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8 marzo, VediamociChiara svela aspettative donne “attorno agli anta”

8 marzo, VediamociChiara svela aspettative donne “attorno agli anta”Roma, 7 mar. (askanews) – In occasione della Festa della Donna, VediamociChiara – il portale sulla salute e il benessere femminile – presenta i risultati di un’indagine che ha coinvolto oltre 2.500 visitatrici del sito, con l’obiettivo di indagare le considerazioni, aspettative e timori delle donne “attorno agli anta”.
Scopriamo così che la sindrome del nido vuoto sembra appartenere più al passato che al presente, perché la maggior parte delle intervistate vive il raggiungimento dell’indipendenza economica e sentimentale dei figli come un vero e proprio traguardo per loro (68%), e lo spazio lasciato libero dai figli è stato in parte sostituito da cani e gatti, spesso già in casa, che ora raccolgono tutte le loro premure (57%), incluse quelle del partner (per il 46%).
L’indagine ha anche approfondito la consapevolezza di sé e di ciò che piace e si desidera con risultati sorprendenti: questa, infatti, viene considerata la più grande conquista del giro di boa dei 50 anni, per oltre l’80% delle donne che hanno risposto al sondaggio.
Ovviamente, a fianco delle opportunità e dei desideri legate a questa “nuova età”, emergono anche alcuni timori, tra cui: la paura di non sapere quando e se le sgradevoli sensazioni e i disturbi legati alla menopausa finiranno (62%), e quella di non essere più desiderata e desiderabile (52%) e la paura di dire “sono in menopausa” (46%), che viene percepita a volte quasi fosse una “malattia” invalidante o uno “stigma”.
“Alla nostra ricerca hanno risposto 2516 donne in età compresa tra 48 e 58 anni e alcuni dati ci sembrano davvero interessanti. La donna di oggi in menopausa, come emerge chiaramente dalla survey, è molto diversa da quella conosciuta finora: è una donna molto più consapevole e impegnata che vuole vivere appieno questa età più matura: ma c’è bisogno di fare di più, sia in termini di informazione che di idee e soluzioni da offrire a coloro che sono in menopausa o vi si avvicinano. C’è bisogno di un cambio di mentalità nei riguardi della menopausa, che va intesa anche come un nuovo inizio. Ed è sicuramente sempre più importante coinvolgere il partner in questo momento così cruciale della vita delle donne.” – conclude Maria Luisa Barbarulo Coordinatrice del Portale VediamociChiara.
Riguardo il tempo libero, sono molte le donne attorno agli anta che, post pandemia, hanno trovato finalmente il tempo per dedicarsi anche ad altro (63%): lettura e svago (62%), amiche e amici (58%), attività fisiche come Yoga, Pilates, Danza e Camminata di gruppo (54%). Tra i dati emersi ce ne sono alcuni da sottolineare: è molto interessante scoprire, infatti, che oltre il 43% si è iscritta a corsi di vario tipo: dalla cucina, alle lingue, dall’arte, alla cultura, mentre un gruppo significativo, oltre il 33%, si dedica anche ad attività caritatevoli.
VediamociChiara è il portale femminile nato per rispondere alla crescente esigenza delle donne di tutte le fasce di età di avere uno spazio per informarsi, correttamente e facilmente, sulla propria salute e sul proprio benessere, con focus sull’apparato riproduttivo e su tutte le patologie e i disturbi tipicamente femminili, ma anche sulle tematiche che riguardano la salute di tutta la famiglia.

Rapporto Clusit, Italia nel mirino hacker: +169% attacchi nel 2022

Rapporto Clusit, Italia nel mirino hacker: +169% attacchi nel 2022

A livello mondiale la crescita è del 21%.

Roma, 7 mar. (askanews) – Con 2.489 incidenti gravi a livello globale, il 2022 si caratterizza per l’ennesima volta come l’anno peggiore da sempre per la cyber security: sono stati 440 gli attacchi in più rispetto al 2021, che segnano una crescita annua del 21%; la media mensile degli incidenti è stata 207, contro i 171 dell’anno precedente. Il picco massimo dell’anno – e di sempre – si è registrato nel mese di marzo, con 238 attacchi.
Nel contesto delle crescenti tensioni internazionali tra superpotenze e di un conflitto ad alta intensità combattuto ai confini dell’Europa anche l’Italia appare ormai in maniera evidente nel mirino: nel 2022 nel nostro Paese è andato a segno il 7,6% degli attacchi globali (contro il 3,4% del 2021). In numero assoluto sono stati 188 gli attacchi verso il nostro Paese, dato che segna un incremento del 169% rispetto all’anno precedente. A completare il quadro italiano, la gravità elevata o critica nell’83% dei casi. Sono i dati che emergono dal Rapporto Clusit 2023, presentato questa mattina da Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica.

Confagricoltura Donna: serve attenzione alle donne tutto l’anno

Confagricoltura Donna: serve attenzione alle donne tutto l’annoMilano, 7 mar. (askanews) – “La Festa della Donna è l’occasione per fare il punto sulla condizione femminile a 360°, un universo a cui occorre, nonostante gli enormi progressi, ancora attenzione. Mentre c’è abbondanza di norme per promuovere l’occupazione e l’imprenditoria femminile, registriamo ancora che, concretamente, la loro efficacia è ridotta. L’ultimo report pubblicato da Global Perspectives&Solutions di Citi sottolinea come la parità di genere nelle imprese non solo aumenterebbe fino al 3% il Pil mondiale, ma porterebbe anche parecchie centinaia di milioni di posti di lavoro”. Lo ha dichiarato Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, in occasione dell’8 marzo.
In Italia sono più di 200.000 le imprese agricole condotte da donne, numerose le under 35, che rappresentano circa un terzo del totale. In generale, nel settore primario, a Sud si concentrano quasi 22 imprese ogni 100, nel Centro-Nord invece solo 11,7. Le imprese agricole femminili hanno sopportato meglio gli effetti derivanti dalla pandemia e il 28% ha aumentato il proprio fatturato rispetto al 20% delle imprese agricole non femminili.
Le imprenditrici associate a Confagricoltura Donna si contraddistinguono per l’alto tasso di scolarizzazione: due su tre sono laureate e svolgono attività innovative, come ad esempio l’utilizzo delle rilevazioni aeree via satellite, con i droni e le etichette parlanti, oltre a dimostrare una naturale propensione ad investire nel digitale e nel green. “L’agricoltura è nata nella preistoria grazie all’impegno delle donne – sottolinea Oddi Baglioni – e, secondo la FAO, se aumentasse la conduzione femminile delle aziende del settore nei Paesi in via di sviluppo crescerebbe del 30% anche la produzione, contribuendo alla sicurezza alimentare mondiale”.
Stando a questi dati, sostenere le imprese condotte da donne è un’azione intelligente per le conseguenze positive sul fronte sociale ed economico. “L’imprenditoria femminile agricola resta invece ancora troppo spesso invisibile – conclude la presidente di Confagricoltura Donna -. Il migliore augurio, in occasione dell’8 marzo, è che ci si renda realmente conto dell’apporto strategico delle donne in generale, e in agricoltura in particolare, perché sarà il fattore D a dare la spinta alla ripresa economica”.

8 marzo, Annarita Briganti: “Non mimose ma finalmente la parità”

8 marzo, Annarita Briganti: “Non mimose ma finalmente la parità”Roma, 7 mar. (askanews) – “Non mimose ma, finalmente, la parità per un 8 marzo che duri tutto l’anno, così come dovrebbe essere sempre il 25 novembre, contro ogni forma di violenza e di discriminazione”. Così Annarita Briganti, giornalista, scrittrice e opinionista televisiva, annuncia la presentazione del suo ultimo libro Gae Aulenti, Cairo Editore, per l’8 marzo alla Triennale di Milano.
“Le soluzioni concrete per le donne – spiega Annarita Briganti – ci sarebbero: pagare le donne quanto gli uomini, renderle meno precarie. Una lavoratrice sottopagata e precaria non solo non riesce ad arrivare a fine mese ma non può neanche ottenere un prestito o trovare una casa in affitto, senza garanzie. Eppure, nessuno se ne occupa”.
“Auguro a tutte le donne, a chi è donna a prescindere dal ‘genere’, a tutte noi per questo 8 marzo e per sempre di non stare al nostro posto, di essere libere e indocili, con un pensiero speciale per le donne iraniane”, ricorda in conclusione Briganti, rinnovando l’invito per la Giornata internazionale dei diritti delle donne mercoledì 8 Marzo alle 18,30 in Viale Alemagna 6 Milano. Introdurrà la presentazione Stefano Boeri e interverranno con l’autrice Damiano Gullì e Fiorella Minervino.

Cospito, Comitato Bioetica: no misure coercitive contro persona

Cospito, Comitato Bioetica: no misure coercitive contro personaRoma, 7 mar. (askanews) – I componenti del Comitato nazionale di Biotetica condividono il “rifiuto di adottare misure coercitive contro la volontà attuale della persona” e, inoltre, “ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta, che, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT)”. E’ quanto indica il Comitato che nella seduta odierna ha approvato un documento che rispone ai quesiti presentati lo scroso 6 febbraio dal ministero della Giustizia con riferimento alla vicenda di Alfredo Cospito.
(segue)

Open day sulla Dermatite Atopica con consulti gratuiti in Lombardia

Open day sulla Dermatite Atopica con consulti gratuiti in Lombardia

A Milano e Brescia. Prenotazioni al numero verde 800086875

Roma, 6 mar. (askanews) – Porte aperte nelle Dermatologie di tre centri ospedalieri a Milano e a Brescia per la terza edizione di “Dalla parte della tua pelle”, la campagna nazionale di sensibilizzazione sulla Dermatite Atopica promossa da SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse presieduta dal Prof. Giuseppe Monfrecola. L’iniziativa gode del sostegno dell’associazione dei Pazienti ANDeA (Associazione Nazionale Dermatite Atopica) ed è realizzata grazie al contributo non condizionante di SANOFI. Lo scopo della Campagna sarà duplice, perché intende favorire nei pazienti una percezione più estesa della patologia facilitando la diagnosi di dermatite atopica ed indirizzarli verso i Centri di riferimento sul territorio nazionale per intraprendere il percorso di cura più adatto alle diverse esigenze.
L’appuntamento è previsto in tre centri ospedalieri: Sabato 11 marzo 2023 Milano IRCCS Ospedale San Raffaele, resp. Prof. Franco Rongioletti. Sabato 18 marzo 2023 Brescia , ASST Spedali Civili di Brescia, resp. Prof. Piergiacomo Calzavara Pinton. Milano Policlinico Irccs Fondazione Ca’ Granda, resp. Prof. Angelo Valerio Marzano.
La prenotazione è obbligatoria al Numero Verde dedicato 800086875, attivo 7 giorni su 7 dalle 10.00 alle 18.00.
“La Dermatite Atopica – spiega il prof. Giuseppe Monfrecola, Presidente SIDeMaST – è una malattia infiammatoria cronica che si presenta con manifestazioni cutanee diverse, tra cui arrossamenti estesi ad arti, tronco e volto accompagnati da forte prurito e bruciore e a marcata secchezza cutanea. Le sedi dove è maggiormente visibile sono il volto e il collo, le pieghe e le mani. Per questo motivo e per il costante prurito a volte associato a dolore, la Dermatite Atopica incide molto negativamente sulla qualità della vita dei pazienti con ripercussioni nei rapporti sociali e nelle loro attività scolastiche e lavorative in quanto il grave prurito provoca perdita di sonno, con conseguenti ricadute nello studio e nel lavoro. Si stima che in Italia ne soffra circa il 10% degli adulti e il 20% dei bambini. Spesso esordisce già nei primi mesi di vita proseguendo poi nell’infanzia e nell’adolescenza, potendo perdurare in età adulta. Non è escluso l’esordio della Dermatite Atopica in età adolescenziale-adulta e anche in quella geriatrica. In questi casi spesso la malattia non viene riconosciuta. I Dermatologi di SIDeMaST, con questa iniziativa, si prefiggono il compito di migliorare il percorso diagnostico di Dermatite Atopica negli adulti, informandoli sulle possibili terapie al fine di restituire loro la serenità e la consapevolezza che la malattia può essere tenuta sotto controllo grazie ai diversi trattamenti attualmente disponibili”. Per ulteriori informazioni e per conoscere i centri che hanno aderito all’iniziativa in Italia: https://www.sidemast.org/dalla-parte-della-tua-pelle-2023/

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli

Roma, 6 mar. (askanews) – Squali e razze del Mediterraneo hanno urgente necessità di misure di conservazione che consentano di invertirne l’attuale trend di declino. Metà di queste specie è oggi a rischio di estinzione nei nostri mari a causa della pesca diretta e accidentale. Alcune di queste, tra cui squali sega e squali angelo, si possono considerare ormai localmente estinte. A dirlo sono oltre 90 biologi marini afferenti ad università ed enti di ricerca italiani riunitisi a Napoli al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn il 28 febbraio e il 1° marzo nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) supportato dal PNRR e con la collaborazione del progetto Life Elife. È stato un incontro di ricercatori impegnati ai massimi livelli per scongiurare questo declino inarrestabile. I partecipanti hanno potuto condividere informazioni sullo stato dell’arte, promuovendo lo sviluppo di contesti progettuali volti a colmare alcune lacune conoscitive. L’obiettivo è stato quello di identificare e proporre ulteriori approcci di conservazione, maggiormente efficaci rispetto alle azioni intraprese fino ad oggi.
Le relazioni scientifiche esposte da 33 ricercatori hanno evidenziato lo stato delle conoscenze su biodiversità, biologia ed ecologia, aree di aggregazione e habitat essenziali, impatti della pesca e importanza di questi organismi negli ecosistemi marini. L’incontro ha promosso attività di progettazione da sviluppare in rete sul territorio per colmare i gap conoscitivi mettendo a sistema conoscenze, dati, campioni e poter avanzare proposte concrete, da condividere anche con gli operatori della pesca, per la protezione di queste specie nei nostri mari.
Tra le misure discusse dai ricercatori è stata evidenziata l’importanza delle chiusure spaziali e temporali alla pesca di aree ritenute essenziali per la riproduzione e l’accrescimento delle specie maggiormente a rischio incluse nelle liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Risulta di fondamentale importanza la modifica di alcuni attrezzi da pesca per ridurre le catture accidentali, l’obbligo di rilascio in mare delle specie rare, come i palombi nel Mar Tirreno o lo squalo volpe nell’intera area mediterranea, da affiancare ad un aumento nei controlli delle attività di pesca per arrestare la commercializzazione di specie protette.
La continua richiesta sui mercati mondiali di queste specie alimenta pratiche di sovrapesca a livello globale e l’Italia è tra i principali importatori al mondo di carni di squali e razze. È pertanto fondamentale intervenire con strumenti di disseminazione puntuali ed efficaci per cambiare la percezione del pubblico verso questo gruppo di animali, sensibilizzando i consumatori rispetto alle problematiche di tutela e salvaguardia della loro biodiversità, favorendo anche scelte alimentari responsabili.
È emersa quindi l’urgenza di finalizzare un Piano d’Azione Nazionale sugli Elasmobranchi (squali e razze) come strumento chiave per la conservazione di queste specie nelle acque italiane. Squali e razze, oltre a far parte della biodiversità dei nostri mari, sono fondamentali per la buona salute degli ecosistemi marini. È dunque urgente porre fine al loro declino mettendo in atto misure di gestione e protezione che ne scongiurino la scomparsa, come accaduto ormai per quelle specie la cui presenza del passato è oggi testimoniata solo dai reperti visibili nei nostri musei.
L’articolo 9 della nostra costituzione, unitamente alle direttive europee e alle convenzioni internazionali, sancisce l’importanza di preservare la biodiversità. Con questo obiettivo gli enti organizzatori dell’evento tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, le Università di Palermo e di Padova, il CNR-IRBIM e tutti partecipanti alle giornate di incontro hanno consolidato questo impegno di grande rilevanza nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) finanziato dal PNRR.

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarie

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarieRoma, 6 mar. (askanews) – Le droghe ‘leggere’ ci vanno pesanti con il cuore: uno dei più ampi studi mai condotti per verificare la correlazione fra l’utilizzo di marijuana e le conseguenze cardiovascolari dimostra che il consumo quotidiano aumenta del 34% la probabilità di coronaropatie negli anni successivi. L’impiego più sporadico, mensile o settimanale, lo accresce in maniera non significativa ma l’indagine, appena presentata durante il convegno annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans, è l’ennesima a mettere in guardia contro i pericoli cardiovascolari delle sostanze d’abuso perché come sottolineano i cardiologi della Società Italiana di Cardiologia “Le droghe, di qualsiasi natura, sono state più volte associate a conseguenze cardiovascolari serie: questi dati mostrano che anche una sostanza ritenuta a torto ‘leggera’ può comportare un maggior rischio di coronaropatie e, nel tempo, contribuire alla comparsa di eventi come l’infarto o l’ictus”. Lo studio, coordinato dal’Università di Stanford in California, ha analizzato i dati di 175.000 persone in 340 centri statunitensi, partecipanti all’All of Us Research Program dei National Institutes of Health. I ricercatori hanno valutato la correlazione fra l’utilizzo di prodotti derivati dalla cannabis dichiarato al momento dell’ingresso dello studio e la frequenza di comparsa di coronaropatie negli anni successivi, verificando che esiste un effetto dose-risposta per cui all’aumentare dell’impiego di marijuana sale la probabilità di problemi cardiovascolari.
“I risultati dell’indagine indicano con l’utilizzo quotidiano un incremento del 34% del rischio di coronaropatie rispetto a chi non fa uso di cannabis, mentre il consumo sporadico mensile non è associato a un incremento significativo – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC -. Questi dati dimostrano che esistono danni correlati all’impiego di questa sostanza non ancora sufficientemente approfonditi, che invece è opportuno conoscere. Sappiamo che con altre droghe, per esempio la cocaina, i danni cardiovascolari sono frequenti e gravi, tanto da aver comportato un incremento significativo nel numero di infarti in persone molto giovani, anche con meno di 40 anni; queste nuove evidenze preoccupano, perché indicano che qualcosa di analogo potrebbe avvenire con l’uso di droghe ancora più diffuse come la marijuana o l’hashish derivati dalla cannabis. Del resto sappiamo che in cuore e vasi ci sono recettori per i tetraidrocannabinolo, il mediatore degli effetti psicoattivi della cannabis, che proprio interagendo con tali recettori sembra in grado di indurre infiammazione locale e quindi favorire la comparsa di placche aterosclerotiche che possono provocare coronaropatie”. Lo studio statunitense ha anche realizzato un’analisi genomica dei partecipanti per verificare se vi fosse un’associazione fra tratti genetici che predispongano all’uso problematico di cannabis e alle malattie cardiovascolari. “I dati dimostrano che c’è un’associazione causale: le persone geneticamente predisposte a un disturbo da abuso di cannabis, in cui il consumo è quotidiano e c’è un’evidente dipendenza, hanno una maggiore probabilità di coronaropatie, a prescindere dall’impiego concomitante di tabacco e/o alcol – aggiunge Ciro Indolfi, past president SIC – di recente erano già emerse correlazioni analoghe con un maggior rischio di problemi cardiovascolari come fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus ed embolia polmonare e anche importanti dati che indicano come l’utilizzo prolungato di prodotti della cannabis si associ a un maggior rischio di aterosclerosi a dieci anni, specialmente negli uomini. Tutto questo indica la necessità di studiare meglio i meccanismi che potrebbero sottostare al danno cardiovascolare da cannabis”. “L’impiego di queste droghe è molto comune e spesso inizia da giovanissimi – concludono Perrone Filardi e Indolfi – questi nuovi dati preoccupano e impongono di diffondere una maggiore informazione sulle conseguenze dell’uso di queste droghe: chi fa utilizzo di cannabis dovrebbe parlarne al proprio medico per monitorare la propria salute cardiovascolare, mettendo eventualmente in campo strategie di riduzione del rischio in caso di disturbo da abuso di cannabis”.

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuni

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuniRoma, 6 mar. (askanews) – Il WWF accoglie con grande favore l’accordo appena raggiunto dagli stati membri delle Nazioni Unite sul testo per un nuovo Trattato globale sull’Alto Mare, legalmente vincolante: questo crea finalmente un quadro normativo per la conservazione della biodiversità marina e per frenare le attività dannose in due terzi degli oceani. Dopo quasi vent’anni di negoziati, il testo ora definisce i meccanismi per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in quelle aree che restano al di fuori della giurisdizione nazionale, compreso l’Alto Mare.
Per il WWF questo trattato permetterà di creare aree marine protette in Alto Mare e contribuirà a colmare le lacune nell’attuale mosaico di organismi di gestione, con conseguente miglioramento della cooperazione e un minore impatto cumulativo delle attività in Alto Mare come la navigazione, la pesca industriale e lo sfruttamento di altre risorse.
“Ciò che accade in Alto Mare, non sarà più lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Il Trattato sull’Alto Mare consentirà quella supervisione e integrazione di cui abbiamo bisogno se vogliamo che l’oceano continui a fornire i benefici sociali, economici ed ambientali di cui l’umanità gode attualmente”, afferma Jessica Battle Senior Global Ocean Governance and Policy Expert che ha guidato il team del WWF durante i negoziati. “Da ora sarà possibile esaminare gli impatti cumulativi sul nostro oceano in modo che rifletta la connessione tra Economia Blu e gli ecosistemi che la supportano”.
Il Trattato sull’Alto Mare è necessario per attuare il Quadro Globale per la Biodiversità che impegna i Paesi a proteggere e a conservare almeno il 30 % degli oceani e a garantire il ripristino del 30 % delle aree degradate entro il 2030. “Questo è un momento fondamentale per gli oceani, una tappa che inaugurerà una nuova era di responsabilità collettiva per i beni comuni più significativi del nostro pianeta a livello globale”, afferma Pepe Clarke, Global Ocean Practice Leader per WWF. “Lo scorso anno, i membri delle Nazioni Unite si erano impegnati ad arrestare e invertire la perdita di natura entro il 2030. Il risultato di oggi è un passo significativo verso il mantenimento di questa promessa”.
WWF accoglie con grande favore l’obbligo di effettuare valutazioni di impatto ambientale delle attività in Alto Mare, commisurate alla portata dell’impatto. Tutte le attività che potrebbero avere un impatto sulla vita nell’oceano dovranno essere sottoposte a tali valutazioni, dando la possibilità di poter interrompere le attività dannose e ridurre gli impatti cumulativi. Ciò sarà particolarmente importante quando si tratta di eventuali attività future come l’estrazione mineraria nei fondali marini e la cattura e lo stoccaggio del carbonio nelle acque profonde, sulle quali esistono pochissime conoscenze in merito ai loro impatti.
“ll nuovo Trattato d’alto mare è molto importante anche nel Mar Mediterraneo in quanto fornisce uno strumento giuridico più forte che ci è mancato finora per proteggere efficacemente gran parte del nostro mare che è al di fuori della giurisdizione nazionale e ridurre l’impatto delle crescenti attività industriali e produttive. – ha aggiunto Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia – “Ora i Paesi del Mediterraneo potranno presentare proposte per l’istituzione di Aree Marine Protette in alto mare e mettere in atto l’attuazione dell’obiettivo 30×30 su scala regionale. L’alto mare svolge un ruolo fondamentale nel sostenere cruciali attività di pesca, nel fornire habitat a migliaia di specie e nel mitigare gli impatti climatici, con il 23% delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo assorbite dall’oceano negli ultimi 10 anni. Appena un numero sufficienti di paesi adotterà e ratificherà questo accordo, così da permettere a questo strumento di entrare in vigore, l’Alto Mare e le specie che migrano in queste acque riceveranno finalmente l’attenzione che meritano”.

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genere

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genereRoma, 6 mar. (askanews) – Nessuna forma di discriminazione diretta o indiretta, multipla e interconnessa in relazione al genere, all’età, all’orientamento e all’identità sessuale, alla disabilità, allo stato di salute, all’origine etnica, alla nazionalità, alle opinioni politiche, alla categoria sociale di appartenenza e alla fede religiosa. È l’impegno che Nomos assume con la certificazione sulla parità di genere (UNI/PdR 125), ottenuta a inizio 2023, anno del suo trentesimo anniversario.
La società, leader nel campo della lobbying e delle relazioni istituzionali, si impegna formalmente con la certificazione a promuovere tutte le condizioni che consentono di rimuovere gli ostacoli culturali, organizzativi e materiali che limitano l’espressione piena delle persone e la loro completa valorizzazione all’interno dell’organizzazione. 
“Ci siamo sempre impegnati per creare un ambiente accogliente e inclusivo, dove tutti si sentano parte importante del gruppo e dove lavorare insieme è un piacere”, ha dichiarato la Presidente di Nomos, Licia Soncini. “Per Nomos raggiungere il punteggio necessario ad ottenere la certificazione è stato il risultato naturale di trent’anni d’impegno nell’eliminazione del gender gap; consideriamo questa certificazione non un punto di arrivo ma un ulteriore stimolo a continuare nel nostro percorso di inclusione e di valorizzazione delle diversità”.   Tra le prime società di relazioni istituzionali ad ottenere la certificazione UNI/PdR 125, Nomos Centro Studi Parlamentari conta al momento 25 dipendenti, dodici dei quali sono donne. Molti ruoli apicali della società sono ricoperti da donne: oltre alla Presidente Licia Soncini, la direzione del team legislativo è affidata a Camilla Castagnoli, a Marta dalla Costa è affidata la direzione del team dedicato alla sanità, Nadia Rollè gestisce il team dedicato alle TLC.    Nomos ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere grazie ad un percorso avviato diversi anni fa, che si è focalizzato sull’assicurare la massima trasparenza e responsabilità in tutte le proprie attività. Il percorso è stato inaugurato attraverso l’adozione della certificazione UNI EN ISO 9001:2015, relativa alla qualità del sistema di gestione aziendale, con l’implementazione del Modello Organizzativo 231 e con la definizione dei suoi valori fondanti nella Carta dei valori che guida l’operato di tutte le persone di Nomos.