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Il segno attraverso il tempo: Accardi, Capogrossi, Reimondo

Il segno attraverso il tempo: Accardi, Capogrossi, ReimondoTorino, 22 apr. (askanews) – Tre artisti diversi, tre stili diversi, ma anche una comune volontà di muoversi tra forma e linguaggio, alla ricerca di nuove vie per un’arte che si costruisce intorno al segno. La galleria Mazzoleni nella sua storica sede di Torino ha inaugurato la mostra “Bianco Nero Colore Chiuso Aperto”, che ospita opere di Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e David Reimondo. E nei loro lavori il segno assume senso e valore non solo per le comunità e il momento storico per le quali sono stati prodotti, ma – travalicando i limiti temporali – arriva fino a essere un valore universale sia sul piano materiale sia su quello simbolico. E se Capogrossi è morto nel 1972, e la Accardi nel 2014, David Reimondo vive invece una importante stagione “midcareer”.

“Mi ha affascinato molto – ha spiegato l’artista ad askanews – questa cosa che ci accomuna nella forma, cioè nel segno. Anche se il mio in certi casi può sembrare più fisico, però il segno ci accomuna. Mi è piaciuto partire proprio da questo lato formale ed estetico, perché dopo ognuno ha la propria poetica e la propria ricerca”. Per la Accardi le letture del suo lavoro hanno sottolineato le dinamiche tra positivo e negativo e la creazione di una sorta di scacchiera narrativa. Di Capogrossi è invece molto noto il segno, che pervade gran parte della sua opera e diventa la base per un vero e proprio nuovo linguaggio. Intorno a queste due figure storiche la mostra trova poi spazio per la continua volontà di battere nuove strade che caratterizza il percorso di Reimondo.

“Diciamo che con Accardi – ha aggiunto David – sicuramente ci lega di più il concetto di pieno e vuoto, negativo e positivo. E io in certi casi aggiungo anche la terza dimensione: i segni vengono in fuori o rimpiccioliscono… Quindi diciamo che con Accardi c’è questa relazione. Con Capogrossi c’è un legame anche più forte, sulla simbologia. E lui aveva creato proprio un alfabeto con dei simboli di linguaggio, che mi è certamente più legato”. Il risultato finale è, oltre che una mostra elegante e in grado di rappresentare l’evoluzione delle ricerche artistiche, anche una sorta di armonia tra il tempo e gli stili: uno spazio di riflessione su uno degli elementi chiave delle arti visive, ossia il segno e la sua gestione.

Il Tutto, il tempo, il mistero: “Everything” dei Nohlab a Milano

Il Tutto, il tempo, il mistero: “Everything” dei Nohlab a MilanoMilano, 22 apr. (askanews) – Un’installazione video che prova a indagare il Tutto, guidando il pubblico in una nuova dimensione della percezione, per offrire una visione diversa sull’universo, il tempo, la nostra stessa esistenza. Si tratta di “Everything”, opera dello studio turco Nohlab, ospitata a Milano da MEET Digital Culture Center con il Museo Nazionale di Arte Digitale e in collaborazione con Filmmaster Events. Nei 12:30 minuti del viaggio visivo gli artisti cercano di ritrarre “il tutto come appare”, aprendo lo spazio a “nuove possibili interazioni”.

“In Everything, come in tutti i progetti di Nohlab – ha detto ad askanews Candas Sisman, che insieme a Deniz Kader compone lo studio – noi creiamo esperienze immersive e la tecnologia ci permette di manipolare le percezioni dei sensi umani, per creare un nuovo ambiente per i corpi”. Luci, immagini, suoni, movimenti, geografie spaziali e biologiche, immaginario fantascientifico e scientifico si intrecciano in maniera affascinante, e la sensazione è quella di essere realmente trasportati altrove. “Abbiamo cercato di mettere il pubblico davanti a delle domande – ha aggiunto Sisman – davanti a dei problemi. Noi non diamo risposte, ma qualche idea e qualche suggestione sul futuro: una delle più importanti è che non dovremmo avere paure dell’ignoto e dell’oscuro, perché ci sono molte possibilità e ogni scelta definitiva finisce per escludere tutte le altre, che invece sono opportunità senza limiti”.

Il messaggio che passa è che ci sono moltissime cose che non riusciamo a percepire né a prendere in considerazione, ma proprio accettare quanta conoscenza ci sfugge può portare a una apertura al mondo in trasformazione, così come a una visione libera nei confronti delle tecnologie e delle macchine che abbiamo creato. Oltre che a una riflessione in aggiornamento sulle possibilità dell’arte digitale.

Peggy Guggenheim, 5 artisti e gli studenti dell’Accademia

Peggy Guggenheim, 5 artisti e gli studenti dell’AccademiaVenezia, 21 apr. (askanews) – Gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Venezia hanno lavorato a fondo su cinque artisti storici collezionati da Peggy Guggenheim, per cercarne profili inediti, ma anche nuove ispirazioni per il proprio percorso formativo, e questo lavoro è stato poi riassunto in una serie di video dedicati alle figure di Edmondo Bacci, di cui alla Collezione Guggenheim è in corso un’importante mostra antologica, e di Marina Apollonio, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, fino ad arrivare a Emilio Vedova. È il progetto “5 artisti veneti alla Collezione Peggy Guggenheim”, che il museo ha organizzato insieme all’Accademia.

“Questa collaborazione con l’Accademia – ha detto ad askanews Karole P.B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim – è una cosa fantastica, è iniziata con il desiderio di fare qualcosa insieme in occasione dei 1600 anni dalla fondazione di Venezia e ci sembrava naturale collaborare con l’Accademia su giovani artisti che sono stati sostenuti da Peggy Guggenheim ed essendo la nostra missione anche quella educativa di portare i giovani al museo in qualche modo chiudevamo una specie di cerchio”. Come Peggy guardava ai giovani artisti del suo tempo, così gli studenti di oggi hanno guardato a figure che possiedono la statura di maestri, ma nei quali è stato loro possibile anche in un certo senso rispecchiarsi, per trovare nuove traiettorie di ricerca.

“Gli studenti hanno visto delle problematiche – ci ha spiegato Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti – che, al di là della distanza del tempo, al di là dell’esito finale dal punto di vista formale, erano vive: il punto di coinvolgimento personale era analogo, le questioni di fondo erano analoghe, ed è lì che scatta qualcosa in più. Questi sono giovani che studiano storia dell’arte, certo, nel percorso formativo deve esserci la disciplina, ma frequentano soprattutto i laboratori, perché è di li che passa l’operatività di un’accademia”. L’iniziativa si inserisce nei progetti della Collezione Guggenheim per coinvolgere sempre di più i giovani e soprattutto i giovani aspiranti artisti. E la speranza, condivisa dall’Accademia di Belle Arti è che l’opera dei grandi protagonisti, vista così intimamente e da vicino, possa riverberarsi nel lavoro di chi oggi si trova a pensare come fare arte.

A Cervia un festival per Grazia Deledda, nel suo “buen retiro”

A Cervia un festival per Grazia Deledda, nel suo “buen retiro”Roma, 20 apr. (askanews) – Un festival per non spezzare il filo della memoria, per rendere omaggio, in modo continuativo e perenne, alla cittadina onoraria più illustre di Cervia, promuovendone l’opera tra le nuove generazioni. Ma anche un festival per creare un legame tra una dimora storica, i cui muri conservano ricordi e memorie, e la città che intende valorizzare anche i luoghi vissuti dalla scrittrice per far conoscere a tutti la storia e la locazione della “casa color biscotto”, appartenuta all’unica donna italiana ad avere vinto il Premio Nobel per la Letteratura.

Per 15 anni Cervia è stata il rifugio estivo di Grazia Deledda, che l’ha ricordata e rappresentata in almeno quattro dei suoi romanzi e in una dozzina di novelle. La prima edizione di un Festival “A Cervia per Grazia Deledda” si terrà il 13 e 14 maggio proprio a Villa Caravella, la casa comprata dalla scrittrice dopo il Premio Nobel del 1926, che le servì per mettere solide radici nella città scelta come suo ‘buen retiro’ fin dal 1920. Innumerevoli le testimonianze dei legami con Cervia: dall’amicizia con l’educatrice Lina Sacchetti e alla ‘dottoressa dei poveri’ Isotta Gervasi, al sodalizio letterario con gli scrittori Marino Moretti, Antonio Baldini e Alfredo Panzini, all’affetto che la legava all’umile stagnino Trucolo, “il gobbino dalla goccia di stagno”, reso immortale dai suoi racconti. La traccia più evidente è la dimora storica di via Cristoforo Colombo, ceduta dagli eredi a privati nel 1979. La villetta mantiene l’aspetto esterno originale ma l’interno, non essendo soggetto a vincoli, non comunica più la presenza della grande scrittrice. Anche il giardino che la circonda ha perso la sua destinazione originaria, essendo destinato a parcheggio di pertinenza del vicino hotel, che appartiene agli stessi proprietari della casa. A seguito di una recente campagna stampa, il Comune di Cervia ha avviato contatti con la proprietà che ha deciso di mettere a disposizione l’area per il festival deleddiano.

L’Associazione “Grazia Deledda, una Nobel a Cervia”, costituitasi sull’onda di questo interesse, ha voluto sfruttare pienamente questa opportunità organizzando il primo festival deleddiano cervese, un inedito nella vita culturale della città romagnola. “Ma la nostra ambizione è di riuscire a recuperare stabilmente ad un uso pubblico almeno il giardino di Grazia che, liberato dalle auto, potrebbe diventare una stazione di grande interesse culturale e turistico”, dice Marisa Ostolani, presidente dell’Associazione. “Dalla nostra associazione parte un appello alle istituzioni: una soluzione non è impossibile visto che stiamo ragionando di identità storica e nuove opportunità di offerta turistica”. Per recuperare almeno in parte la sua funzione di giardino, durante il Festival l’area sarà allestita con piante e fiori. Nella due giorni si alterneranno conversazioni tra scrittrici, letture di testi, teatro, laboratori didattici, musica e gastronomia.

“Grazia Deledda, una ribelle nel paese del vento” sarà il tema conduttore di una conversazione tra le scrittrici Rossana Dedola, Cristina Marconi e Grazia Verasani, con il coordinamento di Elena Gagliardi. Il suo carattere ribelle è stato il passe-partout che le ha aperto il mondo della lettura e della scrittura, accompagnandola fino al traguardo più ambito: la fama agognata, il Nobel inseguito. Un percorso netto di emancipazione, valido esempio ancora oggi. “Cuore ci vuole, null’altro”, una citazione da “Canne al vento”, farà da filo conduttore ad una maratona deleddiana, curata dall’attrice Lelia Serra: voci note e meno note si misureranno con i testi delle novelle cervesi di Grazia Deledda fino ad esaurimento.

“Grazia Deledda e l’omino dalla goccia di stagno” è invece il titolo dello spettacolo di Teatro di Figura di Vladimiro Strinati con un inedito assoluto: Trucolo che diventa maschera, proseguendo il suo cammino verso l’eternità al fianco di Grazia, burattina dai bei capelli bianchi e dal vestito elegante. Domenica 14 maggio, i sindaci di Cervia Massimo Medri e di Nuoro Andrea Soddu scopriranno una targa storica di fronte a Villa Caravella, che valorizzerà la dimora come tappa di un percorso culturale e del progetto Luoghi d’autore. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Comitato per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, del Comune di Cervia e del Comune di Nuoro, oltre che della Regione Emilia-Romagna. Molte le collaborazioni, in particolare da parte delle scuole Deledda, Pascoli e Liceo linguistico. Il Festival è il primo, ma non l’unico progetto dell’Associazione che intende promuovere l’eredità della scrittrice attraverso molteplici iniziative, seguendo il percorso avviato dal Patto di Amicizia siglato tra Cervia e Nuoro nel nome di una scrittrice che ha magistralmente raccontato la terra di Sardegna amando smisuratamente la “bella verde e ventosa Cervia”. L’Assessore alla Cultura Cesare Zavatta: “L’Amministrazione comunale sostiene lo spirito di questo Festival e riconosce l’importanza della figura di Grazia Deledda. Questo evento va a integrare il programma di iniziative partito a novembre 2021 per celebrare i 150 anni dalla nascita della nostra cittadina onoraria, che intendiamo continuare a valorizzare e ricordare”.

Teatro sociale, “Il non-manuale” di Pascal La Delfa al Salone del Libro

Teatro sociale, “Il non-manuale” di Pascal La Delfa al Salone del LibroRoma, 17 apr. (askanews) – “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” approda alla XXXV edizione del Salone internazionale del Libro di Torino, in programma presso il Lingotto fiere dal 18 al 22 maggio prossimi. L’annuncio è stato dato nel corso dell’ultima presentazione del testo di Pascal La Delfa, giunto già alla seconda ristampa, avvenuta il 16 aprile a Roma presso l’Accento teatro, nell’ambito dell’incontro dell’autore con esperti, giovani professionisti e semplici appassionati di questa forma d’arte, moderato dalla giornalista Rai Cecilia Rinaldini.

“Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” si sviluppa nel racconto appassionato e appassionante che La Delfa, tra i primissimi in Italia ad occuparsi dei più fragili, presidente dell’associazione “Oltre le Parole” onlus, condensa in un libro diverso dai soliti testi già dal suo titolo (prefazione del prof. Gilberto Scaramuzzo, Università Roma Tre, Seri editore, 222 pagine, 15 €, disponibile nelle librerie e nelle piattaforme web). L’amore per il teatro, quindi. L’esperienza maturata in trent’anni di carriera, a lungo inserita in un percorso di ribalta nazionale, ma che ha sempre avuto come “mission” quella di attivare e sostenere iniziative a favore di gruppi e comunità vulnerabili, in contesti più o meno difficili. “Raccontare trent’anni di lavoro sul campo non è stato facile, soprattutto evitando quanto più possibile di essere autoreferenziali bensì tirando fuori da queste esperienze quanto possa essere utile e interessante per chi si approccia col teatro in situazione di vulnerabilità – ha spiegato La Delfa -. Non solo registi, educatori, insegnanti, ma anche studiosi e studenti, lettori curiosi e timidi esploratori di un mondo infinito e ricco come l’animo e le storie dell’umano”.

Il testo racconta (da pratiche e non solo da teorie) le possibilità che ha l’arte, e il teatro in particolare, di sciogliere nodi, costruire relazioni, cambiare punti di vista, mettersi o rimettersi in gioco. Dopo l’evento pandemico, ad esempio, si sono accentuate le situazioni di vulnerabilità e malessere, e il “non-manuale” raccoglie esperienze e suggerimenti applicabili anche a contesti difficili e sorprendenti, come quelli derivati dalla dissoluzione e difficoltà relazionali in vari contesti sociali. In qualche modo l’opera di La Delfa ha anche la mission di restituire dignità e ricompensare idealmente le migliaia di persone che in Italia si occupano, spesso sottovoce, dei “penultimi” tramite l’arte e il teatro, cercando di raccontare e riscoprire bellezza laddove sembrerebbe la cosa meno importante e utile in situazioni di buio e miseria umana. Operatori e operatrici di Teatro Sociale e di comunità, in quanto operanti nella società, non in quanto addetti a occuparsi “semplicemente” di persone con disagio, penultimi invisibili. Professionisti senza una professione.

Il libro è pensato per essere letto non con un approccio accademico, ma tramite un racconto di trent’anni di sperimentazioni, intuizioni e definizioni nell’ambito di laboratori teatrali realizzati in diverse situazioni: handicap, scuole, centri di igiene mentale, stranieri, comunità di recupero per tossicodipendenti, aziende… Tutti luoghi dove il teatro è sempre stato un mezzo prima che un fine. Una bibliografia vastissima sugli specifici argomenti, probabilmente la più ampia attualmente disponibile tra le pubblicazioni esistenti, completa il testo per chi voglia approfondire determinate tematiche anche con un approccio più formale o per ricerche, articoli e tesi di laurea. “Il non-manuale dell’operatore di Teatro Sociale” è già stato presentato anche presso la Sala stampa della Camera dei deputati, in Trentino-Alto Adige e in Calabria (prossimamente approderà in altre regioni).

L’autore. Regista, formatore e autore, Pascal La Delfa ha studiato teatro seguendo gli insegnamenti del grande maestro e pedagogo Orazio Costa Giovangigli, incontrando artisti come Dario Fo e Marcel Marceau. Ha frequentato gli studi di Scienze Politiche, Scienze dell’educazione e della formazione in una società multiculturale, D.A.M.S., nonché come “art counselor” specializzato in linguaggi artistici e multimediali. È stato autore per la RAI, sceneggiatore di fumetti e cortometraggi. Si occupa di teatro nel sociale dagli anni Novanta. Nel 2007 l’E.t.i. (Ente Teatrale Italiano) gli concede il patrocinio per la prima scuola italiana per Operatori di Teatro nel Sociale. Collabora, come esperto esterno per varie Università italiane e per aziende internazionali come Filmmaster events. Presidente e direttore artistico della onlus “Oltre le Parole” con cui realizza anche progetti in ambito europeo. Nel 2020 ha ricevuto la medaglia del Presidente delle Repubblica Italiana per la manifestazione “Generare Arte Sociale”.

Musei e social, gli Uffizi: indispensabile coinvolgere i giovani

Musei e social, gli Uffizi: indispensabile coinvolgere i giovaniFirenze, 17 apr. (askanews) – Nelle strategie dei grandi musei la comunicazione, e in particolare quella digitale e social, è ormai da tempo un elemento-chiave. Succede all’estero, ma succede anche in Italia e in una delle più importanti collezioni di arte antica, come le Gallerie degli Uffizi dirette da Eike Schmidt. “È importantissimo raggiungere le giovani generazioni, che porteranno avanti i nostri beni culturali – ha detto il direttore ad askanews -. Noi possiamo proteggerli come preferiamo, ma se non ci sono i giovani che si innamorano, che vedono la loro responsabilità, che si identificano con questi beni, allora è inutile, perché significherebbe che dalla prossima generazione nessuno si occuperebbe più dello studio, della conservazione e della protezione di queste opere”.

Botticelli, Michelangelo, Giotto, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Raffaello… gli Uffizi custodiscono la storia della nostra cultura e anche l’immaginario rinascimentale come pochi altri luoghi al mondo. Ma anche a fronte di certi tesori è necessario continuare a lavorare per allargare il pubblico e trovare nuove forme di comunicazione. “Queste opere hanno anche un grande valore per i giovani – ha aggiunto Schmidt – bisogna impegnarsi per renderle note ai giovani che a loro volta saranno propulsivi per la conoscenza, per lo studio, per la conservazione e protezione di questi beni”. E in quest’ottica gli Uffizi presidiano i social media seguendo una strategia che ci è stata raccontata da Simone Rovida, dell’Area strategie digitali del museo fiorentino. “Tik Tok – ci ha detto – è l’ultimo nato dei nostri canali social e questo risponde a una politica che stiamo portando avanti fin dall’inizio, fin dall’apertura dei nostri canali nel 2016, quando abbiamo scelto di differenziare, attraverso i singoli social, i diversi pubblici ai quali ci volevamo riferire, ci mancava l’ultimo tassello”.

Ultimo tassello che è la generazione Z, quella che conosce solo la vita digitale e che, molto probabilmente, completerà nei prossimi decenni la gigantesca trasformazione sociale innescata dalla tecnologia digitale. Ma per farlo avrà bisogno anche degli strumenti culturali che vengono dal passato, che in Italia sono particolarmente forti e significativi. Per questo abbiamo chiesto a Schmidt se portare avanti questo tipo di comunicazione in un museo del nostro Paese sia stato più difficile. “Le cose che sono troppo banali – ci ha risposto il direttore – non sono vere sfide, quindi le cose interessanti sono proprio le sfide, quelle vinte ovviamente”. A partire da un museo capace di comunicare in molti modi diversi.

(Leonardo Merlini)

Chiude 27esima edizione di miart: vivacità e numeri in crescita

Chiude 27esima edizione di miart: vivacità e numeri in crescitaMilano, 16 apr. (askanews) – Si conclude oggi la ventisettesima edizione di miart la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per il terzo anno da Nicola Ricciardi.

Proseguendo nel solco delle metafore musicali miart 2023 ha costruito il suo immaginario attorno alla parola Crescendo: termine che nel linguaggio musicale indica l’aumento graduale d’intensità del suono, in relazione alla fiera ha saputo sottolineare una progressiva crescita di partecipazione e di pubblico e il desiderio di continuare su questa traiettoria oltre il 2023. La manifestazione ha registrato una grande vivacità riscontrando un incremento di presenze di VIP internazionali tra collezionisti, consulenti d’arte, curatori e direttori di fondazioni private e di musei italiani e stranieri, la crescita di partecipazione della stampa italiana e internazionale e una conseguente copertura mediatica capillare, un aumento considerevole di pubblico e appassionati all’arte. Quella del 2023, sottolineano gli organizzatori, è un’edizione che si è distinta per la qualità delle opere esposte, per la ricerca curatoriale attenta, per i progetti espositivi di livello museale, ma soprattutto per la capacità della fiera di andare oltre i confini tradizionali creando collaborazioni e favorendo il rapporto e lo scambio con la città, le sue istituzioni e i suoi cittadini.

Ispirandosi al concetto di Crescendo, i contenuti della fiera per la prima volta sono fuoriusciti come radici dal proprio vaso per innestarsi in altri luoghi della città. Sabato 15 aprile infatti, Triennale Milano ha accolto miart LIVE at Triennale Milano: una serie di incontri nati dalla collaborazione miart e l’istituzione milanese che ha visto la partecipazione grandi nomi del mondo della cultura come Massimiliano Gioni e Beatrice Trussardi, Jonathan Monk e Angharad Williams, Gianni Pettena e Italo Rota e che si sono sviluppati intorno al tema della capacità dell’arte di far presa su altri luoghi e discipline lontani dai contenitori tradizionali. Collaborazione quella tra le due istituzioni sottolineata anche dalla una nuova edizione di FOG – Triennale Milano Performig Arts, che nei giorni della fiera ha presentato le prime italiane di Jeremy Nedd e Impilo Mapantsula (12-13 aprile) e dei Dewey Dell (15-16 aprile). Per l’edizione 2023 ad aumentare sono stati anche i premi e le commissioni volti a supportare l’impegno e la visione delle gallerie e degli artisti che hanno partecipano alla fiera. Ciascuno di questi riconoscimenti sottolinea quanto ognuno dei Partner sia attivo nel sostegno all’arte e alla cultura. Una prestigiosa lista di rinomati curatori e direttori di museo dai profili internazionali sono andati a comporre le giurie chiamate a decretare i vincitori di premi.

Sono 9 le opere selezionate dal Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano, ad affiancare nella scelta il Presidente di Fondazione Enrico Pazzali, la giuria composta da Diana Bracco (Presidente di giuria, Componente Comitato Esecutivo di Fondazione Fiera Milano, Milano), Ralph Rugoff, (Direttore, Hayward Gallery at Southbank Centre, Londra), Dirk Snauwaert (Direttore, WIELS, Bruxelles) e Bettina Steinbrügge (Direttore Generale, Mudam Luxembour). “Fondazione Fiera Milano, in occasione di un appuntamento imperdibile per appassionati e collezionisti com’è miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, è orgogliosa di poter rinnovare il suo sostegno alla cultura e al mercato dell’arte in modo concreto. Le opere acquistate quest’anno attraverso il Fondo di Acquisizione, oltre alle loro qualità estetiche, hanno un grande valore culturale – spiega Diana Bracco, membro del Comitato Esecutivo di Fondazione Fiera Milano e Presidente della giuria internazionale che ha selezionato i lavori che andranno ad arricchire la collezione della Fondazione -. Con un contributo complessivo che ha superato i 100.000 Euro, le opere scelte dalla giura che ho avuto il piacere di presiedere, spaziano dalla pittura alla fotografia e dalla scultura alla stampa e appartengono ad artisti di generazioni diverse rappresentati da gallerie italiane e straniere”. Altri otto sono i premi e le commissioni assegnati per questa ventisettesima edizione di miart: il Premio Herno è andato allo stand condiviso dalle gallerie ERMES ERMES (Roma) e LC Queisser (Tbilisi) nella sezione Established; il Premio LCA per Emergent è stato assegnato a HOA Galeria (São Paulo); il Premio Covivio è stato attribuito all’artista Lorenza Longhi (1991, Lecco, Italia) portata a miart dalla galleria Fanta-MLN (Milano) in sezione Emergent; la prima edizione di Fondazione Henraux Sculpture Commission è stata affidata a Haris Epaminonda (1980, Nicosia, Cipro) nello stand di Galleria Massimo Minini (Brescia) in sezione Established; la prima edizione di Premio Orbital Cultura – Nexi Group seleziona Francesco Jodice (1967, Napoli, Italia) a miart con Galleria Umberto Di Marino (Napoli) in sezione Established; il Premio Matteo Visconti di Modrone è andato a June Crespo (1982, Pamplona, Spagna) a miart con le gallerie P420 (Bologna) e Ehrhardt Flórez (Madrid) in sezione Established; il Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte Contemporanea e Giovani Artisti ha visto l’acquisizione di un’opera di Binta Diaw (1995, Milano, Italia) a miart con la galleria PROMETEO GALLERY Ida Pisani (Milano – Lucca) in sezione Established; il Premio Massimo Giorgetti ha scelto Jenna Bliss (1984, Yonkers, New York) a miart con la galleria FELIX GAUDLITZ (Vienna) in sezione Emergent.

Anche la Milano Art Week sviluppata da miart in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano ha avuto un ruolo centrale e ha visto le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città inaugurare le mostre principali della stagione proprio nei giorni della fiera. miart tornerà con la ventottesima edizione, ancora diretta da Nicola Ricciardi, dal 12 al 14 aprile 2024, con anteprima riservata giovedì 11 aprile 2024.

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei Turchini

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei TurchiniRoma, 15 apr. (askanews) – La prima App gratuita che offre un’audioguida bilingue dedicata a Napoli e ai suoi luoghi da scoprire attraverso la sua storia musicale, dal Rinascimento alla canzone popolare, secondo percorsi tematici narrati e musicati dalla sconfinata library generata in 25 anni di attività dalla Fondazione Pietà dei Turchini, centro di Musica Antica, è disponibile da oggi per Play Store e Apple Store

Prosegue così l’impegno della fondazione per far conoscere la bellezza di Napoli e l’importanza che la musica ha avuto e ha oggi come anima della città e delle sue eccellenze: la nuova app, gratuita e bilingue in italiano e inglese, “Prendi Nota – Napoli”, è una vera e propria audioguida digitale che consentirà di passeggiare per la città seguendo gli infiniti ed inestricabili intrecci di musica, arte, architettura, letteratura – in definitiva pura civiltà europea e partenopea -percorrendo sentieri tematici dalla musica rinascimentale alla canzone popolare. Il tutto con un ampio corredo di foto, video, dettagliate spiegazioni e ovviamente la playlist specifica proveniente dall’infinito archivio musicale generato da Pietà dei Turchini nel suo costante lavoro venticinquennale. L’innovativo progetto è co-finanziato con i fondi Por Campania Fesr 2014-2020 O.S. 3.3 “Consolidamento, modernizzazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali”, ed è stato curato in ogni dettaglio da Fondazione Pietà de’ Turchini con il supporto tecnico di Pynlab s.r.l.

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobile

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobileMilano, 14 apr. (askanews) – “La torta è in regalo di Maurizio Cattelan che è, un artista molto legato alla Fondazione Trussardi, celebri i suoi bambini impiccati e le sue tattiche, per così dire, mordi e fuggi, hanno molto influenzato una Fondazione che non ha un luogo espositivo fisso, che si immagina come un museo mobile e ci piace anche chiamare una sorta di Festa Mobile che esiste da 20 anni, per cui la torta era la cosa più festiva”. Lo ha detto Massimiliano Gioni, direttore artistico di Fondazione Trussardi, presentando la grande torta celebrativa portata a miart.

“La torta – ha aggiunto Gioni – è una sorta di catalogo dei progetti realizzati, faremo un libro entro la fine dell’anno, ma questo è un catalogo di sculture di zucchero che raccontano 20 anni di progetti. È un’avventura che continua e che verrà celebrata anche con una mostra di Diego Marcon a giugno, ed è anche un’esplorazione della città di Milano reinventata dallo sguardo degli artisti e dall’energia della Fondazione, che ha aperto moltissimi spazi con 40 progetti in 20 anni, tuti gratuiti e ha portato l’arte nelle strade e nella vita quotidiana dei cittadini e dei turisti”.

Libri, esce “Passo falso” di Marco Varvello

Libri, esce “Passo falso” di Marco VarvelloRoma, 13 apr. (askanews) – Il Regno Unito conta i danni da Brexit e, dopo il passo falso, ripensa il proprio futuro anche senza mettere apertamente in discussione l’uscita dalla Ue. Il corrispondente della Rai da Londra racconta un Paese che il referendum del 2016 sembra aver reso più solo e più fragile, che vede riaffacciarsi i fantasmi dell’indipendentismo scozzese e irlandese, che deve fare i conti con un’economia in difficoltà. Marco Varvello scatta fotografie della vita pubblica britannica, analizzando il travaglio della politica d’oltre Manica, con un occhio sempre attento a una monarchia che, dopo la scomparsa della Regina Elisabetta II, è obbligata a mettersi in discussione.

“Passo Falso” di Marco Varvello, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 14 aprile 2023. Marco Varvello è responsabile dell’ufficio di corrispondenza Rai per il Regno Unito. Ha cominciato l’attività giornalistica a Milano nei quotidiani “La Notte” e “Il Giornale”, all’epoca diretto da Indro Montanelli. In Rai è stato curatore del programma di Enzo Biagi, “Il Fatto”. Al TG1 ha lavorato alla redazione economica, poi agli esteri. Inviato negli Stati Uniti, e’ stato a lungo corrispondente a Londra e a Berlino. Ha pubblicato quattro libri e vinto il premio “Foreign Press Awards” della stampa estera di Londra.