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Mattarella: comunità italiana consolida amicizia tra nostri paesi

Mattarella: comunità italiana consolida amicizia tra nostri paesiChisinau, 18 giu. (askanews) – “Sono lietissimo di incontrarvi. L’amicizia tra Moldavia e Italia è consolidata ed espressa dalla vostra presenza qui. È una comunità che realizza un grande tessuto, una grande rete di rapporti che consolida l’amicizia tra i nostri Paesi. È un’amicizia che cresce e crescente è la volontà di collaborazione. Tre anni fa era stata a Roma la presidente Sandu, era stata un’occasione di rilancio e anche oggi abbiamo realizzato come la convergenza di vedute sia totale su tutti i settori. Questo è un Paese che si avvicina all’Ue. Spero che questo processo sia realizzato velocemente e presto, con il sostegno dell’Italia”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrando a Chisinau una rappresentanza della collettività italiana.


“Politicamente c’è una vicinanza piena, economicamente va crescendo e culturalmente abbiamo radici comuni”, ha aggiunto.

Borghese (Maie): sedi Confartigianato e Casartigiani in America Latina

Borghese (Maie): sedi Confartigianato e Casartigiani in America LatinaRoma, 12 giu. (askanews) – “Stiamo lavorando per aprire al più presto sedi di Confartigianato e Casartigiani in America latina. Ringrazio vivamente i vertici delle due organizzazioni che ho incontrato al Senato per aver manifestato interesse e volontà a raggiungere questo importante obiettivo”. Lo comunica il senatore Mario Alejandro Borghese, vicepresidente del Maie, dopo aver incontrato a palazzo Madama il presidente di Confartigianato Marco Granelli, il direttore generale di Casartigiani, Pierpaolo Deangelis, che erano accompagnati dal segretario generale Enzo Mamoli e da Marco Sartori presidente di Casartigiani Liguria. “Lo scopo è duplice – aggiunge Borghese – quello di aiutare l’intrapresa degli artigiani italiani e di internazionalizzare ancor più le due organizzazioni di categoria. Adesso i vertici di Confartigianato e Casartigiani provvederanno a individuare in America latina i luoghi dove avviare la loro attività di supporto agli artigiani”.

Mattarella: Parlamento e governo Ue definiscano identità senza indugio

Mattarella: Parlamento e governo Ue definiscano identità senza indugioRoma, 12 giu. (askanews) – “Toccherà ora al Parlamento Europeo, appena designato dalla sovranità dei popoli europei, definire la propria identità e concorrere, con i governi, alle scelte di fronte alle quali siamo, senza indugio”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo all’assemblea di Confcommercio.


Per il capo dello Stato “l’Unione Europea, oltre a essere giustamente definita ‘infaticabile costruttore di pace’, è essenziale per non cadere nella irrilevanza”.

Europee, Meloni vede governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”

Europee, Meloni vede governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”Roma, 10 giu. (askanews) – Ignazio La Russa lo definisce un “risultato perfetto”. E anche Giorgia Meloni, parlando con alcuni fedelissimi, avrebbe usato parole molto simili: “Ci avrei messo la firma sotto”. Perché non c’è soltanto la soddisfazione per un risultato che, dice la premier, “non era scontato”. Ossia la crescita di Fratelli d’Italia di quasi tre punti percentuali rispetto alle Politiche. Ma anche la tenuta complessiva della maggioranza.


Alla vigilia di queste elezioni Europee, infatti, erano due i campanelli d’allarme risuonati a via della Scrofa. Il primo era, inevitabilmente, il responso del referendum che la stessa presidente del Consiglio aveva chiamato su di sé. L’asticella di un punto in più del 26% preso nel 2022 era prudenziale, ma nelle settimane precedenti il voto avevano cominciato a circolare sondaggi non proprio confortanti e, certo, ‘l’incidente del redditometro non aveva contribuito a generare ottimismo. Per questo la presidente del Consiglio ha giocato le ultime battute della campagna elettorale all’attacco: nel partito sono convinti che da Caivano in poi – a cominciare dal famoso ‘sono quella stronza della Meloni’ detto al governatore De Luca – sia cominciata la risalita che ha portato infine al 28,8%. Ma sotto i riflettori c’erano anche le performance degli alleati, a cominciare dalla Lega. I continui distinguo e le sparate degli ultimi giorni di Salvini hanno creato non pochi problemi e imbarazzi alla premier che si accinge a presiedere un G7 nel quale già inevitabilmente ci saranno i riflessi del voto che ha penalizzato Macron in Francia e Scholz in Germania.


Non a caso, già domenica sera Meloni ha tenuto ha sottolineare il buon esito elettorale degli alleati. Il ragionamento è più o meno questo: tutti crescono, anche se magari il Carroccio meno degli altri, e in fondo il sorpasso di Forza Italia è da attribuire all’accordo con Noi moderati. Quindi – il senso – ora l’esecutivo è più al riparo da scossoni e bordate né avrebbero senso richieste di riequilibri della compagine di governo. Certo, resta l’incognita di come Salvini affronterà il fronte interno al suo partito ma la convinzione di chi circonda la premier è che la navigazione dovrebbe essere più tranquilla. Almeno fino a quando non ci si troverà davanti al grande scoglio della manovra economica. Anche perchè adesso la presidente del Consiglio dovrà dedicare molta attenzione al nodo dell’elezione dei vertici delle istituzioni europee, con l’opzione Ursula von der Leyen che torna prepotentemente sul piatto. Meloni, che è anche leader del gruppo dei Conservatori europei, avrebbe avviato già oggi con i suoi un primo giro di orizzonte sulla strategia da attuare. Non che i banchi di prova all’orizzonte manchino. Già dal 20, per esempio, si avvia il grande balletto delle nomine. Tra queste Cdp, il cda della Rai e anche Fs, al cui vertice il ministro dei Trasporti vorrebbe piazzare Stefano Donnarumma, mentre Fdi preferirebbe la conferma di Luigi Ferraris.


E già da martedì riprende anche il cammino delle riforme. L’autonomia alla Camera e il premierato in Senato. Anche in queste ore i meloniani sono tornati a descrivere la “madre di tutte le riforme” come un antidoto all’astensionismo. Il primo via libera è atteso per la settimana prossima, più probabilmente mercoledì o giovedì perché l’aula di palazzo Madama sarà anche impegnata nell’esame del ddl sulla cybersicurezza. Poi l’elezione diretta del premier sbarcherà a Montecitorio dove c’è già un rischio ingorgo con un’altra riforma costituzionale: la separazione delle carriere dei magistrati tanto cara a Forza Italia dovrebbe infatti cominciare il suo iter proprio dalla Camera dove la commissione Affari costituzionali è guidata dall’azzurro Nazario Pagano.

Europee, Pd primo partito in SD, Zingaretti-Bonaccini per capogruppo?

Europee, Pd primo partito in SD, Zingaretti-Bonaccini per capogruppo?Roma, 10 giu. (askanews) – Tanti europarlamentari, il posto d’onore di prima delegazione nel gruppo Pse, ma anche un nodo da sciogliere, quello del capogruppo a Bruxelles. E’ in fondo un piacevole problema, ma in ogni caso una questione che Elly Schlein dovrà gestire con grande accortezza, perché sono molti i nomi di primo piano che potrebbero ricoprire quel ruolo. Innanzitutto c’è da chiarire che le caselle sono di fatto diverse: il posto di capodelegazione Pd nel gruppo di Socialisti e democratici, il ruolo di capogruppo dell’intera pattuglia di parlamentari di S&d, la casella di vice-presidente del Parlamento europeo in questi anni affidata a Pina Picierno.


Come prima delegazione di S&d il posto di capogruppo dovrebbe spettare proprio al Pd e da tempo si faceva per esempio il nome di Stefano Bonaccini, che ha totalizzato 389mila preferenze. Tante, ma meno di quelle che ha preso Antonio Decaro, quasi 500mila, dato difficile da ignorare. Ma un parlamentare Pd sottolinea: “Lui tra un anno potrebbe essere il candidato in Puglia”. Al tempo stesso l’ex governatore dell’Emilia Romagna potrebbe voler mantenere il suo ruolo di presidente Pd. Sia Bonaccini che Decaro, peraltro, sono alla prima esperienza al Parlamento Ue e questo, spiega qualcuno, potrebbe essere considerato un problema.


C’è poi Nicola Zingaretti, il cui nome era circolato soprattutto per la casella di vice-presidente del Parlamento europeo. Zingaretti, d’altro canto, nel centro è arrivato terzo, dietro a Elly Schlein e Dario Nardella, senza superare le 100mila preferenze. Inoltre, bisogna anche considerare che per assegnare a lui la vice-presidenza bisognerebbe ‘bocciare’ la Picierno, che al sud ha conquistato comunque 121mila preferenze e che allo stato è l’unica donna in un ruolo apicale nell’europarlamento. Quindi, c’è anche da valutare la posizione di Brando Benifei, attuale capodelegazione, rieletto con 64mila preferenze. Un puzzle che la Schlein comporrà nelle prossime settimane.

Meloni pensa a G7 e Ue, sfrutterà successo per trattativa top jobs

Meloni pensa a G7 e Ue, sfrutterà successo per trattativa top jobsRoma, 10 giu. (askanews) – Giorgia Meloni ha definito il risultato elettorale – quasi 2,5 milioni di preferenze e Fdi che sfiora il 29% – una “benzina” da usare per i prossimi mesi. Un carburante con cui far girare il motore, nelle prossime settimane, soprattutto sui tavoli internazionali, G7 e trattativa per le istituzioni europee in primo luogo.


Oggi la premier si è presa un giorno libero: saltato quindi il Consiglio dei ministri, presieduto dal vice Antonio Tajani, è arrivata in anticipo a Borgo Egnazia, il resort pugliese che da giovedì a sabato ospiterà il vertice dei sette grandi. Un modo per ‘staccare’ (al netto di qualche intervista radio-tv), controllare di persona i preparativi e studiare i dossier che saranno sul tavolo. Un nodo da sciogliere è quello dell’uso degli extraprofitti russi per finanziare la guerra e la ricostruzione in Ucraina. Joe Biden vuole il via libera, gli europei – Germania in testa – frenano per timore di ripercussioni economiche. Oltre che di Ucraina, si parlerà naturalmente di Medio Oriente (con i leader a sostegno della proposta di accordo Usa) e della situazione nell’Infopacifico, con un focus particolare sui rapporti con la Cina. Due temi a cui Meloni tiene particolarmente sono quello dell’Intelligenza artificiale, con l’intervento di papa Francesco, e quello relativo al Mediterraneo e al rapporto con l’Africa, con la questione connessa delle migrazioni. A questo proposito, la presidente del Consiglio intenderà valorizzare il Piano Mattei e la necessità di un “nuovo approccio” con il continente. Sabato pomeriggio, subito dopo la conferenza stampa finale, Meloni volerà in Svizzera, per partecipare alla Conferenza di pace sull’Ucraina. Sull’agenda, però, una data segnata in rosso è quella di lunedì 17 quando i capi di Stato e di governo del Consiglio europeo si incontreranno a cena a Bruxelles per iniziare a discutere dei “top jobs”, ovvero le posizioni di vertice della istituzioni comunitarie. Si tratterà di una prima ‘ricognizione’ che però getterà le basi per la ricerca di un’intesa. Nonostante l’avanzata delle destre, il risultato uscito dalle urne sembra indicare come unica strada percorribile una nuova maggioranza Ursula, con un Ppe rafforzato, i socialisti e i liberali, che hanno avuto un prevedibile arretramento. In questo quadro Meloni, presidente dei conservatori di Ecr, come si porrà? Lei ha sempre ribadito, nella campagna elettorale, il suo “mai con i socialisti” e la volontà di puntare a una coalizione di governo di centrodestra. I numeri, però, per un assetto del genere non ci sono. E allora il suo ‘veto’ al Pse, incrociato a quello speculare dei socialisti (ma anche di parte del Ppe) nei suoi confronti, la porrà di fatto all’opposizione. Vanno però distinti due piani: uno è quello del governo, con l’Italia che farà partire la nuova Commissione, l’altro è quello politico.


Dunque Meloni premier non potrà negare il via libera italiano all’esecutivo europeo, ma Meloni leader di Fdi potrà schierare il suo partito all’opposizione nell’Europarlamento. Sicuramente però l’affermazione personale e del suo governo, il “più forte d’Europa” come ha detto, potrebbe garantirle un buon potere nel negoziato per “monetizzare” e ottenere un Commissario di peso, ma anche per incidere sui programmi europei. Questo sfruttando anche il buon rapporto personale con Ursula von der Leyen – che oggi appare meno debole rispetto alle settimane precedenti il voto ma che comunque è alla ricerca di appoggi – e le difficoltà in patria di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz. Certo è che la questione non si risolverà in una sera e potrebbe essere decisivo il successivo Consiglio europeo fissato alla fine del mese. “E’ evidente – ha sottolineato Meloni oggi in un’intervista a Vespa – che un governo forte e solido rafforza l’Italia in tutte le sedi internazionali. Per la guida della Commissione Ue il candidato verrà indicato dal Consiglio europeo. L’indicazione spetta al partito che ha avuto più voti, quindi il Ppe, quando sarà formalizzata la valuteremo perchè nel negoziato ci sono diverse questioni che riguardano tutti i ruoli apicali, le deleghe dei commissari, quindi anche del commissario italiano, e io decido e scelgo con l’unico metro dell’interesse nazionale. Sicuramente l’Italia sarà protagonista e non spettatrice”.


A livello internazionale sono fitti gli impegni delle prossime settimane: il vertice Nato a Washington dal 9 all’11 luglio, la Comunità politica europea vicino a Oxford il 18, forse il viaggio in Cina alla fine di luglio, senza escludere qualche altra tappa, magari in Africa. Tutti appuntamenti in cui mostrare la solidità del governo italiano di fronte ai partner e ai mercati e anche mettere nel serbatoio altra “benzina”, di cui ci sarà bisogno al momento di mettere mano ai conti e alla manovra economica. A questo proposito le finanze sono scarse, ma comunque l’intenzione di Meloni – secondo quanto sottolineano fonti di governo – è di dare un ‘segnale’ agli elettori per dimostrare che la loro fiducia è ben riposta. A Giancarlo Giorgetti il compito di trovare le risorse.

Europee, Salis eletta con Avs. E’ scontro con governo su immunità

Europee, Salis eletta con Avs. E’ scontro con governo su immunitàRoma, 10 giu. (askanews) – Ilaria Salis, agli arresti domiciliari in Ungheria, ha vinto un seggio all’europarlamento con Avs ma è scontro con il governo Meloni su tempi e modalità della sua liberazione. Nella notte il padre Roberto, insieme ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, si è rivolto subito ai ministri Tajani e Piantedosi sollecitandoli ad un’azione immediata: comunicare immediatamente l’elezione all’esecutivo ungherese per far scattare l’immunità e permettere il rientro di Ilaria in Italia. Al momento senza successo: il ministro degli Esteri intende aspettare la “proclamazione ufficiale”.


E’ “Ponzio Pilato” replicano da Avs. “Tajani – sostiene il padre della giovane ex insegnante – ha sempre ignorato le esigenze di Ilaria durante questi sedici mesi, ora è più grave perché Ilaria è stata legittimata da 176mila italiani che hanno scritto il suo nome sulla scheda”. A sollevare ulteriori polemiche è il presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale sentenzia che “essendo stata eletta bisogna consentirle di partecipare quantomeno ai lavori del Parlamento quando è in seduta”, aggiungendo però di considerare “una candidatura per far scarcerare una persona qualcosa che non appartiene alla democrazia”.


Così mentre Bonelli accusa Tajani di fare “Ponzio Pilato” ed esprime preoccupazione per l’incolumità di Salis “già minacciata da gruppi di neo-nazisti in Ungheria”, Fratoianni definisce una “battutaccia” quella di La Russa: “democrazia è presentarsi alle elezioni con un programma, con le proprie idee, con i propri candidati e con le proprie candidate. E i cittadini e le cittadine di questo Paese hanno ritenuto giusto ed utile mandare Ilaria all’Europarlamento”. Secondo quanto riferito dall’avvocato di Ilaria Salis, ha spiegato il padre Roberto, il giudice è “informato di quanto successo e attende” che il ministro degli esteri ungherese gli fornisca il pezzo di carta affinché possa disporre l’immunità. Basterebbe che la Farnesina rilasci la dichiarazione richiesta” all’omologo ungherese con l’evidenza dei dati sui risultati elettorali “per procedere, sospendere il processo e rilasciarla”.


Il governo deve smettere di “trincerarsi dietro dei formalismi e andare alla sostanza”, affermano con forza Bonelli e Fratoianni: attendere può significare “ulteriori settimane di detenzione”. Memori di quanto accaduto dopo le politiche del 2022, quando la Cassazione proclamò gli eletti diverse settimane dopo. Dal gruppo dei futuri colleghi della Sinistra europea, il portavoce David Lundy annuncia che contatteranno Salis “nei prossimi giorni. E se ci fossero difficoltà” per applicare, nel suo caso, l’immunità parlamentare, “faremo pressione al Parlamento europeo per assicurare che possa esercitare il suo mandato democratico fin dall’inizio” della nuova legislatura.


Nel frattempo la vice portavoce capo dell’Europarlamento, Delphine Colard, puntualizza che l’immunità è regolata dalle leggi nazionali che devono rispettare il ‘Protocollo su privilegi e immunità’ e dunque i giornalisti sono invitati a rivolgere eventuali domande alle autorità italiane.

Italiani all’estero, La Marca (Pd): consolati trascurati dal governo

Italiani all’estero, La Marca (Pd): consolati trascurati dal governoRoma, 5 giu. (askanews) – “Ho ritenuto di dover interrogare nuovamente il ministro degli Esteri Tajani e chiedo che venga a riferire in Aula, circa le carenze nell’offerta dei servizi erogati da varie sedi consolari, più volte lamentata dai concittadini residenti in Nord America e Centro America. La mia segreteria continua a ricevere numerose segnalazioni principalmente da connazionali residenti nelle circoscrizioni consolari citate”. Lo riferisce la senatrice del Pd Francesca La Marca.


“Oltre un anno fa – continua – nel corso dell’unico incontro tenutosi tra il ministro Tajani e i Parlamentari eletti all’estero, ho avuto modo di portare personalmente all’attenzione del Ministro le difficoltà riscontrate e le segnalazioni ricevute, avanzando poi alcune richieste come la semplificazione nell’utilizzo del portale Prenot@mi e l’implemento del servizio Fast.It”. “Ricordo – conclude la senatrice – che i Consolati sono il nostro biglietto da visita all’estero, il primo canale di relazione che il nostro Paese ha con i cittadini residenti extra UE e in particolare in Nord e Centro America e non possono continuare ad essere trascurati dalle politiche di questo Governo”.

Migranti, Meloni annuncia centri Albania da agosto e attacca opposizioni

Migranti, Meloni annuncia centri Albania da agosto e attacca opposizioniShenjin, 5 giu. (askanews) – I centri per migranti di Shenjin e Gjader in Albania “saranno operativi dal primo agosto”, non saranno una “Guantanamo” e non rappresenteranno un costo ma un “investimento” per l’Italia.


Giorgia Meloni è arrivata in Albania per un sopralluogo ai due siti: Shenjin, pronto da un giorno, sarà un hotspot, Gjader, ancora in via di realizzazione, un Cpr. Per le opposizioni la sua è solo una “passerella” a pochi giorni dalle europee, un “hotspot elettorale”, ironizza il segretario di +Europa Riccardo Magi, arrivato questa mattina nella struttura albanese e strattonato dalla sicurezza locale. Accuse a cui Meloni replica a muso duro: “Non ho fatto campagna elettorale, continuo a fare il mio lavoro. Quello che non posso fare è scomparire. Vado a Caivano ed è uno spot elettorale, vado in Albania ed è uno spot elettorale…non posso sospendere il mio lavoro per un mese”. Dopo un sopralluogo nell’area di Gjader (con i cantieri ancora aperti) la premier visita rapidamente la struttura di Shenjin prima di un punto stampa insieme al ‘collega’ Edi Rama. Nel complesso dei due centri – spiega – saranno portate inizialmente circa mille persone per arrivare poi alla capienza di 3 mila previste dall’accordo. Un accordo “di respiro europeo” che “funzionerà”, si dice certa, che aprirà una “fase nuova” e che sarà “replicabile in molti Paesi”. Lo testimonia, per la premier, la lettera inviata nelle scorse settimane alla Commissione Ue da 15 Paesi su 27. Nel dettaglio, la struttura di Shenjin, situata all’interno del porto, funzionerà come hotspot, per effettuare “screeening sanitario, identificazione, formalizzazione della domanda di asilo” per migranti “salvati in acque internazionali, da navi italiane ufficiali” esclusi “minori, donne, anziani e fragili”. A Gjader, nell’entroterra, invece saranno eseguite le “procedure accelerate di frontiera, in massimo 28 giorni” per quelli che “provengono da Paesi sicuri”, la cui lista è stata appena ampliata. Avrà dunque anche “funzioni di Cpr per coloro che non hanno titolo a entrare e sono in attesa del rimpatrio”. Ci sarà anche “un’area di detenzione per i reati eventualmente commessi all’interno dei centri”. In entrambi la “giurisdizione è italiana, con personale italiano” mentre l’Albania collaborerà per la “sicurezza e sorveglianza” all’esterno. La gestione è stata affidata a Medihospes mentre il trasporto verrà effettuato “da navi governative italiane” ma “da settebre” ci sarà il noleggio di un traghetto, un “hotspot flottante” per 13,5 mln. “Il ricorso al noleggio di navi private – ha precisato – è una misura cautelare dovuta alla situazione internazionale” che potrebbe non consentire la piena disponibilità di navi ‘ufficiali’.


Per quanto riguarda i costi, l’opposizione calcola una spesa che arriverà a un miliardo di euro. Per Meloni i fondi previsti sono “670 mln euro per 5 annni, 134 mln all’anno” pari al “7,5% delle spese di accoglienza” sostenute dall’Italia. E non sarà, per lei, “un costo aggiuntivo” perchè i migranti dovrebbero “comunque essere accolti in Italia”. E’ anzi, rivendica la premier, un “investimento” perchè “può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza”, riducendo quindi gli arrivi. Per lei, quindi, “a pieno regime in Italia risparmieremmo 136 mln”. Alle opposizioni che le chiedono di destinare i soldi previsti per i centri, Meloni replica attaccando: “Sono contrari perchè non vogliono risolvere il problema. Io ho diritto di spendere le risorse dei cittadini per fare quello che mi hanno chiesto. Sto facendo il mio lavoro. Piuttosto si potevano spendere in sanità i 17 mld spesi per le truffe sul superbonus, risorse tolte a malati per darle ai truffatori, gettate dalla finestra a causa di norme scritte male”. Nel suo intervento, Rama ha tenuto un lungo ‘sfogo’ nei confronti della stampa italiana, trovando il sostegno di Meloni. “Provo sollievo nel vedervi tutti qui sani e salvi, in quest’area dove secondo il giornale italiano ‘Domani’ c’è il cuore della malavita albanese – ha ironizzato -. Abbiamo preso molto sul serio questa scoperta inquietante e siccome ‘Domani’ ha detto che la procura sta indagando, abbiamo chiesto informazioni alla procura speciale che ci ha rassicurato che tagliagole malavitosi non esistono: in Albania ci sono criminali ma non ci sono i presupposti per parlare di una mafia albanese”. Con le loro inchieste, dunque alcuni media italiani “anche nel servizio pubblico” (un riferimento a ‘Report’ che però Rama non cita) vogliono “gettare fango sull’Albania per la cooperazione tra i nostri due governi nella lotta all’emigrazione clandestina. Il diritto a opporsi è stato trasformato in un abuso del quarto potere sulla pelle dell’Albania, degli albanesi e anche degli italiani”. E anche la sinistra italiana dovrebbe capire, per Rama, che “la tessera di partito non c’entra un bel niente”. Parole a cui fa eco Meloni: “Rinnovo tutta la solidarietà e vicinanza, mia, del governo italiano e del popolo italiano per gli attacchi che hanno ricevuto da quando hanno deciso di offrire questo aiuto. C’è stata una grandissima campagna denigratoria, è stato dipinto un narco-Stato controllato dalla criminalità ma è un racconto che non torna. Penso che la vera ragione non sia attaccare il governo albanese” ma il governo italiano. Ma così, ammonisce, “quando si mette in mezzo, per attaccare il governo, un partner internazionale, si rischia di fare non un danno al governo ma un danno all’Italia: il rischio è che domani ci siano meno nazioni disposte a stringere accordi con noi”.

Meloni mercoledì in Albania, visita cantieri di centri migranti

Meloni mercoledì in Albania, visita cantieri di centri migrantiRoma, 3 giu. (askanews) – Una visita ‘lampo’ in Albania, per vedere come procede la realizzazione dei due centri che dovrebbero accogliere alcuni dei migranti soccorsi in mare. Giorgia Meloni sarà mercoledì nel Paese delle Aquile per un ‘sopralluogo’ – insieme al premier albanese Edi Rama – a Shengjin, città portuale a circa 70 chilometri a nord della capitale Tirana, e a Gjader, nell’entroterra. Qui sono aperti i cantieri che però procedono più a rilento del previsto: l’obiettivo era l’apertura a maggio, più probabilmente non saranno pronti prima del prossimo autunno.


La realizzazione delle due strutture era stata concordata in un protocollo di intesa siglato da Meloni e Rama lo scorso 6 novembre. Secondo l’accordo, in vigore per 5 anni e rinnovabile per altri 5, i terreni sono concessi a titolo gratuito ma l’Italia prevede da subito 16,5 milioni di euro a titolo di rimborso spese. La costruzione e gestione delle strutture è a carico di Roma. Nei due centri saranno accolti i migranti – solo uomini adulti, quindi esclusi minori, donne e soggetti fragili – soccorsi da mezzi ufficiali dello Stato italiano (non delle Ong). Secondo i piani la capienza a regime sarà di 3 mila persone contemporaneamente. A Shengjin si dovrebbero svolgere le procedure iniziali di sbarco, identificazione e prima accoglienza per i richiedenti asilo mentre a Gjader dovrebbe andare chi è destinato ad essere rimpatriato. Al momento della firma, Meloni aveva parlato di un “accordo di respiro europeo” che “dimostra che si può collaborare sulla gestione dei flussi a 360 gradi. E’ una soluzione innovativa che dimostra che dalla cooperazione e dall’amicizia possono nascere idee nuove e confido che possa diventare un modello ed un esempio da seguire”.


Fin dall’inizio, però, l’opposizione non ha risparmiato critiche al progetto, definendolo “propaganda”. Polemiche rinvigorite dal ritardo nei lavori e dai costi. Sulla lentezza dei cantieri, parlando al ‘Fatto quotidiano’, Rama ha negato responsabilità albanesi: “La nostra parte – ha spiegato – non è coinvolta con i piani di lavoro. L’accordo è di cinque anni e tutto il resto è nelle mani della parte italiana”. Per quanto riguarda i costi, secondo Angelo Bonelli (Avs) si arriverà a spendere “quasi un miliardo di euro” mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi cita “un contratto di tre mesi, una spesa fino a 13,5 milioni di euro, con al centro il noleggio di una nave che dovrebbe prelevare i migranti al largo della costa di Lampedusa per trasportarli in Albania”. La visita di mercoledì è solo “uno spot elettorale” secondo Carlo Calenda mentre Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie della segreteria Pd, accusa: “E’ un gigantesco business utile a finanziare un intervento totalmente inutile proprio sul piano delle politiche migratorie. Sta affiorando sempre di più una realtà fatta di calcoli poi irrimediabilmente smentiti circa l’efficacia del progetto, roboanti annunci e cantieri fantasma accompagnati da svariati milioni che finiranno per finanziare una delle peggiori pagine mai viste riguardanti la gestione del fenomeno migratorio”.