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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta condannato all’ergastolo

Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta condannato all’ergastoloRoma, 3 dic. (askanews) – La corte d’assise di Venezia, presiduta da Stefano Manduzio, ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò. La Corte, che non ha riconosciuto attenuanti generiche all’imputato, ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking contestate dalla Procura, ma ha riconosciuto invece quella della premeditazione e lo ha anche condannato al pagamento di 100mila euro in favore di ciascuna delle parti civili costituite. I giudici di Venezia hanno inoltre disposto il dissequestro degli effetti personali di Giulia.

Stellantis, Salvini: dalla proprietà un comportamento arrogante

Stellantis, Salvini: dalla proprietà un comportamento arroganteRoma, 3 dic. (askanews) – Sulla vicenda Stellantis “l’intero Governo ci sta lavorando e la nostra preoccupazione sono i lavoratori. Detto questo il comportamento dell’azienda, della proprietà e dei massimi vertici è stato arrogante, spocchioso. Hanno incassato miliardi di euro di denaro pubblico nel corso degli anni per chiudere fabbriche, per mettere in cassa integrazione gli operai, per aprire fabbriche all’estero. Penso sia uno degli esempi peggiori che si possa dare a un giovane che pensa di fare l’imprenditore”.áCosì ha detto il ministro delle infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, uscendo dal tribunale di Roma, dopo essere stato ascoltato come parte offesa in un processo per diffamazione dove lui è parte offesa.

Processo Regeni, il testimone Delta: ho sentito Giulio mentre veniva torturato

Processo Regeni, il testimone Delta: ho sentito Giulio mentre veniva torturatoRoma, 3 dic. (askanews) – “Ho sentito quando Giulio Regeni veniva torturato… Lui si lamentava e parlava in arabo. Ricordo che lo vidi per prima volta nel commissariato Dokki, eravamo stati arrestati entrambi il 25 gennaio del 2016. Lui chiedeva di potere parlare con un avvocato e con l’ambasciata”. Così ha raccontato il testimone ‘Delta’, un artigiano egiziano che venne arrestato lo stesso giorno del ricercatore friulano sequestrato, torturato ed ucciso al Cairo. Oggi la voce dell’uomo è stata ascoltata nell’aula magna del tribunale di Roma, in modalità protetta. Sotto processo – si ricorda – sono quattro 007 egiziani.


“In commissariato stava parlando con un ufficiale, (Giulio, ndr) era vestito con dei jeans e un pullover celeste. Poi ci hanno portato via, ci hanno fatto salire a bordo di un auto e ci hanno bendato gli occhi. Lui ha continuato a chiedere di un avvocato, parlava anche in italiano. Io, che conoscevo la lingua, l’ho spiegato a chi era in auto ma mi hanno dato un pugno dicendomi: ‘vuoi fare il traduttore, lui parla arabo meglio di te’”. Il testimone ‘Delta’, preso lo stesso giorno in piazza Tahrir, ha ricordato: “Siamo stati portati in un ufficio che era famoso come il cimitero dei vivi. Giulio è stato portato nella sezione per gli stranieri. Non l’ho più visto ma sentivo quando veniva picchiato perché eravamo in stanze vicine: quando si tratta di torturare le persone questi non fanno differenze, non sono razzisti”.


Quindi ha aggiunto, sempre rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco: “Io sono seduto qui e sono terrorizzato”. Poi ha spiegato: “Ci hanno picchiato. Io sono stato legato alle maniglie del letto e hanno usato la scossa elettrica”. Ed oggi? “Ci sono segni nel mio corpo, ho segni su un braccio, ho di tutto”. “Tante le cicatrici. Una da 5 o 6 centimetri sulla tempia sinistra. I segni sul braccio, invece, sono coperti da una serie di tatuaggi. I segni risalgono a quel luogo e a quei giorni”.

Affitti brevi, il Viminale ha stoppato le key box: gli ospiti vanno identificati

Affitti brevi, il Viminale ha stoppato le key box: gli ospiti vanno identificatiRoma, 2 dic. (askanews) – Con una circolare, protocollata lo scorso 18 novembre, dal Viminale è arrivato un semaforo rosso all’uso delle key box all’ingresso di palazzi e appartamenti destinati alla locazione turistica breve e più in generale il check-in da remoto. Lo stop arriva perché non vengono soddisfatti gli adempimenti, cui sono tenuti i gestori delle strutture, previsti dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Il documento prende il via dall’interrogativo riguardo la ricezione dei clienti con key box e/o codice di apertura automatizzata. Questa dotazione soddisfa la legge? La risposta è netta: “Appare con chiarezza che la gestione automatizzata del check-in e dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, si configuri quale procedura che rischia di disattendere la ratio della previsione normativa, non potendosi escludere che, dopo l’invio dei documenti in via informatica, la struttura possa essere occupata da uno o più soggetti le cui generalità restano ignote alla questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività”.


“Apprezzo molto l’iniziativa del Viminale e sottolineo la piena e proficua collaborazione con il ministro Piantedosi. La nuova circolare del Ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti nelle strutture ricettive, infatti, è un passaggio essenziale per prevenire rischi e garantire un’esperienza turistica serena e positiva, sia ai visitatori che agli operatori”, ha commentato il ministro del turismo, Daniela Santanchè. “La cooperazione tra i nostri dicasteri è fondamentale per creare un ambiente sicuro e accogliente per tutti, specie in vista di importantissimi eventi come il Giubileo del 2025”, ha continuato. La circolare, infatti, chiarisce che l’identificazione da remoto automatizzata degli ospiti delle strutture ricettive non soddisfa i requisiti previsti dalla legge, ribadendo l’obbligo dei gestori di dare alloggio esclusivamente a persone munite di documento d’identità e di comunicare le generalità degli ospiti alle Questure territorialmente competenti, entro le 24 ore successive.

Il Papa: “Mi rallegro per il cessate il fuoco” in Libano

Il Papa: “Mi rallegro per il cessate il fuoco” in LibanoMilano, 1 dic. (askanews) – “Mi rallegro per il cessate il fuoco raggiunto nei giorni scorsi in Libano”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus, in un lungo intervento dove ha anche sottolineato che “venga eletto subito il presidente della Repubblica”, ha dichiarato il Santo padre.


Dal 30 ottobre 2022 con la fine dell’incarico di Michel Aoun, non vi è alcun Presidente della Repubblica in carica. Poi ha aggiunto che “lo spiraglio di pace che si è aperto (in Libano, ndr), possa portare il cessate il fuoco su tutti gli altri fronti”, in Medio Oriente, Gaza in primis. “La guerra è un orrore, offende Dio e l’umanità, la guerra è sempre una sconfitta” detto il Papa sottolineando che “l’inverno è alle porte e rischia di esacerbare le condizioni per gli sfollati”.

Fine vita, Papa: accompagnare la vita al suo termine naturale

Fine vita, Papa: accompagnare la vita al suo termine naturaleMilano, 30 nov. (askanews) – “Spero che, anche con il vostro contributo, il dibattito sulla questione essenziale della fine della vita possa essere condotto nella verità. Si tratta di accompagnare la vita al suo termine naturale attraverso uno sviluppo più ampio delle cure palliative. Come sapete, le persone alla fine della vita hanno bisogno di essere sostenute da assistenti che siano fedeli alla loro vocazione, che è quella di fornire assistenza e sollievo pur non potendo sempre guarire. Le parole non sempre servono, ma prendere per mano un ammalato, prendere per mano, questo fa tanto bene e non solo all’ammalato, anche a noi”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’udienza a una delegazione di deputati francesi.


“Pur essendo distinte, politica e religione hanno interessi comuni e condivisi, e a diverso titolo siamo tutti consapevoli del ruolo che dobbiamo svolgere per il bene comune” ha proseguito il Pontefice, sottolineando che “la Chiesa desidera risvegliare le forze spirituali che rendono feconda l’intera vita sociale (cfr Lett. enc. Fratelli tutti, 276), e voi potete contare sul suo aiuto”.

Sciopero, Coisp: a Torino sei agenti feriti, è escalation violenza

Sciopero, Coisp: a Torino sei agenti feriti, è escalation violenzaMilano, 29 nov. (askanews) – “Offese e aggressioni continue ai poliziotti: non ce la facciamo più”. Così il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Domenico Pianese, sugli scontri tra polizia e antagonisti avvenuti stamani a Torino nel corso della manifestazione dello sciopero generale.


“Stiamo assistendo a un’escalation di violenza contro le forze dell’ordine – continua – e il bilancio in questo momento è di sei poliziotti feriti. Questi estremisti, aggressivi e violenti, non hanno esitato a scagliarsi rabbiosamente contro gli agenti, intonando cori offensivi e definendo ‘servi’ i nostri colleghi, in un chiaro tentativo di delegittimare il loro ruolo e il loro impegno al servizio della collettività”. “Non è immaginabile – continua Pianese – che i poliziotti debbano continuare a subire attacchi e insulti di questo genere, spesso promossi da una matrice ben definita che trova legittimazione in chi, irresponsabilmente, inneggia alla rivolta sociale. Questo atteggiamento non solo mette a rischio la sicurezza degli agenti, ma compromette anche la tranquillità delle città e la sicurezza dei cittadini” aggiunge riferendosi implicitamente al segretario della Cgil, Maurizio Landini.


“È indispensabile – aggiunge – che la politica, in modo trasversale, condanni con fermezza questi comportamenti criminali. Non ci devono essere ambiguità né atteggiamenti giustificazionisti: la violenza non può e non deve mai essere tollerata. Ora più che mai tutte le forze sane del Paese devono prendere posizione per rigettare qualsiasi forma di violenza per sostenere con forza il lavoro delle forze dell’ordine. Siamo stanchi di contare i feriti, siamo stanchi di vedere le città trasformarsi in un campo di battaglia in cui una minoranza violenta tenta di tenere in scacco la stragrande maggioranza dei cittadini perbene”, conclude.

Piantedosi: Milano non è fuori controllo ma no a sottovalutazioni

Piantedosi: Milano non è fuori controllo ma no a sottovalutazioniMilano, 28 nov. (askanews) – “Non si può dire che Milano sia un città fuori controllo. Poi ogni segnale non va sottovalutato, non c’è dubbio”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al termine del vertice organizzato in Prefettura per fare il punto della situazione dopo i disordini scoppiati nei giorni scorsi al quartiere Corvetto.


Durante la riunione, ha sottolineato il ministro in una dichiarazione trasmessa da RaiNews24, “abbiamo fatto un’analisi serena, concreta e approfondita anche degli episodi successi”. In particolare, ha puntualizzato ancora Piantedosi, “è stato rappresentato che al solo Corvetto nel corso di quest’anno sono stati fatti più di 40 servizi ad alto impatto con 162 arresti. Cito il Corvetto perchè è assunto ai fasti della cronaca, ma si potrebbero moltiplicare per gli altri quadranti. Quindi – ha concluso il titolare del Viminale – Milano è una città dove le forze di polizia fanno il loro dovere, e lo fanno in sinergia con le altre istituzioni”.

Violenza sulle donne, Ghio a Meloni: sono morta a 12 anni anche per colpa di persone come lei

Violenza sulle donne, Ghio a Meloni: sono morta a 12 anni anche per colpa di persone come leiGenova, 28 nov. (askanews) – “Se sono morta a 12 anni è anche per colpa di persone come lei che, pur avendo il potere nelle mani, pur avendo gli strumenti per cambiare, scelgono di guardare da un’altra parte, trovando continuamente un capro espiatorio, addossando al singolo la colpa, per evitare di risolvere il problema nascondendolo dietro parole retoriche”. Con queste dure parole Francesca Ghio, la consigliera comunale di Genova che martedì scorso ha denunciato in aula di essere stata violentata a 12 anni, ha commentato sui social la telefonata di solidarietà ricevuta dalla premier Giorgia Meloni.


“Quando le soluzioni ci sono – sottolinea la consigliera di Alleanza Verdi e Sinistra – serve la volontà politica di applicarle. Non farlo è una risposta chiara. Vogliamo l’educazione sessuo-affettiva, alle emozioni e al consenso in tutte le scuole del Paese, per tutti i bambini e le bambine di oggi che saranno gli adulti di domani”. “Cara presidente Giorgia Meloni – aggiunge Ghio rivolgendosi direttamente alla premier – ti ringrazio per la vicinanza ma se ho parlato non è per avere supporto morale. La mia morale è solida e alle mie lacrime ci pensano le mie sorelle. Se ho parlato è perché voglio una fine a questo dolore, perché nessun’altra debba continuare a passarci attraverso. ‘Sono madre’, mi ha detto al telefono. Sono madre anche io e lotto per mia figlia e anche per la sua. Per i figli e le figlie di tutti noi. Dire che vi dispiace – conclude la consigliera comunale – serve solo a voi stessi per sentirvi meglio con quello che avete o non avete fatto”.

Il Papa: tutti devono essere operatori di pace, non di guerre

Il Papa: tutti devono essere operatori di pace, non di guerreMilano, 27 nov. (askanews) – “Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e non di guerre”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale in Piazza San Pietro nel corso della quale ha incontrato in Vaticano gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.


“Tra i frutti dello Spirito elencati dall’Apostolo, mi piace metterne in risalto uno, richiamando le parole iniziali dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: ‘La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia’. Delle volte ci saranno momenti tristi ma sempre c’è la pace” ha evidenziato il Santo Padre. “La gioia, frutto dello Spirito, ha in comune con ogni altra gioia umana un certo sentimento di pienezza e di appagamento, che fa desiderare che duri per sempre. Sappiamo per esperienza, però, che questo non avviene, perché tutto quaggiù passa in fretta: giovinezza, salute, forze, benessere, amicizie, amori durano cent’anni ma non di più, passano presto. Del resto, anche se queste cose non passassero presto, dopo un po’ non bastano più, o vengono addirittura a noia, perché, come diceva Sant’Agostino rivolto a Dio: ‘Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non risposa in te’. La gioia evangelica, a differenza di ogni altra gioia, può rinnovarsi ogni giorno e diventare contagiosa” ha osservato il Papa.


“‘Solo grazie all’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può astenersi dal comunicarlo agli altri?’. È la duplice caratteristica della gioia frutto dello Spirito: non solo essa non va soggetta all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri! Una vera gioia si condivide con gli altri, si contagia” ha continuato Francesco. “Cinque secoli fa, viveva qui a Roma un santo chiamato Filippo Neri. Egli è passato alla storia come il santo della gioia. Ai bambini poveri e abbandonati del suo Oratorio diceva: ‘Figlioli, state allegri; non voglio scrupoli o malinconie; mi basta che non pecchiate’. E ancora: ‘State buoni, se potete!’. Meno conosciuta, però, è la sorgente da cui veniva la sua gioia. San Filippo Neri aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito. Il santo partecipò al Giubileo del 1575, che egli arricchì con la pratica, mantenuta in seguito, della visita alle Sette Chiese. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia e aveva questo, proprio di Gesù, che perdonava sempre” ha proseguito.


“Forse qualcuno di noi può pensare ‘ho fatto questo peccato, questo non avrà perdono’. Sentite bene questo: Dio perdona tutto, perdona sempre, e questa è la gioia, essere perdonati dai Dio, e ai confessori io dico ‘perdonate tutto e sempre’. La parola ‘Vangelo’ significa lieta notizia. Perciò non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa. Ricordiamo l’esortazione che San Paolo rivolgeva ai credenti della Chiesa di Filippi, e ora rivolge a noi: ‘Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti’ con la gioia di Gesù nel nostro cuore” ha concluso.