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Libri, esce “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale”

Libri, esce “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale”Roma, 7 mar. (askanews) – L’amore per il teatro, innanzitutto. L’esperienza maturata in trent’anni di carriera, a lungo inserita in un percorso di ribalta nazionale, ma che ha sempre avuto come “mission” quella di attivare e sostenere iniziative a favore di gruppi e comunità vulnerabili, in contesti più o meno difficili. Il sostegno sociale attraverso questa forma d’arte, quindi, in un racconto appassionato e appassionante che Pascal La Delfa, tra i primissimi in Italia ad occuparsi dei più fragili, presidente dell’associazione “Oltre le Parole” onlus, sviluppa in un libro diverso dai soliti testi già dal suo titolo: “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale”. Prefazione del prof. Gilberto Scaramuzzo (Università Roma Tre), Seri editore, 222 pagine, 15 €, disponibile nelle librerie e nelle piattaforme web.
Un testo che racconta (da pratiche e non solo da teorie) delle possibilità che ha l’arte, e il teatro in particolare, di sciogliere nodi, costruire relazioni, cambiare punti di vista, mettersi o rimettersi in gioco. Dopo l’evento pandemico, ad esempio, si sono accentuate le situazioni di vulnerabilità e malessere, e il “non-manuale” raccoglie esperienze e suggerimenti applicabili anche a contesti difficili e sorprendenti, come quelli derivati dalla dissoluzione e difficoltà relazionali in vari contesti sociali.
In qualche modo l’opera di La Delfa ha anche la mission di restituire dignità e ricompensare idealmente le migliaia di persone che in Italia si occupano, spesso sottovoce, dei “penultimi” tramite l’arte e il teatro, cercando di raccontare e riscoprire bellezza laddove sembrerebbe la cosa meno importante e utile in situazioni di buio e miseria umana. Operatori e operatrici di Teatro Sociale e di comunità, in quanto operanti nella società, non in quanto addetti a occuparsi “semplicemente” di persone con disagio, penultimi invisibili. Professionisti senza una professione.
Il libro è pensato per essere letto non con un approccio accademico, ma tramite un racconto di trent’anni di sperimentazioni, intuizioni e definizioni nell’ambito di laboratori teatrali realizzati in diverse situazioni: handicap, scuole, centri di igiene mentale, stranieri, comunità di recupero per tossicodipendenti, aziende… Tutti luoghi dove il teatro è sempre stato un mezzo prima che un fine.
Una bibliografia vastissima sugli specifici argomenti, probabilmente la più ampia attualmente disponibile tra le pubblicazioni esistenti, completa il testo per chi voglia approfondire determinate tematiche anche con un approccio più formale o per ricerche, articoli e tesi di laurea.
“Raccontare trent’anni di lavoro sul campo non è stato facile, soprattutto evitando quanto più possibile di essere autoreferenziali bensì tirando fuori da queste esperienze quanto possa essere utile e interessante per chi si approccia col teatro in situazione di vulnerabilità – spiega La Delfa -. Non solo registi, educatori, insegnanti, ma anche studiosi e studenti, lettori curiosi e timidi esploratori di un mondo infinito e ricco come l’animo e le storie dell’umano”.
L’autore. Regista, formatore e autore, Pascal La Delfa ha studiato teatro seguendo gli insegnamenti del grande maestro e pedagogo Orazio Costa Giovangigli, incontrando artisti come Dario Fo e Marcel Marceau. Ha frequentato gli studi di Scienze Politiche, Scienze dell’educazione e della formazione in una società multiculturale, D.A.M.S., nonché come “art counselor” specializzato in linguaggi artistici e multimediali. È stato autore per la RAI, sceneggiatore di fumetti e cortometraggi. Si occupa di teatro nel sociale dagli anni Novanta. Nel 2007 l’E.t.i. (Ente Teatrale Italiano) gli concede il patrocinio per la prima scuola italiana per Operatori di Teatro nel Sociale. Collabora, come esperto esterno per varie Università italiane e per aziende internazionali come Filmmaster events. Presidente e direttore artistico della onlus “Oltre le Parole” con cui realizza anche progetti in ambito europeo. Nel 2020 ha ricevuto la medaglia del Presidente delle Repubblica Italiana per la manifestazione “Generare Arte Sociale”.

Scorci di fragilità, Nina Carini nella Basilica di San Celso

Scorci di fragilità, Nina Carini nella Basilica di San CelsoMilano, 7 mar. (askanews) – Milano, 7 mar. (askanews) – Sei installazioni nella basilica di San Celso a Milano per offrire una visione della pratica artistica di Nona Carini, in relazione a una ricerca che coinvolge i sentimenti e il tempo, oltre che un dialogo intenso con lo spazio espositivo. È la mostra “Aperçues”, ossia visioni, scorci, che si interroga anche su ciò che rimane quando una visione svanisce.
“Avevo visto una mostra collettiva anni fa in questo spazio – ha detto ad askanews Nina Carini – e avevo sempre pensato che sarebbe stato uno spazio molto nelle mie corde, perché ha una forte energia. E da subito ho deciso che uno dei temi doveva essere la vulnerabilità, la vulnerabilità delle cose, che io percepisco e che sento che sta diventando una questione di cui è difficile parlare, perché siamo quasi obbligati a essere sempre molto in forze e a non mostrare mai le parti fragili”.
Le domande che il lavoro di Carini pone allo spettatore sono spesso legate al tema della perdita, per esempio delle parole in via di estinzione che vengono recitate da dei bambini nell’installazione sonora che si trova nel cortile della basilica. Ma anche riguardano il senso dell’infinito e la nostra costante inadeguatezza davanti a esso. E tra i promotori della mostra c’è Enzo Nembrini, collezionista legato al lavoro di Nina Carini. “Ho trovato in lei un linguaggio poetico visivo, e dico visivo perché è importante sottolinearlo – ci ha spiegato -, e anche una magia. Le sue opere poi trasmettono anche dei messaggi coinvolgenti su problemi d’attualità e lei, con questo sua pratica fa un lavoro poetico eccezionale”.
La mostra, curata da Angela Madesani e da Rischa Paterlini, è aperta al pubblico fino al 15 aprile.

Arte, Marcello Vandelli torna nella Capitale con il suo “IO”

Arte, Marcello Vandelli torna nella Capitale con il suo “IO”Roma, 7 mar. (askanews) – Il suo ritorno a Roma era stato annunciato e l’artista Modenese ha voluto mantenere la sua promessa. Sabato 11 marzo si aprirà una importante mostra, presso la Galleria dei Miracoli, in via del Corso. Opere che, spiega una nota, racconteranno il trascorso esistenziale dell’uomo e che in un titolo apparentemente semplicissimo “Io” riassumeranno il sentimento che sempre mosse un’anima in travaglio che nella pittura trovò una soluzione, forse persino logica, per reagire al dolore. Non esiste artista che non soffra ed in Vandelli, gli interrogativi esistenziali si susseguono in tele che trasudano anima e che lungi dal nascondere l’uomo dietro un dito, lo consegnano al suo pubblico con assoluta semplicità, senza alcuna mediazione.
Il titolo si propone infatti di esplicitare un dialogo intimo che l’artista sceglie di avere con sé stesso e che senza troppi orpelli, accusa il mondo ed il suo vociferare. Marcello Vandelli vive ed opera a Camposanto. Compone le sue opere in un gigantesco fienile, tra centinaia di pennelli e latte ricolme di vivido colore. In lui nulla è statico ma tutto è in assidua evoluzione, tutto è in mutamento, nello sforzo di misurarsi con se stesso, scavando nel profondo con una sensibilità che non accomuna nell’immediatezza ma da il tempo di osservare per poi, in un momento immediatamente successivo, unificare.
Marcello Vandelli viene considerato dalla critica uno dei maggiori esponenti della Pop Art Italiana ed è al simbolo che, da sempre, Vandelli affida la sua più alta rappresentazione, riflettendo sul senso della vita, della morte, con uno stile sempre unico ed originale. La mostra si protrarrà sino al 14 aprile e siamo certi che anche a Roma, registrerà un ennesimo successo.

Daniel Harding sarà il nuovo direttore musicale di Santa Cecilia

Daniel Harding sarà il nuovo direttore musicale di Santa CeciliaRoma, 6 mar. (askanews) – Daniel Harding sarà il nuovo direttore musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia dalla prossima stagione 2023-2024; il direttore inglese è stato accolto dagli orchestrali in festa alla conferenza di presentazione al Parco della Musica di Roma, accanto al presidente dell’Accademia Michele Dall’Ongaro.
Quarantasette anni, pupillo e allievo di Claudio Abbado, Harding succede dopo diciotto anni ad Antonio Pappano, che rimane in carica fino al prossimo settembre e resterà direttore emerito. Harding, considerato uno dei più prestigiosi maestri sulla scena internazionale, ha una lunga consuetudine con Santa Cecilia dove diresse il primo concerto nel lontano 1997, appena ventiduenne.
In programma, per cominciare, una “Tosca” di Puccini (di cui nel 1924 ricorre il centenario della morte) “per continuare la tradizione lirica di Pappano” ha detto il maestro, ma anche l’integrale delle sinfonie di Mahler, un Requiem di Verdi per inaugurare una serie di esecuzioni di musica sacra nelle basiliche romane, e infine “un progetto enorme, ambizioso che oggi non annuncio ancora; lo avevo proposto quasi per scherzo ma ho visto illuminarsi gli occhi del presidente…”
Per Dall’Ongaro, “un direttore come Harding bisogna meritarselo; per arrivare ai livelli che oggi conoscono l’orchestra e il coro serve un direttore stabile, poi servono direttori ospiti illustri e tante tournée per confrontarsi con il mondo; tanti concorsi di selezione e tante incisioni”. A questo proposito, assieme a Harding arriva la Deutsche Grammophone per “un rapporto continuato e continuativo” con la grande casa discografica.
Harding da parte sua riempie di elogi le compagini di Santa Cecilia, “non le ho mai trovate così in forma come nell’ultimo concerto. Non sono un fan dei cliché sulle distinzioni nazionali ma c’è una cosa speciale nell’italianità. Questa orchestra ha un livello altissimo, e questo è fondamentale ma è la base; poi c’è un calore, una intensità tali che sono ansioso di vedere quale colore daranno a tutto, nel loro vasto repertorio”.
Tre le direttive della sua direzione: la musica che è abituato a suonare da trent’anni, poi quella che l’orchestra è abituata a suonare (e che spazia nel tempo e nella geografia), e infine, dice Harding, quella che scopriranno insieme.
Eclettico, abituato fin da ragazzo a lavorare in Europa, Daniel Harding è anche pilota di linea: connubio straniante per un musicista ma, dice lui, fondamentale per rinfrescarsi: “in aereo sono inserito in un team. Non so se mi rende un musicista migliore ma certamente un miglior direttore”. E dove trova il tempo? “Il tempo per lavorare si trova sempre… Semmai il problema è trovare il tempo libero”.

Convegno a Terracina su affreschi Santa Brigida e San Giacomo Apostolo

Convegno a Terracina su affreschi Santa Brigida e San Giacomo ApostoloRoma, 6 mar. (askanews) – Terracina, antica città della Maga Circe distesa sul litorale laziale meridionale, ospiterà il prossimo 9 marzo un importante convegno promosso dalle Delegazioni di Latina e di Fondi-Ventotene della Nobile Accademia Internazionale Mauriziana, con il patrocinio del Comune terracinese e dell’Unione Consumatori Italiani.
All’interno della suggestiva Concattedrale di San Cesareo, dove il 12 marzo 1088 il Conclave, convocato per contrastare l’antipapa Clemente III, elesse Ottone di Châtillon nuovo papa, con il nome di Urbano II, saranno presentati gli antichi affreschi di Santa Brigida e San Giacomo Apostolo, testimonianza di quell’epoca storica tumultuosa, tra scismi e crociate. Si tratta di una scoperta abbastanza recente, durante l’ultimo restauro della chiesa diretto dall’Ing. Giampiero Falcone, che sarà tra i relatori del convegno. “Il nostro desiderio – afferma l’avvocato Mirko Pannozzo, Delegato dell’Accademia ed organizzatore dell’iniziativa – è di contribuire a far conoscere questa importantissima testimonianza archeologica ed artistica del nostro passato, sensibilizzando la popolazione a sostenere tramite donazioni e finanziamenti il restauro e la conservazione della meravigliosa Concattedrale, patrimonio della Città di Terracina”.
“Non esiste strumento più forte della cultura per creare coscienza e consapevolezza e, quindi, consentire a tutti noi di fare scelte consapevoli, che rappresentano la prima e più forte forma di autotutela per i consumatori», ha commentato l’avvocato Massimiliano Albanese, Segretario Federale dell’Unione Consumatori Italiani che patrocina il convegno. “Viviamo nell’era del consumo dei beni e quelli davvero “durevoli” sono ormai pochi: la cultura resta in assoluto il bene meno consumabile e più duraturo, che si perpetra ogni volta che chi ne fruisce si arricchisce si essa e la diffonde. Per questo ci fa piacere sostenere e patrocinare iniziative culturali di grande importanza come queste”.
L’Unione Consumatori Italiani è parte integrante della grande rete interassociativa che fa capo alla Nobile Accademia Internazionale Mauriziana, un ente laico di diritto canonico che opera in tutta Italia con le proprie Delegazioni ed in sette Paesi esteri con i propri Priorati, studiando e diffondendo cultura ecumenica e promuovendo importanti iniziative benefiche. A capo di tale ente il suo Rettore, duca dottor Fabrizio Mechi di Pontassieve, che sarà anch’egli tra i relatori del convegno portando alla Diocesi di Terracina i saluti del Gran Priore dell’Accademia, il cardinale Francesco Monterisi. Il convegno si inserisce nel programma delle celebrazioni che la Città di Terracina dedica ogni anno al ricordo dell’evento storico dell’elezione di Papa Urbano II, il pontefice che bandì la prima crociata in Terra Santa. E gli affreschi che saranno presentanti sono testimonianza di uno stile che vuole narrare la realtà storica in cui sono stati realizzati.
“L’affresco di Santa Brigida, in particolare, presenta alcune caratteristiche tipiche dell’arte del maestro Giotto, il cui stile ha influito molto nell’arte figurativa del centro-sud d’Italia”, ha spiegato il dottor Marco Tedesco, storico dell’arte tra i relatori del convegno. “Brigida viene ritratta quando era ancora Beata, dunque prima di essere elevata al rango di Santa: una rara testimonianza dell’importanza del culto di questa figura, venerata già prima del suo “avanzamento di carriera” celeste”. Relatori del convegno anche la Prof.ssa Anna Maria Masci, Presidente della Sezione di Terracina della FIDAPA ed Accademica Mauriziana, e la Dott.ssa Franca Puglia, entrambe studiose e cultrici di Santa Brigida.

Teatro, il Mascagni Festival cala i primi assi

Teatro, il Mascagni Festival cala i primi assiRoma, 6 mar. (askanews) – Sarà il nuovissimo spettacolo Callas@100 ad inaugurare la quarta edizione del Festival Mascagni in scena nella città labronica dal 4 al 27 agosto. Livorno, palcoscenico a cielo aperto per l’importante rassegna internazionale dedicata alle opere e alla vita del compositore Pietro Mascagni, sotto la direzione artistica del tenore Marco Voleri e prodotto dal dipartimento della Fondazione Teatro Goldoni. La grande kermesse aprirà il sipario con la straordinaria partecipazione dell’attrice Giuliana De Sio – che interpreterà Maria Callas – una coproduzione internazionale. La prima assoluta dello spettacolo sarà parte integrante della manifestazione “Effetto Venezia”, l’originale manifestazione estiva labronica che quest’anno sarà dedicata al tema del cinema, organizzata da Fondazione LEM.
“Nel centenario della nascita del grande soprano greco e nel giorno della sua ultima interpretazione del ruolo di Santuzza, il prossimo 4 agosto apriremo il Festival mascagnano a Livorno con Callas@100 – afferma il Sindaco di Livorno e Presidente Fondazione Goldoni e LEM Luca Salvetti – un Festival nato quattro anni fa per omaggiare la figura del grande compositore livornese che incanta da oltre un secolo il pubblico di tutto il mondo. Callas@100 fonde mirabilmente musica, prosa e cinema in una contaminazione culturale originale e siamo lieti di essere riusciti a presentarlo in anteprima alla recente Bit di Milano elaborandone l’idea base con le motivazioni e gli spunti artistici che caratterizzeranno la prossima edizione di Effetto Venezia, la kermesse di cui abbiamo presentato proprio di recente il nuovo direttore artistico, a dimostrazione che il Comune e le Fondazioni Goldoni e LEM lavorano incessantemente per la promozione artistica e culturale di Livorno”.
“Sarà un’edizione ricca di connessioni e contaminazioni, scoperte e riscoperte” dichiara il direttore artistico del Mascagni Festival Marco Voleri “e siamo lieti di annunciare altri grandi nomi del panorama teatrale nazionale che saranno impegnati con noi: è il caso del reading “Mascagni incontra D’Annunzio” (24 agosto) una produzione in prima nazionale del Mascagni Festival, che vedrà la partecipazione di Alessandro Haber nei panni di Pietro Mascagni e di Gianmarco Tognazzi in quelli di D’Annunzio”. Il programma completo del Festival verrà svelato nel mese di maggio, “Ma posso aggiungere subito – prosegue Voleri – che la produzione lirica si avvarrà di due autentiche riscoperte mascagnane che torneranno dopo tantissimo tempo nella città natale del Maestro, grazie al lavoro che stiamo conducendo tra il Concorso internazionale Voci Mascagnane e la Mascagni Academy”.
Altro appuntamento da segnalare quello del 26 agosto con la Banda Musicale della Aeronautica Militare diretta dal Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano, che renderà omaggio alla città di Livorno e al suo compositore attraverso alcune tra le più note composizioni liriche del periodo verista con originali arrangiamenti bandistici; fu, tra l’altro, lo stesso Pietro Mascagni a dirigere il concerto inaugurale della compagine il 10 luglio 1937. L’evento celebra inoltre il centenario della nascita dell’Aeronautica Militare Italiana.
Alle loro parole si aggiungono quelle di Marco Bruciati: “Come direzione artistica di Effetto Venezia 2023, quest’anno dedicata al cinema, siamo felici della nuova collaborazione con il Mascagni Festival. Questa – sottolinea Bruciati – ci permetterà di celebrare il centenario della nascita di un’artista assoluta come Maria Callas, che ha espresso, nel sodalizio con Pasolini, una delle più alte manifestazioni cinematografiche del cinema europeo”.
Un mix di progetti e collaborazioni che rendono ancora più forte ed evidente la vocazione culturale e di immagine che il Mascagni Festival sta assumendo con conseguenti effetti positivi alla visibilità stessa di Livorno a livello nazionale ed internazionale. A riprova, la presentazione, gestita da Fondazione LEM con il suo responsabile organizzazione e promozione Adriano Tramonti e dal Mascagni Festival di Callas@100 nel contesto di un palcoscenico internazionale come la BIT di Milano 2023. Un’iniziativa che ricalca quanto già fatto alla BIT 2022 e a Buy Tuscany dello scorso anno.

8 marzo, al via le iniziative promosse da M9 – Museo del ‘900

8 marzo, al via le iniziative promosse da M9 – Museo del ‘900Roma, 6 mar. (askanews) – Una riflessione sull’esperienza femminista italiana a cinquant’anni dalla stagione dei grandi movimenti degli anni ’70. Questo il cuore del ricco programma di iniziative promosso da M9 – Museo del ‘900 in occasione delle celebrazioni legate all’Otto Marzo, giornata internazionale della donna. Un’iniziativa significativa di confronto su alcuni temi-chiave del nostro tempo: dal ruolo attuale della donna, dopo un cinquantennio di contestazioni del modello di società patriarcale, al loro contributo alla trasformazione sociale compiuta dal Paese dopo il ’68 fino all’evoluzione dei rapporti di genere nella nostra società.
Il programma, dal titolo “La lotta non è finita. Donne, corpi, lavoro, memoria”, è parte integrante del cartellone comunale del Marzo Donna 2023 ed è realizzato da M9 in partnership con la Società italiana delle Storiche (SIS), l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Aamod), la Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia e la Biblioteca civica VEZ di Mestre.
In linea con la filosofia di M9 e dei cicli Capire il ‘900 – iniziativa di approfondimento volta alla comprensione dei grandi eventi del secolo scorso – gli incontri, in gran parte previsti presso l’Auditorium Cesare De Michelis del Museo, si sviluppano attraverso diversi ambiti: cinema, incontri, installazioni artistiche, musica, esplorazioni urbane e dibattiti.
Si inizia giovedì 9 marzo, alle 17.30, con la presentazione del libro “Mai più sole” di Nadia Maria Filippi, contro la violenza sessuale, con proiezioni video ed immagini inedite della fine degli anni ’70. E ancora venerdì 10 marzo, alle 18.00, Annamaria Licciardello introdurrà le proiezioni di La lotta non è finita” (1973) e Non ci regalano niente (1977) dal patrimonio dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico; Maria Iorio e Raphaël Cuomo presentano il film Undead Voices (2019).
Seguono, nella giornata di sabato 11 marzo, due appuntamenti: l’incontro “Dalla campagna per il salario al lavoro domestico alle sfide contemporanee”, previsto per le ore 11.00, a cui prenderanno parte Beatrice Busi, Anna Curcio, Leopoldina Fortunati, Bruna Mura, Barbara Mahlknecht e Raffaella Sarti, ed una passeggiata nei luoghi storici della mobilitazione femminista, con partenza alle ore 15.00 dal Foyer di M9, a cura di Maria Teresa Sega e Nadia Maria Filippini. Fra le tappe previste Piazza Ferretto e la Biblioteca del Centro Donna di Villa Franchin di Mestre.
Dall’8 marzo al 9 aprile, inoltre, sarà possibile visitare gratuitamente presso il museo l’installazione “Invocare l’archivio: materiali per un presente femminista” a cura di Barbara Mahlknecht. Le iniziative esplorano, pertanto, la storia dei femminismi, in primis quello degli anni ’70, nonché i modi con cui, negli ultimi cinquant’anni, sono stati proposti il rapporto fra i sessi e la questione dei diritti sociali arrivando ad una riflessione contemporanea su questi temi anche grazie alle testimonianze dei giovani. Un’attenzione nei confronti delle donne e, più in generale, alla parità di genere, che riflette la ferma volontà di M9 – Museo del ‘900 di coinvolgere il pubblico sulle tematiche più attuali a partire dalla conoscenza del passato, al fine di renderlo più consapevole del presente nonché parte attiva e responsabile della propria comunità.

L’Hotel Bauer e il fascino di Venezia all’asta da Artcurial

L’Hotel Bauer e il fascino di Venezia all’asta da ArtcurialMilano, 4 mar. (askanews) – La storia di Venezia attraverso gli arredi di uno storico hotel come il Bauer Palazzo. Artcurial presenta all’asta oltre 4mila pezzi provenienti dall’albergo affacciato sul Canal Grande, in vista di un nuovo riallestimento.
“Con questa vendita – ci ha spiegato Tabea Caporali, Project manager della vendita per Artcurial Parigi – verrà disperso il mobilio che fa parte dell’identità dell’hotel dalla fine dell’800. Ci sino pezzi che provengono da quell’epoca e poi il mobilio si è stratificato, fino all’ultimo rinnovo che risale agli anni Novanta. Quindi troviamo sicuramente mobili eclettici, abbiamo tutti i generi, dai tessuti di Rubelli e Bevilacqua ai mobili in stile barocco, Art Déco, ma anche argenteria e pezzi tipicamente veneziani come i torcieri e gli scudi”.
All’asta anche fotografie, tra le quali ne spicca una, meravigliosa, di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in Casablanca. A suo modo, anch’essa racconta di Venezia e delle sue inesauribili malinconie.
La vendita di Artcurial, di cui a Milano è disponibile un’anteprima fino al 31 marzo, si tiene a Parigi dal 24 al 29 aprile.

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del Rinascimento

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del RinascimentoPerugia, 3 mar. (askanews) – Restituire il Perugino al suo ruolo di “assoluto protagonista del Rinascimento”. A questo vuole arrivare, e guardando le opere esposte la sensazione è che ci riesca, la mostra dedicatagli dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, non a caso intitolata, “Il meglio maestro d’Italia”, riprendendo una definizione del banchiere Agostino Chigi.
“La lettura storica ispirata dal Vasari che vuole Perugino soprattutto come allievo di Verrocchio e maestro di Raffaello ha avuto molta fortuna – ha spiegato il direttore della GNU e co-curatore della mostra Marco Pierini – ma è sbagliata. Perugino era richiesto da tutta Italia, la sua qualità è straordinaria. Prima della china finale della sua carriera Perugino lavora e innova la pittura per oltre 25 anni. L’artista a lungo ritenuto anche noioso, si mostra invece come realmente sorprendente”. Il direttore sottolinea in particolare la qualità di Perugino nel guardare il lavoro degli altri artisti, le cui lezioni era poi in grado di assimilare e fare proprie, inglobandole dentro un’idea di pittura che si evolveva, ma senza snaturarsi nell’imitazione.
Secondo Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo e co-curatrice della mostra, “ci sono due livelli di lettura: uno vuole dare conto dei 35 anni nei quali Perugino è stato considerato il miglior maestro italiano, l’altro analizza la sua parabola in relazione agli artisti e alle figure con cui ha lavorato e collaborato, anche grazie al modo in cui altri artisti hanno saputo utilizzare e re-interpretare il suo stile”.
Uno dei temi della mostra è proprio il modo in cui Perugino, al secolo Pietro Vannucci, stava nel suo tempo e per questo l’esposizione presenta anche dipinti di altri artisti, e ovviamente spiccano il Verrocchio e Raffaello. Ma questi accostamenti non fanno perdere l’attenzione sul nucleo davvero importante dei lavori del Perugino sui quali spiccano due capolavori straordinari come la Pietà e lo Sposalizio della Vergine. Guardandoli si può davvero fare esperienza diretta di una lezione artistica di valore e impatto notevolissimo.
Presente all’inaugurazione della mostra alla Galleria Nazionale anche il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. “Il padre di Raffaello, Giovanni Santi – ha raccontato – decide che suo figlio deve imparare dal miglior pittore al mondo e questo è Perugino. Poco dopo averlo affidato a Perugino, il padre muore, perché la sua missione è compiuta e poi Raffaello diventerà colui che doveva diventare. Dal momento in cui Perugino accetta di prendere Raffaello a bottega, inizia il Rinascimento pieno”.
La mostra perugina, aperta al pubblico dal 4 marzo all’11 giugno, si inserisce nelle celebrazioni dei 500 anni dalla morte dell’artista e presenta opere provenienti dalla National Gallery di Londra o dal Louvre di Parigi, mentre con musei come gli Uffizi di Firenze, la National Gallery di Washington e il Musée des Beaux-Arts di Caen è stata attivata una vera e propria partnership scientifica.

Marateale e Stardust Lab a Leopoli al Festival Canzone Cristiana per la Pace

Marateale e Stardust Lab a Leopoli al Festival Canzone Cristiana per la PaceRoma, 3 mar. (askanews) – Il Festival del Cinema “Marateale” e “Stardust Lab”, l’Academy del Cinema del Gruppo Stardust, media agency europea più autorevole, con oltre 15 miliardi di visualizzazioni all’anno sui social network, saranno partners del Festival della Canzone Cristiana che si terrà, il 6 maggio 2023, a Leopoli, in Ucraina, assumendo la denominazione”Hope Cristian Music Festival Leopoli 2023″.
Il Festival è organizzato dal Cantautore Fabrizio Venturi, Direttore artistico del Festival, coadiuvato dal giornalista Biagio Maimone, dall’Associazione Galleria San Babila di Francesco Colucci, dalla Fondazione Hope Ukraine ETS, citata nella denominazione della stessa manifestazione, il cui Presidente è il Dottor Marco Toson.
Nicola Timpone, Fondatore del “Marateale”, lo ha annunciato a Fabrizio Venturi e a Biagio Maimone, mediante una lettera, dalla quale si evince un evidente entusiasmo: “Sono lieto di comunicare che saremo in Ucraina, a Leopoli, il 6 maggio 2023, io e la Presidente del Marateale, Antonella Caramia, per sostenere con il nostro Festival del Cinema la missione musicale cristiana per la Pace, fieri di offrire il nostro contributo affinché si possa dire basta a questa guerra sanguinaria attraverso la cultura, vera arma che unisce i popoli”.
Il Marateale – Premio Internazionale Basilicata XIV Edizione – ogni anno, vede, nella splendida cornice di Maratea, definita “La Perla del Tirreno”, la partecipazione di numerosi attori e keyplayers, molto famosi nel mondo del cinema, i quali scelgono la città di Maratea per presentare i loro film più recenti e, soprattutto, per condividere la loro esperienza attraverso masterclass molto seguite. Il “Marateale” si può definire uno dei più importanti Festival del Cinema a livello internazionale. “Siamo orgogliosi di poter partecipare a questa iniziativa finalizzata alla pace. Stardust si prefigge la missione di veicolare messaggi di civiltà e di solidarietà in tutto il mondo” ha dichiarato il Presidente della Stardust Simone Giacomini, sottolineando anche: “Milioni di persone seguono i nostri contenuti, quotidianamente, finalizzati ad arricchire la cultura umana, la formazione e la sensibilizzazione della popolazione. Ciò rende possibile, pertanto, offrire un contributo notevole alla diffusione della cultura della pace”. Lo slogan della media agency è “People are media”. Partendo da tale intuizione, nel maggio del 2020, Simone Giacomini, insieme ad Antonino Maira, Alan Tonetti e Fabrizio Ferraguzzo, hanno fondato Stardust, l’innovativa media agency, che ha saputo industrializzare l’influencer marketing, crescendo rapidamente fino a costituire una realtà solida e riconosciuta. La mission di Stardust è connettere Brands, Musica e Talenti con grandi audience, attraverso l’uso di contenuti innovativi e di uno straordinario livello di engagement. Stardust, attualmente, produce 1 milione di contenuti originali all’anno, grazie al coinvolgimento di oltre 500 creator, influencer e ambassador, con una fanbase di oltre 190 milioni, la cui attività genera oltre 17 miliardi di visualizzazioni cross-Platform e 40 milioni di ore in watch time. Si tratta di un vero e proprio media, che unisce un’audience di milioni di persone. Può dirsi una rivoluzione nel modo di intendere l’influencer marketing e la comunicazione. “Abbiamo già iniziato i lavori per la realizzazione della nostra missione musicale cristiana per la Pace, che il 6 maggio 2023 vedrà Leopoli diventare la ‘Woodstock’ della musica cristiana. Chi canta prega due volte ha scritto Sant’Agostino e noi riponiamo fiducia nel potere della preghiera, che sarà rivolta al cuore di chi deve fermare la guerra per dar vita alla Pace. Sono contento dell’ingresso del Marateale e della Stardust Lab nel nostro progetto di amore e di pace, convinto che l’unione amplifica, ancor più, il nostro grido di Speranza. Il popolo ucraino è martoriato dalla guerra e il nostro Festival vuole contribuire a fermare definitivamente il genocidio di infinite persone innocenti dell’una e dell’altra sponda. La Speranza, com’è indicato nel titolo del Festival, guida la visione cristiana della vita ed è la Speranza che costituisce la forza che ci dirige nell’intraprendere la nostra missione a favore della Pace. Non vi è Speranza che sia tradita per noi cristiani e, certamente, non sarà tradita la Speranza di veicolare un messaggio che possa essere concretamente realizzato. Tantissime persone, cristiane e non, provenienti da tutte le parti del mondo, confluiranno in Ucraina per partecipare al Festival. L’iniziativa darà vita ad una catena umana senza precedenti” ha dichiarato Fabrizio Venturi, il quale ha aggiunto: “Saliranno sul palco artisti ucraini e artisti di tutti i Paesi del mondo, artisti di musica cristiana e artisti di altri generi musicali, di fama internazionale, i quali inneggeranno alla Pace, con voce alta e fede profonda, a tal punto da catturare, con il loro messaggio di amore, il cuore di Putin. Porteremo le armi della Fede e dell’Amore di Dio, le uniche armi in nostro possesso. A Leopoli si svolgerà un evento paragonabile al concerto di Woodstock del 1969. Anzi, Leopoli sarà la Woodstock della Pace. Sotto le bombe canteremo la lode a Dio e la Pace si diffonderà in Ucraina e nel cuore dei suoi avversari! Sarà un canto di gioia mai udito finora perché pervaso dall’Amore, che sconfiggerà, ancora una volta, quel rancore senza motivi che nuoce a entrambi i territori, ucraino e russo, ed anche, conseguentemente, all’intera umanità”. L’Associazione Galleria San Babila di Milano che, attraverso l’arte, diffonde messaggi finalizzati a spronare la coscienza umana alla ricerca della bellezza estetica, che è la fonte primigenia della bellezza interiore, ha deciso di partecipare in quanto Associazione partner, al fine di portare il messaggio della Pace anche mediante le esposizioni dei suoi artisti. “Under the bomb”, questo è lo slogan. “L’arte è la forma più evoluta della bellezza, che racchiude in se l’armonia perfetta e dall’armonia non vi è dubbio che possa sostenere la Pace. ‘Pace agli Uomini di Buona Volontà’ canteremo in coro. Il connubio con la musica cristiana, che innalza la sua lode a Dio, consente alla dimensione artistica di elevare lo spirito verso mete supreme, che conducono oltre la crudeltà della guerra” ha dichiarato Francesco Colucci.
“La canzone cristiana non si ferma davanti agli ostacoli e aspira a raggiungere i luoghi più impervi, in cui la parola “Amore”, se pronunciata con convinzione, con cuore puro e sincero, farà nascere una nuova Amicizia, allietata da nuove speranze. La guerra finirà perché al suo posto vi sarà l’Amore e solo l’Amore” ha concluso Biagio Maimone.