Schifani: “Chiederemo lo stato d’emergenza per la Sicilia”Palermo , 25 lug. (askanews) – “Sono in attesa della relazione da parte della Protezione civile sulla situazione degli incendi in Sicilia in modo da poter dichiarare, già nella seduta della giunta di domani, lo stato di calamità e chiedere al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per l’Isola”. Lo annuncia il presidente della Regione, Renato Schifani, dopo l’ennesima giornata di roghi che si sono verificati in quasi tutte le province siciliane.
“Ci sono danni ingenti ancora non quantificabili – prosegue il governatore – e numerosi roghi ancora attivi. Voglio rinnovare il ringraziamento della comunità siciliana a Protezione civile, Corpo forestale, Vigili del fuoco e volontari impegnati fin dal primo momento, con grande spirito di sacrificio e senso di responsabilità, ad arginare l’emergenza di questi ultimi due giorni. Confido in un rapido e positivo riscontro da parte del governo nazionale – conclude il presidente della Regione – di modo che si possa cominciare al più presto a pianificare i primi interventi, auspicando nel frattempo che il miglioramento delle condizioni climatiche metta fine alla fase più acuta dell’emergenza”.
La Lombardia chiede lo stato d’emergenza. Il maltempo ha provocato danni per oltre 100 milioniMilano, 25 lug. (askanews) – Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha formalizzato al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai ministri competenti e al capo dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, la richiesta del riconoscimento dello stato di emergenza di rilievo nazionale per la Lombardia.
L’atto fa riferimento “agli eventi meteorologici avversi di significativa intensità che hanno causato danni intensi e dissesti in vari territori provinciali, a cui si aggiungono quelli in corso anche in queste ore”. Il governatore nel motivare la richiesta spiega come “nei territori interessati sia pienamente operativa la struttura sistema regionale di protezione civile” coordinata dall’assessore alla Sicurezza e Protezione Civile, Romano Maria La Russa, “per gli interventi necessari all’assistenza alla popolazione e la rimozione del materiale che ha invaso le strade, i centri urbani e coinvolto edifici pubblici e privati e per l’attivazione delle prime misure per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture strategiche. Ad oggi – scrive Fontana – risulta una prima stima di oltre 41,4 milioni di euro di cui 24,7 per il comparto pubblico e 16,7 per il comparto privato, ma mancano ancora le segnalazioni degli eventi degli ultimi giorni e di quelli in corso”.
“Per il primo periodo dal 3 al 7 luglio, particolarmente colpiti risultano i territori delle province di Bergamo, Como, Lecco e Mantova, e in misura minore anche le province di Brescia, Monza Brianza, Città Metropolitana di Milano e Varese. I danni sono stimati in 19,5 milioni di euro, di cui 12 relativi al comparto pubblico e 7,5 per danni a privati ed attività economiche e produttive. Per il secondo periodo, dall’11 al 14 luglio risultano particolarmente colpiti i territori delle province di Brescia, Como e Varese, e in misura minore anche le province di Bergamo, Lecco e Sondrio. I danni sono stimati in 21,9 milioni di euro, di cui 12,7 relativi al comparto pubblico e 9,2 per danni a privati ed attività economiche e produttive. Per il terzo periodo dal 15 al 21 luglio, particolarmente colpiti risultano i territori delle province della Città Metropolitana di Milano, delle province di Monza Brianza, Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova. I comuni stanno ancora caricando i dati sul sistema regionale Ra.S.Da e sono in corso i sopralluoghi dei funzionari degli UTR per verificare le segnalazioni”. “Visti gli eventi meteorologici attualmente in corso anche in questi giorni – conclude il governatore – la stima dei danni proseguirà nei prossimi giorni ed è, purtroppo, destinata ad aumentare”. Una prima stima la fa l’assessore Romano La Russa: “Al momento, con una stima davvero provvisoria e certamente destinata a crescere, i danni causati dal maltempo in Lombardia negli ultimi giorni superano i 100 milioni di euro”.
Sala: a Milano è in atto un grande sforzo per il ritorno alla normalitàRoma, 25 lug. (askanews) – “È in corso un grande sforzo per liberare le strade e garantire un ritorno alla normalità il più rapido possibile. Centinaia di uomini e donne sono al lavoro in queste ore sulle principali direttrici stradali e sulle sedi tranviarie”. Lo scrive in un post su facebook il sindaco di Milano, Beppe Sala, dopo i danni causati dalla tempesta che ha colpito il capoluogo lombardo.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico, spiega Sala, “la situazione delle linee di superficie è compromessa dalla presenza di alberi e rami sui percorsi e al momento ci risultano essere una trentina le località dove sussistono disagi alla linea aerea di Atm: contesti complessi che richiedono l’impegno di molto personale e mezzi speciali”. “A causa delle infiltrazioni di acqua e degli alberi caduti nei cortili di pertinenza – prosegue il primo cittadino -, è stato necessario chiudere 11 scuole dell’infanzia e 3 nidi che stavano ospitando centri estivi. Sono attualmente chiusi il Museo di Storia Naturale, il Planetario, il Castello, il Pac. Le sedi anagrafiche sono rimaste aperte, come anche i cimiteri. Grazie al pronto intervento dei mezzi e del personale di MM non si sono registrati allagamenti permanenti nei sottopassi o sul sedime pubblico; prosegue comunque il monitoraggio degli spurghi e di Seveso e Lambro”.
“Abbiamo deciso di sospendere Area C per le giornate di oggi e domani, ma invitiamo – sottolinea il sindaco – a limitare gli spostamenti in città. Chiedo che le portinerie dei condomini privati intervengano per pulire i tratti di marciapiede di pertinenza, più del solito, anche per evitare intasamenti nei tombini”. “Ricordo che i parchi sono e resteranno chiusi fino a quando non avremo certezza che saranno fruibili in piena sicurezza. È di grande importanza che anche le aree verdi alberate e i parchi non recintati non vengano frequentati nei prossimi giorni. Nelle prossime ore ci concentreremo anche sulla conta dei danni. Questo per portare avanti le dovute istanze e poter accedere ai fondi regionali e statali che saranno messi a disposizione per questa calamità”, conclude Sala.
Il presidente della regione: la Lombardia chiederà lo stato emergenza per i danni causati dal maltempoMilano, 25 lug. (askanews) – La Lombardia “entro oggi” formalizzerà al Governo la ricehista di Stato di Emergenza per i danni causati dal maltempo. Lo ha dichiarato il presidente della regione, Attilio Fontana, sottolineando che “il nubifragio che ha colpito la Lombardia questa notte penso possa ritenersi il più intenso da parecchi decenni. I danni subiti dallo sradicamento degli alberi, alle palazzine danneggiate, ai danni agricoli per la grandine, ammontano a centinaia di milioni di euro”. Il governatore lombardo ha poi ringraziato i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile, “da giorni costantemente al lavoro per supportare i lombardi coinvolti”.
Schifani: la situazione incendi in Sicilia è senza precedentiPalermo , 25 lug. (askanews) – Palermo, 25 lug. (askanews) – “La situazione è sicuramente delicata, senza precedenti, perché le altissime temperature, unite ai soliti incendiari delinquenti, hanno creato e stanno creando un danno immenso. Seguo momento per momento l’evoluzione della vicenda, così come ho fatto tutta la notte. Appena rientrato a Palermo mi occuperò anche della collocazione degli evacuati, perché questa notte molte famiglie sono state costrette ad andare via dalle proprie abitazioni. C’è, comunque, un coordinamento degli interventi che funziona”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando, al suo arrivo all’aeroporto di Catania, stamattina, la situazione degli incendi in Sicilia.
“Naturalmente – ha proseguito – sono fatti imprevedibili e imprevisti, perché ormai l’ecosistema è cambiato: d’inverno assistiamo alle bombe d’acqua, adesso a questi fenomeni che sono veramente pericolosi per l’incolumità di tutti. Un fatto del genere, con temperature così elevate, non credo abbia precedenti, come dicono gli osservatori. Evidentemente è la conferma del cambiamento dell’ecosistema, sia invernale che estivo: ci dovremo adeguare e organizzare per l’inverno, con la pulizia straordinaria di tutti i fiumi, progetto che stiamo già attuando, mentre per l’estate dobbiamo verificare quali contromisure adottare”.
Istat-Aci: nel 2022 ci sono state 3.159 vittime per incidenti stradaliRoma, 25 lug. (askanews) – ‘Nel 2022 sono 3.159 i morti in incidenti stradali in Italia (+9,9% rispetto all’anno precedente), 223.475 i feriti (+9,2%) e 165.889 gli incidenti stradali (+9,2%), valori tutti in crescita rispetto al 2021 ma ancora in diminuzione nel confronto con il 2019 per incidenti e feriti (rispettivamente -3,7% e -7,4%). Il numero di vittime è invece pressoché stabile, di poco inferiore a quello registrato nel 2019 (-0,4%). I morti entro le 24 ore dagli incidenti sono 2.651, mentre si contano 508 deceduti dal secondo al trentesimo giorno dall’evento’. Così si spiega in un report di Istat ed Aci.
‘Le vittime aumentano per tutti gli utenti della strada rispetto al 2021, fatta eccezione per i ciclisti e per gli occupanti di autocarri. Si contano 1.375 vittime tra gli occupanti di autovetture (+15,4%), 781 tra i motociclisti (+12,4%), 70 tra i ciclomotoristi (+4,5%), 485 tra i pedoni (+3,2%). Tra gli occupanti di autocarri si registrano 166 deceduti (-1,8%), mentre per le biciclette e le biciclette elettriche le vittime sono 205, in diminuzione rispetto al 2021 quando erano 220 (-6,8%). Aumentano, invece gli infortunati tra gli utenti di monopattini elettrici. Con riferimento ai soli monopattini elettrici (conteggiati dal 2020), gli incidenti stradali che li vedono coinvolti passano da 2.101 del 2021 a 2.929 nel 2022, i feriti da 1.980 a 2.787, mentre i morti (entro 30 giorni) sono 16 (nel 2021 erano 9 più un pedone)’. Negli incidenti stradali – si spiega ancora – ‘le vittime e i feriti aumentano in tutti gli ambiti stradali rispetto al 2021, ma rimangono ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, ad esclusione delle vittime su strade urbane. Nel confronto con il 2021 sulle autostrade si registra, per gli incidenti, un aumento del 9,7% e del 19,9% per le vittime; sulle strade urbane +9,8% per gli incidenti e +5,5% per le vittime, sulle strade extraurbane +7,2% per i sinistri e +12,2% per i decessi’.
Anche nel complesso dell’Europa ‘il numero delle vittime riprende ad aumentare nel 2022 (+3,7% rispetto all’anno precedente), dopo la drastica riduzione dei due anni di pandemia (-9,1% sul 2019). Complessivamente, nel 2022 le vittime sono 20.669, contro 19.932 del 2021 e 22.761 del 2019. Ogni milione di abitanti si contano 46 morti per incidente stradale nella Ue27 e 54 nel nostro Paese, che passa dal 13° al 19° posto della graduatoria europea. Tra i comportamenti errati alla guida si confermano come più frequenti la distrazione, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata. I tre gruppi costituiscono complessivamente il 38,1% dei casi (82.857), valore stabile nel tempo’. ‘Rispetto al 2021 le vittime sono aumentate per tutti gli utenti della strada, fatta eccezione per gli occupanti di autocarri e per i ciclisti. Sono 1.375 le vittime tra gli occupanti di autovetture (+15,4%), 781 tra i motociclisti (+12,4%), 70 tra i ciclomotoristi (+4,5%), 485 tra i pedoni (+3,2%). Tra gli occupanti di autocarri si registrano 166 deceduti (-1,8%), per le biciclette e biciclette elettriche le vittime tra gli utenti sono 205, in diminuzione rispetto al 2021, quando erano 220 (-6,8%). Aumentano, invece i deceduti tra gli utenti di monopattini elettrici (16 casi nel 2022, contro 9 nel 2021)’. Lo si spiega in un report di Istat ed Aci. ‘La distribuzione per genere delle vittime mostra uno svantaggio nettamente maschile anche nel 2022, in particolare per i conducenti, per i quali la percentuale di uomini raggiunge il 90%, mentre per i passeggeri le proporzioni sono pari a 56% maschi e 44% femmine. Per i pedoni, infine, le quote sono pari a 67% per gli uomini e 33% per le donne. Nel complesso, gli utenti più vulnerabili rappresentano il 49,3% dei morti sulle strade (50,9% nel 2021 e 51,4% nel 2020)’.
‘Gli indici di mortalità e lesività per categoria di utente della strada evidenziano rischi più elevati per gli utenti vulnerabili rispetto a quelli di altre categorie. L’indice di mortalità per i pedoni , pari a 2,7 ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è 4,4 volte superiore a quello degli occupanti di autovetture (0,6), mentre il valore dell’indice di mortalità riferito ai motociclisti è di 2,5 volte superiore (1,5 morti ogni 100 incidenti); è invece 1,9 volte più alto per i conducenti e passeggeri di biciclette, elettriche e non e di monopattini (1,1 morti ogni 100 incidenti)’. Istat ed Aci indicano che ‘con riferimento al decennio della sicurezza stradale 2021-2030, gli obiettivi fissati sono il dimezzamento del numero delle vittime e dei feriti gravi entro il 2030. Come più volte ribadito, il 2020 è stato un anno eccezionale, segnato dagli effetti della pandemia, e pertanto è stato scelto di non utilizzarlo per monitorare i progressi nella sicurezza stradale nel decennio in corso. L’anno di benchmark scelto convenzionalmente da tutti i Paesi Ue è il 2019; tale anno viene quindi utilizzato per analizzare, nel tempo, le variazioni in termini di mortalità e lesività’. E poi ‘le categorie che hanno registrato le diminuzioni meno consistenti in termini di mortalità, o in alcuni casi persino aumenti, sono state quelle dei motociclisti (-17,8% dal 2010 e +11,9 dal 2019), dei ciclisti (-17,4% dal 2010, -13,4% dal 2019) e dei pedoni (-21,7% dal 2010, -9,0% dal 2019). Ciclomotoristi e automobilisti hanno ottenuto i maggiori guadagni in termini di riduzione della mortalità negli ultimi 20 anni grazie a una molteplicità di fattori, tra i quali la sensibilizzazione a un corretto utilizzo del casco e dei dispositivi di sicurezza e i notevoli progressi della tecnologia per la costruzione di dispositivi di sicurezza dei veicoli. Resta da sottolineare che il numero di ciclomotori in circolazione è nettamente diminuito nel tempo’. Le vittime di incidenti stradali sono state 3.159 nel 2022: 2.579 uomini (81,6%) e 580 donne (18,4%). I conducenti deceduti ammontano a 2.245 (2.014 uomini e 231 donne), i passeggeri a 429 (240 uomini e 189 donne) e i pedoni a 485 (325 uomini e 160 donne). Il report di Istat ed Aci indica che guardando la distribuzione per età, le vittime risultano concentrate nelle classi 45-59 anni e 20-29 anni per gli uomini, tra i 75 e gli 84 anni e 20-24 anni per le donne. L’aumento più consistente rispetto al 2021 si registra però, nel complesso, per le classi di età tra i 55 e 69 anni, con un aumento più rilevante per la fascia 60-64 anni (+35,5%), ma anche per i giovanissimi di 15-19 anni (+21,2%) e 25-29enni (+10,4%).
‘Continua ad essere una nota particolarmente negativa la quota di bambini da 0 a 14 anni deceduti in incidente stradale (entro il 30esimo giorno): sono 39 nel 2022, dei quali 27 tra 5 e 14 anni, in aumento rispetto agli anni precedenti. Il valore, che non accenna a diminuire, risulta più alto persino di quello registrato nel 2019; i bambini 0-14 deceduti erano infatti 28 nel 2021, 37 nel 2020 e 35 nel 2019’. E ‘sebbene siano state messe in campo misure per contrastare il fenomeno, gli effetti positivi sperati non sono ancora tangibili e l’obiettivo di ‘zero vittime’ è ancora molto lontano. Il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale (PNSS) 2030, oltre a prevedere interventi finalizzati al raggiungimento dell’obiettivo generale (dimezzamento del numero totale di morti e feriti gravi), individua azioni prioritarie per il miglioramento delle condizioni di sicurezza stradale di alcune categorie di utenti particolarmente a rischio, tra cui bambini e adolescenti tra 0 e 14 anni’. Istat ed Aci spiegano che ‘le raccomandazioni riguardano, in particolar modo, gli incentivi alla cultura della sicurezza stradale, con interventi di formazione ed educazione mirati ai bambini, la responsabilizzazione dei genitori per evitare incidenti stradali e per proteggere adeguatamente i minori con sistemi di ritenuta idonei e la riduzione del rischio di incidente e infortunio dei bambini a piedi e in bicicletta, specie nei percorsi casa-scuola-casa, attraverso interventi di gestione delle velocità ed enforcement’. ‘Quanto ai feriti negli incidenti stradali, sono in aumento per tutte le classi di età rispetto al 2021, con un picco tra i bambini e gli anziani oltre i 75 anni (Prospetto 3). Per far fronte concretamente al contenimento anche del numero dei feriti e non solo delle vittime, il nuovo Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale 2030 punta anche su miglioramenti nella progettazione di strade e veicoli, sul rafforzamento delle leggi e la loro applicazione, su un’assistenza tempestiva ed efficace ai feriti’.
Iss: sulle spiagge italiane 400 morti l’anno per annegamento e 800 ricoveriRoma, 25 lug. (askanews) – In Italia ogni anno – a fronte di circa 400 annegamenti (fatali) e di 800 ospedalizzazioni per annegamento – si contano circa 60.000 salvataggi (solo sulle spiagge), e più di 600.000 interventi di prevenzione da parte dei bagnini. La cifra è contenuta nel primo Rapporto dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti ed incidenti in acque di balneazione, istituito nel 2019 dal Ministero della Salute, a cura di Fulvio Ferrara, Enzo Funari e Dario Giorgio Pezzini, di prossima pubblicazione e di cui l’Istituto superiore di sanità anticipa alcuni contenuti in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dell’annegamento.
Il Rapporto – informa l’Iss – è incentrato sugli annegamenti lungo i litorali marittimi, ma riporta anche una prima analisi di questi incidenti nelle acque interne, esamina il ruolo del servizio di sorveglianza e salvataggio nelle spiagge italiane, e descrive la fisiopatologia dell’annegamento. Per “acque interne” si intende una grande varietà di corpi idrici: non solo fiumi e laghi, ma anche torrenti, canali, bacini artificiali, rogge, cave e stagni. Fra il 2016 e il 2021, in questi luoghi si sono registrati in media 78 decessi all’anno, un numero particolarmente alto, se si considera che vengono frequentati da un numero limitato di persone. In Italia, nei primi anni ’70, gli annegamenti erano quasi 1.400 all’anno, per andarsi poi a ridurre fino al valore di circa 400/anno alla fine degli anni ’90. Tra le cause che hanno prodotto questa riduzione degli annegamenti in Italia va annoverato senza dubbio l’apprendimento del nuoto, in genere nelle piscine, l’educazione alla sicurezza in acqua della popolazione, e, certamente, la crescente presenza dei bagnini e la loro maggiore professionalità.
Nel periodo considerato (2016 – 2021), ogni anno si sono registrati in media 26 annegamenti di persone che non sanno nuotare, con il 62% dei casi che ha interessato immigrati, e altrettanti per le correnti di ritorno; gli annegamenti improvvisi, ossia a causa di un malore, sono in media 58 per stagione balneare, circa 5 per attività sportive e poco meno per caduta in acqua. “I dati disponibili sugli annegamenti indicano la necessità di predisporre un Piano Nazionale per la Sicurezza delle Spiagge – spiegano gli autori -, come d’altra parte raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrebbe contenere, da un lato indicazioni per elaborare una regolamentazione normativa uniforme, specificando tra i vari aspetti gli ambiti di competenza istituzionale a livello nazionale e territoriale, e dall’altro delle misure di prevenzione di immediato approntamento come standard minimo necessario per le aree di balneazione su tutto il territorio nazionale”.
Alla stesura del Rapporto hanno partecipato: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, ISPRA, Corpo delle Capitanerie di Porto, Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (GNRAC), Anci, Società Nazionale di Salvamento, Ospedale del Bambin Gesù.
Musumeci: oggi è la giornata più complicata degli ultimi 10 anniRoma, 25 lug. (askanews) – “Stiamo vivendo in Italia una delle giornate più complicate degli ultimi decenni: nubifragi, tornadi, grandine-gigante al Nord; caldo torrido e incendi devastanti nel Centro-Sud. Mentre piangiamo le tre vittime di queste ventiquattr’ore, sento di dovere ringraziare i Vigili del fuoco, i dirigenti e volontari di Protezione civile, le Forze dell’ordine, gli operai forestali e tutti coloro che sono in queste ore mobilitati nelle trincee più difficili”. Lo scrive su Facebook il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci. “Lo sconvolgimento climatico che ha colpito la nostra Nazione impone a tutti noi, a qualsiasi livello, un cambio di passo, senza alibi per alcuno. Ma oggi occupiamoci di contenere i danni. E sono tanti!”.
Uno studio sostiene che le ondate di calore sono impossibili senza il cambiamento climaticoRoma, 25 lug. (askanews) – Le ondate di calore di luglio in Europa e Nord America sarebbero state pressoché impossibili senza il cambiamento climatico. É quanto sostiene uno studio della collaborazione accademica World Weather Attribution (Wwa) – che studia l’attribuzione degli eventi estremi, calcola cioè la probabilità che il verificarsi, l’intensità e la durata dell’evento siano dovuti al cambiamento climatico – citato dal Wwf.
Tali eventi non sono più insoliti a causa del riscaldamento globale provocato dall’uso di combustibili fossili, dalla deforestazione e da altre attività umane. Lo studio – riporta il Wwf – ha anche evidenziato che il cambiamento climatico ha reso l’ondata di calore in Cina almeno 50 volte più probabile. Secondo gli scienziali, le emissioni di gas serra hanno anche fatto sì che le ondate di calore fossero più calde di quanto sarebbero state altrimenti: l’ondata di calore europea è stata più calda di 2,5°C, quella nordamericana di 2°C e quella cinese di 1°C a causa del cambiamento climatico. Sebbene i ricercatori rilevino che lo sviluppo di El Niño, un fenomeno climatico naturale, abbia probabilmente contribuito con calore aggiuntivo alle ondate di calore in alcune regioni, l’aumento delle temperature globali dovuto alla combustione di combustibili fossili è la ragione principale per cui le ondate di calore sono così gravi.
Secondo il Wwf l’analisi dovrebbe porre fine al triste e inutile dibattito (non scientifico) fomentato da coloro, soprattutto lobbisti, che in questi giorni hanno posto in dubbio la stessa gravità degli eventi in corso. Si conferma invece che è interesse precipuo del nostro Paese che l’azione climatica sia accelerata. É infatti noto da anni – evieenzia l’associazione – che il Mediterraneo costituisce un hot spot climatico, esposto a eventi climatici sempre più estremi e ripetuti in presenza di un aumento globale delle temperature medie: gli scienziati prevedono che in futuro ondate di calore come quelle di quest’anno diventeranno ancora più frequenti e potrebbero verificarsi ogni 2-5 anni. Per il Wwf il Governo e il Parlamento devono assumere la crisi climatica come una priorità e dedicarsi ad accelerare l’abbattimento delle emissioni climalteranti e a perseguire il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C. “I prossimi banchi di prova saranno il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia Clima) e il varo del Piano di Adattamento – ha sottolineato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia – Nel caso del PNIEC, bisogna mostrare molto più coraggio e cambiare strada davvero, andando verso l’uscita rapida da tutti i combustibili fossili e il 100% energia rinnovabile, abbiamo dimostrato che nel settore elettrico è possibile farlo entro dieci anni. Per il Piano di Adattamento, servono scelte precise e risorse: dobbiamo preparare il sistema a gestire le conseguenze su persone ed ecosistemi in ogni ambito. Le città devono avere una pianificazione volta a prevenire il caldo e le isole di calore, per esempio: è proprio un cambiamento di mentalità e di approccio. Il Wwf, insieme a Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment, chiede anche l’approvazione di una Legge sul Clima che renda strutturale e sistemica la lotta alla crisi climatica, ne assicuri la governance, fissi l’obiettivo della neutralità climatica prima della metà del secolo e gli obiettivi intermedi, stabilisca un budget di carbonio anche per i singoli settori produttivi e istituisca un Consiglio Scientifico per il Clima.
Sala: a Milano venti a oltre 100km all’ora, non sappiamo i tempi per la ripresaMilano, 25 lug. (askanews) – Venti a 100 chilometri all’ora, strade sbarrate da alberi caduti, circolazione di filobus e tram interrotta, tetti delle scuole scoperchiati, il Castello sforzesco chiuso. È il bilancio della “notte insonne” di Milano sferzata da un violento nubifragio, nelle parole del sindaco Giuseppe Sala che in un video sui suoi canali social traccia il quadro.
“Il vento in città ha superato i 100 km all’ora. Dalle 4 con i tecnici del Comune sono personalmente al lavoro per coordinare il lavoro, allo scopo di limitare i danni- racconta il primo cittadino milanese – Da subito vigili del fuoco, protezione civile e agenti sono intervenuti per far fronte alle centinaia di richieste di aiuto”. “Se le metropolitane e il servizio degli autobus funzionano regolarmente è estremamente problematica la gestione dei filobus e tram a causa di tre motivi – spiega Sala – il primo è che abbiamo due depositi senza corrente e i mezzi non possono uscire, il secondo è che in alcuni casi abbiamo alberi sui tracciati e infine abbiamo situazioni, anche sulla 90-91 di linee aeree da ripristinare”, inoltre ci sono “alcune strade sono ancora interrotte e si sta lavorando per liberarle dagli alberi caduti: consiglio di informarsi prima di mettersi in movimento”. Ma non è solo un problema di mobilità quello che sta paralizzando stamattina Milano: “Stiamo valutando i nostri luoghi di gestione comunale: ci sono scuole con tetti scoperchiati e il Castello al momento è chiuso per problemi di sicurezza perché ci sono tegole cadute dalle merlate” aggiunge il sindaco. “Al momento non sappiamo con esattezza quanto ci vorrà per ripristinare la situazione anche perché non dobbiamo preoccuparci solo degli alberi caduti ma anche di verificare la situazione di quelli potenzialmente pericolanti – afferma – La situazione non è semplice ma il personale sta lavorando da stanotte”. Il sindaco chiude il suo videomessaggio con un riflessione più generale: “Ho visto passare nella mia vita 65 estati, non mi ricordo delle primissime ma le altre sì e quello che sto vedendo ora non è normale. Non possiamo più negarlo: il cambiamento climatico sta modificando la nostra vita, non possiamo semplicemente far finta di niente e soprattutto non possiamo non fare nulla. Anche Milano deve fare la sua parte e la farà”.