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Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilità

Il 25 marzo a Costigliole d’Asti convegno su vino e sostenibilitàMilano, 13 mar. (askanews) – Come e perché produrre vini sostenibili. E’ il tema al centro del convegno organizzato a partire dalle 10 di sabato 25 marzo nel Teatro comunale di Costigliole d’Asti (Asti).
L’appuntamento promosso dal Comune di Costigliole e dal titolo “Sostenibilità, il nuovo valore”, farà il punto su quanto costa e quanto rende produrre vino in modo sostenibile: impegni, certificazioni, mercato e territorio.
Moderati dal giornalista Ercole Zuccaro, interverranno al convegno Vincenzo Gerbi (professore di Enologia dell’Università di Torino e presidente del Comitato tecnico scientifico etico di Equalitas), Giuseppe Liberatore (direttore generale dell’organismo di certificazione ValorItalia), Luigi Bersano (consigliere e coordinatore del Tavolo politico normativo di Unione italiana vini), Denis Pantini (economista agroalimentare e responsabile Business Unit Agrifood e Wine Monitor di Nomisma).
In conclusione svilupperanno le loro riflessioni Daniele Comba, (presidente dell’associazione produttori “Noi di Costigliole”), e Filippo Mobrici (presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato).

In Italia mille aziende biodinamiche, Demeter: “Viviamo con l’export”

In Italia mille aziende biodinamiche, Demeter: “Viviamo con l’export”Milano, 13 mar. (askanews) – L’anno prossimo l’agricoltura biodinamica compirà cento anni. Sarà infatti passato un secolo da quando Rudolf Steiner fornì in un ciclo di conferenze una serie di “impulsi scientifico-spirituali” e pratiche dettagliate per raggiungere “le giuste condizioni affinché l’agricoltura possa prosperare”, evitando “il degradarsi del terreno e permettere una sana alimentazione”, con l’obiettivo non indifferente di “rendere possibile la continuazione fisica della vita umana sulla Terra”. Correva appunto l’anno 1924 e il fondatore dell’antroposofia poneva, con la sua visione, le basi per contrastare la deriva dell’agricoltura industriale, con lo sfruttamento intensivo e l’utilizzo dei composti chimici. Cinque anni più tardi, gli agricoltori che avevano fatto loro queste pratiche, si erano uniti in un’associazione creando il marchio Demeter, ispirato alla dea greca della fertilità e della terra, Demetra.
Oggi Demeter Italia è un’associazione privata che riunisce non soltanto produttori ma anche allevatori, trasformatori e distributori di prodotti agricoli, alimentari e cosmetici biodinamici. In totale un migliaio di aziende sparse su tutto il territorio nazionale, tra cui circa 600 agricoltori e poco meno di 200 viticoltori. Per essere associate, le aziende devono prima essere certificate biologiche secondo il sistema europeo.
Fondata nel 1985 a Parma e affiliata alla Biodynamic Federation Demeter International (BFDI) con sede a Darmstadt, in Germania, Demeter Italia è oggi presieduta da Enrico Amico, titolare della “Amico Bio”, un’importante azienda ortufrutticola di Capua (Caserta) al cui interno, tra le tante cose, ha aperto anche un asilo steineriano. Askanews lo ha intervistato per fare il punto sul biodinamico e sull’associazione.
“L’agricoltore biodinamico ha innanzitutto un approccio attivo e responsabile, e un metodo di lavoro sostenibile in sintonia con l’ambiente, rispettoso della vitalità del terreno e della diversità delle specie vegetali e animali, con l’obiettivo di coltivare prodotti sani e genuini, in armonia con le stagioni e con la natura” esordisce Amico, sottolineando che “oggi Demeter Italia sente ancora di più la responsabilità di affermare questo metodo e di farlo conoscere perché in questo momento è ancor più forte lo strapotere dell’agricoltura industriale”.
Ricordando che questo tipo di agricoltura “è stata un po’ l’antesignana del movimento ecologista mondiale, che si è sviluppato qualche decennio dopo”, il presidente precisa che “alla base della biodinamica c’è un profondo desiderio di giustizia sociale, rispetto e responsabilità nei confronti del mondo e delle generazioni future”. “E’ un’agricoltura per certi versi tradizionale e per certi versi innovativa, oggi fortemente attuale” continua, aggiungendo che “attraverso Demeter e la conoscenza di questi principi, vorremmo far sì che le nostre aziende siano poi un esempio e un modello per tante altre, che possono così passare ad una agroecologia amica dell’ambiente”.
Le associazioni Demeter nel mondo sono 44, con la Germania che storicamente fa la parte del leone, con cinquemila aziende associate, e il Centro-Nord Europa che ha tradizionalmente il mercato più sensibile. “Il nostro è un marchio di qualità che certifica le produzioni attraverso una squadra interna di oltre 20 ispettori che effettuano controlli in campagna, così come nelle industrie di trasformazione e persino sui banchi di vendita” precisa Amico, ricordando che “si tratta di controlli aggiuntivi che si sommano a quelli fatti per legge nelle aziende certificate biologiche”.
“Le nostre aziende associate hanno una media di una cinquantina di ettari, quasi cinque volte la media nazionale” spiega l’imprenditore campano, evidenziando però come nel caso di “Cascine Orsine si superino i mille ettari, e in quello di Fattoria La Vialla i 1.400”. La prima, è stata fondata nel Parco del Ticino (Pavia) da Giulia Maria Crespi, ed è completamente biodinamica dal 1976, mentre la seconda, fondata nel 1978, è la più grande azienda agricola biodinamica in Europa e ha la sua sede centrale a Castiglion Fibocchi (Arezzo).
La caratteristica che però accumuna la maggior parte delle aziende Demeter è che buona parte del fatturato, se non addirittura tutto, viene principalmente dall’export così come succede per il biologico: l’Italia è il primo produttore d’Europa ma uno degli ultimi mercati. “E’ un cane che si morde la coda: il mercato italiano recepisce poco, i prezzi sono così sempre alti (+10-15% sul bio, +30-35% sul tradizionale) e quindi si cercano sbocchi all’estero, dove il mercato risponde bene e quindi si continua ad andare in quella direzione e non si crea un mercato interno” spiega il presidente, sottolineando che “è necessario far crescere nel consumatore la consapevolezza dei principi fondanti la biodinamica e da lì costruire la domanda, come è successo in Germania”. “Lì il prodotto Demeter è entrato nei supermercati non perché la Gdo avesse deciso di imporlo ai consumatori, ma perché i consumatori hanno chiesto quel tipo di prodotti – continua – tanto che inizialmente i supermercati si sono trovati spiazzati perché per i loro numeri e la loro logistica non sapevano dove andare a rifornirsi”. “Noi abbiamo bisogno di un consumatore consapevole – chiosa Amico – quello che non ti abbandona perché la sua scelta di acquisto non è dettata dalla moda”.

Ca’ Foscari: solo 7,2% delle aziende agricole produce energia green

Ca’ Foscari: solo 7,2% delle aziende agricole produce energia greenRoma, 13 mar. (askanews) – Il binomio agricoltura e rinnovabili può portare benefici economici concreti alle aziende agricole. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Productivity Analysis da due ricercatrici dell’Università Ca’ Foscari Venezia che hanno analizzato i dati di quasi 10mila aziende agricole italiane. Tuttavia, integrare l’attività zootecnica o agricola con la produzione di energia green è ad oggi un’opportunità sfruttata solo dal 7,2% delle imprese del settore. “Le rimanenti 9.216 aziende agricole, pari al 92,8% del nostro campione, non producono rinnovabili, evidenziando il grande potenziale del comparto agricolo per contribuire alla crescita sostenibile”, affermano le autrici Antonella Basso e Maria Bruna Zolin, professoresse di matematica applicata ed economia agraria all’Università Ca’ Foscari Venezia.
Le ricercatrici hanno analizzato i dati del database europeo Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA). In particolare, i risultati di un questionario del 2018 che coinvolse 10.386 aziende italiane. Nello studio sono state prese in considerazione le aziende del settore agricolo italiano con una produzione tra un minimo di 8000 e un massimo di 10 milioni di euro e un’area utilizzata superiore ad un ettaro di terreno. In totale sono state prese in considerazione 9.927 aziende agricole.
Nello studio – spiega l’Ateneo – si mette a confronto la produttività della forza lavoro e della terra delle aziende produttrici di energie rinnovabili e di quelle non produttrici. Per produttività viene intesa la resa, misurata in euro, per ogni unità di lavoro o di terreno.
La produttività media del terreno ammonta a 11.672 euro per le aziende non produttrici di rinnovabili. Soltanto prendendo in considerazione le aziende produttrici di energie rinnovabili nel loro complesso la media è di 12.552 euro. Tuttavia, prendendo in considerazione solo le produttrici di biogas la produttività media sale a ben 30.676 (+162,81 %).
La produttività media della forza lavoro è di 56.279 euro nelle aziende prive di impianti a rinnovabili. Si tocca una produttività media di 83.092 euro per le aziende produttrici di energie rinnovabili e di 85.752 euro per quelle che producono energia solare. Per le autrici “i risultati economici dimostrano come, specialmente nel caso della produzione di biogas e di energia solare, questa attività aggiuntiva generi risultati economici superiori nelle aziende produttrici di energie rinnovabili rispetto a quelle che non lo sono”.
Tuttavia, spiegano, ci sono dei colli di bottiglia: “Ci sono molte barriere che ostacolano la produzione e il conseguente uso di energie rinnovabili nell’agricoltura. In primis questioni finanziarie, tecniche, sociali e regolatorie relative alle risorse naturali”. Risulta molto importante il possibile conflitto fra sicurezza alimentare e sicurezza energetica. Attualmente le normative italiane prevedono che la prima abbia precedenza sulla seconda, preferendo dunque la produzione alimentare a quella energetica. Una soluzione, suggeriscono le ricercatrici, è quella di utilizzare i terreni abbandonati, al fine di evitare un possibile conflitto tra i due tipi di produzione.

Vino, tra giugno e luglio doppio appuntamento con “Enovitis in campo”

Vino, tra giugno e luglio doppio appuntamento con “Enovitis in campo”Milano, 13 mar. (askanews) – Doppio appuntamento, tra giugno e luglio, per “Enovitis in campo”, la manifestazione itinerante di Unione italiana vini (Uiv) dedicata alle tecnologie per la viticoltura, che torna dopo 5 anni nel 2023, anche nella sua veste “Extreme” riservata alle soluzioni per le zone impervie, con alte pendenze e ristretti spazi di manovra.
Si inizia il 7 e 8 giugno a Polpenazze del Garda (Brescia), dove l’azienda agricola Erian-Cantina Bottenago attrarrà enologi, agronomi, tecnici, viticoltori ed aziende vitivinicole per la 17esima edizione della rassegna dinamica, unica in Italia in quanto a rappresentatività di espositori e visitatori. Prove e dimostrazioni live in vigneto animeranno i filari con le proposte più innovative per le operazioni agronomiche sul fronte delle tecnologie e delle attrezzature più avanzate, segnalate anche dal consueto “Innovation challenge”, il contest volto a valorizzare le novità di prodotto presentate in fiera, a cui si affiancheranno il programma di workshop e le presentazioni tecniche.
Spazio alla viticoltura eroica, invece, per la seconda edizione di “Enovitis Extreme”, “clone” di “Enovitis in campo” dedicato ai vigneti di montagna e in elevata pendenza, che torna con cadenza biennale dopo l’arresto per la pandemia. In calendario per il 13 luglio, “Enovitis Extrême” si terrà in territorio alpino, nei vigneti della Cantina Valle Isarco-Eisacktal a Chiusa (Bolzano). Evento di riferimento per viticoltori “eroici”, si propone come un approfondimento specifico sull’utilizzo di macchine operatrici e attrezzature destinate all’impiego in condizioni orografiche impervie, dove la produzione è tradizionalmente associata ad elevatissimi costi di produzione.

Isola del Giglio e Sauris-Zahre vincono “Best Tourism Villages”

Isola del Giglio e Sauris-Zahre vincono “Best Tourism Villages”Milano, 13 mar. (askanews) – L’Isola del Giglio (Toscana) e Sauris-Zahre (Friuli Venezia Giulia) hanno ritirato nel corso di una cerimonia svoltasi ad Al’Ula in Arabia Saudita il premio come migliori comuni turistici nella seconda edizione del bando “Best Tourism Villages” dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO), finalizzato a premiare approcci innovativi al turismo nelle aree rurali, che, nel tempo, hanno tutelato e assicurato i valori e le caratteristiche naturali e culturali del luogo. I comuni premiati faranno parte, inoltre, di un network globale insieme alle altre località, in cui si potranno scambiare esperienze e buone prassi anche con esperti e partner del settore pubblico e privato.
“Sono molto orgogliosa che tra i vincitori ci siano dei degni rappresentanti della nostra nazione – ha commentato il ministro del Turismo Daniela Santachè -. Insieme anche al comune di Otricoli, selezionato per il Best Tourism Village Upgrade Programme e San Ginesio, vincitore della scorsa edizione, saranno portavoce dell’accoglienza e del turismo italiano. Grazie ancora all’UNWTO per questo riconoscimento che ci dà un’occasione per rafforzare la strategia di promozione dell’Italia a partire da luoghi meno noti che rappresentano l’Italia più autentica”.

Elezioni, 17 Comuni provincia Torino al voto il 14-15 maggio

Elezioni, 17 Comuni provincia Torino al voto il 14-15 maggioRoma, 13 mar. (askanews) – Elezioni amministrative in 17 comuni della provincia di Torino. Il 14 e 15 maggio si rinnoveranno i sindaci e i Consigli comunali a Bibiana, Bussoleno, Chialamberto, Ivrea, Lauriano, Mathi, Novalesa, Orbassano, Perosa Canavese, Quagliuzzo, Pianezza, Rivarossa, Roure, Salerano Canavese, Scalenghe, Scarmagno, Trana.
Le elezioni avranno luogo domenica 14 maggio, dalle 7 alle 23, e lunedì 15 maggio, dalle 7 alle 15. L’eventuale turno di ballottaggio si terrà domenica 28 maggio, dalle 7 alle 23, e lunedì 29 maggio, dalle 7 alle 15.
E’ quanto si legge sul Decreto Prefettizio dell’8 marzo scorso.

Sanità, Fnopi: “Allarme per casi sommersi di violenze su infermieri”

Sanità, Fnopi: “Allarme per casi sommersi di violenze su infermieri”Roma, 11 mar. (askanews) – Gli infermieri sono la categoria più colpita dalle aggressioni mentre svolgono il proprio lavoro. Purtroppo, però le cifre sono ben peggiori di quelle emerse pubblicamente anche negli ultimi giorni.
Una rilevazione effettuata da otto università, capofila Genova, effettuata sugli infermieri che hanno subito violenze fisiche o verbali mette in luce che rispetto ai circa 5mila casi denunciati in un anno ce ne sono 26 volte di più, circa 125.000, non registrati. Ancora più grave è che per il 75% sono violenze che coinvolgono donne e che nel 40% circa dei casi si è trattato di violenze fisiche. Vere e proprie aggressioni che hanno lasciato il segno: il 33% delle vittime è caduto in situazioni di burnout e il 10,8% presenta danni permanenti a livello fisico o psicologico.
Lo scrive Fnopi in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, che si celebra domani.
“Molti colleghi, non solo infermieri ma tutte le professioni sanitarie che sono a contatto con l’utenza, non stanno denunciando soprattutto le aggressioni verbali, perché sembra quasi sia diventata una modalità relazionale con cui fare i conti quotidianamente”, ha detto la presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli.
“Il vissuto di un infermiere, di un professionista che in qualche modo è aggredito – ha affermato ancora – è un vissuto che fa fatica ad essere elaborato. Ci sono studi internazionali che ci parlano di episodi di burnout, stress, disaffezione rispetto al lavoro e alla professione, tanto è vero che in questi anni stiamo registrando moltissimi abbandoni della professione.”
“L’aggressione – spiega – è l’effetto di una serie di cause anche importanti che affondano le radici in diversi contesti, tra cui i modelli organizzativi e alcune mancate risposte che i cittadini patiscono. I bisogni dei cittadini spesso non vengono convogliati verso i luoghi più adeguati, ad esempio molti accessi al Pronto Soccorso non sono legati a situazioni di criticità vitali. Emergono invece bisogni di ascolto, necessità di presa in carico di situazioni complesse, che sfiorano la sfera socioassistenziale. Si aspettano quindi una risposta da un servizio, da una struttura, che spesso non è quella corretta. Occorre quindi investire affinché vi siano servizi territoriali sempre più capillari e conosciuti”.

A Roma la conferenza “Il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto”

A Roma la conferenza “Il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto”Roma, 11 mar. (askanews) – L’Associazione Bambino Gesù del Cairo, la Fondazione della Fratellanza Umana Egiziana, l’Ambasciata d’Egitto presso la Santa Sede, il Pontificio Istituto Orientale e l’Associazione Internazionale Karol Wojtyla, in collaborazione con la Chiesa Copto-ortodossa d’Europa, organizzano in Roma, giovedì 16 marzo 2023, dalle ore 15 alle ore 18.30, nel Pontificio Istituto Orientale, in Piazza di Santa Maria Maggiore, 7, la Conferenza dal titolo “Il viaggio della Sacra Famiglia in Egitto: Storia, testimonianze e progetti”. Il tema principale della Conferenza è “la fuga della Sacra Famiglia in Egitto”.
L’Egitto, antico luogo di schiavitù, è divenuto terra di ospitalità e di rifugio. Innumerevoli siti ricordano il viaggio della Sacra Famiglia dal Sinai all’Alto Egitto: tali siti sono frequentati anche da molti musulmani che venerano la Vergine Maria, Madre del Messia. Valorizzare i suddetti siti, nel quadro di un turismo consapevole e spirituale, è ora possibile non solo in quanto sono finite le limitazioni imposte dalla pandemia, ma anche in quanto essi sono stati inseriti, da parte dell’Unesco, nel patrimonio comune dell’umanità. Accademici ed esperti del settore, di varie parti del mondo, illustreranno i primi passi compiuti per la realizzazione di tale progetto.
Promossa da varie associazioni culturali, sarà l’occasione per illustrare anche itinerari già definiti, grazie all’interazione di touroperator italiani (Diomira Travel) ed egiziani (Prime Tours). La Conferenza è suddivisa in diversi momenti in cui verranno illustrati gli argomenti principali. Ad introdurre e a portare i saluti vi saranno P. David E. Nazar Sj, Rettore Pontificio Istituto Orientale, S. E. Taalat, Ambasciatore d’Egitto presso Santa Sede e Mons. Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario di Sua Santità Papa Francesco, Presidente dell’ Associazione Bambino Gesù del Cairo e Presidente della Fondazione per la Fratellanza Umana egiziana.
Il Professore Paolo Branca dell’ Associazione Internazionale Karol Wojtyla introdurrà il primo momento di approfondimento con l’argomento relativo alla “Storia e Testimonianze”, a cui prenderanno parte Philippe Luisier, SJ, Professore del Pontificio Istituto Orientale, il quale affronterà il tema “La Sacra Famiglia in Egitto. Dal Vangelo a S. Maria Maggiore” e Ashraf Alexandre Sadek, Presidente, Direttore di “Le Monde Copte”, Professore emerito dell’ Università di Limoges, il quale tratterà il tema “Cristo in Egitto”.
Il secondo momento della Conferenza sarà moderato dalla Dottoressa Jolit Shaker, Direttrice Esecutiva del Comitato Scientifico del Progetto “Sacra Famiglia”.
Sarà affrontata la tematica “Sulle orme della Sacra Famiglia in Egitto: itinerari turistici”, a cui prenderanno parte il Professor Said El-Batouty della United Nation World Tourism Organization e il Professor Samir Homda, Direttore dell’Autorità Egiziana Generale per la promozione turistica di Assiut. Ad illustrare i programmi turistici la Prime Tours: il direttore Generale Sig. Mohsen El Mokadem e Diomira Travels il direttore Generale Sig. Adriana Sigilli. Concluderanno il Professor Maged Ezzat Israel, Associazione Egiziana di Studi Storici, S.E. Anba Barnaba, Vescovo dei Copti ortodossi di Roma e S.E. Anba Kirollos William, Vescovo emerito di Assiut e visitatore apostolico per USA e Canada.
La comunicazione dall’Italia verso i media internazionali da Maimone Communication di Biagio Maimone, Direttore Comunicazione Associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus.

Vino, Consorzi Soave e Lessini Durello a Prowein con il progetto Heva

Vino, Consorzi Soave e Lessini Durello a Prowein con il progetto HevaMilano, 11 mar. (askanews) – I Consorzi del Soave e del Lessini Durello saranno alla 28esima edizione di Prowein in programma dal 19 al 21 marzo a Dusseldorf, con il progetto dell’Unione europea “Heroes of Europe: Volcanic Agriculture” (Heva).
Il Distretto italiano del vino bianco da suolo vulcanico torna all’importante fiera tedesca del vino, “forte dei brillanti risultati che il progetto Heva sta portando, all’interno di uno spazio ideato appositamente”. I due Consorzi “grazie a questo progetto europeo, si prefiggono di promuovere, evidenziare e far conoscere ai consumatori le straordinarie caratteristiche di una viticoltura che fonda la sua differenza sull’origine vulcanica dei suoli: terroir diversi che hanno sviluppato una medesima propensione alla qualità, basata su simili caratteristiche pedoclimatiche, storia geologica, esposizioni e altimetria”.
“Prowein – ha dichiarato il presidente del Consorzio Soave, Sandro Gini – è un’occasione molto importante per ribadire la qualità, lo stile e l’origine del Soave partendo proprio dal vulcano, ricordando prima di tutto una cosa: maggiore è la mineralità di un vino, maggiore sarà la sua capacità di durare nel tempo e quindi di accrescere in valore. Esattamente quello che succede oggi nel Soave”.
A Prowein lunedì 20 marzo, nello spazio della rivista Vinum, si terrà una masterclass dedicata ai vini da suolo vulcanico, “Heroes of Europe Volcanic Agriculture – Vulkanweine im Vergleich” (Vini vulcanici a confronto), dove saranno protagoniste le differenti interpretazioni del Soave e quelle del Lessini Durello. Inoltre, nel punto denominato “Be Soave, be smart!”, la “smart-enoteca” del Consorzio dove saranno messi in assaggio i vini, “il visitatore, oltre a poter consultare il materiale fisicamente presente, inquadrando i QRcode predisposti potrà collegarsi immediatamente alle aziende che espongono, salvarsi i contatti, annotarsi informazioni”.

Uiv: bene che vino europeo rientri in riforma Indicazioni geografiche

Uiv: bene che vino europeo rientri in riforma Indicazioni geograficheMilano, 10 mar. (askanews) – “Per Unione italiana vini è importante che il vino europeo rientri nella riforma delle Indicazioni geografiche. Il nostro settore non può rimanere disancorato dalle politiche di qualità Ue: si rischia un isolamento pericoloso proprio in un momento delicato in cui le insidie, non ultime quelle delle lobby salutiste, sono dietro l’angolo”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, commentando le dichiarazioni del relatore del Parlamento europeo della Riforma, Paolo De Castro, in merito alla proposta di revisione del sistema delle Indicazioni geografiche dell’Unione Europea.
“Concordiamo con le argomentazioni del relatore, Paolo De Castro, secondo il quale tenere fuori il vino sarebbe un pericolo prima di tutto perché questo avvalla politicamente le tesi di chi vuole il nostro comparto fuori dall’alveo del sistema di qualità delle Ig agroalimentari europee” ha proseguito Frescobaldi, parlando di “un rischio che il vino non può permettersi di correre, ancor più in vista della possibile riforma del regolamento sulla cosiddetta promozione orizzontale”. “Nella proposta di De Castro – ha concluso il presidente Uiv – non vediamo pericoli rispetto a una perdita di specificità del vino e apprezziamo lo sforzo di trovare la giusta risposta ad alcune perplessità che avevamo espresso sulla proposta della Commissione, come il ruolo di Euipo e nuove restrizioni nei disciplinari di produzione”.