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L’interiore e gli interni, a Milano Munch oltre “L’urlo”

L’interiore e gli interni, a Milano Munch oltre “L’urlo”Milano, 18 set. (askanews) – Un catalogo dell’umanità e delle sue emozioni, ma anche il racconto di una pittura profonda e di un artista che ha influenzato l’immaginario collettivo, ma che a volte rischia di essere ricordato solo per quel famosissimo dipinto. Nella mostra che Palazzo Reale a Milano dedica a Edvard Munch “L’urlo” è presente “soltanto” in una litografia originale, ma quello che è affascinante è guardare a tutto ciò che c’è intorno e oltre quell’immagine diventata icona globale e globalizzata. “L’artista – ha detto ad askanews la curatrice Patricia Berman – ha vissuto una vita molto lunga e molto produttiva. Quindi non c’è solo L’urlo, Munch è stato un grande sperimentatore sia nella pittura sia nella stampa”.


La mostra “Munch – Il grido interiore” è molto vasta e nasce dalla collaborazione con il Munch Museum di Oslo. La sensazione, attraversando le sale, è quella di scivolare in un mondo che sta tra diverse dimensioni del reale, oltre che dentro le visioni di un artista capace di rendere in pittura le suggestioni dei grandi romanzi psicologici.n”La mostra – ha aggiunto la curatrice – racconta come la memoria sia stata un elemento molto importante della sua arte: raramente ha dipinto quello che vedeva guardando il mondo fuori, in realtà si è sempre mosso tra la memoria e l’invenzione. Per questo quello che vediamo è un artista sperimentale che ha cambiato il proprio lavoro nel corso del tempo”. La parola “interiore” è ovviamente cruciale, ma è affascinante notare che le opere di Munch sono anche un catalogo di “interiors”, ossia di interni, di ambienti che ospitano i suoi personaggi e che sono altrettanto decisivi delle figure umane. E poi, guardando molte opere, come per esempio il meraviglioso “Le ragazze sul ponte”, ma anche lo steso Urlo, viene da chiedersi che cosa stiano guardando i soggetti al di fuori della cornice, che cosa vedono al di là? “Ho sempre pensato – ci ha risposto Patricia Berman – che i personaggi dei dipinti guardassero dentro loro stessi, non so se stiano guardando qualcosa al di fuori dei loro sentimenti, che sono poi andati in giro per il mondo”.


La mostra, prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, è aperta al pubblico fino al 26 gennaio 2025.

Arte, Contemporary Cluster riapre a Roma con la mostra “Fatmah”

Arte, Contemporary Cluster riapre a Roma con la mostra “Fatmah”Roma, 18 set. (askanews) – Contemporary Cluster riapre oggi nella sua nuova sede a Roma, in via Odoardo Beccari 8/10/12, con la mostra collettiva “Fatmah”. Si tratta di un progetto dal respiro internazionale, supportato da un testo critico di Arnold Braho, con opere di Nicola Ghirardelli, Arvin Golrokh, Giuseppe Lo Cascio, Lorenzo Montinaro, Jacopo Naccarato, Linus Rauch, Franziska Reinbothe, Sofiia Yesakova.


“Fatmah” emerge nei nuovi spazi della galleria come un crogiolo di significati, radicati profondamente nelle tradizioni del Medio Oriente, come simbolo ricco di storie e interpretazioni, che riverberano attraverso narrazioni e rituali. Allinearsi a “Fatmah” significa immergersi in un tessuto complesso di memoria, in cui il sacro si intreccia con il quotidiano. In arabo infatti “Fatah”, da cui deriva, significa “aprire” o “rinnovare”, riferimento che riflette una promessa di crescita e prosperità, un augurio di continua rigenerazione, di saggezza e di resilienza. Il buon auspicio viene solitamente enunciato nel frammento temporale che intercorre tra la fine di qualcosa, e l’inizio di un’altra.

Libri, “Frere Roger di Taizè”: per prima volta in italiano la biografia

Libri, “Frere Roger di Taizè”: per prima volta in italiano la biografiaRoma, 17 set. (askanews) – TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, Frère Roger di Taizé. Il profeta della fiducia, di suor Sabine Laplane, testimone diretta della vita di Roger Schutz (1915-2005), fondatore della comunità di Taizé, in Borgogna.


Scrive l’autrice nella premessa: “Ogni suo intervento, ogni suo libro, fin dai primissimi scritti, porta le tracce, discrete o esplicite, del suo itinerario personale, della sua famiglia, di alcuni suoi incontri significativi. Queste reminiscenze autobiografiche suonano come dei temi musicali e sono continuamente assemblate ed evocate, semplificate, liberamente adattate, fino all’ultimo suo scritto”. Uomo dei paradossi, gigante spirituale le cui radici affondano nel protestantesimo e si nutrono della tradizione cattolica e ortodossa, frère Roger incarna lo slancio ecumenico che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento.


Ma chi era davvero Roger Schutz? Un profeta? Un fondatore? Un amico dei più poveri? Una figura spirituale carismatica in ascolto dei giovani? Partendo quasi dal nulla, questo figlio di un pastore protestante svizzero è riuscito a raggiungere le periferie delle nostre società, nonostante i numerosi ostacoli che dovette superare a livello istituzionale e i tanti dubbi che lo attanagliarono lungo tutto il corso della sua esistenza. Fino alla morte violenta nel 2005, proprio nel cuore della comunità religiosa che aveva fondato tanti anni prima a Taizé… Scrive l’autrice, religiosa della comunità apostolica Saint-François-Xavier, che le ha affidato diverse missioni al servizio dei giovani: “Ecco, quindi, una biografia spirituale che segue la maturazione della personalità di frère Roger e che, soprattutto grazie all’accoglienza dei fratelli, a numerose testimonianze e a corrispondenze inedite, presenta il terreno fertile familiare, l’adolescenza tormentata e le tappe della scoperta della vocazione di fondatore di una comunità riformata d’ispirazione monastica, che presto diventerà comunità ecumenica aperta alla dimensione mondiale. Non senza combattimenti: ringiovanire l’unica Chiesa, serva della comunione tra tutti gli uomini, chiunque essi siano, attenta ai più piccoli e ai più fragili, impegnata per un mondo più giusto e testimone dell’infinita misericordia di Dio; lanciare un concilio dei giovani e poi un pellegrinaggio di fiducia sulla terra… Mosso da una necessità interiore che egli ascolta con attenzione, frère Roger ci chiede ancora oggi: “Con poco, quasi niente, sei tu creatore di riconciliazione in questo mistero di comunione che è la Chiesa?’”.


Grazie ad un’impressionante mole di documenti e scritti originali – alcuni inediti – provenienti dagli archivi della comunità, e alle testimonianze delle numerose persone che lo hanno conosciuto, questa biografia, al tempo stesso storica e spirituale, rivela tutta la portata della figura di frère Roger per la Chiesa del XX secolo. Dalla Seconda guerra mondiale al Concilio Vaticano II, dalle contestazioni giovanili del ’68 alla caduta del comunismo, Sabine Laplane traccia il ritratto di un protagonista dell’ecumenismo, che ha saputo indicare ai giovani – e non solo – la via di un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” più attuale che mai.

Al Parco archeologico del Colosseo la mostra Penelope

Al Parco archeologico del Colosseo la mostra PenelopeRoma, 17 set. (askanews) – Il Parco archeologico del Colosseo promuove la mostra Penelope, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, con l’organizzazione di Electa.


Aperta negli spazi delle Uccelliere farnesiane e del Tempio di Romolo, l’esposizione – attraverso circa cinquanta opere – ripercorre il mito e la fortuna della figura di Penelope che giunge a noi, dalla remota età in cui affondano i poemi omerici, attraverso due tradizioni ugualmente potenti: quella letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva. Il suo personaggio ha attraversato i millenni e popolato il nostro immaginario legandolo a un ideale normativo della donna, fedele al marito Ulisse e saggia custode della sua dimora-reggia a Itaca, ubbidiente perfino al figlio Telemaco appena ventenne. Ma a renderla affascinante sono la sua determinazione, la sua resistenza e capacità di sognare.


All’interno del percorso espositivo anche un omaggio a Maria Lai, artista che ha messo al centro del suo lavoro le materie tessili, in collaborazione con l’Archivio e la Fondazione Maria Lai. Alla mostra si accompagna il catalogo pubblicato da Electa, concepito, per la ricchezza dei contributi affidati ai maggiori specialisti con focus su vari aspetti e cronologie, come un volume esauriente ? e ancora mancante nel panorama editoriale ? sulla figura mitica eppure così attuale di Penelope e sulla sua fortuna nella cultura occidentale fino ai giorni nostri.


Electa, inoltre, riedita nella collana Pesci Rossi Le ragioni dell’arte (2002), dialoghi tra Giuseppina Cuccu e Maria Lai nati da temi e argomenti che l’artista aveva proposto come materia didattica per l’infanzia. In occasione della mostra il Parco archeologico del Colosseo promuove il programma di incontri Esistere come Donna. Dialoghi e lezioni su donne, artiste, battaglie e archetipi femminili ideato e realizzato da Electa con Fondazione Fondamenta e con Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni. Gli incontri si terranno nel Foro Romano presso la Curia Iulia, a partire dal 21 settembre, e fino a dicembre.

Presentata la nuova stagione del Teatro Brancaccio di Roma

Presentata la nuova stagione del Teatro Brancaccio di RomaRoma, 17 set. (askanews) – Il teatro Brancaccio di Roma ha presentato la nuova stagione teatrale 2024-2025. Una stagione che si preannuncia ricca di emozioni, novità e graditi ritorni, in un percorso che si snoda tra grandi musical, irriverenti stand up comedy, mattatori del one man/woman show, danza contemporanea, memorabili concerti, divulgatori di successo e artisti socialmente impegnati. Vi invitiamo a vivere questa stagione “iconica” per un’esperienza unica, immergendovi in storie straordinarie che sapranno emozionare, far riflettere e intrattenere grandi e piccoli, regalando momenti indimenticabili.


B ICONIC! – È dunque, il claim del 2024-25 del Teatro Brancaccio, che mantiene saldamente il suo rapporto con il territorio, per un teatro popolare che possa arrivare alla gente; anello di un progetto culturale pluriennale che unisce spazi distinti e diversi, come la sala Umberto, le tre sale rinnovate dello Spazio Diamante, di prossima apertura e il polo formativo Spazio Impero. Un enorme impegno di tutti: dipendenti, collaboratori, docenti, attori e tecnici scritturati oltre al reparto creativo. Insieme, abbiamo rafforzato il centro di produzione teatrale – CPT – denominato- Viola Produzioni che nel triennio 2022/2024 ha realizzato 24.421 giornate lavorative di produzione.


“Siamo onorati di servire la città di Roma, la Comunità di migliaia di persone che vive la nostra proposta culturale e coloro che beneficiano economicamente partecipando all’indotto creato – sottolinea Alessandro Longobardi, direttore artistico e produttore -. Ringraziamo il MIC per il sostegno dato, il Sindaco di Roma in qualità di Presidente della Fondazione Brancaccio, che persegue lo scopo di assistere persone temporaneamente in difficoltà; a tal proposito attiveremo alcuni eventi per raccogliere fondi a supporto della mission statutaria della Fondazione”. “Ricordiamo che la cultura cura, come testimonia il Report 67 pubblicato dall’OMS. Prosegue la nostra attività nel sociale – sottolinea – con i progetti per le scuole, per i detenuti e per l’inclusione e l’integrazione sociale dei minori, per la formazione professionale. Stiamo studiando come migliorare l’accoglienza degli spettatori con disabilità distinte”.


Ecco alcuni tra i nomi presenti in stagione: Lorella Cuccarini, Giovanni Scifoni, Neri Marcorè, Claudio Castrogiovanni, Virginia Raffaele, Gió Di Tonno, Vittorio Matteucci, Simone Cristicchi, Amara, Mario Biondi, Marco Paolini, Barbara Cola, Garrison Rochelle, Edoardo Ferrario, Michela Giraud, Dario Ballantini, Giorgio Montanini. E poi registi come: Giorgio Gallione, Marco Simeoli, Giuliano Peparini, Luciano Cannito, Piero Di Blasio, Federico Tiezzi.

Simone Zafferani, reading di poesie a Casa Vuota

Simone Zafferani, reading di poesie a Casa VuotaRoma, 17 set. (askanews) – Stanze di pittura e stanze di parole: di un vivace scambio fra le arti è fatta la malia che seduce il pubblico dei visitatori di Casa Vuota, lo spazio espositivo domestico del quartiere Quadraro in via Maia 12 a Roma, dove domenica 22 settembre 2024 alle ore 18 Simone Zafferani è protagonista di una lettura di poesie, in occasione del finissage della mostra La dolce vita del pittore romano Michele Bellini, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.


Michele Bellini espone ritratti di persone senza dimora che vivono per le strade della Città Eterna e con i loro volti e le loro storie si trova a dialogare, letta ad alta voce, la scrittura di Simone Zafferani. ‘Il tema della mostra mi è molto caro – spiega Zafferani – e per questo ho scelto di leggere alcune poesie dedicate a Roma e in particolare alla cura e all’occupazione degli spazi nella città. Lo scorso anno è uscito per le edizioni d’arte Aliud un volume con mie poesie in dialogo con opere dell’artista Elena Molena. Il libro ha titolo Cartoline post urbane e ha a che fare proprio con alcune visioni della città e delle presenze, più o meno visibili, che la attraversano’. Nato a Terni nel 1972, Simone Zafferani vive a Roma. A partire dagli anni Novanta, sue poesie sono uscite in riviste, antologie, plaquette ed edizioni d’arte. Ha pubblicato i libri di poesia Questo transito d’anni (2004), vincitore del premio “Lorenzo Montano” 2006; Da un mare incontenibile interno (2011), finalista ai premi “Sulle orme di Ada Negri” 2012 e “Laurentum” 2012; L’imprevisto mondo (2015); L’ora delle verità (2023), vincitore del premio “Giulio Angioni” 2023. Ha scritto insieme a Paolo Camilli il testo teatrale Per colpa di un coniglio. Collabora con alcune riviste letterarie occupandosi di poesia contemporanea.


LA MOSTRA DI MICHELE BELLINI – Dare, attraverso la pittura, una dimora a chi una dimora non ce l’ha. È questa la sfida che si propone la mostra La dolce vita di Michele Bellini, che presenta un ciclo organico di lavori pittorici realizzati nell’ultimo anno, profondo, sentito e dai contenuti originali, che veste su misura le pieghe più intime del corpo di Casa Vuota. Al centro l’artista pone sei ritratti a grandezza naturale, oli su tela, che vengono accompagnati da altri dipinti, bozzetti e disegni a carboncino. ‘I protagonisti dei ritratti – spiegano i curatori della mostra Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – si chiamano Massimo, Vittoria, Angelina, Staneva, Leonardo e Paolo e sono sei tra le tante persone che vivono sotto il cielo di Roma senza avere un domicilio stabile. Michele Bellini fa la loro conoscenza attraverso Binario95, un polo sociale di accoglienza per persone prive di dimora con il quale ha iniziato una collaborazione, organizzando dei laboratori di pittura con la mediazione degli operatori del centro. Nei laboratori, guardati dapprima con qualche diffidenza e poi via via sempre più partecipati, la pittura diventa uno strumento di comunicazione e di scambio. Lungo il percorso di conoscenza reciproca tra il pittore e i suoi studenti, la fiducia e la complicità diventano così profonde da portare gli studenti a diventare modelli e a posare per Casa Vuota, offrendo il loro corpo e le loro stesse vite – per loro le cose più preziose, tutto quello che hanno – allo sguardo indiscreto della pittura e trovando così, idealmente, il loro posto nello spazio sublimato di una mostra e nel tempo non enumerabile dell’esperienza estetica. E qui altri sguardi, quelli dei fruitori, li incontreranno, attivando nuove relazioni, nuovi incontri, nuovi dialoghi e nuovi spostamenti di senso, mettendo in discussione soggetti, oggetti, spazi e modi dei discorsi possibili intorno all’abitare, all’uso dei corpi, all’esercizio della libertà e all’autodeterminazione, a quello che chiamiamo casa e alla definizione di limiti, confini e orizzonti’.


‘Massimo, Vittoria, Angelina, Staneva, Leonardo e Paolo – scrivono Del Re e de Nichilo – trovano a Casa Vuota, con la pittura di Michele Bellini, la casa che non hanno. Bellini li chiama pittoricamente per nome, si immerge nella loro vita – una dolce vita nonostante tutto – e li porta ad abitare con sé in quella grande casa che è la pittura stessa, usando le stanze di Casa Vuota come pretesto per scrivere un nuovo capitolo del suo progetto artistico dedicato alla vita, raccontata attraverso la materia e i volti della vita stessa, già iniziato con il ciclo di dipinti intitolato Gente in metropolitana da lui portato avanti dal 2014 al 2018, che nasceva da scatti fotografici rubati a ignari viaggiatori. È una pittura che manifesta una vocazione per i temi sociali, che si guarda intorno e non si limita alla contemplazione di circoscritto panorama autoreferenziale. L’attenzione che ha per gli altri, il desiderio di mettersi in ascolto e di farsi portatore delle vite altrui si traduce, per Bellini, nella pratica del ritratto. I suoi sono ritratti anche quando non sono ritratti, anche quando l’oggetto della pittura è una stanza dell’associazione in cui avvengono le lezioni o una natura morta, perché Michele Bellini è profondamente vocato alla pratica del ritratto e ha raffinato in esso tutti i modi più persuasivi e peculiari della sua espressione’. ‘Il titolo felliniano rende palese l’omaggio a Roma, ai suoi abitanti, alle sue strade e alle sue storie. Di questa Roma sospesa tra magnificenza e decadenza Michele Bellini è perdutamente innamorato, così come è innamorato della pittura e dei pittori, con una particolare predilezione per il realismo e la ritrattistica sviluppata a cavallo tra XVII e XIX secolo, di cui è raffinato conoscitore e consapevole cultore. La pittura di Bellini si nutre di pittura e nelle sue opere si colgono riferimenti espliciti o inconsci a quadri del passato che ha ammirato e studiato e che conosce così bene da fare propri con un gesto non citazionistico, ma vivificante, sorgivo, medianico. In virtù della sua poderosa memoria visiva e artistica, a Casa Vuota riecheggiano nei ritratti di Bellini il Menippo di Diego Velázquez, la Carmencita di John Singer Sargent, il Gilles di Antoine Watteau, la Giuditta di Gustav Klimt e ancora, nell’unica scena di interno esposta, intitolata L’accoglienza, un sussurro che parla di Angelo Morbelli e di Telemaco Signorini. A volte Michele Bellini ritrova nei suoi modelli le pose dei capolavori che lo ispirano, altre volte il processo di costruzione dell’immagine semplicemente si affida, per parlare, alla lingua che lui meglio conosce, ossia la pittura stessa. In ogni caso, non c’è finzione nel suo offrirsi attraverso la materia viva della pittura, ma una profonda e rispettosa onestà’.


Dichiara Michele Bellini: ‘È stato un lavoro davvero intenso, sotto ogni punto di vista, e mi ha segnato e formato come nessuna esperienza simile in passato. La serie di lavori che ho realizzato per Casa Vuota mi ha permesso di comprendere quanto necessari (nonché contradditori) siano l’identificazione nei temi che un artista vuole narrare e il distacco da essi. Mi sto ancora chiedendo cosa ho fatto, come è andata e che cosa avessi da dire su uno dei soggetti più trattati nella storia dell’arte. Le domande sono maggiori delle risposte, ma per me questo progetto è importante perché ho sempre sentito un’affezione verso chi ha meno da offrire e ho scelto di ritrarre queste persone nel modo in cui di solito la pittura che ho amato ritraeva la nobiltà. Per anni, passando per via Marsala, mi capitava di vedere file di persone in attesa davanti ai cancelli di Binario95 e mi sono sempre chiesto come avrei potuto avvicinarmi a loro. Mi attira l’umano, l’umanità e la mia idea è di nobilitare le persone attraverso ritratto, dare loro dignità attraverso una pittura “onesta”. A questa gente bisognosa la pittura che ho portato è un gesto paradossale, come paradossale è il titolo della mostra. La pittura non è un fine, ma un terreno comune che mi ha permesso di confrontarmi con loro e di costruire un rapporto. E questa relazione io la restituisco nelle forme della pittura, mostrando la realtà che ho incontrato con onestà. Viste tutte insieme, le opere della mostra rappresentano la vita e se c’è una cosa che voglio raccontare con la mia pittura è la vita, descrivere la vita attraverso queste facce e queste persone. Mi sono identificato nella loro condizione di smarrimento che avverto come familiare, nell’impossibilità di riuscire a trovare un posto nel mondo. Io trovo il mio posto solo quando sono davanti al cavalletto. E tutti noi insieme lo troviamo oggi a Casa Vuota’.

”Prendila così”, su Rai Radio2 Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo

”Prendila così”, su Rai Radio2 Diletta Parlangeli e Saverio RaimondoRoma, 17 set. (askanews) – “Prendila Così”, l’appuntamento quotidiano con i “”arlamondo”, ovvero Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo, in diretta dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 15.30 su Rai Radio2, al canale 202 del Digitale terrestre e Tivùsat, su RaiPlay e RaiPlay Sound.


Un bilancio e un rilancio della giornata in corso attraverso notizie, ospiti e commenti sull’attualità, conditi con l’ironia e il buonumore che contraddistingue la coppia. Un filo diretto con gli ascoltatori per – vista l’ora – un censimento dei riposini, in un racconto semi-serio del pomeriggio degli italiani: da chi lavora part-time a chi è a fine turno, o ancora chi è alle prese con figli e nipoti per i compiti per il giorno dopo. E poi giochi, piccoli quiz e una finestra con il Gr2 per anticipare ogni giorno “una notizia buona e una cattiva”. Rai Radio2 è sempre in diretta su tutte le piattaforme: radio e TV (al canale 202 del Digitale terrestre e Tivùsat), su RaiPlay e RaiPlay Sound in diretta streaming e con clip on demand, oltre a tutti i Social del canale sugli account di @rairadio2.


Programma a cura di Laura Zullo, regia di Savino Bonito. In redazione Giulia Fiore Coltellacci.

Roma, si chiude Festival della Sostenibilità, i premi di Contesteco

Roma, si chiude Festival della Sostenibilità, i premi di ContestecoRoma, 17 set. (askanews) – Si è conclusa a Roma la quinta edizione di Fai la Differenza, c’è… Il Festival della Sostenibilità, inaugurata il 13 luglio scorso presso il Centro Commerciale Euroma2, con due appuntamenti che si sono svolti il 16 settembre, presso il centro Uffici Cardo nella Capitale: l’incontro/workshop Le buone re-azioni e la consegna dei riconoscimenti agli artisti e appassionati di riciclo creativo che hanno partecipato a ContestEco 2024, il contest d’arte e design sostenibile più eco del web – oggi free press Metro Award. L’iniziativa conclude il calendario di appuntamenti che ha proposto, tra l’altro, tre mostre: quella fotografica “Obiettivo Terra – Il meraviglioso patrimonio geologico italiano”, quella delle opere finaliste di “Contesteco 2024”, e quella di “Contesteco Exhibition”.


L’incontro/workshop Le Buone Re-Azioni nasce nel lontano 2012 dall’esigenza di creare uno spazio di confronto e riflessione per comprendere meglio, attraverso esperienze, storie e racconti concreti, in che modo si evolvessero e cosa significassero parole come sviluppo sostenibile, transizione ecologica e economia circolare, e per poter ben descrivere il presente e il futuro di chi opera verso questa direzione. In questa edizione, inoltre, si è cercato anche di approfondire temi quali parità di genere e destrutturazione degli stereotipi di genere. Sono intervenuti la Dr.ssa Mariangela Garofalo – presidente Associazione culturale Percorsi di Crescita; Valerio Galeotti, CNA Roma, Stefano Bernardini, giornalista, founder del progetto Fai la Differenza, c’è… Il Festival della Sostenibilità; i responsabili dell’impresa sociale per l’inserimento lavorativo di soggetti fragili Kore, rappresentati da Ilaria Marini; la fotografa Francesca Leonardi; la Prof.ssa Orsola Gallo e i ragazzi della IV Liceo Scientifico di Bracciano, che hanno presentato i risultati del progetto “E tu di che genere sei”.


Il giornalista Salvo Cagnazzo ha poi consegnato lo Special Award Uozzart 2024 all’artista Stefano Spolverini per la sua “Antropoplastocene”. A seguire i riconoscimenti ufficiali, divisi tra Appassionati d’Arte e di Riciclo Creativo e Artisti Professionisti. A consegnarli le co-presidenti della giuria qualificata Simona De Santis, giornalista del Corriere della Sera e Alessandra Rossi, giornalista Rai. Per la categoria Artisti Professionisti, primo posto a l’IC Milani di Caivano con il video “Aliens: life from silicon”; secondo e terzo posto, invece, rispettivamente a Stefano Spolverini per la sua “Antropoplastocene” e a Laura Buffa con l’opera “Ufo e getto”. Questi, invece, i vincitori della categoria Appassionati d’Arte secondo la giuria dei social: dal primo al terzo posto, Alessandro Alfano con la foto “In attesa di un futuro sostenibile”; Pietro Garbo con la foto “L’auspicio di pace ed unione racchiusi in un abbraccio che protegge il sole di un tramonto preludio di un’alba di pace”; Roberta Recanatesi con l’opera “Nave spaziale”.

Un francobollo per l’Italia Paese Ospite d’onore alla Buchmesse

Un francobollo per l’Italia Paese Ospite d’onore alla BuchmesseMilano, 17 set. (askanews) – Un francobollo dedicato all’Italia Ospite d’Onore alla Fiera del Libro di Francoforte 2024: si è tenuta nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy la cerimonia di emissione, si tratta di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”.


Il francobollo, prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e distribuito da Poste Italiane, ripropone il logo della partecipazione con il motto “Radici nel futuro” e i colori del tricolore rappresentati in un libro aperto da cui nasce un germoglio, simbolo di crescita e in grado di proiettare verso il futuro. Il foglietto ritrae Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, due giganti della nostra letteratura nonché ‘padri’ – in epoche diverse – della lingua italiana, impegnati a sorreggere un libro in cui è incastonato il francobollo. L’immagine simboleggia idealmente il collegamento tra due mondi diversi ma non paralleli quando si parla di cultura: passato e futuro. “I francobolli storicamente viaggiano e fanno viaggiare. Per questo sono grato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e a Poste Italiane per l’emissione, la produzione e la distribuzione di questo esemplare che conserverà e proietterà nel tempo lo straordinario viaggio dell’Italia Ospite d’Onore alla Buchmesse di Francoforte. Spero che il francobollo dedicato a questa storica partecipazione possa rappresentare un ulteriore invito a scoprire e condividere la bellezza della lettura”, ha dichiarato il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell’Italia, quale Paese d’onore, alla Fiera del Libro di Francoforte 2024, Mauro Mazza.


Durante la cerimonia di presentazione sono intervenuti il ministro Adolfo Urso, il commissario straordinario Mauro Mazza, responsabile Marketing della Filatelia di Poste Italiane Poste Italiane Giacomo Pacchioni, il membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Flavia Scarpellini. Presente anche il presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti. Le conclusioni sono state affidate al ministro della Cultura Alessandro Giuli. La 76esima edizione della Buchmesse di Francoforte si terrà dal 16 al 20 ottobre. Alla partecipazione dell’Italia come Ospite d’Onore stanno collaborando numerose istituzioni e partner, tra cui il ministero della Cultura, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il ministero dell’Agricoltura, l’ambasciata d’Italia a Berlino, ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il Centro per il libro e la lettura e l’Associazione Italiana Editori che ha curato il programma letterario e professionale.

Chiara Valerio: sono una lettrice, ma non provate a incasellarmi

Chiara Valerio: sono una lettrice, ma non provate a incasellarmiMantova, 17 set. (askanews) – Chiara Valerio è una delle intelligenze della cultura italiana: mobile, scientifica, diretta. Dopo il successo di “Chi dice e chi tace”, torna in libreria per Einaudi un suo romanzo del 2009, “La gioia piccola d’esser quasi salvi”, che era anche sugli scaffali della libreria di Festivaletteratura a Mantova.


“Credo che questo ‘quasi salvi’ al netto del verso di Amelia Rosselli da cui è preso – ha detto la scrittrice ad askanews – significa che si può galleggiare nonostante un sacco di ferite, nonostante un sacco di pesi, nonostante un sacco di zavorre e che la salvezza in fondo non è una cosa per sempre, ci si può salvare per un poco e poi di nuovo tornare a essere non salvati, quindi questo sì. Sono contenta che il libro sia stato ripubblicato adesso, dopo che ‘Chi dice e chi tace’ ha portato Scauri sulla bocca e nei pensieri di un sacco di persone”. Molti lettori portano anche molte attenzioni e le prese di posizione pubbliche di Chiara Valerio sono seguite quanto i suoi libri, da ammiratori e, ovviamente, detrattori. Ma se le chiediamo di dire chi si sente oggi come autrice e come persona, la risposta è da scienziata: “Io purtroppo – ci ha spiegato – di mio rifuggo alle definizioni: tutti quegli anni a studiare matematica pensando che le definizioni ti diano la possibilità di comprendere il mondo, invece ti danno la possibilità di definirlo, e dopo semplicemente questo: di segnare una cinematica, poi una volta che hai segnato i posti, le definizioni danno la possibilità di definirlo un po’ tautologico, però non ti danno la possibilità di comprenderlo, ma in qualche modo di muoverti dentro. Poi la comprensione ha a che fare più con il corpo, con il movimento, con l’incontro con le altre persone… quindi io dalle definizioni sfuggirei sempre, però lettrice me lo tengo come definizione”.


Lettrice, ecco, alla fine, per fortuna, si torna sempre lì, in quello che è uno spazio di libertà estrema, nel quale Chiara Valerio si muove fedele e anarcoide, come Cioran, anche verso se stessa. “L’idea di dover corrispondere a un tema – ha concluso – mi fa inquietudine. A me piace pensare e mi piace pensare di poter cambiare idea; mi piace pensare che non esista una posizione definitiva rispetto a una questione, ma che si possa continuare a discutere; mi piace pensare che ci sia qualcosa, svoltando l’angolo su una concezione per esempio su Virginia Woolf solidissima, che mi viene smentita. Ecco io in fondo cerco la smentita, cercando la smentita non posso godere diciamo delle posizioni di primazia percepita, mitomanica o attribuita che ho”. Le interviste a un certo punto finiscono, ed è giusto così. Però alle volte è davvero un peccato. (Leonardo Merlini)