Esce in Italia il libro “Xi Jinping, l’uomo più potente al mondo”Roma, 10 mag. (askanews) – Dal 12 Maggio arriva in libreria “Xi Jinping. L’uomo più potente al mondo” (Paese Edizioni), la prima biografia edita in Italia sul primo ministro cinese Xi Jinping, scritta a quattro mani dai giornalisti tedeschi Stefan Aust e Adrian Geiges.
Il libro, tradotto già in 12 lingue, risponde alle domande che si moltiplicano intorno alla figura misteriosa del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, che può essere definito, a buon ragione, come l’uomo più potente del mondo. Un saggio di quasi 300 pagine documentate per raccontare l’operato, ma anche la storia intima di famiglia e di come sia stato plasmato nel tempo il pensiero di Xi Jinping, tra l’amore per la tradizione maoista e la volontà di creare un “nuovo mondo” a trazione cinese. Osteggiata da Pechino, i cui centri di cultura e studi confuciani in Europa ne hanno boicottato la diffusione, questa biografia raccoglie informazioni di prima mano sulla storia nascosta della vita di Xi, dall’infanzia all’ascesa ai vertici del Partito e dello Stato, dall’arresto del padre ai tempi di Mao al matrimonio con una cantante folk, dal successo ai giochi olimpici del 2008 alla questione tibetana e degli Uiguri, dalla gestione della pandemia tra sorveglianza elettronica e politica “zero Covid”, alla guerra contro Taiwan e al futuro della Via della Seta.
L’edizione italiana si distingue dalle altre biografie ufficiali del leader cinese per il fatto di non schierarsi a favore o contro Xi Jinping: un ritratto basato su fonti disponibili, interviste, discorsi, reportage realizzati in Cina, fatti reali e documentati della sua storia politica e personale. Sulla scia del successo ottenuto da titoli come “Leaders”, “Sergio Mattarella”, “Berlinguer e il diavolo”, la Paesi Edizioni pubblica un nuovo importate titolo che si aggiunge a quelli dedicati ai Presidenti e ai personaggi emblematici della politica italiana ed internazionale, andando ad ampliare la Collana Montesquieu.
Stefan Aust è lìex caporedattore della principale testata gior- nalistica tedesca Der Spiegel e autore di numerosi bestseller, tra cui Il complesso Baader-Meinhof. Oggi è redattore di Die Welt. È uno dei pochi giornalisti al mondo ad aver intervistato un capo di Stato cinese. Adrian Geiges è corrispondente di lunga data da Pechino per il settimanale Stern. In precedenza ha lavorato come giornalista televisivo per SpiegelTV e RTL a Mosca e NewYork. Ha studiato cinese, è sposato con una cinese e le loro figlie crescono in modo bilingue. È autore di numerosi libri.
Biennale Architettura Pestellini Laparelli presidente di giuriaMilano, 8 mag. (askanews) – È stata scelta la Giuria della 18esima Mostra Internazionale di Architettura 2023 della Biennale di Venezia, che è composta dall’architetto e curatore italiano Ippolito Pestellini Laparelli (presidente); dall’architetta e curatrice palestinese Nora Akawi; dalla direttrice dello Studio Museum di Harlem, la statunitense Thelma Golden; dal direttore di Cityscape Magazine, il sudafricano Tau Tavengwa; dall’architetta e docente polacca Izabela Wieczorek.
La composizione della Giuria è stata deliberata dal Cda della Biennale di Venezia su proposta di Lesley Lokko, Curatrice della Mostra intitolata The Laboratory of the Future, che si svolgerà a Venezia (Giardini e Arsenale) dal 20 maggio al 26 novembre 2023. Ippolito Pestellini Laparelli (Italia) – presidente – è architetto e curatore, vive a Milano. Ha fondato l’agenzia interdisciplinare 2050+, il cui lavoro spazia tra tecnologia, politica, design e pratiche ambientali. Ha curato il Padiglione Russo alla 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e co-curato la dodicesima edizione di Manifesta a Palermo nel 2018. Tra il 2007 e il 2019 ha lavorato come architetto e partner presso OMA (Office for Metropolitan Architecture). Al Royal College of Arts di Londra insegna Data Matter, uno studio di ricerca e design che esplora la relazione complessa tra dati e mondo materiale. Progetti recenti includono Synthetic Cultures alla 10a Biennale di Architettura di Rotterdam; il dittico di cortometraggi Riders Not Heroes; le mostre Aquaria al MAAT di Lisbona e Penumbra a Venezia; il design dello spazio per la collezione Fredriksen al National Museum of Norway di Oslo e la trasformazione dell’icona modernista de La Rinascente a Roma.
Nora Akawi è architetta e curatrice palestinese, vive a New York. È assistant professor di architettura alla Cooper Union for the Advancement of Science and Art (New York) ed è co-fondatrice dello studio interdisciplinare di ricerca e design interim. Ha co-curato il Padiglione del Barhain alla 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2018) dal titolo Friday Sermon. I suoi studi si concentrano sulla cancellazione e sui confini del colonialismo e sull’incontro tra architettura e border studies, cartografia e teoria degli archivi. Ha insegnato alla Graduate School of Architecture, Planning and Preservation (GSAPP) della Columbia University, dove è stata direttrice dello Studio-X Amman e dove ha avviato la Janet Abu-Lughod Library and Seminar. Fa parte del comitato editoriale di Faktur: Documents and Architecture e della rivista di architettura peer-review InForma dell’Universidad di Puerto Rico. Thelma Golden (Stati Uniti) è direttrice e Chief Curator dello Studio Museum di Harlem, la principale istituzione mondiale dedicata ad artisti di provenienza africana, dove nel 1987 ha lanciato la sua peculiare pratica curatoriale, prima di entrare a far parte del Whitney Museum of American Art nel 1988. Nel 2000 è tornata allo Studio Museum come Deputy Director for Exhibitions and Programs ed è stata nominata direttrice e Chief Curator nel 2005. Fa parte del Consiglio di Amministrazione della Andrew W. Mellon Foundation, della Barack Obama Foundation, del Crystal Bridges Museum e del Los Angeles County Museum of Art. È laureata in storia dell’arte e studi afroamericani presso lo Smith College. Nel 2010 il presidente Barack Obama l’ha nominata parte del Comitato per la Conservazione della Casa Bianca.
Tau Tavengwa (Sudafrica) è co-fondatore, curatore e direttore di Cityscapes Magazine, una rivista ibrida annuale che presenta punti di vista inediti sulle città e sull’urbanizzazione dell’Africa, America Latina e Asia meridionale. È Loeb Fellow 2018 presso la Harvard Graduate School of Design (GSD). Oltre a essere Research Fellow in Advanced Visualization presso il Max Planck Institute (2019-2023) e Aspen Global Leadership Fellow, è stato Visiting Fellow presso la London School of Economics LSE Cities (2020-22). È Curator-at-Large presso l’African Centre for Cities dell’Università di Città del Capo ed è stato curatore della Triennale di Architettura di Lisbona del 2022. Izabela Wieczorek (Polonia) pratica la professione di architetto in Spagna ed è professore associato presso l’University of Reading di Londra, dove dirige il Master of Architecture Program e Acting Research Lead for Architecture. È stata co-direttrice del pluripremiato studio Gálvez+Wieczorek Arquitectura a Madrid (2003-2016). Il suo lavoro è stato presentato in diverse pubblicazioni, tra cui “Cartographies of the Imagination” Londra (2021), “Works+Words Biennale of Artistic Research in Architecture”, KADK, Copenaghen (2019) e al Padiglione Spagna alla 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2018). Ha curato la serie di conferenze pubbliche In-Between presso l’Arkitektskolen Aarhus, Danimarca (2013-2016).
La Giuria assegnerà i seguenti premi ufficiali: Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale; Leone d’Oro per il miglior partecipante alla Mostra Internazionale The Laboratory of the Future; Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante alla Mostra Internazionale The Laboratory of the Future La Giuria avrà anche la possibilità di assegnare inoltre: un massimo di una menzione speciale alle Partecipazioni Nazionali; un massimo di due menzioni speciali ai partecipanti alla Mostra Internazionale The Laboratory of the Future. La cerimonia di premiazione si svolgerà a Venezia sabato 20 maggio 2023.
Libri, esce “Io sono l’uomo nero” di Ilaria AmentaRoma, 7 mag. (askanews) – Una vita tra crimine e carcere senza nessun pentimento. Angelo Izzo ha rapinato, ha sequestrato, ha ucciso barbaramente. Ha poi espiato la sua pena per tornare, ancora una volta, a uccidere. Prima il massacro del Circeo, poi, trent’anni più tardi, quello di Ferrazzano. Ilaria Amenta racconta un uomo che con grande freddezza ha più volte superato la linea del male, lo fa analizzando i suoi scritti, documenti inediti che fotografano l’orrore profondo di crimini spietati. Cresciuto nella Roma bene, legato agli ambienti dello squadrismo neofascista romano, Izzo si è reso protagonista di eventi che per la loro ferocia sono tutt’ora impressi nell’immaginario collettivo. A quasi cinquant’anni dal Circeo, delitto che aprì il dibattito sulla necessità di una legislazione contro la violenza sessuale che porterà alla legge sul reato di stupro nel 1996, le parole di Izzo suonano quanto mai dilanianti.
“Io sono l’uomo nero” di Ilaria Amenta, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 5 maggio 2023 (Euro: 19,00). Ilaria Amenta, oltre 20 anni passati in Rai. Nata e cresciuta a Roma, una laurea in giurisprudenza, giornalista professionista dal 1997, nel 2000 entra nella grande famiglia di Radio 1 e del Giornale Radio. Appassionata di viaggi e di libri, si è occupata di economia, società e costume, cronaca, e ha curato e condotto programmi di attualità: “Gioco a premier”, la trasmissione che ha seguito la nascita del primo governo Conte, “Obiettivo Radio 1”, un focus su immigrazione cronaca e tecnologia, “Centocittà”, una finestra sul territorio in onda nel periodo della pandemia. Attualmente lavora al Gr.
I 40 anni del Giornale dell’Arte: “Lontani da vanità e interessi”Torino, 7 mag. (askanews) – Il Giornale dell’Arte compie 40 anni: dal primo numero del maggio 1983 sta provando a racontare la scena e i protagonisti della cultura con stile e visione giornalistica. Oggi è una testata autorevole, di cui sono nate diverse edizioni internazionali, che ha pure la particolarità di non avere mai cambiato il direttore, Umberto Allemandi, che guida anche la casa editrice e che abbiamo incontrato nella sede torinese del mensile.
“È una storia che ha avuto fortuna – ha detto Allemandi ad askanews – è una storia che è nata da un’invenzione. Io credo nelle cose che sono diverse dalle altre, credo alle cose che portano un passo avanti, un cambiamento. Non c’era mai stato in Italia e nel mondo un giornale d’arte: c’erano tante riviste d’arte, ma mai un giornale. E, tutto sommato, il nostro giornale rimane forse ancora l’unico, essenzialmente”. Ricco di inserti e approfondimenti, il Giornale dell’Arte ha la peculiarità di essere sempre rimasto fedele anche al “formato giornale”, come ulteriore testimonianza della volontà di fare giornalismo, prima che opinione. E nel corso dei decenni ha raccontato, in presa diretta potremmo dire, l’evoluzione del Sistema dell’arte, oggi diventato globale. “Il mondo dell’arte – ha aggiunto il direttore – è basato sulla vanità, quando non è basato sull’interesse economico: questi sono due demoni da vincere. Se uno vuole fare un buon lavoro, deve fare un’informazione che ignori la vanità degli artisti e di quanti vogliono cercare di affermare un proprio merito. Bisogna invece portare dei fatti. Noi abbiamo rigidamente adottato l’antico slogan di tenere i fatti separati dalle opinioni”.
La sensazione, passando accanto alle raccolte di copie e in mezzo ai libri della casa editrice Allemandi, è che qui si pensi alla notizia ancora come a un valore centrale, anche in ambito culturale. Ma dopo 40 anni è inevitabile chiedere quali sono gli obiettivi per i prossimi 40 e come intende continuare a crescere il Giornale dell’Arte. “Io ho 85 anni – ha concluso Umberto Allemandi – da 65 anni lavoro in questo campo. Ma la cosa bella è che si è creata una squadra formidabile di collaboratori che sono dei grandi e seri professionisti e loro continueranno”. Lasciando la sede di piazza Emanuele Filiberto resta una chiara sensazione: avere incontrato una grande storia editoriale, certo, ma soprattutto una visione e una passione.
Torinodanza 2023, il contemporaneo nello specchio del classicoTorino, 5 mag. (askanews) – Trentatre spettacoli, quattro prime nazionali e un’anteprima, quindici compagnie provenienti da otto Paesi: è stata presentata l’edizione 2023 di Torinodanza, il festival di danza contemporanea realizzato dal Teatro Stabile di Torino e diretto da Anna Cremonini, che ha voluto sottolineare, fin dal manifesto, la relazione tra le produzioni più d’avanguardia e la tradizione classica.
“La danza contemporanea – ha detto la direttrice ad askanews – comunque si avvale nella stragrande maggioranza dei casi di danzatori che hanno una formazione tecnica classica molto accentuata, ma questo non impedisce di creare un linguaggio contemporaneo. È vero, la coreografia contemporanea non si basa solo sui fondamenti della danza classica, ma spazia attraverso qualsiasi tipo di forma di ricerca, di movimento e di linguaggio, però un rapporto con l’origine e la tradizione lo ha, ed è molto forte”. Questo rapporto, che in fondo sta alla base di tutta la cultura contemporanea più consapevole, verrà esplorato dal festival torinese con il lavoro di artisti come Peeping Tom, Oona Doherty, la Sydney Dance Company o il Ballet du Grand Théâtre du Genève. Ma anche con attenzione alla scena italiana, con le presenze di Silvia Gribaudi o Francesca Pennini. Con una serie di spettacoli che intrecciano gli approcci e le esperienze, provando a superare steccati e distinzioni, sotto il bellissimo titolo di “Dance me to the end of Love”.
“Secondo me è un problema abbastanza irrisolto soprattutto nel nostro Paese – ha aggiunto Anna Cremonini – dove il classico è patrimonio del repertorio lirico-sinfonico, mentre la danza contemporanea sta altrove: nei festival nelle programmazioni dei teatri… Invece le due cose sono legate, si guardano l’un l’altra, si nutrono l’un l’altra. Perché anche l’evoluzione della danza classica si è nutrita di grandi innovazioni nella sua storia”. Torinodanza 2023 si terrà dal 14 settembre al 25 ottobre e cercherà di fotografare idee e tumulti che agitano il nostro presente esplorando sia i modi in cui si formano i nuovi immaginari culturali sia il bisogno di armonia e di condivisione, usando il corpo come “antenna” per intercettare e descrivere gli interrogativi e le possibili opportunità che abbiamo di fronte.
Libri, escono le Fiabe magiche di Tagore per i più piccoliRoma, 5 mag. (askanews) – TS Edizioni pubblica, anche in edizione e-book, un nuovo libro della Collana “Gli Aquiloni – Grandi autori per piccoli lettori”: Fiabe magiche di Rabindranath Tagore, a cura di Anna Peiretti, impegnata da anni nell’editoria per bambini, con illustrazioni di Alessandro Sanna, uno dei più affermati illustratori italiani, vincitore di tre premi Andersen.
Tagore è la figura più eminente della cultura indiana contemporanea. La sua opera è pervasa da un profondo senso di misticismo e i suoi scritti, altamente lirici, esaltano la bellezza della vita e dell’universo, l’infinita bontà di Dio, l’amore universale. Scrive nella fiaba Il mistero di un bambino: Il bambino chiama la mamma e le domanda: ‘Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?’. La mamma ascolta, piange e sorride, stringendo il bimbo al petto: ‘Eri un desiderio dentro il mio cuore. Eri il mio balocco nel gioco di fare e disfare, all’alba, nel tempo della preghiera”. Le fiabe di uno degli scrittori più letti, amati e pubblicati del Novecento rivivono in questa pregiata edizione adatta ai bambini. Storie universali per avvicinare i piccoli a quella profonda e semplice saggezza che regala la felicità.
“Gli Aquiloni, grandi autori per piccoli lettori” è una collana narrativa di libri per bambini firmati dai più accreditati autori per l’infanzia del panorama italiano e internazionale e racconta emozioni, avventure, misteri e mondi fantastici in una collana di racconti a misura di bambino accompagnati dalle tavole a colori di famosi illustratori per un primo approccio alle questioni importanti del ‘diventare grandi’. Storie emozionanti, curiose, fiabesche, storie che, sulle ali della fantasia, aiutano i piccoli a vivere meglio la loro realtà. Il testo è stato impaginato con TestMe, un font ‘libero’, work in progress, basato sui principi del Design for All e sulle ricerche nell’ambito della dislessia, a cura dei professori Luciano Perondi e Leonardo Romei.
”Santo Piacere – Dio è contento quando godo”, Giovanni Scifoni a TeatroRoma, 5 mag. (askanews) – E’ in scena, il 12 maggio (ore 21.00) all’Auditorium della Conciliazione, a Roma, “Santo Piacere – Dio è contento quando godo”, lo spettacolo di Giovanni Scifoni, per la regia di Vincenzo Incenzo e con Anissa Bertacchini, organizzato da Fondazione per la Natalità all’interno della terza edizione degli Stati generali della natalità.
Non c’è sesso senza amore è solo il riff di una canzone o una verità assoluta? Come la mettiamo con il VI Comandamento? Tutti dobbiamo fare i conti con la nostra carne e troppo spesso i conti non tornano. Anima e corpo sono in guerra da sempre, alla ricerca di una agognata indipendenza. Come in tutte le guerre, nel tempo mutano le strategie e i rapporti di forza. Ma noi, credenti, bigotti o atei incalliti, continuiamo ad inciampare nelle nostre mutande, tra dubbi e desideri. Scifoni ha un piano: porre fine all’eterno conflitto tra Fede e Godimento e fare luce su una verità definitiva e catartica, dove l’anima possa ruzzolarsi sovrana nel sesso e il corpo finalmente abbracciare l’amore più puro, in grazia di Dio. Sequestra così il pubblico e lo pone al centro di un esperimento unico e irresistibile, avventurandosi tra vizi, ragioni e sentimenti della fauna umana, oscillando come un esilarante pendolo tra gli estremi del sesso e della Fede, in metamorfosi continua tra i suoi personaggi, il morigerato Don Mauro, schiavo di un catechismo improbabile, e l’illuminato Rashid, pizzettaio musulmano modernista.
In un flusso di coscienza tempestoso e irresistibile, alto e comico al contempo, Scifoni fa rimbalzare Papi e martiri, santi e filosofi, scimmioni primitivi e cardinali futuribili, anni ’80 e Medioevo, dribblando continuamente la tentazione di un meraviglioso e furastico corpo femminile che incombe sulla scena a intervalli regolari per saggiare l’effettiva disintossicazione da sesso del pubblico. Liberandosi di pregiudizi, luoghi comuni e vestiti, Scifoni ci trascina seminudo a riva con l’ultimo sorprendente quadro, che sembra mettere finalmente d’accordo Piacere e Santità: un ballo lento degli affetti e dei ricordi che ci farà uscire, dopo tante risate, con le lacrime della commozione.
”Epos – Iliade, Odissea, Eneide” al Teatro Arcobaleno di RomaRoma, 5 mag. (askanews) – Al Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico) di Roma, fino a domenica 7 maggio, dopo lo straordinario successo ottenuto nelle precedenti edizioni, Vincenzo Zingaro ritorna in scena con un suo cavallo di battaglia, ÈPOS, che fa parte dell’avvincente ciclo di spettacoli-concerto sui grandi classici della letteratura, che porta avanti da anni e che chiude la stagione 2022 /2023. Coadiuvato da un ensemble di attori e musicisti, egli condurrà il pubblico in un viaggio nell’appassionante mondo dell’EPICA, la più antica e affascinante forma di narrazione della storia dell’uomo. L’Europa, nel cercare le proprie radici culturali, non può esimersi dal riconoscere il patrimonio tramandato dall’eredità classica. I poemi epici rappresentano dei capisaldi a cui attingere valori assoluti, sia per forma che per contenuti.
Fra Iliade, Odissea ed Eneide, lo spettatore, come in un film, sarà condotto in un cammino attraverso le gesta immaginarie di celebri eroi che hanno animato da sempre la fantasia di tutti: Ettore, Achille, Ulisse, Enea, uomini in bilico fra ideale e reale, fra sentimento e ragione, fra bene e male, che incarnano aspetti universali delle nostre esistenze, passioni e tormenti che ognuno di noi non può che riconoscere come propri. Uno spettacolo immersivo, di straordinario impatto emotivo, in cui la parola e la musica si fondono senza soluzione di continuità, dando vita ad un grande viaggio dell’anima. L’evento è inserito nelle celebrazioni nazionali dedicate alla poetessa Giovanna Bemporad (grande traduttrice dell’ODISSEA e dell’ENEIDE), per il centenario della sua nascita, inaugurate a Roma, il 23 aprile presso la GALLERIA NAZIONALE D’ARTE MODERNA, con le letture di alcuni passi dell’ODISSEA nella traduzione della celebre poetessa, letti da Vincenzo Zingaro, in un simbolico passaggio di testimone. Dichiara l’organizzatore delle celebrazioni, Pierpaolo Pascali: “L’Odissea e l’Eneide: da Giovanna Bemporad a Vincenzo Zingaro. Come la Bemporad, con la sua celebre traduzione in versi dell’Odissea e dell’Eneide (a cui dedicò gran parte della sua vita), è riuscita a rendere contemporanei Omero e Virgilio, così Vincenzo Zingaro (premiato recentemente dalla Camera dei Deputati come “eccellenza nazionale”, per il suo significativo impegno nel Teatro classico), ha conservato la memoria del Teatro classico, riportando in vita autori altrimenti dimenticati. Entrambi, la Bemporad nelle Lettere e Zingaro nel Teatro, hanno sentito il bisogno di riallacciarsi alla grande tradizione del passato, con un atto di coraggio in un’epoca in cui conta solo il presente e si inseguono le mode.
Ton Koopman torna alla Iuc a Roma con l’Offerta Musicale di BachRoma, 4 mag. (askanews) – Una vera star della musica antica: Ton Koopman, tra gli specialisti in esecuzioni storicamente informate sarà il protagonista del concerto dell’Istituzione Universitaria dei Concerti (Iuc) di sabato 6 maggio alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza con sua moglie, la clavicembalista olandese Tini Mathot e i Solisti dell’Amsterdam Baroque Orchestra, per un programma interamente dedicato a Johann Sebastian Bach che comprende L’Offerta Musicale e il Concerto in do minore per due clavicembali e archi Bwv 1062.
Già applauditissimo nella scorsa stagione nel recital per due clavicembali sempre in duo con Mathot, Koopman torna per questo concerto primaverile Nato a Zwolle in Olanda, Ton Koopman ha avuto un’educazione classica e ha studiato organo, clavicembalo e musicologia ad Amsterdam, ricevendo il “Prix d’Excellence” per entrambi gli strumenti. Ha da subito concentrato i suoi studi sulla musica barocca, con particolare attenzione a J.S. Bach, ed è presto diventato una figura di riferimento nel movimento dell’interpretazione antica.
Si è esibito nelle più importanti sale da concerto e nei più prestigiosi festival, avendo l’opportunità di suonare sui più raffinati e preziosi strumenti antichi esistenti in Europa. All’età di 25 anni ha creato la sua prima orchestra barocca; nel 1979 ha fondato l’Amsterdam Baroque Orchestra, a cui ha fatto seguito l’Amsterdam Baroque Choir nel 1992. I due ensemble insieme hanno presto raggiunto notorietà internazionale, essendo tutt’oggi considerati uno tra i migliori gruppi musicali al mondo su strumenti d’epoca. Tra i progetti più ambiziosi figurano l’esecuzione e la registrazione delle Cantate di Bach. Un imponente lavoro di ricerca durato dieci anni, per il quale ha ricevuto il Deutsche Schallplattenpreis Echo Klassik, il premio Hector Berlioz e il BBC Award oltre alle nomination sia per il Grammy Award (USA) che per il Gramophone Award (UK). Nel 2005 Ton Koopman ha intrapreso un altro grande progetto: la registrazione dell’integrale di Dietrich Buxtehude, pubblicata in 30 CD. Ton Koopman svolge anche un’intensa attività come direttore ospite e ha lavorato con le principali orchestre del mondo tra le quali Berlin Philharmonic, Concertgebouw Orchestra, New York Philharmonic, Munich Philharmonic, Chicago e Boston Symphony, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, Vienna Symphony, Philadelphia, San Francisco e Cleveland Orchestra, Orchestre Philharmonique de Radio France, Orchestre National di Lione, Accademia di Santa Cecilia e NHK a Tokyo, per citarne solo alcune.
L’ampia attività come solista e direttore è testimoniata dall’impressionante numero di dischi per varie case discografiche tra cui Erato, Teldec, Sony, Philips e DG. Nel 2003 ha creato la sua propria etichetta “Antoine Marchand”, distribuita da Challenge Records. Ton Koopman ha pubblicato molti saggi e testi critici e per anni ha lavorato all’edizione completa dei concerti per organo di Händel per Breitkopf & Härtel. Recentemente ha curato nuove edizioni del Messiah di Händel e de Il Giudizio Universale di Buxtehude per Carus Verlag.
Mostre, il Centro Pecci di Prato presenta EccentricaRoma, 4 mag. (askanews) – Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presenta Eccentrica. Le collezioni del Centro Pecci: un percorso spiazzante, aperto al pubblico a partire dal 6 maggio 2023, che rilegge le opere raccolte dal Centro, selezionandone oltre 50 tra le circa 1200 acquisite o donate dal 1988 a oggi. Fontana, Boetti, Warhol, Richter, Kounellis, Bonvicini, Schnabel e Fumai, questi alcuni dei grandi artisti presenti nella collezione.
Per la prima volta un’ala degli spazi espositivi viene dedicata in modo permanente alla presentazione delle collezioni. Firma il progetto del display lo studio Formafantasma secondo criteri di sostenibilità e accessibilità, tematiche che ispirano l’azione di direzione artistica nella proposta del Centro. L’Ala grande Nio (dall’architettura realizzata nel 2016 da Maurice Nio) si trasforma così in un luogo ancora più inedito per vivere il Centro Pecci, raccontare Prato e conoscere l’arte contemporanea dal dopoguerra a oggi. “Per il Centro Pecci si apre oggi una nuova era, all’insegna della inclusione e dell’accessibilità. Riportare al centro del museo la collezione significa restituire valore ad un luogo che vuol essere, in prima istanza, uno spazio aperto alla comunità nonché un punto di riferimento del contemporaneo per l’intero Paese oltre che a livello internazionale. Una collezione che continuerà ad arricchirsi e che, da oggi, contribuisce a valorizzare la grande offerta artistico-culturale del Centro” afferma Lorenzo Bini Smaghi, Presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana.
L’ospite speciale con cui si celebra questo importante corso dell’istituzione è la fotografa Lina Pallotta che inaugura la sua prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana Volevo vedermi negli occhi, in programma dal 6 maggio al 15 ottobre 2023 negli spazi espositivi del Centro Pecci. Curata da Michele Bertolino ed Elena Magini, la mostra presenta una selezione delle fotografie del progetto Porpora, scattate a Porpora Marcasciano, attivista trans, a partire dal 1990. Quasi ottanta fotografie si muovono nello spazio ora come pagine a muro, ora come strutture autoportanti, valorizzando la confidenza del racconto personale, sfuggente e trasformativo dell’esistente. “Eccentrica. Le collezioni del Centro Pecci è l’allestimento permanente delle collezioni in un’ala del Centro che restituisce alla collettività la storia e il patrimonio di una delle istituzioni più importanti del Paese. Un’istituzione che da 35 anni promuove la cultura del contemporaneo come testimonia la mostra Lina Pallotta. Volevo vedermi negli occhi. Con Eccentrica, la museografia italiana torna protagonista con un esempio formidabile di ‘arte del porgere’ le opere al pubblico. Lo studio di design Formafantasma firma il progetto di allestimento della collezione del Centro, riattivando una tradizione prestigiosa di architetti e designer che si sono dedicati agli interni dei musei. Rispetto al passato, però, è un museo d’arte contemporanea ad avere, per la prima volta, un progetto di allestimento firmato. Eccentrica è, dunque, un viaggio straordinario e inaspettato, pensato in un’ottica di sostenibilità, accessibilità e formazione”, dichiara Stefano Collicelli Cagol, Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.
Perché Eccentrica? È una parola che rimanda al porsi fuori dal centro. Vicino al casello autostradale, la posizione del Centro Pecci è in un punto di snodo e di passaggio. Le sue collezioni restituiscono una varietà di produzioni artistiche che aprono percorsi eccentrici tra le discipline, contaminando i discorsi e le pratiche. Eccentrica vuole celebrare questo potenziale attraverso un allestimento che trae la sua forza dai cortocircuiti temporali e spaziali tra opere e materiali d’archivio. Sin dagli inizi, l’attività di collezionismo del Centro ha voluto testimoniare la storia dell’istituzione e il suo impegno a promuovere e diffondere la cultura contemporanea. Con il sostegno dell’imprenditoria, le collezioni si sono formate in risposta alle esposizioni, ai lasciti di privati e alle scelte di direttrici e direttori. Questa eterogeneità costitutiva definisce la natura eccentrica del Centro Pecci e rivela, oggi, tutta la sua forza, esautorando il museo dall’impresa impossibile di rappresentare in modo onnicomprensivo la storia dell’arte contemporanea o di confinarla nella rappresentazione di singoli movimenti. Ne rivela però anche i limiti, come la predilezione per una specifica zona geografica (Europa, Stati Uniti, Ex Unione Sovietica) e per una linea perlopiù “maschile” della creazione artistica, una consuetudine che chiede un cambio di passo.
Ben quattro le sezioni espositive in cui si articola il percorso di Eccentrica: Il Centro in una stanza, composta da una serie di opere di grandi dimensioni raccolte nel corso degli anni di attività del Centro Pecci a testimonianza della sperimentazione con vari materiali messa in atto da artiste e artisti; Il taglio è una macchina del tempo che attraverso l’opera di Lucio Fontana, come una macchina del tempo, ci catapulta verso il passato, dal trauma collettivo della Seconda Guerra Mondiale fino alle lotte femministe degli anni Settanta; Italia Novanta, un decennio che è da decifrare non solo attraverso gli avvenimenti di quel periodo ma anche con le opere delle artiste e degli artisti che abitano questa sezione; Futuro Radicale accoglie invece opere dell’architettura radicale, un ambito di ricerca collezionato e studiato al Centro Pecci sin dai suoi inizi, un trampolino per lo sviluppo futuro nel mondo digitale dell’istituzione e della sua collezione. Un sistema d’illuminazione elegante, studiato appositamente per l’allestimento permanente, rende più leggibili le opere. Il percorso costituisce una nuova possibilità di esperienza artistica, oltre che uno spazio architettonico iconico. Eccentrica è anche uno strumento di formazione attraverso percorsi tra le diverse discipline pensati per scuole, università, imprese, per persone appassionate o anche semplicemente curiose di arte. Il nuovo allestimento offre un’area dedicata agli eventi, immersa tra i capolavori delle collezioni nella prima sezione e una serie di ripiani lungo tutto il percorso per accogliere materiali, che renderanno inclusiva l’esperienza della fruizione delle opere e dei documenti. Un intervento significativo – nell’ambito di un progetto finanziato con i fondi del Pnrr – reso possibile grazie a una co-progettazione con la ASL e altre associazioni del territorio, come l’Unione Italiana Ciechi e l’Ente Nazionale Sordi. Caratterizza, infine, l’allestimento un sistema di pareti in tessuto che testimonia la presenza del settore tessile come tradizionale cultura industriale del distretto pratese.