Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Paesaggio italiano vale 6% Pil: a Napoli convegno “Lost Landscapes”

Paesaggio italiano vale 6% Pil: a Napoli convegno “Lost Landscapes”Roma, 13 mar. (askanews) – Il patrimonio paesaggistico italiano – quel mix unico di cultura e natura – genera nel complesso un valore economico superiore ai 107 miliardi di euro l’anno, circa il 6% del Pil. Ma la gestione del paesaggio è un “progetto” di controllo e indirizzo della sua continua evoluzione che riguarda molteplici aspetti: dall’emergenza climatica alle opportunità economiche e occupazionali connesse, alla qualità della vita. I soli paesaggi rurali ricoprono il 33% del territorio italiano – se adeguatamente gestiti possono avere un ruolo chiave nella tutela della salute alimentare, della biodiversità, nel garantire servizi ecosistemici (aria e acqua pulite, suolo fertile), nella difesa del territorio dal dissesto idrogeologico e nel trasferimento di saperi culturali e sociali.
Ma è nelle città – circa il 3% della superficie terrestre – che si concentra il 50% della popolazione mondiale, si emettono il 70% delle emissioni climalteranti. Qui gli effetti delle emergenze climatiche e sociali si percepiscono con maggior evidenza: dalle ricadute sulla salute determinate dalle isole di calore e dall’inquinamento dell’aria, fino agli eventi eccezionali, quali i disastri di natura idrogeologica, che hanno gravi ricadute dirette sui cittadini e provocano problemi sociali, intergenerazionali e interculturali. È quindi nei i paesaggi che abitiamo quotidianamente che deve avvenire la gestione del cambiamento, con criteri di adattamento ai cambiamenti climatici in corso, attraverso progetti sapienti di architettura del paesaggio.
Dell’evoluzione dei paesaggi si parlerà nella maratona internazionale di eventi raccolti sotto il titolo “Lost Landscapes”: il convegno internazionale organizzato da Aiapp in occasione dell’Assemblea generale di IFLA Europe, rispettivamente l’Associazione Italiana degli Architetti del Paesaggio e quella continentale. La quattro giorni si svolgerà dal 12 al 15 ottobre a Napoli, ma i preparativi per fare arrivare delegati da 27 Paesi europei sono già in corso. “Vogliamo ricordare proprio in occasione della Giornata che si celebra nel nostro Paese il 14 marzo che i paesaggi sono il risultato delle trasformazioni delle nostre azioni (produttive, sociali, ecc) sui territori e sull’ ecosistema”, afferma Maria Cristina Tullio, presidente di Aiapp. “Viviamo inoltre in un’epoca di transizione, un momento durante il quale maturano nuove concezioni e produzioni alla ricerca di nuove condizioni di coesistenza. È quindi necessario operare con competenza per ristabilire i termini di queste nuove condizioni. Ma troppo spesso l’attività umana ha trasformato e trasforma sensibilmente e velocemente i luoghi, consuma suolo, natura ed energia con grande facilità e indifferenza e, quotidianamente, produce rifiuti, inquina aria, acqua e suolo. Dobbiamo, dunque, perseguire un nuovo equilibrio sostenibile: dobbiamo integrare gli interventi che consumano con quelli che purificano, filtrano, compensano e producono, creando un sistema di scambio e arricchimento e recupero reciproci. Dobbiamo integrare le nuove soluzioni tecnologiche con processi naturali, accrescendo le capacità performative della natura. Nostro compito è far ‘stare bene’ le persone nei luoghi in cui abitano, migliorando il micro-clima, la qualità dell’aria, migliorando nel contempo la qualità della vita di tutti i viventi e il paesaggio che circonda i luoghi che abitiamo. Non si può parlare di salvaguardia del paesaggio, dunque, senza un competente progetto che mira a ristabilire o conservare gli equilibri fra natura e azioni umane”. Obiettivo della quattro-giorni di “Lost Landscapes” – alla quale parteciperanno 34 delegati in rappresentanza degli architetti del paesaggio da tutti i Paesi europei – è l’attivazione di un confronto sulle linee di ricerca e sulle pratiche dell’architettura riferite ai paesaggi dell’abitare; ai paesaggi produttivi e ai paesaggi dell’attraversamento. “I paesaggi cambiano per soddisfare le nuove esigenze di sviluppo. Un processo nel quale se si perde qualcosa si può al contempo ottenere qualcos’altro”, spiega il coordinatore del comitato scientifico organizzatore, Gianni Celestini.
“Ma talvolta la loro trasformazione avviene in maniera impropria, provocando cesure e strappi che determinano la perdita di riconoscibilità. Per evitare questo e far sì che la mutazione abbia senso, occorre un progetto di paesaggio in grado di interpretare le condizioni dell’habitat contemporaneo e che sia decisivo nella ricostruzione del significato e del valore delle nostre relazioni con la Terra”, aggiunge. “L’Architettura del Paesaggio deve diventare il soggetto che cambia il gioco, fondamentale non solo per consolidare, ricostruire, conformare praticamente i sistemi ecologici della Terra, ma per contribuire in modo decisivo alla trasformazione del modo di abitare, produrre e attraversare i nostri paesaggi. Il suo compito è di porsi come un negoziatore tra natura e cultura, tra innovazione tecnologica, ecologica e ‘immaginazione poetica’ per svolgere un ruolo decisivo nella ricostruzione del significato e del valore delle nostre relazioni con la Terra”, conclude Celestini.

Inaugurato nell’area di Kiev il Peace Village progettato da MCA

Inaugurato nell’area di Kiev il Peace Village progettato da MCAMilano, 13 mar. (askanews) – Il 13 marzo in Piazza della Libertà nella città di Brovary in Ucraina è è stato inaugurato il “Peace Village”, uno spazio multinazionale e rifugio climatico a servizio della popolazione civile, progettato dall’architetto Mario Cuccinella e donato a Brovary dal Movimento Europeo Azione Nonviolenta (MEAN) insieme con un pool di imprese italiane. Da parte ucraina, il progetto è stato curato dalla Fondazione di beneficenza internazionale di Serhii Malyk “Free Spirit of Ukraine” e Kyiv Municipal Motor Car Club con il sostegno dell’Amministrazione statale del distretto di Brovary della regione di Kiev e del Consiglio comunale di Brovary. All’evento di inaugurazione sono stati invitati Volodymyr Maibozhenko, capo della Brovary RDA della regione di Kiev, Ihor Sapozhko, sindaco di Brovary, e rappresentanti del MEAN e delle aziende italiane che hanno finanziato questo progetto.
Cinquanta attivisti del Movimento Europeo di Azione Non Violenta (MEAN), con l’intenzione di operare concretamente per la cultura della pace ed il sostegno umano e nonviolento alla popolazione aggredita, stanno tornando in Ucraina per un nuovo importante appuntamento: l’inaugurazione del “Villaggio della Pace” a Brovary.
“Peace Village” è un complesso di edifici progettati dall’architetto Mario Cuccinella e donato a Brovary dal Movimento Europeo Azione Nonviolenta insieme con il pool di imprese italiane (ScaffSystem di Ostuni e Mannigroup di Verona e anche altre) e il sostegno di tanti cittadini. L’area del complesso è di 300 mq. “Peace Village” è stato disegnato ricalcando il simbolo circolare del segno della pace, come monumento vivo “alla speranza”. Nelle casette calde e ben attrezzate, i bambini possono giocare e studiare, le persone possono incontrarsi, leggere, caricare le batterie di telefoni o tablet o semplicemente riscaldarsi o ricevere altro aiuto necessario. Questo piccolo “Villaggio della pace” è dotato di due stufe, un generatore donato da Base Italia e 16 mini generatori solari, per portare anche esempi chiari di transizione ecologica. La costruzione della Città della Pace è iniziata il 6 febbraio 2023.
“E’ intenso il sentimento che accompagna un progetto come questo – ha detto l’architetto Mario Cucinella – nella sua semplicità esprime una forza credo unica. E l’impegno che lo ha accompagnato, l’entusiasmo per il suo completamento dimostrano, anche in questo caso… in una situazione cosi assurda, quanto le persone chiedano – più di ogni altra cosa – la possibilità di stare insieme, di avere un luogo nel quale potersi riunire. Ho pensato, per questa che è una piccola architettura a tre strutture, al simbolo universale della pace: perché l’architettura, che vuol dire costruire – insieme ad altri – qualche cosa che tutti potranno usare, qualche cosa intorno alla quale poi potrà nascere anche altro, è e deve poter essere un segno di pace”.

Caffè, per sette italiani su 10 è uno dei piaceri della vita

Caffè, per sette italiani su 10 è uno dei piaceri della vitaMilano, 13 mar. (askanews) – Per sette italiani su 10 il caffè è un vero e proprio piacere della vita, il modo per iniziare bene la giornata, un antidoto per ritrovare carica e voglia di fare, ma anche un momento di pausa e relax. Proprio per questi motivi il 97% dei nostri connazionali afferma di bere, più o meno spesso, caffè o bevande a base di caffè (tre o più tazzine al giorno, per oltre la metà degli intervistati). A scattare la foto sul nesso tra il buonumore degli italiani e il caffè un’indagine condotta da AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè su oltre 1.000 intervistati tra i 18 e i 65 anni.
Ma il nesso caffè e felicità sembra trovare conferma anche dalla scienza. Una recente metanalisi pubblicata su Frontiers in nutrizion, realizzata analizzando 29 studi e oltre 422.000 partecipanti, ha infatti confermato un’associazione tra assunzione di caffè e umore: chi consuma circa quattro tazzine della bevanda (240 ml al giorno) vedrebbe diminuire circa del 4% il rischio di sviluppare sintomi depressivi. Anche i dietisti europei concordano sul fatto che un consumo equilibrato di caffè abbia effetti benefici per la salute fisica e mentale. Secondo i dati della Survey della European federation of associations of dieticians (Efad) realizzata in collaborazione con l’Institute for scientific information on coffee il 61% dei dietisti intervistati ha riconosciuto un’associazione positiva tra consumo di caffè e miglioramento dell’umore.
Dietro questo nesso ci sarebbe lo zampino della chimica. La caffeina contenuta nel caffè, infatti, ha la capacità di modulare la trasmissione dopaminergica e facilitare il rilascio di serotonina, mentre i suoi composti antinfiammatori e antiossidanti dimostrano effetti benefici nel gestire gli sbalzi dell’umore. “È proprio questo il motivo per cui, quando ci si sveglia già stanchi o quando la giornata sembra non finire mai, prenderci quei dieci minuti tutti per noi e assaporare quel gusto familiare fa sembrare subito tutto un po’ più facile – sottolinea Michele Monzini, presidente del Consorzio Promozione Caffè – Il caffè è una delle bevande più studiate al mondo e i suoi molteplici effetti sull’organismo e le nuove scoperte non smettono mai di stupirci. La pausa caffè è un momento che ha un effetto benefico doppio sul nostro umore, in primis per le evidenze confermate dalla scienza, ma anche per il puro piacere di dedicarci del tempo per rilassarci”.

Neuropsichiatri infantili: in aumento disturbi comportamento alimentare

Neuropsichiatri infantili: in aumento disturbi comportamento alimentareRoma, 13 mar. (askanews) – Riducono l’alimentazione fino a saltare i pasti o al contrario presentano abbuffate compulsive, contano ossessivamente le calorie, si pesano e si specchiano continuamente, eccedono con l’attività fisica, cambiano umore e riducono il contatto con il mondo esterno: sono solo alcuni dei principali campanelli d’allarme che manifesta chi soffre dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) come anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder – BED). Un problema di salute pubblica quello dei disturbi legati all’alimentazione, in aumento e con un esordio sempre più precoce, soprattutto tra i giovanissimi, le ragazze in particolare, tra i 12 e i 17 anni. In occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, interviene la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza: “E’ un mondo complesso quello dei disturbi del comportamento alimentare – dichiara Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – e negli anni più recenti abbiamo osservato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che non riguarda più soltanto gli adolescenti, ma anche bambine e bambini in età prepuberale, con conseguenze più gravi sul corpo e sulla mente, sullo sviluppo in genere. L’identificazione e l’intervento tempestivo e multidisciplinare sono decisivi per una prognosi migliore”.
I DCA (disturbi del comportamento alimentare) affliggono oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo, oltre 3 milioni di persone in Italia, pari a circa il 5% della popolazione: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia: l’incidenza recentemente è aumentata del 30% per effetto della pandemia e il picco è soprattutto tra i giovanissimi, colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid, a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale (Ministero della Salute).
Secondo i dati emersi da una ricerca a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, sui Centri in Italia del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre 8000 utenti, il 90% è di genere femminile rispetto al 10% di maschi; il 59% dei casi ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni. Rispetto alle diagnosi più frequenti, l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.
“Quando si parla di disturbi del comportamento alimentare – spiega Elisa Fazzi – si fa riferimento a un disturbo caratterizzato da un rapporto alterato con il cibo che si manifesta attraverso una preoccupazione eccessiva rispetto al peso e alla forma del proprio corpo ma esprime soprattutto una grande sofferenza psichica ed emotiva di cui il soggetto, e anche la famiglia, non si rendono sempre conto focalizzando il problema sul cibo. Sono patologie diffuse soprattutto nell’universo femminile e con un impatto drammatico nella vita di tutti i giorni, di ragazze e ragazzi e delle loro famiglie. I disturbi legati all’alimentazione, come l’anoressia nervosa, possono essere associati ad altri sintomi come depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici. Quello del neurosviluppo, che riguarda bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni, è un periodo delicato in cui i fenomeni maturativi del sistema nervoso centrale non hanno uguali nelle successive fasi della vita. Ad ogni tappa dello sviluppo, compresa la preadolescenza, possono corrispondere possibili rischi e vulnerabilità. In questo periodo la famiglia e la scuola sono fondamentali nell’individuazione dei primi segnali di rischio come forma di tutela e protezione della salute di bambini e adolescenti”.

Milano, il 21 marzo torna giornata per ricordo vittime mafie

Milano, il 21 marzo torna giornata per ricordo vittime mafieMilano, 13 mar. (askanews) – Torna a Milano, dopo tredici anni, la manifestazione nazionale organizzata da Libera e Avviso Pubblico sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica per celebrare la XXVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il corteo partirà alle ore 9 da corso Venezia per arrivare in piazza Duomo intorno alle ore 11. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Rai e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, è stata presentata questo pomeriggio a Palazzo Marino dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala e dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, insieme a Lucilla Andreucci dell’ufficio di Presidenza di Libera e al presidente nazionale di Avviso Pubblico Roberto Montà.
Saranno oltre 500 i familiari di vittime innocenti delle mafie che arriveranno nel capoluogo lombardo da tutta Italia per partecipare all’appuntamento. Dopo gli anni difficili della pandemia si potrà quindi colmare anche fisicamente le distanze e tradurre il “noi” che da sempre anima l’impegno di Libera in un grande e caloroso abbraccio rivolto a loro. Il corteo partirà alle ore 9 da corso Venezia e arriverà in piazza Duomo, dove intorno alle ore 11 inizierà la lettura dei nomi di tutte le 1.069 vittime innocenti delle mafie. Don Luigi Ciotti terrà l’intervento conclusivo. Nel pomeriggio del 21 marzo si terranno alcuni seminari di approfondimento e proiezioni rivolte a gruppi e scuole. Il calendario completo sarà disponibile nei prossimi giorni sul sito www.libera.it.
Il giorno prima, lunedì 20 marzo, alle ore 15, Milano accoglierà le centinaia di familiari provenienti da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e dal Nord Italia all’Università Statale di Milano per Assemblea Nazionale. A seguire, alle ore 18, è prevista la Veglia ecumenica presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore. Libera ha scelto di tornare a Milano perché quest’anno ricorre il trentennale della strage mafiosa di via Palestro in cui persero la vita cinque persone. Il corteo si concentrerà a partire dalle ore 8 in corso Venezia, dove partirà alle ore 9. L’iniziativa seguirà questo percorso: corso Venezia, piazza San Babila, corso Giacomo Matteotti, piazza Filippo Meda, via Adalberto Catena, piazza della Scala, via Santa Margherita, via Giuseppe Mengoni, piazza Duomo.

Fico e Cucine Popolari insieme per un pranzo solidale “sospeso”

Fico e Cucine Popolari insieme per un pranzo solidale “sospeso”Milano, 13 mar. (askanews) – Sarà un grande pranzo allargato e inclusivo quello che domenica 2 aprile verrà preparato all’interno di Fico. In vista della Pasqua, infatti, dalla collaborazione di Fico con l’associazione di volontariato le Cucine Popolari è nato un evento conviviale aperto a tutti, dalle persone ospiti delle quattro mense solidali di Bologna ai volontari che vi operano, passando per turisti, visitatori e operatori del Parco del cibo.
Al gusto di un pranzo domenicale, preparato all’interno delle cucine di Fico dai cuochi di Cucine Popolari, si unirà infatti il piacere di mettersi al servizio di chi fa questo tutti i giorni, visto che saranno proprio i dipendenti di Fico a servire le portate. Le ospiti e gli ospiti delle Cucine Popolari, che accederanno a Fico gratuitamente, sono persone che hanno diritto ai servizi sociali comunali e necessitano dell’assistenza di parrocchie e altre associazioni di quartiere, che hanno perso il lavoro e che si trovano in difficoltà per motivi economici e sociali. Con la pandemia da Covid-19, iniziata nel marzo 2020, il numero delle persone che hanno chiesto “aiuto” è più che raddoppiato e con esso la quantità di pasti offerti ogni giorno dalle sedi di Cucine Popolari, passati da 250 a oltre 500.
Sarà possibile dare il proprio contributo diretto al pranzo acquistando un biglietto valido per sedersi a tavola e, allo stesso tempo, per offrire di fatto un ‘pranzo sospeso’ per chi ne ha necessità. Durante la giornata sarà inoltre possibile entrare in contatto con i volontari di Cucine Popolari ed effettuare donazioni dirette per sostenere i loro progetti. In questo modo Fico diventerà un luogo di aggregazione dove le persone più in difficoltà potranno avere un pasto caldo ma anche trascorrere insieme un pomeriggio all’insegna della socialità e della solidarietà, con la possibilità di visitare il Parco e le sue 20 attrazioni.
“Questa collaborazione tra le Cucine popolari e Fico dimostra che la solidarietà passa anche attraverso la condivisione del cibo a tavola – afferma il fondatore dell’associazione di volontariato Roberto Morgantini – e rappresenta un modo per entrare in contatto tra mondi differenti. Questa contaminazione penso sia la ricetta per ripartire insieme dopo questa terribile pandemia. Il Covid ha messo in evidenza il bisogno degli individui di partecipare attivamente alla costruzione condivisa di una nuova società più aperta e inclusiva. Il nemico da combattere, come ha affermato più volte anche papa Francesco, è l’indifferenza nei confronti dell’altro. Ma come recita una nota canzone, ‘gli altri siamo noi’”.
“È un piacere poter ospitare le famiglie che si rivolgono a Cucine Popolari – dichiara Stefano Cigarini, amministratore delegato di Fico Eataly World – Il nostro Parco saprà offrire a bambini e genitori un’esperienza unica, un pranzo di Pasqua e una giornata di festa all’insegna del gusto e del divertimento. Non è un caso che sia Fico che le Cucine popolari nascano a Bologna, città con una tradizione gastronomica tra le più ricche e famose d’Italia che entrambi cercano di onorare ogni giorno”.

Real Academia de Espana a Roma, mostra 10 anni di fumetti

Real Academia de Espana a Roma, mostra 10 anni di fumettiRoma, 13 mar. (askanews) – La Real Academia de Espana en Roma presenta dal 14 marzo la mostra Raccontare un monte d’oro. 10 anni di fumetti in Accademia dedicata al fumetto attraverso le opere di 17 artisti, che sono entrati all’Accademia grazie alla borsa di fumetto e illustrazione. Con i 150 anni di vita dell’Academia de Espana en Roma, si celebrano anche i primi 10 anni dell’ingresso del tebeo (il fumetto in spagnolo) tra le discipline ospitate. Un medium visivo con una capacità unica di portata popolare e allo stesso tempo un campo difficile da definire: è infatti un sofisticato dispositivo spazio-temporale, che in sole due dimensioni, registra tempo, spazio, storie, desideri
In questo decennio, 6 autrici e 11 autori spagnoli e latinoamericani – Tyto Alba, Carla Berrocal, Ana Bustelo, Joan Casaramona, Miguel Cuba, Yeyei Gomez, Julia Huete, Martin Lopez Lam, Los Bravu (Dea Gomez E Diego Omil), Alvaro Ortiz, Federico Pazos, Brais Rodriguez, Javier Saez Castan, Antonia Santolaya e Joaquín Secall – hanno lavorato con questa borsa, intrecciando la loro carriera artistica con il soggiorno a Roma e con l’Accademia stessa. Convivendo con altre discipline, in un contesto unico, hanno messo alla prova i loro limiti espressivi attraverso un progetto personale.
Questi 17 sguardi tornano in Accademia dai loro rispettivi mondi per ricordare, raccontare, riflettere su cosa comporta vivere e creare su questo colle romano: un antico convento su un monte de oro diventa un centro di residenze artistiche che avvolge un Tempietto. L’ Academia de España en Roma è anche un generatore di storie: ogni anno un nuovo gruppo la abita, creando, vivendo e amando i suoi spazi.
La mostra è allestita nei tre spazi in cui si convive in Accademia: il chiostro, un salone e una terrazza. Nel chiostro, luogo centrale dell’esposizione, un libro steso su tavole da disegno raccoglie il ritorno all’Accademia con uno sguardo sul presente. Il salone, una gabinetto espositivo, è uno spazio per ricordare le opere concepite durante il soggiorno a Roma. La terrazza, che si affaccia sulla città, è una celebrazione della Capitale osservata costantemente, dal Gianicolo a luoghi come il Forte Prenestino (con il suo Crack!), e diventa un invito alle storie future che non smetteranno mai di arrivare.
Il catalogo è una coedizione italo-spagnola che coinvolge Nuevo Nueve, Ediciones Valientes e l’editore italiano Fortepressa, con i testi di Ana Merino, Julia Ramírez-Blanco Valerio Bindi e Alessio Trabacchini.

Cultura, ritrovato rimorchiatore affondato 90 anni fa

Cultura, ritrovato rimorchiatore affondato 90 anni faRoma, 13 mar. (askanews) – A quasi 90 anni dalla sua scomparsa è stato ritrovato il relitto del rimorchiatore “Curzola”, del quale si erano perse le tracce al largo delle coste di Brucoli, nel Siracusano, il 12 marzo del 1935. Causa del naufragio furono verosimilmente le avverse condizioni meteo o una collisione con una nave ignota. A bordo del rimorchiatore un equipaggio composto da 18 uomini, 3 sottufficiali e 15 marinai. Non fu trovato nessun superstite.
Le operazioni che hanno poi permesso, in maniera del tutto casuale, di identificare l’imbarcazione affondata, grazie alla presenza del nome ben evidente sulla poppa, sono state condotte dall’ispettore onorario per i beni subacquei di Siracusa, Fabio Portella, che si era messo sulle tracce di un sommergibile della seconda guerra mondiale, in stretto contatto con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.
Il relitto è stato trovato, all’apparenza pressoché intatto, ad una profondità di circa 120 metri e ad una distanza di 2,3 miglia dalla costa, al traverso di Capo Campolato, nei pressi di Brucoli. A causa dell’elevata profondità e delle difficili condizioni in cui operare, dovute alla completa oscurità, alla bassa temperatura e a problemi di decompressione, sarà improbabile riuscire a portare a galla parti del rimorchiatore. Certamente si procederà ad una documentazione video e fotografica.
“Il ritrovamento del rimorchiatore Curzola – afferma l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – è per noi motivo di orgoglio e al tempo stesso di sorpresa. Desidero esprimere un plauso all’ispettore Portella e ai suoi collaboratori. Un professionista del mare dalle elevate capacità tecniche che ha operato in condizioni estremamente complesse”.

Glaucoma IAPB: ancora troppi non sanno o non si curano efficacemente

Glaucoma IAPB: ancora troppi non sanno o non si curano efficacementeRoma, 13 mar. (askanews) – Dopo 8mila controlli oculistici gratuiti effettuati in tre anni nelle città italiane, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia – Onlus) avverte: il 10 per cento dei malati di glaucoma non si cura a sufficienza; il 4 per cento dei visitati è ad altissimo rischio di essere affetto dalla malattia, senza averne il minimo sospetto, rischiando di perdere la vista. Per la settimana del glaucoma le iniziative di IAPB Italia in 85 città e un sito interamente dedicato alla prevenzione per la cittadinanza su www.settimanaglaucoma.it In occasione della settimana mondiale del glaucoma, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia – Onlus) rilascia i primi dati emersi dalla campagna di prevenzione delle malattie ottico-retiniche “Vista in Salute”. La campagna, finanziata dal Ministero della Salute su indicazione del Parlamento, ha offerto uno screening per il glaucoma, le maculopatie e la retinopatia diabetica ad oltre 8mila persone di età superiore ai 40 anni in 54 città italiane e nell’arco dei tre anni. Due le evidenze emerse che destano maggiore preoccupazione. “La prima – spiega Mario Barbuto, presidente di IAPB Italia – riguarda il numero di persone che sono convinte di essere sane ma hanno valori di pressione intraoculare compatibili con il glaucoma e hanno urgente bisogno di una visita oftalmologica approfondita”. Che una persona su 25 possa avere la malattia in corso senza saperlo è rilevante, perché il ritardo nella diagnosi è una delle criticità più gravi della malattia e porta a una perdita progressiva della vista fino alla cecità. Il glaucoma, infatti, è una malattia degenerativa del nervo ottico e i danni inflitti al sistema visivo sono irreversibili. È anche una malattia subdola: gli stadi iniziali sono asintomatici: grazie alla capacità compensativa del cervello, quindi una persona si rende conto di avere problemi visivi quando il male è già avanzato. “L’unico strumento per diagnosticare per tempo il glaucoma è la visita dal medico oculista e l’unico modo per arginarne il decorso è seguire scrupolosamente la terapia. Solo così – prosegue Barbuto – possiamo sconfiggere una patologia subdola, silenziosa, che si alimenta nella disinformazione”. Ecco perché anche il secondo elemento dell’analisi sulle visite di Vista in Salute è preoccupante: il dieci per cento dei malati di glaucoma visitati, che avevano già una diagnosi e una terapia, presentavano valori della pressione oculare non compensata. “Questo – conclude Barbuto – è un probabile segno della difficoltà che hanno i pazienti con glaucoma ad accedere alle cure sul territorio e ad essere seguiti costantemente nel tempo, traducendosi in alti costi per la società, sia da un punto di vista umano sia sotto il profilo economico. La perdita della vista è, infatti, un terribile trauma personale, oltre che una grave perdita economica”. “Le malattie che minacciano la vista hanno un enorme impatto sociale e l’invecchiamento della popolazione aumenterà il rischio di cecità nel tempo. Prevenzione e cura oftalmologica sono divenute, però, sempre più marginali all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. È necessario ripensare completamente il ruolo che la salute visiva trova all’interno del diritto alla salute. La vista è data per scontata ma, quando si perde per malattie come il glaucoma, non si può più recuperare. Il costo della perdita di autonomia, felicità e capacità produttiva è molto più alto delle risorse che basterebbe investire per prevenirla”. Su www.settimanaglaucoma.it l’elenco delle attività di prevenzione e sensibilizzazione organizzate da IAPB Italia onlus in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti in 85 città, e le informazioni di prevenzione che possono aiutare le persone ad aver cura della propria salute visiva.

Anoressia, l’odissea di Francesca: “A Roma nessuna struttura ad hoc”

Anoressia, l’odissea di Francesca: “A Roma nessuna struttura ad hoc”Roma, 13 mar. (askanews) – “E’ impensabile che in una città come Roma, che conta milioni di abitanti, non ci sia una struttura competente che possa seguire le ragazze con disturbi alimentari, come anoressia e bulimia”: il grido di aiuto (e di allarme) è di Enrica, mamma di Francesca (il nome è di fantasia), 16 anni e mezzo e 34 chili di peso. Soffre di anoressia da tre anni, ma non riesce ad uscirne. Non perché non voglia, ed è questa la ‘rabbia’ dei genitori. Ma perché, a Roma, non ci sono strutture ad hoc che possano seguirla come si deve.
“Esiste un solo centro, a Roma, il Cto, ma il personale è poco, il bacino di utenza è tanto, l’ascolto delle ragazze è parziale. I medici non ricordano tutte le storie, e ogni volta sembra di dover ricominciare da capo”, denuncia Enrica. “Non c’è una continuità assistenziale per le ragazze che hanno problemi di disturbi alimentari”.
I disturbi del comportamento alimentare sono una piaga che affligge quasi tre milioni di persone in tutta Italia. Con la pandemia del Covid-19, anoressia, bulimia e disturbi alimentari sono cresciuti a vista d’occhio, diventando la seconda causa di morte tra i giovani. Eppure trovare assistenza non è semplice, le strutture sono poche, le richieste tante. L’attesa è lunga e mentre i mesi trascorrono tra scartoffie e burocrazia, il peso continua a calare.
L’odissea per Francesca, e per i suoi genitori, è iniziata tre anni fa. “Ho suggerito dei medici ad hoc per poterla seguire privatamente – spiega il loro medico di base – la famiglia ha speso fior di quattrini, ma il privato non può ricoverare la ragazza in una struttura. Serve una struttura ad hoc, ma a Roma non ne esistono. La più vicina è a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, ma serve l’ok della Asl di appartenenza che ha dei parametri molto rigidi e nel caso di Francesca non rientra in questi casi. È grave ma non in pericolo di vita”.
Da qui la denuncia. “Occorre aprire almeno una struttura residenziale a Roma, aumentare il personale, snellire l’aspetto burocratico, abbassare i parametri per il ricovero e la permanenza di qualche mese. È davvero impensabile che in una città come Roma non ci sia una sede di recupero”, dice Enrica.
Nemmeno la strada delle strutture private è percorribile. “Non si può accedere a strutture private finché non si ha il nullaosta da parte della Asl di riferimento. E dunque si ritorna al problema di prima: procedure lunghe e burocrazia infinita, parametri molto ristretti sul peso”.
Il grido di allarme della mamma di Francesca non è solo per la figlia. “Io vorrei parlare a nome di tutte quelle famiglie che vivono la mia stessa situazione – dice – e la cosa che mi fa ancora più rabbia è che mia figlia chiede aiuto. Mi dice ‘Io voglio essere aiutata’, ma manca lo strumento. È lancinante pensare che tua figlia, giorno dopo giorno, si consuma sotto i tuoi occhi e tu non puoi fare nulla. E in tutta risposta i medici dicono che occorre avere pazienza e tempo”.
Di Serena Sartini