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Libri, esce “Romanzetto Marino” di Paolo Zagari

Libri, esce “Romanzetto Marino” di Paolo ZagariRoma, 13 set. (askanews) – Una travolgente e delicata commedia ambientata in una realtà che è patrimonio genetico della nostra cultura: l’estate trascorsa al mare. Il protagonista di questa opera attraversa un trentennio della nostra storia tra il 1969 e il 1998 e fotografa attraverso il sentimento, l’emozione, la scoperta, la comicità, i sensi e la malinconia una generazione cresciuta per fortuna o suo malgrado senza cellulari e senza social network.

Si intitola “Romanzetto Marino”, è l’ultimo libro di Paolo Zagari; la forma più di classica commedia all’italiana si mescola con il romanzo di formazione creando un raffinato gioco letterario in cui il comico si dissolve nel sentimento, l’affresco storico nella riflessione interiore, la spavalderia e la paura di un ragazzo che diventa uomo. “Romanzetto Marino” inizia nel 1969 con il racconto di un bambino di otto anni e mano mano con ironia, sagacia, piglio e sense of humour, mettendo a nudo la generazione che ha vissuto negli anni a cavallo dei ’70 e ’90, racconta le sue estati di gloria, di scoperta, e di battaglie, fino ad arrivare al 1998 quando quel “piccolo bambino” ha quaranta anni. Una vera e propria “educazione sentimentale” con cui attraversiamo un mondo al contempo vicinissimo e lontanissimo dal nostro, nel quale le esperienze avvengono tramite il contatto umano in prima persona e non tramite uno smartphone. Un modo diverso di crescere, maturare e amare. Nè migliore né peggiore. Il teatro di “Romanzetto Marino” e delle otto incredibili avventure del protagonista è Santa Severa, una località del litorale laziale. Uscito a luglio per Mds Editore il libro è stato nominato tra i primi dieci libri dell’estate dal settimanale Grazia (Mondadori).

Art Bonus: premiati i progetti vincitori e finalisti del Concorso

Art Bonus: premiati i progetti vincitori e finalisti del ConcorsoRoma, 13 set. (askanews) – Rendere il territorio protagonista e fautore della propria identità, favorire la partecipazione diretta di cittadini, imprese ed enti nel recupero del patrimonio diffuso, offrire un momento di visibilità e riconoscimento agli istituti promotori e loro benefattori: sono i molteplici obiettivi del concorso Art Bonus, collegato all’omonimo programma di sostegno al mecenatismo, lanciato nel 2014 dal Governo, che riconosce ai donatori un credito d’imposta nella misura del 65% delle erogazioni liberali effettuate a sostegno di un bene culturale.

Sono stati 269 i progetti a prendere parte alla 7^ edizione del Concorso Art Bonus, di cui 116 hanno partecipato alla semifinale sul sito artbonus.gov.it e 12 progetti hanno raggiunto la votazione finale sui canali social di Art Bonus. La partecipazione dei cittadini dei territori è stata altissima, con oltre 222.000 voti. La novità di questa edizione, la cui cerimonia di premiazione si è tenuta questa mattina presso la sala Spadolini del Ministero della Cultura, è stata l’introduzione di due categorie di progetti: categoria “Beni e luoghi della cultura”, riguardante progetti di restauro e manutenzione di beni culturali e progetti di sostegno a favore di musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali e categoria “Spettacolo dal vivo”, tra cui progetti di sostegno agli enti e alle attività di spettacolo.

I due vincitori assoluti della 7^ edizione, uno per ciascuna categoria, sono stati il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo della Provincia di Livorno, che si è aggiudicato il 1° posto nella categoria “Beni e luoghi della Cultura” con un totale di 18.848 voti ricevuti e l’International Salieri Circus Award di Legnago (VR), che si è aggiudicato il 1° posto nella categoria “Spettacolo dal vivo” con un totale di 13.054 voti ricevuti. Il Museo di Storia del Mediterraneo della Provincia di Livorno si è affermato, nel tempo, non solo come punto di riferimento scientifico ma anche come epicentro culturale fondamentale per la città e non solo, con un grande valore identitario per questo territorio. Non sorprende la grande mobilitazione della comunità che ha permesso al Museo di vedere riconosciuti i propri meriti classificandosi primo nella sua categoria.

Il Salieri Circus è un festival unico nel suo genere, che unisce il circo contemporaneo internazionale con la musica classica. Nell’inclusività di generi e di pubblico che caratterizza il Salieri Circus possiamo individuare la matrice di questa grande vittoria, leggendo nei numeri, nei nomi e nelle voci che sono dietro ai 13.000 voti il desiderio di premiare il coraggio di chi porta ogni anno sulle scene dell’étoile l’arte di strada, affermandone il lignaggio artistico. Premiati anche gli altri finalisti della categoria “Beni e luoghi della Cultura”: 2. Ex Gil del Comune di Forlì (FC), 18.162 voti complessivi. 3. Complesso ex Convento e Chiesa di San Domenico del Comune di Narni, 16.315 voti complessivi. 4. Biblioteche civiche del Comune di Torino, 9.689 voti complessivi. 5. Certosa di San Giacomo di Capri della Direzione Regionale Musei Campania MiC, 8.795 voti complessivi. 6. Biblioteca Storica del Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia, 8.566 voti complessivi.

Premiazioni classifica finale categoria “Spettacolo dal vivo”: 2. Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, 12.236 voti complessivi. 3. La Baracca, Teatro Testoni Ragazzi di Bologna, 8.207 voti complessivi. 4. Fondazione Teatro Massimo di Palermo, 6.855 voti complessivi. 5. Catalyst Associazione Culturale di Barberino di Mugello (FI), 5.828 voti complessivi. 6. Trame Sonore, Mantova Chamber Music Festival, 5.099 voti complessivi. Altra novità di questa edizione, annunciata a sorpresa, è stata l’assegnazione di un Premio Speciale. Ad aggiudicarsi il “Premio Speciale Concorso Art Bonus 2023” è stata la Fondazione Teatro Donizetti, una delle istituzioni tra le più longeve nell’applicazione della misura fiscale, che si è distinta tra i finalisti del Concorso per la qualità e i risultati della campagna di mecenatismo “Ambasciatori di Donizetti” e per il coinvolgimento nel Concorso del tessuto civile ed economico cittadino e non solo. Questo premio vuole quindi essere un riconoscimento alla capacità dell’ente di coinvolgimento della collettività, a partire dalle le imprese e fino ai giovani del territorio, nell’anno in cui Bergamo è Capitale italiana della Cultura. Il conferimento delle targhe di riconoscimento è avvenuto alla presenza, fra gli altri, di Gianmarco Mazzi, Sottosegretario di Stato al Ministero della cultura, Mario Turetta, segretario generale del MiC, Massimo Osanna, direttore generale Musei, Paolo D’Angeli, direttore generale Bilancio, Antonio Parente, direttore generale Spettacolo, Mario De Simoni, presidente e amministratore delegato di ALES, Carolina Botti, direttore divisone rapporti pubblico-privati ALES e di Francesca Velani, direttore LuBeC e vicepresidente Promo PA Fondazione. Ideato da Ales – Arte Lavoro e Servizi spa, società in-house del Ministero della Cultura e da Promo PA, fondazione di ricerca attiva nel campo della formazione e dei beni culturali e organizzatrice di LuBeC, il concorso 2023 ha visto una ampia partecipazione, grazie al coinvolgimento di moltissime istituzioni territoriali, testimonial del mondo dello spettacolo, blogger con migliaia di follower e delle stesse aziende che hanno sostenuto i progetti in qualità di mecenati. “L’Art bonus è un’intelligente operazione di valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale attraverso il contributo diretto offerto dai privati, grandi o piccoli che siano. Uno strumento che risponde a pieno al principio secondo cui la cura e la custodia delle bellezze artistiche della nostra Nazione non sia un compito riservato solo allo Stato ma riguardi tutti i cittadini che attraverso quest’iniziativa possono devolvere fondi preziosi. L’Art bonus dimostra che non dobbiamo avere paura dei soldi privati né dei mecenati. Occorre una grande collaborazione virtuosa tra pubblico e privato per tutelare e valorizzare il patrimonio culturale italiano attraverso anche il marketing culturale. Mi piacerebbe creare una Giornata del mecenate come segno di gratitudine verso chi sostiene l’arte” ha spiegato Gianmarco Mazzi, Sottosegretario di Stato al Ministero della cultura. “Grazie ad Art Bonus il mecenatismo ha assunto un’importanza che mai aveva avuto in Italia e una visione più anglosassone diventando uno strumento chiave per l’attuazione di una nuova politica culturale. C’è ancora molto da fare: bisognerebbe semplificare i processi di incasso e quelli di donazione da parte dei privati, investire nella comunicazione e formazione. È chiaro che questo percorso vada implementato visto l’impatto importante che sta avendo” dichiara Mario Turetta, segretario generale del Ministero della Cultura. “L’importante adesione al voto di questa edizione del concorso è il miglior riconoscimento del successo di una misura e di un bonus che, oltre ad offrire un importante vantaggio fiscale, tocca valori e bisogni molto sentiti dalle persone, creando una sorta di senso di ‘responsabilità’ nei confronti di tali beni. Un’occasione significativa a sostegno del nostro straordinario patrimonio culturale che merita di essere tutelato e valorizzato” dichiara Mario De Simoni, presidente e amministratore delegato ALES. “Il Concorso, anno dopo anno, si conferma una grande opportunità di partecipazione culturale e di consolidamento dei legami tra cittadini e imprese, eredità culturale ed energia creativa – Il messaggio che amplifica è quello di una crescente fiducia tra pubblico e privato, un messaggio positivo che gratifica mecenati e beneficiari e contribuisce a consolidare l’intesa nel tempo” sostiene Francesca Velani, direttore LuBeC e vicepresidente Promo PA Fondazione.

Arte, selezionati i 20 artisti del Premio Cairo: vincitore il 9 ottobre

Arte, selezionati i 20 artisti del Premio Cairo: vincitore il 9 ottobreMilano, 13 set. (askanews) – La 22esima edizione del Premio Cairo, l’appuntamento con l’arte contemporanea organizzato dal mensile ARTE di Cairo Editore, diretto da Michele Bonuomo, entra nella fase finale che culminerà lunedì 9 ottobre con la serata-evento con la proclamazione del vincitore al Museo della Permanente di Milano. A seguire la mostra aperta al pubblico dal 10 al 15 ottobre.

“A distanza di 23 anni dalla nascita del premio oltre 400 giovani artisti hanno potuto mostrare il loro talento e la loro creatività”, ha detto Urbano Cairo, presidente di Cairo Editore. “Sono orgoglioso di poter affermare che l’idea con la quale è nato questo progetto, quello di valorizzare giovani artisti offrendo loro una prestigiosa vetrina, è stato raggiunto. La concreta testimonianza è data dagli oltre cinquanta artisti che dopo aver partecipato a questa manifestazione hanno esposto le proprie opere alla Biennale di Venezia”. Nato nel 2000 per sostenere i giovani artisti italiani, il Premio Cairo si è confermato un trampolino di lancio. Nel 2023 i finalisti sono Alessio Barchitta, Andrea Barzaghi, bn+BRINANOVARA, Andrea Bocca, Giuditta Branconi, Nina Carini, Martina Corà, Michele D’Agostino, Roberto de Pinto, Marco Emmanuele, Luca Grimaldi, Rebecca Moccia, Ismaele Nones, Eric Pasino, Stefano Perrone, Giuliana Rosso, Giorgio Salvato, Lena Shaposhnikova, Alessandro Sicioldr Bianchi, Eltjon Valle.

Al vincitore dell’edizione 2023 verrà assegnato un premio di 25mila euro e l’opera entrerà a far parte della Collezione Premio Cairo.

Il Padiglione Italia di MCA per Expo 2025 per la sostenibilità

Il Padiglione Italia di MCA per Expo 2025 per la sostenibilitàMilano, 13 set. (askanews) – “Progettare il Padiglione Italia per l’Expo di Osaka 2025 è un’opportunità unica per la creazione di un vero e proprio palcoscenico in cui non solo mostrare – ad un pubblico globale – cultura, storia e innovazione del nostro paese, ma creare un luogo in cui tessere connessioni: per future collaborazioni, per rafforzare legami per scambi culturali, sociali ed economici. In linea con il tema Saving lives e con gli obiettivi degli SDGs, il progetto e le conseguenti scelte compositive, tecnologiche e materiche, si faranno promotori di un rinnovato equilibrio tra uomo, natura e tecnologia e potrà diventare un potente strumento per promuovere, ispirare azioni e instaurare nuove sinergie per lo sviluppo di un futuro più sostenibile. Il Padiglione rappresenta una nuova idea di società e di città: un organismo vivente in cui le relazioni fra uomo, arte, ambiente e storia possano materializzarsi”. Lo ha detto l’architetto Mario Cucinella, al cui studio MCA è stata affidata la responsabilità di realizzare il Padiglione Italia per l’Expo di Osaka del 2025.

Il Padiglione – è stato spiegato durante la presentazioone del progetto – sarà un organismo vivo, che produce conoscenza e innovazione attraverso la contaminazione fra generazioni e culture: un grande Hangar del saper fare italiano, che accoglierà sperimentazioni artistiche, scientifiche, imprenditoriali, sociali. Lo spazio metterà in luce e stimolerà quel DNA creativo che ci appartiene e che tutto il mondo ci invidia. Le opere del patrimonio nazionale saranno messe a nudo, scomposte e riproposte in maniera inaspettata e contemporanea. La struttura è composta da 2 corpi: una teca che contiene il cuore espositivo ed esperienziale del padiglione; un corpo secondario posto nella parte retrostante la teca che ospiterà le funzioni accessorie. Si presenterà come una struttura permeabile alla luminescenza del cielo e del mare che la circondano. Sul fronte principale si aprirà con un ordine gigante di portali che concorreranno all’immagine di grande atrio porticato, posto ad inquadrare le architetture interne del percorso espositivo. Il visitatore, che sarà accompagnato attraverso un percorso creativo fino a diventarne parte, “respirerà” l’Italia in maniera inequivocabile quando sarà investito dai colori dei quadri rinascimentali, dalle proporzioni degli spazi urbani e dalla socialità. Tale esperienza sarà divisa in 3 atti, ciascuno dei quali affonda le proprie radici in luoghi ed esperienze di cui l’Italia è stata innovatrice: Il Teatro, la Cottà ideale e Il giardino all’italiana.

Il patrimonio teatrale italiano è sconfinato in termini di spazio architettonico, di innovazione tecnologica e di attori rivoluzionari. Sarà il Teatro il luogo del Padiglione dove, ibridando l’osservatore con l’attore, il reale con il virtuale, si stravolgerà l’esperienza del visitatore e si suggeriranno possibili scenari futuri. Sarà un Teatro immersivo e multisensoriale che metterà in scena suggestioni visive, suoni, movimenti, colori. La città ideale è un tema della pittura sviluppato attorno al XV secolo come rappresentazione del concetto teorico rinascimentale della città ideale. È il luogo in cui l’utopia diventa distopica, metafisica, a causa dell’assordante mancanza di vita. Riflettere su questo tema sarà l’occasione per riportare l’uomo, la natura, la sostenibilità e la vita al centro della città ideale futuribile. La città ideale funge qui da spazio per creare un nuovo futuro, proponendo un approccio inclusivo e sociale volto a valorizzare qualità e artigianalità in associazione con le nuove tecnologie. Sarà il corpo narrativo e di approfondimento del Padiglione, lo spazio del creare; accoglierà un insieme di moderne botteghe ognuna dedicata a diversi temi: tecnologia ed energia; alimentazione ed ambiente, manifattura e design, arte e architettura.

Ospitato sulla copertura del padiglione, il giardino all’italiana è il luogo dello svago e del diletto, emblema del controllo dell’uomo sulla natura, costretta nelle regole definite dal rigore e dalla matematica. Il giardino, una rielaborazione contemporanea del classico elemento del labirinto, sarà l’opportunità di sperimentare un nuovo equilibrio tra uomo e pianta, tra naturale e artificiale, bilanciando l’originalità organica della vita con il disegno razionale dell’uomo. La progettazione è partita da un’analisi climatica per definire le peculiarità del clima di Osaka. Nell’ambito della proposta per il Padiglione Italia si vuole superare la logica di pura e semplice valutazione di impatto ambientale a valle, tipica di un processo lineare, proponendo un approccio integrato in cui il fine ultimo non è solo la mitigazione dell’impatto generato dall’intervento, ma la promozione di un’economia circolare interna al sito. Saranno favoriti aspetti quali l’origine naturale dei prodotti, la filiera corta, il contenuto di riciclato, l’assenza di ingredienti tossici e la disponibilità di certificazioni. Per la struttura, si intende privilegiare l’impiego di una delle risorse a più alta disponibilità locale, il legno proveniente da filiere locali certificate; la scelta dei materiali prediligerà la monomatericità dei componenti, per ridurre al minimo la contaminazione.

Il Padiglione, una volta terminato il suo ciclo di vita, diventerà miniera di materiale: ogni suo singolo elemento ha caratteristiche (materiche, di design, tecnologiche, ecc.) che gli permetteranno di trasformarsi in maniera naturale senza subire successive lavorazioni, per potersi adattare a nuove esigenze. Al termine dell’esposizione questo “laboratorio Italia” dovrà diventare un archivio da mettere in mostra, una banca dati di best practice, brevetti, opere, idee sostenibili, collaborazioni tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, successi sociali in termini di integrazione, di partnership commerciali tra aziende e accordi tra paesi, perché l’arte rigenera la vita. L’Italia già nel Rinascimento si è fatta laboratorio di genialità e capitale globale dell’arte e dell’innovazione.

Ombre e reincarnazioni, l’arte molteplice di Thao Nguyen Phan

Ombre e reincarnazioni, l’arte molteplice di Thao Nguyen PhanMilano, 13 set. (askanews) – Una mostra con opere di grandi dimensioni, ma che mantiene una forte componente di intimità e di delicatezza, una sensazione di cose lievi e sottili. Pirelli HangarBicocca a Milano ha inaugurato “Reincarnations of Shadows”, prima personale in Italia dell’artista vietnamita Thao Nguyen Phan, con la curatela di Lucia Asperi e Fiammetta Griccioli. Un’esposizione che racconta in modo onirico la storia del Vietnam in relazione ai cambiamenti ambientali e sociali contemporanei e che utilizza diversi media espressivi, nel solco della lezione di Joan Jonas, che è stata mentore dell’artista a Chicago. “Sono stata molto influenzata dalla sua pratica, che unisce il disegno, la performance e le immagini in movimento – ha detto Thao ad askanews – e qui nella mostra potete vedere che c’è un combinazione fluida di dipinti, film e opere di installazione, perché ho scelto di lavorare con diversi media”.

Le opere occupano lo spazio dello Shed in maniera al tempo stesso forte e delicata, le sculture dialogano con i video e i dipinti con naturalezza, l’intero spazio espositivo sembra in un certo senso rigenerarsi di continuo. E se nella prima parte della mostra si trova una sorta di antologica di opere precedenti, nella seconda trovano spazio nuovi lavori, realizzati per Pirelli HangarBicocca, come la bellissima e toccante installazione video inedita prodotta con la Fondazione In Between Art Film che dà il titolo all’intera esposizione. “È una combinazione di diverse sculture – ha aggiunto Thao Nguyen Phan – di un’artista che mi ha ispirata molto, Dieng Phung Ti. Era un’artista vietnamita che è emigrata in Francia negli anni quaranta e che ha vissuto lì per altri 40 anni prima di poter tornare in Vietnam all’inizio degli anni Novanta. Quindi l’opera è un omaggio a questa figura, ma in qualche modo vuole anche dare una forma ai concetti di reincarnazione e ombre. In Asia percepiamo le ombre in modo molto intimo, come qualcosa che rivela la bellezza. Le reincarnazioni invece hanno a che fare con il mio vissuto di ragazza cresciuta in una famiglia buddista vietnamita, ma qui nella mostra i film vogliono dare la sensazione di non essere mai finiti, e cercano sempre di trasformarsi e prendere una nuova vita”. Una vita che, con le sue possibilità e le sue infinite sfumature, sembra essere l’oggetto principale dell’esposizione, una fonte di ispirazione effimera e irripetibile, che le opere provano a restituirci da una prospettiva inedita e molteplice.

Lavori e ricerche nella Domus Aurea negli anni 2010-2016

Lavori e ricerche nella Domus Aurea negli anni 2010-2016Roma, 12 set. (askanews) – Ad un anno dall’importante giornata di studi che si è tenuta all’Istituto Archeologico Germanico di Roma in memoria di Fedora Filippi, archeologa funzionaria del Ministero della cultura e responsabile della Domus Aurea dal 2009 al 2014, il 15 settembre la Curia Iulia ospita la presentazione del volume “Lavori e ricerche nella Domus Aurea durante gli anni 2010-2016”, a cura di Elisabetta Segala e Heinz-Jürgen Beste.

Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso di quella Giornata che rappresentò un momento importante di incontro e confronto sulle attività svolte in Domus Aurea negli anni della direzione di Fedora Filippi con la partecipazione del gruppo di lavoro da lei stessa creato e coordinato. Il sogno di Fedora Filippi, ovvero di pubblicare e divulgare tutto il lavoro svolto in Domus Aurea, compie il primo passo grazie alla pubblicazione degli atti che inaugurano una collana di monografie dedicate alla Domus Aurea e intitolata “Per Artem Temptare. Studi sulla Domus Aurea” (Sfera Edizioni): la prematura scomparsa che le aveva impedito di portare a termine l’edizione sistematica delle ricerche e degli studi dedicati alla Domus Aurea, trova ora il suo compimento grazie all’ideazione del progetto da parte del Parco archeologico del Colosseo.

La collana è dedicata a Fedora Filippi, proprio per mantenere viva la memoria del suo impegno per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del monumento. La pluralità di temi di ricerca che riguardano questo monumento rende del tutto imprescindibile pubblicare una serie di monografie, non solo dedicate alla storia degli studi e delle ricerche, ma finalizzate soprattutto a rendere pubblici i risultati ottenuti attraverso la catalogazione e lo studio dei reperti provenienti dai vecchi e nuovi scavi e custoditi nei depositi, così come attraverso le indagini preventive, gli interventi di rilievo, scavo e restauro condotti negli ultimi anni all’interno della Domus Aurea e sulla sovrastante terrazza traianea per la messa in sicurezza del monumento. “Ricordare Fedora Filippi in questo momento assume un rilievo particolare, in quanto si sta finalmente realizzando, sul giardino del Colle Oppio, quel sistema di protezione della Domus Aurea, che recepisce in pieno le sue metodologie d’intervento e che mira a stabilizzare il micro clima interno riducendo i carichi che gravano sul monumento a causa degli alti terrapieni”, dichiara Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. E prosegue: “Il Parco archeologico del Colosseo, grazie anche alla continuativa collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, può guardare al futuro della tutela e valorizzazione della Domus Aurea con la consapevolezza di essere sulla giusta direzione di una conservazione integrata e di una messa in valore definitiva”.

Il primo volume sarà presentato dalle colleghe e amiche di Fedora Filippi, Marina Magnani e Nicoletta Pagliardi, architetto e archeologa della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. La presentazione sarà introdotta da Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo e da Ortwin Dally, Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, istituto di rilevanza internazionale che con il PArCo ha in essere una lunga consuetudine di studi e ricerche ed in particolare lo studio storico-architettonico della Domus Aurea e le attività di rilievo. Concluderà il pomeriggio Henner von Hesberg, già Direttore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma, eminente studioso e accademico tedesco ma soprattutto compagno di vita di Fedora Filippi. Per la prosecuzione del progetto editoriale dedicato alla Domus Aurea e a Fedora Filippi sono già pronti ulteriori volumi che analizzeranno l’influenza degli affreschi della Domus Aurea sull’attività di artisti, pittori e antiquari a partire dal Quattrocento, ma anche le recenti ricerche e attività di restauro, fino ai materiali conservati nei depositi. Nel biennio 2024-2025 saranno pubblicati quattro volumi che si aggiungono al quello che sarà presentato il 15 settembre: Jerzy Miziolek, Smuglewicz e la Domus Aurea; Marco Brunetti, Di grotte in rovine. Artisti e antiquari rinascimentali tra le pendici dell’Esquilino e la Valle del Colosseo; AA.VV, Il cantiere della Domus Aurea dal 2021 al 2023; A. Cristilli, Le sculture in marmo dai depositi della Domus Aurea.

Teatro Greco di Siracusa: Micheletti, Curran e Muscato registi Stagione 2024

Teatro Greco di Siracusa: Micheletti, Curran e Muscato registi Stagione 2024Roma, 11 set. (askanews) – La Fondazione Inda annuncia i registi della 59a Stagione di rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa. Dal 10 maggio al 29 giugno saranno tre le produzioni in programma: due tragedie greche e una commedia latina. Luca Micheletti dirigerà Aiace di Sofocle nella traduzione di Walter Lapini, Paul Curran sarà il regista della Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide nella traduzione di Nicola Crocetti mentre Leo Muscato dirigerà la commedia latina Miles gloriosus di Plauto nella traduzione di Caterina Mordeglia.

Con la Stagione 2024, l’Inda celebrerà i 110 anni dalla prima edizione delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa all’insegna di passioni trascinanti e totalizzanti, quella amorosa di Fedra e quella di Aiace per onore e gloria, e di illusioni risibili, come quelle del Miles di Plauto, vanitoso e vanaglorioso, sempre ridicolo ma costretto dalla propria immaginata onnipotenza a un finale punitivo. Attore, regista e cantante lirico, Luca Micheletti, al suo debutto a Siracusa, è uno dei teatranti più eclettici e visionari della sua generazione. Con Aiace aprirà il 10 maggio la 59. Stagione di rappresentazioni classiche. “Tragedia dell’orrore e della follia – sono le parole di Micheletti -, Aiace è anche una potente meditazione sulla condizione dell’uomo in lotta con il proprio destino, incerto e spesso insensato. Come sempre in Sofocle, il protagonista è solo, fiero, intransigente, ma ostaggio del capriccio degli dei. Ciò che distrugge l’eroe non è la codardia, ma il ridicolo. Aiace, come Don Chisciotte (Starobinski), al risveglio da una notte di strage furibonda, sceglie l’autodistruzione, poiché si accorge di avere miseramente smarrito il suo eroismo, di essere ormai solo un uomo, capace di atti vergognosi e grotteschi”. Il testo di Sofocle sarà messo in scena al Teatro Greco di Siracusa per la quarta volta dopo gli allestimenti del 1939, 1988 e 2010.

Regista scozzese, direttore d’opera e di prosa noto in tutto il mondo, Paul Curran si è affermato come regista teatrale versatile e innovativo ed è noto per le sue interpretazioni creative di opere classiche. Anche Curran è alla prima regia a Siracusa e la sua visione della Fedra (Ippolito portatore di corona) di Euripide debutterà l’11 maggio. “L’antica storia di Fedra risuona oggi con sorprendente attualità – dichiara il regista – mette in luce le preoccupazioni contemporanee sulla salute mentale, le ossessioni malsane e i loro esiti pericolosi. Ci spinge a chiederci se gli “dei” che ci governano rispecchiano i nostri moderni stati mentali o se le nostre stesse menti sono, in realtà, le potenti divinità che costringono a comportamenti impulsivi e pericolosi”. Quinto allestimento al Teatro Greco di Siracusa per il testo di Euripide dopo le edizioni del 1936, 1956, 1970 e 2010. Torna a Siracusa dopo il grande successo dello scorso anno con il Prometeo Incatenato di Eschilo, Leo Muscato. Regista di fama internazionale, attivo sia nell’opera sia nella prosa, ha lavorato in alcuni fra i più importanti teatri italiani e internazionali come l’Opera House di Bonn, la Malmö Opera, il Teatro La Fenice, il San Carlo di Napoli, il Teatro alla Scala. La commedia Miles gloriosus di Plauto, che l’Inda mette in scena per la prima volta al Teatro Greco di Siracusa, debutterà il 13 giugno. “Il soldato Pirgopolinice è un millantatore, vanaglorioso, depravato, spaccone, gradasso, maschilista, buffone, irritante, antipatico – racconta il regista Leo Muscato -; è uno che ti toglie i ceffoni dalle mani, ma allo stesso tempo è anche un allocco, ingenuo, che si fa deridere e beffare da tutti, anche da coloro che crede amici. Forse è per questo che alla fine riesce pure a risultarci simpatico. Di sicuro è uno dei personaggi da commedia più divertenti che sia mai stato inventato, divenuto l’archetipo dello stupido che si scava la fossa con le proprie mani”.

”Linguaggi, lingue e linguacce”, viaggio nel mondo della comunicazione

”Linguaggi, lingue e linguacce”, viaggio nel mondo della comunicazioneRoma, 11 set. (askanews) – Un viaggio nel mondo della Comunicazione. Da ieri ad oggi . I grandi cambiamenti perfino rivoluzioni, con l’arrivo di internet, dei social. E allora, nell’era della Comunicazione, si comunica davvero o no?

Se ne è parlato con Walter Rodinò, l’autore del libro “Linguaggi, lingue e linguacce” edito da Albatros, insieme alla giornalista Rai conduttrice di Tg2 Marzia Roncacci nella bella Calabria, nella sede della Lega Navale sezione di Locri. Tanta partecipazione ed interesse, anche di giovani, nei confronti di un argomento complesso ma che riguarda tutti noi e la nostra vita di tutti i giorni. Adulti, genitori, nonni riescono a comunicare con i propri figli, nipoti giovani? Il web ha davvero rappresentato la svolta e quindi un grande passo in avanti della nostra società o forse no?

Walter Rodinò avvocato , giornalista pubblicista, da sempre interessato a tematiche legate al diritto della comunicazione e dell’informazione, molto impegnato in temi socio-culturali, legati ai cambiamenti generazionali degli ultimi decenni, ha provato a spiegare, con un linguaggio molto semplice ma non semplicistico, come è cambiata la nostra comunicazione e se esistono punti di incontro tra generazioni . Molti i riferimenti e i ganci con la storia, brevi, ma che riportano immediatamente il lettore in contesti, a volte anche dimenticati. La vera e propria svolta lessicale, ritiene l’autore , avviene negli anni fine Sessante e Settanta, anni dove Mike Buongiorno aveva già abbondantemente contribuito alla diffusione della lingua italiana nel nostro Paese, quindi piu italiano e meno dialetti, anni del boom economico e del boom di nascite, anni quando la FIAT con la sua 500 ha messo le ruote a tutti gli italiani che scorrazzavano su e giù per lo Stivale. Ed è proprio negli anni Settanta che si ribalta completamente il modo di intendere la comunicazione, attraverso i mass media, che ormai avevano preso possesso dell’intera popolazione, e l’arrivo timido e impacciato dei primi pc che, occupando l’intera superficie di una parete, ed è quindi in quegli anni che l’uomo inizia uno strano percorso di individualismo che, come ci fa notare Walter, oggi nell’era dei social che se da un lato accorciano le distanze dall’altro lato ci tengono lontani, come se i nostri ragazzi si stessero proiettando verso un mondo virtuale, un “Matrix”, fatto di amori virtuali, ricordi virtuali, un mondo tutto di linguaggi virtuali. e intanto il linguaggio stesso cambiava, cambiavano i costumi, le mentalità e il modo di rapportarsi con gli altri.

Poi la svolta decisiva si è avuta con Internet, con il trionfo della messaggistica virtuale, e con l’arrivo dei social network, ormai inseriti in ogni contesto e indispensabili per la socializzazione e la realizzazione del sé. Sé che mai come nella società moderna in cui viviamo ha trovato un posto principale nel nostro modo di vivere e di essere.

Il golpe Pinochet 50 anni dopo: il nuovo Internazionale Storia

Il golpe Pinochet 50 anni dopo: il nuovo Internazionale StoriaMilano, 11 set. (askanews) – L’11 settembre 1973 i militari cileni rovesciavano il governo socialista di Salvador Allende: a 50 anni dal golpe di Pinochet, arriva in edicola e libreria il nuovo Internazionale Storia, speciale del settimanale Internazionale dedicato a un regime brutale, diventato emblema dell’autoritarismo, e alla sua eredità, che continua a determinare i destini del Paese e gli equilibri internazionali.

La soppressione del progetto politico di Allende, le torture e gli omicidi compiuti dal regime, fino al ripristino dell’ordine democratico: tutto questo in Cile 1973, una raccolta di articoli usciti sulla stampa di tutto il mondo dal 1971 ad oggi, dagli Stati Uniti all’India e alla Russia, con contributi storici e pezzi contemporanei. Nel volume anche spazio alle immagini, con tante foto dell’epoca, le opere dell’artista Vicente Larrea e il fumetto di Carlos Reyes e Rodrigo Elgueta. Nel volume una raccolta di riflessioni, brani e articoli: la via cilena al socialismo intrapresa da Allende nel racconto di Eric Hobsbawm, tra i maggiori storici del novecento; i drammatici eventi del 1973, tra interferenze statunitensi e ferocia dei militari, nell’analisi dello scrittore premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez; ma anche le difficoltà economiche e la polarizzazione politica che accompagnarono il progetto di Unidad Popular in un reportage di Pierre Kalfon, uno dei grandi inviati europei in America Latina. E ciò che è venuto dopo: le ferite lasciate dalla dittatura sono raccontate da una delle più importanti firme del giornalismo cileno, Mónica González, mentre lo scrittore Ariel Dorfman riflette su come l’elaborazione di questo trauma collettivo sarà determinante nella definizione del futuro e dell’identità cileni. Nel volume anche le parole del brano Manifiesto di Victor Jara, cantautore, militante del Partito comunista cileno e sostenitore di Allende, tra i prigionieri politici torturati e uccisi nello stadio nazionale di Santiago.

Allende era impegnato da quasi tre anni nel tentativo di trasformare il Cile, organicamente e pacificamente, in una democrazia socialista. Il golpe mise bruscamente fine all’esperimento, impedendo al mondo di assistere alle sue possibili evoluzioni. Seguirono 15 anni ricordati soprattutto per le indicibili violenze, ma che videro anche la riorganizzazione sociale ed economica del Paese che sarebbe poi stata alla base del successivo neoliberismo, fino alle proteste che, attraversando il Cile dal 2019, hanno portato all’assemblea costituente e all’attuale governo Boric. Il Cile di oggi è un paese in movimento, che rimettendo in discussione e rilanciando il proprio progetto democratico e i propri percorsi di partecipazione sfida e interroga allo stesso tempo i modelli di riferimento dell’Occidente. Che significato assumono oggi per noi, quindi, la storia e l’eredità del golpe di Pinochet e della dittatura che è seguita? Cosa possiamo capire dell’attuale crisi delle nostre democrazie? E ancora, fino a che punto è possibile trasformare un sistema dall’interno prima che si scateni la reazione violenta dei custodi dello status quo?

Se non esistono risposte certe a queste domande, l’esperienza cilena mette senz’altro in luce come, per progettare il futuro, sia necessario elaborare il passato. Come scrive Ariel Dorfman: “Il modo in cui il Cile interpreta i traumi del passato determinerà la sua identità più profonda, il tipo di futuro che la popolazione immagina per i suoi figli. Non posso prevedere come il mio paese uscirà da questa ricerca di un’unità sfuggente, di un consenso diffuso su chi siamo veramente”. La collana Internazionale storia è curata da Andrea Pipino e Daniele Cassandro.

”DIA-LOGÒI”, a Quartu Sant’Elena la prima edizione del festival

”DIA-LOGÒI”, a Quartu Sant’Elena la prima edizione del festivalRoma, 11 set. (askanews) – Creare connessioni per trovare soluzioni. E’ questo l’obiettivo di “DIALOGOI-Dialoghi dal Quartu Mondo”, il primo festival di giornalismo e letteratura dedicato a tutti i Sud del mondo, in programma il 21 e 22 settembre 2023 presso gli spazi della Biblioteca Centrale di via Dante 68, a Quartu Sant’Elena, con il titolo “UN NUOVO UMANESIMO PER I POPOLI DEL MEDITERRANEO”.

Il Festival, patrocinato dall’Amministrazione Comunale di Quartu con la collaborazione dell’Associazione della Stampa Sarda, dell’Unione delle Università del Mediterraneo Unimed, dell’Associazione Accus, della Fondazione di Sardegna e della Regione Autonoma della Sardegna, accoglierà le voci di scrittori, studiosi e giornalisti di rilievo nazionale ed internazionale impegnati nel confronto sulle grandi sfide dell’attualità, partendo dai versanti convergenti della letteratura, della cronaca e della ricerca. Tra gli ospiti della due giorni Marco Impagliazzo, Presidente S.Egidio, Marco Ansaldo, corrispondente per Repubblica e consigliere politico per Limes, Alberto Negri, inviato speciale ed analista, Mons.Giuseppe Baturi, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Hamaid Ben Aziza, Segretario Generale Unimed, già rettore dell’Università di Tunisi. Saranno moderati da grandi nomi del giornalismo come Anna Piras, vicedirettore Rai Parlamento, Antonio Di Rosa, Direttore editoriale gruppo SAE, Simonetta Selloni, Presidente Assostampa Sardegna, Giacomo Mameli, giornalista e scrittore, Vittorio Giacopini, conduttore di Pagina Tre su RadioRai3, Francesca Bellino, giornalista, scrittrice, autrice radiotelevisiva. Per la sezione “letteratura” saranno presenti grandi nomi dello scenario internazionale fra cui: Inaam Kachahi, giornalista e scrittrice irachena, corrispondente da Parigi per le testate Al-Awsat e Kol-Al-Usra. Khadija Abdalla Bajaber, pluripremiata scrittrice proveniente dal Kenia, Najwan Darwish, importante voce palestinese, uno dei poeti più eminenti del panorama poetico arabo moderno, Fariborz Kamkari, affermato regista e sceneggiatore iraniano di origine curda già attivo in Italia. Il Festival DIALOGÒI intende provare a dare un contributo alla riflessione sui nuovi fenomeni globali e sulle problematiche dei paesi dell’Area Mediterranea e dei vari “Sud” del mondo, nella convinzione che solo attraverso il metodo del dialogo e del confronto sia possibile trovare soluzioni comuni a sfide comuni. Conoscere per conoscersi meglio, per superare le differenze e costruire percorsi di pace, di crescita, di progresso, con ricadute diffuse e durature per le collettività coinvolte. Da qui l’idea di provare a immaginare un nuovo umanesimo, alla riscoperta di una radice comune fra i popoli del Mediterraneo, da cui possa nascere un domani la risposta ai tanti problemi della contemporaneità.

DIALOGÒI nasce con l’intenzione di capovolgere il paradigma dominante nella gerarchia delle notizie e nella narrazione della realtà, a partire da noi stessi. L’idea è quella di volgere lo sguardo non più e non soltanto a Roma, Parigi, Berlino o Bruxelles, ma anche più a Sud, verso Tunisi, Algeri,Abuja, Nairobi, Ramallah, il Cairo, ed ancora oltre, dove spesso la lente dell’interesse occidentale non si sofferma. Dai Dialogòi di Quartu Sant’Elena si vuole scommettere sull’accensione di un’antenna di informazione nuova e diversa, partendo dal punto di osservazione privilegiato di un’isola al centro del Mediterraneo che ambisce a conoscere quello che accade intorno a sé a 360 gradi, riconoscendo l’importanza di creare connessioni per trovare soluzioni. Quartu, all’interno dell’isola, rappresenta il luogo paradigmatico di questo incontro: gli anni dell’inurbamento massivo nel recente passato hanno cambiato profondamente il volto della città, popolandola per successive stratificazioni di nuovi abitanti spesso ben integrati all’interno del tessuto sociale e civile cittadino. Fra questi, non soltanto sardi originari del capoluogo o dei vari territori dell’isola, ma anche gruppi di stranieri provenienti prevalentemente dal bacino del Mediterraneo e che oggi stando alle ultime rilevazioni Istat rappresentano il 3,3% della popolazione residente. Spicca in questi gruppi la capacità di integrazione favorita in modo particolare dal mondo dell’associazionismo locale o da forme di autoorganizzazione e di rappresentanza, che l’Amministrazione intende valorizzare.

Il Festival Dialogoi nasce sotto curatela di un comitato scientifico che per la parte letteraria vede l’autorevole direzione artistica dello scrittore e giornalista Giacomo Mameli, coadiuvato dall’esperienza culturale, autoriale e letteraria di Francesca Bellino e Vittorio Giacopini. Per la sezione giornalismo la curatela è stata assunta dalla giornalista Paola Pintus.