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Neuropsichiatri infantili: in aumento disturbi comportamento alimentare

Neuropsichiatri infantili: in aumento disturbi comportamento alimentareRoma, 13 mar. (askanews) – Riducono l’alimentazione fino a saltare i pasti o al contrario presentano abbuffate compulsive, contano ossessivamente le calorie, si pesano e si specchiano continuamente, eccedono con l’attività fisica, cambiano umore e riducono il contatto con il mondo esterno: sono solo alcuni dei principali campanelli d’allarme che manifesta chi soffre dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) come anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder – BED). Un problema di salute pubblica quello dei disturbi legati all’alimentazione, in aumento e con un esordio sempre più precoce, soprattutto tra i giovanissimi, le ragazze in particolare, tra i 12 e i 17 anni. In occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, interviene la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza: “E’ un mondo complesso quello dei disturbi del comportamento alimentare – dichiara Elisa Fazzi, Presidente SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – e negli anni più recenti abbiamo osservato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, tanto che non riguarda più soltanto gli adolescenti, ma anche bambine e bambini in età prepuberale, con conseguenze più gravi sul corpo e sulla mente, sullo sviluppo in genere. L’identificazione e l’intervento tempestivo e multidisciplinare sono decisivi per una prognosi migliore”.
I DCA (disturbi del comportamento alimentare) affliggono oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo, oltre 3 milioni di persone in Italia, pari a circa il 5% della popolazione: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di anoressia o bulimia: l’incidenza recentemente è aumentata del 30% per effetto della pandemia e il picco è soprattutto tra i giovanissimi, colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid, a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale (Ministero della Salute).
Secondo i dati emersi da una ricerca a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, sui Centri in Italia del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre 8000 utenti, il 90% è di genere femminile rispetto al 10% di maschi; il 59% dei casi ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni. Rispetto alle diagnosi più frequenti, l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.
“Quando si parla di disturbi del comportamento alimentare – spiega Elisa Fazzi – si fa riferimento a un disturbo caratterizzato da un rapporto alterato con il cibo che si manifesta attraverso una preoccupazione eccessiva rispetto al peso e alla forma del proprio corpo ma esprime soprattutto una grande sofferenza psichica ed emotiva di cui il soggetto, e anche la famiglia, non si rendono sempre conto focalizzando il problema sul cibo. Sono patologie diffuse soprattutto nell’universo femminile e con un impatto drammatico nella vita di tutti i giorni, di ragazze e ragazzi e delle loro famiglie. I disturbi legati all’alimentazione, come l’anoressia nervosa, possono essere associati ad altri sintomi come depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici. Quello del neurosviluppo, che riguarda bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni, è un periodo delicato in cui i fenomeni maturativi del sistema nervoso centrale non hanno uguali nelle successive fasi della vita. Ad ogni tappa dello sviluppo, compresa la preadolescenza, possono corrispondere possibili rischi e vulnerabilità. In questo periodo la famiglia e la scuola sono fondamentali nell’individuazione dei primi segnali di rischio come forma di tutela e protezione della salute di bambini e adolescenti”.

Milano, il 21 marzo torna giornata per ricordo vittime mafie

Milano, il 21 marzo torna giornata per ricordo vittime mafieMilano, 13 mar. (askanews) – Torna a Milano, dopo tredici anni, la manifestazione nazionale organizzata da Libera e Avviso Pubblico sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica per celebrare la XXVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il corteo partirà alle ore 9 da corso Venezia per arrivare in piazza Duomo intorno alle ore 11. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con la Rai e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, è stata presentata questo pomeriggio a Palazzo Marino dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala e dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, insieme a Lucilla Andreucci dell’ufficio di Presidenza di Libera e al presidente nazionale di Avviso Pubblico Roberto Montà.
Saranno oltre 500 i familiari di vittime innocenti delle mafie che arriveranno nel capoluogo lombardo da tutta Italia per partecipare all’appuntamento. Dopo gli anni difficili della pandemia si potrà quindi colmare anche fisicamente le distanze e tradurre il “noi” che da sempre anima l’impegno di Libera in un grande e caloroso abbraccio rivolto a loro. Il corteo partirà alle ore 9 da corso Venezia e arriverà in piazza Duomo, dove intorno alle ore 11 inizierà la lettura dei nomi di tutte le 1.069 vittime innocenti delle mafie. Don Luigi Ciotti terrà l’intervento conclusivo. Nel pomeriggio del 21 marzo si terranno alcuni seminari di approfondimento e proiezioni rivolte a gruppi e scuole. Il calendario completo sarà disponibile nei prossimi giorni sul sito www.libera.it.
Il giorno prima, lunedì 20 marzo, alle ore 15, Milano accoglierà le centinaia di familiari provenienti da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e dal Nord Italia all’Università Statale di Milano per Assemblea Nazionale. A seguire, alle ore 18, è prevista la Veglia ecumenica presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore. Libera ha scelto di tornare a Milano perché quest’anno ricorre il trentennale della strage mafiosa di via Palestro in cui persero la vita cinque persone. Il corteo si concentrerà a partire dalle ore 8 in corso Venezia, dove partirà alle ore 9. L’iniziativa seguirà questo percorso: corso Venezia, piazza San Babila, corso Giacomo Matteotti, piazza Filippo Meda, via Adalberto Catena, piazza della Scala, via Santa Margherita, via Giuseppe Mengoni, piazza Duomo.

Fico e Cucine Popolari insieme per un pranzo solidale “sospeso”

Fico e Cucine Popolari insieme per un pranzo solidale “sospeso”Milano, 13 mar. (askanews) – Sarà un grande pranzo allargato e inclusivo quello che domenica 2 aprile verrà preparato all’interno di Fico. In vista della Pasqua, infatti, dalla collaborazione di Fico con l’associazione di volontariato le Cucine Popolari è nato un evento conviviale aperto a tutti, dalle persone ospiti delle quattro mense solidali di Bologna ai volontari che vi operano, passando per turisti, visitatori e operatori del Parco del cibo.
Al gusto di un pranzo domenicale, preparato all’interno delle cucine di Fico dai cuochi di Cucine Popolari, si unirà infatti il piacere di mettersi al servizio di chi fa questo tutti i giorni, visto che saranno proprio i dipendenti di Fico a servire le portate. Le ospiti e gli ospiti delle Cucine Popolari, che accederanno a Fico gratuitamente, sono persone che hanno diritto ai servizi sociali comunali e necessitano dell’assistenza di parrocchie e altre associazioni di quartiere, che hanno perso il lavoro e che si trovano in difficoltà per motivi economici e sociali. Con la pandemia da Covid-19, iniziata nel marzo 2020, il numero delle persone che hanno chiesto “aiuto” è più che raddoppiato e con esso la quantità di pasti offerti ogni giorno dalle sedi di Cucine Popolari, passati da 250 a oltre 500.
Sarà possibile dare il proprio contributo diretto al pranzo acquistando un biglietto valido per sedersi a tavola e, allo stesso tempo, per offrire di fatto un ‘pranzo sospeso’ per chi ne ha necessità. Durante la giornata sarà inoltre possibile entrare in contatto con i volontari di Cucine Popolari ed effettuare donazioni dirette per sostenere i loro progetti. In questo modo Fico diventerà un luogo di aggregazione dove le persone più in difficoltà potranno avere un pasto caldo ma anche trascorrere insieme un pomeriggio all’insegna della socialità e della solidarietà, con la possibilità di visitare il Parco e le sue 20 attrazioni.
“Questa collaborazione tra le Cucine popolari e Fico dimostra che la solidarietà passa anche attraverso la condivisione del cibo a tavola – afferma il fondatore dell’associazione di volontariato Roberto Morgantini – e rappresenta un modo per entrare in contatto tra mondi differenti. Questa contaminazione penso sia la ricetta per ripartire insieme dopo questa terribile pandemia. Il Covid ha messo in evidenza il bisogno degli individui di partecipare attivamente alla costruzione condivisa di una nuova società più aperta e inclusiva. Il nemico da combattere, come ha affermato più volte anche papa Francesco, è l’indifferenza nei confronti dell’altro. Ma come recita una nota canzone, ‘gli altri siamo noi’”.
“È un piacere poter ospitare le famiglie che si rivolgono a Cucine Popolari – dichiara Stefano Cigarini, amministratore delegato di Fico Eataly World – Il nostro Parco saprà offrire a bambini e genitori un’esperienza unica, un pranzo di Pasqua e una giornata di festa all’insegna del gusto e del divertimento. Non è un caso che sia Fico che le Cucine popolari nascano a Bologna, città con una tradizione gastronomica tra le più ricche e famose d’Italia che entrambi cercano di onorare ogni giorno”.

Real Academia de Espana a Roma, mostra 10 anni di fumetti

Real Academia de Espana a Roma, mostra 10 anni di fumettiRoma, 13 mar. (askanews) – La Real Academia de Espana en Roma presenta dal 14 marzo la mostra Raccontare un monte d’oro. 10 anni di fumetti in Accademia dedicata al fumetto attraverso le opere di 17 artisti, che sono entrati all’Accademia grazie alla borsa di fumetto e illustrazione. Con i 150 anni di vita dell’Academia de Espana en Roma, si celebrano anche i primi 10 anni dell’ingresso del tebeo (il fumetto in spagnolo) tra le discipline ospitate. Un medium visivo con una capacità unica di portata popolare e allo stesso tempo un campo difficile da definire: è infatti un sofisticato dispositivo spazio-temporale, che in sole due dimensioni, registra tempo, spazio, storie, desideri
In questo decennio, 6 autrici e 11 autori spagnoli e latinoamericani – Tyto Alba, Carla Berrocal, Ana Bustelo, Joan Casaramona, Miguel Cuba, Yeyei Gomez, Julia Huete, Martin Lopez Lam, Los Bravu (Dea Gomez E Diego Omil), Alvaro Ortiz, Federico Pazos, Brais Rodriguez, Javier Saez Castan, Antonia Santolaya e Joaquín Secall – hanno lavorato con questa borsa, intrecciando la loro carriera artistica con il soggiorno a Roma e con l’Accademia stessa. Convivendo con altre discipline, in un contesto unico, hanno messo alla prova i loro limiti espressivi attraverso un progetto personale.
Questi 17 sguardi tornano in Accademia dai loro rispettivi mondi per ricordare, raccontare, riflettere su cosa comporta vivere e creare su questo colle romano: un antico convento su un monte de oro diventa un centro di residenze artistiche che avvolge un Tempietto. L’ Academia de España en Roma è anche un generatore di storie: ogni anno un nuovo gruppo la abita, creando, vivendo e amando i suoi spazi.
La mostra è allestita nei tre spazi in cui si convive in Accademia: il chiostro, un salone e una terrazza. Nel chiostro, luogo centrale dell’esposizione, un libro steso su tavole da disegno raccoglie il ritorno all’Accademia con uno sguardo sul presente. Il salone, una gabinetto espositivo, è uno spazio per ricordare le opere concepite durante il soggiorno a Roma. La terrazza, che si affaccia sulla città, è una celebrazione della Capitale osservata costantemente, dal Gianicolo a luoghi come il Forte Prenestino (con il suo Crack!), e diventa un invito alle storie future che non smetteranno mai di arrivare.
Il catalogo è una coedizione italo-spagnola che coinvolge Nuevo Nueve, Ediciones Valientes e l’editore italiano Fortepressa, con i testi di Ana Merino, Julia Ramírez-Blanco Valerio Bindi e Alessio Trabacchini.

Cultura, ritrovato rimorchiatore affondato 90 anni fa

Cultura, ritrovato rimorchiatore affondato 90 anni faRoma, 13 mar. (askanews) – A quasi 90 anni dalla sua scomparsa è stato ritrovato il relitto del rimorchiatore “Curzola”, del quale si erano perse le tracce al largo delle coste di Brucoli, nel Siracusano, il 12 marzo del 1935. Causa del naufragio furono verosimilmente le avverse condizioni meteo o una collisione con una nave ignota. A bordo del rimorchiatore un equipaggio composto da 18 uomini, 3 sottufficiali e 15 marinai. Non fu trovato nessun superstite.
Le operazioni che hanno poi permesso, in maniera del tutto casuale, di identificare l’imbarcazione affondata, grazie alla presenza del nome ben evidente sulla poppa, sono state condotte dall’ispettore onorario per i beni subacquei di Siracusa, Fabio Portella, che si era messo sulle tracce di un sommergibile della seconda guerra mondiale, in stretto contatto con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.
Il relitto è stato trovato, all’apparenza pressoché intatto, ad una profondità di circa 120 metri e ad una distanza di 2,3 miglia dalla costa, al traverso di Capo Campolato, nei pressi di Brucoli. A causa dell’elevata profondità e delle difficili condizioni in cui operare, dovute alla completa oscurità, alla bassa temperatura e a problemi di decompressione, sarà improbabile riuscire a portare a galla parti del rimorchiatore. Certamente si procederà ad una documentazione video e fotografica.
“Il ritrovamento del rimorchiatore Curzola – afferma l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – è per noi motivo di orgoglio e al tempo stesso di sorpresa. Desidero esprimere un plauso all’ispettore Portella e ai suoi collaboratori. Un professionista del mare dalle elevate capacità tecniche che ha operato in condizioni estremamente complesse”.

Glaucoma IAPB: ancora troppi non sanno o non si curano efficacemente

Glaucoma IAPB: ancora troppi non sanno o non si curano efficacementeRoma, 13 mar. (askanews) – Dopo 8mila controlli oculistici gratuiti effettuati in tre anni nelle città italiane, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia – Onlus) avverte: il 10 per cento dei malati di glaucoma non si cura a sufficienza; il 4 per cento dei visitati è ad altissimo rischio di essere affetto dalla malattia, senza averne il minimo sospetto, rischiando di perdere la vista. Per la settimana del glaucoma le iniziative di IAPB Italia in 85 città e un sito interamente dedicato alla prevenzione per la cittadinanza su www.settimanaglaucoma.it In occasione della settimana mondiale del glaucoma, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia – Onlus) rilascia i primi dati emersi dalla campagna di prevenzione delle malattie ottico-retiniche “Vista in Salute”. La campagna, finanziata dal Ministero della Salute su indicazione del Parlamento, ha offerto uno screening per il glaucoma, le maculopatie e la retinopatia diabetica ad oltre 8mila persone di età superiore ai 40 anni in 54 città italiane e nell’arco dei tre anni. Due le evidenze emerse che destano maggiore preoccupazione. “La prima – spiega Mario Barbuto, presidente di IAPB Italia – riguarda il numero di persone che sono convinte di essere sane ma hanno valori di pressione intraoculare compatibili con il glaucoma e hanno urgente bisogno di una visita oftalmologica approfondita”. Che una persona su 25 possa avere la malattia in corso senza saperlo è rilevante, perché il ritardo nella diagnosi è una delle criticità più gravi della malattia e porta a una perdita progressiva della vista fino alla cecità. Il glaucoma, infatti, è una malattia degenerativa del nervo ottico e i danni inflitti al sistema visivo sono irreversibili. È anche una malattia subdola: gli stadi iniziali sono asintomatici: grazie alla capacità compensativa del cervello, quindi una persona si rende conto di avere problemi visivi quando il male è già avanzato. “L’unico strumento per diagnosticare per tempo il glaucoma è la visita dal medico oculista e l’unico modo per arginarne il decorso è seguire scrupolosamente la terapia. Solo così – prosegue Barbuto – possiamo sconfiggere una patologia subdola, silenziosa, che si alimenta nella disinformazione”. Ecco perché anche il secondo elemento dell’analisi sulle visite di Vista in Salute è preoccupante: il dieci per cento dei malati di glaucoma visitati, che avevano già una diagnosi e una terapia, presentavano valori della pressione oculare non compensata. “Questo – conclude Barbuto – è un probabile segno della difficoltà che hanno i pazienti con glaucoma ad accedere alle cure sul territorio e ad essere seguiti costantemente nel tempo, traducendosi in alti costi per la società, sia da un punto di vista umano sia sotto il profilo economico. La perdita della vista è, infatti, un terribile trauma personale, oltre che una grave perdita economica”. “Le malattie che minacciano la vista hanno un enorme impatto sociale e l’invecchiamento della popolazione aumenterà il rischio di cecità nel tempo. Prevenzione e cura oftalmologica sono divenute, però, sempre più marginali all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. È necessario ripensare completamente il ruolo che la salute visiva trova all’interno del diritto alla salute. La vista è data per scontata ma, quando si perde per malattie come il glaucoma, non si può più recuperare. Il costo della perdita di autonomia, felicità e capacità produttiva è molto più alto delle risorse che basterebbe investire per prevenirla”. Su www.settimanaglaucoma.it l’elenco delle attività di prevenzione e sensibilizzazione organizzate da IAPB Italia onlus in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti in 85 città, e le informazioni di prevenzione che possono aiutare le persone ad aver cura della propria salute visiva.

Anoressia, l’odissea di Francesca: “A Roma nessuna struttura ad hoc”

Anoressia, l’odissea di Francesca: “A Roma nessuna struttura ad hoc”Roma, 13 mar. (askanews) – “E’ impensabile che in una città come Roma, che conta milioni di abitanti, non ci sia una struttura competente che possa seguire le ragazze con disturbi alimentari, come anoressia e bulimia”: il grido di aiuto (e di allarme) è di Enrica, mamma di Francesca (il nome è di fantasia), 16 anni e mezzo e 34 chili di peso. Soffre di anoressia da tre anni, ma non riesce ad uscirne. Non perché non voglia, ed è questa la ‘rabbia’ dei genitori. Ma perché, a Roma, non ci sono strutture ad hoc che possano seguirla come si deve.
“Esiste un solo centro, a Roma, il Cto, ma il personale è poco, il bacino di utenza è tanto, l’ascolto delle ragazze è parziale. I medici non ricordano tutte le storie, e ogni volta sembra di dover ricominciare da capo”, denuncia Enrica. “Non c’è una continuità assistenziale per le ragazze che hanno problemi di disturbi alimentari”.
I disturbi del comportamento alimentare sono una piaga che affligge quasi tre milioni di persone in tutta Italia. Con la pandemia del Covid-19, anoressia, bulimia e disturbi alimentari sono cresciuti a vista d’occhio, diventando la seconda causa di morte tra i giovani. Eppure trovare assistenza non è semplice, le strutture sono poche, le richieste tante. L’attesa è lunga e mentre i mesi trascorrono tra scartoffie e burocrazia, il peso continua a calare.
L’odissea per Francesca, e per i suoi genitori, è iniziata tre anni fa. “Ho suggerito dei medici ad hoc per poterla seguire privatamente – spiega il loro medico di base – la famiglia ha speso fior di quattrini, ma il privato non può ricoverare la ragazza in una struttura. Serve una struttura ad hoc, ma a Roma non ne esistono. La più vicina è a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, ma serve l’ok della Asl di appartenenza che ha dei parametri molto rigidi e nel caso di Francesca non rientra in questi casi. È grave ma non in pericolo di vita”.
Da qui la denuncia. “Occorre aprire almeno una struttura residenziale a Roma, aumentare il personale, snellire l’aspetto burocratico, abbassare i parametri per il ricovero e la permanenza di qualche mese. È davvero impensabile che in una città come Roma non ci sia una sede di recupero”, dice Enrica.
Nemmeno la strada delle strutture private è percorribile. “Non si può accedere a strutture private finché non si ha il nullaosta da parte della Asl di riferimento. E dunque si ritorna al problema di prima: procedure lunghe e burocrazia infinita, parametri molto ristretti sul peso”.
Il grido di allarme della mamma di Francesca non è solo per la figlia. “Io vorrei parlare a nome di tutte quelle famiglie che vivono la mia stessa situazione – dice – e la cosa che mi fa ancora più rabbia è che mia figlia chiede aiuto. Mi dice ‘Io voglio essere aiutata’, ma manca lo strumento. È lancinante pensare che tua figlia, giorno dopo giorno, si consuma sotto i tuoi occhi e tu non puoi fare nulla. E in tutta risposta i medici dicono che occorre avere pazienza e tempo”.
Di Serena Sartini

Firmato a Roma accordo collaborazione Antonianum-Centro Islamico

Firmato a Roma accordo collaborazione Antonianum-Centro Islamico

Durante convegno “Energie di pace. Fare energia per la pace”

Roma, 13 mar. (askanews) – E’ stato firmato durante il convegno “Energie di pace. Fare energia per la pace” organizzato alla Pontificia Università Antonianum a Roma nel decennale dell’elezione di Papa Francesco, un accordo quadro di collaborazione tra la Pontificia Università Antonianum e dal Centro Islamico Culturale D’Italia, che sovrintende la Grande Moschea di Roma, per una collaborazione nell’ambito del quale dare vita ad una comunità energetica. Sullo sfondo si collocano importanti testi quali: la costituzione apostolica di Papa Francesco Veritatis gaudium relativa alle università e facoltà ecclesiastiche, il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb nel quale si sottolinea che “il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano grande parte del genere umano” e la Lettera Enciclica Fratelli Tutti del Papa nella quale si indica che “l’arrivo di persone diverse, che provengono da un contesto vitale e culturale differente, si trasforma in un dono”.
Erano presenti fr. John Puodziunas, Economo Generale dell’Ordine dei Frati Minori, l’Imam Nader Akkad, Grande Moschea di Roma, il dott. Abdellah Redouane, Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia – Grande Moschea di Roma, fr. Massimo Fusarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, il prof. Augustin Hernandez Vidales Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum.
Un progetto condiviso di comunità energetica tra la Pontificia Università Antonianum ed il Centro Culturale Islamico d’Italia come primo esempio vivente di profonda collaborazione e sinergia tra le comunità di appartenenza: il progetto si colloca nel desiderio delle parti di dare concretezza alla Fratellanza Umana con buone e leali volontà, per invitare tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso diventi una prima opportunità concreta per l’Italia, con particolare riguardo alla comunità cittadina di Roma Capitale, innesco progettuale aperto alle nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli.
Specificamente, il progetto congiunto di comunità energetica si pone come strumento attivo di diplomazia della cultura nel sentiero di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato la storicità del momento. Il Magnifico Rettore dell’Antonianum prof. Augustin Hernandez Vidales in apertura di convegno ha richiamato i tre ambiti della dimensione accademica: la ricerca, l’insegnamento e la ricaduta dell’attività accademica sul territorio. Occorre “Unire intenti per fare sì che le idee accademiche confluiscano insieme per un cambio di paradigma, desiderio auspicato dal Papa per il bene di tutto il mondo” e ricordando l’idea di fare rete a tutto campo come ripetuto nel cap. 4 della Veritatis Gaudium, ha sottolineato che l’Università non deve essere a se stante ma deve fare rete dove si trova perché più fitta è la rete meglio si realizza il desiderio del Papa, effettuare il cambio di paradigma.
Il Ministro generale fr. Massimo Fusarelli ha espresso grande soddisfazione per questo momento, significativo anche per la sua coincidenza con l’anniversario dell’elezione di Papa Francesco che dà la misura del cammino fatto in questi anni, “riuscire a coniugare il dato della fede con la storia, come un dato che appartiene alla profondità della nostra azione”. Fr. Fusarelli, che ha ricordato che nel 2025 saranno 800 anni dalla composizione del Cantico delle creature di san Francesco, citando Origene, “nova semper innovanda sunt”, le cose nuove devono sempre essere innovate, ha concluso: “Non ci limitiamo oggi ad aprire solo una porta, vogliamo rimanere su questo percorso”.
Il Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia – Grande Moschea di Roma, dott. Abdellah Redouane, ha sottolineato come negli ultimi dieci anni i rapporti con il Vaticano si sono rafforzati: “Con la firma di oggi si aggiunge un nuovo tassello. Firmare un’intesa fra un ente islamico e uno cattolico è per noi molto importante perché si traccia esempio per altri da seguire: qui siamo sempre stati accolti bene e siamo felici di firmare questa intesa, daremo concretezza ai grandi discorsi”. L’ Imam Nader Akkad, Grande Moschea di Roma, ha sottolineato come si tratti di una firma epocale, “un patto comune per produrre energia per la pace e per donare energia” e nel ricordare che la comunità musulmana italiana è un modello per altre comunità mondiali, ha concluso: “Passaggio dal dialogo incartato al dialogo incarnato e con questa firma facciamo questa trasformazione”.

Regione Umbria: ok a 25 nuovi alloggi per combattere disagio abitativo

Regione Umbria: ok a 25 nuovi alloggi per combattere disagio abitativoRoma, 13 mar. (askanews) – “Potranno finalmente concretizzarsi due importanti interventi volti a ridurre il disagio abitativo a Gubbio e a Marsciano, previsti nel vecchio Piano di edilizia residenziale pubblica del 2010 ma che non sono iniziati per varie problematiche tecnico-amministrative. La Giunta regionale, infatti, ha provveduto a reperire le risorse necessarie anche a copertura del noto aumento dei costi dei materiali”. Ad affermarlo è l’assessore alle Politiche della casa della Regione Umbria, Enrico Melasecche, evidenziando le ricadute positive della delibera con cui la Giunta regionale ha rimodulato il Piano regionale di edilizia abitativa approvato nel 2010 e per il quale è stato firmato un Accordo di programma tra Regione e Ministero nel 2011.
“Gli interventi sulle varie linee del Piano, che vanno dalla nuova costruzione di alloggi, al recupero, ad interventi dentro piani urbanistici, sia di edilizia sociale che convenzionata – spiega – sono in gran parte conclusi e liquidati, quindi le modifiche odierne prevedono la sostituzione di interventi non avviati e sono in linea con quanto stabilito nell’Accordo di Programma”.
“A Marsciano – ricorda – era previsto il recupero di 13 alloggi. La Regione ha chiesto ad ATER di individuare lo stesso numero di alloggi da rendere fruibili nel territorio comunale. ATER ne ha acquistati 5 che sono già entrati a far parte del suo patrimonio di edilizia residenziale pubblica e ne ha individuati altri 8 da recuperare al fine di immetterli rapidamente sul mercato della locazione a canone sociale. Integreremo il finanziamento già stanziato con le risorse derivanti da economie di interventi già conclusi”.
A Gubbio, dove era prevista la costruzione di 10 alloggi da destinare alla locazione a canone sociale “è stata risolta la criticità riguardante l’assegnazione dell’area e il Comune ha approvato il progetto definitivo in variante al PRG, che prevede anche due alloggi in più. ATER ha già predisposto il progetto esecutivo – rende noto l’assessore – ed ha evidenziato la necessità di reperire un finanziamento integrativo, dovuto sempre agli aumenti eccezionali dei materiali da costruzione, di circa 1,155 milioni di euro rispetto all’importo stimato nel Piano che sarà coperto da risorse a carico della Regione Umbria, già individuate a bilancio”.
In conclusione – sottolinea l’assessore – “nessuna risorsa disponibile per l’edilizia abitativa viene sprecata ma, grazie all’efficace gestione e all’attenzione rivolta alle esigenze abitative su tutto il territorio regionale, rispetto al vecchio Piano non solo mette a disposizione i 23 alloggi previsti, ad oggi non realizzati, ma ne aumenta anche il numero per cui gli alloggi complessivamente da realizzare passano da 286 a 288. Nonostante le notevoli difficoltà dovute al momento storico che stiamo vivendo, le Politiche per la casa della Giunta Tesei continuano a segnare passi avanti significativi nel conseguimento degli obiettivi altamente sfidanti che ci siamo dati come prospettiva di legislatura”.

Archivio centrale dello Stato, si inaugura “Lo scrigno della memoria”

Archivio centrale dello Stato, si inaugura “Lo scrigno della memoria”Roma, 13 mar. (askanews) – L’Archivio centrale dello Stato inaugura “Lo scrigno della memoria”, un percorso espositivo che ripercorre la storia d’Italia attraverso le preziose testimonianze custodite dall’Istituto. L’inedita narrazione si sviluppa all’interno di un nuovo e permanente spazio museale situato al piano terra del corpo centrale dell’edificio, nel cuore del complesso monumentale progettato per la mostra delle Forze Armate nell’ambito dell’Esposizione Universale del 1942, sede dell’Archivio dagli anni Cinquanta del Novecento.
L’inaugurazione si svolgerà il 14 marzo (alle 12) alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, mentre la mostra sarà aperta al pubblico a partire dal 22 marzo prossimo. L’esposizione si sviluppa attraverso pannelli testuali, teche espositive e apparati multimediali articolati lungo cinque aree tematiche. Protagonista del racconto, uno dei tre testi originali Costituzione della Repubblica Italiana conservato dall’Archivio. L’opera L’Italia dell’art. 5, realizzata dal Maestro Emilio Isgrò appositamente per l’Archivio ispirandosi ai principi della Carta Costituzionale, accoglie i visitatori al centro del Museo.
Assieme alla raccolta completa degli originali delle Leggi e dei decreti dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri e ai fondi della Consulta nazionale e dell’Assemblea Costituente, è possibile fruire di una selezione di documenti tra i più significativi per la storia del Nazione: il telegramma di Garibaldi al generale La Marmora (“Obbedisco”), l’elenco dei Mille di Marsala, i progetti per le opere governative per la nuova Capitale, la documentazione prodotta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri durante la Prima guerra mondiale, le bandiere delle associazioni operaie coinvolte nel cosiddetto biennio rosso e le fonti relative al regime fascista dalla marcia su Roma fino alla sua caduta.
Un posto di rilievo è riservato inoltre al materiale documentario sulle leggi razziali, sulla Seconda guerra mondiale, sull’attività di tutela e protezione dei beni culturali durante gli eventi bellici, sulla lotta di Liberazione, sulle stragi degli anni 1969-1980, recentemente declassificato in seguito alle direttive dei Presidenti del Consiglio Prodi, Renzi e Draghi. Il museo rende omaggio anche alla creatività e originalità italiana dedicando uno spazio al Made in Italy: brevetti e modelli che ripercorrono il processo sociale, economico e culturale dell’Italia post unitaria. “L’Archivio Centrale dello Stato è fin dalla sua istituzione un luogo in cui studiosi e ricercatori operano per indagare la storia della nazione. Spesso le carte conservano la memoria collettiva. Oggi si apre a un pubblico più vasto con un’iniziativa che ha il pregio di valorizzare documenti di eccezionale valore, capaci di trasmettere il senso profondo della nostra identità nazionale. Nello ‘Scrigno della memoria’ ognuno di noi potrà trovare le tracce di quel percorso che ha portato alla nascita e allo sviluppo dell’Italia, permettendoci di proseguire con maggior consapevolezza nel nostro essere nazione italiana”, dichiara Gennaro Sangiuliano.
Il nuovo ambiente, inoltre, svolge anche funzione di deposito e accoglie gli archivi personali dei Presidenti del Consiglio dei Ministri e di eminenti personalità della politica italiana. Il percorso museale che si sviluppa al suo interno è finalizzato alla valorizzazione del patrimonio e alla promozione della conoscenza della storia del Paese; si rivolge ad un pubblico eterogeneo e agli istituti scolastici che possono usufruire di specifiche visite storico-didattiche.
“Il progetto nasce per promuovere l’educazione al patrimonio e la conoscenza della storia del Paese e delle sue istituzioni democratiche- spiega il Direttore generale e Sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato, Andrea De Pasquale – seguendo le esperienze delle maggiori istituzioni archivistiche nazionali e internazionali, tra cui i National Archives and Records Administration (NARA) degli Stati Uniti e le Archives Nationales di Francia. La preziosa esposizione permette di ripercorrere la storia del Paese, dall’Unità ai nostri giorni, dal punto di vista politico, economico e sociale attraverso documenti, cimeli, materiali bibliografici, fotografici e audiovisivi, provenienti dai fondi dell’Istituto ed è rivolta in particolar modo alle nuove generazioni. La realizzazione del percorso museale – prosegue il Sovrintendente – fa parte di un più ampio progetto dell’Istituto finalizzato alla razionalizzazione degli spazi dei depositi della sede, finanziato dal ministero della Cultura nell’ambito del Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” 2021-2023.”