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8 marzo, Annarita Briganti: “Non mimose ma finalmente la parità”

8 marzo, Annarita Briganti: “Non mimose ma finalmente la parità”Roma, 7 mar. (askanews) – “Non mimose ma, finalmente, la parità per un 8 marzo che duri tutto l’anno, così come dovrebbe essere sempre il 25 novembre, contro ogni forma di violenza e di discriminazione”. Così Annarita Briganti, giornalista, scrittrice e opinionista televisiva, annuncia la presentazione del suo ultimo libro Gae Aulenti, Cairo Editore, per l’8 marzo alla Triennale di Milano.
“Le soluzioni concrete per le donne – spiega Annarita Briganti – ci sarebbero: pagare le donne quanto gli uomini, renderle meno precarie. Una lavoratrice sottopagata e precaria non solo non riesce ad arrivare a fine mese ma non può neanche ottenere un prestito o trovare una casa in affitto, senza garanzie. Eppure, nessuno se ne occupa”.
“Auguro a tutte le donne, a chi è donna a prescindere dal ‘genere’, a tutte noi per questo 8 marzo e per sempre di non stare al nostro posto, di essere libere e indocili, con un pensiero speciale per le donne iraniane”, ricorda in conclusione Briganti, rinnovando l’invito per la Giornata internazionale dei diritti delle donne mercoledì 8 Marzo alle 18,30 in Viale Alemagna 6 Milano. Introdurrà la presentazione Stefano Boeri e interverranno con l’autrice Damiano Gullì e Fiorella Minervino.

Cospito, Comitato Bioetica: no misure coercitive contro persona

Cospito, Comitato Bioetica: no misure coercitive contro personaRoma, 7 mar. (askanews) – I componenti del Comitato nazionale di Biotetica condividono il “rifiuto di adottare misure coercitive contro la volontà attuale della persona” e, inoltre, “ritengono che non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta, che, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT)”. E’ quanto indica il Comitato che nella seduta odierna ha approvato un documento che rispone ai quesiti presentati lo scroso 6 febbraio dal ministero della Giustizia con riferimento alla vicenda di Alfredo Cospito.
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Open day sulla Dermatite Atopica con consulti gratuiti in Lombardia

Open day sulla Dermatite Atopica con consulti gratuiti in Lombardia

A Milano e Brescia. Prenotazioni al numero verde 800086875

Roma, 6 mar. (askanews) – Porte aperte nelle Dermatologie di tre centri ospedalieri a Milano e a Brescia per la terza edizione di “Dalla parte della tua pelle”, la campagna nazionale di sensibilizzazione sulla Dermatite Atopica promossa da SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse presieduta dal Prof. Giuseppe Monfrecola. L’iniziativa gode del sostegno dell’associazione dei Pazienti ANDeA (Associazione Nazionale Dermatite Atopica) ed è realizzata grazie al contributo non condizionante di SANOFI. Lo scopo della Campagna sarà duplice, perché intende favorire nei pazienti una percezione più estesa della patologia facilitando la diagnosi di dermatite atopica ed indirizzarli verso i Centri di riferimento sul territorio nazionale per intraprendere il percorso di cura più adatto alle diverse esigenze.
L’appuntamento è previsto in tre centri ospedalieri: Sabato 11 marzo 2023 Milano IRCCS Ospedale San Raffaele, resp. Prof. Franco Rongioletti. Sabato 18 marzo 2023 Brescia , ASST Spedali Civili di Brescia, resp. Prof. Piergiacomo Calzavara Pinton. Milano Policlinico Irccs Fondazione Ca’ Granda, resp. Prof. Angelo Valerio Marzano.
La prenotazione è obbligatoria al Numero Verde dedicato 800086875, attivo 7 giorni su 7 dalle 10.00 alle 18.00.
“La Dermatite Atopica – spiega il prof. Giuseppe Monfrecola, Presidente SIDeMaST – è una malattia infiammatoria cronica che si presenta con manifestazioni cutanee diverse, tra cui arrossamenti estesi ad arti, tronco e volto accompagnati da forte prurito e bruciore e a marcata secchezza cutanea. Le sedi dove è maggiormente visibile sono il volto e il collo, le pieghe e le mani. Per questo motivo e per il costante prurito a volte associato a dolore, la Dermatite Atopica incide molto negativamente sulla qualità della vita dei pazienti con ripercussioni nei rapporti sociali e nelle loro attività scolastiche e lavorative in quanto il grave prurito provoca perdita di sonno, con conseguenti ricadute nello studio e nel lavoro. Si stima che in Italia ne soffra circa il 10% degli adulti e il 20% dei bambini. Spesso esordisce già nei primi mesi di vita proseguendo poi nell’infanzia e nell’adolescenza, potendo perdurare in età adulta. Non è escluso l’esordio della Dermatite Atopica in età adolescenziale-adulta e anche in quella geriatrica. In questi casi spesso la malattia non viene riconosciuta. I Dermatologi di SIDeMaST, con questa iniziativa, si prefiggono il compito di migliorare il percorso diagnostico di Dermatite Atopica negli adulti, informandoli sulle possibili terapie al fine di restituire loro la serenità e la consapevolezza che la malattia può essere tenuta sotto controllo grazie ai diversi trattamenti attualmente disponibili”. Per ulteriori informazioni e per conoscere i centri che hanno aderito all’iniziativa in Italia: https://www.sidemast.org/dalla-parte-della-tua-pelle-2023/

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli

Roma, 6 mar. (askanews) – Squali e razze del Mediterraneo hanno urgente necessità di misure di conservazione che consentano di invertirne l’attuale trend di declino. Metà di queste specie è oggi a rischio di estinzione nei nostri mari a causa della pesca diretta e accidentale. Alcune di queste, tra cui squali sega e squali angelo, si possono considerare ormai localmente estinte. A dirlo sono oltre 90 biologi marini afferenti ad università ed enti di ricerca italiani riunitisi a Napoli al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn il 28 febbraio e il 1° marzo nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) supportato dal PNRR e con la collaborazione del progetto Life Elife. È stato un incontro di ricercatori impegnati ai massimi livelli per scongiurare questo declino inarrestabile. I partecipanti hanno potuto condividere informazioni sullo stato dell’arte, promuovendo lo sviluppo di contesti progettuali volti a colmare alcune lacune conoscitive. L’obiettivo è stato quello di identificare e proporre ulteriori approcci di conservazione, maggiormente efficaci rispetto alle azioni intraprese fino ad oggi.
Le relazioni scientifiche esposte da 33 ricercatori hanno evidenziato lo stato delle conoscenze su biodiversità, biologia ed ecologia, aree di aggregazione e habitat essenziali, impatti della pesca e importanza di questi organismi negli ecosistemi marini. L’incontro ha promosso attività di progettazione da sviluppare in rete sul territorio per colmare i gap conoscitivi mettendo a sistema conoscenze, dati, campioni e poter avanzare proposte concrete, da condividere anche con gli operatori della pesca, per la protezione di queste specie nei nostri mari.
Tra le misure discusse dai ricercatori è stata evidenziata l’importanza delle chiusure spaziali e temporali alla pesca di aree ritenute essenziali per la riproduzione e l’accrescimento delle specie maggiormente a rischio incluse nelle liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Risulta di fondamentale importanza la modifica di alcuni attrezzi da pesca per ridurre le catture accidentali, l’obbligo di rilascio in mare delle specie rare, come i palombi nel Mar Tirreno o lo squalo volpe nell’intera area mediterranea, da affiancare ad un aumento nei controlli delle attività di pesca per arrestare la commercializzazione di specie protette.
La continua richiesta sui mercati mondiali di queste specie alimenta pratiche di sovrapesca a livello globale e l’Italia è tra i principali importatori al mondo di carni di squali e razze. È pertanto fondamentale intervenire con strumenti di disseminazione puntuali ed efficaci per cambiare la percezione del pubblico verso questo gruppo di animali, sensibilizzando i consumatori rispetto alle problematiche di tutela e salvaguardia della loro biodiversità, favorendo anche scelte alimentari responsabili.
È emersa quindi l’urgenza di finalizzare un Piano d’Azione Nazionale sugli Elasmobranchi (squali e razze) come strumento chiave per la conservazione di queste specie nelle acque italiane. Squali e razze, oltre a far parte della biodiversità dei nostri mari, sono fondamentali per la buona salute degli ecosistemi marini. È dunque urgente porre fine al loro declino mettendo in atto misure di gestione e protezione che ne scongiurino la scomparsa, come accaduto ormai per quelle specie la cui presenza del passato è oggi testimoniata solo dai reperti visibili nei nostri musei.
L’articolo 9 della nostra costituzione, unitamente alle direttive europee e alle convenzioni internazionali, sancisce l’importanza di preservare la biodiversità. Con questo obiettivo gli enti organizzatori dell’evento tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, le Università di Palermo e di Padova, il CNR-IRBIM e tutti partecipanti alle giornate di incontro hanno consolidato questo impegno di grande rilevanza nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) finanziato dal PNRR.

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarie

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarieRoma, 6 mar. (askanews) – Le droghe ‘leggere’ ci vanno pesanti con il cuore: uno dei più ampi studi mai condotti per verificare la correlazione fra l’utilizzo di marijuana e le conseguenze cardiovascolari dimostra che il consumo quotidiano aumenta del 34% la probabilità di coronaropatie negli anni successivi. L’impiego più sporadico, mensile o settimanale, lo accresce in maniera non significativa ma l’indagine, appena presentata durante il convegno annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans, è l’ennesima a mettere in guardia contro i pericoli cardiovascolari delle sostanze d’abuso perché come sottolineano i cardiologi della Società Italiana di Cardiologia “Le droghe, di qualsiasi natura, sono state più volte associate a conseguenze cardiovascolari serie: questi dati mostrano che anche una sostanza ritenuta a torto ‘leggera’ può comportare un maggior rischio di coronaropatie e, nel tempo, contribuire alla comparsa di eventi come l’infarto o l’ictus”. Lo studio, coordinato dal’Università di Stanford in California, ha analizzato i dati di 175.000 persone in 340 centri statunitensi, partecipanti all’All of Us Research Program dei National Institutes of Health. I ricercatori hanno valutato la correlazione fra l’utilizzo di prodotti derivati dalla cannabis dichiarato al momento dell’ingresso dello studio e la frequenza di comparsa di coronaropatie negli anni successivi, verificando che esiste un effetto dose-risposta per cui all’aumentare dell’impiego di marijuana sale la probabilità di problemi cardiovascolari.
“I risultati dell’indagine indicano con l’utilizzo quotidiano un incremento del 34% del rischio di coronaropatie rispetto a chi non fa uso di cannabis, mentre il consumo sporadico mensile non è associato a un incremento significativo – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC -. Questi dati dimostrano che esistono danni correlati all’impiego di questa sostanza non ancora sufficientemente approfonditi, che invece è opportuno conoscere. Sappiamo che con altre droghe, per esempio la cocaina, i danni cardiovascolari sono frequenti e gravi, tanto da aver comportato un incremento significativo nel numero di infarti in persone molto giovani, anche con meno di 40 anni; queste nuove evidenze preoccupano, perché indicano che qualcosa di analogo potrebbe avvenire con l’uso di droghe ancora più diffuse come la marijuana o l’hashish derivati dalla cannabis. Del resto sappiamo che in cuore e vasi ci sono recettori per i tetraidrocannabinolo, il mediatore degli effetti psicoattivi della cannabis, che proprio interagendo con tali recettori sembra in grado di indurre infiammazione locale e quindi favorire la comparsa di placche aterosclerotiche che possono provocare coronaropatie”. Lo studio statunitense ha anche realizzato un’analisi genomica dei partecipanti per verificare se vi fosse un’associazione fra tratti genetici che predispongano all’uso problematico di cannabis e alle malattie cardiovascolari. “I dati dimostrano che c’è un’associazione causale: le persone geneticamente predisposte a un disturbo da abuso di cannabis, in cui il consumo è quotidiano e c’è un’evidente dipendenza, hanno una maggiore probabilità di coronaropatie, a prescindere dall’impiego concomitante di tabacco e/o alcol – aggiunge Ciro Indolfi, past president SIC – di recente erano già emerse correlazioni analoghe con un maggior rischio di problemi cardiovascolari come fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus ed embolia polmonare e anche importanti dati che indicano come l’utilizzo prolungato di prodotti della cannabis si associ a un maggior rischio di aterosclerosi a dieci anni, specialmente negli uomini. Tutto questo indica la necessità di studiare meglio i meccanismi che potrebbero sottostare al danno cardiovascolare da cannabis”. “L’impiego di queste droghe è molto comune e spesso inizia da giovanissimi – concludono Perrone Filardi e Indolfi – questi nuovi dati preoccupano e impongono di diffondere una maggiore informazione sulle conseguenze dell’uso di queste droghe: chi fa utilizzo di cannabis dovrebbe parlarne al proprio medico per monitorare la propria salute cardiovascolare, mettendo eventualmente in campo strategie di riduzione del rischio in caso di disturbo da abuso di cannabis”.

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuni

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuniRoma, 6 mar. (askanews) – Il WWF accoglie con grande favore l’accordo appena raggiunto dagli stati membri delle Nazioni Unite sul testo per un nuovo Trattato globale sull’Alto Mare, legalmente vincolante: questo crea finalmente un quadro normativo per la conservazione della biodiversità marina e per frenare le attività dannose in due terzi degli oceani. Dopo quasi vent’anni di negoziati, il testo ora definisce i meccanismi per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in quelle aree che restano al di fuori della giurisdizione nazionale, compreso l’Alto Mare.
Per il WWF questo trattato permetterà di creare aree marine protette in Alto Mare e contribuirà a colmare le lacune nell’attuale mosaico di organismi di gestione, con conseguente miglioramento della cooperazione e un minore impatto cumulativo delle attività in Alto Mare come la navigazione, la pesca industriale e lo sfruttamento di altre risorse.
“Ciò che accade in Alto Mare, non sarà più lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Il Trattato sull’Alto Mare consentirà quella supervisione e integrazione di cui abbiamo bisogno se vogliamo che l’oceano continui a fornire i benefici sociali, economici ed ambientali di cui l’umanità gode attualmente”, afferma Jessica Battle Senior Global Ocean Governance and Policy Expert che ha guidato il team del WWF durante i negoziati. “Da ora sarà possibile esaminare gli impatti cumulativi sul nostro oceano in modo che rifletta la connessione tra Economia Blu e gli ecosistemi che la supportano”.
Il Trattato sull’Alto Mare è necessario per attuare il Quadro Globale per la Biodiversità che impegna i Paesi a proteggere e a conservare almeno il 30 % degli oceani e a garantire il ripristino del 30 % delle aree degradate entro il 2030. “Questo è un momento fondamentale per gli oceani, una tappa che inaugurerà una nuova era di responsabilità collettiva per i beni comuni più significativi del nostro pianeta a livello globale”, afferma Pepe Clarke, Global Ocean Practice Leader per WWF. “Lo scorso anno, i membri delle Nazioni Unite si erano impegnati ad arrestare e invertire la perdita di natura entro il 2030. Il risultato di oggi è un passo significativo verso il mantenimento di questa promessa”.
WWF accoglie con grande favore l’obbligo di effettuare valutazioni di impatto ambientale delle attività in Alto Mare, commisurate alla portata dell’impatto. Tutte le attività che potrebbero avere un impatto sulla vita nell’oceano dovranno essere sottoposte a tali valutazioni, dando la possibilità di poter interrompere le attività dannose e ridurre gli impatti cumulativi. Ciò sarà particolarmente importante quando si tratta di eventuali attività future come l’estrazione mineraria nei fondali marini e la cattura e lo stoccaggio del carbonio nelle acque profonde, sulle quali esistono pochissime conoscenze in merito ai loro impatti.
“ll nuovo Trattato d’alto mare è molto importante anche nel Mar Mediterraneo in quanto fornisce uno strumento giuridico più forte che ci è mancato finora per proteggere efficacemente gran parte del nostro mare che è al di fuori della giurisdizione nazionale e ridurre l’impatto delle crescenti attività industriali e produttive. – ha aggiunto Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia – “Ora i Paesi del Mediterraneo potranno presentare proposte per l’istituzione di Aree Marine Protette in alto mare e mettere in atto l’attuazione dell’obiettivo 30×30 su scala regionale. L’alto mare svolge un ruolo fondamentale nel sostenere cruciali attività di pesca, nel fornire habitat a migliaia di specie e nel mitigare gli impatti climatici, con il 23% delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo assorbite dall’oceano negli ultimi 10 anni. Appena un numero sufficienti di paesi adotterà e ratificherà questo accordo, così da permettere a questo strumento di entrare in vigore, l’Alto Mare e le specie che migrano in queste acque riceveranno finalmente l’attenzione che meritano”.

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genere

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genereRoma, 6 mar. (askanews) – Nessuna forma di discriminazione diretta o indiretta, multipla e interconnessa in relazione al genere, all’età, all’orientamento e all’identità sessuale, alla disabilità, allo stato di salute, all’origine etnica, alla nazionalità, alle opinioni politiche, alla categoria sociale di appartenenza e alla fede religiosa. È l’impegno che Nomos assume con la certificazione sulla parità di genere (UNI/PdR 125), ottenuta a inizio 2023, anno del suo trentesimo anniversario.
La società, leader nel campo della lobbying e delle relazioni istituzionali, si impegna formalmente con la certificazione a promuovere tutte le condizioni che consentono di rimuovere gli ostacoli culturali, organizzativi e materiali che limitano l’espressione piena delle persone e la loro completa valorizzazione all’interno dell’organizzazione. 
“Ci siamo sempre impegnati per creare un ambiente accogliente e inclusivo, dove tutti si sentano parte importante del gruppo e dove lavorare insieme è un piacere”, ha dichiarato la Presidente di Nomos, Licia Soncini. “Per Nomos raggiungere il punteggio necessario ad ottenere la certificazione è stato il risultato naturale di trent’anni d’impegno nell’eliminazione del gender gap; consideriamo questa certificazione non un punto di arrivo ma un ulteriore stimolo a continuare nel nostro percorso di inclusione e di valorizzazione delle diversità”.   Tra le prime società di relazioni istituzionali ad ottenere la certificazione UNI/PdR 125, Nomos Centro Studi Parlamentari conta al momento 25 dipendenti, dodici dei quali sono donne. Molti ruoli apicali della società sono ricoperti da donne: oltre alla Presidente Licia Soncini, la direzione del team legislativo è affidata a Camilla Castagnoli, a Marta dalla Costa è affidata la direzione del team dedicato alla sanità, Nadia Rollè gestisce il team dedicato alle TLC.    Nomos ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere grazie ad un percorso avviato diversi anni fa, che si è focalizzato sull’assicurare la massima trasparenza e responsabilità in tutte le proprie attività. Il percorso è stato inaugurato attraverso l’adozione della certificazione UNI EN ISO 9001:2015, relativa alla qualità del sistema di gestione aziendale, con l’implementazione del Modello Organizzativo 231 e con la definizione dei suoi valori fondanti nella Carta dei valori che guida l’operato di tutte le persone di Nomos.

Turismo: dal 16 marzo la BMT per 3 giorni a Napoli

Turismo: dal 16 marzo la BMT per 3 giorni a NapoliNapoli, 6 mar. (askanews) – Prende forma il programma dell’edizione 2023 della Borsa Mediterranea del Turismo che si prepara ad aprire le porte per il 26esimo anno alla Mostra d’Oltremare di Napoli il 16, il 17 ed il 18 marzo. Tutti presenti nel polo fieristico di Fuorigrotta: dai tour operator alle compagnie aeree e di navigazione, dai giganti delle crociere agli enti del turismo internazionale e alle Regioni d’Italia, dagli hotel alle catene alberghiere. “La seconda partecipazione di ITA Airways alla Borsa Mediterranea del Turismo di Napoli conferma – ha dichiarato Emiliana Limosani, Chief Commercial Officer di ITA Airways e CEO Volare – il nostro interesse all’ulteriore sviluppo della collaborazione commerciale con il Trade del Sud Italia al quale ITA Airways offre, oltre alla costante presenza e supporto di un team commerciale competente e dinamico, grandissime opportunità di business grazie alla capillare e rilevante offerta di collegamenti diretti e via Roma Fiumicino per l’Italia e il mondo. Il nostro Network, che ci porta ad esempio a operare fino a 22 voli giornalieri da Napoli a Roma Fiumicino e Milano Linate, è inoltre un potente abilitatore di attività ricettiva e di servizi per il turismo incoming. Per testimoniare e valorizzare il nostro investimento e la nostra naturale vocazione di vettore di riferimento di questo territorio ricco di straordinarie bellezze, quest’anno abbiamo deciso di far partire dal Sud Italia, proprio da Napoli, il road show ITA Airways di presentazione delle opportunità di crescita congiunta, dedicato alle aziende e alle agenzie di viaggio italiane che proseguirà con 5 ulteriori tappe a Roma, Venezia, Milano e nelle due principali isole italiane”.
Tra gli appuntamenti salienti della tre giorni napoletana la conferenza stampa organizzata dalla Regione Emilia-Romagna (giovedì 16 marzo alle 14:30 nella Sala Tirreno, padiglione 6) dal titolo “Il 2023 in sella dell’Emilia-Romagna, aspettando il Tour de France”. Per la prima volta in oltre un secolo di storia, infatti, la Grande Boucle nel 2024 prenderà il via dall’Italia, con ben tre tappe in Emilia-Romagna per 600 km complessivi (la prima, Firenze-Rimini, quindi Cesenatico-Bologna e Piacenza-Torino). È la consacrazione dell’impegno che la Regione da anni infonde nella bici e nel cicloturismo, e gli operatori sono già al lavoro per accogliere la carovana del Tour e le migliaia di appassionati che la seguiranno dal vivo. In attesa della Grand Départ Florence Émilie-Romagne 2024, sono tanti gli appuntamenti e le opportunità dedicati quest’anno agli amanti delle due ruote a pedali, dalle numerose Granfondo alle Ciclovie che attraversano la Regione collegandone le numerose meraviglie paesaggistiche e artistiche. Alla conferenza saranno presenti l’assessore Regionale al Turismo dell’Emilia-Romagna, Andrea Corsini, e il direttore di Apt Servizi Emilia-Romagna, Emanuele Burioni.
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Cryptoart e oncologia: al via “#Makeitvisible”

Cryptoart e oncologia: al via “#Makeitvisible”Roma, 6 mar. (askanews) – Affidarsi al linguaggio innovativo della cryptoart per sensibilizzare i più giovani su temi complessi come la prevenzione dei tumori e la ricerca scientifica in questa area. È da qui che parte #Makeitvisible” iniziativa digitale promossa da Amgen Italia, leader nelle biotecnologie farmaceutiche, in collaborazione con IED e con il patrocinio di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Punto di intersezione tra la Cryptoart e l’Oncologia il codice identificativo; nella cryptoart il codice è la chiave d’accesso all’opera digitale Non Fungible Tokens (NFT), che la rende unica e non replicabile. Anche in Oncologia possiamo parlare di codice identificativo e ci riferiamo alla specifica mutazione genetica all’origine del tumore, che si può scoprire con diagnosi approfondite e avanzate e che permette ai pazienti di accedere a terapie mirate e più efficaci.
«Andiamo verso l’oncologia di precisione, che ci impone di scoprire la ‘carta d’identità’ del tumore che trattiamo ovvero la mutazione genetica all’origine, così da impostare terapie mirate e più efficaci», spiega Rossana Berardi, Ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche. È da qui che sono partiti i giovani illustratori dell’Istituto Europeo del Design per realizzare i propri lavori; attuali i temi che li hanno ispirati: dalle più avanzate tecniche per diagnosticare e combattere i tumori, ai riflessi che il cambiamento climatico ha sull’incidenza dei tumori e alla prevenzione da mettere in atto.
In particolare, ciò che ha ispirato i giovani dello IED sono le nuove possibilità di identificare i tumori, grazie alle più moderne tecniche diagnostiche, come ad esempio la biopsia liquida. “La biopsia liquida è un esame poco invasivo, perché basato sul semplice prelievo di sangue, dall’enorme potenziale diagnostico per decifrare quel “codice segreto” – lo stesso richiesto appunto dalle opere NFT – che apre la porta alle cure – sottolinea Berardi – . Considerando poi che il profilo biomolecolare può cambiare nel corso della malattia, la biopsia liquida, eseguita periodicamente, permette di cogliere la biodinamicità del tumore e mettere rapidamente in atto le contromosse”.
L’altro tema che ha ispirato gli illustratori di IED è la correlazione tra cambiamento climatico e incidenza dei tumori, tema per il quale le generazioni più giovani mostrano maggiore sensibilità e apertura. Anche al recente congresso europeo di oncologia Esmo (European Society For Medical Oncology) è stata molto seguita la relazione di alcuni ricercatori britannici sul ruolo giocato dall’inquinamento atmosferico nell’insorgenza di cancro al polmone in soggetti non fumatori. Interviene la professoressa Berardi: “Il rischio indotto dalla presenza di possibili agenti cancerogeni in determinati ambienti di lavoro è noto da tempo, ma in questo caso stiamo parlando dell’ambiente in cui viviamo e dell’aria che tutti respiriamo: studiare queste correlazioni per giocare d’anticipo nella prevenzione è una delle maggiori e inderogabili sfide future dell’oncologia e iniziative come queste che utilizzano codici di comunicazione innovativi, possono sensibilizzare anche le nuove generazioni a mettere in atto comportamenti virtuosi”.
“Crediamo nell’importanza di creare, sin dalle più giovani generazioni, la cultura dei corretti stili di vita, della prevenzione di patologie come, per esempio, quelle oncologiche e del valore del progresso scientifico – aggiunge Maria Luce Vegna, Direttore Medico di Amgen Italia – ecco perché con #makeitvisible abbiamo esplorato come il linguaggio originale e molto attuale della cryptoart possa raccontare i temi complessi legati alle patologie oncologiche da cui spesso si rifugge. Contaminando il linguaggio scientifico con i codici di quello artistico e digitale, vogliamo avvicinare i più giovani al mondo della Ricerca”.
L’iniziativa #makeitvisibile parte oggi e prosegue sulla rete: il sito nft-makeitvisible.com ospiterà i lavori digitali nell’apposita sezione. Nuove release verranno rilasciate in particolare il prossimo 7 aprile in occasione della Giornata mondiale della Salute e il prossimo 2 giugno, per l’apertura del Congresso ASCO 2023, il più grande congresso internazionale in ambito oncologico.

WWf: in Groenlandia 280 gigatonnellate di ghiaccio in meno l’anno

WWf: in Groenlandia 280 gigatonnellate di ghiaccio in meno l’annoRoma, 6 mar. (askanews) – Il Pianeta è sotto gli effetti del cambiamento climatico e, se lo sentiamo in maniera ormai evidente a casa nostra (con un aumento delle temperature medie di quasi 1,2 °C), nelle zone dei poli questo cambiamento si sta manifestando addirittura 3 volte più intensamente. Ogni anno in Groenlandia perdiamo circa 280 gigatonnellate di ghiaccio, che equivalgono alla dimensione di 50mila grandi piramidi egizie.
Per conoscere e comprendere l’entità della crisi climatica in atto, il WWF è andato proprio dove il riscaldamento globale manifesta in maniera più drammatica i suoi impatti. È nata così “Missione Artico”, spedizione esplorativa di un team di esperti lungo la costa orientale della Groenlandia e diventata un cortometraggio in 5 episodi (il primo episodio è stato pubblicato oggi sul canale YouTube del WWF Italia. Sarà online un episodio al giorno, il cortometraggio completo sarà visibile da venerdì 10 marzo) a testimonianza di come cambiano i luoghi più estremi della terra. È seguendo l’esperienza di questa missione esplorativa che si può veramente comprendere quanto il destino delle nostre vite e dei luoghi in cui abitiamo siano connessi tra loro e con le sorti del Pianeta.
“Missione Artico” è una spedizione esplorativa di testimonianza di come cambiano i luoghi più estremi della terra e, con essi, anche i luoghi più vicini a noi. Di quanto sia fondamentale fare qualcosa oggi, scegliendo di eliminare i combustibili fossili dalla nostra vita e avviando processi di adattamento verso un pianeta che ha intrapreso un cambiamento ormai inevitabile. Nel cortometraggio di 5 episodi è presente l’importante contributo dell’ESA (European Space Agency) che conferma sulle basi scientifiche fornite della precisione dei monitoraggi satellitari, quello che il WWF è andato a scoprire fisicamente e da qui la necessità che le istituzioni tengano sempre con grande importanza conto del contributo scientifico per la definizione delle giuste scelte per una transizione ecologica.
“I ghiacci artici hanno un ruolo cruciale negli equilibri climatici: contribuiscono alla formazione delle correnti marine e alla redistribuzione del calore tra Nord e Sud del Pianeta, impediscono, riflettendo il sole, che le acque marine si riscaldino troppo. Il veloce riscaldamento globale non lascia scampo a questa terra grande e fragile – racconta Isabella Pratesi, direttrice del programma di Conservazione del WWF Italia, al suo ritorno dalla Groenlandia -. Orsi e popolazioni indigene non hanno più ghiaccio dove cacciare, beluga, trichechi e narvali stanno migrando verso Nord in cerca di rifugi climatici dove sopravvivere e riprodursi, comunità umane stanno perdendo le loro certezze e il senso del vivere in uno dei luoghi più difficili e straordinari del mondo”.
Fra le testimonianze del video, girato e diretto da Claudia Amico, anche quelle dei cittadini di Ittoqqortormiit, dove tutte le abitudini di vita più tradizionali si stanno lentamente perdendo. Rischiamo di raggiungere presto un punto di non ritorno, – avverte il Wwf – se non facciamo qualcosa di incisivo oggi, entro il 2060 il ghiaccio marino estivo presente in Groenlandia sarà completamente scomparso e di conseguenza il livello degli oceani potrebbe innalzarsi di oltre 7 metri.