Jannacci, Gaber e Testori: tre “grandi” al Meeting di Rimini
Jannacci, Gaber e Testori: tre “grandi” al Meeting di RiminiRimini, 21 ago. (askanews) – “Un giorno come un altro/la gente passa e va/e la città non lo sa”. Le parole di Jannacci sono cantate da Andrea Mirò che suona a occhi chiusi il pianoforte sul palco di Sala Neri, al Meeting dell’amicizia fra i popoli. È lei, musicista, ad aprire l’incontro su Jannacci, Testori, Gaber.
Tre grandi milanesi che hanno narrato ‘la periferia’. Negli anni dal 1950 al 1970 l’esportazione, il Pil, l’emigrazione interna, erano in crescita esponenziale. Massimo Bernardini, giornalista moderatore dell’incontro, sottolinea: con il boom edilizio era arrivato anche il boom delle periferie. Giuseppe Frangi, giornalista (Casa Testori Associazione culturale), racconta che Testori in periferia ci era nato, a Novate, seppure in una famiglia borghese, difatti il padre lo avrebbe voluto nell’industria tessile di famiglia. Lui, invece, attraversava la periferia immedesimandosi nei suoi abitanti. Per riuscirci meglio, scriveva nei bar. Diceva che quella che raccontava non era una storia minore: ‘Il fabbricone’ è un suo testo, in Sala Neri lo legge dal vivo l’attore Michele Maccagno.
Paolo Jannacci ricorda l’amicizia tra il padre e Gaber che, rivela Bernardini, “oggi sono vicini anche nel cimitero monumentale”. Paolo, prima racconta che il fatto più rilevante per Jannacci era essere medico (ha tenuto l’ambulatorio tutta la vita), aiutare le persone, soprattutto “si sentiva più pronto verso questa popolazione sempre relegata in difetto”. Poi si mette al piano, anche lui musicista a tutto tondo, in completo a giacca chiaro e ‘scarpe da tennis’, e interpreta alcune canzoni dove il padre aveva messo in musica l’amore verso quell’umanità povera che vedeva.