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Barcolana 55, per il manifesto illycaffè ha scelto Judy Chicago

Barcolana 55, per il manifesto illycaffè ha scelto Judy ChicagoTrieste, 28 giu. (askanews) – Petali di fiori che diventano vele e rivendicano anche il valore della femminilità. Per la 55esima edizione della Barcolana di Trieste, la più grande regata al mondo che la seconda domenica di ottobre porta nella città giuliana imbarcazioni di ogni tipo, illycaffè ha chiamato a realizzare il manifesto l’artista statunitense Judy Chicago.

“Siamo molto fieri di questa scelta – ha detto ad askanews Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè, che ha la direzione artistica per la realizzazione del poster – con un’artista che è un’icona contemporanea e ha dedicato la vita a sostenere l’empowerment femminile. È una decisione che si allinea perfettamente con lo spirito della Barcolana, che da sempre è una regata inclusiva, che accoglie tutti e, come accade nel lavoro di Chicago, include e valorizza le diversità”. “La mia intera carriera è dedicata ad evitare la cancellazione della storia delle donne e alla creazione di arte con un significato – ha detto Judy Chicago -. La mia collaborazione con illy e il Manifesto creato per Barcolana 2023, spero illustri che l’arte può essere un mezzo di trasformazione per il cambiamento sociale e la crescita intellettuale”.

“Siamo incantati di fronte alla bellezza e alla forza del messaggio creato da Judy Chicago per Barcolana – ha commentato il presidente della Società velica di Barcola e Grignano, Mitja Gialuz. “Avere in questo momento storico – e contestualmente al nostro impegno nel programma Women in Sailing realizzato con Generali e sostenuto da WorldSailing – un manifesto come questo è una grande ricchezza e forza”. Da anni il manifesto della Barcolana viene affidato ad artisti protagonisti della scena contemporanea, come capitolo di una relazione ormai trentennale tra illy e gli artisti. “Vogliamo contribuire alla diffusione di un mondo valoriale nel quale crediamo – ha concluso Cristina Scocchia – anche attraverso gesti quotidiani, come bere una tazzina di caffè. Anche in questo senso, per quanto riguarda l’impegno di illy nella cultura, vogliamo rendere inclusiva l’arte contemporanea, nello spirito di continuare a sostenere i valori nei quali crediamo”.

Barcolana è in programma l’8 ottobre 2023 nel Golfo di Trieste, con partenza alle ore 10.30, preceduta da eventi a terra e in mare che iniziano il 29 settembre. Le iscrizioni alla regata sono aperte dal 14 giugno on line.

Una casa-foresta per la pittura, Vivian Suter alla GAMeC Bergamo

Una casa-foresta per la pittura, Vivian Suter alla GAMeC BergamoBergamo, 26 giu. (askanews) – In un certo senso quella che accoglie il visitatore alla GAMeC di Bergamo è una foresta di tele, una grande ricostruzione di un luogo ibrido, tra interno ed esterno, dominato in modo totalizzante dalla pittura di Vivian Suter, artista svizzera, ma nata in Argentina e che ora vive in Guatemala. Il direttore del museo bergamasco, Lorenzo Giusti, che ha curato la mostra “Home” sul lavoro di Suter, ci ha raccontato la relazione tra il luogo dove l’artista vive e lavora e il progetto di installazione-esposizione.

“Una grande antica piantagione di caffè – ci ha detto Giusti – che nel tempo ha lasciato spazio alla foresta e all’interno di questo spazio abbiamo cercato di ricreare la dimensione di quella foresta e di quella casa di Vivian Suter, di quello studio di Vivian Suter all’interno della foresta, sostituendo però alle piante le tele dell’artista che sono tele che nascono tutte en plein air, sono tutte realizzate nello spazio aperto per terra, nel bosco, tra le foglie, tra gli animali, con i cani dell’artista che possono riposare sopra. Tutta questa dimensione di intersezione tra lo spazio esterno, lo spazio interno, tra lo spazio domestico e questa natura attorno alla casa di Vivian si è cercata di riportarla all’interno di questo progetto”. Le tele sono libere, selvagge. La pittura sembra vivere la propria autonomia, anche dalla stessa artista che la realizza. È forse questo l’elemento più interessante, insieme alla storia del fatto che a lungo Vivian Suter ha vissuto ai margini del sistema dell’arte, arrivando al riconoscimento dopo la partecipazione a Documenta 14, nel 2017. “Da lì è partito tutto un percorso di riscoperta del lavoro di questa autrice – ha aggiunto il direttore – che oggi è considerata senza dubbio una delle più importanti pittrici che, diciamo, dagli anni 80 in avanti hanno operato non solo nel contesto europeo, ma assolutamente anche nel contesto internazionale”.

Intimamente legate l’una all’altra, le opere di Vivian Suter portate in GAMeC vogliono anche rappresentare un ecosistema evocativo di esperienze climatiche, sensoriali ed emotive. Oltre che un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, della capacità di Lorenzo Giusti e del suo museo di stare dentro il contemporaneo con consapevolezza e visione.

È morto Alberto Garutti: un artista tra soglie, visioni, comunità

È morto Alberto Garutti: un artista tra soglie, visioni, comunitàMilano, 25 giu. (askanews) – “L’arte ha la sua ragion d’essere in questo bisogno di superare limiti, di andare oltre una certa soglia”. Lo aveva detto Alberto Garutti ad askanews qualche anno fa, in una lunga intervista sul senso dell’arte, dell’insegnamento, dello stare davanti al mondo. Garutti, artista decisivo della contemporaneità, in Italia – dove è stato anche professore a Brera con un’aura leggendaria per i risultati poi ottenuti da molti dei suoi studenti, diventati artisti importanti – ma anche sulla scena internazionale, è morto ieri sera a 75 anni. La soglia, come limite, certo, ma anche come spazio di opportunità, è sempre stata al centro del suo lavoro e del suo ragionamento su cosa possa essere oggi l’arte. Che per lui, pur docente di pittura, è sempre stata più una pratica che un oggetto, più una forma che un contenuto. Poi i contenuti arrivavano, pretendo però spesso l’aspetto di opere d’arte pubblica dedicate a delle comunità, quindi, una volta di più, inserite in un conto reale più che museale. Come per esempio il restauro del teatro di Peccioli, nel Pisano, luogo dove i giovani del posto un tempo andavano per innamorarsi – come recitava la bellissima didascalia del lavoro – oppure sotto forma di intervento che modificava leggermente la realtà, come le luci che si accendevano in una piazza di Bergamo in corrispondenza di una nuova nascita, o ancora per la caduta di in fulmine da qualche parte nel mondo, e quest’opera l’abbiamo rivista anche in Triennale. Garutti registrava i fatti, gli forniva una via di manifestazione, quindi interveniva, anche con un senso dell’effimero, che era un’altra delle qualità molto contemporanee del suo lavoro. Con un senso di leggero straniamento che oggi è profondamente amplificato dalla notizia della sua morte.

“Io penso – ci aveva detto anni dopo, in occasione della vittoria di un concorso per la tenuta di Geneagricola a Caorle – che l’artista debba imparare a scendere dal piedistallo un po’ retorico che il sistema dell’arte gli mette sotto i piedi, e debba scendere per mettersi al servizio della città”. Se “pratica” potrebbe essere la prima, o una delle prime, parole per raccontare chi era Alberto Garutti, la seconda potrebbe essere “servizio”, nel senso che tutti i suoi lavori pubblici hanno cercato di portare qualcosa di più alle comunità dove ha lavorato. Il punto, forse, era proprio questo: credere in un’idea e portarla oltre la soglia, che talvolta è sottile, ma per l’artista potrebbe essere infinita, oltre la soglia, si diceva, dello spazio tradizionale dell’arte per arrivare ovunque, e trasmettere qualcosa alle persone che si fermeranno a leggere le sue didascalie, “dispositivi attivatori del lavoro”, come amava ripetere, che contengono anche una delle sue frasi più famose: “Tutti i passi che ho compiuto nella mia vita mi hanno portato qui, ora”. Chiarissima, forse anche vagamente banale, ma perfetta, indiscutibile, eppure sospesa sopra noi e il nostro renderci conto del peso che, muovendoci, a volte ci portiamo dietro. Il peso del tempo, degli spostamenti, dell’imprevedibilità delle cose. Fino ad arrivare lì, in quel preciso momento, ma con tutta la nostra storia dietro. La constatazione dell’imprevedibile ineluttabilità (e profondità) della vita di ogni giorno. Chiudiamo con un’altra immagine, legata al cielo, quel luogo verso il quale – ci diceva Garutti – a volte “desiderava di precipitare vorticosamente, ma verso l’alto”. Il cielo è stato lo sfondo di molte delle sue installazioni, delle sue scritte luminose, e tornava spesso nelle sue didascalie. “Il cielo è una cosa complessa – ci ha detto ancora – è un grande enigma che sta sopra le nostre teste, che ha a che fare con l’arte, ma anche con la leggenda mitologica di Zeus, ha a che fare con il Padreterno per chi ci crede. Però io ho scritto una cosa che tengo molto a ripetere: che l’arte contiene il senso mistico della natura”.

Ecco, forse anche la lezione di Garutti, da docente come da artista, la sua visione in anticipo sui tempi sta proprio in questa tensione verso una sorta di misticismo naturale, in questa volontà di essere ancora parte di un dialogo complesso, ma indispensabile, ancorato al nostro presente, che è rigorosamente il tempo nel quale si colloca il lavoro dei Garutti, né più ne meno. (Leonardo Merlini)

Luca Signorelli torna a Cortona: “Primo pittore del Cinquecento”

Luca Signorelli torna a Cortona: “Primo pittore del Cinquecento”Cortona, 25 giu. (askanews) – Luca Signorelli torna a Cortona, sua città natale, a 500 anni dalla morte. E lo fa con una mostra importante nel MAEC – Museo dell’Accademia etrusca e della città di Cortona, che si allarga poi ad altri luoghi urbani e del territorio, quello nel quale l’artista ha sempre tenuto la propria base, anche se ha poi lavorato molto in Italia e all’estero. Ma rivedere qui i suoi dipinti, così potenti e così calati nella dimensione più importante del Rinascimento, è un’esperienza che unisce l’arte, la storia e anche la vita. A curare la mostra “Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona, pittore di luce e poesia” è stato chiamato Tom Henry, dell’Università di Kent. “Per la prima volta in 70 anni abbiamo riportato 28 opere di Signorelli qui al Museo dell’Accademia etrusca. Lì si vede tutta la carriera e come ha sviluppato la sua arte in questa sua città natale, che per lui è sempre anche il luogo della sua bottega”.

La scelta espositiva è altrettanto interessante: due sole sale del museo che restituiscono una grande intensità, quasi un’urgenza della rappresentazione e della narrazione, che nei dipinti è sempre presente, insieme a una consapevolezza pittorica che ha reso Signorelli una figura chiave del suo tempo e della storia dell’arte. Con anche l’occasione per vedere la ricomposizione, per quanto ancora possibile, della Pala di Matelica, che era stata smembrata nel Settecento. “La cosa che emerge con molta chiarezza – ha aggiunto Henry – è il suo colorismo, quanto lui era pittore scultoreo, e poi emerge il suo cervello, in modo in cui lui rilegge le storie per dare una nuova idea ogni singola volta che lui ha qualcosa da dipingere. Questo, e il fatto che Raffaello e Michelangelo hanno guardato bene alla sua arte, ci porta a insistere su Signorelli non come l’ultimo del Quattrocento, ma il primo del Cinquecento, cioè da elencare con Raffaello e Michelangelo e non con Perugino e Ghirlandaio”.

Accanto alla mostra al MAEC, poi, sono stati creati gli “Itinerari di Signorelli”, che portano a scoprire opere dell’artista in altri luoghi della città come il Museo Diocesano, le chiese di San Niccolò e di San Domenico, Santa Maria delle Grazie al Calcinaio e il Palazzone. Ma da Cortona poi è possibile seguire le tracce di maestro Luca anche in altre zone della Toscana e dell’Umbria, dalla Valdichiana, a Pienza, da Siena a Perugia o Orvieto.

Aids, serata Anlaids alle Terme di Diocleziano: “rialzare la guardia”

Aids, serata Anlaids alle Terme di Diocleziano: “rialzare la guardia”Roma, 23 giu. (askanews) – Un contagio da HIV ogni tre ore, l’AIDS è ancora una minaccia per la salute di tutti. Per trovare i fondi volti a sensibilizzare i giovani, ANLAIDS Lazio ha organizzato una serata a Roma in cui sono stati raccolti 200mila euro. Serviranno alle tante iniziative già avviate nella regione (prima fra tutte, quello dedicata alle scuole, una campagna informativa negli istituti di secondo grado) ma anche al progetto “Facciamolo rapido’: la promozione del test salivare rapido che è facilmente accessibile anche presso la sede di Anlaids Lazio, un’iniziativa volta a far emergere il sommerso ma anche superare lo Stigma che purtroppo spesso ancora accompagna la diagnosi dell’infezione. La serata è stata spettacolare, organizzata nella cornice mozzafiato delle terme di Diocleziano.

Presenti personalità del mondo delle istituzioni, della cultura, della moda del lusso dello spettacolo e delle istituzioni ma anche gente comune. Fra gli altri il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, l’assessore alla Cultura di Roma Capitale Miguel Gotor, il presidente della commissione Cultuta della Camera Federico Mollicone, il Direttore Generale dei musei italiani Massimo Osanna. E molti grandi nomi dello spettacolo riuniti da Anlaids per dare massima eco a un messaggio chiaro: l’Aids non è scomparso nel nulla ma è lam prevenzione a poterlo e in qualche modo averlo sconfitto. Tanto più dopo il Covid però della malattia e della sua prevenzione se ne parla pochissimo e le nuove generazioni poco o niente oggi ne sanno. Sul palco c’è Emma Marrone (che ha offerto anche un’esibizione live) presentata da Simona Dandini. Ai tavoli siedono fra gli altri Ferzan Ozpetek, Lilli Gruber, Roberto D’Agostino, diversi dei giovani protagonisti delle serie tv “Mare Fuori” e tanti altri. Tutti hanno potuto godere della struttura archeologica- Le grandi aule delle terme- ma anche della mostra evento ‘l’istante e l’eternità’ che da settimane attira folle di visitatori, non solo italiani. La charity dinner dell’ associazione è tornata dopo quattro anni di pausa dovuti alla pandemia da Covid.

“L’HIV è un nemico che può colpire chiunque, indipendentemente dall’età dal sesso e dall’orientamento sessuale”, ha detto Gianluca De Marchi presidente di ANLAIDS Lazio e amministratore delegato di Urban Vision.”Ii dati sono preoccupanti nonostante l’infezione da HIV a livello globale stia vivendo profondi cambiamenti e trasformazioni. L’allarme è tornato alto soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione. Purtroppo, al contraio, i dati sulla scarsa conoscenza oggi della malattia e su come la si può prevenire sono allarmanti”.

”Stranieri ovunque”, la Biennale Arte 2024 di Adriano Pedrosa

”Stranieri ovunque”, la Biennale Arte 2024 di Adriano PedrosaVenezia, 22 giu. (askanews) – La 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, diretta dal curatore brasiliano Adriano Pedrosa si intitolerà “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”. Il titolo è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Le opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia.

“Il contesto in cui si colloca l’opera – ha spiegato Pedrosa – è un mondo pieno di crisi multiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie che si celano all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza. In questo panorama, l’espressione Stranieri Ovunque ha (almeno) un duplice significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”. “In occasione della Biennale Arte 2024 si parlerà di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. La figura dello straniero sarà associata a quella dell’estraneo, dello stranger, dell’estranho, dell’étranger, e pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulle opere di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk; e l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di tali artisti sarà il fulcro della Biennale Arte e costituirà il Nucleo Contemporaneo dell’Esposizione. (…) La Mostra presenterà anche un Nucleo Storico composto da opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. (…) Inoltre, una sezione speciale del Nucleo Storico sarà dedicata alla diaspora degli artisti italiani nel mondo nel corso del XX secolo. A quegli italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero costruendo le loro vite e carriere professionali in Africa, Asia, America Latina, così come nel resto d’Europa, integrandosi e radicandosi con le culture locali che spesso hanno svolto un ruolo significativo nello sviluppo delle narrazioni del Modernismo al di fuori dell’Italia”.

“Cambiare il punto di vista attraverso cui raccontare l’arte contemporanea – ha aggiunto Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia – credo sia ciò che una istituzione di rilevanza internazionale come La Biennale di Venezia debba fare. E qui non si tratta solo di un punto di vista estetico ma anche geografico, come quando al cinema si riprende la stessa scena in controcampo. Questa è la 60esima edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea nell’arco di 128 anni dalla prima, e non c’era mai stata una curatrice o un curatore proveniente da un paese dell’America Latina. La partecipazione di artiste e artisti sudamericani alla Biennale è sempre stata nutrita. Ma diverso è quando a invitare è un curatore che ha radici nella stessa cultura e ha sviluppato nel corso degli anni uno sguardo globale. La sua ricerca è anche focalizzata su artiste e artisti che, pur provenienti da culture e mondi diversi, hanno saputo mantenere sentimenti, caratteri ed esperienze della loro cultura d’origine ovunque si trovino. Mi piace che in questa Mostra ci sia la presenza di opere realizzate nel secolo scorso che oggi vengono considerate punti di riferimento per le nuove generazioni. E all’interno di questo movimento ritroveremo molti nomi italiani. Adriano Pedrosa si cimenterà poi con la seconda edizione del College Arte, apertosi nel 2022 con Cecilia Alemani, un’attività cui la Biennale tiene moltissimo. Sono certo che la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte e il suo curatore sapranno emozionare e colmare (come ha detto la curatrice della 18esima edizione della Biennale Architettura Lesley Lokko) quelle falle nella storia dell’arte con molte presenze finora trascurate”. La Biennale d’Arte presenterà, come di consueto, le partecipazioni Nazionali con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia. Da oggi, 22 giugno, è online il formulario per la presentazione delle proposte di progetti quali Eventi Collaterali, promossi da enti e istituzioni internazionali senza scopo di lucro, operanti nel campo dell’arte che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia, qualora selezionati.

A luglio Il Libro Possibile 2023, 9 serate e ospiti internazionali

A luglio Il Libro Possibile 2023, 9 serate e ospiti internazionaliRoma, 21 giu. (askanews) – Presentata oggi a Roma la XXII edizione de Il Libro Possibile che torna il 5, 6, 7, 8 luglio 2023 a Polignano a Mare (Ba) e il 18, 19, 20, 21 e 22 a Vieste (Fg). Il tema della manifestazione quest’anno, che parla di futuro e amplia la sua platea a un pubblico sempre più internazionale, è “Penso Positivo”; ma ne è anche lo spirito, con cui iLP23 rende omaggio a quell’inno pop alla speranza pubblicato 30 anni fa da Jovanotti e al quale s’ispira per parlare di futuro a suon di diritti, clima, legalità attraverso le idee e le opinioni di circa 250 ospiti, tra i più illustri esponenti nazionali e internazionali dei diversi campi del sapere.

Scrittori, giornalisti, scienziati, magistrati, imprenditori, esponenti delle istituzioni, artisti che si alternano fra presentazioni letterarie, lectio magistralis, dibattiti, tavole rotonde, interviste, performance e spazi dedicati ai giovani lettori. “Pensare positivo – spiega la direttrice artistica del Libro Possibile, Rosella Santoro – significa avere un approccio costruttivo alla vita, anche quando tutto sembra andare verso la distruzione; dell’ambiente, della pace, dei diritti. Anzi, è soprattutto in questi momenti che bisogna invertire la tendenza dominante alla rassegnazione e provare a costruire o ricostruire. A partire dal pensiero, la più grande forza motrice dell’essere umano. Pensare positivo vuol dire pensare in termini di giustizia, solidarietà, difesa dei valori, responsabilità; affinché tutto ciò possa tradursi in azioni concrete, individuali e collettive. Così, attraverso centinaia di voci autorevoli nei diversi campi del sapere, il Libro Possibile vuol farsi amplificatore di un messaggio di speranza, pur conservando la pluralità di punti di vista e un atteggiamento critico verso i grandi temi del nostro tempo. Quest’anno più che mai, poi, intendiamo superare i confini geografici e mentali, aprendo a un parterre di ospiti e a una platea sempre più internazionale. Perché la speranza è un valore universale”. Come di consueto sono previste quattro serate a Polignano a Mare e, novità assoluta di quest’anno, cinque serate a Vieste con la data del 18 luglio interamente dedicata agli ospiti internazionali per incontri condotti esclusivamente in lingua inglese. Intervengono Donald Sassoon, Kristinn Hrafnsson, Stefania Maurizi, Nick Rosa, Paolo Taticchi. Anche Polignano a Mare accoglie altri ospiti internazionali: Ferdinando Aramburu, Anabel Hernandez, Zharko Kujundjiski.

Con le più alte figure istituzionali del governo si affrontano i temi di stretta attualità. Sono attesi la ministra per la Famiglia, la Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella, in qualità di autrice di ‘Una famiglia radicale’ (Rubettino); il viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto con Giovanni Melillo, capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo intervengono su ‘Riforma della Giustizia e obiettivi PNRR’. Pier Ferdinando Casini con ‘C’era una volta la politica’ (Piemme); l’ex sindaco di Roma ed ex ministro Francesco Rutelli, sull’emergenza clima, guerre e l’impegno delle nuove generazioni, presenta il suo libro ‘Il Secolo Verde’ (Solferino); Walter Veltroni, autore bestseller, politico, giornalista e apprezzato regista-documentarista, ora in libreria con ‘Buonvino tra amore e morte’ (Marsilio Editori). Sono sempre partecipate e gremite le Lectio Magistralis del Libro Possibile con Vittorio Sgarbi Sottosegretario di Stato alla Cultura. Il critico e divulgatore d’arte presenta ‘Scoperte e rivelazioni’ (La Nave di Teseo). Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, in prima linea sui diritti civili, partecipa con il suo libro ‘I pessimisti non fanno fortuna. La sfida del futuro come scelta’ (Marsilio).

Mario Dondero, le molte sfaccettature di un grande fotografo

Mario Dondero, le molte sfaccettature di un grande fotografoMilano, 21 giu. (askanews) – Un reporter che girava il mondo, frequentava intellettuali e scrittori, fotografava la realtà e la storia con uno sguardo sentimentale ed empatico. Palazzo Reale a Milano dedica una grande retrospettiva nell’Appartamento dei Principi a Mario Dondero, uno dei più importanti fotografi del secondo Novecento in Italia, morto nel 2015. Una mostra ampia, lineare, che sottolinea come non esista un solo modo di fotografare né un solo tipo di immagini. Esiste però lo sguardo unico e molteplice di chi quegli scatti li ha realizzati.

Raffaella Perna è la curatrice della mostra “Mario Dondero – La libertà e l’impegno”: “Dondero – ha detto ad askanews – è un fotografo che avendo fotografato per 60 anni ha attraversato tantissime tematiche e generi diversi, quindi è un fotografo molto complesso. Però c’è un approccio alla fotografia, alla pratica fotografica sempre appassionato, militante che in qualche modo emerge, riesce, ed è anche un po’ questa la magia della fotografia, di riuscire a restituire non soltanto ciò che l’occhio guarda e la scena rappresentata, ma anche l’occhio di chi sta dietro la macchina e guarda la realtà in un certo modo e non in un altro. Quindi è nel suo essere militante, politico, uomo della Resistenza a 16 anni che in qualche modo si rintraccia poi un’unitarietà all’interno delle mille sfaccettature della sua fotografia”. E la forza della mostra sta proprio nella pluralità del racconto, che passa dalle campagne italiane all’Irlanda, dal 1968 ai locali dove suonava Enzo Jannacci, dai ritratti dei più grandi artisti – come Francis Bacon o Alexander Calder, esposti vicini, ma anche Alberto Burri – fino agli ospedali di Emergency in Russia o a Kabul. Per incantarci con fotografie che segnano anche la storia letteraria del Novecento, come quella che immortala il commediografo Ionesco con gli attori de “La cantatrice calva” oppure l’intero gruppo degli scrittori del Nouveau Roman, con Robbe-Grillet e Samuel Beckett. E poi ritorna tante volte, a partire dai suoi Comizi d’amore, il volto di Pier Paolo Pasolini, che Dondero ha fotografato nel 1962 insieme alla madre. “È un ritratto che ben incarna questo rapporto viscerale, questo rapporto profondissimo che lega lo scrittore e regista alla madre – ha aggiunto Raffaella Perna – un rapporto che non lo abbandonerà mai e che in questa foto è espresso anche con una grandissima delicatezza attraverso questi differenti piani”.

Al termine del percorso espositivo si arriva con una sensazione molto chiara: che questa storia non sia finita, che queste fotografie continuino a essere attuali, presenti e vive. Che continuino a parlarci del mondo, ma soprattutto di noi.

Palazzo Strozzi, a Firenze la più grande mostra di Yan Pei-Ming

Palazzo Strozzi, a Firenze la più grande mostra di Yan Pei-MingMilano, 20 giu. (askanews) – Dal 7 luglio al 3 settembre 2023 Palazzo Strozzi a Firenze presenta Yan Pei-Ming, Pittore di storie, la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista franco-cinese, parte del progetto Palazzo Strozzi Future Art sviluppato con la Fondazione Hillary Merkus Recordati.

A cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione propone un percorso di oltre trenta opere che permettono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente. Esplorando generi come il ritratto, il paesaggio, la natura morta e la pittura di storia, i suoi dipinti prendono vita a partire dal modello di immagini fotografiche estrapolate da fonti diverse, come immagini personali, copertine di giornali, still cinematografici o celebri opere della storia dell’arte.

La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, Firenze come parte del progetto Palazzo Strozzi Future Art sviluppato con la Fondazione Hillary Merkus Recordati.

Martedì a Roma il convegno “Donna”: animale, femmina dell’uomo

Martedì a Roma il convegno “Donna”: animale, femmina dell’uomoRoma, 19 giu. (askanews) – È un dato di fatto che nelle forme linguistiche sia scritte che orali – siano esse burocratiche, dizionarie o correnti -, la donna è palesemente ignorata, mistificata oppure è paradigma e antonomasia del negativo. È per sollecitare la necessità e l’urgenza di un cambiamento in tal senso che l’associazione Femminile Maschile Neutro, presieduta dalla giornalista Maria Tiziana Lemme e fondata insieme all’antropologa Amalia Signorelli, avvia i lavori del convegno “Donna”: animale, femmina dell’uomo. La definizione del sostantivo nei dizionari. La necessità del cambiamento che gode, tra l’altro, del sostegno di Banca d’Italia e Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna.

Il convegno, che si aprirà con il saluto della senatrice Liliana Segre, si terrà in uno dei luoghi istituzionali chiave della Capitale, la Sala Stampa dell’Associazione della Stampa Estera Estera in Italia. Un’opportunità unica per aprire un dialogo costruttivo per avviare quel cambiamento culturale urgente quanto necessario per contrastare stereotipi sessisti, che relegano il concetto di “donna” a fattrice o meretrice. Un’iniziativa che riunisce al tavolo numerose personalità di spicco del mondo della Cultura, della Politica, della Ricerca: Maria Tiziana Lemme (giornalista e presidente di Femminile Maschile Neutro), Pina Picierno (vice-presidente del Parlamento Europeo), Francesca Dragotto (professoressa associata presso il Dipartimento di Studi letterari, filosofici e di Storia dell’arte dell’Università di Roma Tor Vergata), Annamaria Colao (professoressa ordinaria presso il Dipartimento di Endocrinologia all’Università Federico II – tra le cento migliori personalità scientifiche al mondo), Pietro Vento (direttore Istituto Demopolis), Maria Carreras Goicoechea (ricercatrice di Lingua e traduzione – Lingua spagnola presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania), Valeria Fiore (responsabile Comunicazione e Social Media con delega alle Pari Opportunità, Parlamento Europeo in Italia), Monica Lucarelli (assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità del Comune di Roma). Con l’intervento di saluto di Patricia Mayorga, presidente AMMPE Italia, la partecipazione del Telefono Rosa rappresentata dalla dottoressa Valeria Messina, psicologa e Responsabile Centro Antiviolenza Paola Lattes, e alla presenza di Carlos Terceros (consigliere culturale Ambasciata di Spagna), il quale porterà al Patrimonio Nacional il ringraziamento di Femminile Maschile Neutro per la concessione dei diritti d’immagine del dipinto “Allegoria della Logica”, di Andrea Vaccaro, come icona per il progetto che l’associazione porta avanti.

“La lingua sostanzia e sintetizza la definizione del nostro pensiero e le modalità di trasmissione del nostro pensiero – spiega la Presidente Maria Tiziana Lemme – Definisce cose e persone, assegnando ruoli e posizioni. I dizionari raccolgono e sistematizzano questo sapere, che è insieme lingua e realtà, offrendolo alla comprensione delle società e di chi se ne avvale. Che cosa troverà la persona che va alla ricerca della definizione, per esempio, della parola donna? Una definizione che ci considera individui – un termine che si usa anche per gli animali – esclusivamente quando possiamo essere ingravidate. È inammissibile”. Si prendano a esempio le definizioni del dizionario Treccani, il primo per autorevolezza in Italia, definito tale da DILIT e citato ampiamente in molte trasmissioni della televisione pubblica come faro e riferimento della nostra conoscenza. Ebbene, in Treccani la definizione di “donna” è limitata all’aspetto procreativo, non possiede cervello né linguaggio, né capacità di pensare e di trasmettere informazioni, qualità specificate invece nella definizione di “uomo”. Non è citata alla voce “umanità” e “umano”, suoi sinonimi sono prostituta e donna di strada. La voce “ragazza” non è definita, rimanda alla definizione di “ragazzo” e suoi sinonimi sono insulti che spaziano da “cagna” a “vacca” e “zoccola”.

L’atto più fortemente discriminante e meno percepito come tale è, infatti, quello linguistico e a questo scopo, per rafforzare il concetto di urgenza, FMN ha commissionato un’indagine demoscopica all’Istituto Demopolis su “Le discriminazioni verbali e linguistiche in Italia. Percezioni, sensibilità e resistenze dell’opinione pubblica”. Gli obiettivi sono dunque chiari: la proposta di cambiamento della definizione del sostantivo “donna” e la cancellazione dei sinonimi dispregiativi in Treccani – cui si indirizzerà una lettera aperta, e la divulgazione dell’indagine curata da Demopolis. Non solo: sostenere l’approvazione della proposta di legge “Revisione del linguaggio in ambito giuridico e dei titoli funzionali per renderli rispettosi dell’identità di genere e non discriminatori” alla quale FMN ha lavorato con la Rete per la Parità. Durante i lavori sarà inoltre proiettato il video “Donna di Strada” realizzato da Controlzeta Lab – Animation Studio di Napoli – laboratorio creativo fondato nel 2012 da Luca Poce, Andreina Moriello, Andrea Accennato e Raffaele Miele -, quaranta intensi secondi per ribadire con forza il bisogno di restituire e riconoscere dignità e identità non solo alla “parola”, ma alla donna stessa.