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Roma, 3, 5 e 6 agosto Filosofie sotto le stelle allo Stadio Palatino

Roma, 3, 5 e 6 agosto Filosofie sotto le stelle allo Stadio PalatinoRoma, 24 lug. (askanews) – Nella settimana in cui Roma diventerà la Capitale mondiale della Filosofia ospitando per la prima volta il World Congress of Philosophy, si accenderanno le luci sullo Stadio Palatino, nel Parco Archeologico del Colosseo, per tre serate a ingresso gratuito – il 3, il 5 e il 6 agosto – con “Filosofie sotto le stelle”, evento speciale promosso da Roma Capitale.


La manifestazione, parte integrante dell’Estate Romana 2024, è realizzata in concomitanza con il XXV World Congress of Philosophy – Rome 2024, organizzato dalla International Federation of Philosophical Societies (FISP), dalla Società Filosofica Italiana (SFI) e da Sapienza Università di Roma e ospitato dal 1° all’8 agosto nella città universitaria della Sapienza Università di Roma. A distanza di 125 anni dalla prima edizione di Parigi nel 1900, il congresso raggiungerà Roma per la prima volta e l’Italia per la quarta volta (dopo Bologna nel 1911, Napoli nel 1924 e Venezia nel 1958), unico paese al mondo a vantare questo primato. L’intento di “Filosofie sotto le stelle” – evento gratuito aperto a tutti, congressisti ma anche cittadini e turisti – è quello di ampliare la portata del dibattito congressuale di quest’anno – incentrato sul tema La filosofia attraversa i confini – conferendo una dimensione pubblica alla riflessione intellettuale e al pensiero critico. Per tre serate si oltrepasseranno i confini della Città Universitaria per raggiungere lo Stadio Palatino, scenario che ha da poco salutato il successo di Letterature Festival Internazionale di Roma da cui “Filosofie sotto le stelle” riceverà il testimone in una staffetta ideale dedicata all’approfondimento e alle scienze umanistiche.


A fare da ulteriore ponte tra letteratura e filosofia sarà l’ospite speciale della prima serata, sabato 3 agosto, Joyce Carol Oates (Princeton University), scrittrice statunitense nonché poetessa, drammaturga e docente universitaria che aprirà la manifestazione con un suo testo inedito, una conversazione con Fabrizia Giuliani (Sapienza Università di Roma) e un momento di confronto con il pubblico. Seguiranno nei giorni successivi gli interventi di altri prestigiosi ospiti: docenti, scrittori e filosofi di fama nazionale e internazionale come Yuk Hui (Erasmus University, Rotterdam), David Chalmers (New York University), Maximo Ibarra (Engineering Ingegneria), Nathalie Tocci (Acea, IAI), Maurizio Ferraris (Università di Torino) e Sofia Bonicalzi (Università di Roma Tre) ai quali si affiancheranno gli intermezzi musicali di Archivio Futuro, Teho Teardo e del duo composto da Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini. Durante le tre serate – aperte a tutti – verranno declinate tre differenti tracce tematiche. Nella serata di apertura di sabato 3 agosto, si parlerà di Ispirazione e sarà proprio Joyce Carol Oates a intrattenere la platea con un testo sul tema. In dialogo con lei durante la serata Fabrizia Giuliani, docente di Filosofia del linguaggio presso la Sapienza Università di Roma e autrice di numerosi saggi sul tema della comunicazione, del rapporto tra linguaggio, etica e politica e sugli studi di genere. A fare da contrappunto sonoro l’esibizione nell’arco della serata di Archivio Futuro, il duo composto da Lorenzo BITW e Danilo Menna che sperimenta sonorità psichedeliche, fatte di beat house e garage incrociate a traiettorie jazz e prog-rock.


Il secondo appuntamento, in programma lunedì 5 agosto, avrà come titolo Oltre la natura e si aprirà con la partecipazione di Yuk Hui, docente di Filosofia alla Erasmus University di Rotterdam e tra i fondatori del Research Network for Philosophy and Technology, considerato uno dei più importanti teorici della tecnologia digitale, vista attraverso la rilettura del pensiero tradizionale cinese e di filosofi asiatici. A seguire, interverrà Nathalie Tocci, politologa, editorialista, direttore dell’IAI-Istituto Affari Internazionali e amministratore non esecutivo e indipendente di Acea. I suoi interessi scientifici spaziano dall’integrazione e dalla politica estera europea ai temi legati al Medio Oriente e all’Europa orientale, passando per le relazioni transatlantiche, il multilateralismo, la risoluzione dei conflitti, fino ad arrivare alle problematiche legate all’energia e al clima. Insieme a loro, a salire sul palco con un proprio testo e a svolgere il ruolo di moderatore, ci sarà Maurizio Ferraris, ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, dove dirige il LabOnt – Laboratorio di ontologia. È anche direttore della Rivista di Estetica e codirettore di Critique e della Revue francophone d’esthétique. L’intervento musicale della serata è affidato al talento di Teho Teardo, musicista e compositore, protagonista di prestigiose collaborazioni in ambito musicale e autore di numerose colonne sonore di successo che gli hanno consentito di conseguire riconoscimenti prestigiosi come il David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone. Il terzo e ultimo appuntamento di martedì 6 agosto, dal titolo Menti, vedrà la partecipazione di David Chalmers, docente di Filosofia e Scienze neurali alla New York University e codirettore, presso lo stesso ateneo, del Center for Mind, Brain, and Consciousness che porterà sul palco la sua esperienza nei campi della filosofia della mente, delle scienze cognitive, della filosofia del linguaggio, della metafisica e della epistemologia. Insieme a lui Maximo Ibarra, ceo e direttore generale di Engineering Ingegneria Informatica SpA nonché docente di Marketing e Digital Marketing presso l’Università & Business School Guido Carli Luiss di Roma i cui campi di interesse si concentrano sulle nuove tecnologie, sull’intelligenza artificiale e sull’extended reality. A portare un suo contributo e a fare da ideale moderatrice della serata sarà Sofia Bonicalzi, professoressa associata presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università di Roma Tre, dove insegna Antropologia filosofica, Etica e scienze cognitive, Neuroetica, Questioni di filosofia morale. Gli intermezzi musicali dell’ultima serata saranno affidati al duo costituito da Rodrigo D’Erasmo, violinista, polistrumentista, compositore, arrangiatore e produttore di formazione classica, protagonista di numerose collaborazioni internazionali e dal 2008 legato agli Afterhours e Roberto Angelini, cantautore, musicista e produttore, con all’attivo numerosi album e numerose collaborazioni nel mondo musicale ma anche in ambito cinematografico e televisivo.


Le serate avranno inizio alle ore 21, con accesso allo Stadio Palatino dalle ore 20.30 (via di San Gregorio 30). Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito senza prenotazione fino ad esaurimento posti.

In libreria, “Billy il cane” di Alberto Rollo

In libreria, “Billy il cane” di Alberto RolloRoma, 23 lug. (askanews) – Il 3 settembre uscirà per Ponte alle Grazie “Billy il cane”, il nuovo romanzo di Alberto Rollo.


Tra gli ontani, gli aceri, i castagni e le balze erbose dell’estate, Billy il Cane si muove non visto verso una meta che conosce lui solo: ha consumato il suo tempo. Si sottrae fieramente al consorzio umano, come la sua profonda ferinità gli impone. I suoi tutori lo cercano e lui, fratello della notte, inciampa con la memoria nella sua vita da cane: rivede l’infanzia disgraziata, l’ingresso nella casa del balzano terzetto dei suoi tutori che lo hanno strappato alla strada, la biblioteca del tutore dove ha ‘assaggiato’ la carta di tanti libri e per osmosi ha imparato la sua lingua. E poi le sfide, le risse, i morsi, gli amori e soprattutto la rabbia che sempre ha abitato il suo bellicoso cuore smargiasso, impaziente di avanzare nel mondo. Il piccolo cane con la lettera maiuscola se ne va, con le orecchie di velluto puntate verso il cielo, per continuare a sentire tutto, eterno come eterne sono le vite di chi ha molto vissuto. Alberto Rollo, nato a Milano, è scrittore, critico, traduttore e figura significativa dell’editoria italiana. Operatore culturale, grande appassionato di musica, è traduttore, fra gli altri, di Jonathan Coe, Steven Millhauser, Truman Capote, Henry James. Ha pubblicato Un’educazione milanese (2016, finalista al Premio Strega 2017), L’ultimo turno di guardia (2020, Premio internazionale L’Aquila, terna finalisti Premio Napoli) e Il miglior tempo (2021)

Donne ribelli che hanno fatto la storia della Biennale Danza

Donne ribelli che hanno fatto la storia della Biennale DanzaVenezia, 23 lug. (askanews) – Una mostra fotografica che ricostruisce la storia delle donne che hanno infranto le regole alla Biennale Danza: a Ca’ Giustinian, in occasione del 18esimo Festival internazionale di Danza contemporanea, è aperta l’esposizione “Iconoclasts”, curata da Wayne McGregor in collaborazione con Elisa Guzzo Vaccarino e l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia.


Con un allestimento a specchio che mette ancora più in risalto il gioco di riflessioni che la danza innesca con il pubblico, la mostra attraversa un secolo di storie e di artiste eccezionali come Pina Bausch, la danzatrice a cui si deve la rinascita della danza moderna tedesca e del teatro-danza, cui è stata dedicata una importate retrospettiva dalla Biennale Teatro, oppure Martha Graham, madre della modern dance americana, e fondatrice quasi un secolo fa della Martha Graham Dance Company, ancora oggi una delle più importanti compagnie nel mondo. Le immagini sono frammenti di un discorso culturale condotto con il corpo, che da Isadora Duncan porta fino a Meredith Monk e alle donne che sono tate direttrici artistiche della Biennale Danza, nata nel 1999 e guidata da Carolyn Carlson, a cui poi sono seguite Karole Armitage nel 2004 e Marie Chouinard, danzatrice e coreografa canadese, dal 2017 al 2020. Tutte direttrici che hanno portato tantissime interpreti e autrici dell’arte coreografica.


Una sezione poi si sofferma sulle artiste premiate con i Leoni d’oro o d’argento, e qui troviamo vere e proprie leggende artistiche come Simone Forti o Germaine Acogny, ma anche danzatrici più giovani come Rocio Molina, solo per citare qualche nome.

Biennale Danza, Cristina Caprioli: la coreografia come scambio

Biennale Danza, Cristina Caprioli: la coreografia come scambioVenezia, 23 lug. (askanews) – Cristina Caprioli è una coreografa che ha influito “in modo silenzioso, ma sostanziale, su svariate generazioni” di danzatori. Anche per questo motivo è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza 2024 di Venezia. Secondo il direttore artistico Wayne McGregor il lavoro di Caprioli, nata e formatasi in Italia, ma ora basata a Stoccolma in Svezia, svela “l’eccezionale qualità e integrità di un processo creativo a tutto tondo”. E porta con sé una forte componente di pensiero. L’abbiamo incontrata pochi minuti prima della cerimonia per la consegna del Leone d’oro. “Secondo me la danza – ha detto ad askanews – porta al ragionamento, al pensiero, ti apre la porte e finestre verso un pensiero critico, un pensiero politico e alla poetica”.


Tra gli spettacoli portati in Biennale quest’anno c’è “Deadlock”, storia di fantasmi che si risolve in una “fuga nell’indisciplinato”, all’insegna di una “coreografia spericolata” che genera una danza che è anche emozione estetica. “La danza è senz’altro qualcosa che, secondo me ha valore in sé, è fine a se stessa e ha valore in sé – ha aggiunto Cristina Caprioli – però questo valore viene in vita, vive solo quando è in scambio con, non dico con il pubblico, proprio con l’altro, non tanto come spettacolo, ma proprio come scambio sia tattile e fisico, e anche di poetica e di pensiero”. Secondo la coreografa il corpo umano è “portatore di cultura, capace di linguaggio articolato e ragionamento astratto”, per questo lo pone al centro del proprio lavoro. Ed è anche un corpo politico, oggi più che mai. “È un momento molto difficile – ha concluso l’artista – vorrei dire e io penso che la danza può contribuire, non intendo dire che la danza riesce a cambiare le cose, il mondo è quello che è, però se tu ti dedichi alla danza, oppure se ricevi la danza, avrai delle sensazioni che possono informare il resto della tua vita, a livello di sistema di convivenza, civile ma anche spirituale”.


Una spiritualità profonda, concreta e corporea, che sembra attraversare, come un’idea ribelle e affascinante, tutta la Biennale Danza.

Biennale Danza, consegnati i Leoni e Caprioli e Harrell

Biennale Danza, consegnati i Leoni e Caprioli e HarrellVenezia, 21 lug. (askanews) – Sono stati consegnati nel corso della cerimonia a Ca’ Giustinian i due principali premi della 18esima edizione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, in programma fino al 3 agosto. Intitolato “We Humans”, il festival è diretto per il quarto anno da Wayne McGregor, e ha visto l’assegnazione del Leone d’oro alla carriera a Cristina Caprioli, danzatrice, coreografa, teorica sperimentale, accademica e curatrice italiana, ma da anni basata a Stoccolma, che con i suoi lavori esprime un’idea di coreografia come “discorso critico in continuo movimento”, in cui l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione. Alla Biennale Danza 2024 ha portato diversi lavori: “Deadlock”, “Flat Haze”, “Silver ” ai quali si aggiunge “The Bench”, che Cristina Caprioli stessa, facendosi mentore d’eccezione, creerà per e con i danzatori e coreografi selezionati di Biennale College. “E’ un giorno incredibile – ha detto Caprioli dal palco – e un giorno nel quale voglio ringraziare tutti quelli che lavorano ogni giorno con me”. E poi, rivolgendosi a McGregor, ha detto: “Wayne, ti sei reso conto di cosa hai fatto? Sono stata veramente veramente sorpresa, non avrei mai pensato di ricevere un premio di questo tipo”.


Il Leone d’argento è andato invece al coreografo statunitense Trajal Harrell, che ha portato le sue creazioni tanto in luoghi d’arte come in festival e teatri, fra cui MoMA, Stedelijk Museum, Biennale di San Paolo, Biennale di Gwangju, Festival di Avignone, The Kitchen di New York. Harrel ha inaugurato il festival e lo concluderà, rispettivamente con gli spettacoli “Sister or he Buried the body” e “Tambourines”. Due lavori esemplari di quella “archiviazione fittizia” con cui Harrell rigenera materiale storico e forme della danza pre-esistenti, all’insegna di una idea di “comunione” molto forte tra i danzatori e il pubblico.

I sogni a occhi aperti di Artissima, fiera della scoperta

I sogni a occhi aperti di Artissima, fiera della scopertaTorino, 20 lug. (askanews) – Una fiera di arte contemporanea che vive all’interno del movimento e che si caratterizza per la profonda consapevolezza del valore culturale che si affianca a quello commerciale. La 31esima edizione di Artissima, che si terrà a Torino dall’1 al 3 novembre, ci è stata raccontata, nella sua costruzione, dal direttore Luigi Fassi. “Quest’anno abbiamo 189 gallerie partecipanti, provenienti da 34 Paesi e quattro continenti – ha detto ad askanews – quindi c’è più che mai il dato ormai tradizionale degli ultimi anni, una partecipazione estremamente diffusa, capillare in termini geografici, geopolitici per quanto riguarda la provenienza delle gallerie e quindi la capacità della fiera di raccontare davvero l’emergenza dell’arte contemporanea nel modo più ampio”.


Le nuove geografie sono ospiti di Artissima, in particolare attraverso due aree dedicate al Sud America e all’Est Europa, ma tra le caratteristiche del 2024 c’è anche una tipologia diversa di proposte dei galleristi. “Ci sono diversi elementi interessanti all’interno del dato meramente numerico delle 189 gallerie partecipanti – ha aggiunto il direttore -. Penso ad esempio a come quest’anno vi siano 66 presentazioni di solo show all’interno della fiera. Quindi un terzo delle gallerie hanno scelto la modalità del solo show, della mostra personale. E questo sottolinea un po’ come artissima è volano di contenuti, una fiera che appunto, entrata nel quarto decennio, sa di poter offrire al proprio pubblico un’attenzione particolare sui contenuti. E questo è proprio ciò che i collezioni si continuano a chiedere”. Luigi Fassi è un curatore colto e brillante e si percepisce, ascoltandolo, il modo in cui la sua visione della fiera come istituzione culturale prende forma passo dopo passo, cercando di aprire nuove strade e possibilità. “Questa è la parola che rimane, a mio avviso, centrale anche quest’anno: la scoperta – ci ha detto ancora – cioè il venire a Torino in fiera e incontrare gallerie che si possono incontrare solo in quella circostanza, almeno in Italia. E quindi raccontano qualche cosa che è in continua evoluzione magmatica, l’emergenza di nuovi artisti, di nuove gallerie, quindi la possibilità per i collezioni di davvero investire molto tempo in questo”.


Intitolata “The Era of Daydreaming”, l’era del sogno a occhi aperti, l’edizione 2024 di Artissima spinge ulteriormente in avanti anche il modo in cui la fiera pensa se stessa. “Sognare occhi aperti – ha concluso Luigi Fassi – lo si fa attraverso immagini, sognando persone, non cose, ma relazioni. Quindi è una riprogettazione di noi stessi attraverso un esercizio di riprogettazione della comunità, delle relazioni personali nel quale siamo immersi, che possono trovare nuove configurazioni evolutive nell’immediato futuro. Quindi è un pensiero, ci insegnano i ricercatori contemporanei, fortemente creativo”. Un pensiero che, pur all’interno di un grande evento di mercato, sa contenere elementi di mistero, di irrisolto e di incerto. Qui, a nostro parere, Artissima prova a vincere la sua partita e a definire uno standard. (Leonardo Merlini)

Arte, scomparsa a Roma la scultrice Alba Gonzales

Arte, scomparsa a Roma la scultrice Alba GonzalesRoma, 19 lug. (askanews) – Si è spenta a Roma il Maestro Alba Gonzales, scultrice di comprovata fama internazionale, autrice anche di monumenti collocati in Italia e all’estero. Lo comunicano le figlie Marzia e Silvia Pietrantonio che l’hanno amorevolmente accudita in una lunga e dolorosa malattia.


Romana, di origine siciliana e spagnola – informa una nota biografica – si è affermata davvero come Regina delle Arti: prima diplomata all’Opera di Roma, nell’immediato dopoguerra, e cantante lirica vincitrice di concorsi, dopo una stasi in cui si era dedicata agli impegni familiari, intraprese un nuovo percorso artistico nel campo della scultura. Il dinamismo delle sue Ballerine, ad esempio, nasceva appunto dalla sua esperienza coreutica giovanile, così come dalla sua percezione dell’estetica del movimento che le conquistarono il sostegno di numerosi critici, fra cui Enrico Crispolti, Giorgio Di Genova, Mario Lunetta, Alessandro Masi, Antonio Paolucci, Giorgio Segato, Stefania Severi, Vittorio Sgarbi, Gabriele Simongini, Claudio Strinati, Mario Verdone e molti altri. Fra i suoi collezionisti, Ennio Morricone, Nino Manfredi, Maurice Namami, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Roberto Wirth e Silvio Berlusconi. Quest’ultimo le commissionò per il parco di Villa Certosa “il Labirinto della Libertà”, sette opere (sei sedili, dedicati alla Democrazia, alla Libertà, alla Solidarietà, all’Eguaglianza, al Progresso, alla Scienza e una scultura monumentale centrale, la Centaura della Libertà, sulla cui mano rivolta verso il cielo si posa una colomba.


Gangemi Editore International – Arte le ha dedicato a fine 2022 il volume “Alba Gonzales – Vissi d’Arti fra danza, canto, scultura e resilienza”, conversazioni con Annamaria Barbato Ricci e un’introduzione di Vittorio Sgarbi. In esso, impreziosito da un importante corredo iconografico, viene narrata la vita privata e artistica di Alba Gonzales e ripercorsa anche la storia del Premio Pianeta Azzurro, fondato dalla scultrice e da suo marito, Giuseppe Pietrantonio, nel 1989 e, fino alla sua ultima edizione, nel 2019 assegnato a personalità illustri delle arti, della cultura, del mecenatismo, del giornalismo, della musica, della fotografia. In parallelo, cresceva a Fregene, su Lungomare di Ponente, in un suo compound, l’omonimo Centro internazionale di scultura contemporanea, voluto per accogliere non solo un museo delle opere dell’Artista, ma anche di ‘colleghi’, in un network felice dii espressioni artistiche.


Negli ultimi anni Alba Gonzales aveva rallentato la propria attività artistica: ciò non ha impedito che, nel luglio 2023, vincesse il primo premio del I° Tour Biennale d’Europa, organizzata dalla Fondazione Effetto Arte.

A Roma l’autrice de “Le Streghe di Manningtree” A.K. Blakemore

A Roma l’autrice de “Le Streghe di Manningtree” A.K. BlakemoreRoma, 17 lug. (askanews) – Per il suo rush finale, il festival multidisciplinare Sempre più Fuori, prodotto da Cranpi con la direzione artistica di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani, torna al Goethe-Institut, dove il 17 luglio alle 20, in collaborazione con Letterature – Festival Internazionale di Roma a cura dellìIstituzione Biblioteche di Roma e con Biblioteca Europea, è attesa A.K. Blakemore, la poetessa inglese che parlerà con Francesca De Sanctis del suo primo romanzo, “Le streghe di Manningtree” (Fazi Editore).


Un libro emozionante e viscerale che ha svelato a tutti un nuovo talento, tanto da essere stato premiato in patria come miglior esordio dell’anno, “Le streghe di Manningtree” ci conduce nell’Inghilterra del 1600 in una comunità priva di uomini, in cui le donne sono abbandonate a loro stesse. È esattamente il 1643 e il Parlamento sta combattendo contro il Re, la guerra civile infuria. Il fervore puritano ha attanagliato la nazione e il caldo terrore della dannazione brucia in ogni ombra. A Manningtree, priva di uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono lasciate a se stesse. Rebecca West, figlia della formidabile Beldam West, senza padre e senza marito, trascina faticosamente i suoi giorni, ravvivati solo dall’infatuazione per l’ecclesiastico John Edes. Finché Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, inizia a fare domande sulle donne ai margini. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e comincia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più tagliente. Il romanzo è vincitore del Desmond Elliot Prize 2021, è stato selezionato per il Betty Trask Award, Finalista al Costa First Novel Award 2021, all’Author’s Club First Novel Prize e al Blogger’s Book Prize 2022.


A.K. Blakemore è autrice di due raccolte di poesie: “Humbert Summer” (Eyewear, 2015) e “Fondue” (Offord Road Books, 2018), a cui è stato assegnato il Ledbury Forte Prize 2019. Ha anche tradotto l’opera del poeta sichuanese Yu Yoyo (My Tenantless Body, Poetry Translation Centre, 2019). Sempre più fuori è prodotto da Cranpi in collaborazione con Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, Goethe-Institut e Biblioteche di Roma; con il patrocinio del Municipio II – Roma Capitale; con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia e Institut Ramon Llull; con la collaborazione di Al.Di.Qua Artists, Giant, Instituto Cervantes Roma, Unione Ciechi e degli Ipovedenti Sezione Territoriale Roma (UICI), Villa Pia Italian Hospital Group – Korian Italia, Zerynthia; e con i partner Theatron 2.0, Radio Frammenti, La cantina di Dante, Easylight.


Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”, curato dal Dipartimento Attività Culturali, ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

La 18esima edizione della Biennale Danza: indagine sull’umano

La 18esima edizione della Biennale Danza: indagine sull’umanoVenezia, 17 lug. (askanews) – Si apre giovedì 18 luglio la 18esima edizione del Festival internazionale di danza contemporanea della Biennale di Venezia, per il quarto anno diretto da Wayne McGregor, recentemente confermato alla guida artistica anche per il biennio 2025-26. Il titolo dell’edizione 2024 è ‘We Humans’, ‘Noi Umani’, e si propone di svelare la grande complessità, le contraddizioni e il mistero della vita umana attraverso le ricerche sulle forme e le pratiche della danza oggi.


‘Svelare la grande complessità, le contraddizioni e il mistero della vita umana – scrive McGregor – è una delle priorità della carriera dei creativi del movimento invitati alla Biennale Danza 2024. Tutti gli artisti e le compagnie di quest’anno adottano il mezzo della danza come atto filosofico di comunicazione – mettendo alla prova i fondamenti della nostra conoscenza, sfidando le nostre nozioni di realtà ed estendendo la comprensione della nostra esistenza. Attraverso il loro lavoro ci invitano a chiederci da dove veniamo e dove siamo diretti, sondando l’essenziale all’interno, il cosa e il perché della sensibilità. Al centro del loro lavoro ci sono verità fondamentali, espresse in oggetti coreografici viventi realizzati in modo unico che ci parlano profondamente, risvegliano i nostri istinti e stimolano la nostra immaginazione. Nuovi modelli di co-creazione, processi collaborativi sperimentali al di fuori dei mezzi e delle forme artistiche tradizionali, in conversazione con la natura, la scienza, la tecnologia e la politica, ci catapultano in sinergie insolite con intuizioni inaspettate. Artisti che sfruttano le capacità dell’essere umano per superarne il potenziale, mentre ci ricordano con calma, grazia e urgenza che ciò che Noi Esseri Umani condividiamo è molto più grande di tutto ciò che ci divide’. Così lungo l’intero arco del festival si vedrà De Humani Corporis Fabrica, film/installazione di Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor, registi e antropologi che firmano documentari sperimentali noti ai maggiori festival. In cinque diversi ospedali di Parigi i due cineasti seguono le più innovative tecnologie endoscopiche con cui la medicina osserva e opera per un viaggio dentro il mistero del corpo umano che sfida limiti fisici e culturali. Anche la danza cyborg della svizzera Nicole Seiler apre nuove strade e pone nuovi interrogativi. In Human in the Loop la Seiler sottopone a uno ‘stress test’ l’IA, provando a farne l’innesco del processo creativo con i danzatori in scena. Uno sconfinamento tra umano e artificiale che esplora il corpo tecnologico e il corpo biologico.


Un nuovo modo di sperimentare la danza ai tempi dell’IA è offerto anche dalla formazione taiwanese Cloud Gate, che festeggia i suoi cinquant’anni con la danza cosmica di Waves, concepita dal coreografo Cheng Tsung-lung con l’artista digitale Daito Manabe. I movimenti dei danzatori, tradotti in dati informatici, sono rielaborati dall’IA e trasmutati in nuove forme danzanti in dialogo con i danzatori in scena. Cinema d’animazione, teatro, musica, danza sono compresenti in Antechamber, opera degli artisti e musicisti Romain Bermond e Jean-Baptiste Maillet, noti come Stereoptik. Lo spettacolo è il making of di un corto, che narra il risveglio alle meraviglie del mondo di un ragazzo, e immerge il pubblico nel prender forma delle idee, nel materializzarsi di un personaggio, nell’evolversi di una storia, svelando il processo creativo della coppia. L’idea del processo creativo come performance è anche alla base di Find Your Eyes del pluripremiato fotografo britannico Benji Reid, che ha battezzato la sua pratica artistica choreo-photolist, facendo coesistere nelle sue creazioni fotografia, danza, teatro, racconto. Find Your Eyes s’ispira alla sua vita – esplorando vulnerabilità, tragedia e successo attraverso la lente del fotografo. Coreografando tre performer, Reid trasforma il palcoscenico nel suo studio fotografico e crea davanti al pubblico vere e proprie fotografie in movimento.


All’incrocio fra danza contemporanea e radici afro si colloca la ricerca del coreografo colombiano e attivista Rafael Palacios, allievo di Germaine Acogny e Irène Tassembédo, che in vent’anni di carriera ha affermato la diversità della danza afro-colombiana. Con la sua compagnia Sankofa Danzafro, per la prima volta in Italia, Palacios presenta Behind the South: Dances for Manuel, ispirato al romanzo epico di Manuel Zapata Olivella, Changó, el Gran Putas, sull’esperienza diasporica africana tra mitologia, spiritualità, radici ancestrali. Riattiva il mito classico Ruination, che la compagnia britannica di teatro danza Lost Dog, per la regia e la coreografia del fondatore Ben Duke, porta in scena con spirito anticonformista e in chiave contemporanea. Il mito di Medea trova espressione in un dramma giudiziario, riscritto con fantasia e umorismo in un mix di danza, musica, teatro. Il programma di commissioni, produzioni e coproduzioni della Biennale Danza, che destina risorse alla nuova creazione coreografica attraverso bandi nazionali e internazionali e attraverso Biennale College, ma anche attraverso la collaborazione con festival e istituzioni internazionali, vedrà in scena al 18. Festival Internazionale di Danza Contemporanea, nomi in ascesa accanto a nomi già consolidati della scena contemporanea. Il dinamico duo Miller de Nobili (MdN), vincitore del bando nazionale per una coreografia inedita, con una visione che mescola break dance, danza contemporanea e danza urbana a tecniche teatrali, presenterà There Was Still Time, ispirato al mondo di Samuel Beckett. Noemi Dalla Vecchia e Matteo Vignali, alias Vidavé, anche loro vincitori del bando nazionale per una nuova coreografia, scavano nel passato con Folklore Dynamics, fra storie, proverbi, giochi, superstizioni e gesti delle diverse tradizioni che prendono forma nel movimento. Accanto a loro Melisa Zulberti, regista, coreografa, artista visiva argentina e vincitrice del bando internazionale per nuove coreografie, porterà alla Biennale il suo progetto interdisciplinare, Posguerra. Cuore pulsante del festival sono i giovani artisti di Biennale College – 16 danzatori e 2 coreografi – che dal 6 maggio al 3 agosto saranno in residenza a Venezia con un programma dedicato di apprendistato artistico che sia occasione di trasmissione di saperi, ma anche di confronto e cimento delle proprie esperienze e della propria creatività, un programma che culminerà nella presentazione di nuove coreografie commissionate dalla Biennale. Si tratta della nuova creazione in prima mondiale di Wayne McGregor, pensata per la Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido e realizzata in collaborazione con gli stessi danzatori del College unitamente ai componenti della Company Wayne McGregor. Sempre in prima mondiale The Bench di Cristina Caprioli, Leone d’oro alla carriera, che sarà maestra e creatrice per e con i danzatori del College. Infine due nuove creazioni originali ideate dai coreografi che verranno a breve selezionati, condivise e realizzate con gli stessi danzatori del College. Fra le coproduzioni della Biennale Danza spicca Tangent di Shiro Takatani, cofondatore e direttore artistico di Dumb Type, un nucleo di artisti che della ricerca tecnologica ha fatto uno stile di vita e impiega media diversi nel proprio lavoro, che trova espressione in mostre d’arte e installazioni museali, performance, produzione di audiovisivi, vantando collaborazioni con Ryoji Ikeda e Ryuichi Sakamoto. Tangent, con cui Shiro Takani dopo quasi dieci anni torna al lavoro per il palcoscenico, esplora lo spazio liminale tra arte, scienza e tecnologia.


In controtendenza, Alan Lucien Oyen sceglie un approccio analogico per Still Life, interpreti Daniel Proietto e Mirai Moriyama. Regista, coreografo e artista, esponente di punta di un’area fertile per le arti performative come il Nord Europa, Alan Lucien Oyen è uno dei due coreografi chiamato a creare per il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, oltre che coreografo stabile all’Opera e al Balletto nazionale norvegese e fondatore di un collettivo di artisti, ‘winter guests’. Infine, sempre in coproduzione con la Biennale, la compagnia indipendente con sede a Barcellona GN|MC, ovvero la catalana Maria Campos e il libanese Guy Nader, presenta un nuovo lavoro, ‘un’ode alla vita e alla sua fragile atmosfera’, un incontro fra danzatori che impiegando schemi di movimento ripetitivi e ciclici, evoca un’atmosfera ipnotica che altera la nostra percezione visiva trasformandola in un paesaggio di entità viventi. Tra i più seguiti coreografi della sua generazione, il destinatario del Leone d’argento Trajal Harrell, che ha portato le sue creazioni tanto in luoghi d’arte come in festival e teatri – fra cui MoMA, Stedelijk Museum, Biennale di San Paolo, Biennale di Gwangju, Festival di Avignone, The Kitchen di New York – inaugurerà e concluderà il festival con Sister or He Buried the body e Tambourines. Due lavori esemplari di quella ‘archiviazione fittizia’ con cui Harrell rigenera materiale storico e forme della danza pre-esistenti. Percorrerà il Festival un tributo al Leone d’oro alla carriera Cristina Caprioli, danzatrice, coreografa, teorica sperimentale, accademica e curatrice, che con i suoi lavori esprime un’idea di coreografia come ‘discorso critico in continuo movimento’, in cui l’atto creativo non è mai disgiunto dalla riflessione. Deadlock, Flat Haze, Silver sono fra i suoi ultimi lavori, cui si aggiunge The Bench, che Cristina Caprioli stessa, facendosi mentore d’eccezione, creerà per e con i danzatori e coreografi selezionati di Biennale College. Come ogni anno il festival sarà accompagnato da laboratori per specialisti ma anche aperti a tutti con alcune delle compagnie ospiti. Incontri e conversazioni permetteranno di avvicinare il pubblico agli spettacoli in programma. Infine, Indigo Lewis e Ravi Deprees, maghi dell’obiettivo fotografico l’una e del video il secondo, testimonieranno lungo l’intero arco del festival, compagnie e artisti invitati per l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale.

Biennale Teatro, le “Crisalidi” e le ferite di Ciro Gallorano

Biennale Teatro, le “Crisalidi” e le ferite di Ciro GalloranoVenezia, 16 lug. (askanews) – Uno spettacolo sospeso tra una dimensione di perdita radicale e un’altra di riconoscibilità; un percorso visivo e di messa in scena importante, che osa, che gioca con i generi e con le possibilità del teatro, ma anche che a volte sembra non concedere vie d’uscita al dolore che racconta, perdendo un poco di originalità. “Crisalidi” è l’opera che Ciro Gallorano, vincitore del Biennale College per la regia, ha portato alla Biennale Teatro 2024.


“Ogni volta che inizio un progetto – ha detto Gallorano ad askanews – c’è sempre un’interrogazione di fondo: che valore può aggiungere al teatro e anche al mio percorso di artista. Da quanta interrogazione e da questa ricerca è nato poi questo lavoro ‘Crisalidi’ ed è forse un lavoro anacronistico per i nostri tempi, che sono tempi molto rapidi, nei quali il produrre prende il sopravvento su tante altre cose”. “Crisalidi” è un lavoro ispirato alla vita, e alla morte prematura, di Francesca Woodman, che diventa in un certo senso simbolo universale della figura dell’artista, della sua grandezza, ma anche dei suoi incubi. Che in uno spettacolo senza parole prendono forme fisiche sorprendenti, spesso accompagnate da una scenografia difficile da dimenticare. Ma al fondo resta il discorso sulle fragilità. “In una società, la nostra, nella quale siamo abituati a mostrare sempre il lato migliore di noi, la parte felice, la parte social, quella di successo – ha aggiunto il regista – in questo lavoro invece vorrei fare emergere le crepe che ci sono in ognuno di noi”.


Nato nel 1988, Gallorano sembra cercare un linguaggio più vasto, più universale, che parte comunque dall’esperienza personale. “Quando faccio un lavoro – ha concluso – metto tanto me stesso, ma non è nulla di egoriferito, è un mettersi a nudo, mettere a nudo le proprie ferite, perché ho la sensazione che il teatro sia rimasto uno dei pochi luoghi veramente sinceri, nel quale la mia crepa, la mia ferita, può essere condivisa da una platea”. Proprio l’idea di teatro, questa idea di teatro, conferisce a “Crisalidi” una qualità differente, che permette allo spettacolo di non ripiegarsi su se stesso nei momenti in cui rischia di scivolare nella maniera e nella didascalia del dolore, di cui si può fare volentieri a meno.