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Prà festeggia 40 vendemmie e mette tappo a vite anche al vino più premiato

Prà festeggia 40 vendemmie e mette tappo a vite anche al vino più premiatoMilano, 21 feb. (askanews) – Nell’anno in cui festeggia i 40 anni dalla sua prima vendemmia, Graziano Prà sceglie di mettere il tappo a vite anche ai vini dei suoi grandi cru del Soave, quelli con cui da anni sfida il tempo con ottimi risultati. A 66 anni, questo vigneron di Monteforte d’Alpone, colle a 25 chilometri da Verona, tira diritto lungo la sua strada con la serenità di chi conosce il valore dei vini che produce. “Sono tredici anni che usiamo il tappo a vite, che facciamo comparazioni con le bottiglie invecchiate con il sughero, e oggi siamo certi che la capsula Stelvin sia la scelta migliore per l’affinamento e la conservazione dei nostri vini, la risposta più forte al nostro desiderio di produrre vini buoni nel tempo, senza difetti ed eleganti” ha spiegato Prà ad askanews che lo ha incontrato ad un evento a Milano.
Dunque, dopo “Otto”, “Staforte” e “Colle Sant’Antonio”, a partire dalla vendemmia 2023, sarà incapsulato anche il pluripremiato “Monte Grande”, che completa al meglio tutte le diverse espressioni della Garganega, vitigno nobile che nella provincia a più alta densità di vite (Verona) è sempre stato trattato un po’ come una bestia da soma grazie alla sua resa estremamente generosa. Prà, tra i fondatori dei Vignaioli indipendenti, è invece uno di quei vigneron autentici che alla quantità ha sempre preferito la qualità, le uve autoctone ai vitigni internazionali, il biologico al convenzionale: uno che crede nel territorio in cui è nato e cresciuto, e che pensa al futuro della Denominazione. “Ho sempre cercato e cerco di fare emergere ciò che è scritto nella terra, ho sempre creduto nell’identità del Soave” spiega, ricordando che “i miei vini sono fatti con la Garganega e il Trebbiano di Soave, non sono mai andato in cerca di vitigni internazionali: lo Chardonnay, che qui ha imperato, ha stravolto tutto, perché la gente non conosce più quale sia il gusto del vero Soave e se perdiamo questo perdiamo le nostre radici”.
Oltre ai suoi 40 ettari nella zona di Soave, Prà nel 2001 ha aggiunto anche alcuni vigneti di Corvina, Corvinone, Rondinella e Oseleta sulle colline di Mezzane e Tregnano in Valpolicella. Oggi le vigne sono distribuite su circa otto ettari a biologico, a circa 500 metri sul livello del mare, da cui si ricavano 30mila bottiglie di Valpolicella, 20mila di Ripasso e 10mila di Amarone. Vini anche qui eleganti, senza difetti, diretti e “gastronomici”. Nel futuro prossimo venturo anche questo Valpolicella Doc “indosserà” il tappo a vite, a differenza dei suoi fratelli maggiori perché il Disciplinare non lo prevede.
“Sono passati 40 anni da quando ho iniziato ma se guardo indietro mi sembra ieri, eppure in mezzo c’è una vita” racconta ancora Prà, spiegando che da quel lontano 1983 della prima vendemmia “è cambiato tutto, a incominciare dal clima, il problema dell’acqua a Soave è molto grave e ci dobbiamo adattare: facciamo i pozzi ma di acqua c’è ne è sempre meno”. “Dobbiamo mettere nella bilancia che le quantità di uva non saranno più quelle di una volta, si produrrà sempre meno” prosegue Prà, che rivela “mi fa paura il cambiamento climatico, la gente non ha ancora capito quanto sia grave: ogni tanto mi capita di addormentarmi pensando che questa sarà l’ultima volta in cui abbiamo paura del tempo e che le stagioni torneranno ad essere quelle di una volta, perché io d’inverno voglio tornare a vedere la neve e a sentire il freddo, ma dobbiamo fare degli sforzi, dipende tutto da noi”.
Oggi la Cantina produce circa 410mila bottiglie (360mila di Soave), di cui oltre l’80% finiscono all’estero, in particolare negli Stati Uniti, in Norvegia e in Germania. “Oggi ho un’azienda avviata, con 15 dipendenti che stanno bene perché io sono sempre stato dell’idea che chi lavora da me, la sera deve andare a casa contento e il mattino deve essere contento di tornare a lavorare” spiega Prà, sottolineando che “i miei vini rispecchiano questa attenzione: il ‘buono, pulito e giusto’ del mio amico Carlin Petrini è stato per me fondamentale, è stato un faro per il vino di qualità e tutte le aziende agricole devono avere un grande rispetto per lui”.
“Il mio obiettivo è arrivare a mezzo milione di bottiglie e poi mi fermo perché non ha senso andare più avanti, perché dopo hai bisogno di tutta una serie di cose che non mi piacciono: per fare dei vini identitari serva che li segua io altrimenti per me non ha senso” svela Prà, sottolineando che “nella nostra Denominazione abbiamo la qualità e la longevità ma ci manca il prezzo, che è un elemento imprescindibile per un grande vino, senza quello puoi anche fare il vino più buono del mondo ma non sarai mai considerato”. “Oggi il prezzo dei nostri vini è troppo basso, non è una questione di guadagno (io non ho mai lavorato per guadagnare) ma di prestigio – conclude – perché facciamo dei vini eccezionali, unici, che se bevuti alla cieca non temono il confronto con alcun vino bianco secco al mondo”.

IA, domani iniziativa al Centro Studi Americani

IA, domani iniziativa al Centro Studi AmericaniRoma, 21 feb. (askanews) – Appuntamento al Centro Studi Americani il prossimo 22 febbraio alle 15:00 con l’ evento “The race to disruptive technologies: nations as ecosystems of knowledge”. L’iniziativa, organizzata dal Centro Studi Americani e Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine in collaborazione con l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, rappresenta l’occasione per un’analisi sull’applicazione e gli sviluppi delle tecnologie disruptive e quantistiche nell’ambito delle relazioni internazionali con un focus particolare sulla geopolitica dell’intelligenza artificiale e sulla relativa regolamentazione internazionale. Askanews sarà media partner dell’evento.
Dopo i saluti di Gianni De Gennaro – Presidente, Centro Studi Americani, Courtney Nemroff – Minister for Economic Affairs, US Embassy to Italy, e Luciano Violante – Presidente, Fondazione Leonardo-Civilità delle Macchine, il programma prevede la relazione introduttiva di Enrico Prati – Professore associato presso Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano e gli interventi su “disruptive technologies: lo stato dell’arte” di Cosimo Accoto – Research affiliate & Fellow, Massachusetts Institute of Technology Boston, Alessandro Curioni – IBM Fellow, Vice President Europe and Africa and Director, IBM Research Zurich, Francesco Marradi – Colonnello 4° Reparto di Stato Maggiore Aeronautica (Eurofighter Typhoon Programme Office), Dario Pagani – Head of Digital and Information Technology, ENI, Clementine Starling – Director of Forward Defense Program, Scowcroft Center for Strategy and Security, Atlantic Council. Modererà Riccardo Luna – Giornalista, Direttore Italian Tech e Green & Blue.
A seguire confronto su “Filiere di produzione: relazioni economiche e commerciali per l’approvvigionamento delle risorse” con gli interventi di Marco Bellezza – Amministratore Delegato, Infratel Italia, Andrea Billet – Ammiraglio, Capo del Servizio Certificazione e Vigilanza dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Francesco Di Sandro – Senior Vice President Strategic Planning | Strategy and Market Intelligence Office, Leonardo, Anna Puglisi – Director of Biotechnology Programs and Senior Fellow, Georgetown’s Center for Security and Emerging Technology (CSET). Modererà Barbara Carfagna – Giornalista e conduttrice, RAI.
Altro confronto sarà su “Sfide normative internazionali. Il contesto civile e gli aspetti militari”, con gli interventi di Pietro Alighieri – Contrammiraglio, Capo dell’Ufficio Supporto e coordinamento all’attività decisionale del Segretariato Generale della Difesa/D.N.A. in materia di politica e programmi agli armamenti; Andrea Gilli – Senior Researcher, Research Division, NATO Defense College; Giancarlo Granero – Capo Unità di coordinamento e relazioni interistituzionali, DG DEFIS (Defence Industry and Space), Antonio Malaschini – già Segretario generale del Senato. A moderare sarà Barbara Gasperini – Giornalista e autrice televisiva.
L’intervento conclusivo sarà di Luca De Angelis – Esperto per la microelettronica e l’innovazione, Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivo

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivoRoma, 21 feb. (askanews) – Anche i cani subiscono gli effetti nocivi del fumo passivo: lo ha stabilito una ricerca dell’Università degli Studi di Milano coordinata da Debora Groppetti, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali e pubblicata di recente su MDPI.
Il cane è un animale domestico molto diffuso che, condividendo con l’uomo spazi, abitudini e cibo, potrebbe essere esposto agli stessi rischi e malattie ambientali. Negli ultimi due decenni, gli effetti dannosi dell’esposizione al fumo passivo su bambini e adulti sono stati ampiamente discussi e sottolineati attraverso campagne di salute pubblica, ma non è stata posta enfasi sui rischi che gli animali domestici possono incontrare.
“Fino ad ora, nel cane non era stato ancora evidenziato che la coabitazione con proprietari fumatori inducesse nell’organismo di questi animali la presenza di cotinina, il principale metabolita endogeno della nicotina. Come per i bambini, anche per gli animali domestici l’esposizione al fumo può avvenire non solo per l’inalazione ambientale, ma anche attraverso l’assorbimento transdermico”, spiega Silvia Mazzola, docente di Fisiologia Veterinaria presso lo stesso Dipartimento e coautrice dello studio.
La ricerca ha incluso 32 cani (sani) di entrambi i sessi. A seconda che vivessero o meno con umani fumatori, 16 cani sono stati inclusi nel gruppo esposti al fumo passivo e 16 sono stati inseriti nel gruppo dei non esposti. A questi cani è stato prelevato un campione di pelo e di sangue, necessario nell’ambito dei controlli di routine: parte del siero è stato utilizzato per analizzare l’eventuale presenza di cotinina attraverso la metodica ELISA, un test basato sull’utilizzo di un enzima legato a un anticorpo per rilevare e quantificare la presenza di un antigene specifico in un campione biologico. I risultati hanno evidenziato un aumento della cotinina nel siero e nel pelo dei soggetti esposti al fumo passivo rispetto a quelli non esposti.
“Sensibilizzare i proprietari di animali fumatori sui potenziali danni che il fumo passivo potrebbe arrecare ai loro cani da compagnia non è un fattore trascurabile, non solo in termini di prevenzione delle malattie legate al fumo, ma anche di tutela del benessere animale. Inoltre, i risultati pubblicati rappresentano la prima parte di uno studio più ampio, di cui stiamo elaborando altri risultati proprio ora, che è volto a valutare i possibili effetti dell’esposizione al fumo passivo nella riproduzione del cane”, conclude Silvia Mazzola.

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”Milano, 21 feb. (askanews) – Sabato 11, domenica 12 e lunedì 13 marzo oltre cento produttori si ritroveranno a Grazzano Badoglio (Asti) per “Grignolino, il Nobile Ribelle”, seconda edizione dell’evento dedicato al vitigno autoctono del Monferrato. La manifestazione è organizzata dall’Associazione italiana sommelier (Ais) del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale, supportate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dal Consorzio Colline del Monferrato Casalese, dalle Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferace, dal Consorzio Gran Monferrato e con il patrocinio del Comune di Grazzano Badoglio.
“La prima edizione è stata un successo, anche inaspettato nelle dimensioni e quest’anno gli spazi saranno raddoppiati per rendere la degustazione più confortevole al pubblico” hanno spiegato i delegati dell’Ais di Asti e Casale, Paolo Poncino e Daniele Guaschino, aggiungendo che “ci sarà approfondimento sul vitigno con alcune masterclass, e in questa edizione avremo anche la presenza di un vino ospite: la Freisa”. “Vitigno dell’anno 2022, la Freisa condivide con il Grignolino parte del suo dna” hanno proseguito Poncino e Guaschino, sottolineando “da qui l’idea di farne un compagno di viaggio grazie al supporto dell’associazione ‘Più Freisa’”.A dar voce al Grignolino e alla Freisa saranno i sommelier delle due delegazioni che, ai banchi di assaggio, parleranno di questi vitigni in tutte le sue diverse sfumature, ne racconteranno i territori e i diversi stili di vinificazione e affinamento.
Le tre masterclass si terranno nella sala superiore del ristorante il Bagatto di Grazzano Badoglio. Sabato e domenica ci sarà quella organizzata dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese in collaborazione con l’Associazione Monferace e con il supporto del Consorzio Gran Monferrato che sarà condotta dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. E quella curata dall’Associazione produttori di Grignolino d’Asti Doc e Piemonte Doc Grignolino con il supporto del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, che sarà condotta dal wineblogger Francesco Saverio Russo. La terza si terrà invece lunedì e sarà una “degustazione istituzionale” organizzata da Ais Piemonte, guidata dal presidente regionale Mauro Carosso.
La tre giorni si svolgerà nei locali delle ex scuole di via IV Novembre 15: sabato dalle 11 alle 19, domenica dalle 11 alle 18, lunedì dalle 11 alle 17. L’11 e il 12 marzo l’ingresso sarà dedicata al pubblico mentre la giornata del 13 marzo sarà dedicata agli operatori di settore oltre che al pubblico. L’evento sarà a ingresso libero senza prenotazione con un costo per la degustazione di 15 euro (10 per i soci Ais). La parte ristorativa sarà affidata a ristorante “Silos, cucina sincera di Torino”.
Definito dal grande Gino Veronelli “l’anarchico testabalorda” per le sue caratteristiche, il Grignolino oggi viene prodotto in circa 2,5 milioni di bottiglie. Per quanto riguarda il mercato, nel 2022 si è registrata una crescita del 3% della doc Grignolino d’Asti che ha superato il milione di bottiglie. Dati positivi anche per la doc Grignolino del Monferrato Casalese con circa 435mila bottiglie, mentre la doc Piemonte Grignolino ha superato il milione di bottiglie con un +7,3% rispetto al 2021.

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da Mur

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da MurRoma, 21 feb. (askanews) – “Di questo passo la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca non può proseguire in maniera corretta. Il Mur ha stanziato le giuste risorse nella legge di Bilancio 2022 per valorizzare il personale degli 11 Enti pubblici di ricerca (Epr) vigilati, ma un impegno simile non è stato ancora assunto dagli altri ministeri, per cui si è creata una grave disparità a scapito degli enti da essi vigilati”. Lo denuncia in una nota Eleuterio Spiriti, coordinatore nazionale di FGU Dipartimento Ricerca Sezione Anpri, nel giorno in cui ripartono le trattative per il rinnovo del contratto, in corso all’Aran.
Non avendo ancora risolto il problema in manovra per Anpal, Asi, Crea, Enea, Inail settore ricerca, Inapp, Isin, Ispra, Iss e Istat (enti non vigilati dal Mur), il sindacato – assieme alle altre sigle di categoria – ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. “Si parla tanto di Pnrr e valorizzazione del fattore umano, della conoscenza e della ricerca – rincara Spiriti – ma manca una visione unitaria che, in un quadro strategico coerente, metta a valore le diverse peculiarità degli enti. Non ci sono, è evidente, soltanto quelli vigilati dal Mur. Tutti stanno svolgendo una funzione essenziale anche rispetto agli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza. E il gap di risorse stanziate dai vari ministeri vigilanti crea discriminazioni inammissibili tra i lavoratori, a danno del settore della ricerca nel suo insieme. Si genera inoltre un dumping tra soggetti coperti dallo stesso contratto, che non consente un corretto prosieguo e una felice chiusura delle trattative all’Aran”.
“Bisogna valorizzare il personale, ricercatori e tecnologi, di tutti gli enti. È necessario investire sulle retribuzioni per allinearle alla media europea. Altrimenti poi è inutile battersi il petto per la fuga di cervelli. Continueremo a chiedere con forza a tutti gli attori coinvolti nel settore della ricerca e ai decisori politici – conclude Spiriti – un pieno supporto per la pronta cancellazione di questo grave vulnus”.

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAP

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAPRoma, 21 feb. (askanews) – WEDAP è l’acronimo di Water and Electricity from Draft Animal Power, ossia Acqua ed Elettricità prodotta da trazione animale. Ed è un’iniziativa di responsabilità sociale d’impresa promossa da un’azienda agricola, Masseria Coppola, nel Comune di Crispiano in provincia di Taranto. WEDAP ha in corso un progetto di ammodernamento dei sistemi per il pompaggio dell’acqua azionati dalla trazione animale. Nel sistema un animale che gira in tondo aziona un generatore di corrente elettrica che, a sua volta, alimenta una pompa. E’ stato dimostrato che, con un animale di taglia media (nel rispetto degli standard internazionali previsti per il benessere animale) il sistema può sollevare, in quattro ore, circa 60 mila litri d’acqua, a 4-6 metri. Con un’apposita torre di distribuzione, attraverso una rete di tubi, l’acqua può arrivare a centinaia di abitazioni in un raggio di diversi chilometri e soddisfare, così, un villaggio di circa mille persone.
L’Empower a Billion Lives (EBL) è una competizione a livello mondiale, organizzata dal 2018 dalla IEEE, la più grande organizzazione professionale al mondo che raccoglie oltre quattrocentomila esperti del settore elettrico ed elettronico. La competizione premia quelle idee che meglio possono garantire il collegamento alla rete elettrica per quel miliardo di persone che quel collegamento non ce l’hanno. Alla competizione hanno partecipato oltre cento realtà tecniche e scientifiche da quasi cinquanta Paesi nel mondo.
Il concorso prevede una preselezione finale dei candidati ed alcuni di essi saranno premiati ad Orlando, in Florida, USA, a marzo prossimo in occasione dell’Applied Power Electronics Conference. L’unico progetto italiano in gara è WEDAP, promosso da Antonio Perrone, già dirigente del Ministero dell’Ambiente alla Direzione Sviluppo Sostenibile e visintig scholar alla New York University per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Perrone sarà ospite dello IEEE, a Orlando, per la cerimonia della premiazione finale. La stessa organizzazione ha realizzato a favore dei finalisti un crowfunding.
Il punto di partenza della ricerca realizzata da Antonio Perrone, finalizzata a portare la corrente elettrica nei villaggi isolati dei Paesi a prevalente economia rurale, è stata l’analisi delle fonti di energia primaria realmente disponibile in quei villaggi, ossia il lavoro manuale e la trazione animale, ad oggi assicurata da ben 200 milioni di capi. WEDAP ha migliorato le pompe e le macine a trasmissione meccanica e trazione animale, attualmente in uso, realizzando un meccanismo che trasforma la potenza resa disponibile dalla trazione animale in corrente elettrica. Questa corrente può azionare macine, mulini e pompe e caricare batterie.
“La particolarità del progetto – ricorda Perrone – sta nel fatto che, contrariamente a quanto fatto finora, non si è cercato di adattare le tecnologie occidentali, quali i motori, l’eolico e il fotovoltaico, alle esigenze dei villaggi isolati con costi enormi per gli stessi. Il lavoro è partito da un’analisi socioeconomica ed agronomica ed ha individuato le fonti di energia primaria realmente presenti nei villaggi e cioè il lavoro manuale e la trazione animale”.

Accoglie in famiglia un senzatetto incontrato alla mensa dei poveri

Accoglie in famiglia un senzatetto incontrato alla mensa dei poveriRoma, 21 feb. (askanews) – Quella di Nancy Mastia è la storia di come gli incontri possano cambiarti la vita, soprattutto quando, durante periodi più o meno tormentati, il destino ci mette davanti a persone che lasceranno un segno nella nostra esistenza. Dopo la separazione dal suo compagno, a ventinove anni, Nancy, una donna forte e coraggiosa, si ritrova a crescere i suoi tre figli da sola, in un paesino in provincia di Salerno. Per non cadere in depressione, prende una decisione importante. “In quel periodo – racconta – mi sentivo sola, avevo la necessità di stare con altre persone. Così lasciai il mio lavoro d’insegnante e, per rendermi utile, cominciai ad andare a cucinare alla mensa dei poveri della mia città. Portavo con me anche i miei bambini perché volevo insegnare loro l’umiltà, mostrandogli che c’erano persone che vivevano in stato di grande bisogno e che tutti potevamo fare qualcosa per gli altri, anche solo compiendo piccoli gesti”.
Proprio arrivando alla mensa, un giorno, Nancy incrocia lo sguardo stanco di un uomo di una certa età seduto davanti all’ingresso e, prima di superare la soglia, istintivamente si volta verso di lui e gli chiede: “Scusi, lei come si chiama? Posso aiutarla?”. “Mimmo”, le rispose. In quell’istante accadde una magia e fra di loro nacque qualcosa di inspiegabile. “Per me lui è diventato subito ‘Zio Mimmo’ – ricorda commossa – e da quel momento iniziò subito una simpatia, istintiva. Anche i miei tre bimbi, due maschi e una femmina, si avvicinarono a lui, lo aiutarono ad alzarsi e avvertirono una sensazione inspiegabile di empatia e ‘vicinanza’”. E così, dopo vari incontri, Nancy prese un’altra decisione molto coraggiosa. “In quel periodo zio Mimmo viveva in una casa vicino alla mensa dei poveri, nella quale le persone senza fisa dimora dormivano, e dove spesso mi recavo a fare le pulizie. Portavo i bambini con me e, rendendomi conto dell’affetto che li univa a zio Mimmo, dopo un po’ di tempo gli proposi di venire a stare nell’appartamentino in cui abitavamo”. Un gesto spontaneo e venuto dal cuore, quello di Nancy che però ha dovuto affrontare non pochi ostacoli e pregiudizi.
“La mia famiglia mi metteva in guardia e non capiva il perché avessi portato in casa uno sconosciuto. Ma io – spiega la donna – lo consideravo come una persona che conoscevo da sempre. Per i miei figli, poi, era diventato quasi un nonno: li andava a prendere a scuola, li viziava, li consolava quando li rimproveravo e gli dava dei preziosi consigli di vita”. Probabilmente i familiari di Nancy erano preoccupati perché di lui non si sapeva molto, se non che aveva lasciato tutto e preso il primo treno che lo aveva portato in quel piccolo comune del salernitano. “Quando lo portammo a casa – ricorda Nancy – andammo anche al mercato a comprargli dei pantaloni e delle camicie da fargli indossare. Lui si adattò subito a vivere con noi. Cominciò a cucinare e quando rispondeva al telefono fisso, con fare signorile, esclamava: “Pronto? Qui casa Mastia”, come se fosse un maggiordomo. Ma io lo rimproveravo dicendogli che doveva essere meno formale, rispondendo soltanto che Nancy non c’è ma potete riferire a me che sono lo zio. Gli facevo capire che doveva sentirsi come una persona di famiglia”. Nancy lo aiutò anche a trovare un lavoretto come segretario per tenerlo occupato e guadagnare qualcosa. Della sua storia invece si sapeva poco davvero, ma i modi e l’eleganza nel vestire, sempre con giacca e cravatta, facevano trasparire un passato di vita agiata e grande istruzione. “Ho anche provato a indagare ma non sono mai riuscita a sapere qualcosa di più di quello che lui raccontava”, ammette Nancy. Sembra che nel periodo in cui Maradona, giocava con il Napoli, Mimmo avesse conoscenze importanti, tanto è vero che quando la figlia di Nancy si ammalò e non trovavano un posto in ospedale per curarla, fu grazie a una telefonata fatta proprio da Mimmo che riuscirono a ricoverare della bambina. Ma lui non ha mai voluto dire nulla sulla sua esistenza precedente, tranne che possedeva dei trulli ad Alberobello di cui, però, non gli interessava molto. Oltretutto Nancy non è mai riuscita a rintracciare un suo parente. Purtroppo, dopo qualche tempo zio Mimmo si è ammalato e poco tempo dopo è morto a causa di un tumore alla prostata. “E’ venuto a mancare il 19 marzo di quattro anni fa, proprio nel giorno della festa del papà. Un segno, per me”, afferma Nancy. Perché in quegli anni lui mi aveva aiutata come avrebbe fatto un parente molto stretto o un padre. “Lui diceva sempre che bisognava aiutare le persone, perché il bene che fai ti torna indietro tre volte e ci dava sempre degli ottimi consigli. Per me che ero una donna separata di 29 anni e che necessitavo di avere una persona accanto che mi aiutasse a non perdermi, Mimmo fu un vero regalo dal Cielo. Era, come detto, anche una figura di riferimento per i miei figli”. Adesso i bambini sono diventati grandi, uno vive a Rho, uno a Venezia e anche la ragazza sta per partire, ma tutti si portano dietro il bagaglio pieno degli insegnamenti che lo zio Mimmo gli ha fornito.
“Quando lo abbiamo accolto in casa, contro il parere di tutti, credevamo noi di fare del bene a lui ma se devo essere sincera, è stato lui che ci ha reso la vita migliore. Più ricca”. Ora, a distanza di molti anni da quando è accaduta questa bellissima storia, Nancy ha deciso di raccontarla per la prima volta. “Ho deciso di farlo perché ho un grande desiderio: voglio che la nostra storia diventi un film, per poter rendere omaggio a quest’uomo straordinario” E, proprio per questo, Nancy lancia un appello alle case di produzione cinematografiche: “vorrei realizzare un film sulla storia di questo ‘zio tutto mio’ perché è bene che i media si occupino anche di storie positive che fanno bene al cuore e che siano di insegnamento per tutti. Dopo tanti sacrifici e anche grazie all’aiuto di zio Mimmo, sono diventata una professionista affermata proprio perché quest’uomo ci ha migliorato la vita. Quello che ho imparato è che, paradossalmente, abbiamo ricevuto più noi da lui che non viceversa. Bisogna solamente imparare a essere più generosi e meno diffidenti verso il prossimo perché la vita ci può regalare dei grandi doni. La mia storia potrebbe capitare a chiunque. Sono tante le persone che affianchiamo ogni giorno, persone che spesso sono cadute ma che possono rialzarsi. Dobbiamo imparare a non voltarci mai dall’altra parte. Il bene si insegna e si propaga. Ecco perché vorrei che la nostra vicenda diventi un film. E’ un insegnamento per tutti”.

Covid, Ciccozzi: prossima pandemia ci metterà in ginocchio

Covid, Ciccozzi: prossima pandemia ci metterà in ginocchioRoma, 20 feb. (askanews) – “Siamo arrivati a questa fine della pandemia, a livello di endemizzazione. Cosa ci portiamo dietro? Credo che se non facciamo una riforma vera del territorio a livello sanitario, non affronteremo una prossima pandemia. Tanto una prossima pandemia ci sarà, ma non potremo mai scientificamente anticiparla, perché le mutazioni sono casuali. Non possiamo anticipare una pandemia, sappiamo che arriverà ma non sappiamo quando”. E’ l’allarme lanciato dal prof. Massimo Ciccozzi ad askanews, a tre anni dall’identificazione del paziente zero a Codogno di Covid-19.
“Spero che qualcosa si faccia – aggiunge Ciccozzi – che a livello di sanità pubblica si sia capito che dobbiamo avere una sorveglianza genomica. Noi siamo il paese che fa meno genomi di tutti”. “Non siamo pronti a una cosa del genere. Una informatizzazione della sanità pubblica che ci porta ad avere una sorveglianza genomica seria la dobbiamo fare, altrimenti la prossima pandemia ci mette in ginocchio”, conclude.

Anziani, un profilo instagram dedicato a chi li accudisce a casa

Anziani, un profilo instagram dedicato a chi li accudisce a casaMilano, 20 feb. (askanews) – Consigli, accorgimenti, tutorial per stare il più vicino possibile a coloro che hanno un caro da assistere in casa: sono i contenuti del nuovo profilo Instagram “Anni Azzurri per te” (@anniazzurri.perte), lanciato dal Gruppo Kos a supporto e vicinanza di una categoria di persone, quella dei cosiddetti caregiver, che non solo vivono la provante esperienza della malattia di un familiare ma sono impegnate in prima persona nella cura.
Si tratta di un’iniziativa rivolta in particolare alle famiglie della Lombardia, dove oltre 2.280.000 persone hanno più di 65 anni. Il Gruppo Kos con Anni Azzurri conta in Lombardia 17 residenze per anziani dislocate tra Milano, Brescia, Bergamo, Como e provincia.
La scelta di Instagram, uno dei social media oggi più noti e diffusi, nasce dalla volontà di rendere quanto più facile possibile la consultazione all’utente e favorire la diffusione di questi contenuti.
I contenuti sono forniti direttamente dai professionisti Anni Azzurri: psicologi, operatori socio-sanitari, infermieri, medici ed educatori che, nelle varie “pillole” pubblicate dal canale, accompagneranno i caregiver, che spesso di sentono inadeguati e impreparati nella gestione dell’anziano a casa, come una guida cercando di rispondere a dubbi, perplessità e curiosità, mettendo a disposizione professionalità e competenze nel tentativo di rendere un po’ meno gravoso il loro lavoro assistenziale.
Circa due volte alla settimana sono caricati contenuti che puntano molto sulla multimedialità: sono numerosi, infatti, i video tutorial e le interviste video ai professionisti Kos. Anche i contenuti sono molto diversificati: si spazia da temi più forti come il “Christmas blues”, cioè la depressione che può colpire chi è più fragile durante le Festività natalizie, e la prevenzione del burnout dei caregiver, a quelli sanitari come la disfagia, a quelli più leggeri come la pet therapy.
Il Gruppo Kos, che ha attivato questo canale Instagram per tutti i caregiver d’Italia, è presente attraverso le Residenze “Anni Azzurri” in 8 regioni italiane con 61 strutture ed è specializzato nell’assistenza socio-sanitaria, con standard qualitativi e medico infermieristici, ad anziani autosufficienti e non.

Operation Smile apre un centro di cure anche a Milano

Operation Smile apre un centro di cure anche a MilanoMilano, 20 feb. (askanews) – Inaugurato a Milano il Centro di Cura italiano di Operation Smile, l’Organizzazione non-profit specializzata nella chirurgia e nella cura delle labiopalatoschisi e nella formazione di medici ed altri operatori sanitari nei Paesi a medio e basso reddito.
Grazie ad un protocollo d’intesa tra la Fondazione Operation Smile Italia ETS e l’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, anche l’Italia avrà un Centro di Cura multidisciplinare Operation Smile, unico in Europa, che si aggiunge agli oltre 30 centri che l’Organizzazione ha già in altri 20 Paesi del mondo. Il Centro ha come Responsabili la dottoressa Costanza Meazzini, Coordinatore Scientifico, il dottor Luca Autelitano, Coordinatore Clinico e la dottoressa Angela Rezzonico, Coordinatore della logopedia.
“Operation Smile ha scelto Milano e l’ASST Santi Paolo e Carlo per l’alta specializzazione nella cura delle malformazioni del volto, ma anche per elevata formazione del personale medico e l’esperienza più che ventennale come Centro Regionale di Riferimento per le labiopalatoschisi – afferma Federica Tedeschi, Direttore Generale della Fondazione Operation Smile Italia ETS – Il nostro obiettivo è implementare programmi di formazione in ambito chirurgico, logopedico e ortodontico di figure professionali provenienti dai Paesi a basso e medio reddito”.
Il Centro di Cura Operation Smile di Milano, oltre a fornire assistenza diagnostica e terapeutica multidisciplinare per le malformazioni del volto sarà l’Hub Europeo di Operation Smile per l’integrazione dei progetti di formazione professionale e di aggiornamento scientifico di medici e operatori sanitari volontari dell’Organizzazione, con particolare attenzione ai professionisti dei Paesi a basso e medio reddito, e polo di ricerca scientifica in materia di nuove tecnologie, protocolli chirurgici e percorsi terapeutici nell’ambito delle malformazioni cranio-maxillo-facciali.
“Da oggi inizia la collaborazione con la Fondazione Operation Smile Italia ETS e il Centro Regionale Labiopalatoschisi dell’ASST Santi Paolo e Carlo. L’alta professionalità dei nostri specialisti e la multidisciplinarietà del Centro ci hanno consentito di esportare la nostra expertise oltre i confini europei” dichiara il Direttore Generale dell’ASST Santi Paolo e Carlo, Matteo Stocco.