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Papa Francesco: l’informazione non si faccia strumento di logiche di odio

Papa Francesco: l’informazione non si faccia strumento di logiche di odioCittà del Vaticano, 24 gen. (askanews) – “Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio”. Questa l’amara constatazione di Papa Francesco nel suo Messaggio per la 59.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”, reso noto oggi.


Una analisi cruda, quella del pontefice sull’attuale sirtema comunicativo nel quale si aggiunge che “troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire”.Da qui il suo nuovo invito a “disarmare” la comunicazione, “di purificarla dall’aggressività. Non porta mai buoni frutti ridurre la realtà a slogan. – scrive infatti Francesco nel suo Messaggio – Vediamo tutti come: dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social media, rischi di prevalere il paradigma della competizione, della contrapposizione, della volontà di dominio e di possesso, della manipolazione dell’opinione pubblica”. Ma il Papa indica anche un altro “fenomeno preoccupante: quello che potremmo definire della ‘dispersione programmata dell’attenzione’ attraverso i sistemi digitali, che, profilandoci secondo le logiche del mercato, modificano la nostra percezione della realtà. Succede così che assistiamo, spesso impotenti, – nota Francesco – a una sorta di atomizzazione degli interessi, e questo finisce per minare le basi del nostro essere comunità, la capacità di lavorare insieme per un bene comune, di ascoltarci, di comprendere le ragioni dell’altro”. Sembra allora che, conclude, “individuare un ‘nemico’ contro cui scagliarsi verbalmente sia indispensabile per affermare sé stessi. E quando l’altro diventa ‘nemico’, quando si oscurano il suo volto e la sua dignità per schernirlo e deriderlo, viene meno anche la possibilità di generare speranza”.


Oggi le nostre società
si trovano a vivere in un “tempo segnato dalla disinformazione e
dalla polarizzazione, dove pochi centri di potere controllano una
massa di dati e di informazioni senza precedenti”. Parte da
questa constatazione Papa Francesco per rivolgersi direttamente
ai comunicatori e ai giornalisti “nella consapevolezza di quanto
sia necessario – oggi più che mai – il vostro lavoro”, perchè
“c`è bisogno del vostro impegno coraggioso nel mettere al centro
della comunicazione la responsabilità personale e collettiva
verso il prossimo”.“Pensando al Giubileo che celebriamo quest`anno come un periodo
di grazia in un tempo così travagliato, vorrei – scrive Francesco
gli operatori della comunicazione – con questo mio Messaggio
invitarvi ad essere comunicatori di speranza, incominciando da un
rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo
spirito del Vangelo”.


 

Giustizia, Cassano: serve rispetto reciproco tra istituzioni

Giustizia, Cassano: serve rispetto reciproco tra istituzioniRoma, 24 gen. (askanews) – I magistrati sono impegnati a realizzare “i più alti valori espressi dalla Costituzione” e questo “sforzo” necessita “di essere accompagnato da un contesto improntato al rispetto reciproco fra le varie istituzioni dello Stato, a razionalità, pacatezza, equilibrio: un vero e proprio patto per lo Stato di diritto in grado di alimentare la fiducia dei cittadini nei confronti di tutti gli organi cui la Carta fondamentale assegna l’esercizio di funzioni sovrane”. Così la prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, nel suo intervento alla inaugurazione dell’anno giudiziario.


I dati “restituiscono un’immagine della magistratura diversa da quella oggetto di abituale rappresentazione e posta a base di progetti riformatori”, ha spiegato ancora Cassano. “Una magistratura che, conscia delle sue responsabilità, cerca di assolvere al meglio i propri doveri con spirito di collaborazione, tensione ideale, impegno professionale, senso del limite e della misura, ascolto attento delle ragioni altrui nella convinzione che un confronto costruttivo costituisce un prezioso stimolo a migliorare”. Insomma “una magistratura consapevole che la testimonianza offerta nella trattazione del singolo caso sarà assunta dalla persona interessata come paradigma del funzionamento dell’intera struttura giudiziaria e che, quindi, sempre alto e costante deve essere il rigore etico professionale. Una magistratura che, in nome di una presunta efficienza, non intende farsi acriticamente lusingare dalle prospettive dell’intelligenza artificiale che 18non potrà mai sostituirsi al processo decisionale del giudice e allo sforzo di ricercare e comprendere le complesse vicende umane celate dietro la vicenda giudiziaria”.


Quindi “una magistratura che, in un dialogo sempre fecondo con l’avvocatura, co-protagonista ineliminabile, e con le altre giurisdizioni nazionali e sovranazionali, è protesa a fornire tutela effettiva ai diritti fondamentali e a dare il proprio contributo ad una cultura europea che ponga al centro della propria riflessione la dignità della persona nelle sue molteplici sfaccettature quale pre-condizione di un processo di integrazione e di pace”.

Papa: pochi centri potere controllano informazioni come mai in passato

Papa: pochi centri potere controllano informazioni come mai in passatoCittà del Vaticano, 24 gen. (askanews) – Oggi le nostre società si trovano a vivere in un “tempo segnato dalla disinformazione e dalla polarizzazione, dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti”. Parte da questa constatazione Papa Francesco per rivolgersi direttamente ai comunicatori e ai giornalisti “nella consapevolezza di quanto sia necessario – oggi più che mai – il vostro lavoro”, perchè “c’è bisogno del vostro impegno coraggioso nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo”. Lo fa in un Messaggio per la 59.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”.


“Pensando al Giubileo che celebriamo quest’anno come un periodo di grazia in un tempo così travagliato, vorrei – scrive Francesco gli operatori della comunicazione – con questo mio Messaggio invitarvi ad essere comunicatori di speranza, incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo”.

SOS Villaggi: Grave mancato rinnovo Fondo contrasto povertà educativa

SOS Villaggi: Grave mancato rinnovo Fondo contrasto povertà educativaRoma, 24 gen. (askanews) – Si celebra oggi 24 gennaio la Giornata mondiale dell’Educazione, una data significativa istituita dalle Nazioni Unite per riflettere sul diritto all’istruzione e sulla necessità di garantire a tutti i bambini e ragazzi l’accesso a un’istruzione di qualità.


SOS Villaggi dei Bambini, impegnata ogni giorno affinché nessun bambino e bambina rimangano indietro e possano godere di un’istruzione di qualità, sostiene l’educazione come faro che illumina da sempre il viaggio di bambini e giovani verso una vita migliore, soprattutto per i più vulnerabili. Parafrasando le recenti parole di Papa Francesco, l’educazione è la chiave per far sì che i bambini e i giovani possano raggiungere il loro pieno potenziale, sviluppare capacità e talenti secondo le proprie inclinazioni, coltivare sogni e essere i protagonisti del proprio futuro. L’educazione dà potere alle ragazze e alle giovani donne, in particolare, aumentando le loro possibilità di trovare un lavoro, di mantenersi in salute, di partecipare pienamente alla società e aumenta le possibilità dei loro figli di condurre una vita sana. Non sempre però questa tappa fondamentale nella vita di ogni giovane è accessibile a tutti, soprattutto per chi non può contare sul sostegno di una famiglia. In Italia, secondo le stime Istat, i minorenni che appartengono a famiglie in povertà assoluta sono pari a 1,3 milioni. Un dato in crescita anche per l’impatto dell’inflazione sulle famiglie. Il disagio economico sempre più spesso si traduce in un divario educativo, dove la povertà economica e quella educativa si alimentano a vicenda. La carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce le opportunità lavorative; le ristrettezze economiche limitano l’accesso alle risorse culturali ed educative, costituendo un ostacolo oggettivo per bambini e ragazzi che provengono da famiglie svantaggiate.


Una fotografia allarmante che si aggrava ulteriormente con il mancato rinnovo del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, da parte del Governo con la nuova legge di bilancio. “Il Fondo, introdotto nel 2016, è stato eliminato nel silenzio generale – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – mettendo a rischio molti progetti. – Non si tratta solo del taglio economico, ma della rinuncia a una misura di giustizia collettiva, grazie alla quale si andava incontro al principio costituzionale di rimozione degli ostacoli all’uguaglianza dei cittadini per la promozione del pieno sviluppo delle persone. Il Governo ha cancellato questo Fondo senza interpellare i soggetti del Terzo settore che hanno una fotografia costante di questo tipo di realtà e che si impegnano quotidianamente, come fa SOS Villaggi dei Bambini, nella promozione delle opportunità educative per tutti i bambini e bambine di questo Paese. La magnitudo con cui la povertà colpisce le famiglie e i minorenni fa sì che in Italia molti bambini e giovani siano candidati a essere privati di alcuni diritti fondamentali e ad avere un futuro già ipotecato. L’istruzione e l’educazione in senso ampio, pur dovendo essere una priorità politica e istituzionale inderogabile, rimane per alcuni ragazzi e ragazze, distante e inaccessibile. Per questo contrastare la povertà educativa, con interventi permanenti e strutturali, poteva essere l’unica azione auspicabile per lo sviluppo del nostro Paese. Otto anni fa l’istituzione del Fondo ha rappresentato un importante traguardo, ora la scelta di tagliarlo è un fatto grave, che ci riporta indietro”.


In questo contesto non bisogna ignorare il dramma della dispersione scolastica, con 1 bambino su 5 che abbandona precocemente gli studi. L’Italia è indietro rispetto alla media dei Paesi europei, un divario che il nostro Paese stenta a recuperare: è ancora alta la quota di giovani che escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione dopo aver conseguito soltanto il titolo di scuola secondaria di primo grado (early leavers); nel 2022 il percorso formativo si è interrotto con la licenza della scuola secondaria di primo grado per l’11,5% dei giovani tra 18 e 24 anni. Diventa perciò importante agire in sinergia con le istituzioni e, per questo, SOS Villaggi dei Bambini lancia un appello, affinché l’enorme cantiere educativo messo in campo negli ultimi otto anni in tutto il Paese, con più di 800 progetti finanziati e mezzo milione di minorenni coinvolti, non si fermi. Per questo, l’Organizzazione si impegna perché ogni bambino e bambina non rimanga indietro e possa godere degli stessi diritti educativi dei propri coetanei.


In Italia, l’Organizzazione contrasta la povertà educativa attraverso progetti e attività promossi nei Programmi e Villaggi SOS, raggiungendo annualmente 1.548 beneficiari. La povertà educativa condiziona, infatti, la vita dei bambini e dei ragazzi, privandoli di opportunità preziose. Per contrastare questo fenomeno, SOS Villaggi dei Bambini si impegna a dare una nuova centralità all’educazione, che sia più inclusiva e attenta ai bisogni dei minorenni, in particolare dei più fragili, dei bambini e delle famiglie in stato di povertà educativa e materiale, che rischiano, se non aiutati, di rimanere ancora più indietro. Nell’ambito dei Programmi di accoglienza e sostegno familiare sviluppati sul territorio l’Organizzazione agisce costantemente con specifiche azioni di contrasto alla dispersione scolastica e utili a favorire il percorso educativo dei bambini accolti. Il nostro intervento si svolge nei progetti diurni presenti nei Villaggi SOS. Qui i ragazzi, sia in accoglienza nei Villaggi SOS che di famiglie fragili del territorio, trovano uno spazio in cui potersi confrontare con i loro coetanei, e negli educatori un utile punto di riferimento esterno alla famiglia. Dal 2021, a Milano, è attivo un Programma di sostegno familiare che annovera tra i propri servizi un dopo scuola, uno spazio dedicato ai bambini in età prescolare e un supporto multidisciplinare, con l’obiettivo di facilitare la relazione genitori-figli e potenziare l’auto efficacia dei genitori nel supportare i propri figli rispetto ai loro percorsi didattici. All’interno dei Programmi e Villaggi SOS in Italia, l’Organizzazione supporta in ogni ambito i bambini e ragazzi accolti, incluso il percorso scolastico, fornendo strumenti di apprendimento, socializzazione e inclusione. Alla base dell’agire dell’Organizzazione, un approccio centrato sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in cui i bambini e i ragazzi vengono considerati protagonisti e non solo destinatari degli interventi. SOS Villaggi dei Bambini si impegna affinché i bambini e i ragazzi che non possono beneficiare di adeguate cure genitoriali crescano in una situazione di parità con i propri coetanei, realizzando appieno il proprio potenziale e la possibilità di vivere una vita indipendente. È presente in Italia da oltre 60 anni e oggi opera attraverso 8 Programmi e Villaggi SOS, a Trento, Ostuni, Vicenza, Saronno, Mantova, Torino, Crotone e Milano. SOS Villaggi dei Bambini si prende cura di oltre 2.600 persone, tra bambini, ragazzi e famiglie che vivono gravi situazioni di disagio, e sostiene i diritti di oltre 47.000 bambini e giovani, protagonisti delle sue attività di Advocacy. È parte del network SOS Children’s Villages, presente in 136 tra Paesi e territori dove aiuta circa 3 milioni di persone, e del quale ospita e gestisce a livello internazionale il Programma globale di esperti sulla salute mentale e sul supporto psicosociale.

Fondazione Museo Shoah inaugura mostra “La fine dei lager nazisti”

Fondazione Museo Shoah inaugura mostra “La fine dei lager nazisti”Roma, 23 gen. (askanews) – In occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz e più in generale dei campi di concentramento e sterminio, la Fondazione Museo della Shoah ha inaugurato a Roma, presso la Casina dei Vallati, la mostra “La fine dei lager nazisti”, curata da Marcello Pezzetti, uno dei massimi esperti italiani della Shoah. Un viaggio storico ed emotivo dedicato a uno dei momenti più significativi del XX secolo: la liberazione dei campi di concentramento e sterminio nazisti avvenuta tra il 1944 e il 1945.


L’esposizione offre uno sguardo approfondito su una pagina fondamentale della storia contemporanea, con l’obiettivo di preservare la memoria e stimolare una riflessione collettiva contro ogni forma di odio, discriminazione e negazione dei diritti umani. Attraverso un percorso immersivo, il pubblico sarà guidato a comprendere le condizioni inumane dei lager e l’impatto emotivo e storico che la loro liberazione ha avuto sul mondo intero. Tra immagini storiche, molte delle quali rare e poco conosciute, scattate durante le operazioni di liberazione, proiezioni di materiali audiovisivi, filmati d’epoca, mappe geografiche, documenti e statistiche, la mostra esplora i giorni finali del regime nazista e l’impatto della liberazione dei lager, che rivelò al mondo intero l’orrore del genocidio.


All’inaugurazione, insieme al Presidente della Fondazione Mario Venezia, hanno partecipato Federico Mollicone, Presidente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma Capitale, Mattia Peradotto, Direttore dell’UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, la giornalista e scrittrice Claudia Conte. “Di fronte alla scoperta dei crimini nazisti, le forze alleate si trovarono a gestire sfide di enorme portata – ha affermato il curatore Marcello Pezzetti -. Fu necessario assistere i sopravvissuti, istituire sistemi di sostegno sanitario e, infine, organizzare i rimpatri. Allo stesso tempo, fu fondamentale documentare ciò che era accaduto e avviare i processi contro i persecutori. Per i pochi sopravvissuti, invece, la liberazione non coincise immediatamente con la libertà, anche perché una parte consistente di essi cessò di vivere nei giorni successivi”.


Ad arricchire l’evento, la Fondazione Museo della Shoah di Roma ha inaugurato il murales “Anti-Semitism, History Repeating”, dell’artista aleXsandro Palombo, raffigurante Liliana Segre e Sami Modiano con le divise dei lager, acquisito dalla Fondazione e collocato davanti al Portico d’Ottavia, sotto la targa che ricorda il rastrellamento del 16 ottobre 1943. L’opera, già comparsa a Milano in Piazzale Loreto il 30 settembre 2024, è stato oggetto di due azioni vandaliche: il 15 ottobre, le stelle di David sono state sfregiate, e l’11 novembre, i volti di Segre e Modiano sono stati cancellati. La rimozione definitiva, avvenuta il 2 dicembre, ha suscitato indignazione a livello nazionale e internazionale. La decisione di trasferirlo a Roma, nel contesto della Fondazione Museo della Shoah, non è solo un atto di protezione, ma anche un messaggio contro l’odio e l’intolleranza.


“Quando abbiamo appreso la notizia dello sfregio al murales a Milano, siamo stati sopraffatti dall’indignazione – ha detto Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah -. Un gesto vile e insensato che non solo colpisce l’arte, ma tenta di ferire il cuore stesso della Memoria. Ma non ci siamo arresi a questa violenza simbolica. Abbiamo trasformato la rabbia in un atto di bellezza e resistenza, prendendo contatto con l’artista, che ha saputo reinventare l’opera e realizzarne una nuova versione a Roma, presso la Casina dei Vallati, sede museale della Fondazione. Questo murales è la nostra risposta: una ferita che si rimargina, un simbolo che torna a vivere più forte di prima, perché la Memoria non può essere imbrattata”. L’opera sarà visibile all’aperto fino al 2 febbraio e successivamente troverà collocazione permanente nella Casina dei Vallati, cuore delle attività della Fondazione.

Piantedosi: Almasri rimpatriato “per ragioni di sicurezza, vista la sua pericolosità”

Piantedosi: Almasri rimpatriato “per ragioni di sicurezza, vista la sua pericolosità”Roma, 23 gen. (askanews) – Almasri, il comandante della polizia libica è stato rilasciato il 21 gennaio per poi essere rimpatriato a Tripoli, “per ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time al Senato a una interrogazione sulla scarcerazione e il rientro in patria con un aereo di Stato del comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, conosciuto come ‘Almasri’.


“Lo scorso 19 gennaio, – ha detto il ministro dell’Interno – il cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish, da poco arrivato a Torino dopo essere stato nei giorni precedenti in altri Paesi europei, è stato sottoposto all’esecuzione del mandato d’arresto internazionale a fini di estradizione, emesso il giorno precedente dalla Corte Penale Internazionale. Ad avvenuta esecuzione del provvedimento, sono stati informati gli Uffici della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma e il competente Dipartimento del Ministero di Giustizia, oltre al difensore nominato d’ufficio e le Autorità Consolari. Il cittadino libico – ha aggiunto Piantedosi – è stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale ‘Lorusso e Cotugno’ e, quindi, messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, ossia la Corte d’Appello di Roma e la citata Procura Generale presso la stessa Corte d’Appello. Il successivo 21 gennaio, la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa. L’uomo è stato dunque rilasciato nella serata dello stesso giorno per poi essere rimpatriato a Tripoli, per ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. “Il Governo – ha proseguito il titolare del Viminale – ha dato la disponibilità a rendere un’informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione. Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, ivi compresa la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico”.


“A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era ‘a piede libero’ in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del Testo unico in materia di immigrazione”, ha detto il ministro dell’Interno, rispondendo al question time al Senato. Il provvedimento – ha ricordato il responsabile del Viminale – è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e, nella serata del 21 gennaio, ha lasciato il territorio nazionale. “Evidenzio che l’espulsione che la legge attribuisce al Ministro dell’Interno è stata individuata quale misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico che il Governo pone sempre al centro della sua azione. Per ogni ulteriore approfondimento, come ho già detto, il Governo riferirà quanto prima al Parlamento in modo più circostanziato”, ha concluso Piantedosi.

Piantedosi: Almasri rimpatriato perchè pericoloso

Piantedosi: Almasri rimpatriato perchè pericolosoRoma, 23 gen. (askanews) – Almasri, il comandante della polizia libica è stato rilasciato il 21 gennaio per poi essere rimpatriato a Tripoli, “per ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo al question time al Senato a una interrogazione sulla scarcerazione e il rientro in patria con un aereo di Stato del comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, conosciuto come ‘Almasri’.


“Lo scorso 19 gennaio, – ha detto il ministro dell’Interno – il cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish, da poco arrivato a Torino dopo essere stato nei giorni precedenti in altri Paesi europei, è stato sottoposto all’esecuzione del mandato d’arresto internazionale a fini di estradizione, emesso il giorno precedente dalla Corte Penale Internazionale. Ad avvenuta esecuzione del provvedimento, sono stati informati gli Uffici della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma e il competente Dipartimento del Ministero di Giustizia, oltre al difensore nominato d’ufficio e le Autorità Consolari. Il cittadino libico – ha aggiunto Piantedosi – è stato temporaneamente associato alla locale casa circondariale ‘Lorusso e Cotugno’ e, quindi, messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, ossia la Corte d’Appello di Roma e la citata Procura Generale presso la stessa Corte d’Appello. Il successivo 21 gennaio, la Corte d’Appello di Roma, nell’ambito delle prerogative di vaglio dei provvedimenti di limitazione della libertà personale, ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa. L’uomo è stato dunque rilasciato nella serata dello stesso giorno per poi essere rimpatriato a Tripoli, per ragioni di sicurezza, vista la pericolosità del soggetto”. “Il Governo – ha proseguito il titolare del Viminale – ha dato la disponibilità a rendere un’informativa di maggiore dettaglio sul caso in questione. Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, ivi compresa la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico”.

Al via l’anno giudiziario, è scontro tra politica e magistratura

Al via l’anno giudiziario, è scontro tra politica e magistraturaMilano, 23 gen. (askanews) – Da un lato, il governo che preme sul pedale dell’acceleratore sulla separazione delle carriere e, come assicurato dal ministro Carlo Nordio, punta a portare a casa l’approvazione definitiva della riforma costituzionale in prima e seconda lettura da parte di Camera e Senato “entro l’estate”. Dall’altro lato, i magistrati che alzano le barricate contro una riforma che “non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del servizio giustizia, ma determina l’isolamento del pubblico ministero” con “il concreto rischio del suo assoggettamento al potere esecutivo”. L’anno giudiziario 2025 si apre in uno dei momenti più duri dello scontro tra politica e magistratura.


Dopo il via libera, in prima lettura, dell’aula di Montecitorio alla riforma che introduce la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, le toghe sono sul piede di guerra. Il comitato direttivo centrale dell’Anm, dopo l’assemblea straordinaria del 15 dicembre scorso, ha proclamato una serie di iniziative di protesta che avranno il loro culmine proprio durante le celebrazioni per l’inaugurazione dell’anno giudiaziario. La cerimonia più importante è quella prevista domani, venerdì 24 gennaio, in Corte di Cassazione alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e delle più alte carico dello Stato e delle istituzioni. Ma il giorno più “caldo” sarà sabato, giorno delle cerimonie nelle 26 Corti d’Appello. Il clima si preannuncia “bollente” soprattutto a Napoli, dove sarà presente il ministro Nordio. Non appena il Guardasigilli prenderà la parola sul palco, i magistrati napoletani “con toga indosso e copia della Costituzione alla mano” abbandoneranno l’aula “in forma composta”. La stessa forma protesta sarà replicata in tutti i distretti italiani: toghe fuori dall’aula durante l’intervento del rappresentante del governo.


Non è tutto. I magistrati si presenteranno all’inaugurazione dell’anno giudiziario indossando la toga e una coccarda tricolore. Prima dell’inizio della cerimonia le toghe si riunitanno all’esterno “mostrando cartelli” con “frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione”. Sul palco saliranno anche i rappresentanti territoriali dell’Anm che prenderanno la parola “illustrando le ragioni della protesta e della presenza in toga”. Infine, lunedì 27, tutti i magistrati italiani incroceranno le braccia per una giornata di sciopero contro la separazione delle carriere. Una forma di protesta che “non può far rimanere silenti”, attacca il Consiglio Nazionale Forense. Che se da un lato “prende atto della decisione dell’Associazione Nazionale Magistrati di voler abbandonare l’aula prima dell’intervento del Ministro della Giustizia e dei suoi rappresentanti in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario”, dall’altro “intende richiamare al rispetto di quegli stessi valori costituzionali che formano condivisione – e non contrapposizione – con la magistratura, e specificamente il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che è caposaldo anche dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura”.

Università Parma, al via ciclo incontri “La giustizia alle sue fonti”

Università Parma, al via ciclo incontri “La giustizia alle sue fonti”Roma, 23 gen. (askanews) – S’intitola “La giustizia alle sue fonti” il ciclo di tre incontri attraverso il quale il Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale – CIRS dell’Università di Parma intende promuovere una riflessione sui fondamenti della giustizia, in collaborazione con i corsi di studio in Servizio sociale e in Programmazione e gestione dei servizi sociali, il Movimento Nonviolento, la Rassegna ‘Mi prendo il mondo’ (Salone del libro 2025), la Comunità francescana di San Francesco del Prato di Parma e con il sostegno della Fondazione Monteparma.


Gli appuntamenti, aperti a studentesse, studenti, docenti, educatrici, educatori, assistenti sociali, avvocate, avvocati e a tutte le persone interessate, sono in programma per il 24 gennaio, il 13 febbraio e il 14 marzo. Il percorso è un invito ad andare oltre l’idea più consolidata di giustizia, quella che si risolve nel rispetto della norma e nella risposta sanzionatoria per chi non vi si adegua. Negli incontri vengono trattati i temi del rispetto dei diritti umani, anche in tempo di guerra, e della gestitone costruttiva del conflitto nelle relazioni in cui il conflitto abita.


Si inizia venerdì 24 gennaio, in prossimità del Giorno della Memoria, nella chiesa di San Francesco del Prato, dove alle 17 andrà in scena “Questo è stato un uomo. Vita e opere di Primo Levi”. Si tratta di una conferenza-spettacolo dedicata a Primo Levi, scritta e interpretata da Lorenzo Bastida su testi di Levi, accompagnata al violoncello da Volfango Dami. Lorenzo Bastida, docente di lingua e letteratura italiana e francese a Firenze e componente della Società Dantesca Italiana, tiene dal 2013 letture pubbliche su diversi autori ed è egli stesso poeta. La sua conferenza-spettacolo su Primo Levi si propone di avvicinare un pubblico di non specialisti alla personalità umana e letteraria dello scrittore torinese, attraverso recitazioni che ricostruiscono l’itinerario della sua produzione narrativa, saggistica e poetica. La riflessione su quale sia la condotta più “giusta” in uno scenario che impone la discriminazione o la violenza sarà infine attualizzata con una breve presentazione a cura del Movimento Nonviolento. L’appuntamento di giovedì 13 febbraio, che si terrà a partire dalle 15 nell’Aula A della Sede centrale dell’Università di Parma, è invece un seminario interdisciplinare su “Il lavoro della giustizia e la composizione dei legami”.


Infine, venerdì 14 marzo alle 14.30 nell’Aula dei Cavalieri della Sede centrale, spazio a “Difendersi senza aggredire. Per una gestione nonviolenta dei conflitti”, incontro-laboratorio con Pat Patfoort, biologa, antropologa e formatrice.

Il Papa rivela: ho chiamato la parrocchia di Gaza. Erano contenti

Il Papa rivela: ho chiamato la parrocchia di Gaza. Erano contentiCittà del Vaticano, 22 gen. (askanews) – “Non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, non dimentichiamo la Palestina, Israele, il Myanmar. Preghiamo per la pace, la guerra sempre è una sconfitta”. Ad affermarlo è stato stamane, parlando a braccio, Papa Francesco al termine dell’udienza generale di stamane in aula Nervi in Vaticano.


Il Papa ha poi rivelato: “Ieri ho chiamato – lo faccio tutti i giorni – la parrocchia di Gaza. Erano contenti. Lì dentro ci sono 600 persone: Parrocchia e collegio. Mi hanno detto: ‘oggi abbiamo mangiato lenticchie e pollo’. Eh… una cosa che di questi tempi non erano abituati a fare. Soltanto qualche verdura…” . “Preghiamo per Gaza e per la pace. – ha quindi concluso il Papa – E nelle altre parti del mondo. La guerra sempre è una sconfitta, non dimenticatevelo. E chi ci guadagna con le guerre? I fabbricanti delle armi. Per favore preghiamo per la pace”, ha ripetuto.