Lady Alda Presents, la mostra alla Rhinoceros Gallery di RomaRoma, 29 mag. (askanews) – Un quartiere dell’arte sempre più internazionale: supera le distanze tra i continenti e avvicina Italia e Stati Uniti d’America la proposta artistica della rhinoceros gallery di palazzo rhinoceros a Roma, l’avamposto tra antico e iper-contemporaneo ideato da Alda Fendi e progettato da Jean Nouvel, con la linea artistica di Raffaele Curi.
La nuova invenzione della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti è un affascinante connubio tra la cara vecchia Europa e il Nuovo Mondo. L’esperimento, visionario come tutti i cortocircuiti della fondazione, si intitola Lady Alda Presents e – dal 9 giugno al 19 novembre 2023 – stratifica forme, esperienze e linguaggi diversi nei vari livelli espositivi di rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano. Come sempre, l’ingresso è gratuito, in via del Velabro 9A. Sono tre le attrazioni del palazzo. Innanzi tutto, una gustosa primizia. Per la gioia dei collezionisti, arriva per la prima volta in Italia il gallerista François Ghebaly, con una mostra nella rhinoceros gallery dei suoi artisti Neïl Beloufa, Ludovic Nkoth, Em Rooney e Max Hooper Schneider. È il punto di partenza di un ciclo di collaborazioni con prestigiose gallerie commerciali internazionali, che verranno ospitate ciclicamente negli spazi del piano terra. “Questa mostra sarà di grande interesse per i collezionisti”, dichiara Alda Fendi. Poi, un’importante anteprima. La Fondazione Alda Fendi – Esperimenti presenta al pubblico in anteprima Dino’s dark room. La storia del fotografo Dino Pedriali, un docufilm di Corrado Rizza, celebrando le due preziose collezioni di fotografie di Pedriali di proprietà di Alda Fendi: una dedicata a Man Ray e l’altra a Pier Paolo Pasolini.
La terza proposta è l’installazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi, disseminata tra le sale e i passaggi dell’hub polifunzionale a due passi dalla Bocca della Verità. Dopo le collaborazioni con gli Uffizi e l’Ermitage, palazzo rhinoceros rilancia Roma come crocevia dell’arte, liberandola dai confini geografici e dai limiti spaziali, per parlare un linguaggio comune e cosmopolita, capace di esaltare la ricchezza delle differenze.
Mostre, oltre 126mila visitatori per “Jago, Banksy, TvBoy” a BolognaRoma, 29 mag. (askanews) – Chiude con 126.398 visitatori la mostra “Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente” a Palazzo Albergati. Il pubblico – sia italiano che straniero – ha accolto con entusiasmo la proposta di Arthemisia, che ha scelto la città di Bologna per presentare in anteprima la mostra più “controcorrente” del momento, con tre grandi artisti della scena artistica contemporanea, molto discussi e molto amati.
Attraverso l’esposizione di 60 capolavori di Jago, Banksy, TvBoy (ma anche Obey, Mr. Brainwash, Ravo, Laika e Pau), la mostra ha messo in dialogo alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, suscitando riflessioni e reazioni sui più scottanti temi sociali di oggi. Un successo per gli artisti, ma anche per Arthemisia – che si conferma un fondamentale promotore anche dell’arte contemporanea – e per la Città di Bologna, divenuta negli ultimi anni una delle principali mete culturali italiane.
Come dichiara la Presidente di Arthemisia Iole Siena: “Per la mostra di Bologna abbiamo selezionato artisti di grande intelligenza, capaci di comunicare in maniera immediata col grande pubblico sui temi più attuali e spinosi della contemporaneità. Mi fa molto piacere che la mostra abbia avuto il successo meritato e sono orgogliosa di aver contribuito ancora una volta a confermare la centralità di Palazzo Albergati di Bologna nella programmazione culturale italiana”.
Storia della lana e rapporto uomo-animali: Formafantasma a OsloOslo, 29 mag. (askanews) – Dopo l’indagine sul legno i Formafantasma, duo di artisti italiani che lavorano da anni sulle manifestazioni del design, raccontano una possibile storia della lana. È la mostra “Oltre Terra”, ospitata e commissionata dal National Museum di Oslo, con la curatela di Hanne Eide. Un viaggio nella storia della lana affrontato da molti punti di vista diversi e con il classico approccio interdisciplinare – e anche spettacolare – di Formafantasma, che Simone Farresin ci ha introdotto così: “Quello di cui la mostra si occupa realmente non è solo la lana, ma della relazione tra uomo e animale, cercando un riposizionamento non più antropocentrico, ma guardano alla relazione con l’altro, con gli animali e in particolare con le pecore. Anche per capire la geopolitica che governa l’industria della lana in relazione agli animali”.
Relazioni è evidentemente la parola chiave, e quelle che vengono sottolineate dalla mostra sono molteplici: c’è la storia, ci sono gli oggetti legati alla tosatura, ci sono i rituali, i registri, le indagini sui mercati della lana, sulle tecnologie di sorveglianza e sull’utilizzazione del territorio. Ci sono anche le didascalie filosofiche di Emanuele Coccia e, soprattutto, la volontà di condensare in uno spazio espositivo e di design una serie di processi concettuali che riguardano la nostra società. “La mostra – ha aggiunto Andrea Trimarchi- è una grande piattaforma, sia fisica sia concettuale, che unisce molte discipline diverse. Ci sono voci dal campo scientifico, voci da quello dell’economia, eventi e manufatti storici e riproduzioni di pecore. È anche una mostra che va in qualche modo a scardinare il modo in cui si era fatto exhibition design intorno a queste tematiche”. Il punto più emozionante della mostra di Oslo è però probabilmente rappresentato da un film dell’artista polacca Joanna Piotrowska, prodotto con la Fondazione In Between Art Film. “C’è in primo luogo la relazione con l’animale, la pecora – ha aggiunto Farresin – ma attraverso il tocco, che è il primo modo di interagire con ciò che è altro rispetto all’umano”.
Molto interessante, ma ormai questa è una costante del lavoro dei Formafantasma, è anche l’atteggiamento che i due artisti hanno rispetto a cosa è una mostra oggi, cosa fa, come ragiona. E da qui deriva anche un modo di pensare il contemporaneo e le sue manifestazioni artistiche in maniera diversa, profondamente intrecciata con le grandi dinamiche socio-economiche e politiche del nostro tempo. (Leonardo Merlini)
Fondazione Meeting, a Rimini voci di perdono da Russia e UcrainaMilano, 27 mag. (askanews) – Il perdono non è utopia. Il perdono, la riconciliazione sono le uniche strade possibili oggi per ritornare alla normalità. E assieme al perdono l’altra strada è la memoria, la capacità di riprendere i fili del passato senza odio, senza rancore, ma anche sapendo chiamare le cose con i loro nome, bene il bene e male il male.
È quanto è emerso giovedì 25 maggio nel cortile della Biblioteca Gambalunga di Rimini durante l’incontro “Ritessere i fili della pace, da dove ripartire?”, moderato da Giancarlo Tocci, negli interventi di Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e Letteratura russa all’Università Cattolica di Brescia, dell’arcivescovo metropolita della Madre di Dio di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, e di Elena Mazzola, presidente della ong Emmaus di Kharkiv, in Ucraina. L’incontro, come ha ricordato il direttore della Fondazione Meeting Emmanuele Forlani, si è svolto nel contesto della mostra “Uomini nonostante tutto – Storie da Memorial”, realizzata in occasione del Meeting 2022, che racconta l’opera meritoria dell’omonima organizzazione. Nell’ottobre 2022 Memorial, che è un centro di ricerca storica sugli anni del regime sovietico, ha ricevuto il Nobel per la Pace per la coraggiosa opera di memoria collettiva di un popolo, la cui attività è stata bloccata dalle autorità russe a giugno 2022.
«La mostra nasce da due percorsi espositivi realizzati negli ultimi anni a Mosca dal Memorial», spiega Adriano Dell’Asta, «sulla base dei propri archivi e collezioni museali. Il primo è dedicato alle lettere che i padri scrivevano ai figli e alle famiglie dai lager, il secondo ai piccoli oggetti – ricami, disegni, pupazzetti – che le madri in lager confezionavano per i figli, nel disperato tentativo di mantenere vivo un legame». Fa davvero impressione, commenta il docente, che quelle donne, dopo giornate di lavoro disumano nei gulag, rubassero il tempo al riposo per fare dei ricami. «Qui c’è qualche cosa che supera il livello immediato dell’utilità», ha sottolineato Dell’Asta. «Il regime ti dice “sei un oggetto, la tua umanità non conta, sei infinitamente ripetibile”, invece l’uomo è qualcosa di infinitamente irriducibile. Al fondo di questa irriducibilità possiamo creare un mondo in cui sia possibile non lo scontro ma la pace. La pace non è indifferenza, vuol dire rendere conto di qualcosa che non dipende da te. Sei irriducibile, c’è qualcosa in te che non è dato dalla tua forza». E cita padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana, che diceva: «Noi dobbiamo fare memoria, non per svergognare i colpevoli già condannati dalla storia, ma per ricordare il germe che ha fecondato e che può ancora fecondare la terra russa». Monsignor Paolo Pezzi, prendendo spunto da un film tratto da “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, il romanzo di Erich Maria Remarque, commenta una scena in cui i francesi «con grande superbia non sono interessati solo a che si ottenga una giusta pace, ma sottolineano l’umiliazione che vogliono dare alla Germania. Sappiamo bene a cosa poi tutto questo ha portato, Hitler farà perno proprio su questo per iniziare quel disastro che è stata la seconda guerra mondiale». Di questo abbiamo bisogno anche noi oggi, spiega il presule: che si pongano le condizioni perché qualcuno non possa usare di questa pace – quando arriverà – per farne una leva per ricominciare un’altra guerra. «È qui che si introduce il perdono», dice l’arcivescovo di Mosca. «Per me il perdono è senza nessuna precondizione, perché il perdono è una sola cosa, è l’offerta della salvezza che Gesù fa sulla croce ai suoi persecutori e lo fa senza nessuna condizione, anzi giustificando i suoi persecutori». Quel perdono, costruisce già oggi dei nessi tra le persone e i popoli. «Certo, si continuerà a fare fatica a perdonare, ma il perdono non è più solo un qualche cosa da ammettere, è qualcosa che già costruisce».
Elena Mazzola, reduce da una recente visita a Kharkiv dove ha vissuto fino all’inizio della guerra, racconta lo stato della città. «Di giorno Kharkiv vive una vita normale, si va al supermercato, si incontrano gli amici. Di sera scatta il coprifuoco, già dalle 20.30 la città è deserta. Hanno già ricostruito tanto, ma quando ero sotto quei caseggiati e vedevo penzolare materassi dalle finestre e vedevo nelle case sfondate la vita della gente, ho fatto un’esperienza di un orrore e un’impotenza indicibili. È qualcosa che non si riesce a credere e ad accettare». Mazzola però raccontato anche la storia di P. un ragazzo ucraino orfano, con alle spalle una storia di accoglienza in una famiglia italiana a Milano, che ha visto e vissuto in prima persona gli orrori della guerra. Un ragazzo non semplice, con qualche problema di alcol, arruolato come militare, che ha combattuto nel cuore del conflitto, a Mariupol e Bakhmut. In situazioni in cui i suoi compagni partivano in 80 e tornavano in 4, P. però conservava una coscienza chiarissima di essere stato amato, preferito e di esprimere questo nella preghiera: «Io so chi mi ha protetto, perché io facevo la preghiera alla Maria», dice in un italiano approssimativo. Al termine dell’incontro ha portato il suo saluto il vescovo di Rimini, monsignor Nicolò Anselmi. «Il Papa non cessa mai di ricordarci di pregare e di diffondere del perdono e della pace. Chiediamo al Signore di aiutarci a costruire una cultura di pace e di perdono che si possa allargare a macchia d’olio».
La mostra “Uomini nonostante tutto – Storie da Memorial” realizzata per il Meeting di Rimini a cura dell’Associazione Memorial e della Fondazione Russia Cristiana ETS è esposta dal 23 al 30 maggio 2023 dalle 15.30 alle 19.00 nella Biblioteca Comunale Galleria dell’Immagine – Rimini, via Gambalunga 27, con ingresso libero. La mostra e l’incontro pubblico sono gli eventi riminesi di “Meet the Meeting – Verso il Meeting 2023”, il primo appuntamento che lancerà la 44ma edizione del Meeting di Rimini e che ne inaugurerà il cantiere.
Libri, arriva anche la mindfulness rivolta agli studentiRoma, 26 mag. (askanews) – TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, Mindfulness per studenti. Pensieri per nutrire la mente e ottenere risultati, di Georgina Hooper, pittrice australiana e docente universitaria di arte orientale. Scrive l’autrice nell’introduzione: “Da allieva prima, e poi da insegnante, ho osservato e sperimentato approcci diversi all’apprendimento. Tra tutti, lo studio consapevole mi pare essere la metodologia più efficace. Dopo molti anni di esperienza nel campo della mindfulness, mi si sono aperti la mente e il cuore e ho concluso che non esiste un unico modo di essere un bravo studente. La via della conoscenza e dell’acquisizione di competenze è personale e deve essere trovata attraverso un graduale processo di conoscenza di sé”.
Mindfulness per studenti è una raccolta di buone ispirazioni per trasformare l’apprendimento in un’esperienza positiva, anno dopo anno. Il percorso di studio assume talvolta caratteri stressanti e ansiogeni, a causa dell’incubo delle scadenze e dell’ossessione per i risultati che tolgono molto al piacere di imparare. Georgina Hooper – istruttrice di mindfulness con master in terapia del benessere emotivo – guida il lettore alla scoperta della gioia dello studio suggerendo trucchi e strategie per affrontare l’inevitabile fatica dell’imparare, per trovare la giusta concentrazione e il flusso di programma, per nutrirsi in modo equilibrato e dormire a sufficienza, accettando anche il fallimento come parte del cammino verso il successo, e coltivando una curiosità permanente indispensabile alla conoscenza.
”La mossa del cavallo”, a Sarajevo la mostra di Luigi BallarinRoma, 26 mag. (askanews) – Il primo giugno l’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina inaugurerà presso la Galleria Nazionale della Bosnia Erzegovina a Sarajevo la mostra pittorica “La mossa del cavallo”, del maestro veneziano Luigi Ballarin. In mostra circa trenta opere inedite, con il nobile equino assoluto protagonista, tra tele con acrilico e smalto e opere in ferro. Sarà visitabile, a ingresso libero, sino al 18 giugno, da lunedì a sabato (dalle ore 10:00 alle ore 20:00).
In occasione del vernissage sarà presente il maestro, già reduce dal successo dell’esposizione “Magnifiche architetture” Magnificent Architectures” presso la Medresa del Gazi Husrev-bey della Gazi Husrev Begova nel 2022, nonché la curatrice Beste Gursu. Assieme all’Ambasciatore Marco Di Ruzza, sarà così dato il via alle celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana 2023 (che ricorre ogni 2 giugno), all’insegna dell’arte e delle relazioni culturali tra Italia e Bosnia Erzegovina. La produzione artistica di Ballarin, tra contrasti cromatici, forme essenziali ed equilibrati movimenti, intrisa di “arti” e di storia, si fa ponte tra Oriente e Occidente, con rimandi stilistici ad altre culture, in primis quelle bizantina e turca. Il risultato diventa quindi “meta-arte”, un’arte che guarda all’arte, con quel cavallo che ne è al contempo sintesi e sorgente. Grazie alle tecniche miste e all’uso dell’acrilico e dello smalto, Ballarin rende insolite le sue decorazioni, imprecise da vicino ma perfette da lontano.
“Sono lieto di potere accostare il simbolo dell’Ambasciata d’Italia in Bosnia Erzegovina a una preziosa esposizione di opere del maestro Luigi Ballarin, che con la sua storia personale e professionale è fulgido esempio di quel fitto mondo di scambi ideali e culturali che uniscono l’Italia all’Oriente – ha spiegato Marco di Ruzza, Ambasciatore d’Italia in Bosnia Erzegovina a Sarajevo – la mostra, inaugurata significativamente nel contesto delle celebrazioni della Festa della Repubblica italiana, offrirà al pubblico bosniaco-erzegovese e a tutti coloro che avranno la fortuna di visitare la Galleria Nazionale di Sarajevo l’opportunità unica di immergersi nelle atmosfere mistiche ed eleganti dell’arte di Ballarin, che trova in questa terra entusiasta ricezione proprio per la capacità del maestro di interpretare con intelligente e creativa duttilità lo spirito dell’incontro e della contaminazione”. Luigi Ballarin inizia la sua carriera artistica negli anni ’90 a Venezia; nel 2000 si trasferisce a Roma e, dopo un invito per una mostra personale, si innamora di Istanbul. Attualmente vive e lavora nelle tre città, creando un’unione tra culture diverse con un linguaggio unico e originale. La sua arte è infatti unione tra Oriente e Occidente e sintetizza in immagini iconiche le suggestioni delle arti minori, che percorrevano i cammini degli scambi commerciali e dei viandanti, e fondevano le diverse tradizioni: le decorazioni delle maioliche, lo smalto delle oreficerie, i ricami dei tessuti preziosi.
Arte, a Roma la Galleria Russo celebra i suoi 125 anniRoma, 25 mag. (askanews) – Quest’anno ricorrono i centoventicinque anni dalla fondazione della Galleria Russo, da quel lontano 1898, quando Pasquale Addeo aprì la sede di Roma in via del Babuino. Dopo oltre un secolo di storia, oggi la Galleria Russo è ancora al centro del fermento culturale della capitale, con le sue vetrine che affacciano su via Alibert, tra via Margutta a Piazza di Spagna. Per questa occasione, il 25 Maggio verrà celebrata una serata di festeggiamenti nell’esclusiva location della Lanterna di Fuksas, in via Tomacelli, la grande cupola in vetro che svetta sul tetto dell’ex palazzo dell’Unione Militare, nel pieno centro storico della Capitale.
“Siamo particolarmente lieti di questa ricorrenza e di poter accogliere i nostri ospiti, che gravitano da sempre intorno alla galleria, in occasione del 125° anniversario. Sarà un’emozione poter ripercorrere alcuni momenti, grazie alle immagini del passato, ma anche celebrare insieme una grande occasione di condivisione all’insegna della cultura e della passione per l’arte. Sono certo che la ricerca della bellezza e il potere benefico dell’arte siano un motore fondamentale per la crescita delle future generazioni e questo mi ha spinto a proseguire nel mio lavoro, coinvolgendo anche mia figlia Francesca Romana e mio nipote, Alberto, in un ideale passaggio di testimone”, ha affermato il Direttore della Galleria Russo, Fabrizio Russo. “La Galleria Russo si è ritagliata, nel corso degli anni, uno spazio sempre più importante nel mercato dell’arte. Oggi, infatti, le Gallerie rivestono un prezioso ruolo di ricerca ed individuazione nuovi artisti dando linfa vitale all’intero comparto” ha concluso Fabrizio Russo, Direttore della Galleria Russo dal 1994. Tra gli invitati alla serata, esponenti del mondo politico, imprenditoriale, della cultura e dell’arte, che verranno accolti dal Direttore Fabrizio Russo, anche Presidente Confcommercio Roma Centro Storico, e dal suo Staff, per un aperitivo sulla terrazza, per poi proseguire la serata con una cena di Gala placée, allietati dalla voce della cantante Manuela Zanier. Sullo sfondo scorreranno le immagini fotografiche e video della Galleria Russo, contenute nel documentario inedito. I Russo rappresentano un’eccellenza tutta italiana e si distinguono per essere l’unica famiglia italiana arrivata alla quinta generazione di galleristi. La figlia e il nipote del Direttore Fabrizio Russo, Francesca Romana e Alberto Russo, sono già al lavoro, seguendo il filone degli artisti contemporanei. Sempre al centro degli eventi culturali della capitale, la Galleria Russo promuove mostre, attività e convegni, come il ciclo di incontri aperto al pubblico di collezionisti e appassionati, dal titolo “Collezionare Cultura”. Il grande bagaglio di esperienza e storicità, che accompagna la più antica galleria d’arte d’Italia, è stato raccolto e raccontato in un libro e un documentario sulla storia di famiglia, dal titolo “La chiusura del cerchio”. Il libro è stato scritto da Francesca Romana Morelli, mentre il documentario è stato diretto da Irene Pantaleo e Benedetta Nervi. Le due opere ripercorrono in modi diversi uno spaccato di storia attraverso aneddoti e ricostruzioni documentate.
Fabrizio Russo è alla guida della Galleria dal 1994, quando ha iniziato a gestire in autonomia l’attività puntando sugli artisti del ‘900, come Boccioni, Severini, Balla, Prampolini, Sironi e la Scuola Romana. La Galleria Russo è diventata negli anni un punto di riferimento sia per coloro che vogliano trovare le opere dei Maestri del ‘900, che per rappresentare una nutrita schiera di artisti contemporanei. La Galleria Russo svolge anche un grande lavoro documentale, essendo responsabile e custode dell’intero Archivio e Fondo dell’Opera di Duilio Cambellotti, in collaborazione con gli eredi Cambellotti, gli Archivi Tato (Resp. Massimo Duranti) e l’Archivio di Antonio Mancini (Resp. Cinzia Virno) e altri, come l’Archivio Amerigo Bartoli e l’Archivio Giovanni Stradone.
L’ottava ed. di CVTà Street Fest 2023 dal 2 al 4 giugnoRoma, 24 mag. (askanews) – Ritorna dal 2 al 4 giugno 2023 a Civitacampomarano (CB) Cvtà Street Fest, l’attesissimo festival internazionale di street art che ha fatto rinascere l’antico borgo molisano da appena 300 abitanti. Cvtà Street Fest firma quest’anno la sua ottava edizione che porterà insieme all’arte di strada anche la grande musica, con Leeroy Thornhill, tastierista e dj, membro storico dei leggendari Prodigy, e un ricco programma di eventi tra spettacoli, concerti, installazioni e live performance molte delle quali nate specificatamente per entrare in connessione con i luoghi del paese, come quella di DJ Gruff, ispirata alla sua esperienza a Cvtà.
Quella di quest’anno è dunque un’edizione speciale, che conferma il successo di una visione: che un borgo a rischio di spopolamento possa ripartire grazie al linguaggio dell’arte, e allo sguardo di una donna, Alice Pasquini, ambasciatrice della street art italiana del mondo, che ha ideato Cvtà Street Fest nel 2016, e lo dirige insieme allo staff dell’Associazione Culturale CivitArt anch’esso composto interamente da donne. Su questa scia Cvta’ Street Fest2023 invita tre artiste internazionali Elléna Lourens, Helen Bur, HERA, provenienti da diverse esperienze nell’arte urbana, e diversi paesi del mondo – Sudafrica, Regno Unito, e Germania – e un vero e proprio pioniere dell’arte: l’americano, Dan Witz.
Saranno loro a portare la propria arte, quella di strada – che di solito prende forma nelle periferie, nelle stazioni, e nelle ex fabbriche delle grandi citta’ – sui muri dell’antico borgo sannita, tra le sue strade e le sue piazze, e tra la sua gente. Continuando in quel processo di rigenerazione urbana che con la partecipazione e il coinvolgimento di tutta la comunità, ha trasformato Civitacampomarano in un atelier mondiale di artisti, a cielo aperto e gratuito. Elléna Lourens, giovane artista sudafricana che crea murales leggeri e poetici caratterizzati da poche linee e colori, per creare paradisi di tranquillità in ogni luogo; Helen Bur, in perenne movimento tra il Regno Unito e le strade del mondo, dove realizza le sue opere dal gusto surrealista, in cui spesso il personale diventa globale offrendo una lettura della vita tra le righe. HERA (al secolo Jasmin Siddiqui, 1981), pittrice tedesco-pakistana con radici artistiche nel graffitismo e nell’arte di strada, attiva sin dal 2001 sia da sola che come parte del noto duo HERAKUT con il quale è anche impegnata attivamente a favore di cause umanitarie, collaborando tra gli altri con l’Unicef, il Global Fund, WWF Germania, Viva Con Agua. E infine l’urban artist americano Dan Witz, (Chicago, 1957), interessato ai cambiamenti sociali e alle questioni politiche ed economiche del nostro tempo.
“Abbiamo sempre avuto una presenza femminile a Cvta’ Street Fest; l’anno scorso con Cinta Vidal, e ancora prima con Maria Pia Picozza e MP5, per citarne solo alcune, ma quest’anno per la prima volta al festival abbiamo una maggioranza di artiste donne, per dare un più ampio respiro a una parte della street art che resta ancora minoritaria”, spiega Alice Pasquini. “Come sempre avviene per Cvta’ Street Fest, ho scelto gli artisti per la loro poetica, e per la capacità di relazione con la comunità e con i luoghi; sarà interessante vedere come queste donne provenienti da diverse parti del mondo si inseriranno nel contesto, e che tipo di interpretazione femminile porteranno sui muri di Civitacampomarano”, conclude l’artista e direttrice del festival.
IL PROGRAMMA Tra gli ospiti più attesi di Cvtà 2023 c’è sicuramente Leeroy Thornhill, tastierista e dj, membro storico dei Prodigy, i cui brani dal successo planetario – come “Breathe”, “Smack My Bitch Up” e “Firestarter” – hanno reso leggendaria la band. Continuando la sua carriera da solista, dopo lo scioglimento del gruppo, nella vibrante scena dance britannica, Leeroy Thornhill si destreggia tra i synth e le danze scatenate che da sempre ne sono stati la cifra stilistica della band, fondendo breakbeat, electro, old skool e rave. L’artista sabato 3 giugno nel fossato del Castello Angioino condurrà il pubblico in uno dei suoi set ad alta energia con i quali Thornhill ha girato il mondo intrattenendo un pubblico di “raver” della prima era, da dove tutto è partito, fino alle nuove generazioni. Ma il festival è anche occasione di ritorni e di rincontri come quello con il talento rivoluzionario e inarrestabile di DJ Gruff tra i pionieri della old school Hip-Hop nazionale, apprezzatissimo turntablist, DJ, beatmaker, rapper e produttore. Da molte edizioni ospite di Cvtà Street Fest, Gruff per l’apertura di venerdì 2 giugno presenterà una performance site specific e inedita che coniuga video e musica raccogliendo immagini, ricordi, sensazioni e suoni – come le voci degli abitanti del borgo che l’artista ha registrato e poi campionato – dell’esperienza vissuta in questi anni a Civitacampomarano.
Il ricchissimo palinsesto musicale dei concerti si completa con i dj set di Dj Geen, Dj Kein e Dj Lilith e Mista P.
Come sempre i giorni del Cvtà Street Fest saranno una grande festa che animerà il borgo animandolo di luci, suoni e colori. Gli artisti provenienti da diversi parti del mondo e diverse esperienze, lavoreranno “gomito a gomito” con gli abitanti del paese, nell’ottica del rispetto dello spirito dei luoghi e della loro identità, coinvolgendo la comunità e partecipando alle numerose attività, tra laboratori e tour, realizzate grazie all’impegno dello staff tecnico e artistico dei professionisti del festival, l’Associazione Culturale CivitArt Anche in questa edizione non mancherà il famosissimo Tour dei Muri (in programma tutti i giorni con due appuntamenti alle ore 10.30 e alle ore 18.00), la visita guidata alla scoperta delle opere d’arte sui muri del borgo – ormai oltre 70 – realizzate negli anni da artisti come David de la Mano, Alex Senna Nespoon, Jan Vormann, Add Fuel, Martin Whatson, Biancoshock, Icks, Uno, Gola Hundun solo per citarne alcuni, ognuna delle quali ha una storia da raccontare e custodire.
E ritornano anche gli appuntamenti dedicati alla gastronomia e alle tradizioni locali, con i laboratori dove sarà possibile conoscere le ricette che si tramandano da generazioni, e preparare piatti tipici come i “Cielli” di Civitacampomarano, dolci del paese a base di mosto cotto e i “Cavatelli” molisani. Tra le tradizioni più divertenti e caratteristiche di Civitacampomarano c’è infine la “passatella”, il tipico gioco da osteria che ha le sue origini nella Roma antica (ne parlano Catone e Orazio) e divenne parte della tradizione romanesca nella Roma dei Papi. Lo scopo del gioco è quello di non far bere il vino o altre bevande alcoliche leggere a un partecipante al fine di screditarlo o umiliarlo. A Civitacampomarano è tutt’ora in voga come passatempo per i pomeriggi e le serate al bar.
Headquarted della manifestazione, sarà come sempre Casa Cuoco, la dimora storica in cui visse il celebre illuminista italiano Vincenzo Cuoco, situata a due passi dal Castello Angioino e circondata dalle opere del Cvtà Street Fest. Casa Cuoco, grazie a un accordo tra Airbnb, Anci e Ministero dei Beni Culturali è stata ristrutturata e affidata all’associazione CivitArt, per ospitare nei giorni del festival gli artisti arrivati a Civitacampomarano da tutto il mondo: un altro luogo simbolo di un’iniziativa capace di superare i confini nazionali. Cvtà Street Fest, con la direzione artistica di Alice Pasquini, è organizzato dall’Associazione Culturale CivitArt in collaborazione con la ProLoco “Vincenzo Cuoco” di Civitacampomarano e il comune di Civitacampomarano.
Esce “Il terzo non si scorda mai”, il primo libro dei Fius GamerRoma, 24 mag. (askanews) – Dal 6 giugno sarà disponibile in tutte le librerie “Il terzo non si scorda mai – lo scudetto vissuto dai tifosi” il primo libro dei Fius Gamer, noto trio di creator tra i più seguiti e amati in Italia nel mondo del calcio con oltre 3 milioni e mezzo di seguaci sui social tra YouTube, Tik Tok e Instagram. Il libro in uscita per Sperling & Kupfer, già disponibile in preorder in tutti gli store digitali, celebra la vittoria dello scudetto del Napoli raccontata attraverso l’originale voce appassionata dei Fius Gamer, tifosi azzurri sempre in prima linea per il Napoli ancor prima di essere creator da milioni di views.
“A Napoli si è atteso tanto per il terzo scudetto – dichiarano i Fius Gamer – obiettivo raggiunto in maniera incredibile proprio in questa stagione dopo 33 anni. Momenti che resteranno per sempre indelebili nella storia della nostra squadra del cuore. Ecco perché abbiamo deciso di celebrare questo momento storico per tutta Napoli e non solo con questo nostro primo libro. Non potevano non rendere omaggio a quella che è la nostra squadra, una passione che ci accompagna si da quando siamo bambini. Sono stati anni intensi vissuti da tifosi, tra sconforto ed esaltazione, delusioni e soddisfazioni. Abbiamo voluto lasciare un segno tangibile di tutto quello che abbiamo vissuto in questi anni da ‘giovani’ tifosi. Una sorta di testimonianza che ricorderemo anche tra molto tempo. La prova che le difficoltà, le delusioni ed i momenti negativi possono portare anche a traguardi ben più importanti di quello che ci si immagina. Nel ‘Il terzo non si scorda mai’ – proseguono i Fius Gamer – siamo riusciti finalmente a raccontarci, mostrando, tra aneddoti e storie mai raccontate tutte le emozioni che ci hanno portato sin qui, grazie soprattutto alla nostra squadra del cuore. Le peripezie che ha dovuto affrontare il Napoli sono anche metafora di quello che ognuno di noi può affrontare nel proprio cammino. Tutto appare spesso in salita e difficile, molte volte bisogna riprendersi da forti batoste ma quando si raggiungono risultati importanti senza nessuna scorciatoia particolare è tutto più bello. Proprio come è accaduto al Napoli campione d’Italia 2022/23. Ora lo possiamo finalmente dire “Il terzo non si scorda mai”. I Fius Gamer, ovvero Andrea, Antonio e Mirko ad oggi contano più di 1 milione di iscritti sul loro canale YouTube e più di 650 mila followers su Instagram sui singoli profili fiusgamer, @mr.spartapraga e @mirkof93. Non solo Instagram e YouTube ma anche TikTok: i loro canali personali @fiusgamer, @mr.spartapraga e @mirkof93 totalizzano una community di 2 milioni di fan. Le reactions alle gare dei partenopei sono diventate nel tempo un vero e proprio marchio di fabbrica diventati virali sul web e sono fra i contenuti più amati sui loro canali insieme a riflessioni sul mondo pallonaro, food challenge, quiz, vlogs, e tanto altro.
Dal ritiro a Castel di Sangro fino alla festa esplosa in un Maradona straripante di tifosi (nonostante la partita decisiva si giocasse a Udine) Mirko, Antonio e Andrea sono stati sempre vicini alla squadra e con loro tutte le persone – più di due milioni e mezzo – che li seguono fedelmente in ogni loro avventura. Hanno gioito, pianto, esultato. Si sono arrabbiati e hanno inveito. Proprio come tutti gli altri appassionati che in ogni parte del mondo condividono l’amore per Napoli e per la loro squadra di calcio. “Cantavamo, piangevamo commossi, consapevoli di quanto fosse bello essere tifosi del Napoli, sembrava di essere tornati agli anni 80′ quando Maradona era ancora in campo e la città intera era ai suoi piedi. Sembrava di vivere i racconti dei nostri nonni, dei nostri papà, dei nostri zii, che avevano vissuto tutta l’epopea degli ultimi trent’anni del Napoli. Finalmente avevamo il nostro pezzo di sogno. Finalmente anche per Noi c’era un grande trionfo da tramandare ai posteri”.
”Morgana. La Madre”: on line il nuovo podcast di Murgia e TagliaferriRoma, 23 mag. (askanews) – Da oggi è on line il primo episodio di Morgana. La Madre, la nuova stagione dell’iconico podcast scritto a voce da Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, con l’aiuto di Dario Nesci. Le nuove Morgane di questa stagione saranno madri per scelta, per caso e a volte per errore: persone che hanno interpretato la maternità fuori dagli stereotipi rassicuranti e dai legami biologici.
La nuova serie è un viaggio in cui le autrici scoperchiano un mondo liberante mostrando alternative, tutte diverse, nel quale nessuna è una madre migliore o peggiore delle altre, per restituire un’esperienza più rappresentativa che ci riguarda tutti. La prima puntata del podcast è dedicata a “Le madri delle House” che nella New York di fine anni ’60 hanno rivoluzionato la scena della ballroom contemporanea partendo dai drag contest. Uomini gay e donne transgender, nere e latine, si appropriano del nome di mother richiamando a sé i “reietti” della società etero-normata e rivendicando la maternità come esperienza non solo biologica ma anche culturale.
“Abbiamo deciso di partire da quello che forse è il racconto più problematico, quello in cui tutto è mischiato – sottolineano le autrici Michela Murgia e Chiara Tagliaferri – Vogliamo far capire che da questo vortice può nascere qualcosa non di confuso, ma di nuovo. Siamo curiose, non ci interessano i vecchi cliché, ci sembra che il mondo che ci si apre davanti abbia possibilità di più risposte, che ci si chieda di essere creative più di quanto siano state, e forse avrebbero voluto essere, le nostre madri in passato”. Il primo episodio della nuova serie è stato registrato alla XXXV edizione del Salone internazionale del Libro di Torino, nell’auditorium del Lingotto gremito di pubblico e salutato dalla standing ovation degli oltre 1500 presenti, che hanno partecipato al più imponente podcast live mai realizzato in Italia.
Un record nel record: fino a oggi Morgana ha registrato oltre 6.5 milioni di download e rappresenta un punto di riferimento nel mondo del podcast italiano. Questa nuova stagione è prodotta da Storielibere in collaborazione con Lavazza e Valentino, che all’interno delle loro aziende si impegnano a promuovere una visione consapevole della maternità, libera dagli stereotipi e dalle discriminazioni di genere.