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Droni, Seguirini: monitoraggio cieli evitava allarme New Jersey

Droni, Seguirini: monitoraggio cieli evitava allarme New JerseyRoma, 19 dic. (askanews) – “Le recenti notizie provenienti dal New Jersey, relative all’avvistamento di oggetti volanti non identificati e, in determinati casi, droni, hanno messo in luce l’urgente necessità di un sistema efficace per l’identificazione e il monitoraggio dei cieli per velivoli di bassa quota. Se immaginassimo un paese in cui il Network Remote ID, un sistema cruciale per garantire la sicurezza dello spazio aereo, fosse attivo su tutto il territorio, episodi come quelli riportati dal New Jersey potrebbero essere gestiti in modo strategico e preventivo, evitando situazioni di allarme o criticità”. Lo ha dichiarato Giulio Segurini, CEO di STRADAai, commentando i recenti avvistamenti di presunti droni avvenuti negli Stati Uniti.


L’importanza di un sistema di controllo aereo per i droni va ben oltre la semplice gestione operativa. “Attraverso l’installazione di semplici antenne – ha aggiunto Segurini – è possibile monitorare capillarmente cosa circola a bassa quota nei nostri cieli. Questo sistema non solo sarebbe utile in situazioni come quella avvenuta nel New Jersey, ma garantirebbe anche il regolare flusso di droni per fini commerciali, come il trasporto di merci o farmaci, e per la sicurezza nazionale, anticipando o evitando eventuali intromissioni non autorizzate nel nostro spazio aereo”. Secondo Segurini un sistema di monitoraggio avanzato dello spazio aereo di bassa quota è fondamentale per prevenire situazioni di rischio e garantire una gestione efficiente del traffico aereo non tradizionale. “STRADAai – ha proseguito – sta già lavorando per diffondere in Italia l’adozione di antenne passive in grado di ricevere il Direct Remote ID, cioè il sistema di identificazione obbligatorio per tutti i droni messi in commercio dal 2024. Questi dispositivi, già operativi a Roma, rappresentano una prima implementazione concreta di questa visione”.


“Il futuro della sicurezza aerea – ha concluso Segurini – non può prescindere da un approccio integrato che coinvolga istituzioni pubbliche, aziende private e gestori dello spazio aereo. Solo attraverso una collaborazione stretta e mirata potremo garantire la sicurezza nei cieli e sostenere lo sviluppo di tecnologie che migliorano la vita quotidiana e la protezione nazionale”.

Dai veicoli del futuro ai sensori smart: 46 startup italiane al Ces

Dai veicoli del futuro ai sensori smart: 46 startup italiane al CesMilano, 19 dic. (askanews) – Dai veicoli del futuro ai sensori smart. L’Italia si appresta a tornare al Ces, il più atteso evento tech dell’anno in scena a Las Vegas dal 7 al 10 gennaio, con decine di idee per migliorare il futuro.


La missione italiana, guidata dall’Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), riunisce 46 startup provenienti da tutto il Paese nel padiglione Eureka park, dove condivideranno il palcoscenico con le startup più innovative di tutto il mondo. Fra le tecnologie presentate tanta sensoristica avanzata per la computer vision, la manutenzione predittiva nelle fabbriche, la gestione intelligente dei rifiuti, ma anche space tech, con il progetto della prima costellazione italiana privata di picosatelliti (satelliti di massa inferiore a 1 kg) per le telecomunicazioni IoT.


E poi la mobilità intelligente: dai supercondensatori solidi per veicoli elettrici ad alte prestazioni a un robotaxi a guida autonoma; e ancora tecnologie per marketing e business, come la piattaforma per community che realizzano video per una campagna e quella per automatizzare la creazione di contenuti per la formazione aziendale. Grande attenzione anche per la sostenibilità ambientale: dai pannelli solari leggeri, portatili e pieghevoli, a un sistema di sensori per la presenza di gas inquinanti, con la possibilità di prevenire gli incendi; una soluzione IoT per abbattere i costi energetici dei macchinari industriali senza sostituirli e un’altra per la manifattura additiva che rende obsoleta la produzione massiva di componentistica. E ancora la salute, con tecnologie AI per aiutare i medici in fase di anamnesi, nelle visite veterinarie, o i pazienti per la riabilitazione.


Ci sono anche un “concierge virtuale”, un robot che accompagna le visite al museo e un assistente AI virtuale nello smartwatch. Le startup arrivano da 14 regioni, con la Sardegna in testa per presenze e che, come nelle precedenti edizioni sostiene la missione anche a livello istituzionale, così come il Piemonte. Tante realtà provengono dal Nord, ma il Sud è ben rappresentato da Campania, Sicilia, Molise, Puglia e Calabria.


Anche quest’anno partner della missione è l’ente nazionale di ricerca Area Science Park, che ha tenuto la consueta academy, percorso di formazione per insegnar loro come trarre il massimo dall’esperienza al CES. Le startup presenti sono: 221e, 3dnextech, AI4IV, Apogeo Space, Certy, Coderblock, Èlevit, EMC Gems, Enphos, Eye2Drive, Friendz, Ganiga, GeniAi, Icarus, In Quattro, Innova, Kintana, Laika, Levante, Lieu.city, Mathclick, MIA, Novac, Planybuild, PopulaRise, Proke, Radoff, Rem Montenapoleone, SeismicGuard, Sensor ID, SLY, SnapAll, SpaceVerse, The Thinking Clouds, Tinental, TokNox, ToMove, Travel Verse, Truesense, TUC, Viber Alert, Viralba, Volumio, WiData, WhoTeach, Zephorum.

Svelato il Dna dei Piceni, studio coordinato dalla Sapienza

Svelato il Dna dei Piceni, studio coordinato dalla SapienzaRoma, 22 nov. (askanews) – Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Cnr, rivela le origini genetiche dei Piceni e descrive la struttura genetica di una delle civiltà più affascinanti dell’Italia pre-romana. I risultati, pubblicati sulla rivista Genome Biology, mostrano che esisteva una piccola ma significativa differenziazione tra i popoli Tirrenici e quelli Adriatici, e aiutano a comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l’evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni. “Noi abbiamo un grande fantasma che ci perseguita da molti decenni: sull’Adriatico questo fantasma sono i Piceni” — così si esprimeva, nel 1975, Massimo Pallottino, lo studioso che ha contribuito più di ogni altro allo studio dell’Italia preromana. Oggi, grazie ad uno studio interdisciplinare che ha visto la collaborazione sinergica di archeologi e genetisti, quel “fantasma” torna a vivere, permettendoci di esplorare in profondità le origini, i contatti e l’evoluzione dei Piceni, una delle civiltà più affascinanti dell’Italia preromana.


Uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza Università di Roma in collaborazione con l’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Ibpm) ha, infatti, analizzato il DNA antico di oltre 100 resti scheletrici provenienti da diverse necropoli dell’Italia Centrale, coprendo un arco temporale di più di 1000 anni, dall’età del ferro alla tarda antichità. I risultati, pubblicati sulla rivista Genome Biology, hanno rivelato una storia genetica sorprendente che differenzia i popoli dell’Adriatico da quelli del Tirreno e che fornisce nuovi spunti di riflessione sull’eredità genetica dell’Impero Romano, e sul suo ruolo nel plasmare i cambiamenti genetici e fenotipici in tutta la penisola italiana. “Negli ultimi anni, lo studio del DNA antico sta divenendo uno strumento insostituibile per ricostruire la storia dell’umanità. Attraverso l’analisi del materiale genetico estratto da reperti umani, possiamo comprendere meglio le migrazioni, le interazioni e l’evoluzione delle popolazioni nel corso dei millenni. Questi dati offrono oggi una visione senza precedenti del nostro passato e delle dinamiche che hanno plasmato le società antiche” spiega Fulvio Cruciani, docente di Genetica delle Popolazioni presso Sapienza e coautore dell’articolo.


“L’analisi genomica delle necropoli Picene, di cui la principale è stata quella di Novilara, ha mostrato che, sebbene culturalmente distinto, questo popolo condivideva un patrimonio genetico comune con altre culture coeve ed in continuità con le precedenti culture italiche. Tuttavia, le popolazioni adriatiche presentavano caratteristiche peculiari, legate ai continui scambi commerciali e culturali attraverso l’Adriatico, riflettendo un mosaico complesso di interazioni che hanno plasmato il pool genetico piceno in modo diverso rispetto a quello delle popolazioni tirreniche”, aggiunge Eugenia D’Atanasio, ricercatrice Cnr-Ibpm e co-coordinatrice dello studio. Uno degli aspetti più affascinanti emersi dalla ricerca è la diversità fenotipica dei Piceni rispetto ai loro vicini. Lo studio ha evidenziato che questi mostravano una maggiore prevalenza di tratti fenotipici come occhi azzurri e capelli chiari, caratteristiche molto meno comuni tra le popolazioni coeve come gli Etruschi e i Latini. Questa diversità fisica, unita ai contatti genetici con popolazioni del Nord Europa e del Vicino Oriente, rende i Piceni un caso unico nello studio dell’Italia preromana.


“Questo studio multidisciplinare rappresenta un passo cruciale nella comprensione dell’evoluzione del pool genetico dell’Italia preromana, evidenziando sia la complessità dei movimenti di popolazione che gli scambi culturali che caratterizzavano le società antiche. I risultati aprono nuove prospettive sulla storia demografica dell’intera penisola suggerendo che una società cosmopolita iniziò a emergere e persistette in Italia durante l’età del ferro, raggiungendo il suo apice durante l’epoca imperiale romana”, spiega Beniamino Trombetta, professore di Genetica Umana della Sapienza e responsabile scientifico del progetto. Le analisi sul DNA antico, sebbene ancora agli albori, stanno aprendo nuove e affascinanti prospettive, non solo nel campo dell’archeologia e dell’evoluzione umana, ma anche in quello medico, come dimostrato dal Premio Nobel per la Medicina del 2022, conferito a studi di questo tipo. Seguendo questa tendenza, la pubblicazione di questa ricerca segna una pietra miliare per l’archeogenetica italiana e pone le basi per ulteriori ricerche che potrebbero riscrivere la storia delle nostre origini.

I laboratori multidisciplinari di Balzan: scienza, etica e giovani

I laboratori multidisciplinari di Balzan: scienza, etica e giovaniMilano, 11 set. (askanews) – Laboratori internazionali e interdisciplinari di ricerca per promuovere ulteriormente il messaggio dei Premi Balzan: a Milano si è tenuta l’11esima edizione degli IinteR-LaB, che nascono dalla collaborazione tra la Fondazione Balzan, l’Accademia nazionale dei Lincei e l’Accademia Svizzera di Arti e scienze. A idearli il professor Alberto Quadrio Curzio.


“L’interdisciplinarietà nel contesto della Balzan – ha detto ad askanews Quadrio Curzio, presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, già docente alla Cattolica – è nata ascoltando i primi vincitori dei premi Balzan e rendendomi conto che il dialogo andava accentuato e l’accentuazione poteva venire soprattutto attraverso le giovani generazioni di studiosi, da un lato delle scienze fisiche e matematici naturali e dall’altro delle scienze morali. L’accentuazione attraverso i giovani secondo me è stato il grande successo di questa iniziativa. Si è creata una comunità vivente, quindi non è quindi non è una serie di episodi, ma via via che gli episodi sono cresciuti in numero si è creata anche una comunità di giovani”. L’intento dei laboratori, in questo caso dedicato all’evoluzione, è quello di promuovere la collaborazione tra le scienze, nei loro aspetti teoretici e pratici, con una forte componente anche di intergenerazionalità. Prestando grande attenzione anche agli aspetti etici, nel senso più ampio del termine. Per questo viene naturale domandare al professore qualcosa sul tema dell’intelligenza artificiale. “Una sfida enorme – ci ha risposto Quadrio Curzio – i cui profili anche etico-morali, etico-istituzionali, non per fare dell’etica una parola chiave, ma per spiegare che senza un’etica, ovviamente laica, la scienza può diventare una entità misteriosa che crea problemi enormi per il futuro dell’umanità”.


E sono proprio questi grandi temi che riguardano l’umanità a essere rilevanti per la Fondazione Balzan e per i laboratori.

Electric cars, new material for safer and more sustainable batteries

Electric cars, new material for safer and more sustainable batteriesRoma, 2 mag. (askanews) – A new composite material for lithium batteries cases of electric vehicles to make them safer, more efficient and sustainable is the first outcome of the FENICE project, coordinated by ENEA, comprising 10 partners, including the Fiat Research Center (CRF).


The new fibre-reinforced composite material, developed at the ENEA laboratories, is based on a recyclable pre-preg patented by the Italian company Crossfire, a project partner, and could be a promising alternative to the materials currently on the market in battery casing manufacturing. In recent years car manufacturers, starting from sports car and racing sectors, have been engaged in a technological challenge to reduce the weight of vehicles, especially electric ones, increase their autonomy and contain CO2 emissions. So much so that the market for lightweight composite materials for vehicles is experiencing exponential growth. “Composite materials suitable for mass production, however, must be produced quickly and without generating waste or toxic substances” explained Claudio Mingazzini, researcher at the ENEA Faenza Materials Technologies Laboratory and coordinator of the project. “Furthermore – he said – the raw materials must be low cost, recyclable and, preferably come from a European supply chain”


The Italian company TACITA, specialized in motorcycles and electric vehicles, has already conducted a series of tests in real conditions and in the sporting sector, as a replacement for the current aluminum battery boxes, also on the motorcycles that participated in the Paris – Dakar 2024. This technology will soon be transferred to on-road motorcycles. The battery box prototypes, developed as part of the FENICE project, use a new resin that has all these characteristics, created by Crossfire starting from PET, the plastic material of which common bottles are made. Thanks to an innovative formulation and design, the material has proven to meet the requirements to manufacture various structural components of electric cars, including the battery casing. The casing, made up of alternating layers of fibre-reinforced composite material and aluminium, also ensures high fire resistance.


“Although statistics show that electric vehicles are already much less likely to set on fire than their petrol and diesel equivalents, the aim is for increasingly higher safety levels, which also take into account road accidents, off-roads, flooding and fires caused by external sources. For these reasons the new battery boxes are designed to be resistant to the most extreme conditions” said the researcher. “It is only a first result, but it is an important phase in accelerating electrification and decarbonisation of transportation means” concluded Mingazzini.


The FENICE project will also study possible applications of the same materials (and similar ones based on different resins) in sectors ranging from nautical to railways, from construction to wind power, always with the aim of combining mass production and sustainability. Source: Eneainform

Nuove finestre fotovoltaiche “smart” per la gren energy

Nuove finestre fotovoltaiche “smart” per la gren energyRoma, 12 mar. (askanews) – L’Università di Milano-Bicocca e l’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr, in collaborazione con Glass to Power SpA e il Laboratorio LENS, hanno realizzato la prima finestra “ibrida” intelligente, capace di generare energia elettrica dalla luce solare e di ricevere dati attraverso la luce visibile in modalità wireless. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Advanced Energy Materials.


La sostenibilità energetica e l’interconnessione sono i due pilastri principali su cui si baseranno le smart cities del futuro, con dispositivi energetici intelligenti e connessi, completamente integrati negli edifici, capaci di soddisfare rigorose normative e di avere un impatto energetico minimo. In quest’ambito, nel lavoro pubblicato sulla rivista Advanced Energy Materials, il team composto da ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e di Cnr-Ino, in collaborazione Glass to Power SpA e LENS, ha realizzato e studiato il primo esempio di finestra fotovoltaica dotata anche della capacità di scambiare dati attraverso la luce mediante la tecnologia VLC (Visible Light Communication). “Il dispositivo è stato realizzato sfruttando nuovi concentratori solari luminescenti a Quantum Dots, soddisfa tutte le normative internazionali sugli elementi fotovoltaici e edilizi, ed è stato caratterizzato dal punto di vista di resa energetica di conversione solare secondo i più alti standard internazionali”, spiega Sergio Brovelli, docente dell’Università di Milano-Bicocca e Presidente del Consiglio Scientifico di Glass to Power SpA.


“La finestra “ibrida” messa a punto ha una funzione duale: viene sfruttata non solo come elemento fotovoltaico per la conversione di energia solare in elettrica, ma per la prima volta anche come efficace sistema di ricezione di dati wireless codificati come modulazione di intensità nella luce emessa dalle comuni sorgenti LED, a frequenze impercettibili per l’occhio umano, sfruttando la tecnologia VLC”, continua Jacopo Catani, primo ricercatore del Cnr-Ino. L’uso di sorgenti LED bianche per comunicare dati, oltreché per illuminare, prende anche il nome di Light-Fidelity (Li-Fi). Il dispositivo è in grado di funzionare come ricevitore VLC anche sotto la luce solare diretta, combinando così funzioni di energia e connettività wireless in una soluzione realistica per edifici intelligenti e sostenibili. La capacità di generare energia elettrica raccogliendo la luce solare o artificiale e al contempo di trasmettere dati apre anche la possibilità di realizzare dispositivi intelligenti autoalimentati, che possano scambiare dati in modo pervasivo e sostenibile senza sostanziale impatto energetico o sulla salute umana.


Questo risultato pionieristico rappresenta un importante passo verso l’utilizzo sostenibile e green delle tecnologie ottiche nelle smart cities e nell’implementazione dell’Internet of Things (IoT) e della rivoluzione promessa dai sistemi di comunicazione di sesta generazione (6G). Credits immagine: Rivista Advanced. Energy Materials 2024

L’astronauta dell’ESA Andreas Mogensen torna sulla Terra

L’astronauta dell’ESA Andreas Mogensen torna sulla TerraRoma, 12 mar. (askanews) – L’astronauta dell’ESA di nazionalità danese Andreas Mogensen è tornato sulla Terra come membro dell’equipaggio Crew-7, segnando la fine della sua missione Huginn e la sua seconda permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale.


Il veicolo spaziale Dragon di SpaceX si è sganciato autonomamente dalla Stazione Spaziale il 11 marzo 2024 alle ore 16:20 CET. Dopo aver completato una serie di manovre (burns) di deorbita, il veicolo spaziale è rientrato nell’atmosfera terrestre e ha dispiegato i suoi paracadute per un ammaraggio al largo della costa della Florida il 12 marzo alle 10:47 CET. L’equipaggio Crew-7, che comprende Andreas, l’astronauta della NASA Jasmin Moghbeli, l’astronauta della JAXA Satoshi Furukawa e il cosmonauta di Roscosmos Konstantin Borisov, è stato lanciato verso la Stazione il 26 agosto 2023 e ha trascorso più di sei mesi vivendo e lavorando in orbita come membri delle Spedizione 69 e 70.


Andreas era il pilota del veicolo Dragon, responsabile quindi di garantire le prestazioni e i sistemi del veicolo spaziale mentre si dirigevano verso la Stazione Spaziale. Per la prima volta un astronauta europeo ha ricoperto questo ruolo su un veicolo spaziale Dragon. All’inizio di quest’anno Andreas ha anche accolto il collega astronauta dell’ESA Marcus Wandt a bordo della Stazione per la sua missione Muninn.

Spazio, stadi Ariane 6 in fase di assemblaggio per volo inaugurale

Spazio, stadi Ariane 6 in fase di assemblaggio per volo inauguraleRoma, 5 mar. (askanews) – Lo stadio principale e lo stadio superiore per il volo inaugurale di Ariane 6 sono attualmente nella linea di assemblaggio finale del corpo centrale all’Edificio Assemblaggio Lanciatore (BAL) situato nel complesso di lancio ELA4. Il corpo centrale è costituito dallo stadio principale e dallo stadio superiore, assemblati insieme grazie a una struttura di interfaccia tra gli stadi. Una volta assemblato, sarà trasferito dal BAL alla rampa di lancio.


Una volta sulla rampa di lancio, il corpo centrale sarà sollevato in posizione verticale e collocato sul piano di lancio. Lì saranno aggiunti i due booster, uno per lato, per formare un Ariane 62. Anche questi due booster a combustibile solido sono in fase di integrazione finale da parte dei team di ArianeGroup in un edificio appositamente allestito presso lo spazioporto europeo. Infine, il composito superiore, costituito dalla carenatura e dai carichi utili, sarà aggiunto al lanciatore sulla rampa di lancio. Lo stadio principale e lo stadio superiore sono arrivati in Guyana francese a bordo di Canopée il 21 febbraio, dai siti di ArianeGroup di Les Mureaux e Brema.


Il programma Ariane 6 è gestito e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In qualità di appaltatore e di autorità di progettazione principale del lanciatore, ArianeGroup è responsabile del suo sviluppo e della sua produzione con i suoi partner industriali, nonché della sua commercializzazione attraverso la sua filiale Arianespace. L’Agenzia spaziale francese, CNES, e i suoi partner contrattuali sono responsabili della costruzione della rampa di lancio dedicata ad Ariane 6 a Kourou, nella Guyana francese. Il CNES, in collaborazione con ArianeGroup, conduce anche i test combinati sotto la responsabilità dell’ESA.

MWC, Lenovo tra democrazia della tecnologia ed etica per l’AI

MWC, Lenovo tra democrazia della tecnologia ed etica per l’AIBarcellona, 1 mar. (askanews) – Sfidare il futuro in una gara ai concept più sorprendenti, è quello che accade in un grande evento tecnologico come il MWC – Mobile World Congress di Barcellona. Tra le aziende presenti c’è anche Lenovo, che ha presentato un computer con display trasparente, ma anche nuovi pc con intelligenza artificiale. Accanto ai prodotti, però, abbiamo cercato di capire la filosofia che questi hanno alle spalle, la visione. E ne abbiamo parlato con Tom Butler, Executive Director of ThinkPad Portfolio and Product Management, Intelligent Devices Group dell’azienda. “La visione di Lenovo – ha detto ad askanews – è nel motto ‘Tecnologia moderna per tutti’. Questa è l’idea che applichiamo nel nostro lavoro, sui device, sulle soluzioni e su tutti gli aspetti che possiamo considerare nell’uso della tecnologia”.


Nello stand si sente più volte risuonare il concetto di una “democrazia della tecnologia”, che vuole significare accessibilità e inclusione, che vanno di pari passo con lo sviluppo del business, ovviamente. Ma, qui come ovunque nella fiera catalana, le parole che ritornano più spesso sono sempre “Intelligenza artificiale”. “Portare l’intelligenza artificiale nei nostri device – ha aggiunto il direttore – significa guadagnare tempo, ed è il più grande benefit che posiamo immaginare. L’intelligenza artificiale ci aiuta a essere più veloci nello svolger alcune operazioni e quindi ci permette di avere più tempo da dedicare agli aspetti creativi che noi esseri umani possiamo mettere nel lavoro”. Il ragionamento di Lenovo è molto chiaro, ma è altrettanto evidente che intorno all’intelligenza artificiale ci possono essere ancora incertezze e legittime preoccupazioni. Cosa si risponde a chi ne ha un po’ paura? “Quello che facciamo come compagnia globale – ha risposto Tom Butler – è concentrarci su un uso dell’intelligenza artificiale sicuro, rispettoso della privacy ed etico. Per questo pensiamo di poter sviluppare responsabilmente delle soluzioni AI per le nostre tecnologie”.


Una delle grandi partite che si giocano al MWC 2024 sta proprio nelle risposte che verranno date a questa domanda, oggi certamente, ma anche nel futuro.

Spazio, arrivata in Guyana francese la nave con stadi Ariane6

Spazio, arrivata in Guyana francese la nave con stadi Ariane6Roma, 22 feb. (askanews) – E’ arrivata nel porto di Pariacabo, a Kourou, nella Guyana francese, la nave da trasporto Canopée con gli stadi di Ariane 6.


La nave a propulsione ibrida è costruita su misura per il trasporto di Ariane 6 ed è in grado di trasportare tutte le parti dell’intero lanciatore in un’unica traversata atlantica, dopo averle raccolte in Europa. A Kourou saranno assemblati dai team di ArianeGroup per formare il corpo centrale del lanciatore. Il lanciatore sarà poi trasferito dal Launcher Assembly Building alla rampa di lancio. Una volta sulla rampa di lancio, il corpo centrale sarà sollevato in posizione verticale e posizionato sulla rampa di lancio. A questo si aggiungeranno i due booster, che saranno installati su entrambi i lati per formare l’Ariane 62. Anche questi due booster a razzo solido sono in fase di integrazione finale da parte dei team di ArianeGroup in un edificio dedicato presso il Centro Spaziale della Guyana. Il composito superiore, che comprende il fairing e i carichi utili, si unirà poi al lanciatore sulla rampa di lancio.


Lo stadio superiore criogenico, dotato del motore Vinci, è integrato presso il sito ArianeGroup di Brema, in Germania. Lo stadio principale criogenico, dotato del motore Vulcain 2.1, è integrato presso il sito ArianeGroup di Les Mureaux, vicino a Parigi. Dopo essere stati sottoposti a una serie di test funzionali al termine dei lavori di integrazione, i due stadi sono partiti per il porto di Brema il 5 febbraio e per Le Havre il 10 febbraio. Ariane 6 è un programma gestito e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). In qualità di capocommessa e autorità di progettazione del lanciatore, ArianeGroup è responsabile dello sviluppo e della produzione con i suoi partner industriali, nonché della commercializzazione attraverso la sua filiale Arianespace. Il CNES e i suoi partner contrattuali sono responsabili della costruzione della rampa di lancio a Kourou, nella Guyana francese. Inoltre, il CNES sta effettuando i test combinati in collaborazione con ArianeGroup e sotto la responsabilità dell’ESA.