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I medici del Policlinico Gemelli: il Papa non è ancora fuori pericolo

I medici del Policlinico Gemelli: il Papa non è ancora fuori pericoloCittà del Vaticano, 21 feb. (askanews) – Il Papa è fuori pericolo? “No, non è fuori pericolo”: lo ha detto il professor Sergio Alfieri, durante un briefing al Gemelli sulle condizioni di salute di Papa Francesco, ricoverato da 8 giorni per una polmonite bilaterale.


“Il Papa è stato curato per una forma infettiva” e “come tutti i pazienti di 88 anni” che inizialmente “è stato curato a casa per una influenza” e quando “non è stato più possibile curarlo a casa è venuto in all’ospedale”. “Lui non si risparmia, si è affaticato”, ha spiegato Alfieri, del Policlinico Gemelli, che sta seguendo Francesco durante il suo periodo di ricovero per una polmonite bilaterale. “La bronchite asmatica rimane, la malattia cronica rimane. Lui si rende conto che la situazione è grave. A volte gli manca il respiro”: ha spiegato Alfieri, aggiungendo: “Lui però  è avanti a noi – ha
detto – ma ha la testa di un sessantenne, un cinquantenne”. 

Sociale, Diversity Brand Index 2025: i brand inclusivi crescono

Sociale, Diversity Brand Index 2025: i brand inclusivi cresconoRoma, 21 feb. (askanews) – Mentre l’inclusione resta determinante come driver di scelta per consumatrici e consumatori nei confronti dei brand – sette persone su 10 scelgono con convinzione marche che parlano di inclusione e altrettante non consiglierebbero quelle percepite come non inclusive -, sul mercato si assiste a un effetto di polarizzazione, riflesso anche dell’attuale contesto socio-politico: da una parte il differenziale di crescita dei ricavi continua a salire a favore delle marche più virtuose e impegnate (+24% per i brand che lavorano con continuità sulla Diversity, Equity, Inclusion and Accessibility – DEIA -), dall’altra si registra un lieve aumento delle persone più ostili alle diversità (+3,8).


A fronte di un percepito comune che in Italia molti brand siano impegnati sul tema (+65% quelli citati rispetto al 2023), si rileva una leggera decrescita delle forme di contatto e di coinvolgimento delle consumatrici e dei consumatori verso la DEIA, accanto a una sostanziale stabilità se non un lieve incremento nei livelli di familiarità, probabilmente per un senso di saturazione da una parte e di disillusione dall’altra, poiché si ritiene che se ne parli molto ma alla fine di concreto si faccia ancora poco (o si faccia male). Questi alcuni dei principali risultati emersi dal Diversity Brand Index 2025, ideato e curato dalla Fondazione Diversity e Focus Mgmt, unica ricerca italiana volta a misurare la capacità delle marche di sviluppare con efficacia a livello B2C una cultura orientata alla DEIA. La ricerca, realizzata nel 2024, è stata presentata all’ottava edizione del Diversity Brand Summit – Iniziative che cambiano il mondo, unico evento in Italia che premia le iniziative aziendali più inclusive. Durante l’evento, sono stati illustrati i 10 progetti più meritevoli realizzati dai brand nel 2024, valutati dal Comitato Scientifico e dal Security Check Committee e selezionati per la loro capacità di lavorare concretamente sulla DEIA, impattando anche sulla percezione di consumatrici e consumatori: ACE, Alexa, Fastweb, Ferrovie dello Stato Italiane, Idealista, Ikea Italia, Nuvenia, Procter & Gamble, Sephora Italia e TIM sono le marche che hanno presentato i progetti che compongono la Top 10 del Diversity Brand Index.


Nel corso dell’evento, condotto dalla presidente di Fondazione Diversity Francesca Vecchioni e dal Chief Operating Officer di Focus Mgmt Emanuele Acconciamessa, patrocinato dal Comune di Milano e dall’Unione Europea e con la partnership di ExtraLab, sono stati assegnati i Diversity Brand Awards a Nuvenia per la campagna “Non sono mai solo mestruazioni”, a un vincitore digitale, Sephora Italia per la campagna “We Belong Here”, mentre il premio “Accessibilità – Design 4 All” è andato a Ikea Italia per l’iniziativa “Quiet Hours”. “Se in America colossi come Meta, Harley-Davidson, McDonald’s, Ford, Walmart hanno deciso di abbandonare le iniziative per la diversità e l’inclusione, in Europa il contesto è profondamente diverso, grazie anche a un quadro normativo che incentiva e tutela la DEIA come un asset fondamentale per la crescita economica, il benessere sociale e l’innovazione, come testimonia la promozione di policy come l’European Accessibility Act. D’altronde sono le nostre radici culturali: a differenza degli States, l’Unione europea si fonda proprio sul valore della diversità, tant’è che il suo motto recita ‘Unita nella diversità’” ha dichiara Francesca Vecchioni.

Un team cinese ha trovato un nuovo coronavirus dei pipistrelli che potrebbe infettare l’uomo

Un team cinese ha trovato un nuovo coronavirus dei pipistrelli che potrebbe infettare l’uomoRoma, 21 feb. (askanews) – Un’équipe cinese ha scoperto un nuovo coronavirus dei pipistrelli che comporta il rischio di trasmissione da animale a uomo, poiché utilizza lo stesso recettore umano del virus che causa il Covid-19.


Lo riferisce il quotidiano cinese di Hong Kong South China Morning Post, spiegando che lo studio è stato condotto da Shi Zhengli – un’importante virologa conosciuta come “batwoman”, la “donna pipistrello”, per le sue ampie ricerche sui coronavirus dei pipistrelli – presso il Guangzhou Laboratory insieme a ricercatori dell’Accademia delle Scienze di Guangzhou, dell’Università di Wuhan e dell’Istituto di Virologia di Wuhan. Shi, ricorda il quotidiano, è nota soprattutto per il suo lavoro presso l’istituto di Wuhan, che è stato al centro di una controversia sulle origini del Covid, con una teoria che suggerisce che provenga da una perdita di laboratorio nella città.

Ancora piccoli miglioramenti per il Papa: si è alzato dal letto e ha fatto colazione

Ancora piccoli miglioramenti per il Papa: si è alzato dal letto e ha fatto colazioneCittà del Vaticano, 21 feb. (askanews) – “La notte è trascorsa bene, questa mattina Papa Francesco si è alzato ed ha fatto colazione”. Così una nota della Sala stampa della Santa Sede sulle condizioni di salute di Papa Francesco da una settimana ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale. Ancora – ha poi precisato il portavoce della Santa Sede, Matteo Bruni, non è stata presa una decisione sulle modalità dell’Angelus di domenica, visto il ricovero del Papa.


Fonti vaticane hanno, inoltre, spiegato che tra oggi e domani si potrebbe conoscere, grazie ai risultati delle analisi cliniche, la reazione di Papa Francesco alle cure alle quali si sta sottoponendo da una settimana al Policlinico Gemelli. Il pontefice, intanto, sembra proseguire nei suoi piccoli miglioramenti con le terapie che, in questi giorni, sono state modificate almeno due volte.

Delmastro, l’Associazione nazionale magistrati: sconcerta l’attacco del governo, posizione Nordio grave

Delmastro, l’Associazione nazionale magistrati: sconcerta l’attacco del governo, posizione Nordio graveRoma, 21 feb. (askanews) – “Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario Delmastro. Alla richiesta di archiviazione del pm un giudice ha ordinato l’imputazione, ed alla richiesta di assoluzione di un pm il Tribunale ha pronunciato condanna. Questo dimostra, come l’Anm sostiene da sempre, che il pm può chiedere l’assoluzione, nonostante la sua carriera non sia separata da quella del giudice, e che il giudice non è succube del pm”. Ad affermarlo è la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati.


“Siamo, invece, sconcertati – prosegue la Giunta – nel constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza. Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche”. “Siamo, tuttavia, confortati dalla consapevolezza che i magistrati del Tribunale di Roma hanno semplicemente applicato la legge con onore e responsabilità, come fanno ogni giorno i magistrati italiani”, conclude la nota Anm.

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di Delmastro (tutte le tappe della vicenda)

Caso Cospito, dall’esposto di Bonelli alla condanna di Delmastro (tutte le tappe della vicenda)Roma, 20 feb. (askanews) – “Non mi dimetto perché aderisco alla tesi della Procura della Repubblica”. Così il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro risponde ai cronisti dopo la sentenza di condanna ad 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio. Dopo il verdetto letto dai giudici dell’VIII sezione del tribunale di Roma, Delmastro, protetto dalla scorta, lascia il tribunale della Capitale servendosi di una uscita laterale con accesso diretto al parcheggio ed alle auto di servizio. La ressa di fotografi e telecamere accompagna la conclusione di una giornata per Delmastro passata a piazzale Clodio. “Spero ci sia un giudice a Berlino, ma non mi dimetto”, risponde poi quasi alzando la voce.


Si respira tensione nel corridoio al piano terra della palazzina A della cittadella giudiziaria. L’ora abbondante di camera di consiglio è passata per il sottosegretario un po’ in auto e il resto su una panchina fuori dall’aula. La concessione delle attenuanti generiche, la sospensione della pena, come i benefici di legge, non possono bastare adesso. Anche l’abbraccio poco prima di entrare in aula con un agente di polizia non riesce a distendere gli animi. “E’ stata una lunga e difficile giornata”, dice al poliziotto con un sorriso. La non esecutività della interdizione di un anno dai pubblici uffici e il rigetto delle richieste di risarcimento avanzate dalla parte civile, non fanno spuntare il sereno. Contro questa sentenza di oggi pomeriggio sarà proposto appello, dicono i difensori. Il “pandemonio” sollevato da questa vicenda – aveva spiegato in aula il difensore di Delmastro, Giuseppe Valentino – è inspiegabile. “Ai miei tempi – aveva detto ricordando la sua esperienza di parlamentare e di sottosegretario alla Giusttizia – parlavo apertamente con esimi rappresentanti della opposizione rispetto alle questioni. In modo aperto”.


L’imputazione fa riferimento a quanto affermato alla Camera, alla fine di gennaio del 2023, dall’amico e collega di partito in Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Erano i giorni della richiesta di far uscire dal 41bis Alfredo Cospito. C’era lo sciopero della fame del leader anarchico e le manifestazioni del movimento in diverse parti d’Italia. Allora, in Parlamento, Donzelli riferì il contenuto di conversazioni avvenute nell’ora d’aria nel carcere di Sassari tra Cospito e detenuti di camorra e ‘Ndrangheta, anche loro al ‘carcere duro’. La visita nel penitenziario dei Sassari della delegazione di parlamentari Pd aveva alzato il tono della polemica. Dopo un dibattito parlamentare infuocato si era arrivati all’esposto di Angelo Bonelli all’autorità giudiziaria. “Donzelli ha citato documenti che non potevano essere nella sua disponibilità”. In breve gli inquirenti accertarono che sulle note dell’amministrazione penitenziaria, citate da Donzelli, era riportata la dicitura “A limitata divulgazione”. E’ il gancio nel quale resta impigliato Delmastro.


Per i pubblici ministeri, in riferimento a quanto riportato da Delamstro a Donzelli, non c’era dubbio. Così come ripetuto oggi “manca l’elemento soggettivo” ossia il dolo. Delmastro quindi poteva non sapere che quelle informazioni passate a Donzelli fossero “segrete per legge”. Ma questa ricostruzione, sul filo del rasoio di quanto previsto dal codice penale, non è stata ritenuta corretta dai giudici oggi, così come del resto era stato fatto nel luglio 2023 dalla gip Emanuela Attura che dispose l’imputazione coatta per Delmastro e respinse la richiesta d’archiviazione. Ecco allora il rinvio a giudizio nel novembre ’23 per Delmastro e la revoca della scorta per la giudice Attura, che pure era stata minacciata da alcuni rappresentanti di clan malavitosi capitolini. La testimonianza in aula dell’ex capo del Dap, Francesco Basentini, ora sostituto procuratore a Roma, ha messo in chiaro ai giudici su cosa dovevano decidere. “Se il ministro ha conferito una delega a un soggetto che può essere un sottosegretario, quel soggetto è abilitato, secondo il mio punto di vista, a conoscere il contenuto degli atti a limitata divulgazione”, ha spiegato davanti al collegio. “La situazione di gestione di protocolli degli atti presentava dal mio punto di vista delle criticità evidenti. Il rischio era che chiunque al Dap, attraverso il protocollo informatico ‘Calliope’ del dipartimento per la circolazione degli atti, ne venisse a conoscenza. Per quello intervenni con un ordine di servizio sulla limitata divulgazione. Constatai che alcune notizie che dovevano essere segnalate a me venivano veicolate alla stampa”. Quel “limitata divulgazione” era rivolto al personale interno. “L’obiettivo era quindi fare in modo che dai nostri uffici venissero a conoscenza di determinati atti solo chi ne aveva diritto”.


Delmastro con un post su facebook ha commentato la condanna in modo netto: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla! Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”. Poi ha sottolineato: “Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno! Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un Giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.

Ancora un “lieve miglioramento” per il Papa. Non ha la febbre

Ancora un “lieve miglioramento” per il Papa. Non ha la febbreCittà del Vaticano, 20 feb. (askanews) – Le condizioni cliniche di Papa Francesco “sono in lieve miglioramento. È apiretico ed i parametri emodinamici continuano ad essere stabili”. Lo riferisce il bollettino della Sala stampa vaticana. “Questa mattina ha ricevuto l’Eucaristia e successivamente si è dedicato alle attività lavorative”, aggiunge la nota.


Inoltre, a quanto si apprende da fonti vaticane il cuore di Papa Francesco “regge bene” alle
terapie che gli stanno somministrando i medici all’ospedale Gemelli. Bergoglio – che presenta “focolai di polmonite” – continuerà a seguire la terapia portata avanti in questi giorni e “non ci sono
ancora ipotesi” su quando potrà rientrare in Vaticano: “Non c’è un cambio di terapia” rispetto a quella che si sta portando avanti e, precisano le fonti vaticane, “bisognerà aspettare qualche giorno per capire bene” come evolve la situazione. Oltre al personale sanitario e ai suoi due segretari
particolari, oggi il Papa “non ha ricevuto altre visite”. 

Caso Cospito, il sottosegretario Delmastro condannato a 8 mesi per rivelazione del segreto d’ufficio

Caso Cospito, il sottosegretario Delmastro condannato a 8 mesi per rivelazione del segreto d’ufficioRoma, 20 feb. (askanews) – Il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove è stato condannato a 8 mesi di reclusione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio, in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. La sentenza è stata emessa dai giudici dell’VIII sezione del Tribunale penale di Roma. “Non mi dimetto, speriamo ci sia un giudice a Berlino”, ha detto il sottosegretario Andrea Delmastro dopo la condanna ad 8 mesi di reclusione. Con la condanna ad 8 mesi di reclusione per il sottosegretario Andrea Delmastro i giudici dell’VIII sezione del tribunale della Capitale hanno concesso le attenuanti generiche, interdizione dei pubblici uffici per la
durata di un anno, beneficio della sospensione e non menzione nel casellario giudiziario. Respinta la richiesta di risarcimento. Nel procedimento sono parte civile i parlamentari del Pd Andrea
Orlando, Silvio Lai, Debora Serracchiani e Walter Verini.


 

Covid, Ciccozzi: virus ci ha insegnato a rafforzare sistema sorveglianza

Covid, Ciccozzi: virus ci ha insegnato a rafforzare sistema sorveglianzaRoma, 20 feb. (askanews) – “Il 20 febbraio viene diagnosticato il primo caso di Covid-19 in Italia. Da quel giorno abbiamo subito una pandemia importante che ha provocato 27.191.249 casi e 197563 decessi. Il 29 gennaio, arriva a Roma una coppia di turisti cinesi che risulta positiva al tampone per il Covid-19. Il nostro gruppo, pubblica alla fine di gennaio due lavori su questo virus dimostrando che, probabilmente, avevamo già in casa fin dalla fine di settembre 2019, senza mai essercene accorti. In 4 anni pubblichiamo ben 140 lavori scientifici sul virus, analizzando tutte le varianti. Cosa abbiamo imparato ad oggi? Sicuramente la necessità di rinforzare un sistema di sorveglianza epidemiologica che al tempo ha funzionato poco; un sistema sanitario territoriale di enorme importanza, essendo la prima linea di difesa in caso di epidemia, trattandosi di una organizzazione sanitaria ospedaliera adeguata ad affrontare i rischi di una pandemia”. E’ questa l’analisi del prof. Massimo Ciccozzi, Ordinario di epidemiologia dell’Università Campus Biomedico di Roma.


“Dobbiamo quindi monitorare in termini di salute globale ciò che accade nel mondo per essere sempre pronti ad affrontare pericoli simili( es: influenza aviaria). Alla fine – conclude – siamo stati bravi e ne siamo usciti, ma non dobbiamo abbassare la guardia in vista di possibili altre pandemie che la storia ci ha abituati a subire”.

Appello docenti atenei italiani sulla grave situazione carceraria

Appello docenti atenei italiani sulla grave situazione carcerariaRoma, 20 feb. (askanews) – Una lettera aperta di studiose/i e docenti di scienze sociali, sociologia del diritto e sociologia della devianza per porre l’attenzione sulla grave situazione carceraria. E’ stata diffusa oggi, per invocare un provvedimento di clemenza, amnistia o indulto, che riconduca le carceri italiane almeno alla capienza prevista.


Nella lettera viene ricordato come il 30 dicembre 2024 Papa Francesco abbia aperto la porta Santa del Giubileo nel carcere romano di Rebibbia in segno di speranza, mentre la Conferenza episcopale italiana e autorevoli giuristi – tra cui l’Associazione italiana dei professori di diritto penale e del processo penale – invocano un ato di clemenza: “Sono segnali – si legge – che denunciano la gravità della situazione. ‘Non respirano le persone detenute’ afferma Antigone, ormai oltre 62.000 per 47.000 posti disponibili, con un tasso complessivo di sovraffollamento del 130%, che in alcune carceri supera o sfiora il 200%; mai numeri così alti dal 2013, anno della condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti”. Il 31 dicembre 2024, il Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha ribadito che “le condizioni delle carceri italiane offendono la Costituzione, la quale indica norme imprescindibili sull’esecuzione della pena detentiva. Il sovraffollamento, certo, ma ancora di più e maggiormente pervasiva – prosegue la lettera-appello – ‘l’aria che si respira’, mefitica in senso letterale e metaforico: il riferimento inevitabile è all’infelice e deplorevole uscita del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, di ‘non lasciare respirare chi sta dietro quel vetro oscurato’. Un’affermazione che attesta chiaramente una visione vendicativa e discreditante della pena”.


Intanto nel 2024, 90 persone si sono tolte la vita all’interno degli Istituti italiani. Una ogni quattro giorni, un livello che non ha precedenti nelle carceri italiane; il tasso è più alto per le donne e per gli stranieri. Vanno aggiunti i 7 suicidi di agenti di polizia penitenziaria. Le risorse del trattamento sono davvero misere. Il lavoro, sempre definito dai vertici del DAP il “perno del trattamento”, coinvolge meno di un terzo delle persone detenute (al 31 dicembre 2023 il 28%; ma si tratta di lavoro di “casermaggio” , dequalificato e a turni brevi, mentre solo il 5% – 3.029 persone sui più di 62.000 presenti – sono alle dipendenze di cooperative o imprese esterne). Nel primo semestre del 2024 i corsi professionali registrano 3.716 iscritti, pari al 6% della popolazione detenuta; i percorsi di istruzione, dal canto loro, coinvolgono solo un terzo della popolazione detenuta. Quanto al titolo di studio, per la metà della popolazione detenuta non è rilevato, né rilevabile. Della restante metà 18.085 persone (meno del 30% del totale) possiedono un diploma di scuola media inferiore. “Ciò conferma lo stato di marginalità sociale della stragrande maggioranza dei reclusi – prosegue la missiva – cui fa riscontro l’assoluta carenza di risorse trattamentali, quasi totalmente delegate ad enti esterni: enti di volontariato o cooperative, docenti o ministri di culto. Si tratta di una presenza caratterizzata da pesanti squilibri territoriali (concentrazione al centro-nord) e limitata dalla circuitazione penitenziaria di sicurezza, per cui in molte aree le attività trattamentali si riducono allo zero. Eppure, i presupposti per far fronte a questa situazione, a partire dalla decongestione del sovraffollamento, ci sarebbero. Quasi un terzo della popolazione detenuta potrebbe giovare facilmente di un provvedimento di clemenza limitato ai reati minori e a residui pena non superiori ai due anni. Le persone anziane o malate dovrebbero poter accedere alla detenzione domiciliare. Ben la metà della popolazione detenuta, e addirittura più del 60% dei condannati definitivi, risulta scontare pene brevi o un attuale residuo pena inferiore ai quattro anni, potendo quindi fruire di misure alternative: quelle stesse che si sono da tempo dimostrate utili a ridurre drasticamente la recidiva, così anche in conformità alle istanze di sicurezza e di difesa sociale. Inoltre, è risaputo che la stragrande maggioranza dei detenuti per reati connessi al consumo e al piccolo spaccio di sostanze stupefacenti sono in realtà tossicodipendenti che andrebbero affidati a centri sociosanitari di recupero e reinserimento sociale. Lo stesso dicasi per gli affetti da disagio psichico. Ma, dice il Ministro Nordio, l’indulto ‘sarebbe un segno di debolezza’ e difficilmente l’attuale governo lo percorrerà. La congiuntura reazionaria, oltre che una malintesa e trasversalmente condivisa accezione di ‘certezza della pena’, promettono solo il peggio”.


“Di fronte a questa situazione e a tutte le buone ragioni per denunciare e protestare contro un regime illegale – ribadiscono i docenti universitari di tutta Italia – il Governo, in senso contrario, introduce nuove fattispecie di reato e aggravi di pena, oltre ad emanare un provvedimento (DM 14 maggio 2024) che istituisce il Gruppo di intervento operativo del Corpo di Polizia penitenziaria (GIO), finalizzato al controllo delle proteste e dei conflitti interni. A ciò si aggiunge il recente progetto di ‘scudo penale’ per le forze dell’ordine, orientato quantomeno a neutralizzare il reato di tortura. In coerenza con queste prospettive fa la sua apparizione il Calendario 2025 della Polizia penitenziaria: una raccolta di immagini fuorvianti e pericolose che invocano la militarizzazione del Corpo di polizia, oggi a ordinamento civile, promuovendo un addestramento finalizzato all’utilizzo delle armi e delle tecniche di contenimento violento. A ciò si aggiunge il rifiuto della richiesta, da lungo tempo anche estesamente condivisa, di rendere identificabili gli agenti nel loro operato. Anche il Capo dello Stato ha fatto riferimento alle deplorevoli condizioni di lavoro in cui opera la polizia penitenziaria, dovute a sovraffollamento e carenze di organico, certo; ma forse anche all’essere chiamata alla gestione della quotidianità detentiva attraverso un’estenuante mediazione dei conflitti alla quale non è minimamente formata e che evidentemente non interessa a nessuno. Il video ‘pubblicitario’ che presenta il calendario è gravemente fuorviante soprattutto per le nuove reclute, che così si vorrebbero motivate e selezionate come per andare alla guerra, per poi ritrovarsi a dover gestire sofferenza e miseria nelle sezioni sovraffollate, navigando a vista secondo un operare che, in caso di fallimento, si affida ai rapporti disciplinari”. “Alla luce di questa complessiva situazione, in quanto studiosi e docenti di scienze sociali, di sociologia del diritto e della devianza, sollecitiamo adeguati provvedimenti per ricondurre il settore penitenziario ai principi costituzionali, invertendo le imperanti tendenze sicuritarie verso sostanziose politiche di sicurezza sociale. In particolare, chiediamo al Governo e al Parlamento un intervento rivolto alla riduzione immediata del numero dei reclusi e al finanziamento di progetti di sostegno e integrazione sociale”, conclude la lettera.