ci saranno i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, il titolare dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e il costituzionalista Francesco Saverio Marini. Davanti a lei, in incontri separati, sfileranno nell’ordine Movimento 5 Stelle; Gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche; Azione-Italia Viva; +Europa; Alleanza Verdi e Sinistra; Pd.

L’obiettivo, spiegano fonti di governo, è “ascoltare” le posizioni delle forze di minoranza sul tema. Dunque, almeno inizialmente, non sarà presentata una proposta dell’esecutivo, che però nella sostanza è nota. Già nella conferenza stampa di fine anno Meloni aveva definito il presidenzialismo una “priorità”, ma senza escludere altre strade, purchè garantiscano governi eletti dai cittadini e che possano durare per tutta la legislatura. Dunque si può discutere anche di semi-presidenzialismo o, meglio ancora, di premierato. E’ questa la formula che ieri ha proposto Tajani, su cui secondo il numero due di Forza Italia potrebbe essere trovata una convergenza anche con parte delle opposizioni (come Azione e Iv). Quel che è certo è che, se Meloni è disponibile al confronto, non è altrettanto disponibile a fermare l’apertura del cantiere. Il ddl di riforma costituzionale sarà infatti presentato da Casellati entro giugno e poi la palla passerà al Parlamento. “Auspichiamo che non ci sia un muro contro muro perché l’Italia ha bisogno di collaborazione sulle cose che riguardano le regole del gioco. Siamo disponibili al confronto con le opposizioni – ha ribadito oggi Ciriani – ma se ci fosse un niet dovremmo andare avanti da soli ugualmente. Però non è questo il nostro obiettivo”.

Dal tavolo, invece, resterà fuori il capitolo Autonomia, priorità della Lega, il cui percorso è già partito. “Autonomia e presidenzialismo avanti tutta. Io sono il più convinto sostenitore di entrambe le riforme”, ha detto il ministro Roberto Calderoli al Corriere della Sera.

Mattarella in Norvegia da mercoledì, energia al centro di visita Stato

Mattarella in Norvegia da mercoledì, energia al centro di visita StatoRoma, 8 mag. (askanews) – Sergio Mattarella sarà in visita di Stato in Norvegia dal 10 al 12 maggio per ricambiare quella che i reali norvegesi fecero in Italia nel 2016. Da allora molto è cambiato sia nelle relazioni bilaterali che rispetto al ruolo che Oslo ricopre oggi nello scenario internazionale ed europeo. L’invasione rusa in Ucraina ha rafforzato il suo ruolo nel campo della sicurezza, ed è infatti uno dei Paesi più attivi dal punto di vista militare ma anche umanitario nei confronti di Kiev.

Al centro della visita di Stato di Mattarella, le questioni energetiche. La Norvegia è diventata infatti anche il primo fornitore di petrolio e gas in Europa. Per far fronte alla crisi dovuta alla guerra in Ucraina il paese ha reagito subito alla richiesta europea di intensificare le estrazioni. Questo ha rafforzato anche il partenariato con l’Italia, sia Eni che Saipem sono presenti sul territorio norvegese. Non solo, la Norvegia ha creato un fondo sovrano da 1300 miliardi di dollari alimentato dai proventi della vendita del petrolio che investe in tutto il mondo e ovviamente anche in Italia. Insomma il paese scandinavo rappresenta oggi un modello di indipendenza energetica ma anche di sostenibilità dal momento che investe moltissimo in rinnovabili, e sull’eolico in particolare ha avviato delle partnership con il nostro paese. All’interessante profilo economico si aggiunge quello diplomatico. Storicamente la Norvegia è infatti impegnata nelle mediazioni e nei processi di pace sia nei paesi del Medio Oriente che in Africa. Negli incontri istituzionali quindi Mattarella, accompagnato dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, affronterà anche il tema della situazione in Sudan. All’attività diplomatica Oslo affianca da sempre anche gli aiuti umanitari, è norvegese una delle più grandi Ong che aiuta e sostiene i profughi.

La visita del capo dello Stato avrà quindi due diversi momenti, uno più istituzionale, a Oslo, l’11 maggio, durante il quale incontrerà i reali, Re Harald V e la regina Sonja, al Palazzo Reale: qui ci sarà un colloquio ristretto. Subito dopo, alle 12.50, il presidente della Repubblica verrà accolto allo Storting (il Parlamento monocamerale della Norvegia) dal presidente, Masud Gharahkhani. Alle 13.35 Mattarella si recherà al Palazzo di Rappresentanza del governo per l’incontro con il primo ministro. E poi con la figlia Laura si recherà in visita al Museo Nazionale. In serata la cena ufficiale al Palazzo reale e il brindisi. Nella seconda parte della visita che si svolgerà il 12 maggio a Trondheim nel nord del paese, zona di fiordi, Mattarella visiterà il Politecnico e il Laboratorio energetico, quindi parteciperà ad una conferenza sul tema dell’energia. Al Politecnico lavorano diversi ricercatori italiani che il capo dello Stato avrà modo di incontrare per conoscere i progetti a cui lavorano. Nel tardo pomeriggio, dopo la visita alla Cattedrale di Trondheim, si terrà un concerto dell’amicizia in onore del Presidente con l’esibizione di un coro femminile e dell’organista Ismaele Gatti. In serata Mattarella farà rientro a Roma.

Mossa Meloni sul presidenzialismo per ‘marcare’ Lega sull’Autonomia

Mossa Meloni sul presidenzialismo per ‘marcare’ Lega sull’AutonomiaRoma, 5 mag. (askanews) – La ‘mossa’ era già pronta da tempo, si trattava solo di decidere il dove e il quando. Tanto che la presidente del Consiglio lo aveva accennato già a Londra la settimana scorsa, nonostante l’irritazione per lo “scivolone” sul Def che le aveva guastato la festa del bilaterale con il premier britannico, Rishi Sunak. “Io ho in testa un calendario di riforme chiaro e abbastanza serrato, e credo – aveva detto – che sia un lavoro su cui vanno coinvolti tutti quanti e mi prendo io la responsabilità di farlo. Sto già organizzando”.

Giorgia Meloni ha dunque deciso di convocare i partiti di opposizione per affrontare il nodo della riforma che le sta più a cuore: quella istituizionale, che possa portare al (semi)presidenzialismo o all’elezione diretta del premier (su cui ci potrebbe essere una convergenza con Azione e Italia viva). L’appuntamento è per martedì a partire dalle 12.30 nella Biblioteca del presidente alla Camera. Il formato è in pratica quello delle consultazioni, sono attesi capigruppo e leader di partito. E, infatti, sarà anche la prima occasione per un faccia a faccia tra Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein. Azione e Italia viva, nonostante la maretta delle ultime settimane, si presenteranno unite anche se – a quanto si apprende – nella delegazione non dovrebbe esserci Matteo Renzi. Assente dovrebbe essere per impegni anche il leader del M5s, Giuseppe Conte. Ma a essere significativa è anche la presenza del governo: oltre al ministro delle Riforme, Elisabetta Alberti Casellati, e a quello dei Rapporti con il Parlamento, Gianluca Ciriani, ci sono i due vice premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, ma anche i due (ascoltatissimi) sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Segno, viene spiegato, che la premier intende tenere acceso il faro sulle riforme direttamente da palazzo Chigi.

Meloni ha sempre ripetuto di considerare la riforma dell’assetto istituzionale la più importante perché la stabilità dei governi è una delle “più potenti misure di sviluppo” e nel corso della conferenza stampa di fine anno ha anche spiegato di non escludere una “iniziativa del governo”. Ma non è soltanto per questo che la presidente del Consiglio ha deciso di imporre una accelerazione a questo percorso. Sin dalle prime battute dell’esecutivo, infatti, ha messo in chiaro che alcune riforme istituzionali dovessero andare di pari passo: ovvero il presidenzialismo (caro appunto a Fratelli d’Italia) e l’Autonomia (baluardo invece della Lega). Il Carroccio, però, continua a premere il piede sull’acceleratore e, appena qualche giorno fa, il ministro competente, ovvero Roberto Calderoli, ha dichiarato che l’autonomia sarà portata a casa “in sei mesi”. Non è un caso, dunque, che per giovedì sera Meloni avesse convocato una riunione alla quale avrebbe dovuto partecipare, oltre a Ciriani e ai capigruppo di Fdi di Camera e Senato, Foti e Malan, anche Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato che ha all’ordine del giorno proprio il provvedimento bandiera dei leghisti che è stato incardinato mercoledì scorso e che presto vedrà l’avvio di un ciclo di una cinquantina di audizioni. L’incontro è poi saltato per il protrarsi del Consiglio dei ministri, anche se – viene riferito – proprio a margine della riunione di governo, la premier avrebbe avuto un lungo colloquio con Calderoli.

Sullo sfondo, c’è anche la competizione in vista delle elezioni Europee, che oltre a essere un voto a livello nazionale, si basa sulle preferenze, quindi inevitabilmente porta i partiti a ‘pesarsi’. E se Salvini ci vuole arrivare con l’Autonomia già approvata, Meloni non intende certo rimanere indietro su quella che ha sempre indicato come una sua “priorità”.

Meloni elogia Sunak style: migranti in Ruanda non è deportazione

Meloni elogia Sunak style: migranti in Ruanda non è deportazioneLondra, 28 apr. (askanews) – Nella stesura del memorandum of understanding siglato ieri con il premier britannico, Rishi Sunak, la parte sui migranti è quella che ha subito più limature. Addirittura, come scrive il Financial Times, ci sarebbe stato fino all’ultimo un “braccio di ferro” anche per non irritare Bruxelles.

Se tuttavia, nelle parole messe nero su bianco, Giorgia Meloni si è preoccupata di mantenere un più felpato linguaggio della diplomazia, in quelle pronunciate davanti ai giornalisti nel secondo giorno della sua visita a Londra, la presidente del Consiglio sposa completamente – e senza remore – il giro di vite che il capo del governo inglese ha annunciato per contrastare gli sbarchi, compresa la contestatissima norma che prevede che i migranti vengano spostati in Ruanda mentre attendono il permesso di soggiorno. Una posizione che è stata condannata anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La premier, tuttavia, rifiuta l’idea che si possa parlare di deportazione. E anche se, di fatto, sottolinea che non si tratta di una iniziativa che il suo governo sta “prevedendo”, spiega in tutti i modi di non vederci assolutamente niente di male. E così, dopo aver ricevuto il premio Grotius del think tank conservatore Policy Exchange e aver partecipato come ospite d’onore a un ricevimento all’ambasciata italiana di Londra, torna sul tema che più di tutti ha caratterizzato l’asse con l’omologo di Downing street. “Non vi rendete conto della gravità del temine utilizzato. Io – spiega – non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi nei quali viene garantita la sicurezza delle persone”, e anzi “lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna” sarebbe “un modo razzista di leggere le cose”. A rafforzare il ragionamento, ricorda anche di aver lei stessa più volte proposto di creare degli hotspot in Nord Africa. E se le si fa notare che certe politiche fanno subire ai migranti un trattamento da “criminali”, la premier osserva che comunque chi prova ad arrivare clandestinamente “fa qualcosa di illegale”.

Meloni fa spallucce anche di fronte all’idea che una posizione così estrema possa esasperare il dialogo con Bruxelles, che già ha tanti fronti aperti a cominciare dalla ratifica del Mes fino alla gestione dei fondi del Pnrr che, ribadisce, “saranno spesi tutti” e dunque “non c’è da essere preoccupati”. Per la premier, infatti, sui migranti Sunak “non vuole spaccare l’Unione europea” ma al contrario “collaborare”. Inevitabile, per la presidente del Consiglio, dover gestire anche la coda delle polemiche romane sulla bocciatura della risoluzione che accompagna il Def che ha rovinato la festa del suo primo giorno di visita a Londra. Dopo la bacchettata ai deputati per la brutta figura causata dalle troppe assenze, Meloni torna a ribadire che i tempi saranno rispettati, ribadisce anche che bisogna fare in modo che cose del genere non accadano mai più, ma nega anche di avere intenzione di porre un freno ai doppi incarichi o di voler procedere a sostituzioni. “Credo che il governo stia lavorando bene e non è nelle mie intenzioni adesso assolutamente rivedere qualcosa. Bisogna però garantire i numeri”, osserva.

Anche perchè, dice, l’affidabilità dell’Italia si misura sui “fatti”. Un concetto ribadito anche di fronte al parterre di 400 invitati del ricevimento all’ambasciata, tra cui molti investitori ed esponenti della finanza. “Quel che vedete è uno spread sotto la media dello scorso anno, la Borsa sale, abbiamo una previsione di crescita del Pil più alta di Francia e Germania. E’ più di quel che era stato previsto. Ai mercati interessano i fatti. E i fatti dicono che l’economia italiana sta andando molto bene”. Un messaggio consegnato poco prima di chiudere la sua visita. Almeno quella ufficiale. Meloni rimarrà infatti in visita privata a Londra ancora per qualche ora con la figlia e il compagno Andrea Giambruno.

Meloni da Sunak: piena sintonia. Ma ‘scivolone’ Def guasta festa

Meloni da Sunak: piena sintonia. Ma ‘scivolone’ Def guasta festaLondra, 27 apr. (askanews) – La notizia è piombata nel salottino dell’appartamento al numero 10 di Downing street, poco dopo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è accomodata accanto al premier britannico Rishi Sunak per un bilaterale che il governo italiano considera importantissimo, anche perché ha portato alla firma di un memorandum a cui i due Paesi lavoravano dai tempi del Conte 2 e che finora, complici anche pandemia e guerra, non si era mai chiuso. Un accordo che spazia da ambiti come difesa e energia, fino a transizione ecologica e scambi commerciali. La premier aveva da poco ribadito al padrone di casa la “piena sintonia” su molti temi, a cominciare dall’Ucraina e soprattutto i migranti, arrivando anche ad appoggiare l’idea da molti contestata, di spostare in Ruanda i richiedenti asilo sbarcati sulle coste del Kent.

Un bilaterale sin dalle premesse costruito per essere pressoché perfetto per la premier, che però nel bel mezzo del colloquio è stata avvertita che la maggioranza era andata sotto nella risoluzione che accompagna il Def. Un provvedimento pesante e importante, uno di quelli su cui normalmente la maggioranza dovrebbe essere a ranghi serrati, non essere battuto per troppe assenze. La prima reazione, un messaggio ai suoi: “Non ho parole”. Più che rabbia, racconteranno, dispiacere e stupore. L’obiettivo di non oscurare la visita a Londra, con tanto di giro privato con Sunak in una Westminster chiusa al pubblico che si prepara all’incoronazione di Re Carlo III, ormai impossibile da centrare. La stessa presidente del Consiglio si rende conto che, per quanto lo avrebbe voluto evitare trovandosi in una missione all’estero, si impone la necessità di dare una risposta. Anche perché il caso ha finito per coinvolgere pure il Quirinale che, interpellato sulla possibilità di rivotare lo stesso testo, ha spiegato che il guaio andava sistemato con un nuovo provvedimento e una nuova risoluzione. Cosa che poi ha portato alla convocazione del Cdm riparatore.

E così, conversando con alcuni giornalisti nell’hotel, la premier decide di mettere nero su bianco che ciò che è successo alla Camera è “uno scivolone”, “una brutta figura” per cui tutti vanno “richiamati alle loro responsabilità” ma nega che si sia trattato di un “segnale politico” da parte degli alleati e anzi assicura che il Consiglio dei ministri del 1 maggio, quello con i provvedimenti dedicati al lavoro, è confermato. Detto questo, promette anche un maggiore coinvolgimento dei gruppi anche perché c’è da portare a casa un “calendario di riforme chiaro e serrato”. Ma la visita a Londra è anche una occasione per mandare un segnale ai mercati. Giorgia Meloni, che ha incassato i complimenti di Sunak per la “gestione molto attenta dell’economia”, venerdì, in occasione del ricevimento presso l’ambasciatore Inigo Lambertini a cui parteciperà anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, inontrerà anche operatori del settore finanziario ed economico con cui promuoverà il made in Italy ma darà anche rassicurazione sugli impegni presi dall’Italia sul Pnrr. “Spenderemo tutti i soldi”, garantisce. “Sono i fatti a dover rassicurare i mercati. Questo governo ha lavorato con estrema serietà, i fatti dicono che i nostri fondamentali vanno meglio di nazioni considerate più solide della nostra, i fatti dicono che Rishi Sunak mi ha ringraziato per questo perché noi garantiamo stabilità”, spiega.

Meloni in Gb. Con Sunak (facile) intesa su Kiev, migranti, scambi

Meloni in Gb. Con Sunak (facile) intesa su Kiev, migranti, scambiLondra, 26 apr. (askanews) – La prima volta che si sono incontrati, il 7 novembre, in un bilaterale a margine della Cop27 in Egitto, Giorgia Meloni era presidente del Consiglio da 16 giorni e Rishi Sunak primo ministro del Regno Unito da 13. Due premier giovani, ‘fortysomething’, due conservatori, una nomina praticamente in contemporanea: un bagaglio di affinità considerevole, persino prima di conoscersi. Giovedì, oltre cinque mesi dopo, i due leader torneranno a incontrarsi per trasformare quell’intesa nel terreno comune che porterà alla firma di un imminente accordo che non sarà solo un rafforzamento delle relazioni commerciali tra i due Paesi ma anche una collaborazione in molti settori, tra cui transizione ecologica, tecnologie avanzate, innovazione, difesa. Una intesa a cui si lavora da tempo, rallentata prima dalla pandemia e poi dalla guerra, che ha avuto una accelerazione negli ultimi mesi proprio per volere dei due capi del governo.

Giorgia Meloni sarà infatti a Londra per una visita di due giorni la cui prima tappa, giovedì pomeriggio, sarà proprio l’incontro al numero 10 di Downing street. E’ la sua prima visita di due giorni in un Paese europeo, segno – sottolineano da palazzo Chigi – della “importanza che il governo italiano attribuisce alle relazioni con il Regno Unito”. Un colloquio che avrà certamente tra i temi principali quello della guerra in Ucraina: d’altra parte sin dall’inizio dell’invasione russa, Italia e Gran Bretagna sono stati tra i più forti sostenitori della resistenza di Kiev e Giorgia Meloni, che all’epoca era all’opposizione, una volta al governo ne ha fatto un punto di forza della sua politica estera e della credibilità all’interno della collocazione atlantica. All’ordine del giorno del bilaterale anche l’accordo siglato a dicembre da Gran Bretagna, Italia e Giappone per lo sviluppo del programma GCAP/Tempest per la progettazione del caccia multiruolo di VI generazione che palazzo Chigi giudica di “valenza strategica”.

Ma c’è un altro punto su cui è facile aspettarsi che la presidente del Consiglio e il suo omologo inglese useranno toni e parole perfettamente sovrapponibili: quello dell’immigrazione. Un tema caro ai rispettivi elettorati, il che inevitabilmente trasforma la gestione del fenomeno in uno dei principali banchi di prova dell’azione dei loro governi. Anche Sunak, come Meloni, deve affrontare arrivi crescenti e continua a ripetere che il fenomeno migratorio non può essere considerato il problema di singoli Paesi più esposti ma dell’intera Europa. E se una delle strade scelte dal governo italiano per limitare il record di sbarchi è quella di arrivare all’abolizione della protezione speciale – come previsto in sede di conversione del decreto Cutro – da mesi Sunak e la sua ministra dell’Interno, Suella Braverman, hanno promesso un giro di vite che è arrivato a contemplare misure molto contestate come l’invio in Ruanda dei migranti in attesa di asilo. Nel secondo giorno della sua visita a Londra, invece, la presidente del Consiglio è attesa a un incontro con investitori e operatori nella residenza dell’ambasciatore in cui, accompagnata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sarà impegnata soprattutto nella promozione del Made in Italy. Ma visto il parterre, è probabile che la presidente del Consiglio approfitti dell’occasione per dare rassicurazioni sull’affidabilità italiana anche nella gestione dei fondi del Pnrr.

Di certo, i rapporti commerciali tra Italia e Gran Bretagna – dove peraltro risultano iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero oltre mezzo milione di connazionali – già fanno registrare numeri positivi: anche dopo la Brexit, sottolineano fonti di governo, la collaborazione economica con il Regno Unito è rimasta “solida e diversificata, con forti complementarietà industriali e ampie prospettive di crescita”. L’interscambio nel 2022 è stato di 35,6 miliardi (+13% sul 2021 e in linea con i dati pre-Covid), con saldo positivo per 19 miliardi di euro. Il Regno Unito è inoltre un importante investitore in Italia: gli investimenti diretti esteri (Ide) arrivano a 26 miliardi di euro concentrati nel settore finanziario, assicurativo ed energetico. A sua volta anche la presenza imprenditoriale italiana è molto radicata in Uk (con Ide per 31,8 miliardi) soprattutto in ambito difesa (Leonardo), energia e rinnovabili (Eni, Enel) e infrastrutture e trasporti.

Meloni: Italia sostiene Ucraina, noi protagonisti di ricostruzione

Meloni: Italia sostiene Ucraina, noi protagonisti di ricostruzioneRoma, 26 apr. (askanews) – “L’Italia continuerà a fare la sua parte a 360 gradi” per sostenere l’Ucraina “dal punto di vista politico, militare, umanitario” e si candida anche a diventare “protagonista” della ricostruzione. Questo il messaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha chiuso la Conferenza sulla ricostruzione organizzata al Palazzo dei Congressi di Roma.

A margine dei lavori, a cui ha preso parte in collegamento anche Volodymyr Zelensky, Meloni ha incontrato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, che ha ringraziato l’Italia per il sostegno offerto in questi mesi. Un sostegno che non verrà meno, sul piano politico, militare, finanziario ma anche diplomatico: “Crediamo nella possibilità di una soluzione diplomatica a patto che non si pensi che la soluzione del conflitto possa essere la resa di un Paese aggredito”. Infatti, per la presidente del Consiglio, “alla pace si potrà arrivare solo quando la Russia cesserà le ostilità e gli attacchi agli obiettivi civili” e partendo dal “presupposto che l’integrità della nazione non è in discussione”. Del resto, per lei, “l’Italia non avrebbe potuto fare altra scelta che essere al fianco del popolo ucraino, non solo perchè era giusto farlo ma anche perchè quello che accade oggi in Ucraina ci riguarda tutti. Il popolo ucraino sta combattendo anche per noi, allontana un possibile conflitto più vicino a casa nostra”. In sostanza, l’Ucraina è la prima linea di difesa dell’Europa e nel sistema continentale dovrà essere quindi sempre più integrata. “E’ un avamposto della sicurezza del continente – ha detto la premier – e credo che il modo più intelligente per ringraziare l’Ucraina per quello che sta facendo sia accelerare la possibilità di far parte delle istituzioni europeee, possibilità che l’Italia ha sempre sostenuto. Peraltro voglio sottolineare gli sforzi enormi che Kiev ha fatto per riformare il suo sistema e avvicinarlo ai target richiesti dalla Commissione. Penso sia fondamentale riconoscere quello sforzo accelerando e avviando in tempi rapidi i negoziati di adesione all’Ue”. In attesa della fine del conflitto e di un futuro di “libertà e pace”, è però necessario andare “oltre”, sottolinea Meloni citando Antoine de Saint-Exupéry. Un andare oltre che parte, fin da subito, con la ricostruzione. “E’ nostro compito aiutare l’Ucraina a scrivere un nuovo capitolo della sua storia e l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista, per la determinazione, la credibilità con cui abbiamo fatto le nostre scelte e non abbiamo mai tentennato ma anche perchè nel 2024 sarà presidente di turno del G7, è stata protagonista in tutte le grandi scelte fatte in questi anni”, dice, candidando il nostro Paese a ospitare nel 2025 la Ukraine recovery conference.

Certo la ricostruzione è una sfida, ma il messaggio che manda agli imprenditori riuniti in platea è di non avere timori. “Alle imprese – scandisce – dico di non aver paura di investire, di costruire e ricostruire in Ucraina, di saper guardare oltre i difficili mesi che stiamo attraversando. Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea. Perché noi sosterremo con forza il diritto degli ucraini a essere parte della famiglia europea”. L’Italia che ha costruito il “miracolo economico” dopo la Seconda guerra mondiale, per la presidente del Consiglio, può costruire anche il “miracolo economico dell’Ucraina”. E per farlo serve l’”impegno responsabile” di tutti, anche dei privati. Un primo passo è la disponibilità di Sace (società di assicurazioni per le imprese controllata dal Mef) a riprendere l’attività in Ucraina, sospesa all’inizio del conflitto, con uno stanziamento di un miliardo. “Mettiamo a disposizione il meglio dell’Italia – ha garantito il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani -. Il saper fare di 4 milioni di piccole e medie imprese che sono il tessuto connettivo della seconda manifattura d’Europa, a dimostrazione che l’Italia sa essere solidale e sostenere chi è a noi vicino”.

Mattarella: Italia fortemente favorevole ad ingresso di Ucraina in Ue

Mattarella: Italia fortemente favorevole ad ingresso di Ucraina in UeRoma, 26 apr. (askanews) – “L’Italia esprime il forte convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea nel più breve tempo possibile e apprezziamo l’impegno del suo governo per il cammino di riforme intraprese per rispettare i parametri comunitari”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che questa mattina ha ricevuto al Quirinale il primo ministro d’Ucraina, Denys Shmyhal.

“Confermo il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario – ha aggiunto il capo dello Stato -. La difesa dell’indipendenza, della libertà e dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un valore fondamentale per tutti i Paesi del mondo che credono nella libertà dei popoli e delle persone”. Mattarella ha sottolineato che “tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetta l’integrità dell’Ucraina”.

Tra gli altri temi di discussione al centro dell’incontro con la delegazione ucraina la sicurezza nucleare, la ricostruzione, le trattative di pace.

Casini: Mirella Giai esempio di italianità, il Senato la ricordi

Casini: Mirella Giai esempio di italianità, il Senato la ricordiRoma, 21 apr. (askanews) – “Oggi è una giornata triste per gli italiani in Argentina e per il Senato della Repubblica che, alle prime ore del giorno, hanno perso una delle donne simbolo della nostra emigrazione. Mirella Giai si è spenta a Rosario all’età di 93 anni”. Lo ha scritto sul suo profilo Facebook il senatore Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera.

“Fino agli ultimi istanti – ha sottolineato – il suo impegno e il suo lavoro sono sempre stati tesi a difendere i migliori valori dell’Italia, quelli che l’hanno caratterizzata negli anni della militanza politica quando operò, nel periodo della dittatura di Jorge Rafael Videla, per assistere l’espatrio di centinaia di italiani che furono così sottratti al destino dei desaparecidos; e più tardi quando venne eletta nel Senato della Repubblica nel 2008, rappresentando il Maie con impeccabile serietà e intelligenza”. “Molti di noi l’hanno conosciuta nel suo impegno parlamentare e sono stati conquistati dalla sua rettitudine e dal suo vigore, ben in contrasto con l’esile aspetto fisico che la caratterizzava. Mirella Giai è stata un bell’esempio di italianità e come tale il Senato della Repubblica dovrà ricordarla nei prossimi anni. Mi inchino alla sua memoria e abbraccio affettuosamente i suoi familiari, sua figlia e i suoi nipoti”, ha concluso Casini.

Billi (Lega): dimezzati fondi per Comites e Cge, governo intervenga

Billi (Lega): dimezzati fondi per Comites e Cge, governo intervengaRoma, 20 apr. (askanews) – “Gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, i 118 Comites e i Cge, stanno vivendo un drammatico momento: i pochi fondi messi di solito a loro disposizione, in genere appena sufficienti per il loro mero funzionamento, sono stati ulteriormente tagliati di quasi la metà. Il capitolo di spesa 31.03 per i Comites è passato da 2.248.138 euro a 1.248.138 euro, mentre quello per i Cge 31.31 è passato da 1.107.500 a 607.500 euro”. Così il deputato della Lega, Simone Billi, eletto nella circoscrizione estero, ripartizione Europa, prendendo la parola in Aula a Montecitorio. “Sollecito il governo a porre rimedio urgentemente a questa situazione per permettere almeno il loro minimo funzionamento nell’interesse delle comunità italiane all’estero”, ha aggiunto Billi.