Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

GLOC 2023, scomparsa dei ghiacci minaccia per tutta l’umanità

GLOC 2023, scomparsa dei ghiacci minaccia per tutta l’umanitàOslo, 23 mag. (askanews) – Il ghiaccio artico si sta sciogliendo a una velocità allarmante e senza precedenti nella storia umana e se non si ridurranno le emissioni il Polo Nord potrebbe essere completamente privo di ghiacci in estate già nel 2040. Se si considera la durata dei tempi geologici si capisce che si tratta di una data che non è nel futuro, ma è assolutamente parte del nostro presente, in pratica è come se fosse già arrivata. Agire non è solo necessario, è diventato improrogabile. È uno dei temi, cruciali per la nostra civiltà di esseri umani, intorno al quale ci si confronta a al GLOC 2023 di Oslo, in Norvegia, la Conferenza globale su Spazio e Cambiamento climatico organizzata dalla Federazione Astronautica Internazionale IAF, prima conferenza al mondo di questo tipo. L’obiettivo dell’evento, che si articola in panel con scienziati, rappresentanti delle agenzie spaziali dei vari Paesi ed esponenti delle industri coinvolte nella ricerca sullo spazio, è quello di mostrare come la tecnologia satellitare, per esempio, possa essere un potente alleato della lotta al Climate change, sia a livello di osservazioni sia a livello di possibili interventi, prima che sia troppo tardi.

E il tema del ghiaccio, sempre più scarso, insieme a quello del fuoco, sempre più frequente, è al centro della conferenza. I Poli, a Nord come a Sud, svolgono la funzione di refrigeratori dell’intero pianeta, pertanto il loro scioglimento è un fenomeno che ha conseguenze per tutta la popolazione mondiale: meno ghiaccio significa infatti meno calore riflesso e, di conseguenza, ondate di caldo più frequenti, ma anche inverni più estremi, innalzamento dei livelli dei mari e altri catastrofici fenomeni meteorologici, di cui ormai le cronache sono piene in tuto il mondo, Italia compresa come testimoniano le drammatiche alluvioni delle ultime settimane in Emilia e Romagna. E dunque qui a Oslo si è voluto radunare la comunità spaziale, ma non solo, per ragionare su idee e possibili percorsi per fronteggiare la crisi climatica. Perché come ha detto il ministro norvegese del Clima e dell’Ambiente, Espen Barth Eide, quello che stiamo vivendo ora, per quanto già compromesso, non è neppure lontanamente lo scenario peggiore di fronte al quale potremmo trovarci.

Oslo, spazio e cambiamento climatico: una conferenza per agire

Oslo, spazio e cambiamento climatico: una conferenza per agireOslo, 23 mag. (askanews) – Si è aperto a Oslo la Global Space Conference on Climate Change, GLOC 2023, conferenza organizzata dalla IAF, In ternational Astronautica Federation, per affrontare il tema della relazione tra lo spazio e il cambiamento climatico. Si tratta della prima conferenza la mondo organizzata su questo tema, ci hanno tenuto a specificare gli organizzatori, ed è anche l’occasione perché i principali attori del settore spaziale – agenzie governative, ma anche industrie – si confortino su come affrontare, utilizzando le tecnologie spaziali, il principale problema del nostro pianeta, la crisi che potrebbe realmente mettere a rischio la vita umana sul pianeta terra. La conferenza ospita esponenti di NASA, ESA, JAXA (l’agenzia spaziale giapponese), ma anche delle Nazioni Unite e del NOAA, l’agenzia statunitense per gli oceani e l’atmosfera, oltre a partecipanti e studiosi da tutto il mondo.

Durante la cerimonia di inaugurazione del GLOC 2023, all’hotel Radisson Blue nella capitale norvegese, dopo l’introduzione del presidente della IAF, Eugene Clayton Mowry, ha preso la parola Espen Barth Eide, ministro per il Clima e l’Ambiente della Norvegia che ha fatto il punto sulla situazione che stiamo vivendo a livello di crisi climatica. Eide ha citato gli eventi meteorologici estremi che si stanno verificando in tutto il mondo e si è soffermato anche sulle alluvioni di questi giorni in Emilia-Romagna. “Questa è la situazione – ha detto il ministro – con un aumento della temperatura globale di 1,15 gradi. Lo scenario migliore individuato dalla Conferenza di Parigi prevede di limitare l’aumento a 1,5 gradi. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, la situazione peggiorerà comunque e dobbiamo pensare dei nuovi modi di affrontare e convivere con la crisi climatica”. Eide ha comunque individuato motivi di ottimismo e di speranza e ha sottolineato il ruolo della scienza e della tecnologia per affrontare la sfida che le stesse Nazioni Unite, per bocca del segretario generale Guterres, hanno identificato come la principale del nostro tempo. Una sfida di cui però, e anche a Oslo è stato sottolineato, ancora manca un vero dibattito a livello di opinione pubblica globale, a livello di discorso pubblico. E anche questo dovrebbe essere uno degli obiettivi del GLOC 2023. Tra gli ospiti saliti sul palco, e anche premiati dalla IAF, c’è anche il direttore dell’ESA, l’agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher, che ha portato a Oslo le ricerche sulla situazione ambientale del pianeta e ha sottolineato l’importanza di creare un digital twin della Terra, in grado di fotografare la situazione complessiva del pianeta, ma anche di immaginare sviluppi futuri sui quali intervenire. Perché il cambiamento climatico è una realtà tangibile, anche solo attraversando la città per raggiungere la sede della conferenza: clima caldo, a tratti afoso, fioriture ovunque e, nella mattina di inaugurazione del GLOC, anche una sorta di pioggerellina più tropicale che scandinava.

Nello specifico, la conferenza della IAF si focalizzerà su “Fire and Ice – Space for Climate Action”, toccando i temi dell’impatto della crisi sull’ambiente, delle applicazioni e dei servizi che sono stati sviluppati per affrontare il surriscaldamento globale, delle leggi e delle politiche che sono state adottate, delle opportunità commerciali, delle collaborazioni internazionali sullo spazio e sulla comunicazione legata alla crisi climatica. (Leonardo Merlini)

Clima, dal 1992 Poli hanno perso 7.650 mld tonnellate di ghiaccio

Clima, dal 1992 Poli hanno perso 7.650 mld tonnellate di ghiaccioRoma, 20 apr. (askanews) – La perdita di ghiaccio dalla Groenlandia e dall’Antartide è aumentata di cinque volte dal 1990 e ora rappresenta un quarto dell’innalzamento del livello del mare. Dal 1992, quando sono iniziate le registrazioni satellitari dello scioglimento delle calotte glaciali, – informa l’Agenzia spaziale europea – le calotte polari hanno perso ghiaccio ogni anno. I più alti tassi di fusione si sono verificati negli ultimi dieci anni.

Gli scienziati utilizzano i dati provenienti da satelliti come CryoSat dell’Esa e Copernicus Sentinel-1 dell’Unione europea per misurare i cambiamenti nel volume e nel flusso del ghiaccio, nonché i satelliti che forniscono informazioni sulla gravità, per calcolare quanto ghiaccio viene perso. L’ultima valutazione IMBIE (Ice Sheet Mass Balance Intercomparison Exercise) – finanziato da Esa e Nasa e utilizzato anche dall’International Panel on Climate Change (IPCC) per comprendere e rispondere alla crisi climatica – pubblicata oggi, afferma che tra il 1992 e il 2020, le calotte polari hanno perso 7.560 miliardi di tonnellate di ghiaccio, equivalenti a un cubetto di ghiaccio che misura 20 km per lato. Le calotte polari hanno perso ghiaccio in ogni anno della registrazione satellitare, e i sette anni di scioglimento più alti si sono verificati nell’ultimo decennio. Lo scioglimento – informa l’Esa – ha raggiunto il picco nel 2019, quando le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide hanno perso l’incredibile cifra di 612 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Ciò è stato causato dall’ondata di caldo estivo nell’Artico, che ha portato alla perdita record di 444 miliardi di tonnellate di ghiaccio dalla Groenlandia quell’anno. L’Antartide ha perso 168 miliardi di tonnellate di ghiaccio – il sesto anno più alto mai registrato – a causa della continua accelerazione dei ghiacciai nell’Antartide occidentale e dello scioglimento record dalla penisola antartica.

Lo scioglimento delle calotte polari ha causato un aumento di 21 mm del livello globale del mare dal 1992. La perdita di ghiaccio dalla Groenlandia è responsabile di quasi due terzi (13,5 mm) di questo aumento, e la perdita di ghiaccio dall’Antartide è responsabile dell’altro terzo (7,4 mm). Nei primi anni 1990, lo scioglimento della calotta glaciale rappresentava solo una piccola frazione (5,6%) dell’innalzamento del livello del mare. Tuttavia, da allora c’è stato un aumento di cinque volte dello scioglimento e ora sono responsabili di oltre un quarto (25,6%) di tutto l’innalzamento del livello del mare. Se le calotte glaciali continueranno a perdere massa a questo ritmo, l’IPCC prevede che contribuiranno tra 148 e 272 mm al livello medio globale del mare entro la fine del secolo. Questa è ora la terza valutazione della perdita di ghiaccio prodotta dal team IMBIE ed è resa possibile grazie alla continua cooperazione tra le agenzie spaziali e la comunità scientifica. Negli ultimi anni, ESA e NASA hanno compiuto uno sforzo dedicato per lanciare nuove missioni satellitari in grado di monitorare le regioni polari. Il progetto IMBIE ne ha approfittato per produrre aggiornamenti più regolari e, per la prima volta, è ora possibile tracciare le perdite della calotta polare ogni anno.

Questa terza valutazione del team IMBIE ha coinvolto un team di 68 scienziati polari di 41 organizzazioni internazionali utilizzando misurazioni da 17 missioni satellitari, tra cui, per la prima volta, dalla missione gravitazionale GRACE Follow-On. La valutazione sarà ora aggiornata annualmente per assicurarsi che la comunità scientifica abbia le stime più recenti delle perdite di ghiaccio polare.

  • 1
  • 2