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L’Accademia Italiana Videogiochi protagonista a Maker Faire

L’Accademia Italiana Videogiochi protagonista a Maker Faire


L’Accademia Italiana Videogiochi protagonista a Maker Faire


L’Accademia Italiana Videogiochi protagonista a Maker Faire – askanews.it

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Roma, 19 ott. (askanews) – L’Accademia Italiana Videogiochi (AIV) è tra le realtà protagoniste di Maker Faire Rome 2023 “The European Edition”, in programma dal 20 al 22 ottobre 2023 alla Fiera di Roma. La grande rassegna che celebra l’innovazione darà, infatti, ampio spazio al videogaming dedicandogli l’area EdTech, con l’obiettivo di diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza delle opportunità che questo settore può offrire. Per realizzare questa nuova area – la Camera di Commercio di Roma che promuove e organizza la kermesse – ha coinvolto l’Accademia Italiana Videogiochi riconoscendola come uno dei più importanti attori dell’industria italiana dei videogiochi. L’Accademia si conferma così come un punto di riferimento nel panorama italiano e internazionale per la formazione e lo sviluppo di talenti nel settore dei videogiochi. La sua collaborazione con Maker Faire Rome 2023 è un perfetto esempio di come il gaming possa essere utilizzato non solo come forma di intrattenimento, ma anche come strumento educativo e culturale. Per l’occasione, l’Accademia Italiana Videogiochi (AIV) celebrerà la creatività declinandola nel mondo del gaming.

Si chiama ‘Perfect Human Experience’ l’installazione pensata da AIV per Maker Faire Rome 2023, e permetterà a tutti i visitatori di compiere un percorso alla riscoperta del genio e del seme creativo che si cela in tutti noi, conciliando intelligenza artificiale ed emotiva.  La performance esperienziale potrà essere vissuta in quattro aree distinte dello stand, con un effetto a crescere che lo porterà passo dopo passo a ripercorrere un viaggio fatto di emozioni e sorprese, le stesse che vivono studentesse e studenti a partire dal loro primo approdo in Accademia fino all’inserimento nel mondo del lavoro. Sarà un percorso immersivo e altamente coinvolgente, che ogni visitatore potrà sperimentare in prima persona. La performance sarà attiva in quattro momenti di ogni giornata: due la mattina e due il pomeriggio, per la durata di un’ora. Ma ci saranno tanti altri buoni motivi per visitare lo stand dell’Accademia: demo giocabili, sviluppo e illustrazione di nuovi software, game jam, playtest e talk divulgativi sullo sviluppo di videogiochi.

Il viaggio svolto durante i tre giorni alla Maker Faire proseguirà con il progetto AIV CAMP: giornate aperte a ragazzi, docenti e genitori che avranno lo scopo di raccontare quel che sottende allo sviluppo di un prodotto di intrattenimento interattivo. Descrivendo l’industria dei videogiochi, le dinamiche aziendali dello sviluppo e le professioni coinvolte, i partecipanti avranno modo di comprendere quali sono le competenze necessarie per inserirsi sia nell’industria della produzione di videogiochi, sia negli ambiti produttivi diversi dall’intrattenimento (simulazione, architettura, formazione ecc) in cui tali competenze possono essere applicate. L’obiettivo specifico del progetto è la diffusione della cultura digitale e l’orientamento alla professionalizzazione dei suoi giovani, contribuendo alla conoscenza di scienze, tecnologie, linguaggi dell’interattività, simulazioni virtuali e opere interattive, con particolare attenzione alle competenze professionali richieste nell’industria videoludica e audiovisiva in genere (hard/soft skills). L’obiettivo generale è infondere la consapevolezza del videogioco non solo come passatempo, ma come prodotto industriale; non solo come intrattenimento, ma come piattaforma utile a campi come quello formativo o terapeutico e quindi per sbocchi professionali in settori diversi da quello di riferimento. La presenza di AIV a questa edizione di Maker Faire coincide con il ventennale dell’Accademia, che in questi anni si è costruita una posizione di leadership nella formazione in ambito videoludico, diventando una riconosciuta eccellenza nel settore. La base del successo è l’aver puntato su innovazione, tecnologia e creatività, incentrando il lavoro sulla persona intesa come “perfect human”, dotata di creatività tecnica (hard skills) e intelligenza emotiva ( soft skills).

Lo spazio di AIV sarà allestito nella nuova area LEARN uno spazio speciale sull’universo dei videogiochi all’interno della mostra organizzata dalla Camera di Commercio di Roma. Da anni l’Accademia è impegnata nel supportare istituzioni scolastiche, istituzioni e MDL (Mondo Del Lavoro) nella creazione di percorsi professionalizzanti allineati con le richieste del mercato globale dell’industry dei videogiochi, attraverso la promozione di progetti educativi che utilizzano i videogiochi come strumento di apprendimento interdisciplinare. Grazie al suo approccio distintivo, AIV cura la crescita professionale dei propri studenti, valorizzando e rafforzando le loro attitudini personali. Il punto forte di AIV a Maker Faire sarà proprio la presenza degli studenti, veri protagonisti dell’evento, che effettueranno dimostrazioni pratiche, spiegheranno metodi e flussi di lavoro e si metteranno a disposizione per fare rete e creare nuove connessioni. L’Accademia Italiana Videogiochi nasce nel 2004 ed è il primo centro formativo in Italia dove gli appassionati del videogioco, sia come arte che come forma di intrattenimento, possono apprendere la professione dello sviluppatore, lavorare in maniera creativa e flessibile e acquisire competenze aggiornate agli ultimi standard. Nel 2005 AIV diviene eccellenza del settore secondo la Relazione Informativa del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie e raccoglie l’interesse di tutti i maggiori media nazionali di rilievo. Attualmente, nelle sedi di Roma e Milano, svolge corsi di Game Programming, 3D Art, Game Design, Narrative Design, Character Animation, Strategic Writing e Musica. Dal 2023 AIV è ufficialmente UATC: Centro di Formazione di Unreal Engine autorizzato da Epic.

OpenAI tratta col designer dell’iPhone per un primo device IA

OpenAI tratta col designer dell’iPhone per un primo device IARoma, 28 set. (askanews) – OpenAI vuole costruire l’”iPhone” dell’intelligenza artificiale e a questo scopo è in trattativa con il designer Jony Ive – l’ex designer della Apple – e con la SoftBank di Masayoshi Son per lanciare il device che dovrà rendere popolare l’IA. Il fondo giapponese, in particolare, dovrebbe finanziare l’operazione con un miliardo di dollari. Lo riferisce oggi il Financial Times.

Sam Altman, il numero uno di OpenAI, ha intercettato Ive – che dopo essere uscito da Apple ha fondato LoveFrom – per chiedergli di sviluppare il primo device consumer, secondo tre fonti interpellate da FT. E i due avrebbero già avuto delle riunioni a San Francisco per mettere assieme le idee. L’idea è quella di creare un oggetto che consenta agli utenti un’esperienza intuitiva e diretta, così come Apple fece con l’iPhone.

Masayoshi Son entra nell’operazione perché vorrebbe un ruolo centrale per il designer di chip Arm, di proprietà di SoftBank, recentemente sbarcato in borsa con la IPO più ricca dell’anno. La prospettiva è quella di creare una nuova compagnia con la presenza delle tre entità, in cui SoftBank metterebbe un miliardo di dollari. Le discussioni sono state definite “serie”.

Secondo la Nasa la prossima eclissi solare consentirà grandi scoperte

Secondo la Nasa la prossima eclissi solare consentirà grandi scoperteRoma, 27 set. (askanews) – L’eclissi solare totale in arrivo la prossima settimana che coprirà parti degli Stati Uniti occidentali offre un’opportunità “mozzafiato” per sondare i continui misteri dell’interno della nostra stella e l’impatto che la radiazione solare ha sull’atmosfera terrestre, Lo ha detto lo scienziato del programma eliofisico della NASA Madhulika Guhathakurta.

La Lituania punta sul biotech: un hub per le scienze della vita

La Lituania punta sul biotech: un hub per le scienze della vitaVilnius, 20 set. (askanews) – La Lituania rilancia la propria scommessa sulle Scienze della vita e sul biotech e lo fa con l’evento Life Sciences Baltics in corso nella capitale Vilnius. Una due giorni che ha riunito attori istituzionali, ricercatori e molte aziende e che è stata aperta dalla ministra dell’Economia della Lituania, Ausrinè Armonaitè. “Siamo molto felici di organizzare questo evento internazionale sulle Scienze della vita – ha detto ad askanews -; siamo sicuri di avere qualcosa da dare in questo campo ai nostri partner globali. Entro il 2030 la Lituania si è data l’obiettivo di arrivare al 5% del PIL prodotto dalle Life Sciences, siamo consapevoli che è un traguardo molto impegnativo, ma avendo le nostre università, le nostre imprese, la nostra ambizione e i nostri sogni, e anche amici da tutto il mondo, pensiamo che sia un obiettivo raggiungibile”.

Grazie a una storica vocazione del Paese verso la ricerca, in particolare quella nel settore della biologia, unita anche a un regime di tasse vantaggioso, la Lituania si presenta come un attrattore di investimenti internazionali e l’obiettivo dichiarato è quello di vederli crescere ancora di più. Partendo dai successo delle aziende e delle startup locali che stanno ottenendo riconoscimento in Europa e nel mondo e che portano oggi l’industria delle life sciences a valere il 3% del Pil della Lituania, rispetto a una media europea intorno all’1%. “La ricerca per noi è molto importante – ha aggiunto la ministra dell’Economia – e il nostro obiettivo è di attrarre nelle nostre università sempre più talenti da tutto il mondo”. Tra questi, per esempio, Stephen Knox Jones, genetista statunitense che ha portato il proprio laboratorio di ricerca che studia le modifiche al DNA all’università di Vilnius e ha preso parte a Life Sciences Baltics. “Ci concentriamo in particolare sui modi più sicuri ed efficaci – ci ha spiegato il professore – per fare queste modifiche al codice genetico. Nello specifico ci occupiamo di due aspetti: il modo in cui identificare il punto sul quale si deve intervenire e, soprattutto, come garantire che la modifica sia quella che vogliamo fare e non riguardi altri aspetti del genoma”. È chiaro, anche da questi temi di ricerca, che le implicazioni sono enormi e riguardano certamente la scienza, ma anche l’etica, oltre che il confronto con il grande business. Temi che sono importanti da ribadire, soprattutto qui, perché si punta molto sulla collaborazione tra università e imprese. Le università della Lituania producono ogni anno tra 5 e 7mila esperti in materie STEM e la domanda di posti di lavoro nei settori tecnologici, del biotech in particolare, è in forte crescita, così come in crescita sono le retribuzioni. “Oggi – ha spiegato Tomas Andrejaukskas, presidente della LithuaniaBIO, Associazione di Biotecnologia del Paese – il settore è molto attrattivo per gli aspetti finanziari e, soprattutto, per le prospettive che offre”. Prospettive che riguardano le scienze della vita, ma anche altri ambiti di ricerca, come per esempio l’intelligenza artificiale, tema verso il quale la ministra Armonaitè ha mostrato attenzione “dal punto di vista dell’innovazione. Non si può pensare di gestirlo solo dal punto di vista regolatorio”. E anche questo esempio si inserisce alla perfezione nel solco dell’apertura al nuovo che la Lituania rivendica con forza: più innovazione e meno burocrazia, per dirla con uno slogan. “Siamo un Paese piccolo, ma con una storia secolare di popolo di mercanti. Quello che produciamo qui deve essere applicabile su scala globale. Essendo piccoli dobbiamo per forza essere locali, ma dobbiamo pensare in modo globale”, ha concluso la ministra dell’Economia.

Un passo in questo senso è la volontà di fare di Vilnius un vero e proprio hub delle scienze della vita, unendo e rinforzando tutti gli elementi che già esistono, a partire dalle eccellenze accademiche. Eventi come questa nuova edizione di Life Science Baltics vanno nel senso di promuovere il Paese, potenziare le sinergie e le relazioni, oltre che di dare un quadro dello stato della ricerca. E che tutto ciò avvenga all’interno dell’Unione europea, ma anche a circa 50 km dal confine, piuttosto caldo, con la Bielorussia di Lukashenko è un altro elemento significativo di questa storia. (Leonardo Merlini)

L’Aeronautica Militare sull’ISS con la missione AX-3 di Axiom

L’Aeronautica Militare sull’ISS con la missione AX-3 di AxiomMilano, 12 set. (askanews) – La Difesa e l’Aeronautica Militare saranno a bordo della missione spaziale Ax-3 di Axiom Space, il cui lancio è previsto non prima di gennaio 2024 e che porterà il Colonnello Walter Villadei sulla Stazione Spaziale Internazionale, con un equipaggio, interamente di origini europee, di 4 persone, ai comandi dell’ex astronauta della Nasa Michael Lopez-Alegrìa, nato in Spagna e al quale si è appena aggiunto l’astronauta svedese dell’Esa, Marcus Wandt.

Villadei sarà il pilota della navetta Crew Dragon che porterà l’equipaggio sulla ISS. “La presenza di un ufficiale italiano a bordo della missione – ha commentato il ministro della Difesa, Guido Crosetto – è un passo fondamentale nello sviluppo della strategia italiana per lo Spazio, in cui la Difesa condivide e supporta lo sforzo del Governo, delle istituzioni e delle aziende del Paese. Viene garantita così la proiezione dell’Italia verso una presenza sempre più attiva in ambito della difesa e sicurezza nazionale cogliendo, nel contempo, le opportunità offerte dalla New Space Economy”.

Questa attività rappresenta per l’Italia un’occasione privilegiata per continuare a promuovere il suo impegno verso un accesso sicuro ed efficace allo Spazio, che costituisce una naturale espansione degli ambiti di competenza dell’Aeronautica Militare. La missione consentirà di specializzare e valorizzare ulteriormente le competenze nazionali nel dominio Spazio, anche grazie alla collaborazione con il mondo accademico, industriale e imprenditoriale.

Martedì 12 settembre 2023, inoltre, Axiom Space ha reso noto l’equipaggio della missione Ax-3, confermando la presenza, in qualità di mission specialist, dell’astronauta svedese dell’Esa Marcus Wandt, protagonista della missione “Muninn”. In tal modo, Ax-3 sarà la prima missione commerciale di volo spaziale umano che vede la partecipazione di un astronauta dall’Esa, per compiere esperimenti scientifici nelle due settimane di permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale.

“L’Esa – ha commentato il direttore dell’Esplorazione Umana e Robotica dell’ESA, Daniel Neuenschwander – supporta una nuova generazione di esploratrici ed esploratori spaziali che utilizzano l’accesso commerciale allo Spazio, proponendo nuove idee, nuovi concetti e nuove ricerche. Un accesso più versatile allo Spazio permetterà di rafforzare la presenza europea nell’ambito dell’economia e della conoscenza ben al di là della Terra”.

Giappone ha lanciato il suo primo lander lunare: arrivo tra 4 mesi

Giappone ha lanciato il suo primo lander lunare: arrivo tra 4 mesiRoma, 7 set. (askanews) – Un razzo vettore giapponese H-IIA con lo Smart Lander for Investigating Moon (SLIM) e un satellite soprannominato X-Ray Imaging and Spectroscopy Mission (XRISM) è stato lanciato oggi dal Centro spaziale di Tanegashima, secondo la Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA).

Il lancio era inizialmente previsto per il 26 agosto ma èera stato rinviato due volte a causa delle condizioni meteorologiche. Secondo quanto previsto dall’agenzia spaziale, il lander giapponese raggiungerà l’orbita della Luna in 3-4 mesi e atterrerà sul suo suolo in 4-6 mesi.

Il Giappone si candida così a diventare il quinto paese a sbarcare sulla Luna, dopo Stati Uniti, Russia, Cina e India.

La Nasa ha perso i contatti con la sonda Voyager 2 che è nello spazio da 46 anni

La Nasa ha perso i contatti con la sonda Voyager 2 che è nello spazio da 46 anniRoma, 3 ago. (askanews) – La Nasa ha perso i contatti con la sonda Voyager 2, che è nello spazio da 46 anni. Voyager 2, la cui missione è iniziata nel 1977, si trova attualmente a 19,9 miliardi di chilometri dalla Terra. Nonostante l’interruzione, l’Agenzia spaziale americana ha spiegato che gode di “buona salute”.

I contatti con la sonda sono stati persi per errore. I comandi inviati il 21 luglio “hanno inavvertitamente fatto puntare l’antenna a due gradi dalla Terra”, ha dichiarato la Nasa in una nota. Questo ha determinato un’interruzione della comuniczione dei dati che, secondo le aspettative dell’Agenzia spaziale, dovrebbe essere ripristinata attraverso una manovra di reindirizzamento automatico nel mese di ottobre. Nel frattempo gli esperti americani sono riusciti ad avere indicazioni sul fatto che la sonda gode ancora di “buona salute”. Il “polso” di Voyager 2 è stato rilevato grazie all’utilizzo del “deep space network”, una rete internazionale di antenne, ha precisato all’AFP Suzanne Dodd, responsabile della missione alla Nasa, secondo quanto si legge su Le Figaro. “Quindi sappiamo che la nave è viva e operativa. Ci ha reso felici”, ha commentato l’esperta.

Nasa ha perso contatti con sonda Voyager 2, nello spazio da 46 anni

Nasa ha perso contatti con sonda Voyager 2, nello spazio da 46 anniRoma, 3 ago. (askanews) – La Nasa ha perso i contatti con la sonda Voyager 2, che è nello spazio da 46 anni. Voyager 2, la cui missione è iniziata nel 1977, si trova attualmente a 19,9 miliardi di chilometri dalla Terra. Nonostante l’interruzione, l’Agenzia spaziale americana ha spiegato che gode di “buona salute”.

I contatti con la sonda sono stati persi per errore. I comandi inviati il 21 luglio “hanno inavvertitamente fatto puntare l’antenna a due gradi dalla Terra”, ha dichiarato la Nasa in una nota. Questo ha determinato un’interruzione della comuniczione dei dati che, secondo le aspettative dell’Agenzia spaziale, dovrebbe essere ripristinata attraverso una manovra di reindirizzamento automatico nel mese di ottobre. Nel frattempo gli esperti americani sono riusciti ad avere indicazioni sul fatto che la sonda gode ancora di “buona salute”. Il “polso” di Voyager 2 è stato rilevato grazie all’utilizzo del “deep space network”, una rete internazionale di antenne, ha precisato all’AFP Suzanne Dodd, responsabile della missione alla Nasa, secondo quanto si legge su Le Figaro. “Quindi sappiamo che la nave è viva e operativa. Ci ha reso felici”, ha commentato l’esperta.

Cicap: Felici e orgogliosi per traccia Piero Angela in maturità 2023

Cicap: Felici e orgogliosi per traccia Piero Angela in maturità 2023Roma, 21 giu. (askanews) – Il ruolo della creatività, anche “distruttiva”, e della “ricchezza immateriale” nel nuovo panorama mondiale in cui le idee innovative avranno (e già hanno) un ruolo da protagoniste. Si può sintetizzare così la traccia del tema scientifico, proposta dal Ministero dell’Istruzione per l’esame di maturità 2023, incentrata sull’ultimo libro di Piero Angela “Dieci cose che ho imparato” (Mondadori, 2022). Nel brano proposto, il padre della divulgazione scientifica italiana e fondatore del CICAP, scomparso ad agosto 2022, riflette sul valore delle idee innovative anche in un contesto come quello odierno, dominato da grandi e repentini cambiamenti, in cui è facile per un’azienda o una professione diventare velocemente obsoleti.

Piero Angela definisce questo processo “distruzione creativa”, a cui oppone la “ricchezza immateriale”: l’idea in più che fa la differenza e garantisce la sopravvivenza anche delle attività non direttamente produttive, come quelle artistiche e culturali. Può essere proprio questa la sfida di un futuro che è già iniziato e che corre veloce. Il commento del professor Sergio Della Sala, presidente del CICAP: “Siamo felici che una traccia della maturità faccia riferimento al fondatore del CICAP, Piero Angela. Il documento sottolinea l’importanza, anche economica, del sapere, della conoscenza. Che poi è l’essenza dell’azione CICAP, pur se principalmente focalizzato al sapere scientifico. Solo con la diffusione della conoscenza potremo sperare in una società più equa. La scienza ci fa vivere meglio, e ci permette di navigare le complessità. Ma dobbiamo saperla usare, e evitare le allodole semplicistiche di pseudoscienze e scientismo. I ragazzi che sceglieranno questa traccia sono invitati a partecipare ad un evento a loro dedicato in occasione del CICAP Fest che si terrà a Padova il 13-15 ottobre, dove ricorderemo Piero”.

Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) è un’associazione di promozione sociale, scientifica ed educativa, che promuove un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito con l’obiettivo di diffondere il metodo scientifico e lo spirito critico. Il CICAP nasce nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati, intellettuali e appassionati, ed è oggi presieduto dal professor Sergio Della Sala.

Team scienziati Gb-Usa crea in laboratorio embrioni umani sintetici

Team scienziati Gb-Usa crea in laboratorio embrioni umani sinteticiRoma, 15 giu. (askanews) – Un esperimento che solleva inevitabilmente gravi perplessità bioetiche quello realizzato nel Regno unito da una squadra di scienziati che sono riusciti a far crescere embrioni umani sintentici utilizzando cellule staminali. Ne dà notizia oggi il Guardian.

Gli scienziati hanno affermato che questi embrioni, che assomigliano a quelli delle prime fasi dello sviluppo umano, potrebbero fornire un punto d’osservazione fondamentale per la formazione di disturbi genetici o per stabilire le cause biologiche degli aborti ricorrenti. Nel contempo, però, questo tipo di attività solleva gravissimi problemi etici e normativi. Le strutture biologiche create in laboratorio non presentano un cuore pulsante o un inizio di cervello, scrive il Guardian. Includono invece cellule che normalmente vanno a formare la placenta o lo stesso embrione.

“Possiamo creare modelli simili a embrioni umani riprogrammando le cellule (staminali embrionali)”, ha detto Magdalena Zernicka-Goetz dell’Università di Cambridge e del California Institute of Technology, nel descrivere la ricerca in un discorso tenuto presso l’incontro annuale dell’International Society for Stem Cell Research a Boston. Non vi è alcuna prospettiva a breve termine che gli embrioni sintetici – creati quindi senza l’intervento di sperma o la presenza di ovuli – vengano destinati all’uso clinico. Sarebbe inoltre illegale nel Regno unito impiantarli nell’utero di una paziente e non è ancora chiaro se queste strutture abbiano il potenziale per continuare a maturare oltre le prime fasi di sviluppo.

Gli scienziati hanno motivato questa ricerca sostenendo che serve per comprendere meglio i meccanismi di sviluppo genetici, alla luce dei limiti che sono normativamente posti nella coltivazione degli embrioni umani, che è oggi di 14 giorni. Robin Lovell-Badge, capo della ricerca biologica delle cellule staminali e della genetica dello sviluppo presso il Francis Crick Institute di Londra, ha dichiarato: “L’idea è che, se si modella davvero il normale sviluppo embrionale umano utilizzando le cellule staminali, sia possibile ottenere un’enorme quantità di informazioni su come iniziamo lo sviluppo, su cosa può andare storto, senza dover utilizzare embrioni precoci per la ricerca”.

In precedenza, il team di Zernicka-Goetz e un gruppo rivale presso l’Istituto Weizmann in Israele avevano già dimostrato che le cellule staminali dei topi potrebbero essere indotte ad autoassemblarsi in strutture embrionali precoci con un tratto intestinale, l’inizio di un cervello e un cuore pulsante. Da allora, è in corso una gara per tradurre questo lavoro in modelli umani e diversi team sono stati in grado di replicare le primissime fasi di sviluppo. Queste ricerche sui topi, tuttavia, non sono riuscite finora a portare allo sviluppo di una creatura completa. I dettagli dell’ultimo lavoro, del laboratorio Cambridge-Caltech, devono ancora essere pubblicati su una rivista peer-reviewed. Le strutture modello, ciascuna cresciuta da una singola cellula staminale embrionale, hanno raggiunto l’inizio di una fase cruciale dello sviluppo embrionale conosciuta come gastrulazione, cioè quando l’embrione si trasforma da un continuum di cellule alla formazione di linee cellulari distinte e all’impostazione degli assi di base dell’organismo. In questa fase, l’embrione non ha ancora un cuore pulsante, un intestino o un inizio di cervello. “Il nostro modello è il primo modello di embrione umano a tre linee in cui sono differenziate le cellule amniotiche e germinali, cioè le cellule precursori dell’uovo e dello sperma”, ha detto Zernicka-Goetz al Guardian prima del discorso. “È bellissimo e creato interamente da cellule staminali embrionali”. Ma al di là dell’entusiasmo dei ricercatori, la velocità con cui gli studi in questo campo si stanno sviluppando ha portato lo stato dell’arte a un punto molto più avanzato rispetto alla normativa, tanto che si può dire che nelle diverse legislazioni ci sia un vuoto legale dai tratti piuttosto pericolosi. D’altronde, gli stessi scienziati non sono in grado di dire se questi embrioni sintetici abbiano la capacità di diventare una creatura vivente completa. Finora gli esperimenti su cavie hanno dato risultati non univoci. Ad aprile ricercatori in Cina hanno creato embrioni sintetici da cellule di scimmia e li hanno impiantati nei grembi di scimmie adulte, alcune delle quali hanno mostrato i primi segni di gravidanza, ma nessuna di queste ha continuato a svilupparsi oltre pochi giorni. Gli scienziati affermano che non è chiaro se l’ostacolo a uno sviluppo più avanzato sia meramente tecnico o abbia una causa biologica più fondamentale. “È molto difficile rispondere – ha detto Lovell-Badge – e sarà difficile dire se c’è un problema intrinseco o se è solo una questione di tecnica”.

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