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Alpinisti dispersi sul Gran Sasso, soccorritori bloccati dal maltempo

Alpinisti dispersi sul Gran Sasso, soccorritori bloccati dal maltempoMilano, 24 dic. (askanews) – Da domeinca pomeriggio il soccorso alpino e speleologico è impegnato sul Gran Sasso in Abruzzo nel tentativo di recupero di due alpinisti bloccati in un canalone dopo essere scivolati sul manto nevoso, ma le condizioni proibitive, causate dalle nevicate e dalle forti raffiche hanno imposto uno stop alle operazioni, hanno spiegato i soccorritori del Cnsas Abruzzo. Non appena le condizioni meteo lo permetteranno, faranno un nuovo tentativo. Sul posto sono presenti 30 tecnici del Soccorso alpino.


Gli operatori del Soccorso Alpino – intervenuti per i tentativi di recupero dei due alpinisti dispersi – sono da ieri bloccati in una struttura ricettiva di Campo Imperatore. “La situazione è stata determinata inizialmente da un guasto alla funivia che collega Fonte Cerreto a Campo Imperatore, aggravata poi dalle forti raffiche di vento che impediscono il ripristino del servizio. Insieme agli operatori del Soccorso Alpino si trovano anche 8 lavoratori dell’ostello e della funivia. Le condizioni meteo, tuttora avverse, non permettono né la ripresa delle ricerche né la discesa a valle del gruppo, che potrebbe dover rimanere bloccato in quota, a circa 2.100 metri di altitudine, fino a un miglioramento delle condizioni atmosferiche”. Lo riferisce sui social il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

Giubileo, la speranza di Papa Francesco tra guerre e sfide ambientali

Giubileo, la speranza di Papa Francesco tra guerre e sfide ambientaliCittà del Vaticano, 24 dic. (askanews) – In un momento segnato da conflitti mondiali e sfide ambientali senza precedenti, Papa Francesco ha proclamato un Giubileo straordinario della Speranza nella coscienza, tra l’altro, che ci troviamo immersi in una sorta di terzo conflitto mondiale “a pezzi”, alimentato da un sistema economico che spesso “uccide” ed un sistema politico globale dove le “polarizzazioni” la fanno da padrona rendendo sempre più difficile ogni dialogo che tenga conto anche del punto di vista altrui. Non stupisce, quindi, che di fronte a questo panorama dalle tinte fosche Jorge Mario Bergoglio, il Papa “venuto da lontano”, abbia deciso di incentrare l’Anno Santo del 2025 sul tema della Speranza. Questo evento, da tempo profondamente radicato nei valori cristiani di misericordia e solidarietà, vuole rappresentare un messaggio di speranza, così come spiegato nella Bolla di indizione, dallo stesso Papa Francesco. Le guerre continuano, infatti, a devastare intere regioni, causando sofferenze indicibili e la fuga di milioni di persone, con i conseguenti problemi legati al tema, spesso drammatico, delle migrazioni. Allo stesso tempo, la crisi climatica sembra minacciare sempre di più il nostro pianeta, con eventi meteorologici estremi e la perdita di biodiversità che incidono negativamente sulle comunità di tutto il mondo. Questo Giubileo, come dimostra il passaggio per la Porta Santa di rappresentanti di altre fedi cristiane (anche questo fatto straordinario frutto del paziente dialogo intessuto da papa Bergoglio), vuole essere non solo per i cattolici, con l’invito a parteciparvi rivolto sin da subito a persone di tutte le fedi e nazionalità quasi ad unirsi in un impegno collettivo su tematiche comuni e non “confessionali” come la pace e la cura della nostra casa comune. Papa Francesco, con la sua enciclica “Laudato Si’”, ha già tracciato una strada verso una maggiore consapevolezza ambientale, e questo Giubileo vuole solo amplificare ulteriormente il suo messaggio di responsabilità condivisa.


Le tradizionali Porte Sante, simbolo di apertura alla grazia e alla misericordia divina, verranno aperte in tutte le diocesi del mondo e, la sera del 24 dicembre alle 19, la Basilica di San Pietro torna davvero ad essere il centro della cristianità. Porte che diventano anche simboli di “apertura” verso il dialogo, la comprensione reciproca, l’azione concreta per affrontare le sfide globali ma soprattutto con al centro i più poveri e a quegli “ultimi” così sempre presenti nei pensieri del Pontefice. Non è un caso che il 26 dicembre lo stesso Papa si recherà in mattinata nella casa circondariale di Rebibbia nella periferia romana, per aprire in questo luogo di reclusione, e spesso di sofferenza, una Porta Santa con i detenuti. Altro tema sullo sfondo, quello della pace, che Francesco non manca mai, quasi come un mantra, di implorare e invocare. L’ultimo appello, solo in ordine di tempo, quello di domenica scorsa dalla cappella di Santa Marta, al termine dell’Angelus. Ma ormai non si contano più i suoi inviti accorati e i tentativi diplomatici anche sul terreno, rivolti ai leader mondiali e alla comunità internazionale, affinché lavorino insieme per mettere fine ai conflitti armati. Questo Giubileo, nelle intenzioni del pontefice, diventa quindi anche quasi una piattaforma per promuovere il disarmo e la riconciliazione internazionale. Ma anche la crisi climatica è un tema che risulta centrale di questo Giubileo. Il Papa ha esortato tutti i fedeli a prendersi cura della Terra, riducendo il proprio impatto ambientale attraverso comportamenti sostenibili. Le iniziative durante l’Anno Santo includono la piantumazione di alberi, la pulizia delle coste e delle aree verdi, e la promozione di stili di vita meno inquinanti. In linea con l’insegnamento di Gesù di amare il prossimo come se stessi, il Giubileo della Speranza porrà speciale attenzione sull’assistenza ai rifugiati e agli sfollati ma anche alla maggioranza dei popoli che invocano giustizia mentre si dibattono ancora tra povertà e malnutrizione. Come avvenuto in precedenti Anni Santi dalla Cattedra di Pietro si è chiesta una moratoria alle pene capitali nel mondo e un condono del debito estero dei paesi poveri, partendo anche dalla constatazione che, dall’altro lato, le nazioni ricche e la parte opulenta del mondo sta contraendo verso le nazioni povere un “debito ambientale” in crescita e sempre più pericoloso. Anche per questo, parrocchie e organizzazioni cattoliche di tutto il mondo sono invitate a offrire sostegno materiale e spirituale a coloro che sono stati colpiti da guerre e disastri naturali. Ma se si parla di speranza per il futuro è gioco forza che si punti sulla vita, il suo rispetto in ogni fase e condizione, e al ruolo dei giovani. Francesco ha più volte invitato le nuove generazioni a diventare protagonisti del cambiamento, coinvolgendosi attivamente in progetti di pace e sostenibilità. La Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà durante il Giubileo, sarà un momento di grande importanza, dove i giovani di tutto il mondo si uniranno per celebrare la loro fede e il loro impegno per un futuro migliore.

Il Giubileo, il periodo del perdono: una storia lunga quanto le Sacre Scritture

Il Giubileo, il periodo del perdono: una storia lunga quanto le Sacre ScrittureCittà del Vaticano, 24 dic. (askanews) – Un evento religioso che resta significativo nella tradizione cattolica, segnando un periodo di perdono dei peccati di riconciliazione con Dio e con gli uomini. Questo resta il Giubileo, noto anche come Anno Santo. La sua storia affonda le radici nell’Antico Testamento, dove il Giubileo veniva celebrato ogni cinquanta anni come un periodo di remissione dei debiti e di liberazione degli schiavi ma anche, anticipando le moderne sensibilità ambientali, di riposo e rispetto per la natura che, in questo anno così particolare doveva trovare anch’essa rispetto e non essere sfruttata anche in termini agricoli. Tutti elementi questi che fanno già capire come l’attuale pontificato di Papa Bergoglio, così attento a queste tematiche, abbia molto puntato sull’Anno Santo, incentrandolo, dopo quello Giubileo straordinario della misericordia del 13 marzo 2015, sul tema della “speranza” in tempi bui per l’umanità.


Il primo Giubileo cristiano fu istituito da Papa Bonifacio VIII nel 1300. Egli dichiarò che chiunque visitasse le basiliche di San Pietro e San Paolo a Roma avrebbe ricevuto un’indulgenza plenaria, un perdono totale delle pene temporali per i peccati. Questo evento attirò milioni di pellegrini a Roma, dando inizio a una tradizione secolare. Nel corso dei secoli, la frequenza dei Giubilei cambiò. Originariamente previsto ogni 100 anni, fu ridotto a 50, poi a 33 anni, in onore degli anni di vita di Cristo, e infine a 25 anni, come stabilito da Papa Paolo II nel 1470. Oltre ai Giubilei ordinari, ci sono stati anche Giubilei straordinari, proclamati per occasioni speciali o crisi particolari. Lungo questa lunga storia della cattolicità, uno dei Giubilei più celebri fu quello del 1500, proclamato da Papa Alessandro VI. Un evento che segnò una nuova era di splendore artistico e architettonico per Roma, con la partecipazione di artisti come Michelangelo e Raffaello, che contribuirono ad abbellire la Città Eterna con opere d’arte straordinarie. Giungendo ai Giubilei moderni, quelli del XX e XXI secolo, questi, malgrado gli stravolgimenti che hanno investito le società, hanno continuato a essere eventi di grande importanza e sotto lo sguardo dell’opinione pubblica mondiale. Il Giubileo del 2000, ad esempio, proclamato da Papa Giovanni Paolo II, fu particolarmente significativo, segnando l’inizio del terzo millennio, tra spinte “millenariste” attese e paure. Nel 2015, Papa Francesco ha indetto, come detto, un Giubileo Straordinario della Misericordia, sottolineando l’importanza della misericordia e del perdono nel suo magistero, conscio delle criticità dell’umanità intera ancora alla ricerca di un senso profondo della vita e dei rapporti sociali e spirituali tra popolazioni e singoli individui. Per la Chiesa cattolica e per la sua millenaria tradizione, il Giubileo rappresenta non solo un evento di pellegrinaggio e celebrazione, ma anche un profondo momento di rinnovamento spirituale. Insomma, un’opportunità per i fedeli di riflettere sulla propria vita, cercare il perdono e rinnovare il loro impegno verso la fede e la comunità. Le Porte Sante, aperte in occasione dell’Anno Santo, simboleggiano, infatti, il passaggio a una vita nuova, forti anche alla grazia divina che viene offerta a tutti.

Terrorismo islamico, blitz del Ros dei carabinieri: promuovevano Al Qaeda e Isis, 5 arresti

Terrorismo islamico, blitz del Ros dei carabinieri: promuovevano Al Qaeda e Isis, 5 arrestiMilano, 24 dic. (askanews) – Cinque giovani di origine straniera – residenti tra Bologna, Milano, Udine e Perugia – sono stati arrestati con l’accusa di aver costituito o fatto parte di un’associazione terroristica dedita alla promozione, al consolidamento ed al rafforzamento delle formazioni terroristiche globali denominate “Al Qaeda” e “Stato Islamico”.


Il blitz è scattato nelle prime ore di questa mattina ed è stato condotto da personale del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip di Bologna, arriva a coronamento di un’indagine diretta dal Dipartimento Antiterrorismo della Procura della di Bologna con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Quattro degli indagati sono accusati di avere costituito un’associazione terroristica d’ispirazione salafita – jihadista declinata in chiave takfirista, denominata “Da’wa Italia” per mezzo della quale ponevano in essere condotte strumentali alla promozione, al consolidamento ed al rafforzamento delle formazioni terroristiche denominate “Al Qaeda” e “Stato Islamico”. In particolare, attraverso la propaganda di contenuti jihadisti e al reclutamento di nuovi adepti alla causa, si sono dimostrati pronti a raggiungere i territori controllati dalle milizie jihadiste in Africa e Siria, circostanza che si sarebbe già concretizzata per uno dei sodali, il quale avrebbe abbandonato il territorio nazionale per recarsi nel corno d’Africa prima dell’arresto.


Per quanto riguarda il quinto giovane, fratello della principale indagata del gruppo, si ipotizza nei suoi confronti l’avvio di un processo di radicalizzazione proprio sotto l’egida della sorella, e a suo carico l’Autorità Giudiziaria contesta l’ipotesi dell’addestramento finalizzato a un possibile arruolamento nell’ambito di organizzazioni terroristiche jihadiste. Tutti i soggetti avrebbero operato sul territorio nazionale, attraverso la rete internet. La complessa e articolata inchiesta, condotta con coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, è stata avviata nel settembre 2023, partendo dall’azione di monitoraggio sui circuiti radicali di matrice jihadista, con particolare attenzione alla diffusione di contenuti di propaganda attraverso la rete, ormai divenuto formidabile strumento per avvicinare e fidelizzare soprattutto giovani di seconda generazione con un background migratorio o ragazzi italiani in cerca di una chiara identità e che più di altri subiscono la fascinazione della retorica jihadista globale. Le indagini si sono concentrate soprattutto sul ruolo ricoperto da una giovane pakistana cresciuta e residente a Bologna, la quale, evidenziando particolare attivismo ed emergendo per l’incessante opera di proselitismo, è stata sin da subito in grado di coinvolgere un’altra giovane di origine algerina cresciuta e residente a Spoleto, insieme alla quale avrebbe formato un gruppo a sé stante dedito alla propaganda e denominato appunto “Da’wa”, che in arabo significa “chiamata”, intesa nella sua accezione di invocazione ad abbracciare la “giusta” versione dell’Islam.


Gli ulteriori approfondimenti hanno permesso di identificare altri partecipi al sodalizio ed in particolare acquisire gravi indizi di reità nei riguardi di un giovane cresciuto a Milano che si ritiene essersi unito alle milizie jihadiste operanti in Corno d’Africa e di un altro di origine turca, da molti anni residente tra le provincie di Gorizia e Udine dove risultava ben inserito nel tessuto socio-economico della zona. Nel corso delle indagini è stato possibile assistere ad una rapida e per questo preoccupante evoluzione nelle intenzioni degli indagati di non limitare il loro impegno alla sola propaganda di contenuti jihadisti ma di ampliare il raggio d’azione verso nuovi soggetti (è il caso del fratello minore della principale indagata) oltre a ricercare contatti al di fuori del territorio italiano per cercare di raggiungere ei territori controllati dalle milizie jihadiste.

Viminale: nel 2024 i delitti -1,8%, omicidi volontari -13,1%

Viminale: nel 2024 i delitti -1,8%, omicidi volontari -13,1%Milano, 21 dic. (askanews) – Dal 1° gennaio al 30 novembre 2024 i delitti risultano in diminuzione dell’1,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente con un calo, in particolare, degli omicidi volontari (-13,1%). È emerso martedì nel corso della riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduta al Viminale dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante la quale è stata analizzata la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica in Italia. Sul fronte del contrasto alla criminalità sono stati poi esaminati i risultati delle operazioni interforze “ad alto impatto” presso le stazioni ferroviarie e le aree a più alto rischio delle maggiori città italiane, interventi che si aggiungono alle quotidiane azioni di presidio del territorio. 1.304 quelle realizzate dal 1° gennaio al 30 novembre 2024 con l’impiego complessivo di 45.113 unità delle Forze di polizia: 321.564 le persone identificate, 566 i soggetti tratti in arresto e 3.817 quelli denunciati, e 457 gli stranieri espulsi.


Sul fronte dell’ordine pubblico sono state 11.556 le manifestazioni di rilievo che si sono svolte negli 11 mesi del 2024, +12,1% rispetto all’anno precedente. In 299 casi si sono registrate criticità, in diminuzione del 14,8%. Sono 260 gli operatori delle Forze dell’ordine rimasti feriti, dato in aumento del 195,5% rispetto all’analogo periodo del 2023. Al riguardo il ministro Piantedosi, si legge in una nota, ha voluto ancora una volta ringraziare tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per il grande impegno nella gestione degli eventi di piazza, evidenziando la professionalità e l’equilibrio che sempre li contraddistingue in scenari delicati e complessi.

Open Arms, Salvini assolto: “Il fatto non sussiste”

Open Arms, Salvini assolto: “Il fatto non sussiste”Palermo, 20 dic. (askanews) – Assolto “perchè il fatto non sussiste”). Si è chiuso così il processo Open Arms che vedeva sul banco degli imputati il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, per le accuse di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio.


Un caso giudiziario che trae origine nell’agosto 2019, quando Salvini – all’epoca ministro dell’Interno del primo governo Conte – impedì lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo dalla ong spagnola Open Arms e rimasti e bordo della nave per 19 giorni. I giudici non hanno dunque accolto la richiesta della procura di Palermo che aveva chiesto di condannare a 6 anni di carcere il leader della Lega per entrambe le imputazioni.

Garante Privacy: a OpenAI multa di 15 mln e obbligo campagna informativa

Garante Privacy: a OpenAI multa di 15 mln e obbligo campagna informativaMilano, 20 dic. (askanews) – Il Garante per la protezione dei dati personali “ha adottato nei giorni scorsi un provvedimento correttivo e sanzionatorio” nei confronti di OpenAI in relazione alla gestione del servizio ChatGPT. Il provvedimento, “che accerta le violazioni a suo tempo contestate alla società californiana, arriva all’esito di un’istruttoria avviata nel marzo del 2023 e dopo che l’EDPB (Comitato europeo per la protezione dei dati) ha pubblicato il parere con il quale identifica un approccio comune ad alcune delle più rilevanti questioni relative al trattamento dei dati personali nel contesto della progettazione, sviluppo e distribuzione di servizi basati sull’intelligenza artificiale”.


Secondo il Garante, la società statunitense, che ha creato e gestisce il chatbot di intelligenza artificiale generativa, “oltre a non aver notificato all’Autorità la violazione dei dati subita nel marzo 2023, ha trattato i dati personali degli utenti per addestrare ChatGPT senza aver prima individuato un’adeguata base giuridica e ha violato il principio di trasparenza e i relativi obblighi informativi nei confronti degli utenti. Per di più, OpenAI non ha previsto meccanismi per la verifica dell’età, con il conseguente rischio di esporre i minori di 13 anni a risposte inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”. L’Autorità, “con l’obiettivo di garantire innanzitutto un’effettiva trasparenza del trattamento dei dati personali, ha ordinato a OpenAI, utilizzando per la prima volta i nuovi poteri previsti dall’articolo 166 comma 7 del Codice Privacy, di realizzare una campagna di comunicazione istituzionale di 6 mesi su radio, televisione, giornali e Internet”. I contenuti, da concordare con l’Autorità, “dovranno promuovere la comprensione e la consapevolezza del pubblico sul funzionamento di ChatGPT, in particolare sulla raccolta dei dati di utenti e non-utenti per l’addestramento dell’intelligenza artificiale generativa e i diritti esercitabili dagli interessati, inclusi quelli di opposizione, rettifica e cancellazione”. Grazie a tale campagna di comunicazione, “gli utenti e i non-utenti di ChatGPT dovranno essere sensibilizzati su come opporsi all’addestramento dell’intelligenza artificiale generativa con i propri dati personali e, quindi, essere effettivamente posti nelle condizioni di esercitare i propri diritti ai sensi del GDPR”.


Il Garante ha comminato a OpenAI una sanzione di 15 milioni di euro “calcolata anche tenendo conto dell’atteggiamento collaborativo della società”. Infine, tenuto conto che la società, nel corso dell’istruttoria, ha stabilito in Irlanda il proprio quartier generale europeo, il Garante, in ottemperanza alla regola del c.d. ‘one stop shop’, ha trasmesso gli atti del procedimento all’Autorità di protezione dati irlandese (DPC), divenuta autorità di controllo capofila ai sensi del GDPR, affinché prosegua l’istruttoria in relazione a eventuali violazioni di natura continuativa non esauritesi prima dell’apertura dello stabilimento europeo”.

Processo Open Arms, Salvini: sono orgoglioso di quello che ho fatto, non mollerò in ogni caso

Processo Open Arms, Salvini: sono orgoglioso di quello che ho fatto, non mollerò in ogni casoMilano, 20 dic. (askanews) – “Non mollerò in ogni caso”. Lo ha assicurato il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini entrando nel carcere Pagliarelli di Palermo dove oggi è prevista la sentenza del processo Open Arms che lo vede imputato per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio.


“Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto: ho mantenuto le promesse fatte e ho contrastato l’immigrazione di massa – ha sottolineato Salvini -. Qualunque sia la sentenza, per me oggi è una bella giornata, perché sono fiero di avere difeso il mio Paese. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto. E sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Quindi entro in quest’aula orgoglioso del mio lavoro”.

Open Arms, per Salvini è il giorno della sentenza

Open Arms, per Salvini è il giorno della sentenzaMilano, 20 dic. (askanews) – Per Matteo Salvini, è il giorno del verdetto. Oggi è infatti attesa a Palermo la sentenza del processo Open Arms che vede il leader della Lega e vicepremier sul banco degli imputati per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Reati commessi, secondo la procura di Palermo, nell’agosto 2019, quando Salvini – all’epoca ministro dell’Interno del primo governo Conte – impedì lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi nel Mediterraneo dalla ong spagnola Open Arms e rimasti e bordo della nave per 19 giorni. Salvini, presente nell’aula del carcere Pagliarelli al momento della lettura della sentenza, rischia 6 anni di carcere: a tanto ammonta la richiesta di pena formulata per lui dai pm di Palermo.


L’accusa più grave che gli viene addebitata è quella di sequestro persona: i magistrati palermitani gli contestano di “avere, nella sua qualità di Ministro dell’Interno pro-tempore, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 147 migranti di varie nazionalità giunti in prossimità delle coste di Lampedusa nella notte tra il 14 ed il 15 agosto 2019”. Il vicepremier è poi accusato di rifiuto d’atti d’ufficio “per avere, nella sua qualità di Ministro dell’Interno, Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne indebitamente rifiutato di esitare positivamente le richieste di POS (place of safety) inoltrate al suo Ufficio di Gabinetto da I.M.R.C.C. (Italian Maritime Rescue Coordination Centre) in data 14, 15 e 16 agosto 2019. Un atto del suo ufficio che, per ragioni di ordine e sicurezza pubblica – scrivono i pm nel capo di imputazione – di igiene e sanità, doveva essere compiuto senza ritardo”. Salvini, difeso dall’avvocato e senatrice della Lega Giulia Bongiorno, ha sempre sostenuto di aver agito con un solo obiettivo: “difendere i confini dello Stato”. La palla è in mano al Tribunale di Palermo. Non è detto, infatti, che i giudici accolgano ‘in toto’ la richiesta di condanna della pubblica accusa. Diversi gli scenari possibili: quello peggiore, per Salvini, è di essere ritenuto colpevole di entrambe le ipotesi reato. Oppure il leader della Lega potrebbe essere assolto dall’accusa di sequestro di persona ma essere comunque condannato per il reato, giuridicamente meno grave, di rifiuto d’atti d’ufficio. Ma – secondo i pronostici di esperti del diritto – i giudici potrebbero anche decidere di riqualificare il reato di sequestro di persone in quello di violenza privata. Infine Salvini potrebbe incassare una sentenza di assoluzione piena.

Asilo, la Cassazione: il giudice può disapplicare il decreto sui Paesi sicuri

Asilo, la Cassazione: il giudice può disapplicare il decreto sui Paesi sicuriRoma, 19 dic. (askanews) – Con sentenza depositata stamani la Corte di cassazione ha risposto al rinvio pregiudiziale sollevato dal Tribunale di Roma il 1° luglio 2024: “La Prima Sezione civile della Corte di cassazione – recita una nota – nel ribadire che il giudice ordinario è il garante dell’effettività, nel singolo caso concreto al suo esame, dei diritti fondamentali del richiedente asilo, ha affermato che è riservata al circuito democratico della rappresentanza popolare la scelta politica di prevedere, in conformità della disciplina europea, un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da paesi di origine designati come sicuri”.


“Il giudice ordinario quindi – precide la Cassazione – non può sostituirsi al Ministro degli affari esteri. Non può neppure annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale. Può tuttavia, nell’ambiente normativo anteriore al decreto-legge 23 ottobre 2024, n. 158, e alla legge 9 dicembre 2024, n. 187, in sede di esame completo ed ex nunc, valutare la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione, ed eventualmente disapplicare in via incidentale, in parte qua, il decreto ministeriale recante la lista dei paesi sicuri (secondo la disciplina ratione temporis), allorché la designazione operata dall’autorità governativa contrasti in modo manifesto, tenuto conto delle fonti istituzionali qualificate di cui all’art. 37 della direttiva 2013/32/UE, con i criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea o nazionale”. “Inoltre, a garanzia dell’effettività del ricorso e della tutela, il giudice conserva l’istituzionale potere cognitorio, ispirato al principio di cooperazione istruttoria, là dove il richiedente abbia adeguatamente dedotto l’insicurezza nelle circostanze specifiche in cui egli si trova. In quest’ultimo caso, pertanto, la valutazione governativa circa la natura sicura del paese di origine non è decisiva, sicché non si pone un problema di disapplicazione del decreto ministeriale”.