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”VajontS 23″, il 9 ottobre al Brancaccio di Roma in scena la tragedia

”VajontS 23″, il 9 ottobre al Brancaccio di Roma in scena la tragediaRoma, 8 ott. (askanews) – Trent’anni fa Il racconto del Vajont era la voce e il corpo di Marco Paolini. Lunedì sera, 9 ottobre, nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2000 persone, diventerà VajontS 23, azione corale di teatro civile messa in scena in contemporanea in 130 teatri dall’Alto Adige alla Sicilia e anche all’estero.

A Roma al Teatro Brancaccio in via Merulana 244 trenta artisti di diverse generazioni, accompagnati da due musicisti, si alterneranno nella lettura di VajontS 23. In scena ci saranno: Laura Adriani, Valerio Aprea, Marianna Aprile, Antonio Bannò, Luca Barbarossa, Mia Benedetta, Barbora Bobulova, Paolo Calabresi, Francesco Colella, Ileana D’Ambra, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Massimo Di Lorenzo (chitarra), Giovanna Famulari (violoncello), Martina Ferragamo, Isabella Ferrari, Anna Ferzetti, Marta Gastini, Sara Lazzaro, Neri Marcorè, Antonio Muro, Filippo Nigro, Edoardo Purgatori, Elena Radonicich, Vanessa Roghi, Fabrizia Sacchi, Vanessa Scalera, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Thomas Trabacchi, Giulia Vecchio e Luca Zingaretti. La storia del Vajont riscritta, 25 anni dopo il racconto televisivo, da Marco Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli, drammaturgo e regista del Teatro delle Albe, non è più solo un racconto di memoria e di denuncia sociale, ma diventa una sveglia. La narrazione di quel che è accaduto si moltiplica in un coro di tanti racconti per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. “Quella del Vajont – spiega Paolini – è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non possiamo permetterci di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra le tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili”.

Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi, dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, a scuole, chiese, centri civici, biblioteche, piazze di quartiere, dighe e centri parrocchiali. Ciascuno realizzerà un proprio allestimento di VajontS 23 a partire dalle peculiarità del suo territorio. E poi, tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga. VajontS 23 sarà come un canovaccio. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna dell’alluvione di maggio.

A Roma mostra fotografica “Romanzo italiano” curata da Giusy Tigano

A Roma mostra fotografica “Romanzo italiano” curata da Giusy TiganoRoma, 8 ott. (askanews) – Si svolgerà dal 12 al 29 ottobre presso lo Spazio Field di Palazzo Brancaccio a Roma la mostra “Romanzo italiano”. Curata da Giusy Tigano, organizzata dall’agenzia fotografica milanese GT Art Photo Agency in collaborazione con SMI Technologies & Consulting Srl, con il patrocinio del Municipio I di Roma Centro, la mostra presenta 120 fotografie in bianco e nero di due autori di rilievo nel panorama fotografico nazionale e internazionale, che si confrontano e lasciano dialogare le proprie fotografie in maniera toccante e profonda per comporre insieme una narrazione a due voci su un tema comune, quello del matrimonio.

Osservando le fotografie di Carlisi e Cito ci si trova di fronte a un romanzo per immagini intenso, incalzante e sorprendente, che esce completamente dagli schemi e rimane impermeabile alle convenzioni classiche della più comune fotografia di settore, ancorata a stereotipi di stile e di linguaggio, per lasciare spazio a un’esplorazione del tema defilata, spiazzante e in controtendenza. Oltre 120 fotografie in bianco e nero si susseguono e si intrecciano – in una location d’eccezione – come elementi armonici di una partitura che si ripete quasi immutata da secoli, per raccontare, con sguardo a volte poetico e a volte ironico e disincantato, le sorprese emotive e i molteplici risvolti relazionali e sociali di uno dei riti di passaggio fondamentali della nostra società e della nostra cultura, che da sempre si fa vetrina di costume, storia sociale, emozione condivisa.

Le immagini del siciliano Franco Carlisi sono una selezione del più ampio progetto “Il Valzer di un giorno”, il cui libro, con la prefazione di Andrea camilleri, è stato vincitore del Premio Bastianelli nel 2011 e del Premio Pisa nel 2013. Nel sontuoso bianco/nero delle stampe le fotografie accettano la sfida del tempo, per sorprendere nel suo flusso caotico l’attimo in cui il senso si rapprende, in un abbraccio, in una movenza, nella lacrima di una sposa, in una coppia che si invola in una giostra, dispiegandosi in una spazialità ricca di sinuosità e di anfratti, di tonalità intermedie fra lo scuro denso delle ombre e i bianchi accesi di una luce che non si arrende. La selezione fotografica del napoletano Francesco Cito è invece parte del più ampio progetto “Matrimoni Napoletani” (o “Neapolitan Wedding”), vincitore del prestigioso World Press Photo nel 1995 (categoria “Day in the life”, 3° premio). Anche in questo caso, non si rinviene traccia della staticità e della monotona ripetitività della classica fotografia matrimonialista “di mestiere”, spesso assoggettata per necessità alle specifiche richieste degli sposi; si delinea piuttosto una cifra espressiva fortemente autoriale e slegata dai dettami della fotografia di genere convenzionale e stereotipata. L’evento espositivo si presenta come un progetto a tutto tondo in grado di esprimere la carica visionaria dei due fotografi, che – pur differenziandosi tra loro, lavorando in geografie differenti e mantenendo intatta la propria identità autoriale distinta e singolare – sono in grado di rappresentare un tema tutto italiano in maniera congiunta e coerente, quasi simbiotica, dimostrando un’originalità inedita e sorprendente, una profonda e amabile leggerezza, e una rara e commovente sensibilità.

La mostra è organizzata grazie alla preziosa collaborazione con SMI Technologies and Consulting Srl, che da sempre crede fortemente nel sostegno alla creatività e all’innovazione: “Per le aziende del gruppo SMI coltivare una passione significa imparare ad ascoltarsi, a rispettare sé stessi e gli altri, rispettare l’arte. Eventi come questi rappresentano un’occasione di incontro fra la passione e la magia delle opere degli artisti. “Romanzo Italiano” è un’opportunità imperdibile” (Cesare Pizzuto, CEO di SMI Technologies and Consulting). Durante l’inaugurazione della mostra, che si terrà giovedì 12 ottobre a partire dalle ore 18.30, è prevista una performance musicale del pianista e compositore Davide Ferro. La mostra è accompagnata da un catalogo completo che potrà essere acquistato presso lo Spazio Field durante tutta la durata dell’esposizione. Tutte le opere presenti in mostra possono essere acquistate come stampe fine art in edizione limitata, certificate e firmate in originale dagli autori, rivolgendosi all’agenzia GT Art Photo Agency.

Un nuovo Emiliano Ponzi: mostre di pittura oltre l’illustrazione

Un nuovo Emiliano Ponzi: mostre di pittura oltre l’illustrazioneMilano, 7 ott. (askanews) – Dall’illustrazione alla pittura, dal lavoro in digitale ai colori stesi sulla tela. Emiliano Ponzi, uno degli illustratori italiani più noti sulla scena internazionale, ha presentato tre mostre come pittore, a Milano, Verona e Torino con la Galleria Marcorossi artecontemporanea, riunite sotto il titolo “In principio era la fine”. Un cambio di forma espressiva interessante, per vedere come lo stile di Ponzi, molto pulito, caldo e riconoscibile, si traferisce nel lavoro pittorico vero e proprio.

“È stato veramente un cambiare paradigma – ha spiegato l’artista ad askanews – dove all’illustrazione ho affiancato la pittura perché l’illustrazione chiaramente è la mia grande passione e lo rimane sempre, però ho bisogno del quinto senso, del tatto, quindi di tornare a sporcarmi le mani, a fare delle cose che fossero pezzi unici, faticosi fisicamente da fare e che fossero anche deperibili in qualche modo e non riproducibili”. Famoso per le copertine delle riviste e dei libri, per i progetti sulla metropolitana di New York – dove ore vive – e sul West americano, Emiliano Ponzi è un artista calato nel nostro tempo, con una forte capacità di stare sul mercato, ma anche con un’inquietudine, che si trasforma in nuovi percorsi. “Io credo che ci sono due tipi di visioni del sentirsi persone creative – ha aggiunto -. Una è fare branding, quindi essere sempre uguale a se stessi, continuare sempre a riproporre gli stessi codici, la stessa estetica per essere riconoscibili e c’è invece l’artista, forse un po’ più sfortunato, tipo me, che è quello che deve seguire l’esigenza, quello che sente, quindi anche rischiare cambiando di perdere un pezzo di identità all’apparenza, ma invece puoi guadagnare nuovi pezzi di identità di te stesso che prima non conoscevi”.

E l’Emiliano Ponzi pittore esiste, ha una forza, sfrutta il background dell’illustratore, ma si apre a nuove possibilità e nuovi rischi. Ma soprattutto, ci pare, a dare nuovo respiro alla sua passione.

Bergamo, alla GAMeC la notte senza sogni di Ali Cherri

Bergamo, alla GAMeC la notte senza sogni di Ali CherriBergamo, 8 ott. (askanews) – La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e la Fondazione In Between Art Film, con il Frac Bretagne, hanno presentato “Dreamless Night”, la nuova mostra personale dell’artista e regista libanese Ali Cherri (Beirut, 1976), vincitore del Leone d’Argento della Biennale d’Arte di Venezia 2022.

La mostra sarà la più ampia presentazione, sino ad oggi realizzata, della pratica multimediale di Ali Cherri, che comprende film, installazioni video, disegni e sculture. Dopo essere inaugurata a ottobre presso GAMeC, sarà ospitata dal Frac Bretagne a partire da febbraio 2024. A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, rispettivamente direttore artistico e curatore di Fondazione In Between Art Film, Dreamless Night è il primo progetto espositivo realizzato nell’ambito di Unison, una nuova iniziativa biennale promossa da Fondazione In Between Art Film per commissionare e produrre mostre dedicate ad artisti attivi nel campo delle immagini in movimento in collaborazione con istituzioni pubbliche italiane e internazionali.

Lo Spazio Zero della GAMeC accoglierà The Watchman (2023), un’inedita opera video di Ali Cherri commissionata e prodotta dalla Fondazione, presentata in questa occasione in forma di video installazione di grandi dimensioni.

”Romanzo digitale”, il nuovo libro del giornalista Antonio Pascotto

”Romanzo digitale”, il nuovo libro del giornalista Antonio PascottoRoma, 6 ott. (askanews) – Chi si ricorda ancora dei calendari a blocchetto? Quelli dai quali tutte le mattine si staccava il foglio del giorno precedente con una ritualità irrinunciabile. Quante volte abbiamo sbirciato tra le pagine dei giorni ancora lontani con la speranza di poter immaginare il futuro attraverso quella carta leggera che ci accompagnava tra settimane, mesi, anni.

Il futuro. Un immenso enigma che fin dalla notte dei tempi l’uomo tenta di svelare con ogni mezzo, ma che si è sempre fatto beffe di chi pensava di poterlo divinare, sorprendendo l’umanità con improbabili colpi di scena degni del miglior commediografo. Ed è proprio in questo futuro che Antonio Pascotto ci accompagna tra le pagine del suo nuovo libro: “Romanzo Digitale”, edito per i tipi di Edizioni Jolly Roger (in libreria e sui migliori portali online, pagine 280, copertina flessibile, € 15,00). Un diario che ripercorre momenti vissuti e anni impossibili da dimenticare, scanditi dalla musica, dalla letteratura e dai grandi interrogativi che ci siamo sempre posti. Pagine che attraversano un passato lontano, per poi giungere a quello più recente segnato dalla Pandemia come da una ferita ancora aperta che – lo sappiamo – lascerà dietro di sé una cicatrice che nemmeno il tempo riuscirà mai ad attenuare.

E poi il futuro, scandito dai passi sempre più veloci di una tecnologia in continua parabola ascendente, che dalla semplice elaborazione dati affidata a elementari algoritmi giunge fino ai confini della Creazione con l’Intelligenza Artificiale, capace di generare un pensiero proprio, esattamente come tratteggiato da pochi visionari (ma non troppo) autori della migliore fantascienza. Il tutto filtrato attraverso la sensibilità dell’uomo e il suo inguaribile ottimismo che guarda all’iperconnessione con lo scetticismo di chi sa che probabilmente, anche stavolta, riusciremo a uscirne non troppo malconci. Ma sarà davvero così? Saremo sempre noi a controllare l’algoritmo o si ribalteranno i ruoli? E a che prezzo?

Il romanzo di un giornalista di rango non può che instillare domande, le risposte alle quali sono dentro ognuno di noi. Ma è bello lasciarsi prendere per mano in una passeggiata lunga fino al 2033. E Antonio Pascotto si rivela un eccellente accompagnatore. Antonio Pascotto. Giornalista, lavora a Mediaset dal 1993. Attualmente è caporedattore della testata TgCom24. Tra le sue pubblicazioni: La televisione senza palinsesto. Contenuti nella tivù dell’era digitale, De Angelis Editore, 2007; Alberto Sordi. Il cinema e gli altri, De Angelis Editore, 2008; L’informazione connessa, Armando Curcio Editore, 2012; Il mondo senza Internet. Connessioni e ossessioni. Dallo scandalo Facebook alla quiete digitale, Male Edizioni, 2019.

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, antologia dell’irrealtà

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, antologia dell’irrealtàFirenze, 6 ott. (askanews) – Il mondo di Anish Kapoor, uno dei più noti artisti contemporanei, entra prepotentemente dentro gli spazi di Palazzo Strozzi a Firenze con una mostra antologica che letteralmente sembra scaraventare la materia di Kapoor nel museo, a volte con una sorta di esplosione, a volte con un aprire degli spazi che hanno la forza di attrarre sia le sale sia il visitatore. A curare l’esposizione il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino. “La mostra Anish Kapoor – Untrue Unreal percorre 40 anni di ricerca, in particolare sul tema della scultura, di un artista che, per quanto riguarda l’arte contemporanea, ha cambiato il concetto stesso di scultura”.

Dalle masse di colore che attraversano le porte del palazzo fino alle grandi opere a specchio che cambiano, lucidandola, la percezione del mondo, l’opera di Kapoor, così legata all’idea stessa di pigmento, ma tridimensionale, si incontra con dei salti temporali, che contribuiscono a rendere più incerto il rapporto con la realtà, già di per sé sfuggente, del lavoro in cui ci imbattiamo. “È tutto un discorso intorno alle nostre percezioni – ha aggiunto Galansino – al modo in cui interagiamo con queste sculture, che spesso sono molto interattive e presuppongono la partecipazione dello spettatore, e a volte riescono anche a impressionarci, a sorprenderci, a spaventarci, come questi buchi neri che di fatto quasi ci risucchiano al loro interno, mettendoci a confronto con il nostro inconscio”. E se di inconscio si parla, è inevitabile trovarsi a fare i conti con territori di confine tra vero e falso, tra reale e irreale, tra percezione e struttura, con punti di frattura e anche di dolore. “C’è in qualche modo un senso di disperazione – ha detto Anish Kapoor in conferenza stampa – che è legato alla condizione umana, e per questo io credo che il confronto con ciò che non è vero e ciò che non è reale sia una situazione ricorrente”.

La mostra fiorentina è poi un altro esempio del modo in cui Palazzo Strozzi consolida il ruolo del contemporaneo sulla scena culturale della città e del territorio toscano: grandi nomi, ma chiamati poi a ricontestualizzare il proprio lavoro in relazione agli spazi e al luogo, potenziali mostre blockbuster che però non nascondono il proprio lato, se non oscuro, almeno decisamente complesso. In questo Galansino è abilissimo: farci vedere in modo lievemente diverso, o fuori fuoco per citare Robert Capa, qualcosa che pensiamo di conoscere bene. Perfino le superfici perfette e instagrammabili di Kapoor. (Leonardo Merlini)

Il Nobel per la letteratura è stato assegnato a Jon Fosse

Il Nobel per la letteratura è stato assegnato a Jon FosseRoma, 5 ott. (askanews) – Il premio Nobel per la letteratura 2023 è stato assegnato allo scrittore norvegese Jon Fosse. Scrittore e drammaturgo, Fosse, nato il 29 settembre del 1959, è autore di diverse opere anche tradotte in italiano. Tra queste il “Teatro” (Editoria&Spettacolo) Melancholia, e Insonni editi da Fandango, Mattino e sera, pubblicato da La Nave di Teseo come i primi due volumi della trilogia Settologia Nella motivazione l’Accademia del Nobel spiega che Fosse è stato premiato per le sue “opere innovative di teatro di prosa che danno voce all’indicibile”. Nella motivazione l’Accademia del Nobel spiega che Fosse è stato premiato per le sue “opere innovative di teatro di prosa che danno voce all’indicibile”. “La sua immensa opera scritta in norvegese – aggiunge l’Accademia- copre un’ampia varità di generi: commedi, romanzi, raccolte di poesia, saggi, libri per bambini e traduzioni. Tra i drammaturghi
più rappresentati al mondo Fosse è sempre più universalmente riconosciuto anche per la sua opera narrativa in prosa”.

Concluso Grande Progetto Pompei, dall’Ue 105 mln per restauro

Concluso Grande Progetto Pompei, dall’Ue 105 mln per restauroRoma, 4 ott. (askanews) – Si conclude oggi con pieno successo l’ambizioso “Grande Progetto Pompei” per il restauro del sito archeologico di Pompei, attrazione turistica mondiale, bene culturale di primaria importanza e autentico volano per l’economia locale. La realizzazione del progetto è durata 10 anni e ha ricevuto finanziamenti per oltre 78 milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Ad annunciarlo la Commissione europea.

Con l’ausilio di un finanziamento complessivo di 105 milioni di euro, – informa la Commissione europea – di cui 78 milioni dal FESR, sono stati restaurati 70 edifici. Grazie al progetto è possibile visitare oltre 40 ettari del sito, ora accessibile anche alle persone con mobilità ridotta, attraverso un itinerario dedicato di oltre 4 km. Gli edifici sono stati messi in sicurezza nei confronti di eventi meteorologici dirompenti, già causa dei crolli verificatisi in passato. Durante i lavori sono state rimosse circa 30.000 tonnellate di materiali (pietra, ceneri e terra), facendo riemergere dal suolo quasi 1.200 reperti e 170 nuovi oggetti e frammenti di gesso. Il progetto ha portato a un notevole aumento del numero di visitatori, passato da 2,3 milioni nel 2012 a oltre 4 milioni nel 2019, dimostrando come la cultura possa contribuire allo sviluppo economico. Rispetto al 2013 – prosegue la Commissione – si è infatti registrato un aumento del 40 % dell’occupazione negli alberghi e del 20 % del fatturato nei ristoranti nelle zone circostanti.

Pompei, riconosciuta come sito patrimonio mondiale dell’Unesco, costituisce una delle attrazioni turistiche più visitate d’Italia. Il progetto di restauro di Pompei è stato approvato dalla Commissione nel 2012, a seguito del crollo di diversi edifici nel 2010 causato dalla mancanza di manutenzione e da eventi meteorologici estremi. All’epoca erano accessibili ai visitatori solo 5 delle 60 Domus presenti nel sito. Tutte le Domus sono state sottoposte a restauro. L’ambizioso progetto, suddiviso in 76 misure a loro volta ripartite in 5 piani integrati, è stato realizzato in due fasi: una prima fase nell’ambito del periodo di programmazione 2007-2013, con un investimento totale dell’Ue di 40 milioni di euro, e una seconda fase, con un importo di 65 milioni di euro, realizzata nel periodo 2014-2020.

Durante il periodo di programmazione 2014-2020, la politica di coesione ha investito più di 939 milioni di euro in Italia, al fine di ripristinare il patrimonio culturale del paese, e oltre 4 miliardi di euro in tutta l’Ue.

Fotografia, dal 12 ottobre “E’ un muro invisibile” a Milano

Fotografia, dal 12 ottobre “E’ un muro invisibile” a MilanoRoma, 4 ott. (askanews) – Come stanno cambiando gli spazi pubblici e quelli privati? In che modo gli spazi incidono sulla socialità? Come li vivono i più giovani? Sono alcune delle domande a cui vuole dare una risposta È un muro invisibile, l’installazione open air di Arianna Arcara e Sara Leghissa per FOM Fotografia Open Milano, che sarà allestita nelle strade e sui muri del Municipio 8, a partire dal 12 ottobre e fino al 12 novembre. È un muro invisibile è un progetto di FOM – Fotografia Open Milano, declinazione milanese di FO, il format culturale e itinerante di ArtsFor nato da un’idea di Camilla Invernizzi nel 2020, che utilizza la fotografia d’autore come strumento e linguaggio per leggere, raccontare e comprendere la realtà, vivendo soprattutto nelle aree interessate da grandi ristrutturazioni urbane, dove le architetture temporanee dei cantieri ospitano la fotografia e diventano come i muri di un museo, ma all’aperto. Su questa scia, nasce la collaborazione con Merlata Bloom Milano e Nhood Services Italy, tra i protagonisti degli interventi di trasformazione urbana che stanno interessando il quadrante Nord-Ovest di Milano.

Dopo l’installazione di Francesco Jodice e la mostra di Lucas Foglia nell’area Rogoredo/Santa Giulia, FOM prosegue nel Municipio 8, quartiere Gallaratese-Cascina Merlata, continuando a raccontare attraverso la fotografia, una città che si trasforma e si rinnova.  È qui che la fotografa Arianna Arcara, tra i fondatori del noto collettivo fotografico Cesura, e l’artista, ricercatrice e performer Sara Leghissa, hanno coinvolto le ragazze e i ragazzi del quartiere, in un’indagine che attraverso il ritratto ambientato e le interviste raccolte nei principali luoghi di aggregazione – tra le panchine dei giardini, le associazione culturali, la metro, le piazze – fornisce un messaggio sul potenziale degli spazi pubblici nel plasmare le vite e le esperienze dei più giovani. Oltre 50 fotografie di Arianna Arcara accostate ai poster con le testimonianze della viva voce dei giovani abitanti di questi luoghi raccolte da Sara Leghissa, daranno vita ad un percorso di arte urbana che si dispiegherà tra via Quarenghi, via Gallarate e i muri delle case MM di via Appennini. Immagini e messaggi dal forte impatto evocativo che aprono una finestra sulle vite dei ragazzi e delle ragazze del quartiere. Ne emerge uno spaccato ampio e variegato che interpella i temi dell’identità, della cittadinanza, del tempo libero, della socializzazione e del futuro mettendo in luce le influenze derivate dalla frequentazione dello spazio in un momento di rapida trasformazione della città e suscitando un’importante riflessione sulla possibilità di una pianificazione partecipata dello spazio pubblico ad uso dei giovani. Per esercitare quel diritto alla città che possa in qualche modo renderli attori dello sviluppo urbano contemporaneo. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione delle associazioni e delle realtà attive nel Municipio 8: Spaziotempo APS Coop, Tuttinsieme, Terres des Hommes ONLUS, SPLUF, Partizan Bonola, SUPER Scuola superiore di arti applicate.  È un muro invisibile è un progetto di FOM – Fotografia Open Milano e ArtsFor, realizzato con il patrocinio del Comune Assessorato Cultura, in collaborazione con Arte Negli Spazi Pubblici e il Municipio 8.

“Un progetto come questo è in grado di restituire senso e potenziale allo spazio pubblico, che si trasforma in una tela su cui dipingere storie e vite, in un palcoscenico sul quale rappresentare le proprie esigenze, il proprio disagio o i propri sogni, in un vero e proprio centro di ascolto per chi questi spazi li progetta e li realizza, soprattutto nei quartieri in cui sono in corso grandi trasformazioni urbane L’arte negli spazi pubblici ha infatti un portato che va oltre il contributo di bellezza nei luoghi che la ospita, andando a incidere sulle relazioni tra i cittadini e sulla possibilità di espressione e partecipazione di tutti alla vita della città”. Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano. “Siamo orgogliosi di aver sostenuto FOM – Fotografia Open Milano – in questo progetto di arte pubblica che ci ha permesso, ancora prima dell’apertura del lifestyle center Merlata Bloom Milano, di instaurare un dialogo con le istituzioni e le associazioni presenti sul territorio. L’attenzione al territorio, l’orientamento delle nostre attività alle persone che lo vivono, in generale alla cultura, sono per noi valori importanti e imprescindibili dagli interventi da noi gestiti. È un muro invisibile ci ha colpiti sin da subito perché racconta con forza la capacità della città di cambiare e rinnovarsi”. Alessandro Ossena, Direttore Shopping Center Manager Merlata Bloom  Milano.

Romaeuropa Festival, da domani al via Digitalive

Romaeuropa Festival, da domani al via DigitaliveRoma, 3 ott. (askanews) – Le geografie di Romaeuropa Festival incrociano traiettorie reali e virtuali con Digitalive, la sezione curata da Federica Patti che da sempre si muove tra percorsi musicali, coreografici e virtuali e presenta dal 4 all’8 ottobre un’indagine intorno alle arti performative, alle culture digitali e al Metaverso, in un incontro tra elettronica italiana, intelligenze artificiali e ambienti virtuali. Dopo l’opening affidato all’artista singaporiano Choy Ka Fai, con il suo esperimento di danza cibernetica, Digitalive in collaborazione con Alcazar Live accoglie il 4 ottobre la batterista, compositrice e percussionista Valentina Magaletti, impostasi all’attenzione internazionale per la sua mescolanza di generi, nel suo A Queer Anthology of drums convivono batteria, vibrafono, giocattoli e oscillatori, un progetto che la vede impegnata a sfatare tutte le convenzioni che ingabbiano il suono della batteria.  I suoni digitali si spostano al Mattatoio con la performance multimediale del collettivo romano NONE che presenta la sua ultima produzione AV Nuovo Mondo (6 ottobre), ispirato al celebre romanzo distopico di Aldous Huxley, e con il percussionista, sound artist e curatore modenese Riccardo La Foresta che con Drummophone (6 ottobre) mette in discussione la natura degli strumenti di percussione rivelando architetture invisibili attraverso sound art e improvvisazione. È un’esperienza audio-video ipnotica The Grey Line (7 ottobre) proposta dal collettivo SPIME.IM, che utilizza la tecnologia, l’arte 3D e la musica elettronica per tessere esperienze audio-video immersive capaci di esplorare i confini dell’identità, della corporeità e della percezione. A seguire l’artista romano Arssalendo propone uno speciale live nel set design costruito da Bianca Peruzzi. Grazie al rinnovato dialogo con RE:Humanism Art Prize (8 ottobre) approdano a Digitalive l’artista Luca Pagan con la sua performance Retraining Bodies che esplora i metodi di apprendimento tra corpo umano e intelligenza artificiale e Albert.DATA con la sua performance musicale Slowly Fading into Data, l’artista e ricercatore, premiato con la menzione speciale REF al premio Re:Humanism, presenta il suo album di debutto con uno spettacolo dal vivo che racconta la trasformazione di un essere umano in dati. A completare la rassegna il ciclo di talk curato dal network ADV – Arti Digitali dal Vivo (7 – 8 ottobre), nato dalla proposta di Anna Maria Monteverdi e Antonio Pizzo come osservatorio critico delle pratiche tecno performative, i due appuntamenti con il collettivo Erinni il talk Cyber Witchcraft (6 ottobre) e la performance di Ginevra Petrozzi Digital Esoterism (6 e 7 ottobre), la presentazione del libro di Vincenzo Susca Tecnomagia. Estasi, totem e incantesimi nella cultura digitale (5 ottobre all’Ex Pastificio Cerere a San Lorenzo) e le installazioni degli studenti di Rufa – Rome University of Fine Arts che si cimentano nella creazione di proposte artistiche dal carattere performativo ma radicate in ambienti virtuali e incentrate sul tema della tecnomagia.