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Ultima Generazione: a Venezia Nesquik sulla facciata della Basilica di San Marco

Ultima Generazione: a Venezia Nesquik sulla facciata della Basilica di San MarcoRoma, 7 dic. (askanews) – “Oggi sei cittadini aderenti alla campagna Fondo Riparazione, promossa da Ultima Generazione, hanno effettuato un’azione di disobbedienza civile a Venezia alle 11.30 del mattino, spruzzando del Nesquik sulla facciata laterale destra della Basilica di San Marco, e versando del fango sulle colonne”. Lo riferisce una nota di Ultima Generazione, sottolineando che “i disobbedienti hanno srotolato lo striscione con scritto “Fondo Riparazione” e un cartello con le foto dei dodici cittadini di Ultima Generazione che sono rimasti in carcere per tre giorni, dopo un blocco stradale a Fiumicino, prima di ricevere oggi la misura cautelare di obbligo di dimora. Alle 11.40 sono arrivate le forze dell’ordine, che hanno poi portato via i manifestanti alle 12.15″.

“Siamo l’ultima generazione di figlie, mamme, papà e nonne che hanno la possibilità di cambiare rotta rispetto al collasso sociale ed economico causato dalla distruzione del nostro ecosistema – dicono – e di creare un sistema più equo, sicuro e dignitoso. Siamo persone normali e diverse fra loro, accomunate da una presa di coscienza che ci spinge ad agire contro un governo negligente, al pari di tutti i governi degli ultimi trent’anni, e un sistema produttivista che ci ha fatto diventare consumatori anziché cittadine che hanno a cuore il bene comune”.

Alla Prima della Scala Liliana Segre nel palco d’onore con La Russa

Alla Prima della Scala Liliana Segre nel palco d’onore con La RussaMilano, 6 dic. (askanews) – E’ tutto pronto per l’inaugurazione della Stagione 2023/2024 del Teatro alla Scala di Milano. Il 7 dicembre, per il Don Carlo di Giuseppe Verdi, le porte si apriranno alle 17, e alle 18 il direttore musicale del Piermarini, Riccardo Chailly, darà il via alla serata con l’esecuzione dell’Inno nazionale.

Assenti il Presidente della Repubblica e la premier, in teatro ci saranno il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la ministra per le Riforme istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Come da protocollo saranno seduti nel Palco Reale insieme con il neo prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, il governatore lombardo Attilio Fontana e il sindaco di Milano e presidente del teatro, Giuseppe Sala. Con loro, e le rispettive consorti, ci sarà però anche la senatrice a vita Liliana Segre, seduta in in prima fila insieme con la figlia Federica Belli Paci. Oggi infatti il sindaco Sala aveva espresso il desiderio di avere la senatrice Segre seduta al suo fianco e si era detto pronto a lasciare il palco reale per seguire l’opera dalla platea accanto alla 93enne superstite della Shoah, per mandare un “segnale politico”. La stessa richiesta era poi giunta dalla seconda carica dello Stato, che aveva comunicato ai cronisti che nel caso Segre non fosse salita nel palco centrale, sarebbe stato lui a scendere in platea da lei. Così, prima che la vicenda potesse degenerare in polemica, è arrivata la decisione ecumenica di fare accomodare Segre e figlia nel cosiddetto “Palchettone”. Come ogni Prima, sono attese al Piermarini numerose personalità del mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura: dal soprano Raina Kabaivanska alla cantautrice Patti Smith, passando per gli architetti Stefano Boeri e Mario Botta, fino all’attrice Andrea Jonasson e al giornalista Corrado Augias. E poi le étoile Nicoletta Manni e Roberto Bolle, e diversi direttori e sovrintendenti dei teatri italiani ed europei.

Quella che andrà in scena a Sant’Ambrogio, è la versione di Don Carlo in quattro atti che dura tre ore, a cui si sommano due intervalli di mezz’ora ciascuno. Rai1 trasmetterà in diretta lo spettacolo che per la prima volta sarà ripreso in 4K da Rai Cultura.

Sicurezza cibernetica, nasce National Security Hub

Sicurezza cibernetica, nasce National Security HubRoma, 6 dic. (askanews) – National Security Hub nasce come luogo di discussione in cui rappresentanti istituzionali, del mondo della difesa, diplomatici, accademici e manager affrontano i temi più rilevanti riguardanti la sicurezza nazionale e internazionale attraverso la condivisione del loro know-how per affrontare le nuove sfide della nostra epoca tra cui la crescente presenza di attori con elevate capacità d’attacco, la sofisticatezza delle minacce cibernetiche e la pervasività delle tecnologie connesse alla rete.

L’evento di lancio – patrocinato da Commissione Europea Rappresentanza in Italia, Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno, Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e RAI e supportato da Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Fincantieri, Jaguar Land Rover e Cybersecurity Italy Foundation – ha visto oggi a Roma la partecipazione di oltre 30 relatori di alto profilo selezionati tra rappresentanti istituzionali, manager di aziende leader del settore, giornalisti e accademici impegnati sul tema. Il dibattito – moderato da Barbara Carfagna, giornalista RAI – si è sviluppato in tre panel tematici sui temi di: educazione alla cybersicurezza e le PMI nell’era digitale; implementazione dell’AI nel comparto della difesa nazionale; ransomware, minacce ibride ed equilibri geopolitici.

Sono intervenuti, tra gli altri: Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale; Sen. Stefania Craxi, Presidente della III Commissione Affari esteri e Difesa del Senato; Sen. Roberto Menia, Vicepresidente Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato; Ivano Gabrielli, Direttore Polizia Postale; Paolo Atzeni, Direttore Struttura di missione per lo sviluppo di capacità e competenze Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale; Daniele Alì, Senior Vice President Cyber Security Fincantieri; Generale Antonio Mancazzo, Comandante del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza; Ten. Col. Vincenzo Ingrosso, Capo Ufficio Sviluppo Tecnologico del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri; Matteo Macina, Vicedirettore del Comitato Tecnico Scientifico della Cyber Security Italy Foundation; Luca Nicoletti, Direttore Servizio Programmi industriali, tecnologici, di ricerca e formazione Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale; Cosimo Accoto, Tech Philosopher, Research Affiliate & Fellow (MIT), Adjunct Professor (UNIMORE), Startup Advisor & Instructor; Luciano Violante, Presidente Fondazione Leonardo; Gianluca Galasso, Direttore Servizio Operazioni Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale; Francesco Morelli, Head of Cyber & Information Security Gruppo FS; Maria Rosa Taddeo, Research Oxford Internet Institute; Marco Ramilli, Esperto di sicurezza Informatica, specializzato in Malware Analysis e sistemi di evasione.

Alì (Fincantieri): promuovere Made in Italy cyber-security

Alì (Fincantieri): promuovere Made in Italy cyber-securityRoma, 6 dic. (askanews) – “L’intelligenza artificiale riveste un doppio ruolo in ambito di cyber-security; l’attaccante dispone di capacità automatiche di offesa ed il difensore deve munirsi degli stessi strumenti per difendersi, questi due ruoli giocano sul dominio del calcolo. In questa logica, stare al passo con i tempi significa impiegare le nuove tecnologie per adottare nuovi modelli sempre più automatici e sempre più in grado di generare una mole infinita di dati per far sì che l’essere umano trovi collocazione nella risposta più di carattere funzionale degli attacchi, lasciando il triage e la classificazione degli incidenti ad elementi che possono essere contrastati in maniera molto più efficace da strumenti di calcolo moderni. Fincantieri ha un ruolo importante a livello nazionale come aggregatore di una supply chain che è costituita dalla piccola e media impresa. Il nostro indotto industriale è circa l’1% del PIL italiano: la partecipazione a questo evento è volta a promuovere quello che cerchiamo di fare per accrescere il livello di resilienza della supply chain. Vogliamo promuovere il made in Italy nel settore della cyber-security per promuovere questa nostra eccellenza nazionale nei mercati che presidiamo”.

Lo ha evidenziato in occasione dell’evento lancio del National Security Hub, il primo Osservatorio sulla sicurezza nazionale ed internazionale, il Senior Vice President Cyber Security di Fincantieri, Daniele Alì.

Cybersicurezza, Gabrielli (Pol. Postale): confronto tra componenti

Cybersicurezza, Gabrielli (Pol. Postale): confronto tra componentiRoma, 6 dic. (askanews) – “È stato un momento di confronto necessario e di analisi. Queste occasioni ci permettono di assumere le strategie più proficue per quanto riguarda l’assetto della sicurezza nazionale in materia cibernetica. In questo momento è necessario che il mondo delle istituzioni e dei privati dialoghino. L’assetto istituzionale è necessario che preveda delle componenti che si occupino della cyber-sicurezza, a partire dall’ACN, la Polizia Postale che rappresento, il comparto Intelligence e la Difesa. Sono queste quattro componenti che garantiscono la sicurezza cibernetica del Paese, in questo momento è necessario avere un confronto tra queste a livello istituzionale e non solo”.

Lo ha dichiarato il Direttore della Polizia Postale, Ivano Gabrielli, in occasione dell’evento di lancio del National Security Hub, il primo Osservatorio sulla sicurezza nazionale ed internazionale.

Identificati e arrestati due dei complici dell’evasione di Artem Uss

Identificati e arrestati due dei complici dell’evasione di Artem UssMilano, 6 dic. (askanews) – Due sono già stati catturati, gli altri 3 sono stati individuati e per loro le manette potrebbero scattare nelle prossime ore. Le indagini della procura di Milano sull’evasione di Artem Uss, l’uomo d’affari russo arrestato a Malpensa nell’ottobre 2022 su richiesta delle autorità Usa che lo accusano di spionaggio e poi fuggito da Basiglio, comune dell’hinterland milanese, dove si trovava agli arresti domiciliari in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti, hanno portato a un importante risultato investigativo.

Gli inquirenti, coordinati dal pm Giovanni Tarzia, hanno individuato tutti i componenti del “commando” che avrebbe aiutato Uss a fuggire dall’Italia attraverso la frontiera slovena. Le indagini si concentrano ora su altri fiancheggiatori che in qualche modo potrebbero aver favorito la fuga dell’imprenditore russo: è infatti già emerso “il coinvolgimento di altre persone, alcune individuate, altre no”, ma per il momento “non abbiamo evidenza” del coinvolgimento di servizi segreti russi, ha sottolineato il procuratore di Milano, Marcello Viola, in conferenza stampa. Le manette sono scattate ai polsi di due bosniaci, padre e figlio: il primo, Vladimir, è stato individuato e catturato in Croazia con un’operazione che ha visto il coinvoltimento diretto dell’Fbi. Il figlio Boris è stato invece preso a Desenzano sul Garda e, come hanno sottolineato gli inquirenti, “non è ancora stato interrogato”. Una fuga “ampiamente pianificata e programmata”, ha sottolineato ancora il capo della procura di Milano, come testimoniato dai 5 sopralluoghi effettuati dagli indagati nell’abitazione di Uss nei giorni precedenti all’evasione che poi sarebbero rientrati a Desenzano “ogni volta con percorsi alternativi”. L’allarme del braccialetto elettronico scattò nel tardo pomeriggio del 22 marzo scorso. Quando i carabinieri si presentarono a Borgo Vione, residenza di Uss, in cas la tv era accesa, e la lavatrice funzionante, tanto che in una prima fase si era pensato a un malore e, una volta accertato che la casa era vuota, a un sequestro di persona. Non era la prima volta che scattava l’allarme del braccialetto elettronico. “Ci sono stati 124 allarmi in 79 giorni – ha sottolineato il pm Tarzia – Abbiamo ricostruito i motivi di questi allarmi: 7 volte nel giro di due giorni per problemi elettrici del dispositivo, una ventina che riteniamo prove in vista della fuga, mentre in tutte le altre situazioni il problema riguardava la comunicazione tra braccialetto e la base”.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Uss sarebbe fuggito a bordo di una Fiat Bravo accompagnata da un “convoglio” composto da altre 3 auto, due Volvo e un’Audi. Prima del confine con la slovenia, attraversato al varco di Gorizia, c’è stato un cambio di autovettura: la Bravo non ha mai lasciato il territorio italiano. Stando a quanto ricostruito, solo le tre auto “pulite” avrebbero attraversato la confine, con Uss che molto probabilmente era a bordo di una delle due Volvo. Nelle indagini, condotte attraverso l’analisi di milioni di tabulati, servizi di osservazione, di controllo e di pedinamento, attività tecnica di intercettazione, analisi valutarie e l’ascolto di numerosi testimoni, oltre all’ufficio cooperazione del ministero della Giustizia, sono stati coinvolte molte agenzie straniere, come Eurojust, Interpol, Fbi, il procuratore del distretto orientale di NewYork e il dipartimento di giustizia Usa. Alcuni degli indagati hanno precedenti contro il patrimonio. I beni detenuti da Uss (oltre al villino di Cascina Vione, le quote di una società di Sassari schermata da un trust di Cipro e un conto corrente) sono stati “congelati” dalla Guardia di Finanza. La moglie dell’uomo d’affari russo non è per il momento coinvolta dalle indagini che, come hanno sottolineato in più occasione gli inquirenti milanesi, “sono ancora in corso”.

Secondo l’Istat il rischio povertà o esclusione colpisce il 28,8% dei minori under 16

Secondo l’Istat il rischio povertà o esclusione colpisce il 28,8% dei minori under 16Roma, 6 dic. (askanews) – Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore a 16 anni, a fronte del 24,4% del totale della popolazione. I minori sono più svantaggiati quando risiedono nel Sud e nelle Isole (46,6%), rispetto al Centro (21,4%) e al Nord (18,3%). E’ quanto emerge da una nota dell’Istat sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni, elaborati in base all’Indagine annuale 2022 su Reddito e condizioni di vita e ad uno specifico approfondimento condotto nel 2021 nell’ambito della stessa Indagine. Sono da segnalare importanti differenze per i minori di 16 anni in termini di rischio di povertà o esclusione sociale tra le famiglie monogenitore (39,1%) e le coppie con figli minori (27,2%). In particolare, l’indicatore raggiunge il 41,3% quando in famiglia è presente solamente la madre, mentre è pari al 27,6% per le famiglie monogenitore uomo. Il rischio aumenta al crescere del numero di figli minori in famiglia: per le famiglie monogenitore è pari a 37,3% se vi è un solo figlio minore e a 40,8% se ve ne sono almeno due; per le coppie con un figlio l’indicatore scende al 21,7% e per quelle con due o più figli è pari al 29,6%. I minori di cittadinanza straniera mostrano un rischio di povertà o esclusione sociale pari a 41,5%, valore superiore di quasi 15 punti percentuali rispetto al dato dei coetanei di cittadinanza italiana (26,9%). Questa differenza raggiunge il suo massimo nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà o esclusione sociale è pari rispettivamente a 89,2% e 45,4%; nel Nord, il dato per i minori di cittadinanza straniera è in linea con quello nazionale (41,1%) mentre il valore per i coetanei di cittadinanza italiana è molto contenuto (13,4%).

Nel 2022, le famiglie che si trovano nella prima fase del ciclo di vita, quella in cui sono presenti figli minori, si trovano più spesso a vivere in abitazioni di proprietà gravate da un mutuo (26,3%), con una quota pari a più del doppio di quella misurata sul totale delle famiglie (12,1%). La situazione si inverte nel caso di abitazioni di proprietà senza mutuo (39,3% delle famiglie in cui è presente almeno un minore, a fronte del 59,4%). Le famiglie con almeno un minore vivono più spesso anche in abitazioni in affitto (23,8% contro il 19,6% del totale delle famiglie). Le famiglie monogenitore donna con almeno un minore di 16 anni vivono più frequentemente in un’abitazione in affitto (31,0% ) rispetto al caso in cui il genitore sia il padre (26,8%); si rileva una situazione analoga anche per le abitazioni in usufrutto o in uso gratuito (20,9% a fronte di 8,2%).

Le famiglie con almeno un minore di 16 anni lamentano una carenza di spazio nell’abitazione in percentuale più elevata (11,0%) rispetto al totale delle famiglie (7,9%). Questo problema strutturale si traduce in condizioni di sovraffollamento più frequenti rispetto al totale delle famiglie (36,1%, contro 17,9%). Nel 2021, anno nel quale sono state raccolte informazioni per valutare eventuali situazioni di criticità specifiche per i minori di 16 anni, il 13,5% dei bambini e ragazzi con meno di 16 anni risulta in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, ovvero presenta almeno tre segnali di deprivazione tra i 17 previsti segnatamente per i minori. Il valore italiano è in linea con quello della media europea; i Paesi con le condizioni meno favorevoli per i minori di 16 anni sono Romania (42,5%), Bulgaria (36,5%) e Grecia (33,9%); viceversa, i Paesi dove l’indicatore presenta i valori più bassi sono Slovenia (2,9%), Svezia (3,5%) e Finlandia (3,7%).

In Italia, gli item di deprivazione più frequenti sono non potersi permettere di “sostituire mobili danneggiati con altri in buono stato” (88,6% dei minori deprivati), di trascorrere “almeno una settimana di vacanza all’anno lontano da casa” (81,3%) e di svolgere regolarmente “attività di svago fuori casa” (58,4%). Nel 2021 il 4,9% dei minori di 16 anni vive in una famiglia che ha sperimentato difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario; la quota sale al 7,0% nel Mezzogiorno. Inoltre, il 2,5% dei minori di 16 anni non consuma almeno un pasto proteico al giorno perché la famiglia non può permetterselo. L’incapacità da parte della famiglia di sostenere le spese per un pasto proteico al giorno oppure l’incapacità di affrontare le spese per comprare il cibo necessario delinea una condizione di deprivazione alimentare, che nel 2021 interessa il 5,9% dei minori di 16 anni (6,2% nel Nord, 2,5% nel Centro e 7,6% nel Mezzogiorno).

Il padre di Giulia: perdonare Filippo Turetta sarà difficile

Il padre di Giulia: perdonare Filippo Turetta sarà difficileRoma, 6 dic. (askanews) – “Non si può mettere da parte la rabbia quando la rabbia non c’è. C’è dolore. E si riesce a trasformarlo in qualcosa di positivo solo attraversandolo, non evitandolo. È quello che ho imparato ahimè sulla mia pelle con Monica, quando è mancato mio padre, e adesso con Giulia. Non lo so se riuscirò a perdonare Filippo, sarà difficile, neanche Gesù ha perdonato i suoi carnefici, ha chiesto a Dio di farlo”. Così Gino Cecchettin a Storie Italiane su Rai1.

“Spero solo si renda conto di quello che ha fatto, e magari un giorno possa dare lui dei messaggi ad altre persone che potrebbero avere le stesse difficoltà. Ai suoi genitori do un grande abbraccio perché forse io ritornerò a fare un sorriso, loro faranno molta più fatica, quindi hanno tutta la mia comprensione e il mio sostegno”, ha detto papà Gino. “Stavo andando in ufficio, quindi si riinizia dalla normalità”, ha detto ancora, “ho portato Davide a scuola e vado al lavoro cercando di fare qualcosina, e piano piano di riprendermi la vita. Ovviamente Giulia sarà sempre nei nostri pensieri, in ogni momento. Mi avevano già confermato la laurea, aspettiamo il momento più opportuno per andare a ritirarla, perché lei l’aveva meritata fino alla fine. Ieri, vedendo tutta quella gente ho sentito un brivido dentro perché Giulia è arrivata in ogni casa d’Italia con un messaggio positivo, ho sentito l’amore, è stato bello e mi sono emozionato. Io sono uno che cerca di guardare al futuro facendo tesoro del passato. Il passato non si cambia, quello che possiamo cambiare è il futuro, e c’è tanta strada da fare. Ieri, a poche ore dal discorso che ho fatto chiedendo agli uomini di fare un esame di coscienza, ho letto la notizia di una partita di basket, del torneo di Davide e quindi la sento come una cosa ancora più vicina, dove c’è stato un comportamento scorretto da parte di un genitore. Ecco, dobbiamo partire da lì. Mi ha fatto molto piacere sentire le parole del Ministro dell’Istruzione sul discorso nelle scuole. Significa che probabilmente è un discorso che ha centrato i punti, il messaggio è passato ed è stato un passaggio positivo, accolto positivamente dal governo. Il fatto che ci fosse anche un Ministro, Nordio, è stato un buon messaggio”.

Cecchettin ha anche parlato dell’abbraccio con il papà di Chiara Gualzetti e dell’impegno contro la violenza di genere: “E’ un papà che ha vissuto la mia stessa storia a parti inverse, lui prima ha perso la figlia poi la moglie. Lui adesso è solo perché non aveva altri figli e ho sentito il suo abbraccio arrivarmi dentro e lo sentirò nei prossimi giorni per dargli il mio sostegno perché lui ha bisogno e un po’ di forza. La nostra battaglia contro la violenza di genere andrà avanti, faremo sicuramente qualcosa, non so dire cosa, adesso sto ancora vivendo il mio dolore, non riesco ancora dormire”, ha concluso.

Roccella: da Hamas un femminicidio di massa, lì c’è un vero patriarcato

Roccella: da Hamas un femminicidio di massa, lì c’è un vero patriarcatoRoma, 6 dic. (askanews) – “Quello che è accaduto” in Israele durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre e nei giorni seguenti “è stato un femminicidio di massa. Hamas le ha colpite proprio per il loro essere donne. Lì c’è un vero patriarcato. Le donne sono state non solo violentate ma offese in tutti modi possibili, i più feroci, offese anche dopo morte. Va non solo ricordato, ma offerta giustizia a quelle donne, al di là della questione della guerra israelo-palestinese”. Lo ha detto il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella su Rai Radio 1.

“Denunciare la ferocia patriarcale di Hamas è un modo anche per liberare le donne palestinesi, un’oppressione feroce”, ha concluso.

M.O., manifestazione a Roma contro antisemitismo e terrorismo

M.O., manifestazione a Roma contro antisemitismo e terrorismoRoma, 5 dic. (askanews) – Le bandiere d’Israele e quelle arcobaleno della pace, i giocattoli di bimbi sul palco, le parole contro l’odio, dichiarazioni d’amore “verso un paese democratico che è stato attaccato”, il pensiero ai 136 ostaggi ancora in mano ad Hamas. La manifestazione contro l’antisemitismo ed il terrorismo in piazza del Popolo è una risposta che “arriva dal basso”, in cui risuonano le parole degli esponenti di governo e di quasi tutti gli schieramenti politici. Ma che non è riuscita a coinvolgere più di 2.500 persone, secondo il dato accertato dalle forze dell’ordine. Resistono a questo freddo, vento e pioggia d’inizio dicembre cercando di farsi caldo e coraggio l’uno e l’altro. L’intervento del ministro Matteo Salvini e le tante volte in cui grida ‘Lunga vita a Israele’ fa risuonare l’approvazione di tutti, che dimenticano ogni distinguo o possibili distanze del passato.

Il ministro della giustizia Carlo Nordio prendendo la parola ricorda i campi di sterminio nazisti in Polonia “creati prima di Auschwitz” e sottolinea come Israele abbia portato la “luce della democrazia in quella terra martoriata”. Tanti sono i “bravo, sì, è vero”. “Parliamo con tutta la nostra voce, piccola o grande che sia – dice uno dei tanti che stasera sono venuti qui dal ‘Ghetto’, lasciando chiuse molte attività e ristoranti. “Qui finisce alle 21, facciamo in tempo per la sera”, si ammette. Perché “bisogna andare avanti”. Il messaggio di Liliana Segre fa commuovere. La sua lettera letta dal palco è distribuita di mano in mano. “L’eterno ritorno di quella guerra mi fa sentire prigioniera di una trappola mentale senza uscita, spettatrice impotente, in pena per Israele ma anche per tutti i palestinesi innocenti, entrambi intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori”, dice.

La senatrice a vita dice ancora: “E non ho soluzioni. E non ho più parole. Ho solo pensieri tristi. Provo angoscia per gli ostaggi e per le loro famiglie. Provo pietà per tutti i bambini, che sono sacri senza distinzione di nazionalità o di fede, che soffrono e muoiono. Che pagano perché altri non hanno saputo trovare le vie della pace”. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, arriva e subito spiega: “La giustizia finora è stata contrastata da chi continua a non voler affermare in maniera chiara che Israele ha diritto alla sua esistenza. La vicenda dei sequestrati e degli ostaggi ancora non restituiti è ciò mi angoscia più di ogni altra cosa e la speranza della pace non viene meno ma deve essere una pace giusta che riconosca il diritto di esistenza di Israele”. Quindi ha aggiunto: “Due paesi e due popoli giustissimo, ma finché c’è qualcuno che dice non due paesi e due popoli, ma che Israele non ha diritto all’esistenza la pace non sarà possibile”.