A Napoli Samantha Cristoforetti incontra 200 giovani a ForcellaNapoli, 22 giu. (askanews) – L’astronauta Samantha Cristoforetti ha incontrato oggi più di 200 ragazzi presso il Teatro Trianon Viviani nel quartiere di Forcella a Napoli. L’incontro si inserisce nell’ambito delle iniziative legate ai summer camp di ‘Operazione Cielo’ organizzati da Il Cielo Itinerante, l’associazione italiana non-profit fondata nel 2021 con l’obiettivo di avvicinare allo studio delle materie Stem giovani che provengono da contesti di povertà educativa e di disagio sociale, in collaborazione con Fondazione Cdp, main partner del progetto, e con il supporto di Fondazione Bracco, Fondazione Paolo Bulgari e iliad. Durante l’evento, che ha visto anche la presenza del sindaco della città Gaetano Manfredi, Samantha ha raccontato com’è vivere sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) alla platea di giovanissimi, che ha avuto la possibilità di farle domande per chiedere curiosità legate allo spazio e alle stelle. I ragazzi presenti, coinvolti nell’iniziativa Operazione cielo, partecipano a sei diversi summer camp nei quartieri di Forcella, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e San Carlo all’Arena a Napoli, Giambellino a Milano e Tor Bella Monaca a Roma, dove avranno l’opportunità di sperimentare metodi innovativi per l’apprendimento delle materie Stem, grazie anche alla collaborazione con la Standford University. L’iniziativa è, inoltre, patrocinata dal Comune di Napoli, con il riconoscimento di Esa – Agenzia Spaziale Europea e Asi – Agenzia Spaziale Italiana, Inaf – Istituto Nazionale di Astrofisica e il Centro Oae Italia dell’Unione Astronomica Internazionale. I camp di ‘Operazione Cielo’ vedono anche la collaborazione di alcune associazioni locali, tra cui Altra Napoli EF, principale referente per la città di Napoli, Associazione Amici di Carlo Fulvio Velardi Onlus, Asso.Gio.Ca Associazione Gioventù Cattolica, Fondazione Famiglia di Maria e Fondazione L’Albero della Vita Onlus.
Infn, la muografia rivela camera funeraria nel sottosuolo di NapoliRoma, 19 apr. (askanews) – C’è un tesoro nascosto e fisicamente irraggiungibile nel sottosuolo di Napoli. Si tratta delle rovine dell’antica necropoli di Neapolis costruita dai Greci tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. i cui resti si trovano oggi a circa 10 metri sotto l’attuale livello stradale, in corrispondenza del rione Sanità. Purtroppo, l’altissima densità abitativa e le caratteristiche urbanistiche dell’area rendono molto difficile procedere con scavi sistematici, ma le ricerche archeologiche svolte, che avevano condotto anche al rinvenimento degli Ipogei dei Togati e dei Melograni, hanno portato i ricercatori a ipotizzare la presenza di ulteriori monumenti sconosciuti.
Come studiare questo patrimonio archeologico sotterraneo senza potervi accedere? La risposta a questa domanda viene dall’alleanza tra discipline apparentemente lontane: la fisica delle particelle e l’archeologia e arriva da una tecnica chiamata radiografia muonica che, per la sua natura non invasiva, è particolarmente indicata in ambienti urbani dove non è pensabile applicare metodi di indagine attivi come la perforazione o le onde sismiche. Un gruppo di ricercatori e ricercatrici dell’Università di Napoli Federico II e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), in collaborazione con l’Università di Nagoya ha utilizzato la radiografia muonica per ispezionare la presenza di possibili cavità nel sottosuolo del rione Sanità di Napoli e ha individuato la presenza di una camera funeraria sotterranea definendone la posizione tridimensionale. La ricerca è pubblicata sulla rivista “Scientific Reports” di Nature.
La radiografia muonica, o muografia, – spiega l’Infn – è una tecnica che utilizza i muoni, particelle prodotte nella cascata che segue l’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto. Il principio è simile a quello delle radiografie, con il vantaggio di poter investigare oggetti molto più grandi e distanti dal punto di osservazione, per la maggiore capacità di penetrazione dei muoni rispetto ai raggi X. Per svolgere questa indagine sono stati impiegati due rivelatori di muoni costituiti da film di emulsioni nucleari, speciali lastre fotografiche che consentono di “fotografare” con grande precisione il passaggio delle particelle che le attraversano, registrandone le traiettorie. I rivelatori sono stati posizionati a circa 18 metri di profondità rispetto al livello stradale, a 2 metri di distanza tra loro, in una antica cantina, utilizzata nel XIX secolo per conservare alimenti. Gli strumenti hanno raccolto dati per circa un mese, catturando circa 10 milioni di muoni, grazie a cui è stato possibile ricostruire una visione stereoscopica degli strati sovrastanti, definendo la posizione tridimensionale di una nuova camera funeraria.
“La prima sfida è stata ideare un rivelatore di muoni compatto con alta risoluzione angolare, trasportabile in un posto angusto e privo di accesso alla rete elettrica”, spiega Giovanni De Lellis dell’Università Federico II e dell’Infn di Napoli, portavoce dell’esperimento SND@LHC al Cern e tra gli ideatori del progetto. “Il rivelatore che abbiamo sviluppato” – continua – “si basa sulle tecnologie che impieghiamo negli esperimenti di fisica subnucleare al Cern, e ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, che studiano le proprietà dei neutrini e ricercano la materia oscura”. “I muoni prodotti nell’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera penetrano nei palazzi e nella roccia sottostante e possono attraversarla fino a raggiungere i rivelatori. Tuttavia, a seconda della densità e dello spessore della roccia attraversata, una parte di questi muoni viene assorbita”, spiega Valeri Tioukov, ricercatore dell’Infn di Napoli, che ha coordinato il progetto. “Dal numero di muoni che arriva sul rivelatore dalle diverse direzioni è possibile stimare la densità del materiale che hanno attraversato. Abbiamo trovato un eccesso nei dati che si spiega solo con la presenza di una nuova camera funeraria” conclude Tioukov.
“La presenza di ulteriori ipogei funerari ipotizzata per tanti anni viene oggi confermata dai risultati della radiografia muonica”, conclude Carlo Leggieri di Celanapoli, associazione che custodisce questo sito promuovendone il recupero e la fruizione.