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Nasce Dicolab. Cultura al digitale: il nuovo sistema formativo

Nasce Dicolab. Cultura al digitale: il nuovo sistema formativoRoma, 14 nov. (askanews) – La formazione è una componente strategica della grande sfida europea della trasformazione digitale. Una sfida che dovrà portare innovazione e cambiamento anche nel sistema del patrimonio culturale, lavorando sul miglioramento e l’aggiornamento delle competenze digitali per il vasto mondo dei professionisti, degli operatori, delle organizzazioni del settore. E che dovrà alimentare la costruzione e lo sviluppo di un nuovo “ecosistema del patrimonio culturale digitale”, di cui ognuno dovrà imparare a maneggiare gli strumenti e i linguaggi.

È in questo scenario che nasce Dicolab. Cultura al digitale, il sistema formativo realizzato e curato dalla Fondazione Scuola dei beni e attività culturali e promosso dal Ministero della Cultura – Digital Library nell’ambito del PNRR Cultura 4.0. Si tratta di un progetto di rilevanza strategica che, per vincere la sfida della trasformazione digitale in ambito culturale e sostenere l’innovazione del settore a livello nazionale, mette in campo azioni diversificate secondo un format modulare e scalabile grazie ad un modello innovativo di blended learning che prevede un’offerta formativa gratuita, altamente qualificata e certificata, con attività in presenza e online.

Dicolab. Cultura al digitale, si colloca all’interno del Piano Nazionale per la Digitalizzazione del patrimonio culturale, importante segmento del PNRR Cultura 4.0 affidato alla Digital Library del Ministero della Cultura. Il Piano affida infatti alla formazione il compito di migliorare e aggiornare le competenze digitali indispensabili per accrescere il valore del patrimonio culturale nella sua nuova dimensione digitale. Dichiara Angelantonio Orlando, direttore generale dell’Unità di missione per l’attuazione del PNRR del Ministero della Cultura: “Il Piano Nazionale di Digitalizzazione per il patrimonio culturale (PND) che il Ministero della Cultura sta portando avanti, costituisce il contesto strategico per la realizzazione degli obiettivi del PNRR. In tale ambito il progetto ‘Dicolab. Cultura al digitale’ assume una rilevanza strategica in quanto il rafforzamento delle competenze digitali costituisce un fattore abilitante per i professionisti e gli operatori del settore che, grazie al sistema formativo, potranno utilizzare al meglio i nuovi strumenti messi loro a disposizione dalle numerose linee di intervento del PND”

L’impegnativo obiettivo assegnato dal PNRR è il raggiungimento di una grande platea di utenti che dovranno completare 40.000 unità formative entro giugno 2026. “E’ un progetto di ampio respiro e lunga visione che contribuirà a dar vita ad un originale ecosistema culturale teso ad affrontare le sfide e a cogliere le opportunità del processo di trasformazione digitale del patrimonio culturale” dichiara Vincenzo Trione, presidente della Fondazione Scuola dei beni e attività culturali.

Dunque in poco più di tre anni il progetto Dicolab. Cultura al digitale dovrà generare un impatto diretto e concreto sul sistema culturale italiano. E lo farà attraverso la realizzazione di 100 prodotti formativi originali, l’offerta di 400 ore di attività laboratoriali e il coinvolgimento di oltre 300 docenti. I processi di ascolto, engagement e animazione territoriale delle iniziative saranno attivati attraverso una rete che potrà comprendere fino a 10 Hub diffusa in tutto il Paese, per mobilitare competenze, attivare le istituzioni culturali e coinvolgere le imprese, i professionisti e le realtà locali. Un percorso già avviato in stretto dialogo con le Amministrazioni centrali e locali, le Regioni, le organizzazioni e gli istituti culturali, le imprese del settore. “Con ‘Dicolab. Cultura al digitale’ mettiamo a disposizione l’esperienza maturata dalla Scuola dei beni e delle attività culturali, nella formazione e nella ricerca in ambito culturale. La sfida strategica della trasformazione digitale non può avanzare senza un adeguato intervento sulle competenze degli operatori. Per agire sul cambiamento delle istituzioni, delle organizzazioni e dell’intero sistema” aggiunge Alessandra Vittorini, direttore della Fondazione Scuola dei beni e attività culturali. Un vero e proprio laboratorio in continua evoluzione con un ricco programma formativo organizzato in aree tematiche e numerosi percorsi, su temi che spaziano da Pensiero digitale e soft skills per la trasformazione digitale a Produzione e gestione orientati all’utente, Uso e condivisione del patrimonio culturale, Governance della trasformazione digitale, Ricerca e innovazione del settore culturale, Processi di supporto per la trasformazione digitale delle organizzazioni culturali. Il bacino di riferimento cui il progetto si rivolge è ampio e diversificato e comprende l’intera comunità di professionisti e organizzazioni del sistema culturale: dal personale del Ministero della Cultura (coinvolto con la collaborazione della Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali) e delle altre pubbliche amministrazioni, alle imprese e organizzazioni del settore culturale, al mondo universitario (laureandi, specializzandi, dottorandi e ricercatori), agli istituti culturali, pubblici e privati, agli operatori, agli specialisti ed esperti del settore. Al completamento di ogni unità formativa, ad ogni partecipante sarà rilasciata una certificazione in forma di open badge, uno standard utilizzato a livello europeo che attesta, in modo trasparente e verificabile, non solo i contenuti e gli strumenti formativi, ma anche le competenze acquisite. Attraverso la nuova piattaforma e-learning della Fondazione Scuola dei beni e attività culturali (fad.fondazionescuolapatrimonio.it) gli utenti avranno libero accesso alle numerose risorse multimediali rilasciate progressivamente e potranno iscriversi alle attività formative in presenza. I primi contenuti formativi sono già on line e riguardano le tematiche fondamentali per confrontarsi con le sfide della trasformazione digitale del settore culturale: dalla comunicazione ai processi di ascolto, dal data management alla gestione del cambiamento organizzativo. Entro gennaio 2024 saranno disponibili 20 corsi multimediali, 4 cicli di webinar, un seminario, un podcast di 8 episodi e 2 serie di video pillole; un corposo set di prodotti formativi che spaziano dal project management allo human-centered design, dall’archivio digitale al tema cruciale del diritto e digitalizzazione.

A Roma “Le onde. Omaggio a Virginia Wolf”, mostra di Chiara Montenero

A Roma “Le onde. Omaggio a Virginia Wolf”, mostra di Chiara MonteneroRoma, 14 nov. (askanews) – Dal primo al 15 dicembre a Roma la nuova mostra personale di Chiara Montenero “Le onde. Omaggio a Virginia Woolf”, nella nuova sede della Galleria della Tartaruga all’interno della libreria Eli, a Roma.

Le venti opere esposte – a ingresso libero – sono un omaggio alla grande scrittrice inglese, soprattutto al suo “Le onde”, e costituiscono un approfondimento sul tema che indaga sui moti dell’animo da cui discende il sentimento dell’empatia. Un argomento che all’artista sta molto a cuore, motore propulsivo di tutta la sua ricerca sia nel campo della scrittura che in quello della pittura. “L’artista osserva e sperimenta il variare della luce attraverso i riflessi dell’acqua, da cui il nesso con il testo di Virginia Woolf con la scelta, per i tre monocromi, del bianco, il non colore simbolo dell’innocenza dei bambini che si affacciano alla vita, e che rimanda anche alla dolorosa storia della morte a cui dovranno assistere e al lutto che li colpirà – ha spiegaTO la curatrice Irene Niosi – in questi monocromi, come nelle tele che, nate candide, si sporcano di spruzzi di colore, è ravvisabile una narrazione sia poetica che metaforica presentata con disarmante semplicità, in cui le connotazioni immaginarie, insieme agli elementi autobiografici strettamente legati alla storia personale dell’artista e alla sua origine culturale, contribuiscono a formare una base di solida, quanto credibile autenticità”.

“La mostra è dedicata allo splendido romanzo ‘Le Onde’ di Virginia Woolf – ha spiegato Chiara Montenero – non si parla solo delle onde del mare ma soprattutto di quelle emozioni fluttuanti che i sei protagonisti vivono dall’infanzia alla maturità, fino al dolore comune per la scomparsa del comune amico. Per la Woolf, l’acqua è l’ambiente indifferenziato per eccellenza, ma anche ciò verso cui tende spontaneamente l’alchimia degli esseri, il luogo ultimo della loro metamorfosi”.

OGR Torino, Sarah Sze e Sara Enrico: il tempo plurale dei corpi

OGR Torino, Sarah Sze e Sara Enrico: il tempo plurale dei corpiTorino, 14 nov. (askanews) – Due artiste internazionali che ragionano sulle pratiche scultoree e sui modi nei quali è possibile pensarle nella contemporaneità. Le OGR di Torino ospitano la grande installazione “Metronome” di Sarah Sze e la mostra “Tainted Lovers” di Sara Enrico. L’opera dell’artista americana ricostruisce una sorta di cosmo dell’immagine, un mondo nel quale si condensano diverse suggestioni dell’iper-presente.

“Quello che vediamo – ha detto ad askanews il curatore delle OGR e delle due mostre, Samuele Piazza – è scultura, installazione, ma è anche un montaggio filmico in qualche modo in tempo reale. Chi entra si ritrova all’interno di questa sorta di lanterna magica che in qualche modo riporta al proto cinema che è anche una delle fonti che Sarah cita per questi lavori e si trova davanti ad una miriade di immagini che entrano in relazione come capita spesso a tutti ormai di avere un bombardamento di immagini reali e digitali che in qualche modo si conglomerano e in questo caso l’artista li usa come materiali”. La scultura in questo caso prende la forma degli schermi che sono onnipresenti nella nostra vita, e il metronomo rimarca un’accelerazione che, da molti punti di vista, sembra essere divenuta insostenibile. Ma è anche uno spazio nel quale il tempo è plurale e condiviso e dialoga con l’ambiente che ospita l’installazione. La stessa conversazione con l’architettura si ritrova nella mostra dedicata a Sara Enrico, una delle artiste più interessanti della scena italiana, i cui corpi e le cui forme, spesso viste in piena luce, ora si muovono nella penombra.

“L’idea – ha aggiunto Samuele Piazza, era che fossimo in un ambiente altro, quasi che la promenade all’interno dello spazio diventasse una narrazione quasi filmica, in cui alcune cose compaiono, spariscono, ritornano. E per me è interessante vedere come questa pratica, in questo contesto, mostra una parte diversa di quello che siamo abituati a vedere”. Lo spazio del lavoro di Sara Enrico, è quello della contaminazione tra il corpo e l’oggetto di design, ma si tratta di corpi che sono desideranti e anno forma a un’idea di amore che è legata alla stessa forza fisica che li plasma. Con esiti che hanno una grande evidenza scultorea, che nasce proprio dalla loro costante ambiguità.

Le riflessioni spirituali nei testi di Mogol diventano un libro

Le riflessioni spirituali nei testi di Mogol diventano un libroRoma, 13 nov. (askanews) – “Non ho mai pensato che molti dei miei testi avessero un contenuto spirituale: Don Giuseppe, accompagnandomi nella ricerca di Dio, me lo ha svelato in questo libro”: parola di Giulio Rapetti Mogol. Questo libro è la storia di un bambino che non sapeva di aver “ricevuto un dono”. Quel bambino è cresciuto guardando e osservando l’esistenza che lo circondava, e attraverso di essa ha percorso un viaggio che dura tuttora fino a comprenderne la profonda preziosità spirituale che ha saputo tradurre – come solo lui sa fare – nei suoi versi, raggiungendo il cuore di milioni di persone che ancora oggi cantano a memoria le sue canzoni.

Don Giuseppe Capsoni è il padre spirituale di Mogol, e insieme a lui ha voluto analizzare e approfondire il significato di 33 sue canzoni, facendo emergere la spiritualità su ciascun brano, rilevando differenze e affinità tra l’uomo religioso Giulio e l’artista Mogol: entrambi mossi, ispirati e depositari di una ispirazione divina. Per il Giulio religioso è l’impulso intellettuale-razionale nel campo della Fede, per l’artista Mogol è invece l’ispirazione. Un libro importante che dà una lettura nuova alle parole di un grande artista. Don Giuseppe Capsoni è nato nel 1969 ed è presbitero diocesano dal 1998. Dopo le scuole superiori, ha iniziato gli studi teologici presso la Pontificia Università Sant’Anselmo in Roma conseguendovi il relativo grado accademico. Si è successivamente laureato in Diritto presso la Pontificia Università Lateranense in Roma ed ha conseguito due master presso i Dicasteri vaticani del Culto Divino e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita apostolica. È stato docente di diritto presso gli studi interdiocesani dei seminari Lombardi di Crema, Cremona, Lodi e Vigevano e docente presso l’istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Agostino in Pavia.

Ha pubblicato: L’aborto tra diritto e morale. Accogliere il mistero della vita (If Press, 2013), San Martino di Tours: un santo (Edizioni Casa del Giovane, 2008); L’ordine delle Vergini: lineamenti storici, canonici e liturgici (Edizioni Dehoniane, Bologna 2015); Una vita per Dio e per la Chiesa. Profilo pastorale del Cardinale Luigi Poggi (Edizioni Shalom, Roma 2017).

Media, i videogiochi come strumenti per insegnare la storia

Media, i videogiochi come strumenti per insegnare la storiaRoma, 10 nov. (askanews) – Insegnare la storia con i videogiochi. Se ne è parlato a Bari all’Apulia Digital Experience (Ade), la prima conferenza internazionale made-in-Italy dedicata all’innovazione digitale nelle industrie creative, apertasi oggi e in programma fino a domenica 12. Nei panel odierni si è discusso di “videogiochi e alta cultura”, “storia e game development”, “historia ludens” e “storia militare (video) ludens”. Tra i partecipanti storici, accademici e imprenditori del settore. Che i videogiochi siano strumenti in grado non di sostituire i libri, ma di affiancarli nella didattica storica, ne è convinto Fabio Belsanti, ceo e founder di AgeOfGames, una software house indipendente pugliese.

Lui stesso è approdato dagli studi storici all’ideazione e realizzazione di videogames. Ad askanews ha raccontato il suo singolare percorso: “Tutto nasce dalla mia tesi di laurea sperimentale sulla digitalizzazione delle fonti archivistiche dei libri contabili della compagna di ventura di Michele Attendolo. E’ stata una delle prime opere di digitalizzazione dei nostri archivi. Il professore, all’Università di Siena, mi affidò questa tesi di ricerca sperimentale, e fondamentalmente il piano era di finire la laurea e poi fare una società di multimedializzazione della storia collegata all’Università di Siena”. Il progetto però non andò in porto e Belsanti tornò quindi a Bari, da dove era partito. “Qui incontrai dei giovanissimi ragazzi pazzi che più o meno volevano fare giochi, non avevano nessuno che li organizzasse, io ero quello più strutturato, ero laureato, feci il manager; e con 500 mila lire e cinque comuputer di casa abbiamo dato vita a questa società indipendente. Adesso sono 23 anni che sviluppiamo videogiochi. Abbiamo la soddisfazione di fare in lavoro che amiamo”. “Da subito – ha aggiunto Belsanti – la società ha avuto tre settori di interesse principali: uno ovviamente dell’intrattenimento incentrato sulla narrazione; un altro dedicato alla cultura, alla parte educational, e un altro invece alla ricerca un po’ più speculativa che in questi anni si è concretizzata con il progetto ‘Videogiochi e alta cultura’, giunto quest’anno alla sesta edizione”.

“Il videogioco – ha spiegato a sua volta Francesco Biasi, giovane studioso di storia militare dell’Università di Salerno – diventa utile nel momento in cui riesce a raccontare la complessità delle esperienze storiche del passato, delle dinamiche umane; in questo senso è una esperienza videoludica, e diventa una esperienza didattica se guidata dall’insegnante. Non sostituisce comunque il manuale, la parte di contestualizzazione storica, ma aiuta a rendere ancora più importante il ruolo della storicizzazione degli eventi attraverso un impatto visivo più diretto. Tramite la storicizzazione, appunto, va a rompere gli stereotipi del passato, e soprattutto racconta la complessità che c’è intorno alle vicende storiche e alle sue interpretazioni”. Inoltre, ha osservato Fabio Saksida, dell’Università di Torino, “il videogioco offre anche un supporto visivo, rende reale qualcosa che magari si è finora studiato, ti permette di sentire come concreto qualcosa che prima percepivi come astratto. Sempre più spesso, dunque, gli storici accademici vengono impiegati come consulenti per realizzare videogame e film storici. Mentre il game designer, essendo il videogame un medium che non nasce unicamente per divulgazione, a volte risponde a delle sue logiche che a volte possono entrare anche in conflitto con la rappresentazione storica di un determinato fatto”.

Il 13 E il 14 novembre a Roma la “Cernobbio della Cultura”

Il 13 E il 14 novembre a Roma la “Cernobbio della Cultura”Roma, 10 nov. (askanews) – In occasione del ventesimo anniversario della convenzione Unesco sul Patrimonio Culturale Immateriale si terrà a Roma il 13 novembre, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati per proseguire poi il 14 novembre al Senato della Repubblica, la “Cernobbio della Cultura”, la conferenza internazionale Unesco sul patrimonio culturale immateriale e sul suo rapporto con lo sviluppo sostenibile. La conferenza, organizzata dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, diretta dal professor Pier Luigi Petrillo e promossa da Civita Mostre e Musei e dalla Fondazione Treccani, con la collaborazione di numerosi altri soggetti pubblici e privati, vedrà impegnati esperti da tutto il mondo. I lavori saranno aperti dal Vicepresidente della Camera Sergio Costa, dal Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone e dal Presidente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Aree Interne Alessandro Battilocchio e saranno conclusi dal Presidente della Commissione Cultura del Senato e dal Vicepresidente del Senato Gianmarco Centinaio. Dall’Australia al Brasile, da Singapore all’Uganda, dalla Lituania all’Egitto, dall’Iran all’Arabia Saudita, dal Kirjikistan al Canada, i partecipanti, riuniti insieme per la prima volta, discuteranno e ragioneranno sui patrimoni culturali immateriali ovvero quei “patrimoni viventi” (l’Unesco li definisce “living heritage”) che rappresentano le tradizioni, le pratiche, i riti che, tramandandosi di generazione in generazione, narrano l’identità di una comunità e di un territorio. Oggi in Italia sono censiti dai Ministeri della Cultura, dell’Agricoltura e dell’Ambiente oltre 180 mila diversi esempi di questi patrimoni. A livello mondiale, l’Unesco ha riconosciuto 677 tradizioni provenienti da 146 diversi Stati, tra cui il tango argentino, lo Yoga indiano, la cultura della birra belga. L’Italia è ottava con 17 riconoscimenti, tra cui l’arte dei pizzaiuoli napoletani, la transumanza, i violini di Cremona, i pupi siciliani. Tra i tanti interventi si parlerà anche della candidatura Unesco a Patrimonio Immateriale de La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale.

Tv, Il futuro del broadcasting è in stazione

Tv, Il futuro del broadcasting è in stazioneRoma, 9 nov. (askanews) – Dal divano al binario: il mondo della televisione sta attraversando una transizione profonda, un cambio di paradigma che vede l’allontanamento sempre più marcato dai classici device di fruizione – il proprio schermo di casa – per spostarsi verso un modello di consumo più fluido e versatile, privilegiando così i contesti di mobilità: uno su tutti, la stazione. Di questo si è parlato al Workshop “Advanced TV: dal device al contesto di vita” organizzato da Grandi Stazioni Retail (GSR), che si è svolto oggi nella cornice di IAB Forum a Milano.

Alla discussione hanno partecipato Giuseppe De Bellis, Direttore di SkyTg24, Giuliano Noci, Professore Ordinario di Strategia & Marketing del Politecnico di Milano, Cesare Salvini, Chief Marketing e Media Officer di GSR, Nicola Spiller, Direttore Osservatorio Internet Media, Osservatorio Omnichannel Customer Experience e Osservatorio Multicanalità e Alessandro Tavallini, Media Sales Director di GSR. Come ha illustrato il professor Noci, il cambiamento del mondo del video e della tv segue il processo evolutivo delle esperienze mediali, la cui qualità si gioca sempre meno sul sofà di casa, ma sempre di più in relazione ai contesti di vita della mobilità, in cui le persone trascorrono sempre più tempo. Un cambiamento che interessa fortemente anche il mondo dell’informazione, sempre più multicanale e in tempo reale, ha sottolineato Giuseppe De Bellis, che deve rispondere a un pubblico che vuole essere informato in qualunque momento, in qualunque contesto e con qualunque device, durante gli spostamenti più brevi e in quelli più lunghi. In questa cornice, le stazioni rappresentano un contesto privilegiato, a fronte di un tempo di permanenza medio che in quelle del network GSR supera i 30 minuti: è qui che le TV di nuova generazione, le Advanced TV, possono giocare un ruolo fondamentale nel soddisfare la richiesta del visitatore di valorizzare il tempo a disposizione e, al tempo stesso, nell’offrire ai brand degli asset formidabili per unire l’advertising all’entertainment.

L’esperienza di video strategy di Grandi Stazioni Retail si inserisce proprio in questa direzione: “i nostri asset TV sono il principale veicolo attraverso il quale sviluppiamo e implementiamo la mission di Grandi Stazioni Retail: rendere le stazioni luoghi di comfort, dove i visitatori possano fare esperienze culturali e di intrattenimento”, ha dichiarato Cesare Salvini. “Per questo motivo, il prodotto della GoTV Plus rappresenta al meglio questo obiettivo: un prodotto di intrattenimento che possa far sentire le persone sul proprio divano di casa, ottimizzando così la visibilità dei brand che lo utilizza”. Gli impianti televisivi di Grandi Stazioni Retail godono oggi di un palinsesto animato dai più importanti broadcaster a livello internazionale – Sky, Paramount, Eurosport – che, assieme ad altri partner di prestigio quali exibart e DDN, si combinano sinergicamente alle comunicazioni di brand. Un prodotto finale capace di soddisfare un segmento di pubblico qualificato: “il target delle nostre TV è di alto profilo come quello di una Pay TV – perché effettivamente il visitatore paga un biglietto per viaggiare – ma allo stesso tempo è ampio e orizzontale come quello della classica TV generalista”, ha commentato Alessandro Tavallini.

Oltre a questo aspetto, il vero valore aggiunto sta nella misurabilità: “tutta la nostra offerta è inserita nel Digital Planner, il nuovo tool integrato nel software Kubik di MediaSoft che permette di gestire pianificazione crossmediali, consentendo di effettuare analisi a PRE con l’utilizzo delle stesse regole di ingaggio della TV, come gli indicatori di comunicazione, gli indicatori di economicità e la reach Incrementale”, ha concluso Tavallini.

”L’Altro”, il primo romanzo di Pippo Pollina

”L’Altro”, il primo romanzo di Pippo PollinaRoma, 9 nov. (askanews) – Si terrà lunedì 13 novembre, alle 19.00, un incontro a Officina Pasolini (V.Le Antonio di San Giuliano 782, Roma) per Prospettive d’autore con Valentina Farinaccio. Nel suo romanzo esordio nell’ambito letterari, L’altro, in uscita per Squilibri editore, Pippo Pollina costruisce con grande maestria una vicenda che riflette la sua stessa traiettoria di vita, lanciata come un ponte tra mondi diversi, dalla Sicilia alla Germania. Il racconto si articola così lungo due storie in apparenza senza alcuna connessione tra loro. Leonardo Conigliaro è un medico di Camporeale, un paesino dell’entroterra palermitano dove molto forte è la presenza della mafia. Frank Fischer è invece un astro nascente del giornalismo tedesco, noto per le sue inchieste sugli intrecci tra politica e malaffare. Le loro vite scorrono in parallelo, senza alcun punto di contatto, ma con la scoperta del segreto che lega le loro esistenze, i due protagonisti sono chiamati a scelte che cambieranno per sempre le loro vite, strette infine in un abbraccio solidale.

Con una scrittura sorretta da una grande tensione civile, secondo istanze radicate nella formazione e nel sentire dell’autore, L’altro si configura come un romanzo di formazione di due giovani europei che, separati da distanze abissali e di ordine culturale più che geografiche, cercano il loro posto nel mondo, mentre sulle loro scelte di vita incombe il flagello della mafia, con il suo carico ancestrale di arbitrio e soprusi. Pressoché in contemporanea con l’uscita del libro, in collaborazione con Storie di Note, inizierà un ampio giro di presentazioni che, tra novembre e dicembre, toccherà molte città italiane, da Palermo a Bolzano, da Crotone a Genova, senza trascurare centri minori come Sciacca e Amelia. Da ottimo ambasciatore della lingua italiana nel mondo qual è stato nel corso della sua carriera e ad attestazione della sua caratura internazionale, Pippo Pollina aprirà e chiuderà questo primo giro di presentazioni con due appuntamenti oltre confine, il 9 novembre a Salisburgo e il 15 dicembre a Zurigo.

Forte di un largo seguito in Austria, Svizzera e Germania, con all’attivo 24 album, migliaia di concerti e collaborazioni di grande prestigio, da Franco Battiato a Nada, dagli Inti Illimani a Georges Moustaki, Pippo Pollina è oggi uno dei più originali cantautori della scena europea, con una produzione artistica segnata a una chiara predilezione per la narrazione in musica che trova ora il suo coronamento in questo romanzo che, nell’edizione tedesca, Der Andere, è già alla terza ristampa, con circa 15.000 copie vendute. Con L’Altro di Pippo Pollina, Squilibri inaugura una collana di narrativa, “Carte da musica”, rivolta a musicisti e cantanti che intendano raccontare la loro visione del mondo anche in punta di penna: prossima uscita il romanzo La Canzone della Contea di Levante di Antonio Lombardi.

Alla scoperta della Terra Santa, il libro del card. Ravasi

Alla scoperta della Terra Santa, il libro del card. RavasiRoma, 9 nov. (askanews) – TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, In Terra Santa. Un pellegrinaggio spirituale, del cardinale Gianfranco Ravasi. Si tratta di una nuova edizione rivista e aggiornata di Sion. Guida essenziale alla Terra Santa, pubblicato da Edizioni Terra Santa nel 2017. Scrive l’autore nella prefazione: “Noi siamo pellegrini come tutti i nostri padri”: questa suggestiva definizione del popolo di Dio che la Bibbia ci offre (1Cr 29,15) non è solo la sigla di questa guida spirituale della Terra Santa, ma è anche la sintesi ideale del pellegrinaggio cristiano e del suo valore simbolico. C’è un libro fondamentale della Bibbia, l’Esodo: esso è il ritratto di un popolo in marcia verso una meta luminosa e precisa, l’incontro con Dio nella libertà e nella gioia del santuario posto sul colle santo di Sion”.

Nell’Esodo, dunque, emerge la profonda diversità della religione biblica ad esempio dalla cultura greca, legata al passato e protesa alla ricerca di una mitica età dell’oro, come sottolinea il cardinale: “Il simbolo più vivo di questa visione è Ulisse che, strappato dalla sua patria, anela a ritornarvi anche solo per contemplare il fumo serale che si leva dai camini delle case del suo villaggio (Odissea 1,58): la sua patria è un ‘prima’, un passato, la sua vita è un ‘ritorno’. Tanti uomini del nostro tempo appaiono stanchi, sfiduciati, immobili in attesa che qualcosa si compia o arrivi Qualcuno: hanno perso il senso del cammino, il bisogno di mettersi in pellegrinaggio. Questo sottolinea l’autore: “Compiere un pellegrinaggio vuol dire, perciò, quasi in miniatura, riacquistare il senso della vita come movimento, conquista, speranza. È riscoprire che la nostra patria è un “poi”, un destino fatto di luce e di gioia. Camminando verso la comunione con Dio in un santuario o in “luogo santo”, noi raccogliamo l’appello di una delle prime omelie della Chiesa delle origini conservata nel Nuovo Testamento, la cosiddetta Lettera agli Ebrei che ai cristiani dice: “Usciamo anche noi dai nostri accampamenti e andiamo incontro a Lui, il Cristo, perché non abbiamo quaggiù una città stabile ma cerchiamo quella futura” (13,13-14)”.

Il percorso proposto dall’Autore è strutturato in quattro grandi tappe che corrispondono ai momenti fondamentali di un pellegrinaggio in Israele e Palestina: la Galilea, la regione settentrionale teatro dei primi atti di Gesù; la centrale Samaria; la meridionale Giudea e al suo centro – ma anche al centro di tutta la Terra Santa e di tutta la Bibbia – Gerusalemme, la città santa delle tre religioni monoteistiche sorelle, l’ebraismo, il cristianesimo, l’islam. All’interno di ognuna di queste grandi tappe si snodano le località concrete in cui il pellegrino passerà: i 19 centri della Galilea, le 3 soste della Samaria, i 16 luoghi principali della Giudea e i 19 siti di Gerusalemme.

Granchio Blu, minaccia o risorsa? Un libro analizza il fenomeno

Granchio Blu, minaccia o risorsa? Un libro analizza il fenomenoRoma, 9 nov. (askanews) – È stato il protagonista indiscusso dell’estate 2023 in Italia e, con buone probabilità, replicherà anche nel 2024. Ma chi è realmente il granchio blu (Callinectes sapidus) che ha colonizzato prepotentemente i nostri mari mettendo a rischio la tenuta dell’ecosistema nel Nord Adriatico? “Flagello”, “killer dei mari”, “cannibale”, “invasore”…perché fa così paura?

Esce il libro “Granchio Blu. Minaccia o Risorsa? Intervista allo chef Igles Corelli e cento ricette con ChatGPT” di Paolo Caratossidis. In questo saggio, il tema più discusso e popolare dell’estate 2023 – l’invasione del temibile crostaceo – viene affrontato in modo eclettico e multidisciplinare, offrendo al lettore molteplici spunti di riflessione e approfondimento. “Ho scritto e realizzato il libro in tempo record, cercando di mettere insieme tutte le informazioni (vere e fake) che hanno popolato le pagine dei giornali e spopolato nelle chiacchiere sotto l’ombrellone”, ha spiegato l’autore.

L’opinione pubblica in Italia si è divisa in due fazioni: chi lo vede solo come una terribile minaccia, e chi, invece, pensa che potrebbe rappresentare anche una gustosissima risorsa in cucina e per l’alimentazione umana. Di certo rimarrà agli annali come la prima grande notizia – amplificata da leggende metropolitane e campagne infodemiche – relativa all’arrivo di una specie animale alloctona sulle nostre coste. Ma, in questa guerra tra Uomo e Granchio, alla fine chi vincerà? Comunicatore ed esperto nel settore Food, appassionato di cucina e politiche della pesca, l’autore ha ideato e organizzato gli Stati Generali della Pesca e il loro kick off day nel 2021. Profondo conoscitore del fenomeno del granchio blu, già due anni prima dell’invasione, aveva redatto un dossier sul “killer dei mari”, prevedendo con lungimiranza quello che poi è accaduto nell’estate 2023.