Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Novara: “Dopo informatica l’AI? Continua saga della scuola digitale”

Novara: “Dopo informatica l’AI? Continua saga della scuola digitale”Roma, 5 feb. (askanews) – Per Daniele Novara, pedagogista e autore di best seller, quanto affermato in un convegno martedì dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ovvero che bisognerebbe insegnare informatica anche nelle classi della primaria e che servirebbe approfondire il tema dell’intelligenza artificiale”, non è altro che la prosecuzione “della saga di cui non se ne sentiva il bisogno, quella della scuola digitale”.


“Un ritornello che sentiamo da oltre un decennio e che, oggettivamente, non ha portato alcun beneficio agli studenti ma ne ha portati molti a tutte quelle aziende che puntano sul business tecnologico – ha aggiunto il direttore del Centro PsicoPedagogico per l’Educazione e la Gestione dei conflitti (CPP) – in un comunicato – Ora si arriva addirittura a parlare di intelligenza artificiale, cosa contraria a ogni buonsenso per chi ha a cuore la crescita sana dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze”. “Avevamo avuto un altro sentore quando lo stesso Ministro, all’inizio dell’anno scolastico, aveva regolamentato gli smartphone impedendone l’uso scolastico fino a 14 anni. Un’idea ottima che abbiamo sostenuto anche con un appello che ha quasi raggiunto 100.000 firme per chiedere di proibire gli smartphone fino ai 14 anni e i social fino a 16. Una proposta ancorata alla realtà, visto che si sta facendo in Australia, ma pare che in Italia si preferisca rimanere nell’assoluto Far West, con bambini e ragazzi in balia di dispositivi con una forza di penetrazione neuro celebrale non sostenibile per la loro età”.


“Tornando alla scuola, bisogna distinguere tra quello che è il comune e utile repertorio tecnologico, che da sempre la didattica utilizza, e la volontà di imporre situazioni che si allontanano dal reale scopo scolastico. Perché è necessario ribadirlo: la scuola è prima di tutto una comunità sociale, di apprendimento esperienziale. Ed è proprio l’esperienza diretta, di laboratorio operativo, che permette di attivare apprendimenti duraturi”, ha spiegato il pedagogista. “Abbiamo tutti e tutte sotto gli occhi come l’esperimento avvenuto con la DAD abbia totalmente fallito e questo i ministri post covid dovrebbero ricordarlo. Non è stato utile né alle famiglie, né agli insegnanti, né agli alunni accasciati nelle dimore casalinghe ma senza la spinta neuro cognitiva data dalla presenza sensoriale, corporea e attiva dei compagni”, ha sottolineato. “A scuola anche lo stare assieme agli altri consente di imparare, nella concretezza del contatto, della comunicazione e della relazione in carne ed ossa. Incontrando sguardi e confrontandosi con tutto quello che rende umani gli esseri umani. Il resto non solo non porta da nessuna parte, ma è pericoloso”, ha concluso Novara, ricordando che “ogni tecnologia ha il suo giusto tempo”.

Giubileo, Santanchè: grande opportunità per turismo, non solo a Roma

Giubileo, Santanchè: grande opportunità per turismo, non solo a RomaMilano, 5 feb. (askanews) – “Il Giubileo è un grande evento, una grande opportunità e, lo dico col rispetto, i pellegrini poi diventano turisti e speriamo che non si fermino solo a Roma perché abbiamo tante offerte turistiche anche per loro”. Lo ha detto il ministro del turismo, Daniela Santanchè, intervenendo al convegno “Trainline, Tutti i treni portano a Roma: nuovi percorsi verso un turismo sostenibile” in corso nella Capitale.


“Ne sono previsti 35 milioni, mi sembra sia partito con grande successo, il merito non è solo di uno, anzi abbiamo fatto vedere la collaborazione tra le varie istituzioni, il Governo, la Regione Lazio, il Comune di Roma, la Santa Sede, quindi noi italiani, quando siamo chiamati alle grandi sfide, siamo pronti” ha concluso.

Perché ogni anno svengono 2 milioni di italiani

Perché ogni anno svengono 2 milioni di italianiMilano, 5 feb. (askanews) – Lo svenimento è un problema che riguarda un numero enorme di persone: il 50% della popolazione è svenuto almeno una volta nella vita, uomini e donne in eguale misura. Si stimano in Italia 2 milioni di sincopi l’anno e circa il 2% degli accessi al pronto soccorso, quasi 200.000, riguarda persone che arrivano nei dipartimenti di emergenza ospedalieri proprio per aver perso i sensi. Si tratta per lo più di anziani che, a causa della perdita temporanea di coscienza, spesso cadono con esiti che incidono pesantemente sulla qualità e l’aspettativa di vita. Ma gli svenimenti sono frequenti anche nei giovani, e non vanno sottovalutati, perché le “vittime” finiscono spesso in un vortice di esami medici inutili, con grande spreco di risorse. Un’attenta valutazione “di come si sviene” è essenziale per indirizzare la diagnosi, ma in Italia un ospedale su tre non ha un centro dedicato. A renderlo noto i massimi esperti di sincope che, in occasione del 12esimo Congresso Nazionale del Gruppo italiano multidisciplinare sincope, in corso all’Università Cattolica di Milano, hanno presentato i risultati del censimento italiano dei centri sincope.


“Lo svenimento, tecnicamente chiamato sincope, è un fenomeno molto comune nella popolazione sana: è una perdita di coscienza temporanea, in genere di qualche secondo o pochi minuti, dovuta a una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, da cui di solito ci si riprende in maniera completa e spontanea” spiega Andrea Ungar, presidente Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze, aggiungendo che “nella maggior parte dei casi, non si tratta di nulla di preoccupante e lo svenimento è provocato da forti emozioni (svenimento ‘classico’ o sincope vaso-vagale) o dall’essere rimasti troppo a lungo in piedi, soprattutto d’estate o in un ambiente caldo. Inoltre, prima di perdere coscienza ci sono quasi sempre sintomi come capogiri, nausea, pallore, sudorazione intensa, annebbiamento della vista. In altre parole, ci si accorge sempre di stare per svenire – tranquillizza l’esperto – e solo in rari casi, invece, la perdita di conoscenza può essere dovuta a un’aritmia che rallenta o accelera troppo il battito del cuore e per questo le sincopi di origine cardiaca sono le più pericolose e non sono precedute da segnali”. “I pronto soccorso sono pieni di persone che arrivano proprio per aver perso i sensi: si tratta di circa il 2% dei pazienti accolti in dipartimenti di emergenza, pari a più di 187mila l’anno – prosegue Ungar -. Nella maggior parte dei casi sono anziani che si sono fatti male cadendo, ma lo svenimento si verifica di frequente anche nei giovani, che rappresentano il 30% degli accessi al pronto soccorso per sincope, presi dal timore che lo svenimento possa nascondere un problema cardiaco o neurologico. Fare una diagnosi precisa è, dunque, essenziale per prevenire le cadute che, soprattutto negli anziani, si traducono in traumi, fratture o ferite, con aumento della mortalità e dei ricoveri, ma anche per evitare che i pazienti finiscano in un vortice di esami medici inutili, che richiedono valutazioni su valutazioni e compromettono la qualità della vita, con grande spreco di risorse”.


“Per indirizzare la diagnosi e capire da cosa sia provocato lo svenimento sono necessarie unità dedicate, le cosiddette Syncope Unit, che valutano il paziente con esami, per lo più semplici, ma specifici e mirati. Ad esempio, se si sospetta un problema cardiaco si eseguono gli accertamenti cardiologici necessari per confermare tale sospetto. Se si propende per uno svenimento “classico”, invece, si farà il “tilt test” nel quale il paziente viene posto su un lettino speciale inclinato, in grado di attivare il riflesso vaso-vagale, passando dalla posizione sdraiata a quella eretta”, dichiara Michele Brignole, coordinatore del censimento GIMSI, tra i massimi esperti internazionali di sincope e senior scientist presso l’Ospedale San Luca – Istituto Auxologico di Milano. Ad oggi, in Italia, 1 ospedale su 3 non ha un centro sincope, il 37% ha un ambulatorio dedicato, ma che non risponde ai requisiti raccomandati dalle linee guida europee, e solamente il 30% ha strutture idonee certificate con, ad esempio, ambulatorio con personale specializzato, possibilità di eseguire tilt test, elettrocardiogramma e holter. A rilevarlo è il censimento italiano dei centri sincope condotto dalla GIMSI, tra luglio e dicembre 2024, su un campione di 158 ospedali, che ha fotografato la situazione attuale nel nostro Paese. “Nonostante l’Italia resti leader tra i Paesi europei nella gestione e trattamento della sincope, la situazione negli ultimi anni è peggiorata, con una riduzione del numero di Syncope Unit certificate, dalle 72 censite nel 2019 alle 48 attuali, e la mancanza di centri sincope in molte province – evidenzia Brignole -. Il motivo è da ricercarsi nella diminuzione del personale e delle risorse del Servizio Sanitario Nazionale degli ultimi anni, che ha costretto a ridurre il numero delle Syncope Unit”, sottolinea.


“Non è necessario prevedere una struttura dedicata per ogni ospedale, bensì sarebbe sufficiente almeno un centro sincope per almeno ognuna delle 110 province italiane o almeno una in ogni delle 225 ASL (una ogni 266.000 abitanti) – afferma Brignole -. Tale distribuzione omogenea potrebbe contribuire a ridurre i costi sanitari, migliorare la gestione dei pazienti, limitando le conseguenze a lungo termine e offrire così un importante beneficio sia per il sistema sanitario che per la qualità di vita delle persone colpite. È infatti stato dimostrato da numerosi studi che la presenza di unità di gestione della sincope negli ospedali riduca il rischio di diagnosi errate, di ricoveri non necessari e delle spese totali”, conclude l’esperto. I consigli degli esperti Gimsi per evitare di svenire: Se si avvertono i primi sintomi della sincope, è consigliabile sdraiarsi immediatamente a pancia in su; sollevare le gambe a 45 gradi per facilitare l’afflusso di sangue al cervello e al cuore; stringere i pugni e contrarre le braccia fino alla scomparsa dei sintomi; se tutto diventa scuro e si perde la vista, in quel momento si hanno solo pochi secondi per prevenire la sincope; idratarsi correttamente bevendo circa 2 litri di liquidi al giorno e non limitare troppo l’assunzione di sale, salvo per ragioni mediche.

Con l’Anticiclone delle Azzorre arrivano due giorni di bel tempo

Con l’Anticiclone delle Azzorre arrivano due giorni di bel tempoMilano, 4 feb. (askanews) – Dopo un lungo periodo di maltempo torna l’Anticiclone delle Azzorre e torna il cielo azzurro quasi ovunque. Questa la sintesi delle previsioni di Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, che conferma un deciso miglioramento delle condizioni meteo su tutto lo Stivale, salvo qualche residuo addensamento all’estremo Sud e banchi di nebbia in Val Padana.


“Nelle prossime ore, intanto, l’espansione dell’Anticiclone delle Azzorre verso levante proteggerà la nostra penisola dagli spifferi perturbati: si prevede cielo sereno o poco nuvoloso salvo nubi basse in Pianura Padana e addensamenti irregolari tra Calabria e Sicilia, qui anche con isolati brevi piovaschi. Nonostante il sole, le temperature scenderanno lievemente, complici correnti dai quadranti settentrionali a tratti moderate sulle regioni centrali” sostiene Tedici, precisando che “mercoledì e giovedì saranno due giornate fotocopia con tempo stabile e in prevalenza soleggiato, con la solita insidia delle nebbie notturne in Val Padana e qualche nuvola in Sicilia”. “Venerdì potrebbe invece nevicare in pianura sul Nord-Ovest, specie in Piemonte, ma a quote molto basse anche in Lombardia ed Emilia: la sorpresa non nasce da eventuali deboli nevicate in pianura a febbraio (normali), ma dal ribaltone rispetto all’ultimo periodo che è stato caratterizzato da temperature miti, decisamente oltre la media del periodo” prosegue il meteorologo, aggiungendo che “i modelli indicano anche un probabile ritorno del maltempo tra Sicilia e Calabria da sabato prossimo, dopo le piogge torrenziali che nello scorso weekend hanno scaricato, in alcune località, la pioggia di 3 mesi in poche ore”.

Morì nell’Entella a 14 anni: 6 vigili del fuoco rinviati a giudizio

Morì nell’Entella a 14 anni: 6 vigili del fuoco rinviati a giudizioMilano, 4 feb. (askanews) – Sei vigili del fuoco sono stati rinviati a giudizio per la morte del 14enne Andrea Demattei, rimasto intrappolato con la sua canoa nelle acque del torrente Entella, sotto il ponte della Maddalena a Chiavari (Genova) nel gennaio 2023.


“Resta profondo il dolore e la vicinanza alla famiglia del giovane e colpisce la notizia del rinvio a giudizio della squadra che intervenne in suo soccorso” ha commentato il prefetto Attilio Visconti, Capo Dipartimento dei Vigili del fuoco, Soccorso pubblico e Difesa civile, esprimendo “completa fiducia nel lavoro della magistratura”. “È indiscutibile la capacità professionale di tutti i vigili del fuoco, addestrati per compiere operazioni eccezionali di soccorso tecnico urgente” ha proseguito Visconti, sottolineando che “il rinvio a giudizio dei vigili del fuoco per l’intervento di Chiavari pone in discussione le basi su cui si fonda ogni intervento di soccorso pubblico. Sono innumerevoli le variabili da valutare, spesso in condizioni di gravità eccezionale, con decisioni che a volte devono essere prese dalla squadra in pochi secondi e che comportano rischi notevoli per gli stessi operatori”.


Lo studente, che si stava allenando con altri giovani canoisti, era rimasto nelle acque gelide per oltre un’ora prima di essere recuperato e trasportato in ipotermia in codice rosso all’ospedale Gaslini dove era poi deceduto dopo due giorni per la gravità delle sue condizioni.

ISS: In Italia 80mila donne con mutilazioni genitali femminili

ISS: In Italia 80mila donne con mutilazioni genitali femminiliMilano, 4 feb. (askanews) – Secondo l’Oms oltre 200 milioni di donne nel mondo hanno subito mutilazioni genitali, e il fenomeno è presente anche nel nostro Paese, dove si stima riguardi migliaia di donne tra cui minori. La maggior parte degli operatori sanitari italiani però considera inadeguata la propria formazione sul tema, e cade in errori e luoghi comuni, come quello secondo cui la pratica viene effettuata per motivi religiosi, quando invece non è prescritta da nessun credo. È quanto è emerso da uno studio presentato oggi durante un evento organizzato dall’Iss e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma in vista della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf) che ricorre il 6 febbraio.


“Questa pratica è purtroppo una realtà che ci riguarda anche da vicino. Il fenomeno non conosce confini e coinvolge circa 80mila donne, tra cui 7mila minori anche nel nostro Paese, spesso invisibili nella loro sofferenza” ha affermato il presidente dell’Iss Rocco Bellantone, aggiungendo che “Le mutilazioni genitali non sono solo una grave violazione dei diritti umani, ma anche un problema sanitario che richiede il nostro massimo impegno”. Il Centro Nazionale per la Medicina di Genere dell’Iss spiega che “la nascita delle MGF precede quella delle religioni monoteiste e vengono praticate anche all’interno di comunità cristiane, in tutti i contesti culturali e socioeconomici possibili e in tutti i Continenti del mondo tranne in Antartide (così come in diversi Paesi africani). Le MGF rappresentano una violazione dei diritti delle donne e una forma specifica di violenza di genere che può determinare problematiche gravi di tipo infettivo o al momento del parto. La loro medicalizzazione non implica necessariamente una maggiore sicurezza: gli effetti psicologici e fisici rimangono gravi e preoccupanti.


L’indagine pilota nazionale condotta dal Centro di ricerca in Salute globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istituto Nazionale e la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà ha coinvolto oltre 300 medici, in particolare ginecologi, ostetriche e pediatri, contattati attraverso survey online, e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Reports on Global Health Research”. Oltre il 60% degli operatori che hanno risposto considera inadeguata la propria formazione sul tema delle MGF. Inoltre, circa il 70% non dispone di informazioni sufficienti per indirizzare le pazienti verso strutture specializzate. Dal punto di vista delle mutilazioni riscontrate dai medici che hanno risposto alla survey, la più frequente sembra essere la lesione clitoridea, mentre il momento del parto è quello dove con più probabilità viene accertata dagli operatori l’infibulazione vera e propria. Più del 50% degli intervistati, inoltre, indica le questioni religiose come un fattore chiave che spinge verso la pratica delle mutilazioni, mentre invece, sottolineano gli autori, nessuna fede religiosa né islamica né cristiana (copta) richiede questo intervento. A partire anche da questi risultati sono in previsione dei percorsi di formazione specifici sulla medicina interculturale destinati agli operatori sanitari, con una parte dedicata alle MGF, allo scopo di far loro riconoscere i segni delle mutilazioni e di far conoscere i percorsi dedicati verso cui indirizzare le pazienti.


“Questo evento rappresenta un passo cruciale verso la costruzione di una rete nazionale che non solo diffonda consapevolezza, ma offra soluzioni concrete per la prevenzione e il trattamento delle conseguenze delle MGF e che possa agire su tutto il territorio nazionale con la collaborazione della medicina territoriale e della Croce Rossa” ha detto Walter Malorni direttore scientifico del Centro di ricerca in Salute globale della Università Cattolica, precisando che “l’idea è di proporre al Dipartimento pari Opportunità che si occupa attivamente della questione un Osservatorio Nazionale, una attività di formazione degli operatori sanitari inclusi i mediatori culturali e di comunicazione”.

Vino, Quattroruote: con 2 bicchieri a pasto si resta entro limiti Codice

Vino, Quattroruote: con 2 bicchieri a pasto si resta entro limiti CodiceMilano, 3 feb. (askanews) – Di fronte al diffuso allarme per il giro di vite per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti legato principalmente all’introduzione della tolleranza zero verso i recidivi previsto dall’ultima riforma del Codice della Strada, il mensile “Quattroruote” ha realizzato un test, pubblicato sul numero di febbraio che indica qual’è il tasso alcolemico dopo uno o due bicchieri di alcol bevuti a pasto, e che cosa effettivamente succede se ci si mette al volante.


A sorpresa è emerso che i partecipanti che hanno bevuto due calici di vino (125 ml cad.) o due flute di prosecco (100 ml cad.) o due bicchieri di birra (330 ml cad.) o 40 ml di Gin, consumando un pranzo leggero, sono rimasti all’interno della soglia di legge, rimasta invariata nella riforma a 0,50 grammi per litro. Ma la testata specializzata di Editoriale Domus, avverte “che ogni metabolismo è diverso” e sottolinea il cosidetto “effetto moltiplicatore” della sostanza alcolica: infatti alla misurazione del secondo bicchiere (effettuata sempre 30 minuti dopo), il tasso è salito a 0,21 contro lo 0,08 registrato dopo l’assuzione del primo calice, e non quindi allo 0,16 atteso, frutto della somma 0,08 + 0,08 grammi per litro. Oltre alla misurazione con l’etilometro, “Quattroruote” ha voluto verificare se dopo aver assunto dell’alcol, e pur rientrando nei limiti di legge, i comportamenti alla guida dei quattro soggetti che si sono sottoposti al test fossero cambiati. Lo ha fatto ripetendo un test statico, reso possibile da uno specifico strumento in dotazione del Centro Prove di Quattroruote che rileva i tempi di reazione, fondamentali per la sicurezza in strada, e un paio di esercizi dinamici, consistenti in un semplice parcheggio longitudinale e in uno slalom tra i birilli. “Un test quest’ultimo senza pretese di valenza scientifica ma in ogni caso molto realistico, che ha dimostrato come l’alcol sia in grado di abbassare i freni inibitori” precisa la testata, evidenziando che “nello slalom, infatti, rispetto la performance pre-bevuta, quasi tutti i partecipanti hanno guidato a velocità maggiore e urtato alcuni degli ostacoli presenti, comportandosi in modo meno attento e più spavaldo”.


“Aldilà delle norme di legge che vanno sempre rispettate, il buon senso deve portare l’automobilista ad agire con consapevolezza e prudenza evitando di assumere alcol” mette in risalto il mensile, rimarcando che “qualora, restando nei limiti consentiti, si voglia bere un bicchiere al pasto, il monito è di prestare la massima attenzione e guidare con una cautela maggiore del solito, evitando l’eccessiva confidenza, la sottovalutazione del rischio e la sopravvalutazione delle proprie capacità”. Al test, svoltosi nella pista di proprietà a Vairano (Pavia), hanno partecipato due donne e due uomini, di età, altezza, peso e corporatura differenti. A ciascuno di essi sono state somministrate due “dosi” successive di una stessa bevanda alcolica (vino rosso fermo, prosecco, birra e gin), la prima al termine di un pranzo leggero e la seconda un’ora dopo la prima assunzione. Tali quantità sono servite per analizzare i dati delle tabelle affisse nei locali (fornite già nel 2007 dall’ISS e dal ministero della Salute) che indicano il tasso alcolemico atteso nel sangue in relazione al proprio peso corporeo dopo il consumo dei relativi quantitativi di bevande. A controllare lo svolgimento del test e ad effettuare i rilevamenti è stata una pattuglia della polizia locale di Buccinasco (Milano) con l’etilometro ufficiale in dotazione.


Ai risultati di questo test, va ricordato si sommano i dubbi di molti esperti sull’affidabilità di diversi dispositivi “alcol test fai da te” messi in commercio dopo l’entrata in vigore delle nuove norme del Codice della strada. Foto: “Quattroruote”

Il Papa: uccidere i piccoli è negare il futuro

Il Papa: uccidere i piccoli è negare il futuroRoma, 3 feb. (askanews) – “Non è accettabile ciò che purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto quasi ogni giorno, cioè bambini che muoiono sotto le bombe, sacrificati agli idoli del potere, dell’ideologia, degli interessi nazionalistici. In realtà, nulla vale la vita di un bambino. Uccidere i piccoli significa negare il futuro”. Così Papa Francesco, nel discorso rivolto ai partecipanti al Summit Summit Internazionale sui diritti dei bambini, dal titolo “Amiamoli e proteggiamoli”, organizzato dal Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini e che si svolge oggi nella Sala Clementina in Vaticano.


“In alcuni casi – ha ricordato – i minori stessi sono costretti a combattere sotto l’effetto di droghe. Anche nei Paesi dove non c’è la guerra, la violenza tra bande criminali diventa altrettanto micidiale per i ragazzi e spesso li lascia orfani ed emarginati”. “Oggi – ha proseguito il Papa – più di quaranta milioni di bambini sono sfollati a causa dei conflitti e circa cento milioni sono senza fissa dimora. C’è il dramma della schiavitù infantile: circa centosessanta milioni di bambini sono vittime del lavoro forzato, della tratta, di abusi e sfruttamenti di ogni tipo, inclusi i matrimoni obbligati. Ci sono milioni di bambini migranti, talvolta con le famiglie ma spesso soli: il fenomeno dei minori non accompagnati è sempre più frequente e grave”.


“Molti bambini muoiono da migranti nel mare, nel deserto o nelle tante rotte dei viaggi di disperata speranza. Molti altri soccombono per mancanza di cure o per diversi tipi di sfruttamento. Sono situazioni differenti, ma di fronte alle quali ci poniamo la stessa domanda: come è possibile che la vita di un bambino debba finire così?. No. Non è accettabile e dobbiamo resistere all’assuefazione”. “L’infanzia negata è un grido silenzioso che denuncia l’iniquità del sistema economico, la criminalità delle guerre, la mancanza di cure mediche e di educazione scolastica. La somma di queste ingiustizie pesa soprattutto sui più piccoli e più deboli”, ha concluso Bergoglio.

Trump conferma i dazi alla Ue: “Qualcosa di sostanziale. Ci ha trattato molto male”

Trump conferma i dazi alla Ue: “Qualcosa di sostanziale. Ci ha trattato molto male”Roma, 1 feb. (askanews) – Come riportano i media americani, in un incontro con i giornalisti alla Casa Bianca Donald Trump ha detto che con i dazi intende “fare qualcosa di sostanziale” anche nei riguardi dell’Unione Europea: “Se ho intenzione di imporre dazi doganali all’Unione Europea? Volete la risposta vera o quella diplomatica? Assolutamente sì”, l’Ue “ci ha trattato molto male”, ha detto il presidente Usa ai giornalisti nello Studio Ovale.


Trump ha anche fornito dettagli in più su quelli che vuole imporre a Canada, Messico e Cina, precisando che vuole imporre tariffe sulle importazioni di chip per computer, prodotti farmaceutici, acciaio, alluminio, rame, petrolio e gas e che le tariffe sul petrolio e sul gas dovrebbero essere previste entro il 18 febbraio. In precedenza Trump aveva dichiarato di voler imporre una tariffa del 25% al Messico, del 25% al Canada e del 10% alla Cina: ora ha precisato che ridurrà le tariffe sul petrolio canadese al 10%.

I Duran Duran super ospiti a Sanremo, “tornano al Festival dopo 40 anni”

I Duran Duran super ospiti a Sanremo, “tornano al Festival dopo 40 anni”Roma, 31 gen. (askanews) – Ci saranno anche i Duran Duran al Festival di Sanremo. La band inglese – oggi composta da Nick Rhodes, John Taylor, Roger Taylor e Simon Le Bon – sarà sul palco dell’Ariston come ospiti internazionali nella serata di giovedì 13 febbraio 2025.


Ad annunciare la presenza dei Duran Duran come super ospiti è stato il presentatore e direttore artistico del Festival, Carlo Conti, ospite in diretta al Tg1: “Abbiamo l’ok definitivo, torneranno dopo 40 anni”, ha detto Conti.