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Vino, il 26 febbraio Open day a Brescia con denominazioni Brescia-Bergamo

Vino, il 26 febbraio Open day a Brescia con denominazioni Brescia-BergamoMilano, 17 feb. (askanews) – Domenica 26 febbraio l’annuale “Open day” organizzato a Brescia dalla locale delegazione Ais, sarà interamente dedicato ai vini delle Denominazioni di origine protetta delle province di Brescia e Bergamo. La giornata sarà replicata in autunno a Bergamo, a cura della delegazione Ais bergamasca, per sancire il gemellaggio fra le due province nominate “Capitale della Cultura 2023”. Ed è proprio nell’ambito delle attività connesse a questo importante evento, che l’Associazione consorzi tutela vini lombardi a Docg, Doc e Igt (Ascovilo) e l’Associazione italiana sommelier (Ais) si sono alleate per promuovere le tante eccellenze vitivinicole locali.
“Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non possiamo celebrare la capitale italiana della cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi” ha dichiarato la presidente di Ascovilo, Giovanna Prandini, ricordando che “abbiamo radici comuni ed il nostro compito come associazione dei consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio”. “Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire” ha aggiuno Prandini, concludendo “per questo appuntamento ci rivolgiamo ai Sommelier di Brescia che hanno una storia di formazione permanente e originale che guarda al mondo ma non vuol dimenticare la nostra terra”.
L’Open day Ais di Brescia sarà aperto dalle 10 alle 18.30 negli spazi di via Triumplina 11 con un banco di assaggio con nove denominazioni e oltre cinquanta etichette in degustazione (Valcalepio DOC, Moscato di Scanzo DOCG, Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, San Martino della Battaglia DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Botticino DOC, Valcamonica IGT). Alle 11.15 si terrà la prima masterclass, dedicata all’abbinamento tra il tipico “manzo con la spuma all’olio” e tre vini bresciani: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC. La seconda masterclass, alle 14.30, sarà invece dedicata alla degustazione di sei vini bresciani: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Botticino DOC, Valcamonica IGT. Alle 15.45 degustazione di sei vini bergamaschi: tre Valcalepio DOC, tre Moscato di Scanzo DOCG, mentre alle 17 toccherà all’abbinamento tra il “cannellone di polenta, cicoria e taleggio” e tre vini Valcalepio DOC.
Quello del 26 febbraio è il primo appuntamento di un percorso che si articolerà in più tappe: la seconda sarà l’8 giugno al Museo Diocesano, con lo spettacolo teatrale di Francesco Quarna e Maurizio Rossato, (protagonisti della programmazione di Radio Deejay) con la collaborazione della giornalista e wine educator Laura Donadoni, in cartellone a Brescia.

La guida di WEP per sfatare i falsi miti sull’anno scolastico in un paese straniero

La guida di WEP per sfatare i falsi miti sull’anno scolastico in un paese stranieroRoma, 17 feb. (askanews) – Dopo lo scoppio della pandemia, il settore delle esperienze all’estero, e in particolar modo dei viaggi studio, sta vivendo in questi mesi un periodo di rinascita. Tuttavia, nonostante sia viva la voglia nei più giovani di allargare i propri orizzonti ed immergersi nella quotidianità di una nuova cultura, sono ancora molti gli stereotipi che ruotano intorno alla formazione al di là dei confini nazionali. La possibilità di studiare per un semestre o un anno durante il liceo in un paese straniero, informa una nota, è considerata un’occasione unica, ma spesso paure e timori prendono il sopravvento. Si tratta, infatti, di una scelta sfidante sia per i genitori, sia per gli adolescenti, che devono affrontare la prima vera grande ‘prova’ al di fuori della propria comfort zone. Eppure, non c’è nulla di pari valore – che può motivare i giovani a superare i propri limiti e a valorizzarsi come persone – come il venir ‘catapultati’ in una nuova realtà, lontani da punti di riferimento personali e socio-culturali.
Per questo motivo, WEP – organizzazione leader nel settore degli scambi culturali e linguistici nel mondo da ben 34 anni – presenta una guida per sfatare i falsi miti più popolari sui programmi scolastici all’estero, sottolineando il ruolo cruciale dell’educazione – anche e soprattutto internazionale – nella formazione della persona.
La top 10 dei falsi miti: 1. ‘I viaggi studio all’estero sono come andare in vacanza’: lo stereotipo più comune sui viaggi di studio all’estero è associarli più a vacanze che ad esperienze di vita a tutto tondo. Così come studiare nel proprio paese, anche all’estero vengono richiesti impegno e costanza. Sebbene una certa componente divertimento sia assicurata, trascorrere un periodo di studio all’estero durante l’adolescenza è un’ottima occasione per migliorare la propria autonomia, il proprio senso di responsabilità e la propria socialità… in altre parole, aiuta a ‘diventare grandi’.
2. ‘É impossibile recuperare le materie e diplomarsi in tempo’: partire per un semestre o un anno può anche essere frequentemente visto come una perdita di tempo. Niente di più sbagliato: l’immersione culturale e linguistica permetterà di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze a 360°, ancora più velocemente che rimanendo nel ‘nido’ sicuro di casa. Per esempio, si ha la possibilità di imparare discipline non presenti nei curricula italiani o studiare materie più ‘comuni’, come la matematica e la storia, con metodologie di insegnamento alternative e si maturano competenze che aiuteranno gli studenti a recuperare velocemente gli argomenti indispensabili per arrivare alla maturità preparati, anzi con una marcia in più.
3. ‘Non c’è un sistema chiaro di riconoscimento dei voti’: si tratta di un altro luogo comune molto diffuso, ovvero il timore del non riconoscimento dei risultati ottenuti all’estero, dovuto a una scarsa chiarezza nei parametri. Il percorso all’estero e i voti in realtà vengono riconosciuti come parte del proprio percorso formativo proprio dal Ministero dell’Istruzione insieme alle valutazioni tradizionali degli anni passati e successivi. Inoltre, le scuole straniere offrono solitamente un’ampia selezione di corsi e il piano di studi dello studente in visita viene comunicato alla scuola italiana e, in alcuni casi, si formalizza al rientro con l’autenticazione della pagella straniera.
4. ‘In caso di difficoltà sono da solo’: cosa fare in caso di emergenze? Come gestire in autonomia le difficoltà a scuola o in famiglia? Nessuna paura, gli studenti sono seguiti passo per passo in tutte le fasi del programma. WEP offre un’assistenza completa dalla fase pre-partenza al rientro, un vero e proprio percorso formativo dedicato alla preparazione pratica ed emotiva al viaggio studio all’estero. Un soggiorno scolastico all’estero è un’esperienza di crescita e la sicurezza dei ragazzi resta una priorità.
5. ‘Non conoscere la lingua può essere motivo di blocco’: non conoscere o padroneggiare solo superficialmente la lingua del paese ospitante può essere frustrante in un primo momento, ma è proprio l’immersione che favorisce l’apprendimento e il superamento della tanto temuta ‘barriera linguistica’. È proprio questo uno dei grandi vantaggi di questi programmi: la possibilità di imparare a padroneggiare una seconda lingua, così come quella di utilizzare il linguaggio locale a più livelli, familiarizzando anche con terminologie meno comuni in cui difficilmente ci si può imbattere a scuola o in un normale corso di lingua.
6. ‘È impossibile adattarsi così velocemente ad una nuova famiglia’: il valore aggiunto fondamentale di un soggiorno all’esterno è la famiglia ospitante. Trascorrere un periodo di tempo con una famiglia completamente diversa dalla propria (con lingua, cultura, abitudini e caratteri differenti) aiuta a sviluppare una grande apertura mentale: il primo passo per potersi integrare completamente è accettare di uscire dalla propria zona di comfort e partecipare attivamente alla quotidianità della propria host family. Se da un lato non è facile vivere con famiglie straniere, dall’altro non bisogna dimenticare che si tratta di un’esperienza di scambio: il rispetto reciproco, così come la ricerca di compromessi, sono alla base di un rapporto costruttivo e duraturo.
7. ‘Non sarò in grado di superare lo shock culturale’: il senso di disorientamento iniziale è un momento critico tipico di queste esperienze. Non va sottovaluto, ma sicuramente non va temuto. Sebbene ciascuna persona viva le esperienze di vita in modo diverso, è molto probabile che il soggiorno di studio all’estero segua una vera e propria ‘curva di adattamento’. In base alle numerose testimonianze degli studenti che hanno partecipato a programmi di studio all’estero, WEP ha infatti verificato che allo shock culturale delle prime settimane, segue l’adattamento superficiale (si inizia ad abituarsi ai nuovi ritmi e la barriera linguistica si fa più sottile). Dopo i primi mesi, in alcuni casi, si sviluppa un senso di frustrazione (la vita nel paese ospitante non offre più novità, innescando la nostalgia di casa), ma il processo si conclude sempre positivamente con la parte più entusiasmante del soggiorno: l’adattamento reale.
8. ‘Studiare per un semestre o un anno all’estero costa troppo’: l’idea che sia un’esperienza inaccessibile è un elemento che può scoraggiare molti fin dall’iscrizione. Tuttavia, pochi considerano che le spese di mantenimento di un adolescente in Italia sono spesso molto più alte che all’estero: in molti paesi, infatti, le scuole offrono sport e attività senza costi aggiuntivi. A conti fatti, quindi, avere un figlio all’estero non è tanto più costoso di averlo a casa. Inoltre, le borse di studio messe a disposizione per chi sceglie di partire agevolano gli studenti più meritevoli, aiutando così le famiglie a sostenere le spese. Nel 2022, WEP ha aumentato il numero delle borse di studio del 500%, oltre al valore complessivo, rendendo il periodo all’estero accessibile ad un numero ancora maggiore di adolescenti.
9. ‘E se non mi piace il cibo?’: il cibo è una componente fondamentale della cultura italiana, che in molti hanno difficoltà a lasciare per un periodo di tempo anche limitato. Un luogo comune ‘italiano’ è che la nostra cucina sia la migliore del mondo, ma, in realtà, ogni Paese ha una propria cultura culinaria tutta da scoprire. Quale occasione migliore per farlo, se non durante un’esperienza immersiva come un semestre o un anno di studio all’estero?
10. ‘Il ritorno sarà traumatico’: tornare a casa dopo una bella esperienza, tanto attesa e desiderata, non è mai semplice e può suscitare una certa dose di sentimenti contrastanti. Ciononostante, occorre fare tesoro delle conoscenze e competenze apprese e ricordarsi che da quel momento si avrà per sempre una seconda famiglia ‘lontano da casa’.
‘Agli studenti che vogliono fare un programma scolastico all’estero chiediamo quali siano le loro più grandi paure legate all’esperienza che stanno per intraprendere, nella maggior parte dei casi (85%) le preoccupazioni più grandi sono legate alla sfera affettiva: da un lato la paura di non riuscire a legare con la famiglia ospitante o con i nuovi compagni di scuola, dall’altro la paura di lasciare il gruppo di amici in Italia’ afferma Diana Frattini, Head of Marketing di WEP Italia. ‘Sono timori legittimi e sani che si manifestano con la presa di coscienza di doversi mettere in gioco anche da un punto di vista relazionale. Per questo uno degli obiettivi del percorso di formazione che facciamo insieme ai ragazzi è proprio quello di insegnare loro a gestire eventuali momenti di difficoltà, anche legati all’inserimento nella realtà locale o alla nostalgia di famiglia e amici. È molto bello ed emozionante vedere come sia gli studenti che i loro genitori si stupiscano della capacità di adattamento e delle risorse che riescono a mettere in campo quando sono lontani da casa. Alla fine, le paure iniziali si trasformano in punti di forza che contribuiscono alla loro crescita’.

Turismo, a Dubai 14,36 milioni visitatori internazionali nel 2022

Turismo, a Dubai 14,36 milioni visitatori internazionali nel 2022Roma, 17 feb. (askanews) – Secondo gli ultimi dati del Dubai’s Department of Economy and Tourism (DET), Dubai ha accolto 14,36 milioni i visitatori internazionali nel 2022, segnando un incremento del 97% rispetto ai 7,28 milioni di arrivi turistici nel 2021. Del totale sono stati ben 212.000 gli italiani che hanno visitato la città emiratina nel 2022, pari a un aumento del 100% rispetto al 2021. Questo trend positivo ha permesso alla destinazione di superare i livelli di ripresa del turismo globale e regionale, contribuendo a raggiungere l’obiettivo dell’Agenda economica di Dubai D33 lanciata da Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti e Governatore di Dubai, per consolidare lo status di Dubai come una delle prime tre città del mondo per viaggi e affari.
“L’eccezionale incremento dell’afflusso di visitatori – dichiara ha dichiarato lo Sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Principe Ereditario di Dubai e Chairman del Consiglio Esecutivo di Dubai – riflette la continua evoluzione di Dubai come una delle città più connesse e la sua determinazione a diventare leader nel mondo delle infrastrutture adibite all’ospitalità e i servizi. L’elevata crescita dimostra al mondo che non ci adagiamo mai sui nostri successi e lavoriamo costantemente per aumentare i nostri parametri di riferimento. Sono fiducioso che Dubai sarà un catalizzatore per la crescita del turismo globale e l’accessibilità legata al viaggio negli anni a venire”.
Avvicinandosi ai 16,73 milioni di visitatori pre-pandemia registrati nel 2019, la performance turistica di Dubai nel 2022 ha convalidato la sua posizione di destinazione globale No.1 ai Tripadvisor Travellers’ Choice Awards 2023 per il secondo anno consecutivo, diventando la seconda città nella storia ad aver raggiunto questo traguardo. Gli ultimi dati della United Nations World Tourism Organization (UNWTO) mostrano che i viaggi turistici internazionali nel 2022 sono stati inferiori del 37% rispetto al 2019. Il Medio Oriente ha registrato il più forte incremento relativo, con arrivi che raggiungono l’83% dei numeri pre-pandemici. Dubai ha superato i barometri turistici di ripresa sia globali che regionali, con un numero di visitatori nel 2022 che hanno raggiunto l’86% dei livelli pre-pandemici.
“In linea con la visione dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, di rendere Dubai la destinazione più visitata del mondo – ha detto Helal Saeed Almarri, Direttore Generale del Dipartimento di Economia e Turismo di Dubai – le performance del nostro settore nel 2022 mostrano gli straordinari progressi compiuti dalla città negli ultimi due anni. Mentre l’economia globale rimane in uno stato di flusso, Dubai è emersa come un chiaro leader nel settore del turismo. Le performance positive testimoniano il ruolo crescente di Dubai come attore di primo piano nella ripresa del turismo globale. L’impulso positivo dimostra anche che il turismo contribuisce in modo significativo alla crescita economica della città e allo sviluppo sostenibile, avvicinandosi sempre di più all’obiettivo dell’Agenda economica di Dubai D33 per rafforzare lo status di Dubai come una delle prime tre città del mondo per il turismo e le imprese”.
La performance positiva del 2022 presenta alcuni picchi notevoli nei tradizionali mercati chiave di Dubai e una forte crescita nei mercati emergenti. Dubai è rimasta una destinazione di viaggio sicura per i visitatori provenienti dai mercati di riferimento della città.
Da una prospettiva regionale, gli stati dell’Europa occidentale e le regioni del CCG hanno rappresentato ciascuna una quota del 21% degli arrivi. L’area del GCC in particolare ha visto un aumento esponenziale degli arrivi passando dal 13% nel 2021 al 21% dello scorso anno. L’Asia meridionale ha contribuito per il 17% dei volumi totali, mentre segue la regione MENA con il 12%, rafforzando ulteriormente l’attrattività di Dubai per i turisti dei mercati di prossimità. Le Americhe hanno rappresentato il 7% degli arrivi, mentre l’Asia del Nord, il Sud-Est asiatico e l’Africa hanno contribuito per il 5% ciascuno e l’Australasia per il 2%.

Presentato il Marchio “FederItaly 100% Made in Italy”

Presentato il Marchio “FederItaly 100% Made in Italy”Roma, 17 feb. (askanews) – Il 15 febbraio si è svolta la conferenza stampa di presentazione del marchio “Federitaly 100% Made in Italy” con l’annuncio della partnership della Federazione del Made in Italy con la Dfinity Foundation. La conferenza stampa, svoltasi presso Palazzo Falletti in Via Panisperna 207, a Roma, ha visto la moderazione del Direttore del quotidiano “La Ragione”, Fulvio Giuliani. Hanno Partecipato ai lavori: Carlo Verdone, Presidente di Federitaly; Lamberto Scorzino, Segretario nazionale di Federitaly; Bruno Calabretta, Blockchain Development Manager di Federitaly; Dominic Williams, Founder, President and Chief Scientist della Fondazione Dfinity, Riccardo Coli, capo dello Staff DFinity e Gianni Gruttadauria, responsabile dell’Ufficio promozione e sviluppo di FONARCOM.
“Certificare attraverso l’innovazione tecnologica il Made in Italy è una perfetta esaltazione dell’italianità in quanto garanzia di qualità ineguagliata, un ricordo di cosa siamo, per promuovere i secoli di storia che rappresentano l’eccellenza italiana in tutti i suoi dettagli. Abbracciare la blockchain vuol dire abbracciare un’opportunità straordinaria per la promozione dell’italianità. Con il Marchio 100% Made in Italy noi certifichiamo il nostro Paese”, ha dichiarato in apertura della conferenza stampa, il moderatore Fulvio Giuliani, direttore responsabile del quotidiano La Ragione. Durante i lavori, la DFinity Foundation, un’organizzazione no-profit svizzera impegnata nello sviluppo della più importante blockchain decentralizzata al mondo (ICP – Internet Computer Protocol), ha annunciato l’importante partnership con Federitaly, la federazione no-profit italiana che tutela, promuove e valorizza i prodotti e le imprese “100% Made in Italy” nel mondo. FEDERITALY rappresenta gli interessi di oltre 7.000 aziende, dai produttori locali ai marchi di fama mondiale. Attraverso l’importante partnership verrà utilizzata la blockchain di Internet Computer per garantire sicurezza, velocità e fiducia ai consumatori che acquistano prodotti con il Marchio “Federitaly 100% Made in Italy”.
“Siamo entusiasti e orgogliosi di sviluppare i vantaggi della nostra piattaforma con Federitaly. La Federazione opera a livello globale, offrendo fiducia e trasparenza ai consumatori di tutto il mondo, proprio come la blockchain di Internet Computer ha portato alle masse la promessa di un Internet veramente decentralizzato, con la diffusione di un “computer mondiale”, ha dichiarato Dominic Williams, Founder, President and Chief Scientist della Fondazione Dfinity: “Il Marchio ‘Federitaly 100% Made in Italy’ è un’opportunità unica per proteggere e promuovere le nostre eccellenze a livello mondiale. Con un processo di certificazione rigoroso (basato su di un doppio livello di controllo) e la tecnologia blockchain, garantiamo serietà e affidabilità ai consumatori e alle imprese. In collaborazione con la Fondazione DFinity, abbiamo creato un percorso innovativo e tecnologicamente avanzato per valorizzare e promuovere in modo sicuro le nostre eccellenze in tutto il mondo”, ha rilanciato Carlo Verdone, Presidente di Federitaly. “L’utilizzo della blockchain da parte di FEDERITALY nella sua verifica dei prodotti offre vantaggi sia per i consumatori che per le aziende italiane. La trasparenza viene potenziata e il processo di certificazione è immodificabile una volta caricato sulla blockchain. Tale processo garantisce che i prodotti che hanno il Marchio “FederItaly 100% Made in Italy” siano autentici e verificati”, ribadisce ulteriormente Bruno Calabretta, Blockchain Development Manager di Federitaly.
La piattaforma presentata durante la conferenza stampa risulta essere una blockchain pubblica, decentralizzata end-to-end e non fa affidamento su un’infrastruttura di cloud computing centralizzata. Ciò significa che i consumatori non saranno interessati dall’interruzione dei servizi cloud centralizzati e potranno sempre verificare se un prodotto con il Marchio “FederItaly 100% Made in Italy” è stato realmente realizzato secondo il disciplinare del Marchio. Inoltre, grazie alla collaborazione con CIFA e FONARCOM viene ulteriormente rilanciata l’attenzione verso il Made in Italy, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali innovative. La progettualità intrapresa da Federitaly costituisce una grande opportunità per l’intero sistema confederale per lo sviluppo e l’innovazione delle imprese e l’ulteriore valorizzazione dei processi occupazionali che il Fondo Interprofessionale Fonarcom sosterrà con progetti formativi interamente finanziati e fruibili dalle aziende aderenti al Fondo e a FederItaly.

Ambiente, nutrizione, prevenzione: come cambia l’idea di salute

Ambiente, nutrizione, prevenzione: come cambia l’idea di salutePollenzo, 17 feb. (askanews) – Due giorni per confrontarsi sui temi della salute in relazione ad ambiente e nutrizione, aspetti decisivi nella società contemporanea che guarda alla sfida di mantenere standard e servizi sanitari adeguati per le persone. Di questo si è parlato nella Winter School di Motore Sanità a Pollenzo, nel Cuneese, occasione di confronto tra esperti di vari settori e di ragionamento su come la salute vada considerata da una prospettiva più ampia, per esempio in relazione alla crisi ambientale e ai cambiamenti climatici.
“Avvertiamo che siamo arrivati a un punto limite – ha detto ad askanews l’ex presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, tra i relatori dell’evento – e c’è una reazione anche da parte della scienza medica più avvertita, integrata anche da altre scienze come la chimica, la farmacologia, ma anche dalla cultura storia e sociale, che tendono a riaprire spazio di visione, finestre su un futuro diverso”.
Un futuro nel quale occorrerà una visione d’insieme, che qualcuno chiama olistica, e che assegna un ruolo centrale, anche nell’ottica di salvaguardare e continuare a rendere sostenibile il Servizio Sanitario Nazionale, al tema della prevenzione. “Uno di questi strumenti, forse il principale – ha aggiunto un’altra relatrice, Rossana Boldi, già vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati – è proprio quello di prevenire le malattie. La prevenzione, specialmente quella primaria, parte dagli stili di vita corretti. E di questi fanno parte la tutela dell’ambiente che ci circonda; l’impostazione di un’agricoltura che sappia fornirci cibi sani e genuini; il fatto di insegnare alle persone a nutrirsi bene e a fare del movimento”.
Per Motore Sanità l’evento di Pollenzo è stata l’occasione per ribadire come ambiente, nutrizione e salute siano un unico sistema e che dalla reciproca tutela e valorizzazione derivano vantaggi per tutti. Ma per arrivarci occorre anche un cambio di passo a livello di visione complessiva. “Prospettive nuove di prevenzione – ha concluso Rossi – che richiamano quell’ispirazione alla medicina sociale e alla prevenzione che era fortissima nella legge 833 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale”.
Medicina sociale che passa inevitabilmente anche dalle innovazioni messe a disposizione dalla tecnologia, ma pure da un diverso modo di guardare, per esempio, all’inquinamento, che rappresenta una delle prime sfide per chi ragiona in termini di Global Health.

M’illumino di Meno, luci spente anche da Peggy Guggenheim

M’illumino di Meno, luci spente anche da Peggy GuggenheimMilano, 16 feb. (askanews) – Anche la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha aderito alla XIX edizione del’iniziativa radiofonica M’illumino di Meno, promossa da Caterpillar e Rai Radio2 con Rai per il Sociale, in occasione della Giornata del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili.
Dalle 18 di oggi il museo ha spento le luci dello storico palazzo sul Canal Grande, sede della Collezione, che resterà buio fino alle 22. Chiudendosi in un simbolico silenzio energetico e ponendo così l’accento sul legame che esiste tra cultura e sostenibilità ambientale, il museo ribadisce la sua collaborazione con ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che si occupa di promuovere i 17 Obiettivi dell’agenda 2030 dell’Onu, e che a sua volta partecipa alla campagna.

M’illumino di Meno, si spegne anche la Torre Allianz a Milano

M’illumino di Meno, si spegne anche la Torre Allianz a MilanoMilano, 16 feb. (askanews) – Per sensibilizzare sul tema del risparmio energetico e dei cambiamenti climatici anche Allianz S.p.A. ha aderito all’iniziativa M’illumino di Meno, promossa dalla trasmissione Caterpillar e Rai Radio2 con Rai per la Sostenibilità ESG, che dal 2022 è riconosciuta quale Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili.
Dalle 20 alle 20.30 di oggi, giovedì 16 febbraio, infatti, verranno simbolicamente spente le luci e le insegne della Torre Allianz di Milano, il grattacielo più alto d’Italia per numero di piani. Quest’anno la tradizionale adesione a M’illumino di Meno, per il sesto anno consecutivo, è stata affiancata dalla salita a piedi sino al 47esimo piano della Torre Allianz da parte di un gruppo sportivo dilettantistico di 10 atlete e atleti – tutti esperti di scalate urbane – guidato dalla trainer Elisa Corradi, che ha così voluto testimoniare uno stile di vita salutare e amico dell’ambiente.

Benessere organizzativo dipendenti: al San Giovanni nasce Happy Aosga

Benessere organizzativo dipendenti: al San Giovanni nasce Happy AosgaRoma, 16 feb. (askanews) – Nasce “HAPPYAOSGA” il progetto per l’implementazione e diffusione del benessere organizzativo dei dipendenti dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma.
“All’interno del nostro Ospedale – ha detto il Direttore generale Tiziana Frittelli – si intende sviluppare un clima organizzativo volto ad influenzare positivamente l’operato dei dipendenti, in termini di motivazione, rapporto con i colleghi, performance ed efficienza. Per creare un buon clima in ambito professionale il progetto intende, infatti, lavorare sulla cultura organizzativa, l’insieme di valori che l’azienda trasmette all’esterno e al suo interno, in grado di generare motivazione nei dipendenti e li incentivi a lavorare con felicità in una certa direzione”.
Diverse le attività che saranno programmate e avviate, già dal prossimo mese di marzo, come ad esempio corsi di benessere fisico, come pilates e respirazione, corsi di formazione linguistica e in ambito artistico, corsi di public speaking e comunicazione, tornei sportivi di tennis, paddle, calcetto e molti altri sport, oltreché programmi di valorizzazione del personale ed uscite ludico-educative e culturali e nordic walking.
“Il progetto ha l’obiettivo di raggiungere i 17 Goals dell’Agenda 2030 che prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni (economica, sociale ed ecologica) dello sviluppo sostenibile. Puntiamo con questa iniziativa – ha detto Tiziana Frittelli – ad aumentare il senso di appartenenza, migliorare il rapporto tra colleghi in azienda, scoprire e conoscere nuove prospettive e contrastare, con l’attività sportiva, la sedentarietà”.
Nel corso delle scorse settimane tutta la comunità dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata ha partecipato ad una survey conoscitiva al fine di condividere aspettative, richieste, bisogni e anche il gradimento su specifiche attività. Alto il livello di soddisfazione e interesse per il progetto.

Grappa, oggi un terzo degli estimatori sono donne e under 40

Grappa, oggi un terzo degli estimatori sono donne e under 40Milano, 16 feb. (askanews) – Maschio, over 40, attento alla qualità e con una capacità di spesa medio-alta. E’ questo l’identikit del consumatore di grappa che emerge da alcune ricerche, tra cui quella condotta da Nomisma per AssoDistil. Dai dati spiccano però delle novità, le principali delle quali sono che un terzo degli estimatori è costituito da donne, e un altro terzo rientra nella fascia tra i 18 e i 40 anni. E se il Nord (dove si registra un consumo storico e tradizionale) vale la somma del Centro e Sud, i dati delle vendite (IRI 2022) indicano che, in proporzione, il Sud e il Centro stanno “performando” meglio del Nord.
“Il modo di bere la grappa è cambiato, oggi il consumatore è più evoluto, più attento alle novità, è una persona che ha cultura del vino e dei distillati, è anche donna e spesso abita al Sud” ha commentato Roberto Castagner, fondatore e Ceo della nota Distilleria Castagner di Visnà di Vazzola, nel Trevigiano, aggiungendo che “se fino a 15 anni fa la grappa bianca rappresentava il 70% delle vendite, oggi stiamo progressivamente andando verso un 50% per le barricate e un 50% per le bianche con un’attenzione maggiore, dunque, per il prodotto invecchiato di qualità”.

Al Gemelli nasce CePID: un Centro per combattere tutte le dipendenze

Al Gemelli nasce CePID: un Centro per combattere tutte le dipendenzeRoma, 16 feb. (askanews) – Un centro per trattare tutte le dipendenze, da quelle comportamentali a quelle da uso di sostanze. Si chiama CePID (Centro Psichiatrico Integrato di ricerca, prevenzione e cura delle Dipendenze) ed è stato inaugurato oggi al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, con la benedizione impartita dall’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica SE Monsignor Claudio Giuliodori, alla presenza del Rettore dell’Università Cattolica, professor Franco Anelli, del Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, professor Marco Elefanti, e del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica, professor Antonio Gasbarrini.
La squadra del CePID, coordinata dal dottor Marco Di Nicola, sarà composta da medici psichiatri e psicologi con un’esperienza specifica nell’ambito dell’addiction. L’acquisizione a breve della strumentazione per la stimolazione magnetica transcranica (TMS) permetterà di integrare la psicoeducazione, gli interventi riabilitativi individuali e di gruppo e la farmacoterapia specifica con tecniche di neuromodulazione. Le attività assistenziali si affiancheranno a quelle di ricerca, per migliorare la comprensione dei meccanismi neurobiologici e psicopatologici implicati nella patogenesi delle dipendenze e, soprattutto, per impostare terapie maggiormente personalizzate. L’apertura del centro mira a facilitare l’accesso alle cure per problematiche di dipendenza, riservando degli spazi dedicati a tale tipologia di pazienti e garantendo prestazioni nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale nei regimi assistenziali ambulatoriale e di Day-Hospital (dal lunedì al venerdì, contattando lo 06/30154122). Il CePID si farà, inoltre, promotore di attività di informazione sul campo (presso le scuole, ma anche nelle sale da gioco) per parlare di dipendenze al pubblico. Il nuovo centro è stato realizzato anche grazie al contributo non condizionante di Fondazione Lottomatica. “Per Fondazione Lottomatica e per tutti noi questa è una giornata molto importante – commenta il Presidente Riccardo Capecchi -. Oggi non solo inauguriamo un centro d’avanguardia di diagnosi e cura contro tutte le dipendenze, ma lo facciamo insieme a un’assoluta eccellenza della sanità nazionale e internazionale come il Policlinico Agostino Gemelli, che ringraziamo e con cui siamo entusiasti di aver siglato questa partnership. La salute rappresenta uno dei temi fondamentali su cui si concentrano le attività della Fondazione. Una sfida che richiede massimo impegno, passione e senso di responsabilità verso la comunità”. “Il CePID – ricorda Gabriele Sani, Direttore della UOC di Psichiatria Clinica e d’Urgenza della Fondazione Policlinico Gemelli e Ordinario di Psichiatria presso l’Università Cattolica – si inserisce nella lunga tradizione assistenziale che la UOC di Psichiatria ha portato avanti nel campo delle dipendenze fin dagli anni ’90. Problematiche che al Gemelli sono state sempre affrontate con un approccio fondato sulla consapevolezza che, al di là delle differenti manifestazioni cliniche, vi fosse un sottostante meccanismo psicopatologico e neurofisiologico, se non unico, quanto meno con molti punti di convergenza. Ciò significa che è necessario non tanto focalizzarsi su una specifica dipendenza quanto, piuttosto, sul processo alla base delle dipendenze. Trattandosi di disturbi multifasici, progressivi e tendenti alla cronicità, le dipendenze richiedono infatti un modello di cura, più che di guarigione”.
Oltre a tassi di incidenza e prevalenza elevati, e pressoché costanti negli anni, di tabagismo e disturbi da uso di alcol, cocaina e tetraidrocannabinolo (THC) – attualmente la sostanza illecita più assunta in Italia e in Europa – a oggi bisogna confrontarsi anche con le ‘nuove’ dipendenze comportamentali. “Siamo stati i primi in Italia – ricorda il professor Sani – circa 10 anni fa, ad aprire un ambulatorio dedicato all’uso problematico di Internet, diretto dal professor Federico Tonioni”. Si può parlare di ‘dipendenza’ – spiega il dottor Marco Di Nicola, coordinatore del CePID – quando una condotta, che sia l’uso di una sostanza o un comportamento problematico, induce fenomeni di neuro-adattamento quali tolleranza e astinenza, con reiterazione e incremento progressivi che conducono alla perdita di controllo e alla compromissione funzionale. Non vanno trascurati, inoltre, quei ‘comportamenti a rischio’ – prosegue – talora preliminari all’instaurarsi di una dipendenza conclamata e che, spesso, possono associarsi a condotte pericolose (quali guida in stato di ebbrezza, agiti impulsivi o episodi di aggressività in seguito all’assunzione di alcol e sostanze)”. “Le dipendenze – ricorda il professor Sani – sono di per sé dei disturbi psichici e, frequentemente, si presentano in associazione ad altre problematiche psichiatriche (disturbi dell’umore, di personalità, d’ansia). Ed il nostro è appunto un centro integrato che riconosce il ruolo primario dello psichiatra, il quale può rilevare, attraverso una diagnosi accurata, come l’addiction possa rappresentare la punta dell’iceberg di un problema più articolato e profondo”.