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Covid, Schillaci: sia occasione per rilancio del Ssn

Covid, Schillaci: sia occasione per rilancio del SsnMilano, 16 mar. (askanews) – “La storia insegna che cambiamenti più significativi vengono innescati dalle crisi più profonde. L’esperienza del Covid può e deve rappresentare l’occasione di rilancio e di rafforzamento del Ssn”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo a Montecitorio a un evento promosso in vista la Giornata internazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus che si celebra il 18 marzo.
“L’Italia – ha osservato Schillaci – è stata la prima nazione in occidente ad essere colpita dall’emergenza Covid con medici e sanitari che con profondo spirito di sacrificio hanno affrontato in prima linea una sfida durissima, anche a costo della vita. Ma la pandemia nella sua drammaticità ha radicato la consapevolezza della centralità della salute”.
Ecco perchè “terminata l’emergenza, è il momento di guardare al domani”, ha evidenziato il ministro convinto che sia “prioritario investire sul capitale umano del Sss” e in particolare sui “pronto soccorso dove ogni giorno si offrontano situazioni ad alti livelli di stress. La valorizzazione capitale umano sarà la prova più eloquente di aver compreso la lezione rel Covid”.
La sfida, ha puntualizzato ancora Schillaci, è “costruire una sanità capace di rispondere in maniera appropriata ai bisogni di ciascuno con attività di prevenzione e con rafforzamento della medicina territoriale. Bisogna realizzare un’integrazione efficace tra ospedale e territorio” con l’obiettivo di “superare quelle criticità e quelle disuguaglianze che pandemia ha acuito. Dobbiamo fare in modo che tutti abbiamo le stesse possibilità di prevenzione, cura e assistenza. L’Italia ha centrato tutti gli obiettivi del Pnrr per il 2022 e stiamo lavorando anche per raggiungere traguardi previsti anche per l’anno in corso”, ha concluso.

Sanità, Schillaci: 150 milioni euro annui per rimborso farmaci SSN

Sanità, Schillaci: 150 milioni euro annui per rimborso farmaci SSNRoma, 16 mar. (askanews) – “I tempi sono maturi per rivedere il sistema di remunerazione delle farmacie e dell’intera filiera che da anni deve essere aggiornato. In questo ambito voglio ricordare l’adozione del decreto ministeriale attualmente all’esame della Conferenza Stato-Regione relativo al riparto della remunerazione aggiuntiva riconosciuta alle farmacie nei limiti di 150 milioni di euro annui per il rimborso dei farmaci erogati nel Servizio Sanitario Nazionale e che è prevista nella legge di bilancio approvata lo scorso dicembre”. Lo ha annunciato il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al Convegno della Fofi, Federazione Ordini Farmacisti Italiani, “Il farmacista nella percezione degli italiani dopo la pandemia: Presentazione dell’indagine Ipsos”.
“I risultati della ricerca Ipsos – ha sottolineato Schillaci – confermano che il farmacista, negli ultimi tre anni, è diventato sempre più percepito come una figura di riferimento soprattutto per la popolazione più adulta. La pandemia ha sollecitato la necessità di un cambio di passo del nostro Servizio Sanitario e ha innescato nelle farmacie un cambiamento già in atto in risposta ai mutamenti epidemiologici avvenuti”.
Il ruolo delle farmacie, dunque, “è prezioso per la nostra nazione” che può contare “sulla capillarità delle farmacie che con grande tempestività hanno saputo superare non poche difficoltà e riorganizzarsi per offrire tamponi e vaccini” durante il periodo del Covid.

Giornata Mondiale del Sonno: al Gemelli open day con esperti

Giornata Mondiale del Sonno: al Gemelli open day con espertiMilano, 16 mar. (askanews) – Il sonno è un’attività importantissima che occupa più di un terzo della nostra vita ed è fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere. “Una persona che non dorme – ricorda Giulio Gasparini, Professore Associato di Chirurgia maxillo-facciale, Università Cattolica, e Responsabile UOS di Chirurgia Preprotesica, presso la UOC Chirurgia maxillo-facciale, della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS diretta dal Professor Alessandro Moro – ha lo stesso livello di attenzione di una persona che ha bevuto un litro di vino; mettersi alla guida dopo una notte di sonno disturbato può dunque avere conseguenze fatali. Da molti anni ci occupiamo di sonno con un team multidisciplinare composto da colleghi neurologi, pneumologi, otorinolaringoiatri e odontoiatri. E il 17 marzo, come da tradizione, organizziamo un Open Day dedicato alle persone con qualsiasi disturbo del sonno (insonnia, russamento, apnee, risveglio precoce con difficoltà a riaddormentarsi) che possono venire presso l’Ambulatorio della Chirurgia Maxillo Facciale (stanza 560, 5° piano, ala D) per fare una visita di orientamento, che consentirà poi di indirizzarle verso l’ambulatorio che si occupa di quella problematica specifica. L’accesso all’ambulatorio sarà consentito dalle 9.00 alle 17.00, previa prenotazione. In caso di grande affluenza i pazienti saranno ricontattati per una programmazione delle visite nei vari ambulatori nei giorni successivi”.
Tra i grandi problemi del sonno, molto importante è la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS), che, nella popolazione generale, ha una prevalenza del 2-30%. “Si tratta di un problema sommerso – spiega il professor Gasparini – perché spesso le OSAS, come anche il russamento (peraltro spesso presente nel paziente con OSAS) toccano lintimo della persona, che ha difficoltà ad accettare il problema e a cercare aiuto. Chi dorme da solo poi può non accorgersi del problema. Ma le OSAS vanno affrontate perché possono dare problemi gravissimi. Basti pensare che le persone con OSAS gravi hanno un rischio di morire 5 volte maggiore della popolazione generale nei 5 anni successivi, se la patologia non viene trattata. Il pericolo è molto alto soprattutto per alcune categorie di lavoratori, come chi lavora alla guida di un taxi o di un camion; si calcola che il 40% degli incidenti stradali sia dovuto al colpo di sonno, evenienza frequente nei pazienti con OSAS”.

Idrogeno verde, l’innovativo macchinario made in Italy di H2Energy

Idrogeno verde, l’innovativo macchinario made in Italy di H2EnergyRoma, 16 mar. (askanews) – Siamo a Pizzighettone, in provincia di Cremona, negli stabilimenti di H2Energy, azienda italiana che produce macchinari industriali innovativi per la generazione di Idrogeno Green, quello che la UE ha recentemente messo al centro del suo Repower Eu perché considerato il più amico dell’ambiente, il più pulito, prodotto da energie rinnovabili e privo di emissioni di anidride carbonica. Nata durante la pandemia dall’idea di 3 soci lombardi (Claudio Mascialino, Riccardo Ducoli e Saro Capozzoli), l’azienda che vuole tutelare l’eccellenza di una filiera dell’idrogeno tutta italiana, si caratterizza anche per la presenza al suo interno di un Laboratorio di Ricerca&Sviluppo molto innovativo per la ricerca sull’idrogeno verde.
Proprio da questo laboratorio che lavora con macchinari altamente performanti è uscito il primo stack innovativo di H2Energy (cuore pulsante della macchina che produce idrogeno) basato su una nuova tecnologia a membrana solida alcalina – che sarà presentato tra pochi giorni alla vetrina nazionale della transizione energetica di Key Energy, a Rimini.
Da oggi, questo laboratorio dotato di staff e macchinari che solo poche realtà accademiche italiane possono vantare, apre anche alle aziende esterne, per velocizzare e testare la produzione di Idrogeno green per tutti. Al suo interno, oltre ad uno staff di chimici, ingegneri dei materiali e fisici, sono presenti macchinari con tecnologie innovative ad alta precisione di misurazione, come quelli del Fraunhofer Institute, il celebre ente di ricerca tedesco leader mondiale per la ricerca applicata. Obiettivo? Sperimentare e tutelare l’eccellenza di una filiera tutta italiana senza dover comprare pezzi di impiantistica all’estero, e arrivare quindi a produrre il miglior idrogeno green e italiano dall’inizio alla fine del processo, per usi industriali e civili e pensando ai primi impianti di carburante a idrogeno per arrivare anche alle applicazioni di consumo domestico.
L’azienda, che ha appena gestito un aumento di capitale da milioni di euro (con investitori che sono anche partner industriali) per seguire l’obiettivo della decarbonizzazione e realizzare elettrolizzatori industriali innovativi capaci di generare idrogeno per grandi consumi, si è presentata lo scorso anno alla fiera mondiale della tecnologia di Hannover con un elettrolizzatore a membrana a scambio protonico (PEM)di taglia 1MW, capace di produrre una quantità pari a circa 18 kg di Idrogeno verde all’ora con tecnologia innovativa.
Tra i suoi obiettivi di oggi, H2E, vuole diventare uno dei poli di eccellenza del Made in Italy nel mercato della transizione energetica avviando la costruzione di una gigafactory di elettrolizzatori realizzati con tecnologia avveniristica e innovativa. Ad oggi già sul mercato, lavora con partner industriali nel settore alimentare e logistico ed è in grado di fornire impianti ad idrogeno chiavi in mano per diverse applicazioni industriali e civili.
Come spiega Claudio Mascialino, Ceo di H2E, anche ingegnere meccanico e ricercatore in ingegneria chimica e di processo presso l’università di Guilford in UK “il motore di obiettivi tanto ambiziosi è aver investito molto, e in anticipo, su Ricerca e Sviluppo. Infatti, abbiamo lanciato e avviato la realizzazione del nostro centro di ricerca interno in concomitanza con la nascita dell’azienda lo scorso anno, perchè il nostro obiettivo era entrare presto nel mercato – così abbiamo coinvolto e riportato in Italia alcuni cervelli tecnici ed esperti del settore che lavoravano in aziende competitor estere o in enti di ricerca e abbiamo investito oltre che nelle migliori competenze, anche nei migliori macchinari per progettare e testare materiali e componenti al fine di realizzare elettrolizzatori innovativi per la produzione di Idrogeno verde in maniera da raggiungere il miglior rapporto qualità/prezzo che permetta la diffusione di questo oro verde nelle diverse e innumerevoli applicazioni. Oggi questa unità interna, il Lab di Ricerca e Sviluppo vuole diventare una eccellenza di riferimento anche per il mercato. Perchè chi vuole può sperimentare i suoi materiali e le tecnologie per la produzione di idrogeno qui da noi usufruendo del nostro team di esperti e dei nostri macchinari innovativi ad alta precisione che pochissimi possono permettersi perchè molto costosi”.
“Nel nostro Lab – spiega Massimiliano Boccia, Responsabile Lab Ricerca e Sviluppo H2E- abbiamo effettivamente attrezzature e macchinari che solitamente sono relegati solo ad ambienti accademici, e in Italia non ce ne sono altri, possiamo programmarli e customizzarli su esigenze specifiche per valutare tutti i parametri associati ai materiali coinvolti nella costruzione degli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno green. E cosa ancora più importante, abbiamo le figure di competenza elettrochimica per interpretare e valutare i risultati. Cosa possiamo testare? Tutti i materiali utili al processo di produzione di una cella elettrolitica e quindi, membrane, strati porosi e catalizzatori. Questo significa che presto e già oggi siamo in grado di arrivare a produrre un idrogeno green e in quantità elevate per arrivare a coprire i consumi di applicazioni più diverse fino al consumo domestico. Fino ad oggi abbiamo lavorato sullo screening dei materiali analizzando diverse membrane alcaline presenti sul mercato. In sintesi, abbiamo riprodotto in scala da laboratorio le condizioni che si verificano negli elettrolizzatori commerciali anche spingendole all’estremo per vedere come si comportano i materiali. Siamo in grado di fare qualsiasi test sulle membrane, sapere quanto è conduttiva, quanta acqua assorbe, quanto resiste, possiamo caratterizzarle secondo parametri meccanici, elettrochimici e soprattutto valutarne la durata delle proprietà nel tempo. Questo lavoro ci ha portato a sviluppare nuovi materiali, innovativi e competitivi rispetto a quelli che sono presenti sul mercato. E questo potremo farlo anche per i catalizzatori. Adesso siamo pronti per testare la sintesi dei materiali da utilizzare nella tecnologia innovativa di nostra proprietà, in fase di brevettazione, che applicheremo entro un anno”.
La politica di ricerca di H2E viaggia su due binari. Da una parte, si sperimentano nuovi materiali e performance per riprodurre le condizioni migliori per la produzione del suo idrogeno green e degli elettrolizzatori innovativi che lo producono. Dall’altra parte, c’è un’apertura all’esterno, per testare materiali e fare screening anche per altre aziende. Avendo questi macchinari e queste competenze la mission finale è potenziare il mercato, e aiutare terzi a migliorare i risultati, per arrivare nel più breve tempo possibile a più idrogeno green, italiano, e per tutte le possibili applicazioni.

Il Covid frena migrazione sanitaria: 3,3 mld da Sud a Nord nel 2020

Il Covid frena migrazione sanitaria: 3,3 mld da Sud a Nord nel 2020Milano, 16 mar. (askanews) – Nel 2020, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di 3,33 miliardi di euro, con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è un dato che risulta dalla differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione sanitaria” dalla Regione di residenza. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – le Regioni capofila dell’autonomia differenziata – raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre l’83,4% del saldo passivo si concentra in Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata.
“La mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Infatti, le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, mentre gli ultimi posti sono occupati da quelle con mobilità passiva più elevata”.
I dati sulla mobilità sanitaria riguardano 7 tipologie di prestazioni: ricoveri ordinari e day hospital (differenziati per pubblico e privato), medicina generale, specialistica ambulatoriale (differenziata per pubblico e privato), farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso. “La Fondazione GIMBE ha elaborato un report sulla mobilità sanitaria – precisa Cartabellotta – utilizzando sia i dati economici aggregati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi, sia i flussi trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute con il cosiddetto Modello M, che permettono di analizzare la differente capacità di attrazione del pubblico e del privato di ogni Regione, oltre alla tipologia di prestazioni erogate in mobilità”.
Nel 2020 il valore della mobilità sanitaria ammonta a 3.330,47 milioni: si tratta di una cifra inferiore a quella degli anni precedenti, spiega il Presidente, “in parte in ragione dell’emergenza pandemica COVID-19 che ha ridotto gli spostamenti delle persone e l’offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, in parte per l’esclusione nel 2020 del valore della mobilità della Regione Calabria, che ammonta a circa 250 milioni”. Infatti, in base ai dati del Modello M, la Calabria ha 224,4 milioni di debiti e 27,2 milioni di crediti, somme che saranno compensate a partire dal 2026: di conseguenza, la Regione è stata esclusa dalle analisi su mobilità attiva, mobilità passiva, saldi e saldi pro-capite.
Sul fronte della mobilità attiva, sono 6 le Regioni con maggiori capacità di attrazione che vantano crediti superiori a 150 milioni: Lombardia (20,2%), Emilia-Romagna (16,5%) e Veneto (12,7%) raccolgono complessivamente quasi la metà della mobilità attiva. Un ulteriore 20,7% viene attratto da Lazio (8,4%), Piemonte (6,9%) e Toscana (5,4%). Il rimanente 29,9% della mobilità attiva si distribuisce nelle altre Regioni e Province autonome. I dati documentano la forte capacità attrattiva delle grandi Regioni del Nord a cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio.
Quanto, invece, alla mobilità passiva, sono 3 le Regioni con maggiore indice di fuga che generano debiti per oltre 300 milioni: in testa Lazio (13,8%), Lombardia (10,9%) e Campania (10,2%), che insieme compongono oltre un terzo della mobilità passiva. Il restante 65,1% si distribuisce nelle rimanenti 17 Regioni e Province autonome. “I dati della mobilità passiva – commenta Cartabellotta – documentano differenze più sfumate tra Nord e Sud. In particolare, se quasi tutte le Regioni del Sud hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in tutte le grandi Regioni del Nord con elevata mobilità attiva, per la cosiddetta mobilità di prossimità, ovvero lo spostamento tra Regioni vicine con elevata qualità dei servizi sanitari, secondo specifiche preferenze dei cittadini”. Nel dettaglio: Lombardia (-362,9 milioni), Veneto (-220,1 milioni), Piemonte (-210,8 milioni) ed Emilia-Romagna (-201,7 milioni)
Le Regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni tutte del Centro-Sud.

Mobilità sanitaria, più della metà dei ricoveri in strutture private

Mobilità sanitaria, più della metà dei ricoveri in strutture privateMilano, 16 mar. (askanews) – Più della metà del valore della mobilità sanitaria per ricoveri e prestazioni specialistiche è erogata da strutture private, per un valore di 1.422,2 milioni (il 52,6% del totale), rispetto ai 1.278,9 milioni (47,4%) delle strutture pubbliche. Secondo quanto emerge dal Report della Fondazione GIMBE sulla dedicato alla migrazione sanitaria negli anni dell’emergenza Covid, per i ricoveri ordinari e in day hospital le strutture private hanno incassato 1.173,1 milioni, mentre quelle pubbliche 1.019,8 milioni. Per quanto riguarda le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di 249,1 milioni, mentre quello pubblico è di 259,1 milioni.
“Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private – spiega Cartabellotta – varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate”. Infatti, accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva – Molise (87,2%), Puglia (71,5%), Lombardia (69,2%) e Lazio (62,6%) – ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Umbria (15,2%), Sardegna (14,5%), Valle d’Aosta (11,5%), Liguria (9,9%), Basilicata (8,1%) e nella Provincia autonoma di Bolzano (3,4%) (figura 8).
“Le nostre analisi – conclude Cartabellotta – dimostrano che i flussi economici della mobilità sanitaria scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. E che oltre la metà delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale finisce nelle casse delle strutture private, ulteriore segnale d’indebolimento della sanità pubblica. In ogni caso, è impossibile stimare l’impatto economico complessivo della mobilità sanitaria che include sia i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti), sia quelli intangibili che conseguono alla non esigibilità di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione”.

Vino, Confagricoltura: è emergenza Flavescenza dorata, servono fondi

Vino, Confagricoltura: è emergenza Flavescenza dorata, servono fondi

Convegno da Antinori nel Chianti Classico. Giansanti: serve fare squadra

Milano, 15 mar. (askanews) – La crescente diffusione della Flavescenza dorata preoccupa i produttori vitivinicoli italiani. Dal convegno che si è tenuto oggi all’auditorium di Antinori nel Chianti Classico a Bargino (Firenze), Confagricoltura ha lanciato oggi un appello alle istituzioni per un intervento efficace per evitare che questa malattia, una delle più distruttive dei vigneti, comprometta il potenziale produttivo di intere zone viticole. Le aree più colpite da questa grave malattia epidemica che porta a un graduale deperimento della vegetazione condizionando la produzione della vite, sono Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, e anche in Toscana sono stati segnalati di recente nuovi focolai.
“Dietro il controllo della fitopatia c’è molto di più, c’è il tema dell’economia di un territorio e c’è la questione del lavoro” ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sottolienado che “dobbiamo fare squadra e collaborare con tutte le istituzioni, perché la situazione è di emergenza e per questo chiediamo che vengano assegnati fondi di emergenza”.
Il presidente della Commissione Industria, Attività produttive, Agricoltura del Senato, Luca De Carlo, ha spiegato che il governo è conscio dell’importanza del tema, ricordando che “la fitopatia è difficile da contrastare senza fitofarmaci e per affrontare la questione sono fondamentali l’innovazione e le TEA”. A De Carlo ha fatto eco il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, precisando che questo tema “è stato uno dei primi argomenti in discussione in Commissione: siamo e staremo vigili, e siamo consapevoli che le risorse ad oggi disponibili sono esigue e che occorre che lo Stato investa di più per il contrasto alla fitopatia”.
Informazione, formazione e un ruolo proattivo del viticoltore sono elementi vitali per la gestione della malattia, hanno ribadito Elisa Angelini del CREA, Claudio Ioratti e Mario Pezzotti della Fondazione Edmund Mach, che hanno ripercorso la diffusione e l’andamento della Flavescenza dorata e illustrato le linee di ricerca in corso. L’aumento dell’incidenza della fitopatia ha molteplici cause, fra cui la ridotta disponibilità di fitofarmaci, i cambiamenti climatici, la difficoltà a contenere l’insetto vettore e la presenza di superfici vitate incolte che di fatto fungono da serbatoi di infezione. “Il decreto di lotta obbligatoria alla Flavescenza dorata è del 2000 – ha evidenziato il direttore generale del CREA, Stefano Vaccari – occorre cambiare qualcosa; ad esempio, il regime sanzionatorio che evidentemente va inasprito per far rispettare le regole”.
“E’ necessario un coordinamento tra i vari sistemi, regionali e nazionale, con il supporto dei consorzi di tutela, ma è soprattutto necessario avere risorse” ha aggiunto il presidente della FNP Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, concludendo “per rafforzare la strategia di contrasto alla Flavescenza dorata sono necessari fondi appropriati e commisurati alla gravità della situazione, in grado non solo di finanziare la sostituzione delle viti estirpate, ma anche e soprattutto di coprire il potenziamento di una serie di azioni coordinate di lotta alla fitopatia”.

Regioni italiane unite in Europa contro etichette irlandesi sul vino

Regioni italiane unite in Europa contro etichette irlandesi sul vino

Giani: a Bruxelles giornata importante. Prandini: bene il pressing

Milano, 15 mar. (askanews) – Regioni italiane unite contro gli “health warning” sulle etichette degli alcolici promosse dall’Irlanda. La delegazione al Comitato europeo delle Regioni (CdR) ha chiesto che se ne discuta nel corso della prossima sessione plenaria fissata per il 24 e 25 maggio a Bruxelles.
“E’ stata una giornata importante: con l’ambasciatore Benassi abbiamo discusso dell’iniziativa del governo irlandese, cui siamo assolutamente contrari, tesa a mettere sulle bottiglie di vino l’etichetta ‘nuoce gravemente alla salute’ ha spiegato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani che faceva parte della delegazione insieme con i governatori di Abruzzo, Piemonte e Veneto, sottolineando “che mi fa piacere che l’intero sistema Italia respinga fermamente tale ipotesi: quello che fa male non è il buon vino, quale è ad esempio quello toscano, ma l’abuso dell’alcol”.
Prima di partecipare al Comitato europeo delle regioni, l’assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell’Unione Europea, dove ha incontrato la delegazione italiana e ha partecipato ai lavori della plenaria in cui è stato ascoltato, sul tema dell’etichettatura del vino, l’ambasciatore italiano presso l’Unione Pietro Benassi, Giani ha incontrato la Commissione consiliare Politiche europee presieduta da Francesco Gazzetti, che ha svolto un incontro istituzionale nella sede della Regione in Belgio alla presenza del presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo.
“Il pressing delle regioni nella Ue contro l’etichetta sanitaria sul vino proposta dall’Irlanda è importante” ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, evidenziando che “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino. Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – ha concluso – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

Vino, lo chef Enrico Crippa è l’”Ambasciatore del Derthona 2023″

Vino, lo chef Enrico Crippa è l’”Ambasciatore del Derthona 2023″

Milano, 15 mar. (askanews) – “Siamo davvero molto soddisfatti, questa manifestazione si è confermata un appuntamento centrale per diffondere la conoscenza dei vini Derthona ottenuti dal vitigno Timorasso. Questo antico vitigno autoctono dei Colli Tortonesi è sempre più apprezzato dal pubblico così come dalla critica sia nazionale che internazionale grazie alla sua capacità di riuscire a restituire nel bicchiere il territorio di origine ed essere in grado, contemporaneamente, di sfidare il tempo con grande facilità”. Così il presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi, Gian Paolo Repetto, ha commentato la terza edizione di “DerthonaDue.Zero”, che si è tenuta lo scorso fine settimana al Museo Orsi di Tortona (Alessandria).
Nel corso della due giorni organizzata dal Consorzio, a cui hanno preso parte 53 Cantine, è stato possibile degustare in anteprima i vini dell’annata 2021, oltre ad alcuni campioni di vendemmie con più anni sulle spalle. “La stagione 2021 sulle nostre colline, è stata caratterizzata da un inverno non particolarmente rigido e da un’estate certamente asciutta” ha spiegato Davide Ferrarese, agrotecnico di VignaVeritas, aggiungendo che “le annate calde, ormai, si susseguono con una certa frequenza negli ultimi anni, ma non sono tutte uguali e devono essere analizzate in modo puntuale per non cadere in facili generalizzazioni”. “Quest’annata, ad esempio, ha registrato temperature massime intorno ai 30 gradi nei mesi estivi – ha concluso – ma al tempo stesso anche fondamentali escursioni termiche, 15 gradi tra il giorno e la notte, a partire dalla metà di agosto, che hanno consentito al Timorasso di poter far emergere tutte le sue doti e peculiarità”.
Il Timorasso dà il meglio di sé lungo le valli Ossona, Grue, Curone, Scrivia, Borbera e Spinti, un’area molto vasta, caratterizzata da altitudini ed esposizioni differenti anche all’interno della stessa valle, e terreni argillosi, compatti, costituiti in molti casi anche dalle cosiddette marne di Sant’Agata Fossili, le stesse presenti lungo la dorsale che da Barolo arriva fino alla Toscana. “Dobbiamo ancora iniziare a raccontare nel dettaglio tutta questa incredibile biodiversità” ha aggiunto il giornalista Gianni Fabrizio, uno dei curatori della Guida del Gambero Rosso, evidenziando che “il Timorasso è un vino capace come pochi di dare il meglio di sé con il passare degli anni e in grado di sovvertire la storica considerazione dei vini bianchi italiani presente all’estero”.
Il premio “Ambasciatore del Derthona 2023” è stato assegnato a Enrico Crippa, chef del ristorante 3 Stelle Michelin “Piazza Duomo di Alba” (Cuneo). “La famiglia Ceretto ed Enrico Crippa, sin dall’inizio della loro storia negli anni Duemila – ha spiegato il presidente del Consorzio – hanno dato spazio al Timorasso, inserendolo all’interno di una delle carte dei vini più prestigiose d’Italia, donandogli al contempo anche una grande visibilità a livello internazionale”. “Se il Timorasso è diventato così buono è anche per merito delle persone che lo fanno” ha detto Crippa, sottolineando che “abbiamo sempre creduto nei vini bianchi del Piemonte, ecco perché abbiamo inserito nei nostri percorsi anche il Timorasso come grande rappresentante di questa categoria”.
Alla manifestazione è stato infine presentato “Derthona Giovani”: 20 produttori vitivinicoli e 12 aziende del settore food si sono uniti per promuovere, comunicare e valorizzare il territorio dei Colli Tortonesi attraverso l’organizzazione di eventi che coinvolgano le associazioni e le diverse realtà locali, la partecipazione ad eventi food and wine in Italia e all’estero e collaborazioni con enti scolastici e scambi culturali con altre associazioni giovani.

Distilleria Pallini lancia in Italia il limoncello analcolico

Distilleria Pallini lancia in Italia il limoncello analcolico

Fatturato 2022 18 mln (+26%). Ora punta su export e offerta spirits

Milano, 15 mar. (askanews) – Pallini lancia sul mercato italiano “Limonzero”, la prima versione no alcol del suo limoncello, secondo a livello mondiale per vendite globali, leader nella categoria premium, che nel 2022 ha segnato un +35% nelle vendite.
Dopo aver chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 18 milioni di euro (+26% sul 2022), l’85% del quale realizzato con l’export attraverso cento referenze (tra sciroppi, amari, bagne per pasticceria, liquori e distillati) distribuite in 45 Paesi del mondo, la storica distilleria romana punta oggi ad espandersi ulteriormente oltreconfine e a consolidarsi nei segmenti premium e superpremium con prodotti che completino la sua offerta. L’obiettivo è quello “di consolidare sia il posizionamento del gruppo come produttore di liquori tradizionali italiani che l’attività di distributori di marchi d’eccellenza sul territorio italiano”.
“Limonzero” avrà la filiera produttiva tracciata in blockchain e certificata. “Siamo i primi a farlo, questa nuova formula abbraccia il nostro classico gusto di limoncello, ma con zero alcool, preparato con infuso di limone di Amalfi, senza glutine e nessun colorante artificiale” ha dichiarato Micaela Pallini, da dieci anni al timone dell’azienda e dal 2021 presidente di Federvini, sottolineando che “una volta equilibrato il limoncello, la formula si arricchisce di un tocco di zenzero naturale e, inoltre, gli olii essenziali estratti a freddo di scorza di limone vengono miscelati per ottenere l’aroma deciso e fragrante del Limone Sfusato IGP proveniente direttamente dalle terrazze della Costiera amalfitana”.
Parallelamente, Pallini lancerà sul mercato estero uno dei suoi amari di punta (“Amaro Formidabile), acquisito lo scorso anno dal liquorista romano Armando Bomba e prodotto e imbottigliato nei propri stabilimenti. “Per noi guardare all’estero – ha sottolineato la presidente – è un passaggio naturale, considerando che sono sempre più i consumatori di questi Paesi ad apprezzare gli amari italiani”.
La società ha infine spiegato anche di voler proseguire nell’ampliamento dell’attività di distribuzione grazie a un progressivo allargamento della gamma dei prodotti in portafoglio, puntando principalmente su “aziende familiari con una visione di sviluppo a lungo termine”. Come nel caso dei londinesi Berry Bros & Rudd, produttori di “Gin No.3”, il London Dry Gin distillato di casa Pallini.