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Bce, Lane: inflazione eurozona tornerà a livello obiettivo nel 2025

Bce, Lane: inflazione eurozona tornerà a livello obiettivo nel 2025Roma, 24 ott. (askanews) – “Il 2024 è un anno di transizione per l’inflazione nell’area euro, in cui componenti legate agli avvenimenti passati stanno ancora operando. Ma l’analisi dell’inflazione di fondo indica che il processo disinflazionistico è ben avviato e l’inflazione è orientata a tornare a livello obiettivo nel corso del 2025”. Lo ha affermato il capo economista della Bce, Philip Lane nel suo intervento a una conferenza sull’inflazione organizzata dalla Federal Reserve di Cleveland.

Fmi su Italia: incoraggiamo governo a essere più ambizioso su conti

Fmi su Italia: incoraggiamo governo a essere più ambizioso su contiWashington, 24 ott. (askanews) – Il Fondo Moinetario Internazionale incoraggi l’Italia a essere più ambiziosa nella risuzione del deficit pubblico e dunque del debito. “La chiave per paesi come l’Italia e altri Paesi che hanno alti livelli di debito è di essere un po’ più ambiziosi rispetto a ridurre solo gradualmente i deficit. Così incoraggiamo il governo a trovare modi per conseguire ciò in maniera amichevole e allo stesso tempo come le agenzie di rating e il Paese stesso ci sono molte riforme strutturali che il Paese puo’ produrre”, ha detto Helge Berger, videdirettore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale nella conferenza stampa nella quale è stato presentata la relazione sull’economia del Vecchio continente del Fmi.

Fmi, per l’Europa la sfida della crescita. Ecco le tre zavorre

Fmi, per l’Europa la sfida della crescita. Ecco le tre zavorreWashington, 24 ott. (askanews) – Invecchiamento della popolazione, pochi investimenti, andamento insufficiente della produttività. Sono queste i tre fattori che zavorrano la crescita economica dell’Europa e che, se non affrontati, impatteranno sulla crescita a medio termine. Il Fondo Monetario Internazionale, nel suo rapporto regionale sull’economia del Vecchio Continente – appena presentato a Washington – prevede infatti che la crescita a medio termine dell’Europa rimarrà al di sotto dei livelli previsti prima del COVID-19. Rispetto al periodo pre-pandemia 2000-19, si prevede che la crescita annua del PIL reale dell’Europa nel decennio dal 2019 al 2029 sarà inferiore di circa 0,6 punti percentuali. Durante il periodo di crisi 2019-24, questo divario si è ampliato a 0,7 punti percentuali più lento all’anno e rimane sostanziale nelle previsioni, a 0,5 punti percentuali, per i prossimi cinque anni.


Tutta colpa di una combinazione di cambiamenti strutturali, ostacoli alla crescita e persistenti incertezze manterrà la crescita al di sotto del pieno potenziale dell’Europa.In tutta Europa – sottolineano gli economisti dell’istituzione di Washington – i principali venti contrari sono i seguenti: 1) Rallentamento della crescita della forza lavoro derivante dall’invecchiamento accelerato della popolazione. L’invecchiamento della popolazione europea limita la crescita, soprattutto nei paesi con una quota maggiore di servizi ad alta intensità di manodopera (ad esempio, Grecia e Italia), ma sta anche rallentando l’offerta di manodopera qualificata necessaria nei settori ad alta crescita produttiva (ad esempio, settori tecnologici, ricerca e sviluppo

Brics, Georgieva (Fmi) cauta su propositi sistema pagamenti autonomo

Brics, Georgieva (Fmi) cauta su propositi sistema pagamenti autonomoRoma, 24 ott. (askanews) – La direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva mantiene una linea prudente sui propositi delle grandi economie emergenti, i paesi chiamati con l’acronimo “Brics” di creare un sistema di pagamenti autonomo, indipendente da quelli occidentali.


“L’Idea di creare un sistema di pagamenti di un gruppo di Paesi non è nuova. Ci servono maggiori dettagli su cosa sia questa idea, su come si tradurrebbe nella realtà. E poi saremo in grado di valutarla”, ha risposto a chi l’ha interpellata sulla questione, durante una conferenza stampa alle assemblee autunnali di Fmi e Banca Mondiale. Da quando, a seguito dell’esplosione della guerra in Ucraina, i paesi Nato, gli Usa e i paesi Ue hanno utilizzato sistemi di pagamento e sistemi finanziari come uno strumento per comminare sanzioni alla Russia e i suoi partner, congelandone titoli per decine di miliardi di dollari, i Brics – acronimco di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, a cui si stanno aggiungendo diversi altri Paesi emergenti – hanno avviato iniziative pilota, perfino con una certa rapidità, per creare sistemi di pagamento paralleli.


In particolare diversi Stati hanno collaborato attivamente con la Banca dei regolamenti internazionali per sperimentare nuove soluzioni di pagamento. Questi Stati fanno parte anche del Fmi, dove alcuni hanno anche un peso rilevante, come la Cina. “Più in generale – ha aggiunto Georgieva – quello che rilevo è che abbiamo diversi membri che sostengono diversi gruppi, ma tutti quanti sostengono il Fondo monetario internazionale”.

Banca Mondiale promuove strategia di genere:punta a più opportunità per donne

Banca Mondiale promuove strategia di genere:punta a più opportunità per donneWashington, 24 ott. (askanews) – Il Gruppo della Banca Mondiale ha compiuto oggi i primi passi verso l’implementazione della strategia di genere 2030, annunciando durante gli annual meetings a Washington una serie di azioni e obiettivi concreti che mirano ad aumentare le opportunità economiche per più donne.


Gli obiettivi, annunciati in un evento di punta durante le riunioni annuali del Gruppo della Banca Mondiale del 2024, si concentreranno sull’uso della banda larga, sulla protezione sociale e sull’accesso al capitale. Questi sforzi contribuiranno a uno dei tre pilastri della strategia di genere, che è dedicata ad ampliare e consentire la partecipazione delle donne all’economia globale. Entro il 2030, il Gruppo della Banca Mondiale mira a:


Consentire a 300 milioni di donne in più di utilizzare la banda larga, sbloccando servizi essenziali, servizi finanziari, istruzione e opportunità di lavoro. Supportare 250 milioni di donne con programmi di protezione sociale, concentrandosi in particolare sulle più povere e vulnerabili. Fornire capitale a 80 milioni di donne e aziende guidate da donne in più, affrontando un ostacolo critico alla crescita imprenditoriale. “Quando aumentiamo la partecipazione economica delle donne, non solo stimoliamo l’economia globale, ma rafforziamo anche le famiglie e le comunità”, ha affermato Ajay Banga, Presidente del Gruppo della Banca Mondiale. “Attraverso l’emancipazione economica stiamo costruendo una scala per uscire dalla povertà e ampliando la speranza e la dignità il più possibile”.


Per raggiungere questi obiettivi, la Banca si concentrerà sugli sforzi chiave che guideranno un cambiamento sostenibile a lungo termine. Nell’area dell’accesso alla banda larga, la Banca darà priorità agli investimenti nei paesi con i maggiori divari di connettività e finanziari, sottolineando l’uguaglianza di genere nell’inclusione digitale. La Banca sosterrà anche riforme politiche per facilitare gli investimenti privati e costruire infrastrutture nelle aree sottoservite. La Banca amplierà i programmi di protezione sociale investendo in registri sociali digitali, che sono essenziali per migliorare l’efficienza, ridurre le barriere burocratiche e garantire assistenza diretta alle donne. La Banca sfrutterà anche i trasferimenti di denaro digitale, collegandoli a formazione sulle competenze, capitale aziendale, coaching e accesso al mercato per dotare le donne degli strumenti per opportunità economiche durature oltre al supporto finanziario temporaneo.


Inoltre, per rafforzare l’accesso al capitale per le donne e le aziende guidate da donne, la Banca collaborerà con regolatori, istituzioni finanziarie, società fintech, incubatori, acceleratori e fondi di private equity per prevenire pregiudizi di genere nelle pratiche di prestito, rafforzare la capacità delle imprenditrici e migliorare l’accesso al credito e al capitale. Lavorando a stretto contatto con istituzioni finanziarie per lo sviluppo e investitori, la Banca mobiliterà anche risorse attraverso obbligazioni di genere e altri strumenti finanziari, generando al contempo conoscenze per creare il business case per le necessarie riforme normative. Sono già in corso molti progetti e gli sforzi possono essere ulteriormente ampliati per aiutare a raggiungere questi obiettivi. Un progetto in 15 paesi africani sta affrontando sfide come la limitata copertura di Internet, il basso utilizzo dovuto all’elevato costo dei dati e dei dispositivi e le limitate competenze digitali. In Zambia, la Banca Mondiale sta aiutando il governo ad ampliare i programmi di trasferimento di denaro digitale a quasi quattro milioni di donne, supportando al contempo quasi 60.000 donne con formazione sulle competenze, capitale aziendale, tutoraggio e supporto per creare gruppi di risparmio. In Etiopia, un progetto che supporta le aziende di proprietà femminile con prestiti aiuterà a far crescere i loro profitti del 30% e l’occupazione del 50% in cinque anni.

Manovra, Commissione Ue: stiamo valutando, parere a fine novembre

Manovra, Commissione Ue: stiamo valutando, parere a fine novembreBruxelles, 24 ott. (askanews) – “In questo momento tiamo valutando i piani di bilancio che sono stati presentati dagli Stati membri dell’Eurozona, tra cui quello dell’Italia, e pubblicheremo i nostri pareri su di essi prima della fine di novembre; e, com’è noto, i parlamenti nazionali dovranno quindi tenere conto del parere della Commissione e della successiva discussione dell’Eurogruppo, prima di adottare i loro bilanci in linea con le procedure nazionali”.


Lo ha detto oggi a Bruxelles, durante il briefing quotidiano per la stampa della Commissione europea, la portavoce per gli Affari economici dell’Esecutivo comunitario, Veerle Nuyts, rispondendo a una domanda sul documento programmatico di bilancio presentato dall’Italia.

Inps: 4,8 milioni pensionati sotto i 1.000 euro, 3 mln sono donne

Inps: 4,8 milioni pensionati sotto i 1.000 euro, 3 mln sono donneRoma, 24 ott. (askanews) – Nel 2023 i pensionati con assegni mensili sotto i 1.000 euro sono stati 4.786.521 pari al 29,5% del totale. E’ quanto rileva l’osservatorio dell’Inps sulle pensioni, aggiungendo che di questi 1.753.161 sono uomini e 3.033.360 donne. L’Inps osserva che 15,9 milioni delle pensioni (il 69,5% del totale) ha importi inferiori a 1.500 euro lordi mensili. Circa la metà (8,1 milioni) ha importi compresi tra 500 e 1.000 euro mensili e rappresenta il 35,3% del numero totale delle pensioni. Le pensioni fino a 500 euro sono 4,6 milioni e costituiscono il 20% del totale, mentre quelle tra 1.000 e 1.500 euro sono 3,3 milioni, pari al 14,1% del totale. I restanti 7 milioni di pensioni (il 30,5% del totale) superano i 1.500 euro lordi mensili. Passando all’analisi dei pensionati per classe di reddito pensionistico, costituito dalla somma degli importi di tutte le prestazioni pensionistiche percepite dal pensionato, siano esse di tipo previdenziale, indennitario o assistenziale, si osserva che la distribuzione si sposta verso le classi di reddito più elevate. La prima classe di importo mensile, infatti, rappresenta il 10,5% dei pensionati; la seconda (tra 500 e 1.000 euro) il 19%; la terza classe, tra i 1.000 e i 1.500 euro, il 18,5%; infine i pensionati con redditi pensionistici oltre i 1.500 euro mensili sono oltre 8,4 milioni, pari al 52% del totale dei pensionati. Dall’analisi delle differenze tra redditi maschili e femminili si osserva che le classi di reddito pensionistico oltre i 1.500 euro mensili sono popolate più da maschi che da femmine. In queste classi i pensionati rappresentano il 62,1% del totale dei maschi, mentre per le pensionate l’analoga quota scende al 42,5%.

Commercio, Confesercenti: in 10 anni spariti oltre 140mila negozi

Commercio, Confesercenti: in 10 anni spariti oltre 140mila negoziRoma, 24 ott. (askanews) – I negozi si ritirano, la desertificazione commerciale avanza. Tra il 2014 ed il 2024 sono sparite dalle vie e dalle piazze italiane oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 46.500 attività di vicinato di base, dai negozi alimentari alle edicole, dai bar ai distributori carburanti. Un’emorragia di imprese che rischia di lasciare senza accesso a servizi essenziali e beni primari una quota significativa della popolazione: già oggi oltre 26 milioni di italiani vivono in comuni che hanno visto scomparire definitivamente dal proprio territorio una o più imprese di vicinato essenziali. È quanto emerge dal dossier ‘Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani’ realizzato da Confesercenti.


Sono stati 5.653 i comuni interessati dal processo di desertificazione, principalmente comuni piccolissimi (meno di 5mila abitanti) e piccoli (tra 5 e 15mila residenti). Tra i comuni colpiti, 2.620 hanno registrato la sparizione di una sola attività di base, 1.784 di due e 1.249 di tre o più. Milioni di residenti si trovano dunque costretti a percorrere chilometri per soddisfare bisogni primari e acquistare beni di uso quotidiano.

Eni, accordo per l’ingresso di KKR nel capitale sociale di Enilive

Eni, accordo per l’ingresso di KKR nel capitale sociale di EniliveRoma, 24 ott. (askanews) – Eni e KKR hanno firmato il contratto per l’ingresso di KKR nel 25% del capitale sociale di Enilive. Lo riferisce un comunicato. Il corrispettivo complessivo convenuto è pari a 2,938 miliardi di euro, da corrispondere attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale in Enilive riservato a KKR pari a 500 milioni di euro; l’acquisto di azioni Enilive da Eni a fronte del pagamento di 2,438 miliardi di euro, corrispondente ad una valutazione post-money pari a 11,75 miliardi di euro in termini di Equity Value per il 100% del capitale sociale di Enilive.


L’accordo prevede che prima del completamento dell’operazione Eni effettuerà un aumento di capitale pari a 500 milioni di euro per azzerare la posizione finanziaria netta. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, sottolinea che “questo accordo rappresenta un nuovo e importante passo avanti nella nostra strategia di business legata alla transizione energetica. Enilive, insieme con Plenitude, è fondamentale per il nostro impegno nel fornire soluzioni energetiche decarbonizzate e ridurre progressivamente le emissioni generate dall’uso finale dei nostri prodotti: entrambe le società hanno incontrato un grande interesse da parte di partner internazionali di primo piano e conseguito valutazioni di mercato importanti, e questo significa che c’è apprezzamento per come stiamo affrontando la transizione energetica. E crediamo che per affrontarla con successo questa sia la strada giusta: creare dei business low o zero carbon che rispondano a una domanda reale ed esistente di prodotti energetici e crescano in modo autonomo, in ragione del successo dei loro modelli e dei loro prodotti. Con il supporto di KKR, Enilive è nelle condizioni di valorizzare i propri ambiziosi piani di crescita e proseguirà nell’offerta di soluzioni reali e scalabili, legate alla transizione energetica”. Alberto Signori, partner del team European infrastructure di KKR, afferma che “siamo lieti di questa collaborazione strategica con Eni attraverso l’investimento in Enilive, un player chiave nella transizione energetica. Questa operazione si allinea perfettamente con la nostra visione di sostenere progetti trasformativi nel settore energetico in Europa. Grazie alla nostra piattaforma d’investimento globale dedicata al mondo delle infrastrutture ed expertise locale, siamo pronti a sostenere Enilive nell’accelerare il proprio impatto nella decarbonizzazione dei trasporti e ad espandersi a livello internazionale. Siamo entusiasti di contribuire alla crescita e al successo dell’azienda”.

Banche,Panetta su Unicredit-Commerzbank:non è match Italia Germania

Banche,Panetta su Unicredit-Commerzbank:non è match Italia GermaniaWashington, 23 ott. (askanews) – Unicredit – Commerzbank? Sulle fusioni transfrontaliere bisognerebbe solo valutare la forza degli istituti che scaturiscono dalle aggregazioni, non la loro nazionalità. Sulla possibile aggregazione tra i due istituti per la prima volta si è espresso pubblicamente il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Lo ha fatto senza mai menzionare le banche in questione e rispondendo a Washington a una domanda del direttore del dipartimento europeo del Fondo Monetario Internazionale Alfred Kammer, che lo ha intervistato durante gli Annual meetings dell’istituzione. Panetta ha fornito una risposta molto articolata.


“Dovremmo avere fusioni transfrontaliere? Questa – ha sottolineato il Governatore della Banca d’Italia – è l’idea dell’Unione Bancaria. L’Unione Bancaria dovrebbe essere basata su banche che hanno attività a un livello transfrontaliero, anche all’interno dell’area dell’euro”. Rispondendo alla domanda implicita di Kammer su Unicredit – Commerzbank, il Governatore ha risposto così: “La valutazione su quell’operazione dovrebbe essere basata solo sulla forza di quell’entità che dovrebbe formarsi attraverso la fusione. Non ci dovrebbe essere una discussione sulle nazionalità. E non c’è alcuna partita tra Italia e Germania. Abbiamo partite nel calcio, che di solito vinciamo. Ma questo non è il calcio e non mi entusiasmo se una banca italiana compra una banca straniera, allo stesso modo non lo sono stato quando banche straniere sono venute nel nostro Paese e hanno comprato banche italiane. Nel momento in cui le banche sono forti, sono redditizie, prestano all’economia reale, forniscono servizi di alta qualità ai loro clienti va bene. E sono sicuro che la valutazione del Ssm (la vigilanza creditizia della Bce, ndr) saranno basate su un’analisi oggettiva delle condizioni della banca che ne scaturirebbe”.


Ma Panetta, in premessa a tale discorso ha voluto segnalare come le aggregazioni bancarie siano diventate più probabili anche per motivi oggettivi. “Penso – aveva premesso Panetta – che non sia irragionevole di prevedere fusioni tra banche a livello europeo. Le banche attualmente sono molto profittevoli, ma quella profittabilità è in parte dovuta all’eredità della crisi. Durante l’ultima crisi i governi entrarono in gioco e diedero garanzie molto importanti alle banche e i crediti in sofferenza delle banche sono così quasi completamente scomparsi dal panorama europeo. E questa specifica congiuntura ha spinto in alto i profitti delle banche. Perché? Perché si sono trovate nella situazione molto inusuale nella quale la liquidità era molto abbondante e i margini delle banche sono diventati molto ampi. E così le banche sono diventate molto più redditizie: meno rischi su crediti e più margini d’interesse dovuti alla situazione sul mercato monetario”. Secondo Panetta “questa situazione non potrà durare, e dato che all’orizzonte abbiamo una riduzione della profittabilità le banche dovranno ricostruire il livello della profittabilità registrata nel recente passato in un certo numero di modi, incluse le fusioni”.


UniCredit, aveva annunciato alle fine di settembre di aver presentato istanza regolamentare per l’acquisizione di una partecipazione superiore al 10% e fino al 29.9% in Commerzbank. In quell’occasione aveva informato di aver sottoscritto strumenti finanziari aventi ad oggetto una partecipazione pari a circa l’11,5% del capitale sociale di Commerzbank. La posizione complessiva di UniCredit, unitamente alla partecipazione del 9% circa comunicata in precedenza, pertanto ha raggiunto circa il 21%.