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Premio Europeo per Patrimonio Culturale a Giardini Reali di Venezia

Premio Europeo per Patrimonio Culturale a Giardini Reali di VeneziaRoma, 13 giu. (askanews) – La Commissione Europea e Europa Nostra hanno annunciato oggi i vincitori dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale / Europa Nostra Awards 2023. Quest’anno, sono stati 30 i progetti provenienti da 21 paesi che hanno ricevuto il più prestigioso premio Europeo per il patrimonio culturale. Tra i vincitori ci sono i Giardini Reali di Venezia, antica area verde affacciata sul bacino di Piazza San Marco. Risalenti all’epoca Napoleonica e caduti in grave stato di abbandono, nel 2019, grazie a un accurato intervento di restauro promosso e realizzato da Venice Gardens Foundation, sono stati riportati a nuova vita. I giardini hanno così potuto ripristinare il proprio legame architettonico con Piazza San Marco, tornando ad essere un’oasi meravigliosa, ecologicamente sostenibile e fruibile da tutti. Nel 2022 hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento come “Il parco più bello d’Italia”. Presieduta da Adele Re Rebaudengo, Venice Gardens Foundation promuove il suo impegno dal 2014 nel restauro e nella conservazione di parchi, giardini e beni di interesse storico e culturale, attuando progetti rivolti alla tutela del patrimonio botanico ed artistico.

I 30 vincitori sono stati selezionati da una giuria composta da esperti provenienti da tutta Europa, sulla base delle valutazioni di Comitati di Selezione che hanno avuto il compito di esaminare le candidature inviate da organizzazioni e individui da 35 paesi Europei. I Premi sono finanziati dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea. Commentando l’annuncio dei vincitori del 2023, Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea responsabile per la Promozione dello Stile di Vita Europeo e attualmente anche per la Cultura, ha affermato: “Ogni progetto vincitore di questa edizione dei Premi Europei per il Patrimonio Culturale / Europa Nostra Awards è il risultato di capacità straordinarie e di un impegno, collettivo e individuale, che abbraccia luoghi e tradizioni del patrimonio in tutta Europa. Premiando queste iniziative, ribadiamo il nostro fermo impegno a proteggere il nostro patrimonio culturale comune, perché è di fondamentale importanza per il nostro senso di appartenenza come cittadini e comunità d’Europa”.

Cecilia Bartoli, mezzosoprano di fama mondiale e presidente di Europa Nostra, ha dichiarato: “Mi congratulo vivamente con i vincitori di questa edizione. Sono fonte di ispirazione che contribuiscono in modo concreto alla costruzione di un’Europa più bella, sostenibile e inclusiva. Le loro storie di successo dimostrano come le avversità possano essere superate attraverso la messa in comune di competenze, dedizione, creatività e innovazione”. “Vorrei esprimere un ringraziamento e grande soddisfazione per questo importante riconoscimento – ha detto la presidente di Venice Gardens Foundation Adele Re Rebaudengo – è un onore per noi ricevere il più prestigioso premio europeo per il patrimonio culturale, a sostegno del complesso lavoro di restauro svolto, che ha permesso di restituire questo meraviglioso luogo alla città e all’intero patrimonio storico botanico e artistico del Paese”. I vincitori saranno celebrati il 28 settembre a Venezia durante la cerimonia di consegna dei Premi Europei del Patrimonio Culturale, che si terrà al Palazzo del Cinema. Durante la cerimonia, verranno anche annunciati i vincitori del Grand Prix e il vincitore del Public Choice Award, scelti tra i progetti vincitori di questa edizione e che riceveranno un premio di 10.000 euro ognuno. La cerimonia sarà uno degli eventi più importanti del Summit 2023 sul Patrimonio Culturale Europeo, organizzato da Europa Nostra con il supporto della Commissione Europea, e che si terrà tra il 27 e il 30 Settembre a Venezia. Tutti i sostenitori e gli appassionati del patrimonio culturale sono invitati a scoprire i vincitori e a votare online per decidere chi vincerà il Public Choice Award 2023.

I Giardini napoleonici, connessi nuovamente da un ponte levatoio a Piazza San Marco, si estendono per una superficie di circa 5.000 metri quadrati, si affacciano sul Bacino marciano e sono circondati da canali sui quali prospettano il Museo Correr, le Sale Imperiali del Palazzo Reale, il Museo Archeologico Nazionale e la Biblioteca Marciana. Il progetto ha seguito i principi propri della Fondazione, rivolti al ripristino e alla conservazione del patrimonio botanico e architettonico al fine di favorire un armonioso accordo tra spirito e natura.

Libri, esce “Come si fa una campagna elettorale” di Pino Pisicchio

Libri, esce “Come si fa una campagna elettorale” di Pino PisicchioRoma, 9 giu. (askanews) – L’ultimo libro di Pino Pisicchio, professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato alla Unint di Roma e parlamentare italiano ed europeo per sette legislature, è un pamphlet svelto e accattivante dal titolo: “Come si fa una campagna elettorale” (‘dall’Agorà alla Terza Repubblica passando per Crispi a cavallo’, Nuova Palomar, 2023).

L’origine di quest’ultima fatica editoriale la racconta l’autore: “Ho trovato in una libreria antiquaria un libriccino di Francesco Crispi che racconta di una campagna elettorale in Basilicata nell’anno di grazia 1870. Si tratta di una testimonianza straordinaria di professionalità politica da parte di un monumento dell’Italia appena ricomposta sotto uno stesso Stato: Crispi, infatti era un garibaldino, capo della Sinistra Storica, statista e più volte parlamentare del Regno. Scrisse questo libretto al fine di rendere conto ai suoi elettori di quel che faceva in Parlamento per adempiere ai doveri di rappresentanza: un gesto di grande rispetto nei confronti dei suoi elettori, purtroppo ormai caduto in desuetudine”. Crispi, infatti, attraversò a cavallo (e non doveva essere molto agevole per le strade dell’epoca) i quattordici comuni del collegio di Tricarico, incontrando il suo popolo, che non era rappresentato dai 47.000 abitanti delle comunità comprese nel collegio, ma solo da qualche centinaio di elettori, poiché all’epoca votava solo il 2% della popolazione adulta: i maschi, ricchi e alfabetizzati. Crispi, per ogni comune che andava a visitare, annotava statistiche, bisogni, produttività, tasse pagate, insomma, tutti i dati salienti che ogni politico dovrebbe conoscere del popolo dei rappresentati.

“In origine – dice ancora Pisicchio – avevo previsto qualche pagina d’introduzione e d’inquadramento storico. Poi, scavando nella ricerca, ho allargato l’orizzonte temporale, raccontando come funzionava la propaganda elettorale degli antichi, dai Greci ai Romani (praticamente gli inventori della propaganda moderna), fino ai giorni nostri”. E così si è scoperto che negli anni a noi più vicini si è sempre più rarefatto, fino alla sua completa estinzione, il rapporto della politica con i cittadini. Con gli esiti di abbandono delle urne che sono sotto gli occhi di tutti. Il quale fatto pone dei seri problemi al concetto di rappresentanza (chi rappresenta chi?) e a quello di sovranità popolare (il sovrano, in questo caso, diventa il compilatore delle liste). Un libriccino di poco più di cento pagine, rigoroso nella ricerca storica ma scritto con piglio ironico “perché quando le cose volgono al peggio – aggiunge l’autore – l’ironia ha una funzione antidepressiva”, che reca tra le sue “chicche” anche qualche slogan elettorale staccato dai muri di Pompei. Per esempio questo, dedicato proprio alla parete su cui venivano scritti i manifesti elettorali: “Mi meraviglio, o parete, che tu non sia ancora crollata sotto il peso delle sciocchezze di tanti scribacchini”.

Passione podcast: nel 2022 in Italia 16,4 mln ascoltatori, +59% in 5 anni

Passione podcast: nel 2022 in Italia 16,4 mln ascoltatori, +59% in 5 anniMilano, 9 giu. (askanews) – I podcast sono sempre più fedeli compagni delle giornate degli italiani. Negli ultimi 12 mesi sono state 16,4 milioni le persone che li hanno ascoltati, un numero in crescita costante anno su anno. Se rispetto al 2022 la crescita è di un milione di ascoltatori (+7%), quella in un lustro tocca il 59%: nel 2018, infatti, gli “appassionati” di podcast erano “solo” 10,3 milioni. A rivelarlo l’ultima ricerca di NielsenIQ (NIQ) per Audible, società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment, che verrà presentata il 9 giugno a Milano in occasione degli Italian podcast awards – Il Pod, la tre-giorni di panel, networking, case study e incontri dedicati al mondo del podcasting.

“Siamo stati i pionieri dell’audio entertainment in Italia e la crescita impressionante di questa industry in questi sette anni ci riempie di soddisfazione: quasi un italiano su tre ha ascoltato un podcast o un audiolibro nell’ultimo anno. Stiamo parlando di quasi 17 milioni di persone con un incremento del 4% rispetto al 2022 – commenta Juan Baixeras, country manager Spain and Italy di Audible – Questi dati mostrano come per gli appassionati l’ascolto di contenuti audio sia diventato un’abitudine e parte integrante della propria dieta mediatica. Non solo: il forte investimento che stiamo facendo sul catalogo e la collaborazione costante e di assoluto valore con la comunità creativa italiana apre allo sviluppo di nuovi contenuti con produzioni di altissima qualità e voci e suoni totalmente immersivi”. Altro dato che conferma la passione crescente degli italiani per i podcast è l’aumento della frequenza di ascolto: più della metà degli intervistati (53%, 10pp più dello scorso anno) li ascolta almeno una volta al mese, e crescono di molto anche le persone che li ascoltano almeno una volta alla settimana (36% degli intervistati, +12pp rispetto al 2022).

Chi ascolta è soprattutto una persona giovane o giovanissima (le fasce d’età che ascoltano di più sono infatti 18-24 e 25-34 anni), ed estremamente connessa. I podcast stanno però conquistando anche le fasce d’età più avanzate, e la percentuale di persone oltre i 55 anni che li ascoltano è significativamente cresciuta rispetto al 2022 (+8%). Inoltre, i podcast si riconfermano un fenomeno che unisce le generazioni: il 40% dei genitori intervistati ha figli che ascoltano questo formato audio. Che lo si ascolti a casa (luogo preferito del 75% degli intervistati) o per strada, il vantaggio principale che viene riconosciuto al podcast è la possibilità di ascoltarlo in modalità multitasking, mentre si fa altro (per il 59% degli intervistati) principalmente per intrattenersi ma anche per imparare e come valido supporto allo studio. Inoltre, il 39% li trova un modo utile per scegliere gli argomenti e le notizie che si vogliono approfondire, senza dover “subire” il media-cycle tradizionale, mentre è in crescita (+5pp dal 2022) l’interesse per podcast su tematiche sociali.

Fond. Trussardi, il cinema sentimentale d’artista di Diego Marcon

Fond. Trussardi, il cinema sentimentale d’artista di Diego MarconMilano, 5 giu. (askanews) – Si entra nel Teatro Gerolamo a Milano, quella “piccola Scala” frequentata anche dalle marionette dei Colla, e ci si trova avvolti dal mondo visivo di Diego Marcon, artista italiano che costruisce attraverso le immagini in movimento dei misteriosi drammi privati che continuano ossessivamente a ritornare e che restano nella mente dello spettatore e non se une vanno. È il nuovo progetto della Fondazione Nicola Trussardi che, per festeggiare i propri 20 anni, ha organizzato la mostra “Dramoletti” di Marcon, curata da Massimiliano Gioni.

“In questo luogo e con le sue opere – ci ha detto il direttore artistico della Fondazione Trussardi – Diego Marcon ci presenta un’immagine dell’infanzia più in chiaroscuro, più complessa, e ci invita anche a seguire le definizioni di ciò che ci caratterizza come esseri umani. Il suo è un mondo di pupazzi, pupazzi digitali o marionette filmiche in celluloide, che ci invitano a chiederci che cosa ci definisce come esseri umani in un mondo che sta virando sempre più verso l’artificialità”. Il mondo di Marcon vive spesso della tecnologia digitale, ma questa poggia su basi che hanno la tragicità tipica dell’umano; i suoi bambini, come nel video “Ludwig” che occupa la platea del teatro, diventano rapidamente figure universali, anche grazie all’uso del canto, che crea un contrappunto decisivo, che in certo senso fa da carburante al lavoro. “C’è un impianto formale estremamente rigoroso, studiato e strutturato – ci ha detto Marcon – però c’è anche un impianto drammaturgico e, meglio, sentimentale, proprio del cinema di intrattenimento, dello spettacolo inteso come Società dello spettacolo, quindi con l’utilizzo dell’emozione a volte anche in maniera un po’ sinistra per il coinvolgimento dello spettatore. Il disegno di un dispositivo emotivo è quello che mi interessa molto nel lavorare alle mostre”.

I film, sospesi tra la favola e l’incubo, tra il grottesco e l’abisso, sono opere che vivono in un terreno ibrido, doloroso. Ma anche nelle profondità di un video come “The Parents’ Room”, che canta di un uomo che ha sterminato la propria famiglia, si percepisce un senso inspiegabile di bellezza che alimenta sia l’angoscia privata delle spettatore sia la forza del lavoro. E per la Fondazione Trussardi quello al Teatro Gerolamo è l’ennesimo capitolo di una storia fatta di musealità itinerante, elemento questo che da organizzativo è diventato ormai a tutti gli effetti di vera pratica artistica. E per la presidente Beatrice Trussardi si tratta di una scelta da confermare. “La formula che abbiamo pensato 20 anni fa e che abbiamo portato in Galleria Vittorio Emanuele con la mostra prima mostra – ha spiegato – abbiamo poi deciso molto continuamente di continuarla. E quindi è proprio questa nostra dimensione itinerante, mobile, che ci consente anche di essere molto flessibili e adattarci alle situazioni, pur creando dei progetti completamente da zero, per poi accenderli e renderli possibili per circa un mese e quindi improvvisamente smontarli”.

Le mostre passano, dunque, ma non il progetto e, nel caso di Diego Marcon, neppure l’intensità dei suoi racconti, tragici e quotidiani come la vita.

Esce “I rebbi molli, ricettario musicale per l’apocalisse” di Paolo Romano

Esce “I rebbi molli, ricettario musicale per l’apocalisse” di Paolo RomanoRoma, 5 giu. (askanews) – Quarant’anni di storia viste con gli occhi delle persone comuni ne “I rebbi molli – ricettario musicale per l’apocalisse” (ed. Scatole Parlanti) di Paolo Romano. Dalle scintillanti promesse degli anni Ottanta alle surreali riunioni di lavoro a distanza da pandemia, i protagonisti di questi racconti rivivono con gli occhi dell’adolescenza prima e della maturità poi le occasioni perdute, gli amori da guastare e quelli da ricucire, mentre fuori tutto cambia. Dentro i racconti scorre, insomma, una archeologia del tempo presente.

La vita nelle periferie di Roma, soprattutto, diventa una polaroid per ripercorrere una stagione di inquietudini politiche, governi in bilico e tensioni sociali, tra micro criminalità, tossicodipendenze, e i primi incerti passi per il riconoscimento delle diversità. Se per Freud sognare di perdere i denti marca un problema con il desiderio, innescando un senso di frustrazione, i personaggi di questi diciotto racconti si muovono come rebbi di forchetta, incapaci di bloccare a proprio vantaggio la vita, che scorre troppo veloce per essere interpretata e vissuta. Inadatti al mutamento, si aggirano silenziosi dentro un’attualità indecifrabile. Gli anni Venti del secondo millennio non sono mai stati così complicati da vivere per i protagonisti di queste avventure grottesche e tragicomiche. Diciotto racconti brevi, sedici protagonisti, ognuno descritto da un brano musicale e da una ricetta, in un gioco postmoderno in cui si bisticciano gli stili narrativi e i piani di lettura. Il tema resta quello della fragilità degli uomini, della comprensione per gli ultimi, per chi non ce la fa, rendendo quasi sempre impossibile l’audacia della presa.

“C’è una generazione”, racconta Paolo Romano, “quella che attualmente è classe dirigente del Paese, ad esempio, che ha vissuto (e spesso subìto) trasformazioni senza precedenti negli stili di vita, nella riorganizzazione delle gerarchie emotive e sentimentali. È rimasta vittima di una specie di sgretolamento sotto i pesi della corruzione del sistema dei partiti, la transizione da un’organizzazione ancora analogica dei tempi della vita alla trasformazione digitale e l’impossibile composizione tra edonismo ed etica. Le risposte possibili non sempre sono efficaci e scontano l’obbligo di aver dovuto vivere il presente senza avere il tempo di capirne la logica. Il racconto, quindi, si accosta alle scienze sociali, sorelle maggiori e occhialute che studiano i fenomeni delle trasformazioni, senza pretese regolatorie, ma con la curiosità di entrare dentro storie semplici, in cui i personaggi vivono sempre nel bilico dell’inettitudine, nell’adattamento passivo senza una prospettiva di valori a lungo raggio”. Paolo Romano (Roma, 1974), giornalista, scrive di musica e cultura su Musica Jazz e altre riviste specializzate. Ha scritto due romanzi (La Formica Sghemba, 2018, e Quando cavalcavo i mammut, 2020), ma ne ha letti di più.

Parliamo davvero del tempo, prima che non ci sia più tempo

Parliamo davvero del tempo, prima che non ci sia più tempoVenezia, 5 giu. (askanews) – Tutti parlano del tempo, si sa, ma in realtà non è così. Perché oggi parlare del tempo dovrebbe significare parlare del cambiamento climatico, il vero tema cruciale della nostra epoca, mentre invece nel discorso pubblico questo accade ancora troppo poco. Ma in Fondazione Prada a Venezia qualcosa si muove con la mostra “Everybody Talks About the Weather”, curata da Dieter Roelstraete. “La proposta di questa mostra – ha detto ad askanews – è quella di guardare a come l’arte nella storia ha registrato e riportato i fenomeni meteorologici per cercare una strada per discutere in modo più ampio e complesso le sfide immense e paralizzanti del cambiamento climatico”.

Ancora una volta la Fondazione di Miuccia Prada si occupa di scienza e di cultura, ancora una volta offre un prodotto sofisticato, ma di stringente attualità, che in questo caso unisce opere contemporanee di artisti come Goshka Macuga, Theaster Gates, Giorgio Andreotta Calò o Gerhard Richter a riproduzioni di opere classiche legate alla meteorologia, siano di Turner come di Pieter Bruegel il vecchio o addirittura il più famoso dipinto di Monet. “Molte delle risposte artistiche al tema del clima – ha aggiunto Roelstraete – sono risposte di allarme e allerta, molte cercano di alzare il livello dell’attenzione, di trasmettere il senso di emergenza che stiamo vivendo. Ci sono però anche tanti lavori che guardano al tempo come un fenomeno estetico, alla bellezza del sole che sorge, ma anche a quella terribile delle tempeste”.

Il clima, del resto, è uno degli iperoggetti identificati dal filosofo Timothy Morton, entità che vanno al di là dello spazio e del tempo e che governano le nostre vite al di là di noi. Pertanto la mostra veneziana prova quantomeno ad affrontarne l’enorme portata, con esiti diseguali, a volte toccanti, a volte disturbanti, ma non importa in fondo. Quello che importa è il fatto che noi stiamo davanti alla mostra e davanti a quello che ci vuole ricordare. “Parlare del tempo – ha concluso il curatore – una volta era sinonimo di banalità, ma oggi parlare del tempo, come fa Greta Thunberg in uno dei poster esposti al piano terra, significa occuparsi di una delle più grandi crisi che abbiamo mai dovuto affrontare”.

Indubbio punto di forza dell’esposizione veneziana, poi, è l’allestimento dello studio newyorchese 2×4, che oltre ad avere creato delle vere e proprie biblioteche che ospitano decine e decine di testi sul clima, hanno proposto anche una serie di approfondimenti scientifici sviluppati in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per chi frequenta l’idea di contemporaneo che Fondazione Prada ha portato avanti attraverso il colossale progetto di “Human Brains”, guardare a queste schede sulla crisi climatica non è diverso dal guardare alle opere d’arte. Forse questa è la cosa più interessante, a livello di impatto culturale, che succede dentro il Palazzo Ca’ Corner della Regina, affacciato su uno dei canali più famosi al mondo e più minacciati dal cambiamento climatico. (Leonardo Merlini)

Fantascienza del presente: Natàlia Trejbalova nello Spazio Volvo

Fantascienza del presente: Natàlia Trejbalova nello Spazio VolvoMilano, 1 giu. (askanews) – Secondo appuntamento per il progetto “Visioni diacroniche”, che porta nel Volvo Studio di Milano i protagonisti dell’arte digitale contemporanea. In questo caso a incontrare il pubblico e a mostrare il proprio lavoro è stata l’artista Natàlia Trejbalova, nata in Slovacchia, ma milanese d’adozione. Nei suoi video ha indagato il fenomeno del terrapiattismo, muovendosi sul terreno della narrazione distopica e della fantascienza.

“Il tema delle cospirazioni e dei complottismi – ha detto l’artista ad askanews – è molto interessante e anche molto e anche politicamente al giorno d’oggi è un tema molto caldo e credo che questo sia molto collegato con il diverso modo di avere informazioni che è avvenuto con l’avvento di Internet. Io sono interessata alle teorie del complotto come se fossero delle narrazioni speculative della realtà. E questo è anche il legame con la fantascienza, che molto spesso indago”. “Visioni diacroniche” è un progetto pensato da Volvo Italia e poi realizzato da BAM – Biblioteca degli alberi Milano con Ilaria Bonacossa, direttrice del Museo Nazionale d’Arte Digitale, che così ci ha parlato del lavoro di Trejbalova: “Mette in discussione l’antropocentrismo e il nostro rapporto con il mondo, in qualche maniera in modo ironico, in qualche maniera psichedelica e in qualche maniera fantascientifica. In tutto ciò però ci pone davanti a un grande tema, ossia come l’uomo immagina il mondo. Perché affrontare il tema del terrapiattismo, in realtà, parte dall’idea che anche se le cose le sappiamo, la nostra percezione del mondo è legata a quello che vediamo”.

Da questo conflitto, che è semantico e culturale, ma che poi ha reali conseguenze, nasce il motivo di interesse e di ricerca suggerito dalle opere d’arte, che permettono di portare prospettive diverse, e soprattutto visioni diverse, sui temi della nostra contemporaneità, come per esempio quello dell’ecologia e del clima.

Libri, esce “Re Giorgio” di Daniela Tagliafico

Libri, esce “Re Giorgio” di Daniela TagliaficoRoma, 31 mag. (askanews) – L’altro Giorgio Napolitano, quello che le cronache politiche non hanno quasi mai raccontato. Daniela Tagliafico ci consegna un ritratto inconsueto e informale dell’undicesimo capo dello Stato accompagnandoci “dietro le quinte di una Presidenza” che ha lasciato un segno indelebile nella storia repubblicana.

Nel volume di Rai Libri i fatti della politica e della vita pubblica scorrono quasi in secondo piano. A emergere è certamente l’uomo delle istituzioni che il New York Times definì “Re Giorgio” per la sua capacità di traghettare l’Italia in un momento di difficile crisi politico-istituzionale, ma soprattutto quello appassionato d’arte e di teatro, di letteratura, di scienze e di musica. Del mare. Di Giorgio Napolitano il libro racconta anche la profonda spiritualità e la solida amicizia con Papa Ratzinger, che al presidente rivelò, prima di darne comunicazione ufficiale, l’intenzione di dimettersi dal Soglio pontificio. Numerose le testimonianze raccolte dall’autrice, dalle parole del cardinal Ravasi a quelle di Giuseppe Tornatore, da Marcello Lippi a Paolo Nespoli, alle quali si uniscono aneddoti, retroscena e curiosità della vita a Palazzo, degli impegni istituzionali, del rapporto con il protocollo e i collaboratori. L’occhio attento della cronista per una narrazione intima e autentica. “Re Giorgio. Dietro le quinte di una Presidenza” di Daniela Tagliafico, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 2 giugno 2023 (Euro: 19,00).

Daniela Tagliafico, laureata a Torino in Scienze Politiche, allieva di Norberto Bobbio e Luigi Firpo, è giornalista dal 1982. Ha lavorato molti anni con Enzo Biagi, collaborando con lui alle trasmissioni su Raiuno. Si è occupata di politica estera e interna nella redazione del Tg1, del quale è stata vicedirettrice. Nel maggio 2006, con l’elezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, ha assunto l’incarico di direttrice di Rai Quirinale. Un’esperienza privilegiata che le ha permesso di maturare attenzione e sensibilità istituzionale. Il presidente della Repubblica le ha conferito l’onorificenza prima di “Cavaliere” poi di “Commendatore Ordine al merito della Repubblica Italiana”.

Adidas rilancia la sneaker Yeezy dopo la rottura con Kanye West

Adidas rilancia la sneaker Yeezy dopo la rottura con Kanye WestNew York, 31 mag. (askanews) – L’azienda di abbigliamento sportivo Adidas ha immesso sul mercato il primo lotto di di sneaker a marchio Yeezy, dal valore di oltre 1 miliardo di dollari, dirigendosi alla conclusione della sua collaborazione, una volta redditizia, con il rapper Kanye West, dopo che il cantante si è lasciato andare a commenti antisemiti, non graditi a clienti e partner.

L’uscita delle sneaker, che Adidas ha promosso con un conto alla rovescia online, è stata molto attesa dai fan delle sneaker, desiderosi di possedere le paia finali della popolare collezione. Alcune versioni precedenti delle sneaker Yeezy sono diventate oggetti da collezione, raggiungendo anche un valore di mille dollari al paio. L’azienda da mesi ha studiato una strategia per smaltire tutte le scarpe invendute quando ha concluso la sua partnership con West lo scorso ottobre, ora i proventi di questo ultimo lotto di sneaker andranno ad organizzazioni antirazziste.

Libri, il 5 giugno presentazione “La grande occasione” di Mario Marazziti

Libri, il 5 giugno presentazione “La grande occasione” di Mario MarazzitiRoma, 31 mag. (askanews) – Lunedì 5 giugno, alle ore 18, a Palazzo Firenze (piazza di Firenze 27, Roma), la Società Dante Alighieri presenta “La grande occasione. Viaggio nell’Europa che non ha paura” (Piemme Edizioni) di Mario Marazziti. Dopo i saluti introduttivi del Segretario generale Alessandro Masi, intervengono l’autore Mario Marazziti, i giornalisti Marco Damilano, Marcelle Padovani e Giovanni Grasso.

Questo volume – sottolinea una nota della Società Dante Alighieri – è un taccuino di viaggio, un reportage “filosofico” tra persone ordinarie che vivono cose straordinarie, alla portata di tutti grazie a una scrittura che fa vedere, e assaggiare, democrazia e arte, anche arte di vivere. Un antidoto alle narrazioni che impediscono di riconoscere nell’altro la somiglianza con noi stessi. Si scopre così che le porte aperte restano meglio in piedi senza bisogno di muri, quando si abbattono insieme le paure e si costruisce sulla curiosità e sulle differenze. Un viaggio che passa anche per l’accoglienza nata attorno ai Corridoi umanitari promossi dalle Comunità di Sant’Egidio europee assieme alle comunità locali e alle Chiese, svelando qualche piccolo segreto per non invecchiare, per rompere le solitudini urbane, in una solidarietà creativa. Mario Marazziti, nato a Roma nel 1952, giornalista e scrittore, autore di diversi libri, è stato per anni editorialista per il Corriere della Sera, Avvenire, Famiglia Cristiana, Huffington Post e portavoce della Comunità di Sant’Egidio. Presidente del Comitato per i Diritti Umani e poi della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati dal 2013 al 2018, è stato promotore e primo firmatario della legge di cittadinanza per i bambini immigrati (ius soli e ius culturae) e ha portato a termine, tra l’altro, la riforma delle professioni sanitarie, la legge di sostegno ai disabili gravi «Dopo di noi», e quella sul recupero degli sprechi alimentari. È cofondatore della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte.